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Autore: piperina    28/02/2016    4 recensioni
Faceva freddo. Questo fu il suo primo pensiero.
Aprì gli occhi e si rese conto di avere i brividi, ma la finestra era chiusa e le coperte tirate fin sopra le spalle. Sbatté le palpebre un paio di volte e sorrise mestamente: aveva sognato freddo.
Lo stesso sogno che aveva fatto subito dopo quella notte, in cui tutto era finito.
La sua storia, il suo amore, le sue bugie.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo, Contesto generale/vago
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- Questa storia fa parte della serie 'Draco&Hermione -Leather&Libraries'
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Buona lettura!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*Act II*

– Thursday: stars; still frozen –

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

«È martedì.»

«Lo so.»

«Fa freddo.»

«Siamo a dicembre, è normale.»

«Il castello è riscaldato.»

«Malfoy,–»

«Perché stai tremando?»

Hermione fissò Draco con gli occhi sgranati. Non le piaceva essere interrotta e non le piaceva chi rispondeva a una domanda con un’altra domanda. Lui faceva entrambe.

Non le piacevano tante cose. Malfoy era sempre stato una di quelle.

«Non rispondi?» la incalzò, ben sapendo di irritarla ancora di più.

«Non sto tremando e anche se fosse non sarebbe un tuo problema.»

Si mosse per alzarsi da terra, ma lui le afferrò un braccio. Un brivido si propagò nel suo corpo dal punto in cui l’aveva toccata da sopra il maglione. Che ipocrita era.

«Hai una bella faccia tosta, lo sai? La tua mano è gelida.»

Lo sguardo che le rivolse Draco era troppo intenso. Stonava sul suo viso. Stonava con la sua persona.

«Scaldami tu, Granger.»

Un’altra provocazione. Il sangue le ribolliva nelle vene, ma il fuoco nei suoi occhi era freddo tanto quando la mano di lui.

Si liberò con uno strattone e gli voltò le spalle.

«Io non sono in grado di scaldare nessuno.»

Quella sera Hermione tornò nell’aula di Divinazione. I due cuscini erano per terra, nelle posizioni di sempre. Da quando loro due avevano un “sempre”?

Draco non c’era. Al suo posto, però, brillava la luce di un piccolo fuoco fatuo. Sul cuscino accanto al suo era posato un biglietto.

 

«Se non sei in grado di scaldare qualcuno posso ricordarti io come si fa.»

 

Hermione provò una fitta al cuore. Si morse le labbra per evitare di gridare; sentiva di avere gli occhi lucidi.

Si sedette e osservò il cielo in silenzio. Perché Draco era così fissato con lei? Cosa voleva ottenere? Cosa voleva dimostrare?

Era intenzionato a “salvarla”? Non ne aveva bisogno. Forse era lui ad aver bisogno di essere salvato?

Le stelle non le diedero risposta e lei scoprì che, in realtà, non ne voleva.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Hermione aprì gli occhi di scatto, in preda a un forte brivido. Mise a fuoco ciò che aveva intorno e capì di essersi addormentata sul divano.

Mosse le gambe per sedersi e il romanzo che aveva letto prima di appisolarsi cadde a terra.

«Scusa, Jane.» Si chinò per raccoglierlo e rimise il segnalibro tra le pagine.

 

«L’amavo molto, più di quello che avessi il coraggio di dire, più di quello che le parole potessero esprimere.»

 

Senza alcuna ragione quella frase la infastidì. «Scusa un corno» sibilò tra i denti.

Buttò il libro sul divano e si alzò. Aveva bisogno di un caffè per svegliarsi del tutto e togliersi dalla mente il suo viso.

L’aveva sognato ancora. Ormai succedeva ogni notte da quando si erano incontrati pochi giorni prima – e avevano litigato furiosamente.

La cucina fu una delusione: il caffè era finito e si era dimenticata di comprarlo. Hermione imprecò e decise di recarsi in un bar.

Ne trovò uno di suo gusto a un paio di chilometri da casa sua, era grande e quasi del tutto pieno. Ordinò un caffè lungo e si sedette al bancone.

«Ehi! Sei Hermione Granger?»

Oh, perfetto.

«No.»

«Davvero? Mi sembri proprio Hermione Granger!»

L’uomo si sedette sullo sgabello alla sua sinistra e si appoggiò al bancone con un braccio, lasciandosi scivolare sul legno vicino a lei.

Il barista le posò la tazza davanti e si rivolse al nuovo cliente, chiedendo cosa desiderasse. L’uomo rispose che ci avrebbe pensato e lo liquidò con poche parole.

«Ma sì, sei lei. Riconosco i capelli e il viso.»

«Stai invadendo il mio spazio personale.»

Quello ci rimase male, ma decise di non demordere e rincarò la dose. «Me lo fai un autografo?»

«No.»

«Dai, perché no? E una foto insieme?»

A quel punto, dopo aver bevuto a fatica il suo caffè, Hermione sfoderò la bacchetta e la puntò dritta in faccia al rompiscatole; molte persone si voltarono a osservare la scena.

«Solo perché ho rischiato la vita per contribuire a salvarti il culo durante la guerra non significa che abbia voglia di assecondare i tuoi deliri da fangirl.»

Quello era troppo sconvolto per ribattere.

«Volevo solo bere un caffè in santa pace. Grazie per avermi rovinato la giornata.»

Rinfoderò la bacchetta e, senza un’altra parola, abbandonò il locale.

Accidenti, era troppo nervosa. Non andava bene, non poteva comportarsi così. Doveva risolvere quella dannata situazione al più presto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

«Sei ancora nervosa?»

«Solo quando sono con te.»

«Ti rendo nervosa?»

«Mi irriti, è diverso.»

Draco ridacchiò sommessamente e prese posto accanto a lei – come se fosse la cosa più naturale del mondo.

«Lumacorno ti adora.»

«Sai che fortuna.»

Scosse la testa. «Hai davvero un diavolo per capello oggi, eh?»

«Non sono dell’umore giusto, Malfoy. Lasciami stare.»

«Anche martedì scorso eri nervosa. Lo sarai ogni martedì?»

«Solo se ci sarai tu.»

Draco rimase in silenzio, conosceva bene il motivo del suo nervosismo: quel giorno, a Pozioni, Lumacorno aveva decantato a gran voce le lodi di Hermione Granger, l’eroina del mondo magico che con le sue abilità aveva fatto tante belle cose che Draco non aveva minimamente ascoltato.

Sapeva benissimo cosa aveva fatto Hermione. Lui c’era stato. Aveva visto, vissuto. L’aveva vista a scuola, l’aveva vista a Malfoy Manor, l’aveva vista nella Stanza Delle Necessità.

E quel giorno, nell’aula di Pozioni, aveva visto il sorriso finto rivolto al professore, l’eccessiva forza con cui aveva girato l’intruglio nel calderone, la disperazione nel suo sguardo quando era stata giudicata, di nuovo, perfetta.

«Hai un sacco di difetti, Granger.»

Hermione si voltò a guardarlo, confusa. «Grazie.»

«Sei saccente, puntigliosa e non hai un grande senso dell’umorismo.»

«Quanti complimenti, Malfoy, smettila o potrei arrossire.»

«Non sei perfetta.»

Lei sgranò gli occhi a quelle parole e non seppe cosa dire.

«Chi te lo dice non ha capito nulla di te» continuò Draco, alzandosi e guardandola dall’alto.

Hermione si sentì schiacciata dalla sua alta figura. «E tu cosa hai capito di me?»

Draco le rivolse uno strano sorriso.

«Che non sei perfetta. Ma a me vai bene così come sei.»

Quando fu sola, Hermione ebbe la certezza di essere arrossita come non mai.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Draco non le aveva ancora risposto. Hermione contava i giorni e sentì una grande pressione sulle proprie spalle.

Due settimane prima Ron le aveva chiesto di sposarlo. Lei non gli aveva dato una risposta e aveva scritto a Draco. Lui aveva accettato di vederla subito, ma non era stato piacevole, avevano avuto un gran brutto litigio.

Del resto, cosa doveva aspettarsi? Cosa poteva chiedergli ancora? Non gli aveva mai detto nulla di concreto, niente di sicuro… lui non aveva basi per fidarsi di lei e credere alle poche parole che gli aveva detto.

Aveva atteso a lungo, perso la speranza, tentato di dimenticare quel che c’era stato… ma inutilmente. Non poteva dimenticare davvero ciò che avevano vissuto a Hogwarts, i momenti, le parole, gli sguardi. Era tutto troppo intenso, ancora vivido e brillante nella sua mente, eppure lei non era riuscita a dare a Draco alcuna sicurezza.

Non poteva biasimarlo. Ma poteva lasciare Ron? L’avrebbe fatto per lui, per loro? E poi cosa sarebbe successo, cosa avrebbero fatto, dove sarebbero andati?

Le domande erano tante, la paura troppa, le certezze inesistenti. Era un salto nel vuoto e lei non l’aveva ancora affrontato.

 

 

«Quando l'amore si dà al miglior offerente non può esserci fiducia, e senza fiducia non c'è amore.»

«Ron non è il miglior offerente!» Disse lei con tono oltraggiato. «E non sono stata io la prima a tradire la fiducia.»

«No, dici?» chiese lui beffardo.

«Te ne sei andato senza salutarmi.» La sua voce era rotta.

«Ti ho scritto una lettera.»

«Non l'ho mai ricevuta.»

«Non l'ho mai spedita.»

Perché?, si chiese, ma non osò domandarglielo a voce alta. Conosceva già la risposta.

Ron.

Nonostante avesse detto di amarlo, Hermione non era riuscita a lasciare Ron per Draco. Lui lo sapeva, entrambi lo sapevano. Per questo la lettera non era mai stata spedita. Per questo era sparito per cinque anni, perché lei… lei non gli aveva dato fiducia.

Draco Malfoy non si era fidato di Hermione Granger.

 

 

Gli aveva scritto di nuovo pochi giorni dopo per chiarire. Nessuna risposta.

A dire il vero neanche lei sapeva cosa dirgli: non aveva detto niente a Ron, non si era confidata con Harry, non aveva nulla di nuovo da dire a Draco.

Voleva solo vederlo.

Quel desiderio la stava logorando da quando aveva ricevuto la proposta di matrimonio. Era sopravvissuta cinque anni senza di lui e ora non poteva più farne a meno.

Le mancava più di qualsiasi altra cosa.

Perché lui l’aveva salvata.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

«Sei ancora qui?»

Si voltò e lo vide sulla porta. «Ti dà fastidio?»

Sembrava diversa da quel pomeriggio. Draco la studiò da lontano, poi si avvicinò e si sedette lentamente alla sua destra – come sempre.

«Mi darebbe fastidio il contrario.»

Hermione sorrise. Raccolse la propria bacchetta da terra e usò un incantesimo non verbale per accendere un fuoco magico. La sua luce aranciata illuminò i loro volti e scaldò subito l’ambiente.

«Questo fuoco può scaldare entrambi» disse lei, voltandosi per osservare il ragazzo.

«Quindi hai ancora freddo?»

Parve pensarci seriamente.

«E tu?»

«Forse.»

Lei ridacchiò. «Ti metti sulla difensiva?»

«Credi che non ne abbia bisogno?»

Scosse la testa. «Non quando sei con me.»

Draco non rispose. Guardò il fuoco a lungo, mentre lei guardava le stelle.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note:

«L’amavo molto, più di quello che avessi il coraggio di dire, più di quello che le parole potessero esprimere.»

Jane Eyre

 

«Quando l'amore si dà al miglior offerente non può esserci fiducia, e senza fiducia non c'è amore.»

Moulin Rouge

 

«Te ne sei andato senza salutarmi.»

«Ti ho scritto una lettera.»

«Non l'ho mai ricevuta.»

«Non l'ho mai spedita.»

Coco Chanel

 

 

 

 

 

   
 
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