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Autore: LostHope92    03/03/2016    1 recensioni
Questa è una storiella senza pretese che ho scritto su Tom Riddle, dove viene messa in mostra la sua capacità adulatoria.
Spero vi piaccia e che vi faccia sorridere quanto ha fatto sorridere me scrivendola! :)
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Horace Lumacorno, Nuovo personaggio, Tom O. Riddle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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«Con la tua inquietante capacità di scoprire le cose che non dovresti sapere, e la tua abile adulazione verso coloro che contano… grazie per l’ananas, fra parentesi, hai ragione, è il mio preferito…»

-Harry Potter e il Principe Mezzosangue-



La sala che il professor Lumacorno aveva adibito per la riunione di giovani talenti, era ampia e colorata, con drappi di varie sfumature appesi sulle pareti e che pendevano dal soffitto mollemente.

La voce del professore di Pozioni, era acuta e squillante, risuonava per tutta la stanza, richiamando l'attenzione ora su questo alunno, ora su quest'altro.

Alcuni giovani erano entusiasti nel venire così esposti platealmente, ma altri, un po' annoiati o intimoriti, se ne tenevano alla larga.

-Devi conoscere questo ragazzo!E' straordinario, e ha anche una famiglia parecchio illustre, dico bene ragazzo? I Mulciber, una famiglia davvero famosa nel mondo magico, devi esserne davvero orgoglioso!-

E via dicendo.

Tom Orvoloson Riddle, se ne stava un po' in disparte, sorridendo cortesemente.

Aveva un portamento modesto ma raffinato, così difficile da trovare nei giovani alunni della scuola, che tendevano ad essere eccessivamente vanitosi o straordinariamente goffi.

E a Lumacorno, non appena notò la sua presenza, risultò difficile fare caso al ragazzo Mulciber, che si era messo a raccontare, spinto dal suo professore, di diverse divertenti storielle riguardanti la sua famiglia.

-E mio padre l'ha scoperto solo dopo che è nato, è buffo perchè...-

-Si si ragazzo, perdonami un secondo- aveva detto il professore, lasciando il giovane Serpeverde in compagnia dell'uomo che, dal cipiglio un po' scocciato, se ne stava ad ascoltarlo.

Lumacorno passò tra i suoi adorati pupilli, dando pacche sulle spalle in giro e svendendo sorrisi zuccherosi, fino a che non arrivò al cospetto del giovane, che lo osservava con un piccolo sorriso solare.

-Professore- disse solo Tom, abbassando un po' il capo, in un'imitazione forzata d'inchino.

-Tom, ragazzo mio!Che mi venga un colpo, non ti facevo un tipo da festa, non ci speravo più che venissi, con tutte le volte che hai rifiutato!-

Il giovane moro rispose senza far morir del tutto il suo sorriso:

-Non può esistere solo lo studio, dico bene professore?Ogni tanto è necessario svagarsi-

L'uomo annuiva con un sorriso ampio.

-Dici bene ragazzo, assolutamente-

-Vieni ragazzo mio- riprese subito, sopraffatto dall'entusiasmo-devo farti conoscere una marea di gente, non scherzo, tutti qua hanno fatto qualcosa o nati da qualcuno di famoso- disse l'uomo ridacchiando.

Il ragazzo non rispose, ma si lasciò condurre passivamente al cospetto di diversi personaggi importanti.

Un signore anziano, editore della Gazzetta del Profeta, un ragazzo dall'aspetto nervoso, che addomesticava draghi al sud della Romania, e tanti altri.

Tom era del tutto disinteressato, dentro di sé sospirava annoiato per tutti quei uomini, che a parer suo non avevano portato grandi cambiamenti nel mondo, non almeno i cambiamenti che interessavano a lui.

Ma non lo diede a vedere, continuava a stringere mani, a ridacchiare alle battute o ad inchinarsi lievemente ogni qual volta uno di questi bizzarri personaggi si presentava.

Quello che il suo professore non sapeva, era che Tom non aveva un gran bisogno di crearsi una fama, questa infatti era destinata a piombargli addosso prima di quanto si aspettasse.

E, questo pensiero, fece sorridere Tom internamente.

Aveva da tempo rifiutato le cene del professore, non aveva gran voglia di sprecare serate (che avrebbe potuto impiegare in maniera assai più utile) sorseggiando vino elfico e ascoltando ragazzini ignoranti vantarsi di essere pronipoti di secondo grado del cugino di chi aveva aiutato a scoprire una delle cure per il vaiolo di drago.

Ma alla fine, aveva accettato.

Non certo perchè avesse cambiato idea, anzi, la sua opinione acquistava sempre maggior valore ad ogni minuto che passava là dentro, ma semplicemente doveva.

Aveva letto degli Horcrux, la spiegazione però, era assai poco marcata e non era riuscito a comprenderla molto.

Mancavano i dettagli, quei dettagli che gli avrebbero permesso di liberarsi dall'impaccio della morte.

Quindi, aveva intenzione di fare quello che gli riusciva meglio ( subito dopo la magia ) : destreggiarsi con la persuasione.

E se c'era una cosa che faceva ammorbidire il vecchio professore, era avere una nuova aggiunta nel suo scaffale di pupilli talentuosi.

Non diede allora modo di pensare che tutte quelle chiacchiere sul nulla e quella cortesia tanto mostrata, fossero solo un gioco, un modo per salire un gradino più vicino al suo vero scopo.

Due ragazze, dall'altra parte della sala, gli sorridevano ridacchiando tra loro.

Dopotutto era davvero difficile non notare Tom Riddle, molto difficile.

Anche nel suo vestito di seconda mano, riusciva a brillare.

I capelli accarezzavano la sua fronte con onde d'inchiostro,e il suo portamento, dritto e compito, davano l'impressione che nelle sue vene, scorresse sangue più che blu.

Camminava come se non avesse alcun peso, la suola scivolava sopra il pavimento, rendendolo silenzioso come un fantasma.

-Ecco quindi come l'ho conosciuto, non è una storia affascinante Tom?-

-Moltissimo signore, non potevo aspettarmi altro da voi signor Lumacorno- disse lui con un delicato sorriso a distendergli le labbra fine.

-Oh ragazzo, fuori dalla classe io sono Horace- disse lui dandogli una grossa pacca sulla spalla e ridendo forte.

-E' un onore.. Horace-

-Avete mai sentito un ragazzo più cortese?- lo lusingò l'uomo guardandosi attorno in cerca di consensi.

-No davvero- rispose una donna, che Tom non aveva notato, forse perchè nascosta da una campana di giovani intimoriti.

La donna, di trent'anni all'incirca, era di una bellezza particolare, severa.

Il suo sguardo, seppur addolcito in un leggero sorriso, era cupo, così scuro da non vederne la fine.

Le labbra non troppo carnose erano abbellite da un rosso purpureo, rendendo ancora più severa la loro piega.

I capelli, di un nero lucido, erano raccolti in un'acconciatura che, se pur elegante, aiutavano a rendere la sua figura austera.

La donna, senza aggiungere parola, mostrò il dorso della mano al professore, che paonazzo, la baciò stringendola tra le sue mani.

Quindi era così, si ritrovò a pensare il giovane che osservava silenzioso, il professore non adorava solo i propri alunni.

Un sorriso dal carattere derisorio spuntò sulle labbra del bel Serpeverde, camuffato subito dopo in cordialità, non appena gli occhi della donna si spostarono sulla sua figura.

La folla si era dispersa, probabilmente in cerca di conversazioni più interessanti, lasciandoli quindi in disparte.

-Non ci presenti Horace?-

Lo sguardo che passò in rassegna il viso di Tom, era carico di interesse e, sperò il giovane di sbagliarsi, di attrazione.

-Perdonami mia cara, ero rimasto ammutolito dalla tua bellezza- la lusingò lui senza freni.

-Questo composto giovane- riprese senza riuscire a staccare gli occhi dalla donna- è uno dei miei alunni più promettenti, se non il primo, Tom Orvoloson Riddle- concluse il professore con un sorriso pieno d'orgoglio cadenzando le ultime tre parole.

Tom Riddle, prese subito la mano che la donna gli porse, e la baciò con un lieve cenno del capo.

-E questa donna, mio caro ragazzo, è senz'altro la donna più bella di tutto il regno magico, Pomona Powell- si rivolse a lui Horace, con un sorrisetto quasi birichino.

-Oh non lusingarmi Horace, sai che si lusingano solo persone per la quale si prova pietà. Se sono bella come dici, che sia questa decantata bellezza a parlare-

La voce della donna era asciutta e pratica, ma, ad un attento osservatore, non sfuggiva una punta di orgoglio e vanità.

Sapeva di essere una gran bella signora, ma nello stesso tempo non disdegnava che glielo si ripetesse.

-Ma quale pietà mia signora, è solo adorazione- rise Horace facendo vibrare i suoi possenti baffi.

-E ditemi, signor Riddle, vi meritate tutte le lodi del vostro professore?-

-No di certo mia signora, il professor Lumacorno è fin troppo gentile con me- disse subito Tom sorridendo lievemente.

-Sciocchezze ragazzo, non regalo complimenti a nessuno io- rispose piccato l'uomo.

Con una punta di fastidio Tom notava che la donna faceva davvero molta fatica a staccare per troppo tempo gli occhi dalla sua figura, sentiva lo sguardo di lei scivolargli addosso.

Un brivido di irritazione scosse lievemente il ragazzo, che tentava di mantenere salde le apparenze, ricordando a se stesso il motivo di tutta quella messinscena.

-Horace- chiamò una voce da lontano, apparteneva ad un uomo piuttosto basso e corpulento, con le guance sorprendentemente rosse, forse a causa del calice di vino quasi vuoto che teneva nella mano destra- amico mio, questa la devi proprio sentire!-

Lumacorno, nascondendo la sua rabbia per essere stato richiamato lontano dalla donna, rispose con un solare :

-Immagino già il tema della storia, vecchia volpe, Tobias!-

-Perdonatemi mia signora, sarò subito di ritorno da te- fece poi verso Pomona, con un leggero bacio sulla mano.

-Hai altri ospiti da intrattenere, lo capisco bene mio caro amico- rispose lei con un freddo sorriso.

Quando l'uomo sparì nella piccola folla che si era venuta ad accalcare, la maga si avvicinò di più a Tom, facendogli cenno di seguirla.

Lui, camuffando il suo fastidio con un sorriso stirato, la seguì.

La destinazione della donna erano delle sedie, un po' appartate, dall'altro lato della sala.

Si sedette e fece cenno al ragazzo di imitarla.

-Sapete Tom, solo in un'altra occasione ho visto un uomo più avvenente di voi e...abbiamo convolato a nozze anni ed anni fa- il sorriso che aleggiava su quel viso nè troppo maturo né troppo giovane ricordava quello che potrebbe muovere il muso di una leonessa, che osserva la sua preda in trappola, una docile gazzella.

Ma Tom non era affatto una docile gazzella.

-Avevo l'impressione di piacervi, signora Pomona, ma non potrei mai fare un torto al mio caro professore e al vostro adorato marito, neanche per una donna come voi-

Le carte erano scoperte, e il Serpeverde aveva intenzione di giocarsele nel miglior modo possibile.

-Conoscete da molto il signor Lumacorno?- disse subito lui, guardandola negli occhi.

-Da quanto basta per sapere che non vale più del vino che sta servendo in questa festa- disse lei con un sorrisetto ora derisorio, mentre una mano, dalle unghie laccate di rosso, scivolava silenziosa sopra quella del giovane, che non mostrava nessun segno di interesse.

Si limitò a lasciarla fare, spostando le pedine nella partita che aveva già concluso nella sua mente.

-Voi gli piacete, credo che lo abbiate notato- fece lui osservandola con un sorriso delicato sul viso.

Era andato a quella sciocca festicciola per avvicinarsi al proprio professore e per scoprire quanto il possibile riguardante ciò che poteva interessarlo e farlo cedere, tanto valeva attingere a quella fonte, che sembrava tanto decisa ad assecondarlo.

-Difficile non notare i suoi modi da bifolco- fece lei ridacchiando-Non ho alcun interesse per Horace, la mia attenzione è catturata da qualcun altro-

Lo sguardo che gli lanciò, trafiggendolo, non lasciava adito ad ambiguità.

Tom, si inumidì le labbra, fu un gesto così fugace e passeggero, che nessuno avrebbe potuto notarlo, a meno che, come nel caso di Pomona, non fosse seduto a pochissima distanza.

Poi parlò con tono carezzevole, le sue parole sembravano strisciare lente verso la donna che sembrava quasi ipnotizzata:

-Io stimo molto invece il mio professore, mi piacerebbe sapere di più sul suo conto, che tipo è?-

La donna sembrava delusa, si era aspettata un altro tipo di conversazione, un altro tipo di soggetto, ma decise di fare il suo gioco, avvicinandosi di più al ragazzo con la scusa della musica alta, che impediva di sentire le sue parole.

-Beh, che posso dire, è stato da sempre un tipo che non sa affascinare se non usando altri maghi che hanno fatto davvero qualcosa in questo mondo, o destinati a fare grandi cose, come voi, ragazzo.-

-Vi ascolto- disse lui avvicinando il viso alla donna, incatenandola con uno sguardo scuro e, almeno per la donna che lo fissava ammaliata, sensuale.

-Adora attorniarsi di cose belle e di persone che faranno strada, ha un occhio lungo per quanto riguarda quest'ultima cosa. Non ho mai visto nessuno con un sesto senso come il suo. Quindi immagino che dovremo aspettarci grande cose da voi- La mano della donna, andò ad accarezzare lievemente uno zigomo alto del moro, che le sorrise complice.

Come un piccolo pettirosso, che si lasciava ammaliare dal sibilo del cobra.

E Pomona si avvicinava, sempre di più, incatenata dalla bellezza del giovane.

Aveva mentito, non conosceva nessuno così bello, nemmeno l'uomo che aveva sposato riusciva a competere con quel viso, quel portamento, quella grazia mista a potenza che si intravedeva in quel corpo raffinato.

-Horace adora i complimenti, si scioglierebbe sotto qualche moina- sussurrò lei, con gli occhi leggermente sbarrati.

-Ah davvero?-

Lei annuì piano.

Non le importava perchè voleva informazioni su quel grassone, gli avrebbe dato tutto ciò che desiderava, anche di più.

Tutto, gli avrebbe donato tutto.

Tom sorridendo per l'aspetto spaesato della donna, continuò, accarezzando lievemente il dorso della sua mano, per poi stringerla piano.

-Non c'è altro che sapreste dirmi?Proprio niente? Pensavo che voi aveste un grande ascendente su di lui, o mi sbagliavo?-

-Perchè tutte queste domande?- esalò lei, senza riuscire a staccare lo sguardo dalle labbra del giovane, che si arricciavano ironiche.

-Volevo fargli un regalo, dopotutto è il mio professore preferito, e poi, ha organizzato una festa nella quale ho incontrato la donna più bella del mondo magico, questo non dovrebbe essere ripagato con qualche piccolo pensiero?-

Il sorriso di lui si aprì di più, lasciando intravedere una scia di denti bianchi e regolari.

-Beh- fece lei con voce un po' roca- adora...adora... l'ananas candito-

-Sarebbe un grazioso regalo, non credete?-sussurrò lui a poca distanza dal suo viso.

Lei annuì come in trance.

Una voce, acuta e squillante, fece sobbalzare la mora, che si allontanò in fretta dal ragazzo.

-Ecco dove siete finiti, pensavo foste fuggiti!- rise poi Horace, avvicinandosi a loro con passo svelto e le gote arrossate sopra i baffi cespugliosi.

Prima che prendesse posto, Tom si alzò dalla sedia, lasciandogli il suo.

-E' tempo che io torni al mio dormitorio professore, domani mi attende il test di Astrologia e vorrei ripassare-

-Ma ragazzo mio, sei rimasto così poco, tutto questo studio ti ucciderà, dai retta a me- fece il professore con uno sguardo tra il severo e il piacente.

Tom sorrise con atteggiamento timido, per poi rispondere dispiaciuto:

-Temo di dover insistere professore, se c'è una materia che per me è difficile apprendere, è proprio Astrologia-

-Mi riesce davvero difficile crederlo ragazzo- fece Horace ridendo forte – Va bene Tom, puoi andare, è stato davvero un piacere averti finalmente in una delle mie festicciole, - concluse l'uomo dando una piccola pacca sulla spalla magra del giovane.

-Onore mio signore- disse il moro sorridendo per poi aggiungere verso la donna, che lo osservava silenziosa -Ed è stato un onore altrettanto grande fare la vostra conoscenza, mia signora- riprese baciandole lievemente la mano, con un sorriso cordiale.

Una colomba sembrava aver preso il posto del serpente a sonagli che le era di fronte.

Quel ragazzo le metteva i brividi.

La donna annuì rigidamente, per aggiungere poi con tono secco:

-Lo è stato anche per me-

Lo osservarono silenziosi andarsene dalla sala.

Horace si mise seduto, nel posto lasciato libero dal suo alunno, per dirigere tutta la sua attenzione finalmente sulla donna, che guardava davanti a sé.

-Che ragazzo straordinario vero?- fece lui, con orgoglio.

-Si- mormorò l'altra sovrappensiero -davvero straordinario-


   
 
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