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Autore: FatSalad    01/03/2016    2 recensioni
Giulia ha 17 anni ed è in tutto e per tutto ciò che si potrebbe definire “normale”. Tutto tranne la sua eccessiva timidezza, che le impedisce di farsi molte amicizie tra i coetanei, anche se dentro di sé sente il desiderio di essere apprezzata e amata per quello che è.
Grazie a Spartaco, suo fratello, che ha tante qualità da sembrare la reincarnazione di un qualche eroe dei fumetti ed è tutto ciò che si potrebbe definire “extra-ordinario”, Giulia farà la conoscenza di Nathan.
Giulia e Nathan si parlano regolarmente ormai da diverso tempo. Scherzano, flirtano, si confidano... ma sempre tramite sms. Come mai lui la evita sempre quando si incrociano faccia a faccia nei corridoi del liceo? Prima o poi il mistero dovrà venire a galla, perché Giulia da quel ragazzo dall'aria malinconica e sfuggente è sempre stata inspiegabilmente attratta.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dall'altra parte dello schermo'
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Capitolo 13 – Ex

 

«NO! Nathan no!»

Giulia fu raggelata a quelle parole, fu Emma la prima a parlare.

«Cazzo, è caduta anche lei al fascino del bel tenebroso...»

“Bel tenebroso”? Chi, Nathan?

«Giulietta... sei sicura? Nathan è un ragazzo... complicato» disse Marta sinceramente preoccupata.

«Nathan è uno di quelli che non si avvicinava mai a Selene, sembrava avesse paura a stare con una ragazza»

No, ok, forse non parlavano dello stesso ragazzo. Il Nathan che conosceva lei non aveva problemi relazionali di sorta.

«Forse ancora non hai visto il suo “lato oscuro”, ma quel ragazzo è un po' un Dr Jeckill e Mr Hyde»

«Un giorno lo vedi tutto sorridente, il leader della squadra, il mood maker...»

«...e il giorno dopo è tutto immusonito e non c'è verso di fargli spiegare perché»

Da come Emma e Marta si completavano le frasi a vicenda pareva che ci fossero state anche loro con Nathan.

Giulia era spiazzata.

«Giulia, voglio solo darti un consiglio. Nathan è carino, gentile, educato e tutto il resto, è ancora un buon amico, però... è vero quello che diceva Emma. Cioè, non è solo il fatto che non si avvicinasse fisicamente a me, è che non lo faceva neanche metaforicamente parlando. Con Nathan è facile parlare, ti mette a tuo agio, ma quando si tratta di parlare di sé diventa un muro. Non mi ha mai parlato della sua famiglia, delle sue ambizioni, dei suoi problemi. Era come se stessi uscendo con uno sconosciuto»

Quella che doveva essere un'uscita per rivelare la notizia di Spartaco e Lilla si trasformò in una serie di consigli e ammonimenti, un libretto di “istruzioni per l'uso” su come trattare con Nathan.

«Giulietta, davvero, pensaci bene» le disse di nuovo Selene prima di salutarsi, prendendola in disparte «perché Nathan sembra tranquillo, sereno e spensierato, ma in realtà è pieno di problemi. È difficile da gestire. Poi non chiama mai, non fa mai il primo passo... ti fa sentire abbandonata!»

Giulia era come sotto shock. Selene non era in alcun modo gelosa, ma solo preoccupata che lei rimanesse delusa da Nathan. In effetti alcune delle caratteristiche tornavano, rientravano nella descrizione del ragazzo.

Aveva un sacco di problemi? Lo credeva bene! Aveva una matrigna poco più grande di lui di cui era stato innamorato e che si era rivelata essere esattamente come le matrigne cattive delle fiabe. Un fratellino (che Nathan si rifiutava di chiamare fratellastro) a cui doveva badare anche se la madre stava in panciolle tutto il giorno e lui aveva una gamba fuori uso. Il padre assente, la madre deceduta, le aspettitive sul suo futuro, i sogni infranti, la necessità di crescere prima del tempo.

Eppure tutte queste cose Nathan gliele aveva già rivelate, poco a poco, certo, e non tutte in modo chiaro, esplicito ed esaustivo, ma non sarebbe stato facile per nessuno.

Il dubbio però che le amiche avessero ragione e che Nathan non fosse il “miglior partito” per lei, ormai le era nato, ma, dopo l'esperienza con Andrea, Giulia aveva deciso che si sarebbe fidata più del suo fiuto che di quello altrui, per cui decise di aspettare e fare solo un piccolo esperimento. Si disse: “Se mi chiama o si fa sentire, allora vuol dire che un po' è interessato a me, più di quanto non lo fosse a Selene”. Non riusciva neanche a dirlo ad alta voce, da quanto le sembrava assurdo che un ragazzo fosse interessato più all'insipida Giulia che alla divina Selene. Eppure era anche conscia del fatto che se un ragazzo non era interessato non avrebbe mai chiamato una ragazza e viceversa.

Passò un po' di tempo e Giuli a non potè che dare ragione a Selene. Nathan non l'aveva mai cercata, il tacito armistizio che avevano firmato su whatsapp andava avanti e nessuno dei due sembrava intenzionato a scrivere il primo messaggio. Era vero che lui si comportava in modo sempre gentile e, adesso sì, sembrava che gli piacesse fermarsi in mezzo ai corridoi della scuola per parlare con lei, anche a costo di bloccare i suoi immancabili compagni. Glieli aveva anche presentati, il biondino allampanato Luigi, quello dalla camminata buffa, e il sensazionale ballerino e, a quanto pareva, baciatore Marco. Con quest'ultimo provava un po' d'imbarazzo, conoscendo un certo tipo che frequentava, ma, come Nathan ci tenne a farle sapere, i due erano solo compagni di bevute di vecchia data, semplicemente perché erano vicini di casa e in realtà condividevano solo quella manciata di serate di svago in discoteca. Sembrava che Nathan ci tenesse a difendere il suo fedele compare, così, poco a poco, Giulia cercò di farselo andare a genio.

 

Era ormai Giugno quando Selene invitò Giulia al proprio compleanno.

Giulia ci mise un sacco di tempo prepararsi per la festa. Nonostante l'amica le avesse detto che sarebbe stata solo una “festicciola” a casa sua, ormai Giulia conosceva l'umile dimora di Selene e non voleva rimanerci fregata un'altra volta. Fu indecisa fino all'ultimo se fosse il caso di indossare gli shorts nuovi, ancora intonsi, con il cartellino attaccato, ma alla fine scelse dei jeggins, sentendosi a disagio con la pelle ancora lattea e le ginocchia storte esposte. Si impose però di indossare i tacchi alti e si impegnò tantissimo nella fase del make-up e alla fine si ritenne soddisfatta. La preparazione le portò via più tempo del presvisto e quando Giulia si presentò a casa della festeggiata le sue amiche erano già arrivate e il regalo, una borsa un po' seriosa che faceva proprio al caso di Selene, era stato impilato in un angolo con gli altri, in attesa di essere scartato.

«Ciao Selly, auguri!» le disse sorridendo e dandole un bacio.

«Grazie, Giulietta! Stai benissimo!» le rispose Selene e Giulia sapeva che era sincera, nonostante il suo abbigliamento avesse assolutamente più classe e, non ne dubitava, più valore. «C'è anche Nathan» aggiunse poi, solo a scopo informativo, quando ormai Giulia era in bilico sul “saremo sempre e solo amici” e il “sarà per sempre il mio primo amore non corrisposto”. In fondo entrambe potevano essere vere, perché il ragazzo continuava a piacerle e cominciava a pensare che avrebbero potuto diventare buoni amici. Forse.

Il cuore le fece uno strano verso nel petto, ma prima che Giulia potesse darsi una spiegazione le sue amiche vennero verso di lei per salutarla. Ricambiò i saluti e i complimenti, ma con la testa era da un'altra parte.

Appena entrata nella sala in cui la musica copriva e in parte si mescolava al vociare degli invitati, i suoi occhi avevano tentato di assorbire velocemente più dettagli possibili della stanza: il divano, lo stereo di ultima generazione che regnava da padrone, i bicchieri di plastica abbandonati un po' ovunque, vuoti o pieni che fossero. Ricordava quel salotto come una stanza enorme, ma con quella marea di invitati non sembrava più tanto grande. In un angolo c'era un crocchio di ragazzi concentrati sulla partita di biliardino in atto, altri si muovevano a ritmo di musica, ma solo quando gli occhi di Giulia ne incrociarono un altro paio posero fine alla loro corsa. Perché era evidente che anche quel paio di occhi stessero cercando un contatto con i suoi. Tutto intorno perse importanza, tranne il luccichio sorridente di due iridi chiare.

Nathan era seduto in una poltrana in un angolo della sala e Giulia si diresse subito in quella direzione, dopo aver salutato le amiche, che tornarono alla loro partita di “obbligo o verità”, di cui Giulia declinò gentilmente l'invito a partecipare. Appena si rese conto dello slancio con cui si stava gettando tra le braccia del ragazzo si riprese e si bloccò di colpo, ad un passo da lui. Lesse la stessa incertezza negli occhi di Nathan, ma poi, lentamente, il ragazzo si avvicinò per darle un bacio sulla guancia. Niente abbracci e niente strane carezze sulla nuca, stavolta, un singolo casto bacio avrebbe dovuto stabilire la distanza tra loro.

«Ciao» disse Giulia incapace di reggere a lungo lo sguardo di Nathan, tentando di moderare il sorriso ebete che le si era formato in viso.

«Ciao, mi chiedevo quando saresti arrivata»

Il sorriso di Nathan era troppo abbagliante, in contrasto con la sua carnagione olivastra, la stava deconcentrando. Giulia distolse lo sgardo per trovare un appiglio da qualche parte, qualcosa di sensato da dire.

«Allora... quando togli il tutore?» disse dopo aver notato l'assenza delle stampelle.

«Tra poco, ho appena iniziato fisioterapia»

Giulia annuì e cercò un posto per sedersi vicino a Nathan, perché la strana poltrona su cui era seduto lui era troppo stretta per mantenere una distanza decorosa.

«Tuo fratello non c'è?»

«Ha litigato con Lilla... di nuovo» rispose Giulia roteando gli occhi, mentre si sedeva.

La partenza era stata un po' difficoltosa, ma da lì in poi il cammino fu tutto in discesa. I due ragazzi passavano da un argomento all'altro con una facilità che per Giulia era più che insolita e sicuramente aiutata in parte dal drink che aveva preso. Come poteva Selene dire che Nathan si chiudeva quando si trattava di parlare di sé?

Con Nathan Giulia si sentiva libera di parlare di argomenti che di solito evitava anche con le sue amiche, a volte le sembrava che solo lui conoscesse alcuni aspetti della sua vita e forse aveva ragione. Le sue amiche non avevano mai incontrato Ale o Aldo, a stento erano a conoscenza dei suoi pomeriggi di studio al parco e del tempo che passava con i bambini. Con Nathan non si sentiva in imbarazzo a parlare del passato, di come non si era ambientata nel liceo classico pervaso di competizione frequentato al primo anno e di come avesse deciso di trasferirsi nell'istituto in cui andavano suo fratello e la sua amica d'infanzia. Con Nathan si sentiva giustificata a parlare del futuro, chiedere cosa pensava di fare lui e ammettere di non avere idee per se stessa.

«Avevo pensato di fare Scienze Motorie, ma ci ho ripensato e ora sono quasi sicuro di voler fare Ingegneria Informatica... o forse Meccanica... ma magari Architettura... ho detto “quasi sicuro”, no? Per te invece pensavo fosse facile»

«Perché?»

«Da come stai con i bambini ero certo che volessi fare la maestra»

«Beh... chissà» disse Giulia con un'alzata di spalle, ma rimuginando sull'ipotesi «ho ancora un anno per pensarci, giusto?»

«Giusto»

Nathan le raccontò aneddoti su Lorenzo, sulle prime sessioni di fisioterapia, sullo studio e le difficoltà nell'ultimare la tesina per l'esame di maturità.

«Non so se conosci la Cinquetti...»

«Oddio, sì: ce l'ho anche io!» rispose Giulia immaginando già le atrocità che la donna poteva riservare ai maturandi.

«Ecco, meno male che c'è lei che ci sta un po' dietro, ci dà consigli per la tesina, ci trova dei testi, ci prepara schemi per ripassare...»

«La Cinquetti? Quella di storia e filosofia?» chiese Giulia con occhi sgranati.

«Già, forse non dovevo dirtelo. La Cinquetti non ama che sia rivelato il suo lato tenero prima della maturità, dice che le fa perdere autorità. Ti fa penare tutti gli anni, però in quinta vai tutto in discesa e lei si trasforma in una nonnina dolce e simpatica»

«Una “nonnina dolce e simpatica”?» Giulia era confusa «Ma sei sicuro che stiamo parlando della stessa donna? Io conosco una strega con la paralisi facciale, una mummia incapace di sorridere...»

Nathan appurò che la descizione corrispondeva a quella che lui avrebbe fatto fino all'anno prima della donna e per Giulia fu come se si fosse aperto un nuovo mondo.

«Pensa che grazie al suo aiuto sono riuscito a far ragionare mio padre e non devo più fare il baby sitter per mio fratello, così ho più tempo per studiare» confidava Nathan.

«È per questo che non mi scrivi più messaggi? Sei troppo impegnato con lo studio?»

Galeotto fu l'alcol. Giulia voleva mordersi la lingua: l'aveva detto davvero. Sperava solo che lui non avesse notato la delusione nella sua voce, che aveva tentato di mascherare da ironia.

«Sì, anche»

«Anche?» Allora non mi hai scritto intenzionalmente? Non vuoi più scrivermi?

Giulia sperò di non avere abbastanza vodka in corpo da esprimere quei pensieri ad alta voce, perché suonava disperata anche alle proprie orecchie.

Fino ad allora non avevano parlato nemmeno per sbaglio di whatsapp e di quello che era stata la loro relazione nei primi mesi della loro conoscenza. Non che non fosse importante, ma probabilmente avevano entrambi paura di ciò che poteva uscire fuori.

«Mi piace poterti guardare in faccia mentre parli, mi piace seguire le tue diverse espressioni. Su whatsapp ci saranno anche più di 50 faccine, ma non ce ne sono di adatte a rendere la tua espressione interrogativa, o quella che fai quando gonfi le guance... non esistono!»

Giulia deglutì a vuoto.

«Il tono della voce, poi. Come puoi chiedermi di accontentarmi di un messaggio dopo che ho sentito la tua voce fare l'orco e il cucciolo di volpe?»

Vuoto. Tutto intorno a Giulia sembrava vuoto, così come la sua mente. Non c'era più alcun rumore e non c'erano più ragazzi che ridevano e mangiavano lì attorno, c'era solo Nathan.

“Magari ti mando un messaggio vocale” era l'unica cosa che riusciva a pensare, oltre al fatto che adorava la fossetta che spuntava sulla guancia sinistra di Nathan quando parlava sorridendo in quel modo.

«Ti piace questa canzone?» chiese di colpo Nathan cambiando argomento e Giulia dovette fare uno sforzo per riconnettere le orecchie al cervello e rendersi conto che ci fosse della musica e un bel po' di gente a ballare.

«Ehm... sì?» rispose incerta quando ebbe riconosciuto una canzone elettronica molto in voga dal ritornello iper orecchiabile. «Il testo è un po' sconcio ma... ti rimane in testa in modo incredibile» continuò prima di mettersi a canticchiare muovendo la testa a tempo in modo buffo e facendo ridere Nathan.

«Allora vai a ballare»

Giulia si bloccò, interdetta.

«Mi stai cacciando?»

«No!» rispose Nathan con enfasi «No, figurati! È uscita male, d'accordo. Volevo dire “vai pure, se vuoi”, cioè, mi dispiace che tu stia a sedere qui tutta la sera perché io ho una “mobilità limitata”»

«Oh» posso saltarti addosso e riempirti di bacini?

Giulia si appuntò mentalmente di non bere altro, per paura che i suoi pensieri potessero prendere voce e corpo senza essere vagliati dal buonsenso. Non le importava affatto di ballare, anzi, temeva che tacchi alti più vodka fosse un cocktail pericoloso anche solo per la sua camminata.

«A dir la verità mi sentirei un po' a disagio a ballare tra tutta questa gente che non conosco e poi mi sento terribilmente “inferiore” accanto a Selene. Voglio dire, lei è così incredibilmente perfetta!» specificò dopo essersi resa conto che stava parlando a Nathan della sua ex.

«Immagina starci insieme!» esclamò lui guardando il soffitto «Ti assicuro che è un'esperienza terrorizzante!» a quel punto probabilmente Nathan si accorse che stava parlando di un'amica di Giulia con Giulia e si affrettò a chiarire «Voglio dire, è una ragazza d'oro, davvero, ma mi faceva sentire sempre inadeguato, come se quello che dicevo, che indossavo, che facevo fosse perennemente sotto esame. Non mi sentivo più io!»

«Lo so, ho passato più tempo a prepararmi per stasera rispetto a tutte le altre sere dell'anno messe insieme! E non è che lei mi abbia mai giudicato in qualche modo, è solo...»

«Esattamente! Non sai che liberazione presentarmi al suo compleanno con i pantaloni di una tuta, con la scusa del ginocchio!»

Era interessante come nuovi dettagli della relazione di Nathan con Selene stessero venendo a galla ed era interressante sentire entrambe le parti in causa.

«Pensavo che avessi messo tutto quel trucco per far colpo su un ragazzo» disse poi Nathan con tono malizioso.

«Figurati! I ragazzi nemmeno si accorgono di queste sciocchezze, è alle ragazze che bisogna stare attente!» scherzò Giulia con un movimento della mano. «E poi non ho messo tanto trucco» aggiunse sottovoce, più seria, insicura del risultato che aveva ottenuto cercando di imitare i gesti di Lilla quando si dava l'eyeliner.

«Io me ne sono accorto» bisbigliò Nathan.

Se qualcuno avesse prestato un attimo di attenzione a quei due ragazzi seduti all'angolo si sarebbe chiesto se stessero parlando o recitando un rosario.

«Ehi, ehm... non so se andrai in vacanza, dato che comunque la scuola per te sarà finita, ma, se puoi, se vuoi, mi farebbe piacere se tu venissi al mio esame» le chiese Nathan poco dopo «Ma se non puoi non importa» si affrettò ad aggiungere.

«No, io... prima che abbia finito Spartaco non si parlerà nemmeno di vacanza»

«Ma forse ti annoierai... no, dai, facciamo che ci salutiamo alla festa in piscina, l'ultimo giorno di scuola, ok?»

Festa in piscina? Sì, ne aveva sentito parlare da suo fratello, si trattava della tradizionale festa di fine anno del liceo, che si teneva da qualche anno in una discoteca o in un qualche locale. Non ci stette tanto a ragionare e disse «Va bene»

Wow, doveva bere più spesso un goccetto, tutto sembrava più facile da dire e quella serata prometteva di diventare la più bella della sua adolescenza, nonostante la “limitata mobilità” a cui si era adattata fin troppo bene.

 

Ormai mancavano gli ultimi sforzi prima della libertà. Giulia doveva fare un'interrogazione, ma rimaneva solo una settimana alla fine della scuola. Le giornate erano caldissime ed era sicuramente quello il motivo per cui il cervello di Giulia si rifiutava di collaborare e continuava a farle rivivere le stesse immagini.

«E tu, Giulia?» aveva chiesto Marta il lunedì dopo la festa di Selene.

«Io? Io cosa? Io niente! Non è successo niente!»

«Bene...» disse Marta con sguardo perplesso «cioè, certo che non è successo niente, meno male. Ci stavamo chiedendo chi secondo te era vestito meglio. Preferisci il vestito che indossava Rachele, la biondina, o i pantaloni a vita alta di Caterina, quella con i capelli corti?»

«Oh, beh... stavano bene entrambe» buttò lì, sembrandole scortese ammettere che non aveva minimamente fatto caso a come fossero vestiti gli invitati. Era tesa come una corda, doveva darsi una calmata.

«Suvvia, quei pantaloni erano ridicoli!» diceva Lilla, quasi indignata.

Era un bene che le altre stessero parlottando di questioni simili, voleva dire che nessuno, per contro, aveva badato a lei, nessuno aveva notato... non voleva pensarci, sarebbe stato meglio dimenticare! Ma come poteva dimenticare? Non doveva nemmeno chiudere gli occhi per rivedere la scena.

Nathan che rideva, le guance leggermente arrossate dall'alcol e quel dannato sorriso.

Giulia si era chiesta perché avesse tanto spesso sperato di vederlo sorridere, adesso ritirava tutto ciò che aveva pensato. Nathan non doveva ridere, possibilmente mai. La sua risata era troppo pericolosa per essere legale. Non portava appresso un cartello che avvertisse “Attenzione! Rischio ictus”, da qualche parte?

Si sentiva un po' deficiente, ogni tanto sbatteva gli occhi ripetendosi “Riprenditi! Hai bevuto un po' troppi cocktail!”, ma tutto le sembrava brillante, ogni cosa aveva contorni sfuocati e sentiva le punte delle dita scottanti, intorpidite. Si sentiva quasi in un sogno, eppure ogni movimento le sembrava più facile, più spontaneo, nessuna forza di gravità si oppose quando si alzò in piedi per sorreggere Nathan che si stava alzando per tornare a casa.

«Non ho più le stampelle» le aveva detto lui sorridendo.

«Ah, già!» aveva ribattuto lei, senza però staccarsi da lui. Sapeva che l'indomani da sobria se ne sarebbe pentita, ma voleva trattenere ancora per un po' quella sensazione di calore, quel corpo caldo e forse un po' sudato, come d'altronde era anche il suo. Avevano ridacchiato guardandosi negli occhi e Giulia aveva inspirato il profumo di Nathan, non era forte, doveva stare abbracciata in quel modo per sentirlo, ma sapeva di uomo e di buono. Le ciglia scure del ragazzo formavano ombre morbide sui suoi zigomi, una coppia di ventagli che danzava ad ogni sbattere di ciglia; occhi incerti che si fissavano su quelli di Giulia per poi fuggire spaventati, o intimoriti; mani che si erano cercate distrattamente per tutta la sera quando anche gli occhi si ritrovavano; sorrisi senza scopo e senza senso che si aprivano nella speranza e nel timore che non fosse solo uno dei due a provare quel turbine di emozioni.

«Grazie» aveva detto ugualmente il ragazzo e prima che Giulia si staccasse dal suo buon odore, prima ancora che riuscisse a dire “prego” le aveva sfiorato le labbra... con le proprie, per poi svignarsela in fretta e furia lasciandola lì da sola, in piedi, rigida come uno spaventapasseri.

Intontita, Giulia se ne era tornata a casa e per tutta la notte non aveva fatto altro che pregare quel maledetto muscolo che aveva in petto di smettere di fare tutto quel rumore, non la lasciava dormire! E quella pappa inutile che era custodita dal cranio, perché continuava a mandare le stesse immagini in loop? Da ogni angolazione, sempre con nuovi dettagli, Giulia continuava a chiedersi “Era un bacio quello?” e non poteva rassegnarsi alla vocina che le rispondeva che era stato solo un innocente bacino sulla guancia, erroneamente ed eccessivamente vicino all'angolo della bocca.
 

Il mio angolino:
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Avete letto il mio “esperimento” con la prima persona? Se non l'avete fatto vi lascio il link =D
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3393291&i=1
Grazie delle meravigliose recensioni!
FatSalad

   
 
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