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Autore: kymyit    26/03/2009    2 recensioni
Dunque questa fic, nasce per un contest sui tarocchi di Sky Eventide. Purtroppo la cosa non è andata a buon fine e mi secca un po'perchè non saprò mai come mi sarei piazzata. Comunque... Spero piacia anche a voi. Shikamaru, dopo la morte d’Asuma, fa uno strano sogno, che gli darà la stimolo e la forza di non lasciarsi andare e affrontare Hidan, l'assassino del maestro. Sarà il legame spirituale tra lui e Asuma a trionfare o quello tra Hidan e il suo Jashin?
Genere: Generale, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Asuma Sarutobi, Hidan, Shikamaru Nara
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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4. La volontà del Fuoco.


Non esistono solo il nero e il bianco indistintamente. Esiste anche il grigio, con tutte le sue sfumature, più o meno scure.
Così esistono persone completamente diverse le une dalle altre, eppure così simili da poter essere associate ad uno stesso elemento. Prendendo una carta da un mazzo, la s’interpreta spesso erroneamente per il simbolo che essa rappresenta. Così come il Diavolo o la Morte sono considerate carte negative, così il Gerofante, il Giudizio e la Sacerdotessa, sono considerate positive. Ma i significati opposti di queste carte sono forti e non trascurabili. Una figura incorruttibile come il Gerofante può diventare simbolo della corruzione e della chiusura mentale, dell'orgoglio smisurato e della meschinità che deturpano il mondo. Così come una figura angosciante come la morte, può segnare l'inizio di un nuovo ciclo d’eventi, tutt’ altro che negativi.
Così un personaggio come Hidan poteva essere facilmente ricondotto alla figura del Gerofante, questo era quello che pensava Shikamaru. Lui stesso riteneva di rispecchiarsi in quella figura, ma per motivi certamente differenti da quelli per i quali associava il ninja traditore.
Il termine Gerofante, o Ierofante, veniva usato per indicare un soggetto che, in un certo ambito o ambiente, è o si è investito di grande autorità. Un sacerdote, un politico, una qualsiasi persona di alto grado sociale dalla quale dipende il destino di molti, insomma.
Questo era Hidan.
Una persona incorruttibile, riflessiva, di forte moralità era Shikamaru.
Ma una cosa in comune l'avevano entrambi, pur essendo così diversi: il legame spirituale.
Per Shikamaru era il legame col suo maestro Asuma.
Per Hidan con il suo Dio, Jashin.
Ma quale dei due era un vero legame?



Jashin-Sama, Jashin-sama, Jashin-sama... L'albino sembrava non saper dire altro. In quei pochi minuti aveva pronunciato almeno una decina di volte il nome del suo Dio, decantando la Sua giustizia nei confronti dei suoi fedeli seguaci e il disgusto per le pecorelle smarrite non disposte a seguire la propria dottrina inneggiante alla carneficina. Perché Jashin era il dio della morte e del sangue amante dei sacrifici e del dolore delle genti, primi fra tutti i suoi discepoli. E Hidan... Hidan era un mistero per chiunque. Nessuno sapeva se oltre a lui esistessero altri seguaci di Jashin, se fosse il Dio a concedergli l'immortalità o se questa fosse solo un' abilità innata appartenente ad un fanatico masochista.
Ma queste cose non erano importanti per Shikamaru. Non gli interessava in quel momento documentarsi sul Jashinismo, ne sulla provenienza dei poteri del suo avversario. Abilità innata o meno, Hidan aveva ucciso il suo maestro e solo questo contava.
Per questo ignorò l'albino che gli gridava - Se avessi dedicato la tua vita a Jashin-sama, forse Egli avrebbe potuto salvarti.- il braccio teso sopra il moro di Konoha, tremolava per lo sforzo di vincere la tecnica dell'ombra -Sfortunatamente, giunti a questo punto, anche se ti convertissi in questo preciso istante, JASHIN-SAMA NON TI CONCEDEREBBE MAI IL SUO PERDONO!- terminò la frase con un urlo, cercando di dare il colpo di grazia al Nara che, nel frattempo, stava inginocchiato a terra. Questi alzò il braccio per proteggersi dall'ennesimo colpo del suo nemico, apparentemente un gesto disperato di chi, per vendetta, ha gettato la sua vita al vento. Ma non era così. Shikamaru non era il tipo.
Aveva pianificato ogni cosa, ogni mossa era studiata nei dettagli e simulata mentalmente centinaia di volte.
Il braccio di Hidan si fermò.
-Non ho bisogno del perdono del tuo Dio.- sotto gli occhi increduli dell'albino, lacci d'ombra si allungarono dalle spire scure che gli avvolgevano il braccio, agganciandosi a dei fili disposti sistematicamente attorno a loro.
Kageyose no jutsu.
La tecnica dell'evocazione delle ombre con la quale Shikamaru avrebbe portato a termine la sua missione.
I lacci d'ombra immobilizzarono Hidan con i fili, ma non semplici e inutili fili.
Carte bomba in quantità si trovarono applicate sul corpo del discepolo di Jashin, che ebbe appena il tempo di dire -Porca puttana...- prima che la situazione gli sfuggisse di mano.
Shikamaru avrebbe potuto esultare, per la riuscita del suo piano: il suo nemico era immobile e inerme, alla sua mercé. Ma non lo fece.
Hidan era immortale.
Una semplice esplosione, non sarebbe bastata.
Per questo il Nara, aveva pensato praticamente a tutto.
Lanciò un pugnale verso un segno circolare disegnato sul terreno e, come da programma, questo si spaccò, rivelando sotto i piedi del discepolo, una voragine profonda e buia. Hidan rimase sospeso in aria, confuso e infuriato. Le cose gli andavano storte e per di più il suo avversario non era un pivello, se non fosse che stava per essere sconfitto e messo fuori gioco, probabilmente si sarebbe messo a ridere per il dolore atroce che gli sarebbe toccato di li a poco: tutto il sangue, le budella fuori, parti del corpo ovunque. Se Kakuzu non si fosse trovato in difficoltà proprio grazie al suo rito non andato a buon fine, non si sarebbe affatto preoccupato di tutto ciò.
Ma era evidente: era nella merda.
-E questo cosa cazzo sarebbe? Quando diavolo l'hai preparato?- ringhiò
Shikamaru rispose calmo - E' solo una cosetta che ho preparato un po' di tempo fa...-
Era quello il suo obbiettivo.
Fin dall'inizio, Shikamaru desiderava portare Hidan in quel luogo, così simbolico per lui.
Hidan lo capì in quel preciso momento, mentre il moro si chinò nuovamente per raccogliere da terra un oggetto metallico rettangolare.
"Questo bastardo... non stava solo cercando di fare l'eroe dividendomi da Kakuzu... voleva portarmi qui? Se le cose stanno così, anche questo faceva parte del suo piano!"
Shikamaru aprì l'oggetto, ovvero un accendino. Per la precisione quello di Asuma e si portò alla bocca una sigaretta, di quelle che fumava il suo maestro. Una sigaretta contenuta nel pacco che Asuma-sensei non era riuscito a consumare. Sia per la decisone di smettere, sia per la morte, giunta a strapparlo ai suoi cari troppo presto, per colpa del desiderio di sangue e denaro che aveva spinto i due ninja traditori a recarsi nei pressi di Konoha.
-La tua maledizione ha ucciso il mio maestro, non sperare di non pagare per ciò che hai fatto.- Shikamaru odiava il sapore acre del fumo che gli penetrava nella gola, intossicandogli i polmoni, ma portando la sigaretta alla bocca, sentiva accanto a se la presenza del suo maestro, forse l'unico che avesse seriamente creduto nelle sue capacità, senza considerarlo un buono a nulla, pigro e nulla facente.

-Shikamaru. - l'aveva chiamato per nome, quasi sospirando -Tu sei intelligente, e sei portato... per fare il ninja. Un giorno, potresti anche... divenire Hokage, anche se immagino che uno pigro come te... cough... non ne avrebbe proprio voglia....-
Credeva in lui. Il Sarutobi ne aveva capito la natura, andando oltre il suo essere pigro e svogliato

Shikamaru, come Ino e Choji, era quasi come un figlio. Tra loro si era instaurato un legame molto forte e solido, fatto di fiducia reciproca prima di tutto.
Non erano certo i ninja più forti o più dotati, ma i loro cuori erano legati saldamente l'uno all'altro e i loro spiriti una cosa sola. Nonostante le liti, nonostante le difficoltà, erano uniti. Il maestro era con loro, quando avevano bisogno di sostegno e loro erano accanto a lui, quando attraversava momenti difficili: come una famiglia.
La loro sofferenza più grande era dovuta al fatto di aver assistito allo spegnersi della sua vita impotenti, senza poter fare nulla, se non annuire alle sue ultime volontà, piangendo calde lacrime ripensando ai momenti felici passati insieme.
Osservando il fumo della sua ultima sigaretta toccare il cielo, come il suo spirito, libero dal dolore.

-Questa fossa sarà la tua tomba.- disse il moro.
Hidan sentì una strana paura pervaderlo, ma questa non gli impedì certo di ribattere a suo modo -Eheheh... - rise guardando Shikamaru con scherno -Io non morirò mai. Anche se mi farai a pezzi e mi lascerai soltanto la testa, in qualche modo riuscirò a scappare. Dopo ti troverò e ti squarcerò la gola a morsi.-
-Questa foresta è stata affidata alla mia famiglia. Solo il mio clan ha il permesso di entrarci. Non viene mai nessun altro.-
In quel momento, mentre Shikamaru parlava, Hidan vide chiaramente alle sue spalle l'uomo che aveva ucciso.
Asuma posò la mano sulla spalla del suo allievo e lo incoraggiò a portare a termine il lavoro -Sei stato bravo, Shikamaru.- gli disse. Hidan non lo sentì, ma poté leggere le parole sulle labbra dell'uomo.
Shikamaru sorrise e sollevò la sigaretta. L'ultima del pacco.
"Ti affido la volontà del fuoco...." Asuma scomparve lasciando all'allievo l'ultimo messaggio.
"Addio... Maestro..." Pensò il moro lasciando andare la sigaretta, accogliendo quel messaggio come un nuovo anello che andava a rinforzare la catena del suo legame con Asuma.
La sigaretta volteggiò leggera nell'aria, toccò le carte bomba ed esplose con un boato assordante.

Il corpo di Hidan venne dilaniato e ciò che rimase, fu proprio la testa che cadde per metri e metri fino al fondo della buca che Shikamaru aveva preparato per lui.
Il ninja traditore provò ancora paura e la sua fede vacillò.
Tutto quello per il quale aveva lottato, si presentava come una mera illusione.
Lui non combatteva per i soldi, ma per diffondere il Jashinismo. La sua era una guerra santa in piena regola, ma aveva fallito su tutti i fronti, ancora prima di poter effettivamente fare qualcosa per il suo Jashin.
La sua fede in lui era così debole?
"No..." si disse mentalmente. Lui aveva fatto del suo meglio e Jashin lo sapeva. Non avrebbe lasciato il suo discepolo proprio nel momento del bisogno.
-Jashin-sama ti punirà per questo!- urlò -Quando si prenderà la sua vendetta soffrirai come un cane!!-
In superficie Shikamaru udì appena le parole dell'altro -Le tue stronzate non mi fanno paura. Crediamo in cose completamente diverse io te. - lo guardò con aria di compatimento. -Io credo nella volontà del fuoco, e tu in questo Jashin-sama. Sei patetico. L'unico che si prenderà la sua vendetta, sono io.- Shikamaru lanciò il suo kunai al quale era legata una carta bomba.
La lama colpì le pareti della buca, che crollarono sopra Hidan.
Ma nonostante tutto. Nonostante quel piccolo attimo d’infedeltà che aveva attraversato, Hidan usò le ultime forze per riconsolidare il suo legame spirituale con Jashin. Il suo Dio l'avrebbe aiutato a portare a termine la sua vendetta, come lui si era sempre prodigato di seguirlo e adorarlo.



Le rocce franarono sul suo volto, mettendolo a tacere, forse per sempre.

Calò il silenzio. Shikamaru rimase fermo davanti alla buca.
Il legame che univa lui e Asuma aveva avuto ragione su quello tra Hidan e Jashin.

La volontà del fuoco aveva trionfato.





Fine.

Et voilà!!! Spero ch la fic vi sia piaciuta ^^
   
 
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