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Autore: Mirella__    03/03/2016    3 recensioni
E se Goku fosse scomparso misteriosamente durante lo scontro con Baby?
Cosa sarebbe successo se lo Tsufuru avesse vinto?
In un mondo in cui tutti sono diventati dei burattini, Pan e Mr. Satan sono gli unici a non essere infetti.
Ma, ormai, per il campione dei campioni l'età si sta facendo sentire ed è costretto a lasciar scappare Pan per evitare la sua eliminazione.
La ragazza dovrà vivere nascosta alla luce, cercando ogni giorno di diventare più forte per poter far ritornare il mondo alla normalità.
Ce la farà?
Genere: Avventura, Dark, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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Lotta per la libertà

Capitolo 6

Gioia

 

Una pressione sulla faccia.

Atterraggio mancato!

Fango tra i capelli, sui pesi, sul viso, tra i denti, ovunque!

Mi misi malamente a sedere; quegli aggeggi ancorati ai miei arti mi rendevano goffo ogni movimento. Sospirai e iniziai con fatica a slacciare le cinghie che li legavano e per liberarmene ci misi una buona ora. Poi mi alzai ed iniziai ad esplorare quel luogo.

Certo che un'indicazione poteva pure darmela, quel maledetto di Re Kaio, ma no, probabilmente sarebbe stato troppo semplice, meglio farmi girare a vuoto per qualche giorno!
Chiusi gli occhi e cercai d'avvertire qualcosa attorno a me, anche un'aura fievole, ma era impossibile. Evidentemente dovevo ancora trovarmi all'interno di quella piccola parte del pianeta Plant dove non si percepiva nulla. Mi alzai in volo, giusto per capire quanta distanza intercorresse tra me e la città. Lì, dove l'orizzonte si confondeva tra il blu del cielo e il verde della foresta, si intravedeva una piccola striscia di grigio: la Città Di Nuova Bacittu.

Ero sufficientemente lontana.

Scesi a terra e iniziai a camminare, capendo in che direzione sarei dovuta andare per tornare a casa mia. Stetti in silenzio, attenta ad ogni minimo rumore, il mio sesto senso mi diceva che c'era qualcosa che non andava. Era una sensazione strana, come se sapessi che stava per accadere qualcosa, lo sentivo come un formicolio sotto la pelle. Mi fermai di botto: e se quella sensazione non fosse stata altro che un'aura? Che l'allenamento con Re Kaio mi avesse sensibilizzata in qualche modo? No, non era possibile, non in quella zona. Ma allora perché provavo quelle emozioni?

“Ciao Pan!”

Restai di sasso.

Mi voltai lentamente, il cuore che batteva a mille. Possibile che fosse lui? Mi voltai verso la figura che avevo di fronte e sentii sorgere un sorriso sul mio volto. “Buu...” dissi incredula, correndo verso di lui per abbracciarlo, “Buu!” Urlai stringendolo più forte.

Lui ricambiò la stretta, sollevandomi di qualche centimetro, poi mi rimise a terra, proprio come quando ero bambina. Il mostro rosa era stato una figura stabile nella mia vita, dopo lo scontro con Baby, lui era stato una specie di... mammo? Una sensazione orribile mi percorse la spina dorsale. No, non dovevo vederlo in quel modo... pareva quasi il compagno di mio nonno! Ma che diamine stavo pensando? Scossi la testa per cacciare quei pensieri e tornai seria. “Come sta mio nonno? Sai che non devi lasciarlo. Sono felice di vederti, ma lui ha più...”

Lui scosse la testa e io mi zittii all'improvviso. “Tuo nonno Satan non ce l'ha fatta. Sapevamo entrambi come sarebbe andata a finire. Lui è stato molto coraggioso, Pan”.

Le ginocchia mi cedettero, il mondo parve mettersi sottosopra, mentre nuove lacrime iniziarono a rigarmi il viso. Anche lui... alla fine Baby si era portato via anche lui, nel modo peggiore questa volta. Da quando quell'alieno maledetto aveva soggiogato l'umanità si era divertito a distruggere tutto, a strapparmi dalle mani ciò che più amavo. Il mio pianeta, i miei genitori, mio fratello e adesso anche lui.

Strinsi i pugni e colpii più volte il terreno. Mi fermai solo quando una mano gentile si posò sulla mia spalla.

“Ci occuperemo di Baby, gliela faremo pagare, assieme”.

Annuii alle sue parole e mi rialzai, ancora scossa per quella notizia che non avrei mai voluto sentire. “Ma come? Finché c'è mio padre dalla loro parte, per non parlare di Vegeta...”
Persi la voce, sapendo quanto impossibile fosse quell'impresa.

“Non siamo soli, Pan”. Alzai lo sguardo su di lui e iniziai a collegare le parole che mi aveva detto Re Kaio. Menti che assieme tessevano un fato...

Buu iniziò a camminare: “Seguimi”.

Annuii e gli andai dietro, più come un automa che un vero e proprio essere umano. Meglio seppellire tutto fino a quando non avrei avuto le idee chiare.

 

Così la visuale si allarga. Mi dispiace, caro lettore, ma da adesso in poi sarà l'autrice a raccontarti delle vicende che da qui in poi si susseguiranno. Mettiti comodo e rilassati; perdonami, se puoi, per questa piccola interruzione.

 

Il campo si stagliava come una piccola oasi naturale. Non sembrava che l'uomo avesse reso quell'ambiente vivibile, forse perché, in effetti, non era stato un uomo a farlo, ma un androide, anzi, due.

Pan si guardò attorno, poi posò lo sguardo su Majin Buu che aveva arrestato la sua marcia improvvisamente. “Perché siamo fermi qui?” Chiese la ragazza, irrigidendosi d'istinto. “Minacce in arrivo?”
Majin Buu scosse la testa. “Siamo a casa, Pan”.

Tra le fronde dell'albero più grande, quello che tra tutti gli altri si imponeva, si aprì una fessura che divenne sempre più grande: era una porta, incastonata tra i fitti rami, così ben nascosta da essere invisibile, tranne per coloro che sapevano già dove guardare.

C-18 uscì da quella porta, gli occhi di ghiaccio si posarono sulla ragazzina, che si sentì tremare da capo a piedi. Era una trappola! Majin Buu l'aveva portata nelle mani del suo nemico!
Indietreggiò di scatto, cercando disperatamente con lo sguardo una via di fuga, ma delle braccia la afferrarono in una stretta che a lei sembrò mortale.

Il fiato le mancò e la vista le si appannò, mentre il sorgere di un attacco di panico le procurava vertigini fortissime.

C-18 le si avvicinava, mentre le braccia che la tenevano saldamente non accennavano a lasciare la presa. La donna intanto le prese il viso tra le mani e solo allora, quando il ghiaccio incontrò l'onice, Pan si calmò. “S... sei tu...?” Chiese in un sussurro, mentre le mani tremanti smisero di cercare di allontanare le braccia che la stringevano.

C-18 sorrise e Pan si portò le mani alla bocca, cercando di soffocare un singhiozzo, mentre nuove lacrime, stavolta di gioia, le incorniciavano il viso. “Lasciala, C-17”.

L'androide liberò la ragazza e lei si precipitò tra le braccia della donna. “P... pensavo che fossi morta, n... nonno Satan ha assistito al tuo funerale”.

La risata argentina di C-18, che nascondeva una tonalità amara, le giunse come la più dolce delle sinfonie all'orecchio. “Tutti hanno assistito al funerale di un IBM 5110, beh, o meglio, componenti di esso che sono stati modificati in modo da assomigliare a un mio sistema”.

C-17 inarcò un sopracciglio. “Per modificarli in modo decente ci ho dovuto passare tre settimane, che ne dici di portare rispetto anche per il mio lavoro, sorellina?” C-17 era risentito, ma non potè fare a meno di lanciare un'occhiata complice alla sua gemella.

Pan non aveva ancora finito di stringere C-18 e le parole dell'altro vennero capite solo in un secondo momento. Non conosceva bene C-17, anzi, poteva dire che la sua esistenza era quasi sempre stata come una sorta di leggenda all'interno della sua famiglia, visto che non si vedeva quasi mai e che, in verità, si credeva morto con l'esplosione della Terra.

“P... puoi spiegarmi?” Sussurrò Pan all'orecchio di C-18, che annuì.
“Le sorprese non sono ancora finite, vieni, entra, ne parliamo davanti a una tazza di tea”.

C-17 incrociò le braccia dietro la testa e guardò male Majin Buu: “Poi mi spieghi dove diamine eri finito”.

Majin Buu sbuffò: “Antipatico”. Aspettò un paio di secondi prima di rispondere, non gli andava di dire tutte quelle parole. “Non potevo tornare immediatamente. Quando sono scappato ho dovuto seminare tutti gli altri”. Biascicò incavolato. “Ti basta? E poi Re Kaio mi ha detto dove andare a prendere Pan”.

C-17 sorrise tre sé e sé. “Meno misteri di quel che pensavo in effetti”.

Pan entrò all'interno di quella strana abitazione, non era ampia, ma ben organizzata. C'era un ottimizzazione degli spazi in modo che tutto ciò che potesse essere utile ci stesse e occupasse uno spazio relativamente piccolo. Guardò C-18 prendere una leva ed azionarla per sganciare il tavolo dal muro e farlo abbassare, senza alcun rumore, in modo che si potessero sedere. La cucina era piccola, ma funzionale, così come i letti, messi nell'estremità dell'unica camera circolare. “C'è un piano inferiore, in effetti, ma ci dobbiamo lavorare, non è stata l'edilizia il nostro maggior problema”. Disse C-18, notando lo sguardo della ragazzina che saettava da un semicerchio della casa all'altro, mentre prendeva le bustine di tea e preparava l'acqua calda.
“È un ottimo posto dove nascondersi. Pensa che quando Buu si è fermato di fronte non mi ero accorta di nulla”.

La donna sorrise e si sedette di fronte a lei. “Da quando Baby ha preso il potere ci siamo dovuti sforzare. Dobbiamo celare la nostra presenza alle pattuglie che di tanto in tanto girovagano qui attorno”. Pan l'ascoltava attentamente, trovando interessante ogni parola che usciva dalla sua bocca. “Vedi, io e C-17 abbiamo penato per anni, il nostro è stato un lavoro lento e costante che sta vedendo i suoi frutti solamente adesso. Tu, diciamo, sei il secondo obiettivo che siamo riusciti a conseguire in quattordici anni”. Si fermò un attimo, cercando di costruire un discorso che fosse comprensibile anche a Pan. “Il punto principale era trovare una cura. Prima di tutto andava sperimentata su cavie che non possedevamo. C-17 è riuscito a creare un laboratorio e lentamente ha preso campioni della popolazioni che ci sembravano più... utili, piuttosto che competenti. In molti erano spaventati dall'azione che Baby avrebbe potuto avere su di loro, ma l'idea di poter tornare ad avere la propria vita, senza più essere schiavo di nessuno, li conquistò. Presto iniziammo a prendere i direttori degli ospizi, in modo tale da poter prelevare gli anziani e testare la cura anche su di loro. Le morti dovute ad errori venivano fatte passare per incidenti, una caduta dalle scale o cose simili. Di vitale importanza era non perdere i pezzi principali della scacchiera”.

Pan rabbrividì, gli occhi della donna erano così distaccati mentre parlava di quella sperimentazione ed era talmente presa dal discorso che sentì a malapena Majin Buu e C-17 prendere posto accanto a loro. “Una volta che un uomo guariva, veniva annunciata la sua morte alla famiglia, quando in realtà quello che ricevevano non era altro che, volgarmente parlando, un sacchetto di sabbia bianca per simularne le ceneri. I sopravvissuti venivano portati qui, in modo da far ricominciare loro a vivere. Non siamo molto numerosi, ma stiamo crescendo. Ci sono persino alcuni ragazzi, prelevati da alcuni orfanotrofi, ragazzi che non sono stati adottati e che apparivano sulle carte come di salute cagionevole per giustificarne un'apparente morte precoce”.

“In tutti questi anni avete fatto questo?” Sussurrò Pan incredula, “perché non ne sapevo nulla? Io ero... come voi”.

“Tuo nonno Satan ci aveva chiesto di non dirti niente fino a quando non sarebbe stato necessario. Saremmo venuti a cercarti presto, ma Gil ci ha fatto vedere un tuo video dove... eri scomparsa. Non abbiamo capito cosa ti fosse successo fino a quando Majin Buu non è stato contattato da Re Kaio per rivelarci la tua posizione. È tutto collegato, Pan, siamo qui, siamo assieme e siamo forti”.

Quelle parole gonfiarono il petto di orgoglio alla ragazza, mentre il cuore assaporava quel sentimento che era la speranza. “G... Gil è con voi...” sussurrò sollevata. “Sembra che abbiate un piano preciso ed accurato”. Disse con il sorriso che voleva affiorarle sulle labbra. Iniziava a capire...

“Sì...” disse C-18 con una decisione che fece alzare lo sguardo del fratello su di lei. Non la vedeva così ottimista da tanto tempo; lo capiva dall'inflessione del tono della voce, da quello scintillio che le vedeva nello sguardo. “Come ti ho detto tu sei il secondo obiettivo che siamo riusciti a conseguire. Il terzo è Bra, ma per adesso ci prendiamo una pausa di un paio di giorni”. Il fischio della teiera interruppe la conversazione. C-18 si alzò e iniziò a servire loro il tea.

“Perché è Bra il terzo obiettivo?” Chiese Pan a C-17, tutto le sembrava così strano, così inconcepibile! Sembrava che la sua vita avesse preso una svolta improvvisa tutta in positivo e non riusciva a venire a capo del perché. C'era da dire che il suo mondo era precipitato nel baratro di colpo, ma forse era possibile risalire altrettanto in fretta.

C-17 scosse la testa: “Io non sono propriamente d'accordo riguardo Bra, non vorrei toccare la figlia di Vegeta così in fretta”. C-18 sedette di nuovo di fronte Pan e guardò il fratello con aria interrogativa.

“Non mi avevi detto di questi tuoi dubbi”.

Il moro annuì e riprese: “Vedi, sorella, credo che la mossa migliore sia prendere Goten. È forte, è vero, ma noi due dovremmo riuscire a sopraffarlo. In questo modo impediremmo la fusione con Trunks e sarebbe più facile rapire anche quest'ultimo, una volta guarito Goten”.

Pan sgranò gli occhi, rendendosi conto solo in quel momento di cosa stessero parlando i due androidi. “M... mio zio tornerà normale?” Chiese incredula, cercando di controllare la gioia. Era un piano e doveva prenderlo come tale, però sembrava cosi dannatamente facile pensare tutto in modo tanto ottimista in quella situazione.
C-18 annuì: “In effetti C-17 hai ragione, ma ci sono dei pro anche nel prendere prima Bra, potremo carpirle delle informazioni visto che è figlia di Vegeta e magari riuscire a reinserirla nel contesto della vita di suo padre”.

C-17 scosse la testa: “È rischioso, la possibilità di venire scoperti è troppo elevata...”
“Piuttosto,” lo interruppe C-18, “è meglio prendere Goten e vedere se ha delle informazioni riguardo Goku”.

Pan alzò la testa di scatto verso la donna. “M... mio nonno? Avete dei piani anche verso di lui?”

C-17 annuì: “Veramente lui è il nostro Jolly, sul serio, ci fosse lui, con la cura che abbiamo tra le mani, riusciremmo a vincere tutto”.

Pan si sentì ancora una volta mancare il fiato per la gioia. “C... c'è altro che dovrei sapere?”

C-18 le mise una mano sulla spalla: “Punto uno, vedi di calmarti, per adesso niente è sicuro. Tuo nonno, per quanto ne sappiamo, potrebbe essere anche morto, potremo saperlo solo quando anche Goten, Trunks o Bra saranno dei nostri. Punto due, devi ancora venire a conoscenza dell'altra notizia”.

La porta si aprì e Pan si girò verso di essa, restando a bocca aperta: “U.. Uub?” Sussurrò incredula, nel vedere il ragazzo dallo strano ciuffo di capelli entrare nella stanza, mentre un robottino metallico tutto contento correva verso di lei per abbracciarla, urlando “Ghiro ghiro”.

“N... non eri mor...?” Uub non le lasciò neanche il tempo di finire la frase che strinse a sé sia lei che il robottino.

“Vivo e vegeto come vedi, grazie a qualche trucchetto di Majin Buu”.

“Non ti aveva mangiato quel mostro?”

Uub scosse la testa. “Majin Buu mi ha salvato la vita, è stata una sostituzione dell'ultimo minuto, se così si può dire”. Disse allegro, scostandole dei capelli dal viso per vederla meglio. “Caspita quanto sei cresciuta, sei diventata una piccola donna”.

Pan arrossì lievemente, imbarazzata per quello sguardo e si allontanò un po'. “Beh, gli anni passano per tutti, cos'è quello che vedo tra i tuoi capelli, un ciuffo bianco?”

Uub si mise in posizione di difesa, “Che vuoi fare? Provochi?”

Pan mise giù Gil e si mise anche lei in posizione: “Sempre e comunque”. Disse cercando di trattenere un sorriso, ma non le riuscì. Iniziò a ridere, ridere, ridere ancora!
Reclinò la testa all'indietro mentre altre risa, che non sapeva se definire isteriche o sincere, fuggivano via dal suo petto una dopo l'altra, senza permetterle di dar loro un freno. Uub la prese tra le braccia improvvisamente, mentre C-18 le passò una mano sul viso per tranquillizzarla.

Lentamente le risate di Pan si spensero, fino a che una spossatezza che non aveva avvertito per niente, prima di allora, si impossessò del suo corpo.

Dormì di un sonno tranquillo, per una volta, dopo quattordici anni.

  
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