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Autore: MissKiddo    29/02/2016    0 recensioni
La vita di Kimberly sembrava procedere tranquillamente, noiosa e monotona come ogni sedicenne pensa della propria esistenza.
Ma non sempre tutto può andare come ci si aspettava. Cosa accadrà quando scoprirà che il suo gatto, che ha da quando è nata, non è un gatto come tutti gli altri? Cosa si celerà dietro al mistero della sua nascita? Esistono davvero altri mondi oltre al nostro?
Tratto dalla storia: «Midnight, tu rimarrai con lei. Proteggila, sorvegliala. È la nostra unica speranza, non deludermi» dopo aver finito di parlare la donna poggiò il piccolo fagotto sulla soglia della porta. La bambina continuava a dormire, il suo viso innocente le fece stringere il cuore.
«Piccola mia...» le diede un bacio sulla fronte, a quel punto non poté più trattenere le lacrime che scesero calde lungo le sue guance fredde. La guardò per l'ultima volta, fino all'ultimo secondo pensò di riprenderla con sé e fuggire il più lontano possibile, ma sapeva che non sarebbe servito a niente, così si voltò e corse via. Midnight rimase accanto alla bambina annusandola con delicatezza.
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Sovrannaturale
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Capitolo 2

Segreti

Nella camera regnava il caos, indumenti sparsi sul pavimento, scrivania totalmente ricoperta di ogni genere di oggetti inutili. Kimberly sospirò melodrammatica. Guardò il suo amico peloso che era ancora tra le sue braccia e cercò un po' di complicità. «Midnight, mi aiuterai, vero?» il gatto sentendo quelle parole si sottrasse dall'abbraccio della padrone e andò a sedersi sulla scrivania. «Sei un vero pigrone!» disse lei sorridendo.
Iniziò mettendo tutti i suoi vestiti dentro l'armadio, aveva la brutta abitudine di lasciarli ovunque. Si accorse di averne troppi, e ne ritrovò alcuni che non vedeva da mesi. Quando ebbe finito, rifece il letto e spolverò qua e la. «Adesso può andare, che ne dici, piccolo?» disse infine. Midnight miagolò come se volesse confermare.
Dopo tutto quel lavoro pensò di fare i compiti ma sentì la porta d'ingresso aprirsi, doveva essere suo padre. Corse giù per le scale seguita da Midnight. «Papà, Mi sei mancato!» urlò mentre le saltava tra le braccia. «Piccola mia! Non ci vediamo da ieri sera, non da due mesi» rispose lui accarezzandole la testa. «Lo so, ma mi sei mancato lo stesso! Cosa hai portato di buono per la tua figlioletta prediletta?»
«Vediamo...» prese una grande busta e vi guardò dentro «...ti ho portato del pollo fritto, e due cupcake, quelli al cioccolato, come piacciono a te» Kimberly urlò di felicità. «Lo sapevo, e l'ho sempre saputo, sei il papà migliore del mondo!»
«Ma non dirlo a tua madre! Sai che non vuole che mangiamo prima di cena» I due uscirono nel giardino sul retro e iniziarono a mangiare quei dolci così buoni, ogni momento passato con suo padre era un momento speciale. Quante volte avevano mangiato dolci aspettando l'arrivo di sua madre? Era una cosa che facevano da quando lei aveva tre anni, era il loro piccolo segreto. «Oggi Tyler ha portato a scuola un libro di stregoneria, ci pensi? Dice che vuole aumentare le sue conoscenze!» disse Kimberly masticando voracemente. Adam sentendo quelle parole iniziò a tossire, stava quasi per soffocare. «Che ti prende, papà?»
«Niente, niente. Non ce lo vedo Tyler a studiare stregoneria» rispose divertito. «Già! Quel ragazzo è veramente strano. Ah sul libro c'era anche un simbolo... somiglia molto alla voglia che ho sulla schiena» suo padre smise di mangiare e la fissò negli occhi. Lei non capì quella strana reazione, aveva forse detto qualcosa di sbagliato? Così si affrettò a rispondere. «Ma ovviamente non è vero, stava solo vaneggiando» si alzò velocemente per buttare le carte sporche di cioccolato. Suo padre rimase immobile in quella posizione. «Si... vaneggiando» disse quasi sottovoce.

 

Quando sua madre tornò a casa Adam iniziò a preparare la cena, d'altronde era il suo lavoro. Katy era, come al solito, molto stanca. La vita di un medico è sempre movimentata, e lei metteva sempre il massimo impegno in ciò che faceva e pretendeva che anche sua figlia lo facesse. «Hai fatto i compiti?» chiese Katy quando vide Kim. «Ovviamente, per chi mi hai preso? Ho anche pulito la stanza»
«Brava la mia bambina» mentre parlavano Adam entrò in salotto e chiese alla moglie di raggiungerlo in cucina, lei obbedì seguendolo. Kimberly capì subito che c'era qualcosa di strano e così, rimanendo nascosta dietro al muro, ascoltò la conversazione dei suoi genitori. «Credi che dovremmo dirglielo?» suo padre sembrava agitato. «Non dirlo neanche per scherzo! Sai che non devi parlare di questa cosa quando Kim è in giro per casa. Non lo faremo...»
Kimberly non aveva la minima idea di cosa stessero parlando i suoi genitori, cosa dovevano dirle? Midnight camminò verso di lei miagolando. Così lo prese in braccio allontanandosi. «Midnight! Volevi farmi scoprire? Cosa c'è?» il gatto salì le scale, poi si voltò verso di lei, sembrava che volesse farsi seguire.Kimberly capì immediatamente e salì le scale velocemente. A passi lenti il gatto entrò in camera dei suoi genitori e saltò sul comodino di Katy, con la zampa cercò di aprire il primo cassetto, ma senza risultato, era troppo pesante per lui. Kimberly aprì il cassetto per lui, dentro non vi era niente di interessante. «Cosa c'è che non va?» chiese lei fissandolo. Midnight per tutta risposta balzò nel vano e iniziò a giocare con i vestiti. «Ma sei impazzito? Esci immediatamente, la mamma se ne accorgerà!» il gatto obbedì, ma lei dovette riporre i vestiti di sua madre nel cassetto. Dopo poco, alzando un reggiseno, trovò un piccolo diario. Lo prese tra le mani scrutando la copertina, non l'aveva mai visto prima di allora. «Volevi che trovassi questo?» disse rivolta a Midnight. Per un attimo le sembrò che il gatto stesse annuendo. Poi però sentì la voce di sua madre, era pronta la cena. Nascose il diario in camera sua e scese al piano di sotto.
Decise di fare finta di niente, non voleva far sapere ai suoi genitori che li aveva spiati. Si accomodò sulla sedia e iniziarono a mangiare. Suo padre come al solito aveva preparato una deliziosa cenetta e lei stava morendo di fame. «Vedo che i pasticcini non vi hanno rovinato l'appetito...» disse Katy guardando prima la figlia e poi il marito con un sopracciglio alzato. «Pasticcini, quali pasticcini?» rispose Adam con un sorriso sorgnone sulle labbra. Kimberly soffocò una risata, ma si ricompose immediatamente. Sua madre scosse la testa e iniziò a sparecchiare facendosi aiutare dal marito.

 

Con la pancia piena e la giornata scolastica sulle spalle Kimberly iniziò a sbadigliare, le serviva una dormita. Così salì le scale diretta in camera sua, seguita dal suo fedele amico felino. Una volta arrivata in camera vide il diario di sua madre, avrebbe dovuto leggerlo? Non era affatto giusto, così lo ripose sulla scrivania fissandolo da lontano. Midnight salì sul suo letto e iniziò a fare le fusa strusciandosi con il muso sulla sua spalla. Dopodiché salì sulla scrivania facendo cadere il diario sul pavimento. «Midnight! Non ho intenzione di leggerlo! O dovrei farlo? Aiuto, non so cosa fare. Cosa mi stanno nascondendo? Accidenti» disse lei camminando avanti e indietro per la camera. Il gatto la fissava con i suoi grandi occhi gialli. Kimberly non volle pensare più a niente, si sdraiò sul letto e chiuse gli occhi. Ci avrebbe pensato il mattino seguente.

 

 

La camera era completamente buia, dalla finestra si potevano intravedere gli alberi mossi dal vento. Kimberly stava dormendo ormai da ore, ma c'era qualcuno ancora sveglio. Midnight era seduto sul pavimento, gli occhi gialli risplendevano nella notte. Osservava la sua padrona dormire, come aveva fatto ogni notte negli ultimi sedici anni. Dentro di lui si celava un segreto che presto sarebbe stato svelato, ma decise che quella non era la notte giusta, doveva pazientare e aspettare l'arrivo della luna piena. “Presto Kim, molto presto...”

 

L'alba inondò di luce la camera di Kimberly, lei spalancò gli occhi, temeva di essere di nuovo in ritardo. Guardando la piccola sveglia che aveva sul comodino notò che erano appena le sei, aveva tutto il tempo per prepararsi e fare colazione con calma. Con la vista ancora annebbiata dal sonno guardò la scrivania, e i suoi occhi si posarono di nuovo sul piccolo diario rosso. Si alzò lentamente, vide Midnight ancora addormentato sul suo letto. Lui voleva che lei leggesse quello che vi era scritto, anche se non ne capiva il motivo. Si alzò dal letto e prese tra le mani il diario, colma di rimorso e curiosità. Sfogliò alcune pagine e lesse i pensieri di sua madre, lesse la sua felicità per quando si era sposata, e la felicità di quando lei e sua padre comprarono la casa rosa che tanto desiderava. Poi però continuando a leggere trovò delle pagine piene di parole tristi. A quanto pareva i suoi genitori non potevano avere figli. Pensò che non doveva essere vero dato che alla fine avevano avuto lei. Ma quando arrivò ad una delle ultime pagine il suo cuore smise di battere.

 

 

Gennaio 1998
Caro diario,

Questa notte è successo qualcosa di strano, direi quasi magico. Io e Adam stavamo guardando un film, ma alla fine mi sono addormentata. Ero triste come al solito, la notizia che ci hanno dato i dottori non era quella che speravamo. Mi sentivo vuota, e inetta. Una donna che non può avere figli non può essere considerata tale. Non so perchè dio mi abbia punito in questo modo, ma per tutto c'è una spiegazione e io ho capito il motivo proprio questa notte. Abbiamo sentito dei rumori provenire dalla porta sul retro, e inizialmente abbiamo visto un piccolo gatto nero, aveva anche una targhetta attaccata al collo con su scritto “Midnight” . Ho subito deciso che lo avremmo tenuto. Ma subito dopo abbiamo notato qualcosa muoversi sul pavimento e ci siamo spaventati. Ti starai chiedendo cosa fosse... beh era una bambina! Una meravigliosa bambina dagli occhi verdi smeraldo. Piangeva e aveva freddo. Appena l'ho presa in braccio ho capito che questo era un miracolo, un regalo per me e Adam. L'amerò come se fosse mia, la crescerò come se l'avessi portata io stessa in grembo.
La cosa strana però è che in mezzo agli stracci in cui era avvolta vi era un lettera...

 

Kimberly girò immediatamente pagina ma era stata strappata. Posò il diario, aveva il respiro affannato, il cuore le batteva all'impazzata. Cos'era quella storia? Non poteva essere vero, era stata abbandonata e poi adottata da loro? Per un attimo si sentì un'estranea in quella casa. Come avevano potuto nasconderle quel segreto così grande. La cosa che la spaventava di più era che non era poi così sorpresa, aveva sempre avuto un sospetto, un presentimento, o lo stava soltanto immaginando adesso? Non era forse vero che non somigliava a nessuno della famiglia? Pensò di impazzire, niente sarebbe stato come prima. Si alzò e corse velocemente verso la camera dei suoi genitori. Li osservò dormire, e per un momento provò rabbia e dispiacere fusi in un'unica emozione inspiegabile.
Katy, sentendosi osservata aprì gli occhi, vide subito il suo diario nella mani della figlia, capì tutto immediatamente. «Cos'è questo?» chiese Kimberly afflitta. Adam si svegliò di soprassalto, vide Katy piangere e anche sua figlia. Era successo ciò che temevano da anni, ne era sicuro. I tre andarono in cucina, suo padre preparò del caffè e si riunirono intorno al tavolo. «Allora? Voglio sapere tutto!» disse Kimberly con le lacrime agli occhi. Katy sospirò, e le confermò che quello che c'era scritto nel suo diario era tutto vero. «Perché non me l'avete detto prima?» disse tra i singhiozzi. «Non lo sappiamo neanche noi... ma adesso cerca di calmarti» disse Adam alla figlia. «Calmarmi? Ho appena scoperto di essere stata adottata» a quel punto iniziò ad urlare, era tutto troppo strano. «Kim, per noi non fa nessuna differenza, sei nostra figlia a tutti gli effetti» Katy cercava di mantenere la calma, ma dentro di se sentiva un dolore atroce e pungente, il senso di colpa non la faceva respirare.
Kimberly guardò nuovamente i suoi genitori, sentiva il respiro affannoso, i colpi sordi del suo cuore che le rimbombavano nelle tempie. Era un sogno? Doveva esserlo per forza. «Vi odio... mi avete mentito, io...» disse quasi sottovoce. Poi senza dire altro si alzò di scatto e corse verso la sua camera piangendo.
Adam e Katy rimasero in silenzio, avevano sbagliato, ma non potevano fare altrimenti. Si abbracciarono cercando di confortarsi a vicenda. «Ci siamo comportati da stupidi e irresponsabili! Adesso ci odierà per sempre» disse Katy continuando a piangere. Adam e accarezzò la testa. «Shhh, non succederà. Cercheremo di rimediare»
«E come faremo, Adam? E non è finita qui, ancora non sa...» il suono del campanello li interruppe. Adam si diresse alla porta e si ritrovò davanti Tyler pronto per andare a scuola. «Buongiorno signor Green, Kim non viene a scuola?» disse lui imbarazzato. «Credo che non verrà, non si sente molto bene» rispose Adam gentilmente, cercando di simulare calma. «Oh, spero che si riprenda presto. Ieri stava bene. Ma comunque passerò a trovarla nel pomeriggio»
«Certo, passa pure quando vuoi» rispose Adam osservando Tyler camminare lungo il vialetto.

 

Kimberly affondò la testa tra i cuscini, le sembrava che tutto fosse diverso, che il suo mondo stesse cambiando sotto i suoi stessi occhi. Le avevano nascosto per tutto quel tempo una cosa fondamentale, la base della sua esistenza. Come poteva continuare a vivere adesso che aveva scoperto di essere stata abbandonata? Altre lacrime le rigarono il viso. Con ancora il viso poggiato sui cuscini sentì un miagolio e subito dopo il naso umido di Midnight che le sfiorava la tempia. «Piccolo mio, sono stata abbandonata... Midnight sono una trovatella come te e scommetto che tu l'hai sempre saputo, ecco il motivo per cui volevi che io leggessi il diario. Sei il mio unico amico» disse mentre lo abbracciava. Il gatto la fissò e miagolò dolcemente, poi le si acciambellò sulla schiena.
Il tocco leggero e rassicurante di Midnight la calmò, le palpebre si fecero sempre più pesanti e dopo poco si addormentò.

 

«Iris... sei così bella» Kimberly era accecata dalla luce bianca che si diffondeva ovunque. Sentiva molte voci intorno a se, la circondavano, le entravano nella testa. «Iris, non non avere paura» quella voce così limpida e tranquilla le sembrava famigliare, le faceva tornare alla mente ricordi flebili. «Chi sei? Chi è Iris?» disse sottovoce. «Presto saprai ogni cosa, presto...»

 

Un rumore la riportò alla realtà, il bussare ritmico della porta l'aveva svegliata. «Kim, posso entrare?» chiese Adam con calma. Kimberly si guardò intorno, aveva ancora nelle orecchie il suono di quella voce. Cosa diamine stava accadendo? Prima il sogno che aveva fatto a scuola e poi questo. Poi ripensò ai suoi genitori e alle loro bugie, la sua vita stava diventando troppo caotica. «Vattene! Lasciami in pace» non aveva nessuna intenzione di parlare con lui. Le avevano fatto del male, e forse non si sarebbe più fidata di loro. «Kim, so che è difficile, okay? Io e tua madre te ne avremmo parlato. Raggiungici ne possiamo discutere» Kimberly roteò gli occhi e si raggomitolò tra le lenzuola. «Tu non sai niente!» urlò lei stizzita.
Adam sospirò appoggiando la fronte sulla porta della camera di sua figlia. «Hai ragione, ma noi ti amiamo. Quando sarai pronta noi ci saremo» così dicendo si allontanò.
Kimberly ascoltò i passi di suo padre che allontanavano. Le doleva la testa e gli occhi le si erano ormai gonfiati a causa del pianto. «Sa che è difficile... certo, come no!» bofonchiò incrociando le braccia sul petto. Per tutta risposta Midnight miagolò fissandola con i suoi occhi gialli. «Adesso cosa dovrei fare? Forse dovrei ritirarmi in solitudine, vivere il resto della mia vita in montagna» Kimberly fissava il soffitto bianco e immacolato. Mille pensieri le vagavano nella mente, chi erano i suoi veri genitori? E perchè l'avevano abbandonata? Era solo una neonata non poteva aver fatto niente di male. Decise di non pensarci, avrebbe continuato a dormire, sarebbe rimasta chiusa in quella stanza per un mese se fosse stato necessario. Non voleva parlare con nessuno ne tanto meno vedere altri essere umani. Lei e Midnight, soltanto loro due.
Si alzò di fretta e chiuse le finestre, voleva soltanto l'oscurità e la pace, silenzio assoluto per la sua povera mente sottoposta a notizie che mai avrebbe pensato di ricevere.

 

Dopo qualche ora di meditazione e pianti singhiozzati balzò dal letto. Stava pensando a ciò che aveva letto nel diario, si ricordò della pagina mancate. Cosa c'era scritto nella lettera che avevano trovato i suoi genitori? Magari l'aveva scritta la sua vera madre. Quel pensiero la fece rabbrividire, pensare alla sua vera madre le sembrava così fuori luogo ed estraneo. Katy era sua madre, giusto?. Aveva i genitori migliori del mondo, fino a quel giorno si erano sempre comportati in modo perfetto, la sua infanzia era trascorsa in modo sereno e loro le avevano dato tutto l'amore di cui aveva bisogno. Ad un tratto si sentì in colpa, prendersela con i suoi non era giusto in fondo. Loro l'avevano salvata, se non fosse stato per loro che fine avrebbe fatto? I suoi sentimenti erano contrastanti, odio, amore, ira, paura. «Maledizione!» esclamò colpendo il cuscino. «Midnight, dobbiamo fare qualcosa, non trovi? Insomma mi hanno mentito, ma mi hanno cresciuta. Dio! Io ho solo sedici anni i miei unici problemi dovrebbero essere la scuola e le cotte adolescenziali» sospirò rumorosamente, parlare con un gatto la faceva sentire ancora più strana. Doveva reagire e il primo passo da compiere era soltanto uno: parlare con i suoi genitori.

 

Uscì dalla stanza e lentamente scese le scale. Katy e Adam se ne stavano abbracciato sul divano, non avevano un bell'aspetto, non erano neanche andati a lavoro. Quando sentirono i suoi passi alzarono la testa cercando di sorridere. «Piccola...» disse Katy asciugandosi le lacrime. Kimberly li osservò per alcuni secondi, erano sempre loro, i suoi genitori. «Quindi... mi avete trovata» la voce le tremava. «Si, sei il nostro miracolo. Sei nostra figlia, Kim. Non sappiamo perchè fummo scelti, ma è stata la cosa più bella che ci sia mai capitata» disse Adam mentre versava della cioccolata calda per la figlia. «Noi ti amiamo, ti abbiamo sempre amata» intervenne Katy non riuscendo a trattenere le lacrime. Vendendo sua madre in quello stato lei si avvicinò e l'abbracciò. Chi voleva prendere in giro? Non poteva odiarli, non l'avrebbe mai fatto. «Cosa faremo adesso? Voglio dire...»
«Non deve cambiare niente, saremo la solita famiglia» rispose Adam. Kimberly guardò prima l'uno e poi l'altra. «Vi voglio bene e ve ne vorrò sempre, ma mi avete ferito»
«Ci puoi perdonare? Ci siamo comportati da stupidi, lo sappiamo» disse Katy guardando sua figlia negli occhi. «E la pagina mancante del diario? Cosa c'era scritto?» Adam e Katy si fissarono, era giunto il momento, non poteva aspettare oltre. Katy iniziò a parlare, ma sua figlia la bloccò con un gesto delle mani. «Ho cambiato idea, non sono sicura di volerlo sapere, per oggi ho finito con i segreti,okay? Magari un altro giorno»
«Riguarda i tuoi veri genitori...» disse sottovoce Adam. Kimberly si immobilizzò, era curiosa ma aveva anche paura. «Credo di non voler sapere niente di loro, i miei genitori siete voi, chiaro? Non voglio sapere niente»
«D'accordo, hai ragione» rispose Katy accarezzando il viso della figlia.

 

Quella notte Kimberly dormì senza sognare nulla, non voleva pensare più a niente. Sperò che il giorno seguente tutto sarebbe tornato come prima, avrebbe potuto fare finta di niente, cancellare quella giornata e tornare alla sua normalità. Sprofondò in un sonno riparatore, un sonno consolatorio e rassicurante. Andrà tutto bene, andrà tutto bene, Kim.

 

La luna splendeva nel cielo notturno, era un cerchio perfetto in mezzo a milioni di stesse brillanti. Midnight era seduto sopra il davanzale della finestra, guardò la luna e poi Kimberly. Era arrivato il momento. Una luce accecante lo circondò, stava succedendo quello che aspettava da anni.

 

Nota autrice:
Ecco il secondo capitolo! Cosa ne pensate? Fatemelo sapere con un commento! Ringrazio tutti quelli che hanno letto o che leggeranno la mia storia.
Al prossimo capitolo! ^^

   
 
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