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Autore: Celtica    01/03/2016    12 recensioni
E se fossero davvero fuggiti insieme?
Oscar ha disonorato la sua famiglia, suo padre la vuole morta, ma André vuole scappare con lei.
Dal primo capitolo:
Parigi era lì, davanti a loro, e nonostante lui avesse appena chinato il capo per dirle di sì, per risponderle che l’aveva vista, continuava a guardare la donna, ignorando la città.
Aveva le due cose più belle del mondo davanti, e occhi solo per lei.
Non riusciva a smettere di pensare che presto l’avrebbe vista morta.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Rieccomi!

Torno dopo un po’ di tempo, ma non ho mai avuto intenzione di abbandonare questa storia.

Comincia da qui, infatti, la prima parte, che vedrà comparire anche qualche

vecchia conoscenza.

I primi tre capitoli erano da considerarsi un Prologo.

Adesso, invece, questo sembrerà un po’ di passaggio, ma serve. Serve.

n

PRIMA PARTE

C

apitolo IV


Stava gridando.
E si dimenava, come in preda alla pazzia.
Ma cosa stava accadendo?
Oscar colpì con i pugni la schiena di André, si dibatté, avendo davanti agli occhi solo il bosco in cui si erano incontrati. Si pentì di essersi fermata, di essere scesa da cavallo, di averlo ascoltato.
Sarebbe dovuta fuggire.

«Lasciami, André!» gridò ancora, mentre i capelli scendevano a coprirle il viso. «Lasciami subito!»

Vide la coscia del baio e la sua coda nera che frustava l’aria, finché André non la fece montare in sella. Cosa pensava? Che avrebbe viaggiato con lui?

«Sei impazzito, André?! Cosa vorresti fare? Vuoi fuggire, forse? Pensi sia questa la soluzione?» Oscar sembrò calmarsi di colpo, abbassò gli occhi sul garrese. «Non è questo il modo, André. Io devo tornare.»

Le mani di André erano ancora vicinissime alla sua vita, come se avesse voluto impedirle di cadere; il pugno raggiunse il copertino, e Oscar notò i calli lasciati dalla scherma.

«Magari non sarà l’idea giusta, ma è l’unica che mi è venuta» mormorò André, e lei si ritrovò a guardarlo. «Non ti lascerò tornare indietro.»

«E dove vorresti andare? Me lo dici, André? Cosa ti aspetti che succeda se non torno? C’è una condanna sulla mia testa!»

Oscar si sentì pronta a colpirlo per fuggire, o forse, pensò, solo per sfogare tutta la rabbia che l’opprimeva. Perché lei desiderava vivere, e non era giusto, non era giusto che André glielo imponesse.
Aveva dato la sua parola.
Era logico che avrebbe preferito non tornare a casa, ma cosa poteva fare? André era uno sciocco a non capire.

«Per questo voglio portarti via!» gridò André sul suo viso. «Per questo, Oscar…»

«È tutto inutile, André. Mi cercheranno.»

Fu allora che la mano di André cercò la sua. La strinse, come era successo tante volte quando lei ne aveva avuto più bisogno.

«Andremo lontano.»

Oscar lasciò che André mantenesse quel contatto. Era strano il modo in cui si sentiva, strano e sbagliato.
Perché, dopo tanto tempo, Oscar era felice.


Era ormai giunta la sera.
Il Generale Jarjayes spostò lo sguardo dalla finestra alla statua dell’aquila, che lo fissava dall’alto della volta decorata. Non poteva credere a quanto aveva sentito.
I soldati della Guardia erano stati liberati. Perché Oscar non era ancora tornata?

Voleva darle la notizia.

Era il momento, il momento della grazia della Regina, della grazia di un padre verso il disonore del figlio. E non ci sarebbe stato momento più bello per perdonare Oscar.

Si era giocata la vita, ed era riuscita a non perderla per una gentile intromissione del fato.

Pose il braccio dietro la schiena mentre si tirava dritto, pronto a chiamare un suo servitore. Avanzò di qualche passo sul pavimento a scacchi e si sentì come una pedina: Oscar lo aveva usato.
Oscar gli aveva mentito.
O forse… Forse era successo qualcosa. Ma lui non poteva saperlo.

«Informa Sua Maestà la Regina: mio figlio Oscar è scomparso.»

«Signore?» Il servitore lo guardò di traverso, come se non credesse a quanto stava dicendo.
«Va’, adesso. E non tornare senza un messaggio!»

Pensò a tutte le possibili risposte, a ogni eventualità, ma l’unica cosa certa era quella: Oscar non era tornata.




Erano insieme sullo stesso cavallo.

Per André era ancora incredibile, come se Oscar fosse cambiata di colpo, lasciandolo salire dietro di lei. Non si era fidato a farle cavalcare il suo; conoscendola, sarebbe potuta fuggire, tornando alla casa che, ora, André odiava.
C’era ancora sua nonna là. E il Generale, e i servi con cui era cresciuto.

Ma non era più casa sua.

Era stato il Generale a spingerlo a fuggire, il giorno in cui l’aveva nominato l’attendente di Oscar.
Il giorno in cui l’aveva accolto a palazzo, affiancandolo a lei… Donandogli una spada affinché si allenasse con suo figlio.
E per un po’ André l’aveva davvero considerata un maschio. Per anni i suoi sentimenti per lei erano stati affetto e amicizia, com’era giusto che fosse tra due bambini.

Oscar, rigida e ferma fino a un momento prima, si sistemò meglio sulla sella. E André ricordò la notte che aveva sentito il suo corpo sotto il suo, immobile e tremante, come lui non avrebbe mai voluto che fosse.

Si chiese se anche lei ci stesse pensando.

Non parlavano, non avevano detto una parola dopo che anche André era montato in sella. Dopo che aveva accerchiato i suoi fianchi con le braccia, per poter raggiungere le redini e guidare il cavallo.

Non poteva vederla in viso, ma la immaginava rossa di vergogna, o magari, magari no… Magari era pallida come la luna che era rimasta a osservarli nel cielo azzurro, mentre il sole calava. E presto, molto presto, così come Oscar sarebbe stata l’unica luce per André, la luna avrebbe guardato quei luoghi dall’alto, illuminandoli con i suoi raggi.

«André…» sussurrò lei.

Gli occhi di André si posarono sui suoi capelli biondi, che coprivano la casacca blu. Tirò le redini per fermare il cavallo, e sentì tutta la tensione di quella giornata salirgli in gola.
Parlò, cercando di non darla a vedere.

«Sì, Oscar?»

Vide il profilo deciso di lei mentre si voltava, e fu quando incontrò i suoi occhi che intuì tutti i pensieri che si portava dentro. Temette, temette per ciò che gli avrebbe detto, e il cuore mancò un battito quando udì la sua risposta.

«Grazie.»



Non importava a nessuno.

Maria Antonietta, Regina di Francia, lo aveva anche gridato, ma non c’era stato qualcuno a smentirla. Della morte di Louis Joseph sembrava importare a lei soltanto.

Si rigirò nel letto, nella sua stanza, lanciò un’occhiata alla balaustra in legno dorato, che doveva separare il suo spazio privato da quello pubblico, e tornò a fissare l’alcova con i suoi broccati ricamati d’oro, capendo che nemmeno allora sarebbe riuscita a dormire.

Ormai ogni giorno rivedeva lui.

Lo aveva vegliato tutta la notte, ma non le era stato concesso di partecipare ai suoi funerali, a Saint Denis. Aveva implorato, aveva pianto, ma il delfino era partito da solo.

Il popolo, il popolo che avrebbe dovuto piangerlo, era troppo occupato a organizzarsi, a sparlare di lei, a trasformare i suoi Stati Generali in Assemblea Costituente.

Si erano presi suo figlio, cosa volevano ancora?

Dio l’aveva incoronata Regina di Francia. E loro avrebbero dovuto amarla.
Invece, invece quel giorno le erano arrivate voci, voci orrende sul suo conto. Non comprendevano il suo dolore, non riuscivano a condividere la morte di suo figlio.

L’aveva detto, era vero. Aveva gridato di voler fare il bagno nel loro sangue, ma quale madre non lo avrebbe fatto, al suo posto?

Quale madre, dopo aver perso un principe, sarebbe rimasta in silenzio?
Invece il popolo, il suo popolo, quel silenzio lo aveva donato a lei, quando i tre Stati si erano riuniti a Versailles.

Tirò sopra la testa le lenzuola di seta, decorate con le rose, e risentì nella testa le grida di quel giorno, quel maledetto giorno, un mese esatto prima che Louis Joseph morisse.

«Viva il Duca d’Orleans
Era stato durante la parata, mentre il delfino di Francia seguiva da una finestra. Come si era sentita, lei… Come si era sentita delusa. Ferita.

Suo figlio era morto e non importava a nessuno, come non gli era importato che fosse l’erede al trono.

C’erano grida fuori dalla porta, e Maria Antonietta venne distratta dalle voci.
«Glielo direte domattina! Sua Maestà sta riposando!»
«Non può aspettare! Il Generale Jarjayes dice che è urgente!»
«Non potete! Fermatevi! Non potete entrare!»

La porta si aprì e la contessa di Noailles varcò la soglia, sola. Maria Antonietta si tirò a sedere sul letto e ascoltò quanto aveva da dire.

«Maestà, perdonatemi… È arrivato or ora un messaggero da Palazzo Jarjayes.»

«Ditemi, è forse capitato qualcosa a madamigella Oscar? Non fatemi stare in pensiero! Parlate, contessa!»

Madame de Noailles abbassò gli occhi all’altezza della balaustra, e sembrò non osare avvicinarsi. La Regina si chiese se fosse capitato qualcosa a Oscar.

No, non lei. Non l’unica persona che Louis Joseph aveva apprezzato, che aveva quasi amato. Non la persona che era corsa da lei sentendo suonare le campane di Notre Dame.

«Maestà, madamigella Oscar non si trova. Sembra che sia fuggita al sentore di una condanna, sembra che il vostro perdono non sia giunto in tempo…»

Maria Antonietta sentì i capelli scivolarle sul petto, mentre stringeva forte le lenzuola.

«No…»

«È così, Maestà.»

«Non può essere vero. Da dove arriva la fonte? Non posso credere che madamigella Oscar si sia macchiata di un simile tradimento!»

La contessa di Noailles la guardò negli occhi, stavolta. E sembrò solo dare conferma a ciò che aveva detto.
«È stato il Generale Jarjayes in persona a mandare un messo, Vostra Maestà.»
La Regina fece un gesto con la mano.
«Lasciatemi ora, ne discuteremo domattina.»

Fu quando la contessa de Noailles fu uscita che si lasciò cadere sui cuscini. I broccati che aveva intorno, i dipinti dei più grandi maestri, furono i soli testimoni delle sue parole.

«Madamigella Oscar… Non sapete il dolore che mi state dando.»



Non avevano conio.
Era ormai notte, Oscar pensò che fosse giunta l’ora di accamparsi, ma André tenne al passo il baio, mentre il suo cavallo bianco li seguiva dappresso, legato dietro di loro.

Non avevano livre.
E le era venuto in mente solo ora… Forse che André avesse qualcosa con sé? Oscar sapeva che quelle poche monete che teneva in tasca non sarebbero bastate, né per avere cibo, i cui prezzi erano diventati esorbitanti, né per un letto.

«Sarà il caso di fermarci» esordì André.

Era strano restare in silenzio con lui. Non ricordava di aver mai passato tanti momenti muti, eppure carichi di tensione. Perché André era vicino alla sua schiena, e ogni movimento dell’animale corrispondeva a uno sfiorarsi.
Non era più come quella sera lontana, di cui Oscar si era già pentita.

Ora quasi desiderava essere con lui, sullo stesso cavallo.

«Sì, André. Lo penso anch’io.»

Si sarebbero sistemati vicini? Oscar si chiese quanto lui l’avrebbe tenuta sotto sorveglianza: in fondo, temeva ancora che potesse fuggire.
Altrimenti perché non lasciarle la sua cavalcatura?

Forse anche lui sente quello che provo…

C’era ancora quella notte, e dopo sarebbero giunti i problemi. Di questo Oscar era certa.
Perché il Generale si sarebbe accorto del suo ennesimo tradimento, della sua fuga, della liberazione dei suoi uomini. E l’avrebbe cercata.

Anche in capo al mondo.

Ma come avrebbero fatto a sopravvivere? Come avrebbero fatto, senza denaro, e con le divise dei soldati di Parigi? Non avrebbero trovato nessuno disposto ad aiutarli, non dopo gli ultimi avvenimenti.
Non dopo la giornata delle tegole di Grenoble, non dopo l’inverno gelido e lo scarso raccolto che avevano fatto salire i prezzi alle stelle.

Mentre smontava da cavallo, Oscar si chiese se qualcuno sarebbe riuscito a prenderli. André aveva promesso di non permetterlo, aveva promesso di non permettere a nessuno di ucciderla.

Oscar pregò, pregò per quella notte che li avrebbe tenuti vicini, spingendola a ricordare quella famosa sera, e pregò per suo padre, affinché la perdonasse.


In tempi diversi avrebbe passato quella notte a giocare.
Sarebbe rimasta in compagnia della contessa di Polignac, a cercare di dimenticare. Come aveva tentato di allontanare dalla mente la finta gravidanza, il fatto di non riuscire a dare un erede al trono di Francia.

Ma da quando si era allontanata dal mondo, da quando i suoi pensieri avevano accarezzato l’idea di ricreare un piccolo villaggio accanto al Petit Trianon, Maria Antonietta continuava a immaginare il futuro che avrebbe potuto avere il delfino in quelle dodici casette, ispirate a un quadro di Robert.
Le Hameau, la semplicità che avrebbero potuto vivere, la stessa che aveva creato tanto scandalo e dicerie sul suo conto.

Ennesima notte insonne.

La Regina si allontanò dal ricordo del figlio e pensò a Oscar.
Al giorno in cui si era schierata dalla sua parte, al giorno in cui si era sentita costretta a intervenire per placare un duello e proteggerla.

Dov’era andata ora? Perché era fuggita?
Non immaginava, forse, che la sua Regina l’avrebbe protetta ancora?

Maria Antonietta serrò gli occhi più forte che poté: l’indomani avrebbe preso una decisione. Non avrebbe permesso la fine della loro amicizia.

Qualcuno doveva riportarla indietro.


André si chiese quanti turbamenti avrebbe portato la loro fuga.
Ci sarebbero state chiacchiere, a Versailles.
Sua nonna sarebbe stata interrogata a fondo dal Generale, magari anche convocata a Corte. La immaginava tremante, con le lacrime agli occhi, mentre rispondeva in modo vago. André era sicuro che con la mente sarebbe corsa a lui.

Oscar trasse un profondo sospiro.
Era sdraiata al suo fianco, gli occhi aperti contro le stelle. Poteva quasi vederne il riflesso…

Avrebbe tentato ancora di fuggire?

Oscar si sorreggeva la testa con le braccia, ma era molto che non parlava. André pensò che avrebbe dato qualsiasi cosa per sentire la sua voce.
Per sentirsi dire che aveva fatto bene, che lei si sentiva al sicuro, per udire un altro “grazie”.

«André…»

Lui sollevò mezzo busto per guardarla.

«Sì, Oscar?»

Vide la rugiada risplendere al chiarore della luna, vicino al suo viso. Sembrava circondata da tanti piccoli diamanti, solo che nessuno sfarzo di Versailles avrebbe potuto competere con quell’immagine.
Che i nobili si tenessero i loro gioielli. A lui bastava Oscar.

«Non temi che possa fuggire?»
André si chiese se Oscar lo avrebbe fatto, se sarebbe fuggita.

“Ho giurato di tornare, André! Io ho giurato!”

«A dirti la verità, Oscar: sì, lo temo. Ma so che non lo farai.»

Lei si voltò verso il suo viso e sembrò sorridere. Forse, pensò André, si stava chiedendo da dove gli venisse quella certezza. Tirò fuori la sua espressione più beffarda, quella che usava quando era sicura di sé, quando voleva dimostrare di non essere per niente intimorita.
Lo guardò in segno di sfida.

«Perché non dovrei provare?»

Era bella.
Gli ricordava i bei momenti passati insieme, le avventure che lo avevano spinto a desiderare di proteggerla, sempre. Come il giorno in cui Oscar aveva atteso Girodel lungo la strada, recando una grave offesa al Re. Appostata all’ombra di un albero, le braccia incrociate e l’espressione sicura, lo aveva provocato mentre tutta la Corte di Versailles li attendeva per il duello.

Era stato André a capire i tormenti che aveva dentro. Era stato André a spingerla a prendere una decisione.

Ma ora non poteva permettere che decidesse Oscar.
Sapeva che sarebbe tornata di corsa da suo padre, lasciandosi portare via la vita senza reagire.
Doveva, doveva impedirglielo.

«È molto semplice, Oscar» disse, imitando l’espressione sarcastica di lei. Aveva un desiderio immenso di avvicinarla. «Se ci provi e fallisci, non potrai più fuggire.»

Oscar si sollevò, mettendosi a sedere. Tornò seria e lo guardò di sbieco.
«Cosa intendi, André?»

In quel momento uscì un venticello a scompigliarle i capelli, e André si pose una mano sulla fronte mentre rispondeva. Cercò di non perdere l’ironia.

«Se lo fai ti lego.»

La casacca di Oscar sussultò mentre scoppiavano entrambi a ridere.


Note dell’autrice:

Mi scuso di nuovo per il ritardo. Ho avuto dei problemi e la storia è passata in quarto piano.
So che questo capitolo vi sembrerà un po’ noioso, ma prometto di impegnarmi a migliorare. Da qui in poi la storia si allarga, entrano in scena altri personaggi e, spero, prossimamente dovrebbe esserci un po’ d’azione.
Cavalli al galoppo!
Grazie per avermi aspettata!

Celtica

P.S.: non ho messo note, ma non significa che le cose scritte siano inventate (parlo dei pensieri della Regina, dei fatti appena accennati a cui fa riferimento Oscar, ah e della depressione! La depressione che ha colpito Maria Antonietta. Non credo che mi vedrete inserire date, non credo. Ma non significa niente. I numeri non fanno la storia).

   
 
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