Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: The DogAndWolf    28/02/2016    4 recensioni
Joan Piton non è una ragazza come tutte le altre. Lei non ha mai frequentato Hogwarts e la sua esistenza sembra essere nascosta a tutto il mondo magico.
Ma allora perché ha scelto proprio il sesto anno di scuola di Harry per uscire allo scoperto?
E cosa c'entra Joan con i piani di Silente e con quelli di Voldemort?
Riuscirà a sopravvivere alla Seconda Guerra Magica?
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Il trio protagonista, Nuovo personaggio, Severus Piton, Un po' tutti | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da VI libro alternativo
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Dopo cena, mentre stavano salendo al Dormitorio, Ron non aveva ancora smesso di lamentarsi per il comportamento di Piton.
«Oh, andiamo! È da psicopatici. Ed è inquietante. È ossessionato dal fatto che sua figlia scappi con il primo a cui parla!» sbottò, per l’ennesima volta, il ragazzo.
«Non hai mai sentito parlare di gelosia paterna, Ron?» gli replicò infastidita Hermione, alzando gli occhi al cielo.
«Gelosia paterna? Ma quella è pazzia schizofrenica, non semplice gelosia paterna» ribatté sconvolto Ron.
«Il Principe!» esclamò Harry all’improvviso, con il fiato in gola. Ron e Hermione si girarono allibiti verso il loro migliore amico.
«Capisco che sei fissato con quel Principe Mezzosangue, Harry… ma non ti sembra di esagerare un po’ ora?»
Ron lo guardò come se indossasse i famosi Spettrocoli di Luna Lovegood.
«No, intendevo il libro! L’ho dimenticato nell’aula di Pozioni! Devo assolutamente andarlo a riprendere» esclamò Harry, alzandosi e maledicendosi contemporaneamente.
«Ma il coprifuoco è già scattato da un po’, Harry! Non è meglio aspettare domani mattina per prenderlo?» suggerì Hermione assumendo il suo solito cipiglio severo da studentessa modello.
«Sì, certo! Così Lumacorno potrà scoprire che era il Principe a fare tutte le pozioni… tranquilla, prenderò il Mantello» concluse risoluto, ignorando la faccia preoccupata di Hermione.
Andò di sopra e, dopo essersi assicurato che i suoi compagni di camera dormissero, si mise il Mantello addosso.
 
Stava attraversando il corridoio del quarto piano quando sentì una voce sgradevolmente familiare.
«E cosa credevi di fare oggi?» sbottò Piton, irritato.
Harry lo vide solo in quel momento. Era alla sua destra, in mezzo al corridoio e davanti a lui c’era l’inconfondibile figura di Joan. Il ragazzo la riconobbe prima che parlasse, anche se gli dava le spalle: solo lei seguiva ovunque Piton. Avrebbe voluto essere in qualsiasi altro posto; gli sembrava scorretto e meschino origliare una discussione tra padre e figlia. E diventava anche molto pericoloso se c’era Piton di mezzo.
Ma le scale erano proprio oltre loro due, pensò disperato. Poi si ricordò di un passaggio segreto che portava al primo piano, quindi si girò indietro per raggiungerlo.
«Ok, lo ammetto: con Malfoy ho perso la pazienza, ma non succederà più» gli rispose Joan in una voce che era curiosamente seccata e dispiaciuta insieme.
«Non stavo parlando di Draco, mi riferivo a Potter.»
A queste parole Harry si paralizzò sul posto. Anche Joan sembrò essere sorpresa perché non parlò, ma rimase semplicemente a fissare il padre con espressione allibita.
«Sai benissimo che non voglio che tu parli con Potter!»
Suo padre aveva parlato con una voce gelida e piena di rancore. Joan alzò gli occhi al cielo per un momento, replicando, con un gesto di noncuranza della mano: «Ho la situazione sotto controllo, devi solo fidarti di me.»
Il professore non si mosse e continuò, avvertendola: «Lo sai che è estremamente pericoloso…»
Gli occhi neri della ragazza si puntarono in quelli identici del padre mentre sussurrava: «Cosa dovrei fare? Ignorarlo quando mi parla? Rispondergli male per allontanarlo? Comunque se non fosse pericoloso non saremmo a questo punto, Severus.» Il professore abbassò lo sguardo a quelle parole e il tono di Joan si fece molto più dolce quando gli mormorò, sfiorandogli il braccio con le dita della mano destra: «So benissimo che ti preoccupi per me e che stai cercando di proteggermi e so altrettanto bene quanto debba stare attenta e quello che stiamo rischiando. Ma devi tranquillizzarti: nessuno sa niente a parte noi due, Silente e il Signore Oscuro. Ho tutto sotto controllo, come sempre.»
Harry trattenne bruscamente il fiato sentendo l’appellativo con cui aveva chiamato Voldemort. Solo i Mangiamorte, in genere, si rivolgevano a lui in quel modo. Per fortuna nessuno dei due sembrò notarlo da tanto erano concentrati sulla discussione.
Piton ritornò a guardarla, gelido, e sibilò, la rabbia trattenuta a stento: «Nessuno? Ne sei proprio sicura?»
La voce della ragazza tremò un poco di insicurezza quando gli chiese: «Cosa intendi?»
L’uomo avvicinò repentinamente il volto livido di rabbia a quello di Joan e Harry sentì a stento il nome che sussurrò.
«Rebecca Raeburn.»
Sua figlia impallidì e spalancò la bocca, senza riuscire ad emettere alcun suono né a guardare in faccia suo padre. Allora Piton continuò: «Sei ad un passo dal farti scoprire, te ne rendi conto, vero?»
Finalmente Joan riacquistò la parola, balbettando: «Come… come hai fatto a…»
Il professore la interruppe, ringhiando: «Ti avevo detto di non parlarle già un anno fa. E invece cosa scopro stamattina? Raeburn disattenta a lezione perché pensa a quello che le hai scritto!»
La ragazza scosse la testa, infastidita e rossa di imbarazzo o rabbia, e gli rispose a tono, puntandogli contro un dito che voleva essere minaccioso: «Non hai il diritto di usare la Legilimanzia sugli studenti, Severus!»
«Pensavi che non mi fossi accorto delle tue uscite notturne? Pensi che sia uno stupido sprovveduto?»
Il sibilo di Piton fu duro e fermo quanto il suo sguardo.
Lo scudo furioso di Joan si disintegrò davanti a quell’affermazione e la ragazza abbassò gli occhi umidi di lacrime, non riuscendo più a dire nulla: quelle parole sembravano averla sconvolta. Nel silenzio pesante Harry sentì Joan tirare debolmente su con il naso, vedendola nascondere le lacrime nel buio.
Il professore rimase contraddetto dalla reazione della figlia e, dimentico della rabbia, cercò di consolarla nell’unico modo che conosceva, un po’ a disagio: «Perché piangi? Avanti, prima o poi l’avrei scoperto. È inutile piangere, Joan.»
«Mi dispiace. Volevo dirtelo, non volevo che lo scoprissi così. Avevo paura che ti arrabbiassi e… che mi considerassi un mostro. Io… dimmi che non sei arrabbiato con me perché non ti ho mai detto nulla, ti prego» singhiozzò la ragazza, senza riuscire a guardarlo negli occhi. Improvvisamente divenne la bambina così bisognosa di approvazione da correre a prendere una rosa rossa per fargli vedere che sapeva fare anche cose belle, oltre che fare del male agli altri.
Suo padre sussurrò immediatamente in risposta, ritrovando il suo tono neutro e logico: «Ti sto rimproverando per aver messo in pericolo il piano, niente di più. Non sono arrabbiato con te per quello che hai fatto, ti sto solo dicendo di fare più attenzione. Ormai quello che è fatto è fatto, ora dobbiamo solo pensare al futuro.» Piton sollevò il volto della figlia accarezzandole la guancia, per permetterle di vedere i suoi sinceri occhi neri che confermavano le parole appena dette. E si sentì in dovere di aggiungere un fermo rimprovero: «E non ti considererei mai un mostro.»
Joan ritrovò il sorriso in un umido sospiro tremolante di sollievo e gli lanciò le braccia al collo, mentre suo padre la stringeva a sé in un gesto insicuro e un po’ goffamente protettivo.
Harry, immobile dalla sorpresa, lo osservò compiere gli unici gesti di tenerezza che gli avesse mai visto fare, senza capire più niente del loro discorso.
La ragazza sciolse l’abbraccio e, asciugandosi le lacrime con la manica destra, annuì, concludendo: «Hai ragione, dobbiamo pensare a quello che succederà e fare in modo che niente vada storto. In fondo penso che il piano funzionerà.»
Piton la guardò negli occhi, facendole un breve e sicuro cenno di assenso. Poi, senza dire più nulla, sparirono nel corridoio, nella direzione opposta a quella del ragazzo sotto il Mantello dell’Invisibilità.
Harry rimase a fissare il vuoto per un bel po’ e a rimuginare con le orecchie tese per captare ogni minimo rumore. D’un tratto si mosse, come in trance. Arrivò fino all’aula di Pozioni, prese il libro del Principe Mezzosangue e ritornò alla Sala Comune di Grifondoro senza incontrare nessun altro e ripetendosi all’infinito le stesse domande.
Piton lo riteneva davvero un pericolo per sua figlia? Perché mai? Da cosa voleva proteggerla? Va bene che lo odiava, ma Piton non avrebbe mai ritenuto Harry un pericolo per Joan solo in base all’odio. Oppure lo riteneva un pericolo per la riuscita del fantomatico piano?
Che genere di piano era? Era loro, di Silente o di Voldemort? E cosa sapevano tutti loro? C’entrava forse con il misterioso compito di Malfoy?
Ma, il mistero più grande, cosa c’entrava Rebecca Raeburn in tutto questo? Cosa sapeva Rebecca di così importante da poter mandare a monte il piano di cui parlavano Joan e suo padre? E qual era il collegamento tra lei e Joan? Perché Joan era costretta ad uscire di nascosto per vederla?
Harry decise di iniziare le sue indagini proprio da quella ragazza misteriosa.
Mormorò la parola d’ordine alla Signora Grassa ed entrò nel buco dietro al ritratto, andando a dormire presto per ignorare qualsiasi domanda dei suoi due migliori amici sulla sua espressione.
Quando si stese nel suo letto a baldacchino guardando il soffitto, il sonno non sopraggiunse subito e gli permise di maturare l’ultimo dubbio inespresso che aveva.
Joan era una Mangiamorte come il padre? Magari faceva il doppiogioco come lui.
Dovette aspettare che Ron andasse a dormire prima di riuscire a scivolare in un sonno agitato, fatto di Marchi Neri che spuntavano dai posti più impensabili e da Hermione che lo sgridava perché aveva origliato una discussione così importante che diventava Joan che lo guardava con così tanto disprezzo che divenne presto il padre che gli urlava contro fuori di sé dalla rabbia.

*****
Eccomi qua, ad un orario improbabile, ma spero di trovare ancora qualcuno di voi sveglio.
Il mistero di Joan si infittisce, cosa significa veramente il litigio a cui ha assistito Harry?
Fatemi sapere cosa ne pensate e se vi piace come sta andando la storia, mi raccomando :D
   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: The DogAndWolf