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Autore: FairySweet    28/02/2016    3 recensioni
L'aveva lasciata andare o almeno ci aveva provato. Non poteva restare ancorato ai suoi occhi, non poteva vivere dei suoi ricordi perché altrimenti si sarebbe perso nel mare vuoto delle lacrime.
Ora però, in quel dipinto ancora mezzo vuoto, prendeva vita un volto d'angelo che costringeva il respiro a rallentare ...
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Nuovo Personaggio, Oscar François de Jarjayes
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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                                  Dono Prezioso







Aveva già visto la perfezione prima, esisteva in natura, nei mari della sua terra, nelle montagne, nei boschi lussureggianti.
Perfezione che spesso aveva invidiato e che inconsciamente fin da bambino aveva sperato di possedere e forse ci era riuscito, aveva incontrato un sogno, il suo sogno e ogni certezza era crollata sciogliendosi come neve al sole.
Sarebbe rimasto a guardarla per ore senza mai stancarsi, era così bella, così dannatamente bella da cancellare tutto il resto.
Fece un bel respiro imprimendosi a fuoco nella memoria i passi lenti, quel sorriso leggero sul volto che troppe volte aveva incantato gli uomini.
Al sicuro cullato dalle braccia di sua madre riposava sereno un bambino di pochi giorni appena.
Dormiva tranquillo incurante del mondo che gli scorreva attorno, esisteva solo quella dolcissima nenia cantata a fior di labbra e nient'altro.
Non riusciva nemmeno a descrivere la gioia immensa che aveva provato ormai undici giorni prima, l'emozione di quel primo vagito e il volto di sua moglie sfinito dal parto, arrossato eppure così bello.
Negli occhi portava ancora i ricordi di quel giorno lungo e terribilmente spaventoso,  quella corsa trafelata che aveva portato François nel suo ufficio e la faccia confusa del primo ministro francese.
Ci aveva messo pochi secondi a capirne il motivo e ancora meno a lasciare quel palazzo insulso che diventò improvvisamente l'ultimo dei suoi pensieri.
La corsa a cavallo verso casa, le scale e i corridoi fino alla porta della loro camera e d'improvviso quel pianto di vita che gli fermò il cuore.
Ricordava l'emozione dipinta negli occhi della sua governante quando si avvicinò a lui sussurrando “È un maschio” e la gioia immensa che accompagnò le lacrime.
Helena gli aveva regalato un mondo pieno di vita, la stessa vita che ora brillava così forte in lei, nel movimento leggero delle labbra, in quel corpo meraviglioso nascosto da un abito caldo come il cielo al tramonto.
Era stato preparato fin da bambino a ricevere il peso di un'eredità tanto importante, suo padre gli aveva cancellato dal cuore la possibilità di essere felice perché frivolezze come l'amore passavano in secondo piano.
Nel suo futuro avrebbe trovato solo affari, incontri con uomini importanti e ricchezze di ogni tipo.
Non considerava sbagliate le scelte del padre né si preoccupava di spiegare al mondo per quale motivo in lui non brillava il desiderio di sposarsi e avere dei figli ma era bastato un viaggio in Francia per sconvolgere di nuovo tutto.
Aveva incontrato Helena per caso, il suo sguardo l'aveva incantato e quel sorriso stupendo era riuscito dove altri prima di lei avevano fallito.
Sorrise perdendosi nei dolcissimi ricordi del loro primo incontro.
Il sole caldo sulla pelle, il cielo cristallino vestito di un azzurro così intenso da fare male agli occhi.
Era tornato a Parigi per seguire importanti affari di famiglia, non amava mai soggiornare troppo a lungo in Francia, considerava la frivolezza dei nobili una continua vessazione per un popolo che non meritava sofferenze tanto grandi.
C'era un buon profumo di lavanda nell'aria, lo stesso profumo che sua madre era solita spargere per le sue stanze e che fin da bambino l'aveva accompagnato.
Si erano fermati lungo la strada per far riposare i cavalli e  un angelo vestito di velluto gli corse incontro cavalcando ad una velocità impressionante.
Così l'aveva vista la prima volta, con il volto arrossato, i capelli in disordine, le mani strette attorno alle redini e un bellissimo vestito color porpora mezzo slacciato sulla schiena.
Si era fermata di colpo a pochi passi da lui ridendo quando provò a spiegarle come mai un uomo di rango così elevato, si trovava in mezzo a quella strada sterrata assieme al suo cocchiere.
Il loro incontro era durato poco meno di un minuto eppure quell'unico battito di ciglia, era bastato a legare assieme due cuori tanto diversi.
Aveva classificato quel giorno come “attimo di debolezza”, una futile mancanza cbe non meritava altre attenzioni e senza più pensarci, aveva portato a termine il suo lavoro ma la vita a volte, nasconde regali preziosi dietro alla semplicità di una cena elegante.
Quegli occhi erano tornati prepotentemente davanti a lui, lo stesso volto, lo stesso sorriso.
Si accorse con il tempo, che quella giovane dagli occhi di zaffiro aveva il cuore pieno di ferite e la mente confusa da un passato che faticava a ricordare, un passato che l'aveva lacerata dentro costringendola a lottare con sé stessa e con il mondo “Fai rumore quando pensi” “Scusami” tornò improvvisamente alla realtà cullato dalla voce di sua moglie “Stavo solo ...” “Ci stavi spiando?” rise divertita sollevando lo sguardo “Stiamo bene, non preoccupatevi per noi” “Come puoi chiedermelo?” si avvicinò di un passo sfiorandole il volto “Sei pallida, forse dovresti riposare” “Ho già riposato abbastanza” le labbra dell'uomo si posarono sulla fronte del bambino piegandosi in un dolcissimo sorriso quando una manina si chiuse attorno al dito “È così piccolo” “Vostro figlio vi ha rubato il cuore duca” “Impossibile, l'hai già fatto tu” un bacio dolce e delicato unì i loro respiri.
Amava il profumo delicato di suo figlio, quel profumo di bambino che rilassa e costringe gli occhi a sorridere, quel profumo che si mischiava insistentemente a quello della sua mamma e che stordiva i sensi lasciandolo debole e indifeso.
Sarebbe rimasto così per sempre, con le braccia strette attorno a loro e la fronte posata alla sua, immobile in un silenzio perfetto che li rendeva ogni giorno un po' di più famiglia “Ho un regalo per te” “Nils” “Questa volta giuro che non è un castello” “Amore io non ...” “Lo so” sussurrò giocando con una ciocca d'oro “La mia dolcissima Helena non ama i regali” “Tuo padre cerca di comprare il mio perdono bambino mio” “Puoi fidarti di me? Ti piacerà” ma lo sguardo indeciso sul volto della moglie lo fece sorridere “Non hai bisogno di regalarmi il mondo, tutto quello che desidero ce l'ho già” strinse più forte il figlio tra le braccia sorridendogli.
“Che ne pensi di quella giovinetta?” “Quale?” domandò confusa “Marie” “La trovo divertente. È educata e piena di vita” si avvicinò alla culla scostando la tendina “Forse un po' impacciata” “Già” “Non essere troppo duro Nils, non è questo il suo mondo” “Questo è evidente” “Le ho chiesto di tornare a farmi visita” “Davvero?” domandò stupito posando entrambe le mani sul bordo chiaro del lettino.
La vide sorridere annuendo appena mentre con cura posava il figlioletto tra le coperte “Penso sia un piacevole diversivo alla vita di ogni giorno” “Ti annoi?” “No ma lei è una faccia nuova, dà brio e allegria” “Helena” la strinse per le spalle voltandola appena verso di sé “Non voglio vederti triste o dispiaciuta per ...” “Per caso ti sembro triste?” sentì una mano sul volto scendere leggera fino al petto “Non sentirò la mancanza di quella giovane quando torneremo a casa” “Ti conosco amore mio, ti affezioni alle persone e doni loro tutta te stessa e quando poi le lasci, vedo nei tuoi occhi un'ombra leggera e non ...” chiuse gli occhi qualche secondo cercando un modo per esprimere i pensieri ma lei sorrise sollevandogli il volto.
Non era mai stato bravo con le parole, non aveva mai regalato sé stesso a qualcun'altro ma questo non le era mai importato.
Amava suo marito, così tanto da accettare qualche silenzio di più ma in fondo non aveva alcuna importanza.
Poteva leggergli dentro con una semplicità disarmante.
Sorrise con tenerezza seguendo i lineamenti del suo volto “Puoi smetterla di preoccuparti per me, sono diventata grande ormai” “Lo so” “Davvero?” “E sia, se questo ti rende felice allora le chiederò di tornare” le diede un bacio ricacciando indietro la voglia folle di proteggerla dal mondo intero.
Lui uomo tutto d'un pezzo, abituato a vincere e a lottare, di fronte a lei perdeva ogni forza diventando improvvisamente indifeso “È sposata Nils, non credo che suo marito sia molto contento di lasciarla viaggiare da sola ...” coprì meglio il figlioletto soffermandosi qualche secondo sui lineamenti delicati che riempivano il suo volto “ … forse potrebbe raggiungerla, abbiamo molte stanze libere” “No amore mio, non credo sia possibile” “No?” domandò stupita cercando di nuovo lo sguardo di suo marito.
C'era confusione nel suo sguardo e un velo di paura che poche volte aveva incontrato “Nils?” gli sfiorò le labbra costringendolo a sospirare “Vuoi dirmi cosa c'è che non va?” “Tuo padre verrà a farci visita a breve, non credo sia opportuno avere molte persone ...” “Non è affatto un problema” “Hai partorito undici giorni fa e ti occupi della casa, del mio carattere troppo irruento, allatti nostro figlio. Hai bisogno di tranquillità” “Se pensate che sia una fragile damina avete sbagliato duca” “Al contrario” strinse le mani attorno ai suoi fianchi tirandola leggermente in avanti “Penso che voi siate la più bella duchessa del mondo. Penso che siate una creatura terribilmente forte e troppo ostinata, penso che siate la cosa più bella che mi sia mai accaduta e penso anche, che quando siete così vicina a me ...” sentì le braccia della ragazza stringersi dolcemente attorno alle spalle e un debole sospiro dolce come il miele sfiorargli le labbra “... perdo improvvisamente ogni forza. Ti ho mai detto che ti amo?” ma lei annuì baciandolo “No Helena, così non migliori la situazione” “No?” domandò divertita lasciando un altro bacio su quella bocca tanto bella “Allora forse dovreste mostrarmi il vostro regalo duca, altrimenti ho idea che non sarete più in grado di parlare” “Io ti odio” “Non è vero” sussurrò abbracciandolo “Tu mi ami da impazzire” “È vero, hai ragione” la sollevò da terra costringendola a ridere e senza più nemmeno riflettere uscì dalla stanza.

Correva ridendo come un matto incurante degli sguardi divertiti della servitù o delle proteste di sua moglie.
Una sala, un'altra ancora poi la luce del sole e il profumo dei fiori ad invadere i sensi “Amore mio ...” la posò a terra voltandola verso il parco “... ecco il mio regalo per te” “Tu hai … è mio?” domandò tremante avvicinandosi al cavallo “Oddio, sei bellissima” sfiorò il muso dell'animale lasciandovi un bacio leggero “Sei perfetta” “Ti piace?” si voltò verso l'uomo trattenendo a fatica le lacrime.
Sentì il cuore tremare nel petto mentre gli occhi imprimevano a fuoco nella memoria quel volto tanto bello a pochi passi da lui “È perfetta Nils” “Come la chiamerai?” “Non lo so” Helena girò attorno all'animale stringendo tra le mani i finimenti “Oh no amore mio” esclamò d'improvviso correndole accanto “Scordatelo chiaro? Non puoi ...” “Sto bene” infilò il piede nella staffa e montò in sella divertita dallo sguardo severo del marito.
Le gambe si chiusero sicure attorno ai fianchi dell'animale e il volto si illuminò di nuovo “Sento il suo respiro” mormorò estasiata “Helena, voglio solo che tu stia attenta” “Andrà tutto bene, è solo una piccola passeggiata per il parco e niente di più” “Ti fa male?” “No” ma lui sospirò incrociando le braccia sul petto “D'accordo, solo un po' ma sto bene” la vide stringere più forte le gambe attorno al cavallo mentre una mano si posava leggera sul ventre.
Cercava di nascondere quella fitta leggera dietro al sorriso ma più ci provava e più si rendeva conto che gli occhi di suo marito smascheravano la bugia “Promettimi che non correrai” “Nils ...” “Non sento” “Te lo prometto” si chinò leggermente verso di lui, le labbra si sfiorarono appena e un bellissimo sorriso colorò gli occhi della giovane.
L'aiutò a raddrizzare di nuovo la schiena ignorando a fatica quel dolore leggero e costante “Martin verrà con te” “Agli ordini signore” esclamò un giovane capitano a pochi passi da loro.
Un altro stalliere portò al soldato il suo cavallo chinando leggermente il capo di fronte a lei “Non permetterle di fare pazzie, niente corse folli per raggiungere chissà quali mete” “Non temete signore” “Lo sai che sei insopportabile quando fai così?” “Potrai correre a perdifiato tra qualche settimana amore mio. Fino ad allora ti prenderai cura di te stessa. Cinque minuti di passeggio e poi di nuovo con i piedi per terra. Ricordi cos'ha detto il dottore?” ma lei sorrise toccando leggermente i fianchi del cavallo.
François si avvicinò al duca tossicchiando “Io giuro che la lego alla poltrona del salotto” “Oh andiamo, da quando sei così preoccupato? Dopotutto è solo una passeggiata” “Non dovrebbe nemmeno pensarle queste cose” “Sai bene che adora cavalcare. Come puoi farle un regalo del genere e poi pretendere che finga di essere diversa da ciò che è?” si voltò confuso verso di lui cercando di rispondere ma quella voce calma e profonda bloccò ogni tentativo di replica “Non hai più alcun motivo per nasconderla al mondo” “Non voglio che soffra” “E per cosa?” ribatté François “Ho paura di vederla piangere, ho paura di perderla nel silenzio” la mano dell'uomo si strinse con forza attorno alla spalla costringendolo a respirare di nuovo.
“Sono passati anni ormai e tua moglie è ancora qui. Le hai regalato serenità strappandola ad una vita ingiusta. Godetevi quest'amore e lasciate fuori dal vostro mondo ogni altra preoccupazione” fece un bel respiro cercando di cancellare ogni dannato pensiero.
Era talmente innamorato di lei da non riuscire più ad immaginare la vita senza la sua dolcissima Helena “Se non avesse così male al ventre probabilmente starebbe già correndo a perdifiato” mormorò François seguendo con lo sguardo i passi della giovane.
Cavalcava con una grazia ed un eleganza tali da far impallidire perfino il più esperto cavaliere di sua maestà.
La schiena dritta, le spalle rilassate, teneva le redini basse seguendo con il corpo i movimenti del cavallo “Ho visto tuo figlio poco fa, diventa più grande ogni giorno che passa” “Trovi che mi somigli?” “Che domande sono ragazzo mio?” balbettò confuso ma Nils scosse leggermente la testa “Vedo in Niklas tanto di Helena e forse sono grato al cielo per questo” il silenzio di François lo costrinse a continuare “Non voglio che viva il passato che mi è stato regalato” “Non vivrà niente di quello che hai provato tu” “Dovrei prendere a servizio una balia” “Te l'ha vietato ricordi?” “Non dovrebbe stancarsi così” “Oh bambino mio, io credo che sia forte abbastanza per tutti noi” si voltò appena verso di lui sorridendo “Tuo suocero sarà qui a momenti. Come ti senti?” “La contessa è assieme a lui?” “No” “Male, mi sento male” ma l'altro rise divertito da quell'uomo che ormai non riconosceva nemmeno più.
Il suo piccolo Nils era diventato grande e tutto era accaduto troppo in fretta.
L'aveva cresciuto, si era preso cura della sua educazione, della sua istruzione, aveva seguito le direttive del duca suo padre trasformando un bambino sorridente e pieno di vita in un piccolo uomo cresciuto troppo in fretta.
Ora più che mai, sentiva bruciare dentro di sé il senso di colpa per aver permesso al piccolo Nils di sparire così “Ogni volta che mi guarda sento qualcosa di strano dentro, come se fossi costretto a dimostrare ogni minuto che passa il mio valore” “Non sei all'altezza di sua figlia” “Mi ha concesso la sua mano” ribatté indispettito ma l'altro sospirò scuotendo leggermente la testa “Non sarai mai all'altezza di sua figlia. Non ti sei accorto dell'amore che prova nei suoi confronti? È protettivo e sempre pieno di attenzioni. Si scrivono ad intervalli regolari e lei è talmente legata al padre da non riuscire ad immaginare la propria vita senza” “Non ho mai voluto interrompere questo legame” “Lo so e questo mi rende orgoglioso di te. Cerca solo di essere te stesso e tutto andrà bene” un bellissimo sorriso sul volto poi di nuovo il volto sereno di Helena di fronte a loro.
Se ne stava seduta in sella a quella bellissima giovane cavalla come se in realtà sedesse sul divano del salotto.
Le spalle rilassate, la schiena dritta e l'espressione gioiosa di una bambina “Sono passati cinque minuti” “Vostro marito ha ragione duchessa. Non dovreste affaticarvi così” sbuffò divertita smontando lentamente “Ecco duca ...” si avvicinò a lui sistemando i lacci del corpetto “ … come vedete i miei piedi sono ancora ben saldi al suolo” “Tuo padre sarà qui a momenti. Ho fatto preparare la stanza più bella, le nostre cucine sono ben attrezzate e le scuderie pronte ad accogliere ogni sua protesta” “Vedrai che non sarà tanto male” “No fino a quando ti vede passeggiare. Se fosse arrivato mentre eri in sella mi avrebbe ucciso” ma lei non lo ascoltava nemmeno più.
Lo sguardo era perso da qualche parte oltre le sue spalle, seguiva il trotto di una carrozza color della notte, sul suo fianco uno stemma caro al suo cuore, così tanto da costringerla a correre verso il cancello lasciando solo un marito innamorato alle sue spalle..




 
  
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