Io
e Sakura eravamo seduti in posti vicini sull'autobus, era una
giornata fredda e piovosa, il cielo era color argento e la pioggia si
infrangeva con un rumore cristallino su ogni cosa che trovasse. Avevo
la testa appoggiata contro il finestrino e guardavo la strada dritta
e regolare che portava a scuola. Sakura al mio fianco ascoltava le
cuffie ad un volume talmente alto che era possibile riconoscere le
parole della canzone che stava ascoltando.
Avevo la bocca
impastata, dal pomeriggio precedente non avevo quasi parlato, ero
chiuso in una sorta di mutismo malinconico e solitario generato dallo
shock.
Era un incesto.
La
mia mente non pensava
altro che a quello. Ne avevo sentito parlare raramente nella mia
vita, di incesti, ed erano tutti fatti di cronaca nera. Padri che
violentavano le figlie, per l'esattezza. Ma mai, mai avevo visto la
cosa in chiave anche vagamente romantica. La cosa che mi faceva
più
male era che non avrei mai potuto mettermi in confronto con
Itachi.
Itachi era il fratello di Sasuke, e se davvero avevano una
relazione, Sasuke aveva sicuramente fatto numerosi sacrifici per
loro. Come potevo anche solo sperare di poter diventare qualcosa per
il professore?
Ora diventavano più chiari e definiti tutti i motivi che avevano spinto Sasuke al non richiamarmi. Lui aveva già una persona speciale, Itachi era in Cina, Sasuke aveva avuto un momento di debolezza ed era venuto a letto con me.
Ecco
cos'ero: La
scopata consolatoria.
Ma io non potevo di certo giudicare Sasuke
per questo: io avevo fatto esattamente la stessa cosa. Non andavo
spesso al Phoenix, ci andavo solo quando avevo un senso di tristezza
tanto forte da dover essere dissolto con l'alcol.
Ma Sasuke...
Sasuke non era stata la scopata consolatoria. Mi ero innamorato di
Sasuke, senza quasi accorgermene mi ero ritrovato cotto di
lui.
Nonostante l'odiassi, lo amavo. E questo sentimento era il
più difficile da descrivere e da provare che ci fosse.
Avrei
dovuto rassegnarmi e custodire il ricordo di quella notte:
probabilmente non si sarebbe più ripetuta. Io e Sasuke
avremmo avuto
un rapporto normale.
Alunno e insegnante. Avrei dovuto
accontentarmi di quello perchè non potevo avere di
più.
L'autobus
si fermò davanti alla scuola e scendemmo. Sakura rimase al
mio
fianco, spense l'ipod e mi fissò preoccupata
«C'è qualcosa che non
va?» Non risposi. C'era qualcosa che andava? Questa era la
domanda
giusta.
«E' tutto apposto» Dissi freddamente, allungando il passo e superandola: non avevo voglia di spiegarle, non avevo voglia di gettare fuori quello che si era aggrovigliato dentro di me. Solo il tempo poteva sciogliere la trama di dolore e preoccupazioni che mi si era formata sullo stomaco. Dannazione a me, pensai.
Andai in bagno, tirai fuori l'orario scolastico e controllai cosa avevamo alla prima ora: fantastico, ringhiai, e aprii il rubinetto dell'acqua, bevendone un po'.
Letteratura Giapponese non l'avevo mai saltata, forse potevo rimanere chiuso in bagno e apparire magicamente a Lingue Occidentali.
Mi appoggiai contro la parete ricoperta da mattonelle fresche e chiusi gli occhi, ascoltai il fruscio della pioggia e strinsi forte le palpebre.
Essere
innamorati è così doloroso.
La campana che comunicava l'inizio dell'ora suonò,
incominciai a
battere il piede sul pavimento, poi mi guardai attentamente le
scarpe, poi passai alle macchioline d'acqua rimaste sopra gli
specchi.
Poi decisi che sarebbe stato meglio entrare in classe e
sorbirmi l'Uchiha che starmene in bagno a fare il cretino. Andai a
passo spedito, gettai un occhiata all'orologio: dieci minuti di
ritardo, forse riuscivo ancora ad entrare. Aprii la porta, Sasuke mi
guardò con un ghigno, intenzionato a lanciarmi una
frecciatina
velenosa, ma la sua espressione mutò in preoccupata e rimase
zitto
«Per questa volta ti lascio entrare» Disse.
«Grazie.» La voce mi tremava, la gola mi faceva improvvisamente male e avevo una dannata voglia di piangere. Non scesi la gradinata, non raggiunsi Sakura, rimasi sul gradino più alto e mi misi nel banco in fondo, vicino alla parete. Appoggiai la cartella sul banco vuoto affianco a me e affondai la testa tra le braccia, sdraiandomi quasi completamente sul banco.
Socchiusi
gli occhi, che si riempirono di lacrime, mentre Sasuke incominciava a
spiegare l'argomento della giornata. Mi sentivo così
tremendamente
stupido.
Non ne valeva la pena, non valeva la pena stare così
male, dovevo rimettermi in forze, dovevo riprendermi. Forse stavo
così perchè era una ferita ancora aperta,
probabilmente – come
già troppe volte quella mattina mi ero ripetuto –
avevo solo
bisogno di tempo.
Tirai forte su col naso, quando Mizuhana, la
ragazza davanti a me si girò e mi chiese con fare gentile
«Va tutto
bene?».
«Girati, ti prego, girati» La supplicai, ci mancava solo un bel discorso davanti a tutti. Perchè quando una persona aveva un crollo emotivo doveva sempre esserci la scassa palle che cercava di fare la consolatrice, con il solo obiettivo di attirare l'attenzione?!
«Naruto, tranquillo vedrai che-»
«Girati
e segui la
lezione.» Mizuhana sospirò «Vuoi un
fazzoletto?»
«Sì,
grazie.» Me lo porse e mi soffiai il naso.
Mizuhana continuò a guardarmi compassionevole e poi si voltò. Mi buttai di peso sul banco quando...
«Professore, credo che Naruto abbia bisogno di andarsi a sciacquare la faccia» Merda.
«Dio
proprio non capisci quando è il caso di farsi i cazzi
propri?!»
Sbottai, non avevo il coraggio di alzare lo sguardo, non avevo il
coraggio di guardare in faccia Sasuke.
Era
meglio se me la saltavo la prima ora.
«Credo che Naruto conosca i suoi bisogni» Rispose
Sasuke.
Sbarrai gli occhi e fissai stupefatto il tavolo: mi stava difendendo?
«E credo che dovrebbe esprimersi con un linguaggio
più consono ad
un aula universitaria.»
«Proprio tu-» parli di cose consono ad un aula universitaria? Tu che ieri pomiciavi qui con tuo fratello? Mi morsi la lingua e chinai la testa.
Non
c'erano parole che
potessi dire. Parole che avrei potuto dire, parole che avrei dovuto
dire. Avrei dovuto dimenticarmi di lui nello stesso modo in cui lui
si era dimenticato di me.
L'ora trascorse velocemente ed io mi
chiusi nel mio silenzio. Cos'altro avrei dovuto fare?
«Cos'hai?» mi chiese Sakura durante la pausa pranzo. Diedi un morso al mio sandwich e masticai molte volte prima di ingoiare e rispondere.
«Sto
per dirti qualcosa al limite dell'assurdo»
«Tranquillo, sono
abituata»
«Ieri mi sono addormentato sulla terrazza, ecco perchè non rispondevo.» Feci un respiro profondo «Quando mi sono svegliato ormai tutte le lezioni erano finite, così sono tornato in classe per prendere le mie cose.»
«Sasuke
ti ha detto
qualcosa?» Chiese prendendomi la mano.
«Non sono entrato.» Feci
una pausa «Stava baciando un ragazzo.»
«E' normale che tu sia
geloso, è una delle poche persone entrate in
intimità con te, ma
non puoi di certo pretendere che non abbia nessun altro-»
«Era
sua fratello. Era
Itachi. Ha una relazione incestuosa
con il ragazzo con
cui sono andato a letto l'altro ieri.» Tremai, Sakura
spalancò gli
occhi, scioccata quasi quanto me il giorno prima, aprì la
bocca e
respirò profondamente due volte prima di parlare.
«Mi dispiace
tanto...»
«Non posso reggere a confronto.» Ringhiai.
«Sicuro
stiano insieme?»
«Si stavano baciando, e non era un amichevole
bacio a stampo. E' qualcosa con cui non posso competere.»
Sakura rimase zitta, mi abbracciò e io liberai tutte le lacrime che mi vergognavo di fare uscire. Senza paura di essere giudicato, perchè Sakura mi avrebbe sempre capito.
- - -
Passarono
quasi due
settimane dal bacio dei due Uchiha e il dolore che mi portavo dietro
– all'inizio pensante e insopportabile – era
diventato una vaga
presenza.
Tante cose dal quel giorno erano cambiate: prima di
tutto, ero diventato uno studente modello anche con l'Uchiha, non lo
interrompevo, non commentavo, non facevo assolutamente niente.
Seguivo la lezione, studiavo e prendevo voti che mi assicurassero la
promozione: un normalissimo rapporto studente-insegnante.
Per
seconda cosa, Sakura si era trovato un ragazzo. La cosa non mi
riguardava direttamente ne mi interessava, almeno fin quando mi ero
accorto di essere ancora più solo: passavano giorni senza
che io e
Sakura ci parlassimo, anche a scuola, Sakura si metteva sempre al
primo banco con la sua dolce metà, posto che evitavo come la
peste.
E, terza cosa, continuavo ad avere uno strano
presentimento. Come se da un momento all'altro stesse per succedere
qualcosa.
Tutte e tre le cose, in un modo o nell'altro, riuscivano
solo a rendermi isterico e irascibile. Entrambe cose poco positive
per chi tenta di costruirsi uno straccio di vita sociale.
Di
solito, in momenti come questi, niente come il Phoenix sapeva
consolarmi: lui era sempre lì quando ne avevo bisogno, ma
non ci
stavo più andando. Ero terrorizzato dallo scoprire che la
mia nuova
fiamma fosse il padre dell'Uchiha, o il cugino, o qualcos'altro.
Si
poteva dire benissimo che facevo casa e scuola, affogavo la
solitudine nella scuola e l'isterismo in chat.
Così mi ero
ritrovato a vagare per i corridoi, quando all'improvviso sbattei la
spalla contro qualcuno, mi girai per scusarmi e rimasi per qualche
secondo a bocca aperta. Itachi e Sasuke.
«Naruto?»
Chiese il
maggiore.
«Sì. Itachi, vero?» Finsi di non
ricordare molto bene
nemmeno io. Sasuke inarcò il sopracciglio.
«Vi conoscete?»
Chiese incuriosito. Rimasi zitto aspettando che fosse Itachi a
parlare.
«Sì, ci siamo conosciuti un mesetto fa,
più o meno.
Come va?»
«Potrebbe andare meglio» Risposi «E
tu?»
«Non c'è male.» Sorrisi «Ora devo andare»
«Ok» Disse Itachi «Dopo passa al bar, ci incontriamo lì» Non risposi, i due si erano già rimessi a camminare e la mia testa si era di nuovo messa in stand-by.
Perchè Itachi mi aveva dato appuntamento al bar della scuola? Cosa doveva dirmi?
Angolo dell'Autrice
Incomincio a delirare, a perdere la voglia di scrivere e bla bla. E si vede, peggioro in ogni capitolo ;_;.
Oggi per questioni di tempo non risponderò ai commenti, ma prometto di farlo la prossima volta *_*.
Grazie a tutti<3.