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Autore: Nykyo    02/03/2016    1 recensioni
«Voglio aiutare il branco» rifletté Stiles a voce alta, massaggiandosi con ferocia le tempie, per niente conscio di quanta forza ci stava mettendo. «Voglio fare la mia parte. Voglio che il branco resti unito. Voglio un Tramite perché ho bisogno di essere un buon Emissario. Posso essere un buon Emissario, ho solo bisogno di un consigliere meno criptico di quello stronzo di Deaton e di capire come usare il mio potenziale e… voglio un Tramite. Lo voglio, mi serve perché non posso continuare a essere un peso per tutti. Voglio un Tramite e lo avrò, alla faccia di Deaton e anche di Derek!»
Racconto di Nykyo e illustrazioni di Boll11
Partecipa alla seconda edizione del Teen Wolf Big Bang Italia.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Laura Hale, Lydia Martin, Scott McCall, Stiles Stilinski
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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III. L'Alpha Naturale.

 

«Cosa vuol dire che non la vedi, Scott? Devi vederla. Ti giurò che c’è e che è Laura Hale. E tu mi credi, giusto? Mi credi anche se ogni tanto sono un bugiardo, perché ne abbiamo visto di tutti i colori e perché sei il mio migliore amico.»

In realtà Stiles non nutriva molti dubbi sul fatto che Scott potesse convincersi della sua sincerità. Perfino Liam avrebbe potuto riuscirci, se solo l’avesse smessa di guardarlo come se fosse diventato anche più matto del solito e gli avesse dato una vera annusata o avesse ascoltato il ritmo del suo cuore e la cadenza del suo respiro. Il punto non era farsi credere, era risolvere quella situazione incresciosa il più presto possibile. Stiles avrebbe potuto provare a spiegarsi con meno veemenza e con più calma, certo, ma al momento era un pochino scombussolato e pronto a saltare come una molla, teso com’era per il nervosismo e la mancanza di sonno. Sentirsi investire da un coro unanime che gli annunciava che né Scott né Liam vedevano una Hale defunta e molto incazzata, appollaiata sul bordo del suo letto, l’aveva scosso in una maniera imprevista.

Laura invece pareva soddisfatta. Cento a uno che si stava godendo il suo imbarazzo e la sua ansia crescente. Gli Hale erano creature terrificanti, Stiles l’aveva sempre pensato e ogni volta che ne incrociava uno nuovo la sua convinzione si rinforzava. Peter era il peggiore e Derek il più tenero, per quanto chiunque osasse dirglielo dritto sul muso rischiasse di andare a sbattere con la faccia contro la prima superficie dura disponibile. Gli Hale erano tremendi! Anche quando tutto sommato avevano ragione loro, erano insopportabili e riuscivano a rinfacciartelo in maniere tali che non sapevi se ti stava venendo più voglia di ucciderli o di sposarli. Quella per Stiles era di gran lunga la cosa peggiore: la consapevolezza, nonostante tutto, che se non si fossero trovati in quel casino, Laura gli sarebbe piaciuta. Era tosta. Stiles ormai aveva capito di avere un certo debole per i Licantropi incazzosi e testardi. Era un dato di fatto e non cercava più di negarlo a se stesso. Sì, in un’altra occasione avrebbe trovato Laura a suo modo molto affascinante e non solo perché possedeva quel tipo di bellezza un po’ selvatica ma armoniosa, che la faceva rassomigliare sia a Derek sia a Cora. Stando le cose come stavano, però, Stiles stava iniziando a odiarla. Laura non aveva affatto scherzato quando gli aveva promesso che gli avrebbe reso la vita impossibile. Si era impegnata e se la cavava a meraviglia. Erano passate solo poche ore e Stiles si sentiva già come uno straccio vecchio.

Scott doveva aiutarlo a trovare una soluzione – Stiles l’aveva chiamato apposta – oppure a breve avrebbe dovuto cercarsi un nuovo migliore amico, perché Stiles sarebbe finito a Eichen House una volta per tutte. Era terribilmente ingiusto, seppure ironico, che a riuscire là dove il DNA e perfino un demone giapponese millenario avevano fallito, alla fine sarebbe stata una Hale. Stiles in fondo l’aveva sospettato fin dal primo incontro con Derek nella folto della Riserva che un giorno, in un modo o nell’altro, gli Hale sarebbero stati la sua rovina. E lo distraevano. Santo cielo! Gli Hale lo distraevano come niente altro al mondo. Doveva smetterla di divagare mentalmente e concentrarsi perché Scott gli desse retta.

«É Laura, ti dico, e mi devi dare una mano, dobbiamo fare qualcosa, se no sono un uomo morto.»

Scott, che pareva parecchio meditabondo, a quell’ultima osservazione reagì sollevando un sopracciglio. La posa sembrava in parte interrogativa e in parte scettica, come se pensasse che su quello specifico punto Stiles stesse esagerando di molto. Liam aveva più o meno la stessa espressione, solo che la sua non era addolcita da una buona dose di innata empatia e sembrava anche vagamente assonnata.

Stiles sbuffò. Lo prendevano sottogamba perché non stava parlando del fantasma di un qualche ex nemico o di un assassino psicopatico. La facevano facile, quei due.

«Potete anche sogghignare, se volete» li riprese. «Prego, ridete pure, ma vi giuro che è tremenda.»

Dal letto giunse un «Ti sento, imbecille!» ringhiato con astio. Con tutta evidenza, Stiles era il solo che lo poteva udire, quindi lo incassò a testa china e non si voltò neppure a guardare Laura.

«Scusa, ok» masticò scuotendo il capo. «Lo so che insultarti non migliorerà il nostro rapporto, ma è vero, mi stai facendo impazzire.»

Laura rispose con quel suo indice sempre puntato e l’ennesima richiesta perentoria di vedere Derek. Stiles finse di non averla ascoltata e fissò Scott con sguardo supplichevole. «Non sono pazzo. So che non la vedi e non la senti, e in effetti forse nei documenti che ho consultato c’era scritto qualcosa di simile, ma è lei e mi odia e vorrebbe che facessi cose che non posso proprio fare, come liberarla o… non posso. Devi darmi una mano, Scott, è qui solo da ieri notte e mi sta già facendo cedere i nervi. Ha passato la notte seduta a gambe incrociate sul mio letto, proprio al centro. Non seduta davvero, però, no: fluttua. E non si è mossa da lì per tutto il tempo. Anche se è incorporea e ieri ho scoperto per sbaglio che posso passarle attraverso, cosa potevo fare? Come si fa a sdraiarsi sul letto quando hai uno spettro incazzato con te che ci fluttua sopra? Le poltrone girevoli non sono fatte per dormire, Scott! E comunque lei non ha bisogno di dormire e ha continuato a guardarmi come se volesse sgozzarmi nel sonno. Per tutta la notte. Ti prego, dimmi che sai cosa fare.»

Non si era mai sentito così stupido in vita sua, e così imbarazzato nel chiedere aiuto a Scott, se era per quello. E Laura lo stava fissando con odio perfino in quel momento. Si asteneva dal commentare la sua tirata ma lo stava inchiodando con lo sguardo e con quel cavolo di cipiglio da Hale che, se a volte non fosse stato la cosa più sexy del mondo, sarebbe stato il broncio più irritante mai inalberato nell’intero universo. E sapevano farlo tutti gli Hale. Tutti, non uno escluso. Stiles aveva sempre pensato che la versione di Derek e quella di Malia fossero le più inquietanti, ma si era sbagliato di grosso.

A Scott sfuggì un sospiro. «Ti credo, Stiles, ti credo. Come ci è finito lo spirito di Laura Hale a fluttuare in giro per la tua camera da letto?»

Stiles strinse i denti, prese fiato e poi vuotò il sacco.

 

 

La cosa più difficile per Scott, mentre ascoltava la spiegazione di Stiles riguardo al casino assurdo che aveva combinato la notte precedente, non fu credere alle sue parole o provare simpatia nei suoi confronti, anche se era indubbio che questa volta Stiles se la fosse cercata. La cosa più difficile fu stare a sentire con gli occhi puntati dritti sul viso di Stiles, resistendo alla tentazione incombente di fissare il letto, dato che a quanto pareva era lì che lo spirito di Laura Hale aveva deciso di piantare metaforicamente le tende.

Lasciando perdere il fatto che, a sentire Stiles, Laura ce l’aveva anche con lui per quella vecchia faccenda del disseppellimento – e non era semplicissimo prescindere da un simile dettaglio o evitare di sentirsi in colpa – Scott sapeva che, se avesse provato a cercare Laura con lo sguardo, si sarebbe ritrovato a osservare il vuoto con aria da ebete. Non c’era verso, non riusciva proprio a vederla. Eppure ci aveva provato eccome, specie nei primi minuti, dopo essere arrivato da Stiles, di corsa e terrorizzato dalla perentorietà di una mezza dozzina di sms così ravvicinati da rasentare la simultaneità.

Ok, sì, Scott non aveva immaginato che avrebbe trovato Stiles in pericolo di vita. La gente in pericolo di vita di norma non riusciva a digitare messaggi di testo a una velocità tanto vertiginosa. Era una cosa che la maggior parte delle persone non era in grado di fare in nessuna situazione, neppure a volersi slogare i pollici. Quindi, quando a un orario indegno per essere una mattinata estiva, Stiles aveva iniziato a bombardarlo di richieste d’aiuto confusionarie e all’apparenza un po’ deliranti, Scott si era detto che non doveva trattarsi di una questione di vita o di morte. Se lo fosse stato, tra l’altro, Stiles gliel’avrebbe scritto. A Scott, però, mentre saltellava giù dal letto con in mano il cellulare che vibrava impazzito, tentando di infilare un paio di jeans e di correre in bagno tutto nello stesso tempo, si era comunque annodato lo stomaco troppo stretto. Aveva scacciato il ricordo di una telefonata disperata nel cuore della notte e della voce di Stiles che gli annunciava di non sapere dove si trovasse. Si era lavato a tempo di record, aveva finito di vestirsi ed era schizzato via, intenzionato a correre da Stiles il prima possibile. Liam era con lui perché la notte prima l’aveva lasciato dormire nella stanza degli ospiti. Né la madre di Liam né il suo patrigno erano granché favorevoli alle uscite notturne con rientro alle prime luci dell’alba, neppure se c’era di mezzo l’amore e le passeggiate romantiche nella Riserva, sotto il chiaro di luna, o il bruciare incensi e imparare antiche tecniche di rilassamento buddiste. Scott non amava mentire, ma i genitori di Liam ormai lo conoscevano, si fidavano di lui e di sua madre, pensavano che entrambi avessero un’ottima influenza sul figlio e Scott, dal canto suo, riteneva che il buddismo, o se non altro i buddisti, stessero facendo miracoli per i problemi patologici di cui Liam soffriva quando si trattava di contenere la rabbia.

Liam non era sembrato molto entusiasta di alzarsi dal letto dopo aver dormito appena due ore per scapicollarsi a salvare Stiles Stilinski da chissà quale incombente sciagura. Ma Liam era un bravo ragazzo e un ottimo Beta e alla fine lo spirito di branco l’aveva avuta vinta sul sonno. La corsa in moto comunque aveva contribuito a svegliarlo. Ora, a differenza di Scott, Liam stava praticamente bucando il materasso del letto di Stiles con uno sguardo che era l’apoteosi dello scetticismo assoluto.

Scott, invece, pur non potendo né vedere né sentire Laura, era convintissimo che Stiles non stesse mentendo. A dargliene la certezza, a parte il fatto che conosceva quel bugiardo di Stiles come le proprie tasche e che poteva annusarne la sincerità, c’erano due dettagli. Il primo era che praticamente ogni singolo sms che Stiles gli aveva mandato chiedendo aiuto era stato chiuso da un “Non dire nulla a Derek!” scritto in maiuscole. Il che significava che Stiles aveva combinato qualcosa che aveva a che fare con gli Hale. Il secondo… beh, se c’era davvero un fantasma nella stanza di Stiles, poco ma sicuro era Laura. Era una cosa assolutamente da Hale decidere di torturare un presunto nemico con metodi come quelli che Stiles aveva descritto. Mettere il broncio, sfoderare un’espressione assassina e diventare una presenza ingombrante, costante e inamovibile nella vita del malcapitato bersaglio del proprio disappunto era un comportamento così tipico degli Hale che Scott aveva quasi timore di veder rotolare in giro da un momento all’altro bottiglie di latte squarciate a colpi di artigli. Era un bene che Laura fosse, a quanto pareva, incorporea: tra i vizi degli Hale c’era anche quello di fare a pezzi gli effetti personali altrui, quando c’era da argomentare su quello che l’Hale in questione riteneva un dogma incrollabile. La mazza da lacrosse di Stiles, e la persona di Stiles stesso, erano al sicuro solo perché Laura Hale non era più dotata di un corpo. La sua incolumità mentale, in compenso, pareva precaria tanto quanto in situazioni molto peggiori.

Scott era d’accordo con lui e lo era più di quanto Stiles stesso credeva. Dovevano trovare una soluzione e farlo al più presto. Non era giusto che Laura fosse costretta in un ruolo che non desiderava assumere e non era salutare per Stiles conviverci. Se quello era l’effetto che era stata capace di fargli in poche ore soltanto, Scott non osava pensare a quanto Stiles avrebbe potuto uscire fuori di testa su tempi più lunghi. E dubitava che l’Adderall sarebbe bastato per riuscire a tenerlo almeno un po’ più tranquillo, non con la perenne minaccia che Derek scoprisse qualcosa. Se fosse accaduto, sarebbe stato un serio problema. Stiles avrebbe cominciato a sragionare, poco ma sicuro.

Ogni tanto a Scott tornava in mente la diffidenza che Stiles aveva dimostrato verso Derek agli inizi, l’aperta ostilità, addirittura. Ricordava benissimo che Stiles non aveva fatto che lamentarsi e trasalire per un bel pezzo, al solo sentir nominare Derek. Beh, a dirla tutta, Stiles era perfino arrivato a suggerire che sarebbe stato giusto lasciare che Derek morisse. Da allora era passato un fiume intero di acqua sotto i ponti e un mucchio di cose erano cambiate radicalmente. Ora, se il naso e gli altri sensi di Scott funzionavano a dovere, Stiles aveva dimenticato la diffidenza, oltrepassato di molto la soglia della fiducia quasi incondizionata e stava marciando da mesi, a una velocità lenta ma costante, verso qualcosa che un sacco di volte odorava non solo di eccitazione ma anche di cotta con i fiocchi. Non c’era da meravigliarsi se a Stiles l’idea di confessare a Derek ciò che stava succedendo con il fantasma di sua sorella non sorrideva per niente. Senza contare il fatto che conoscere la verità a Derek sarebbe stato di poca utilità. Se, come pareva, Laura poteva essere vista e sentita solo da Stiles, che senso aveva andare da Derek e annunciargli che lei era stata strappata al cosiddetto eterno riposo? Derek non avrebbe potuto vederla e neppure parlarle. Raccontare tutto a Derek sarebbe servito solo a riaprire vecchie ferite e a fargli provare lo struggimento di desiderare un contatto che non sarebbe comunque stato possibile. Più Scott ci rifletteva e più si rendeva conto che, se quello che al momento stava fluttuando sul letto di Stiles fosse stato lo spettro di Allison, lui quasi certamente avrebbe preferito non venirne a conoscenza. Forse era da vigliacchi, ma altrimenti gli si sarebbe spezzato il cuore nel saperla sempre presente però inavvicinabile.

Dovevano escogitare una soluzione, sì. O almeno pensarci su con calma, perché si ritrovavano in una situazione delicata. Forse dopo aver capito come stavano con esattezza le cose, o dopo che Laura e Stiles si fossero calmati, l’ipotesi di rivelare tutto a Derek avrebbe avuto senso. A quel punto, specie se Stiles e Laura fossero stati in vena di collaborare anziché di farsi i dispetti, Derek avrebbe se non altro potuto comunicare con la sorella attraverso Stiles. Al momento era impensabile. Stiles non sembrava proprio in condizioni di sopportare uno stress di quel tipo e Laura era sul piede di guerra. Gli Hale sul piede di guerra non erano mai particolarmente ragionevoli.

Scott odiava mentire, specialmente alle persone che amava, ma era capace di farlo se necessario e Derek era proprio uno di quelli con cui aveva fatto più pratica. Per poco piacevole che fosse, Scott avrebbe mantenuto il segreto riguardo a Laura e avrebbe convinto Liam a fare altrettanto, se non altro finché non si trovava un modo per risolvere quel casino immenso che Deaton non avrebbe affatto apprezzato. Ragione in più per cercare di sistemare la faccenda in tempi brevi, prima del suo ritorno. Scott non ci teneva più di tanto a sentire il suo capo che faceva una ramanzina di dimensioni epocali al povero Stiles, anche se Stiles se l’era indubbiamente meritata.

«Ti credo» sentenziò, rompendo il silenzio che stava iniziando a diventare imbarazzante e che lo metteva a disagio, perché quando Stiles taceva non era mai buon segno. «E credo che se ti calmi un attimo troveremo il modo per rimettere le cose apposto. Ti prometto che faremo tutto il possibile, ok?»

Stiles gli parve un pochino rassicurato, anche se non del tutto convinto.

«Posso parlarle?» lo prevenne prima che Stiles gli rovesciasse addosso uno di quei suoi monologhi infiniti. «Voglio dire, tramite te. Farle una domanda e aspettare che tu mi riferisca la sua risposta? Credi che sia possibile?»

Vide Stiles occhieggiare il letto e poi annuire con l’aria di uno che nutre più timori che entusiasmo.

«Dice di sì» fu la risposta impacciata, in replica a cui Scott annuì a sua volta. Poi si voltò verso il letto e, pur sentendosi parecchio idiota a sorridere al nulla, cercò di dipingersi in viso un’espressione amichevole, gentile e rassicurante.

«Ciao, Laura. Sono Scott McCall e ho sentito tanto parlare di te. Piacere di conoscerti.»

 

 

«Piacere di conoscerti? Piacere di conoscerti?» Laura stava di nuovo fumando di rabbia. «Piacere di conoscerti un corno! Stiles, di’ al tuo amico che è un coglione!»

Il rossore che era appena esploso sulle gote di Stiles non le diede nessuna soddisfazione. Era ancora incazzata. No, era più che mai incazzata, perché era chiaro ed evidente che quei due ragazzini imbecilli la stavano prendendo per i fondelli. Il terzo era ancora un cucciolo, un moccioso perfino più degli altri due, e sembrava mezzo addormentato e non particolarmente interessato a ciò che stava succedendo. Se non altro non pareva far parte del complotto, ma gli altri dovevano essere convinti che lei fosse una povera fessa e si dovevano essere accordati per prenderla in giro. Non c’era altra spiegazione. Laura si rifiutava di credere che quello che le aveva appena rivolto la parola, fissando davanti a sé a casaccio e quindi con l’espressione di un pesce lesso, fosse un Alpha. Un Alpha Naturale, addirittura.

Cazzate! Non poteva essere vero. L’Alpha Naturale era una leggenda e di sicuro, se mai ne fosse sorto uno, sarebbe stato tutt’altro tipo di persona. Un adulto, tanto per cominciare, non un ragazzino che al massimo poteva aver finito il liceo da un paio di settimane. Una persona saggia e ieratica, non un imbecillotto che, per di più, era un profanatore di tombe.

Laura non era né stupida né cieca e l’aveva riconosciuto subito. Scott era il cretino in felpa, il complice di Stiles, quello che a suo tempo l’aveva aiutato a dissotterrarla.

«É… non credo che sia una buona idea quella di una chiacchierata, Scott, sul serio» stava tentando di spiegare Stiles nel frattempo. «Lei… Laura… ora mi chiama per nome, credo… no, dubito sia un miglioramento, ma comunque non ha chiamato te per nome. Fidati, non vuoi sapere cosa ha risposto.»

«Diglielo invece!» ringhiò Laura saltando su dal letto e marciando dritta verso Stiles fino a fermarsi a pochi centimetri da lui. «Avanti! Diglielo. E digli anche che lo ringrazio tanto per avermi disseppellita. Beh, se non altro la metà superiore di me. É stato davvero gentile da parte sua, venire ad annusare sulla mia tomba come un cane randagio e darti una mano a profanare tutto quanto, compreso l’impegno che mio fratello ci aveva messo nell’onorarmi perché riposassi in pace.»

Stiles si girò ad affrontarla bruscamente. «Non stavi riposando in pace! L’hai detto tu stessa.»

«Ah!» esclamò Laura con enfasi e scoccò un’occhiata in tralice in direzione del presunto Alpha Naturale che ora stava fissando Stiles a bocca aperta e con un’aria sempre più confusa. «Ah!» reiterò prima di pungolare una spalla di Stiles con la punta di un indice. Anziché colpirlo, ovviamente, gli passò attraverso. Stiles rabbrividì e Laura lo fece di nuovo, questa volta con più intento e compiacimento. «Ah! Te ne vuoi vantare ora? No, non stavo riposando in pace, stavo vagando attorno alla casa in rovina dei miei in forma di spettro e avevo tutto il diritto di farlo. L’anima senza pace era la mia, la casa bruciata era la mia, anche il fratello in lutto su cui stavo cercando di vegliare prima che tu e l’altro idiota vi metteste di mezzo era il mio. Secondo te dovrei ringraziarvi?»

Stiles aprì la bocca per ribattere ma la richiuse senza emettere un suono.

Laura guardò con odio prima lui e poi Scott e, già che c’era, indirizzò una smorfia anche al cucciolo che malgrado tutto aveva finito giusto in quell’istante di ingoiare uno sbadiglio da record.

Dio! Se quello era il branco a cui Derek aveva scelto di appartenere la situazione di suo fratello doveva essere perfino peggiore del previsto. Non aveva tempo da perdere in chiacchiere con quei tre cretini, doveva fare qualcosa e subito. Doveva raggiungere Derek, trovare il modo di comunicare con lui, anche se solo Stiles sembrava essere in grado di vederla e di parlarle. Era urgente e imprescindibile: doveva trovare Derek e salvarlo da quel circo di matti che chissà come e chissà perché era diventato il suo nuovo branco.

«State litigando? Stiles, per favore, di’ a Laura che mi dispiace tantissimo se l’abbiamo… dissotterrata. Dille che non era nostra intenzione crearle problemi o essere poco rispettosi, ma credo che il solo modo per venire a capo del guaio attuale sia mantenere la calma e collaborare.»

Se Laura fosse stata corporea i suoi occhi avrebbero mandato lampi rossi per la collera. Non stava sfoderando le zanne e tutto l’armamentario di artigli solo perché sarebbe stato inutile, visto che non poteva usarli.

Non sapeva dire se le stesse dando più sui nervi il tono pacato e ragionevole di Scott o il fatto che dopo un primo approccio diretto l’idiota sembrava aver deciso di aggirare l’ostacolo.

«Non ho parole» sbuffò e scosse il capo. «Non so cosa ho fatto di male per finire in questo incubo, ma davvero non ho parole.»

«Ehi.» Stiles stava sollevando le braccia al cielo e aveva ripreso ad affannarsi in quel suo modo ridicolo. «Scott sta solo cercando di darci, una mano, ok? Ti ha chiesto scusa per quella vecchia faccenda e non è lui che ti ha evocata, perché devi prendertela con lui? Perché voi Hale non potete mai dimostrare un briciolo di pazienza? Perché pensate sempre che insultare la gente o spintonarla sia il modo migliore di risolvere qualunque cosa? Ce l’avete nel DNA o vi diverte proprio essere sempre così aggressivi, scontrosi e malfidati? Almeno imparate di chi diffidare! Cristo! Lo so che è una situazione di merda, ma…»

Laura non lo lasciò finire e scoppiò a ridergli in faccia. In realtà avrebbe voluto trasformarsi in lupo e ululargli sul grugno fino a farlo scappare a nascondersi sotto il letto, ma non intendeva dargli troppa confidenza e neppure inutili soddisfazioni. Un simile stronzetto non meritava tanta attenzione. Specie se quello che aveva appena detto era stato sincero. Se era quello che pensava non tanto di lei quanto della sua intera famiglia, Derek e Cora compresi, beh, non meritava altro che disprezzo. E pensare che aveva passato ore ad ascoltarlo – pur senza mai smettere di tenergli il broncio – mentre lui blaterava cazzate sul fatto che Derek per il branco era importante, che era un suo amico e che proprio per quello non poteva sconvolgerlo confessandogli di aver evocato per errore il fantasma della sua amata sorella maggiore.

Ora che Laura ci pensava, Stiles le aveva persino raccontato di essere stato per parecchio tempo il ragazzo di sua cugina Malia. Una cugina che Laura non aveva mai saputo di avere, figlia di Peter per giunta, ma pur sempre una Hale. Bene, se Stiles aveva un così basso concetto degli Hale, non c’era da meravigliarsi che Malia l’avesse lasciato; lui e tutto il resto di quel branco di sconclusionati, a dimostrazione che non tutti gli Hale erano ingenui come Derek. Alcuni di loro avevano più sale in zucca di altri. In fondo Derek aveva sempre brillato più per il buon cuore che cercava di non mostrare al mondo che per la scaltrezza, ma questa Malia, ecco, Laura non la conosceva eppure sentiva di approvarne appieno l’operato.

«Di’ al tuo amico che sono morta ma non sono sorda» cantilenò, accentuando più che poteva il tono di sfottò e pungolando di nuovo Stiles con un dito solo per sentirlo rabbrividire. «Digli che non ho nessuna intenzione di prestarmi a questo teatrino e di parlare con lui, Alpha o non Alpha, a meno che non sia più ragionevole di te e ti convinca a portarmi subito da Derek. Esigo di andare da Derek. É mio diritto!»

Stiles si allontanò il più possibile e si lasciò cadere sul bordo della sedia. Sembrava distrutto, ma strinse i denti e fece cenno di no con il capo.

Laura si slanciò in avanti senza nemmeno pensare, anche se sapeva che raggiungerlo sarebbe stato inutile, non avrebbe potuto né scuoterlo né aggredirlo per costringerlo a darle retta. In ogni caso non arrivò nemmeno vicina alla meta. Il suo slanciò fu frenato dalla sensazione fastidiosissima e straniante di essere passata senza preavviso attraverso un corpo, solido e vivo. Le  parve di provare una scossa e elettrica e uno strano calore che non aveva sperimentato quando era stato Stiles a passarle attraverso, e neppure nel provare a picchiettargli una spalla con le dita. Arretrò barcollando a occhi chiusi e in preda alla nausea, e poi successe di nuovo. Doveva essere ripassata attraverso lo stesso corpo per la seconda volta.

Alzò lo sguardo e si ritrovò a fissare due occhi che brillavano di un rosso innaturale e inconfondibile. Scott McCall era in piedi a pochi centimetri da lei e teneva il mento sollevato con fierezza. Aveva un’espressione battagliera e determinata. Si era mosso di scatto, un secondo dopo di lei, andando a pararsi davanti a Stiles come se l’avesse vista sfoderare zanne e artigli e slanciarsi all’attacco.

Laura si chiese se all’improvviso Scott potesse vederla o se stesse solo agendo in base a un istinto che non aveva nulla di umano e che si poteva definire eccezionale perfino per un Licantropo. La risposta le giunse sotto forma di una sincerità disarmante, anche se a mala pena sussurrata. «Stiles, sto fronteggiando il vuoto, vero?»

Alle sue spalle, Stiles aveva appena esalato un «No» abbastanza simile a un singhiozzo per poi riprendersi abbastanza da precisare: «è esattamente davanti a te».

Laura ringhiò e Scott raddrizzò le spalle, ma il suo sguardo, pur rimanendo tinto di rosso, si fece più gentile.

«Mi dispiace davvero, Laura» disse, scandendo le parole come se volesse così sopperire al fatto che lei non poteva vagliarne la schiettezza usando i sensi. «Stiles ha ragione quando dice che Derek è una persona importante per noi, per tutto il branco, e so che ti sembrerà contraddittorio, ma non credo che sia giusto sconvolgerlo dicendogli che sei qui, almeno finché non troveremo una soluzione. Dopo ti giuro che convincerò io stesso Stiles a portarti da lui. Per ora ti prego di avere pazienza.»

Laura avrebbe voluto ruggirgli addosso tutta la propria frustrazione, ma per un qualche motivo tutta quella pacatezza la stava smontando. Non aveva cambiato idea, non era intenzionata a desistere e non avrebbe aspettato affatto, però per il momento – solo per il momento – si arrendeva.

A un paio di domande poteva pur sempre rispondere. Un paio poteva porle in cambio, giusto per vedere se uno dei due imbecilli si lasciava sfuggire qualche indizio su dove trovare Derek. Il terzo cretino non contava. Aveva smesso di sbadigliare ma sembrava imbambolato e spaesatissimo.

«Oh, al diavolo!» sbuffò Laura, più forte di prima. Una cosa l’aveva capita: non si fidava di Scott, non era convinta che fosse l’Alpha adatto a suo fratello – no, proprio per niente, specie quando lo teneva lontano da Cora – o che avesse sul serio a cuore gli interessi di Derek, però quello che aveva davanti non era un Alpha da sottovalutare. E non era il caso di tormentare troppo Stiles quando Scott McCall era nei paraggi.

 

   
 
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