Capitolo 5
TERZO
GIORNO (prima parte)
Sakura era in ospedale per il
suo praticantato. Indossava il camice bianco con appuntato sul petto il
cartellino di riconoscimento, e camminava per i corridoi impettita, ostentando
una sicurezza che in realtà non aveva. Aveva ricevuto una chiamata da una
collega tirocinante che era stata assegnata al pronto soccorso, la quale le
aveva riferito che un suo amico era stato ricoverato per tre costole
fratturate. La rosa non aveva neanche aspettato di sapere chi fosse per
chiudere e precipitarsi al pian terreno dell’ospedale, dove trovò niente di
meno che Lee, disteso su un lettino con un sorriso allegro e per niente
dilaniato dal dolore che delle costole rotte dovrebbero provocare.
“Sakurachan!”
disse allegramente, mentre il cuore della ragazza perse un battito nel
trovarselo di fronte.
Si portò immediatamente le
mani sugli occhi, terrorizzata. Non voleva innamorarsi di lui, maledizione!
“Lee…
co… come stai?” che razza di domanda idiota, ma non
le uscì nulla di più intelligente.
“Sto benone, mi hanno quasi
messo a posto, sai?” sorrise, prima di guardarla con fare interrogativo. “Sakura… perché ti copri gli occhi?” chiese mogio,
abbassando lo sguardo “Sono così brutto?”
Lei allontanò prontamente le
mani dal volto e le agitò a mezz’aria, frettolosamente.
“Noooo,
ma ti pare? Avevo qualcosa negli occhi e… e…?” non terminò la frase, perché dopotutto si rese conto
che evitare Lee era una scemenza. Il jutsu su di lei,
a quanto pareva, non aveva funzionato.
Che fosse immune all’Ai mane?
Non poté fare a meno di chiedersi se potesse esistere un’evenienza del genere.
Allora anche Neji era immune come lei? Che strani fenomeni…
*
Tenten era
distesa sul letto della propria camera, e fissava il soffitto come se in
quell’istante fosse la cosa più interessante del mondo. Quella mattina si era
svegliata piuttosto presto, ma non aveva avuto il coraggio di alzarsi dal letto
ed andare agli allenamenti, così era semplicemente rimasta a poltrire fino
all’ora di pranzo, quando la porta della stanza si aprì e sull’uscio apparve la
figura bionda di Ino. La bionda sbirciò nel buio
della camera con occhio critico, quindi si avvicinò alla finestra con fare
deciso e tirò su la persiana con un unico gesto risoluto.
“Eeeehiii
che fai?” chiese la castana, ficcando la testa sotto il cuscino per ripararsi
dalla luce accecante che penetrò attraverso le tende e si abbatté su di lei
senza indugi.
“Alzati pigrona, dobbiamo fare
una cosa. E poi che vuoi fare? Ammuffire a letto per il resto della tua vita?”
chiese ridendo, avvicinandosi al letto e tirandole via il lenzuolo di dosso e
scoprendola in modo brusco.
“Nooo…”
piagnucolando appena, si rannicchiò su se stessa, rimanendo con la testa bruna
nascosta sotto il guanciale.
Ino
sospirò, appoggiando le mani sui fianchi con fare severo, prima di sorridere
appena ed andare verso la porta, per richiuderla. Tornò dunque accanto
all’amica e si sedette sul ciglio del letto, allungando una mano ed
appoggiandogliela sulla schiena, carezzandola appena.
“Tenten,
capisco che non trovare niente in biblioteca, ieri, ti abbia buttato giù. Ma
non è questo il momento di crogiolarsi
nell’autocommiserazione, sai?”
La voce della castana giunse
da sotto il cuscino, un po’ camuffata “Perché…? Che
succede oggi?” era quasi incuriosita. Quasi.
“Ohhh
signorina, non puoi averlo scordato!
Oggi è Martedì. Maaaarteddììì” scandì con fare
divertito, dandole ora leggeri colpetti sui reni per convincerla ad alzarsi.
Martedì? Che diamine succedeva
Martedì? Lei proprio non riusciva a ricordarsene, era completamente persa nei
sogni utopici della sua possibile relazione con Neji.
“Martedì…
Marte--…” trattenne il respiro, quando un’immagine le balenò dinnanzi agli
occhi. Cacciò via il cuscino con i pugnetti e si alzò
a sedere di botto. “OGGI è IL COMPLEANNO DI HINATA!”
Ino
sorrise lievemente, soddisfatta. “Esatto.”
La piccola Hyuuga
compiva diciott’anni, e tutta l’immensa famiglia era
in fermento per i preparativi della festa che ci sarebbe stata quella sera, per
celebrare la maggiore età dell’erede del capofamiglia.
E loro, non per nulla,
dovevano proprio trovare un bel vestito adatto all’occasione.
*
“Ti sta da schifo.” sbottò
Sakura con un sorriso beffardo, umiliando Ino che,
appena uscita dallo spogliatoio, indossava un qualcosa di indefinito che la
faceva somigliare ad un uovo di pasqua.
Ino la
guardò con aria colpevole, d’altronde si rese conto che gli occhi di Sakura
erano arrossati e gonfi, e spesso, mentre la rosa era distratta, la beccava ad
asciugarsi una guancia furtivamente, sperando che nessuno la vedesse.
La bionda abbassò lo sguardo,
intristita, mentre le parole di Shikamaru del giorno
precedente ancora rimbombavano nella sua testa. Dopotutto il vestito le stava
veramente male e non c’era bisogno di rispondere a tono a Sakura per il modo
duro in cui gliel’aveva fatto notare. Quel modo, si disse, se lo meritava
tutto. Anzi, si sarebbe meritata anche un paio di schiaffi, già che c’erano.
Tenten dal
canto suo uscì dallo spogliatoio con un tubino di raso blu con una decorazione
floreale rosa su un lato del vestito, che le stava d’incanto e ne risaltava le
forme. Aveva un generoso spacco sulla coscia sinistra, e quando camminava
lasciava davvero poco lavoro all’immaginazione di chi la guardava, mentre il
collo era alla cinese. Ovviamente una scollatura profonda sul seno a forma di
cuore intagliata nel vestito, faceva compagnia allo spacco sulla coscia.
Audace, si dissero Ino e Sakura guardandola con fare
d’apprezzamento, ma non volgare.
“Ottima scelta davvero!”disse
la bionda, mentre la rosa sorrideva di scherno.
“Si, indubbiamente meglio di
quel coso che hai tu addosso, Ino.”
Tenten
ridacchiò appena, mentre le gote erano arrossate nell’esaminarsi allo specchio.
Ok, altro che jutsu, era quella l’arma vincente per
conquistare il cuore di Neji. Dopotutto, Sakura aveva
formulato quella teoria dell’immunità, quindi non c’era più motivo di
disperarsi per il fallimento dell’Ai mane. Se non poteva funzionare, c’era poco
da disperarsi, e a quel punto l’unica cosa era cambiare strategia.
“Argghhh…
me lo tolgo, ma finiscila!” rispose comunque la bionda, rintanandosi nello
stanzino per cambiarsi.
La bruna anche tornò nello
spogliatoio, ormai decisa per l’acquisto, mentre Sakura tornò a sedersi sul
pouf rosso e a sfogliare un giornale senza molto interesse, le belle gambe
accavallate senza quasi rendersene conto.
Sospirò, alzando una mano per
rassettarsi i capelli rosa. Il vestito lo aveva già, niente di impegnato, non
aveva voglia di comprare qualcosa di nuovo, era lì solo per consigliare le
altre due, o comunque per non rintanarsi in ospedale come suo solito.
Cercò di concentrarsi sulla
lettura per far si che il tempo passasse, ma la mente irrimediabilmente si
perdeva nel ricordare la scena a cui aveva assistito alla fontana, il
pomeriggio precedente, mentre era in compagnia di Shikamaru.
Chiuse il giornale in modo
brusco con uno scatto d’ira e lo lanciò sul tavolino, senza neanche centrarlo.
Questo ricadde ai piedi di qualcuno che indossava i tipici sandali neri da chunin.
Lo sguardo passò in rassegna
la figura dal basso, prima di posarsi sul suo volto.
“Oh. Kiba!”
disse sorpresa.
“Yo,
Sakura.” disse semplicemente il bruno, con un sorriso, mentre Akamaru lo attendeva accovacciato fuori l’uscita del
negozio, in cui era vietato l’ingresso
agli animali.
“Che ci fai qui?”
“Niente. Passavo davanti alla
vetrina e ti ho visto sola soletta. Non sei con le altre a prepararti per la
cerimonia di stasera?”
Lei fece spallucce,
ricambiando appena il suo sorriso, contagiata.
“Sono con le altre, infatti.
Sono mezze nude nello stanzino ora, se ti interessa…”
ridacchiò lei, sapendo quando fosse maniaco l’amico.
Anche lui rise, avvicinandosi
al pouf dov’era seduta ed inginocchiandosi per stare alla sua stessa altezza,
con lo sguardo.
“Che t’è successo, Sakuretta bella? Hai due occhiaie da paura, sei orrenda!”
Se Sakura ne avesse avuto la
forza, nonché l’umore giusto, lo avrebbe immediatamente cartellato
a sangue. Tuttavia, non era proprio in vena.
“Grazie, eh”
“Non mi hai risposto”
“Ma ti fai gli affari tuoi?”
Lui sogghignò ancora. “In
genere vedo questo sguardo in una donna solo in due occasioni: quando ha avuto
una brutta delusione d’amore” e dal lampo che attraversò lo sguardo di Sakura
capì di avere ragione “… e quando si rompe un’unghia!”
Stavolta un pugno in testa non
se lo risparmiò, se lo era meritato fino in fondo.
“Non siamo così frivole.”
“Ahio…
‘cidenti a te, non puoi mica dare pugni alla gente
con la forza erculea che ti trovi, razza di donna mutante!” bofonchiò
portandosi le mani sulla testa dolorante.
Lei stava per scagliargli
qualcos’altro, ma le nacque un sorriso spontaneo sul volto che non poté
ignorare.
“Vai a fare un giro, Inuzuka dei miei stivali, vai!” agitò una mano a mezz’aria,
per fargli cenno di lasciarla sola.
Lui sospirò, guardandola
serio, per quanto potesse sembrare strano.
“Dai, pensi davvero che me ne
andrei lasciando una bella donzella in difficoltà?” chiese facendole
l’occhiolino, e il complimento la fece lievemente arrossire in zona orecchie.
“Non sono in difficoltà”
“Ah, però non lo neghi di
essere bella eh?” la prese ancora in giro, e lei sorrise nuovamente, di cuore.
“Dai. Scegliamo un bel vestito.”
“Cooome?
Assolutamente no, ce l’ho già”
“Ma cammina, figurati se hai
un vestito adatto a stasera, te ne stai sempre rintanata in una puzzolente
biblioteca. A proposito, a furia di leggere libri ammuffiti, i tuoi polmoni
saranno messi peggio di quelli di Nara”
Risero assieme, attirando
l’attenzione di Ino e Tenten,
le quali sbucarono entrambe con solo la testa dalla tendina dello spogliatoio.
Si guardarono stupefatte,
chiedendosi se quel Kiba non fosse stato giudicato
troppo duramente, in passato. Forse sotto la maschera da don giovanni incallito c’era qualcosa di più, dopotutto.
*
Ino e Tenten uscirono dal negozio con i loro vestiti
ordinatamente piegati nei sacchetti col marchio del negozio, e lasciarono
Sakura alle cure di Kiba che, in fondo, si era
rivelato un personal stylist più che qualificato.
Semplicemente, era stato con così tante ragazze ed aveva sfilato loro così
tanti vestiti, che ormai sapeva bene cosa potesse calzare a pennello ad ogni
femmina del pianeta.
“Avremmo fatto bene a
lasciarla con Kiba?” si chiese Tenten,
pensierosa.
“Tranquilla. Hinata è stata in gruppo con lui per anni ed è ancora
piccola, casta e pura. Probabilmente non travia le donne, se queste non
vogliono essere traviate.” disse Ino, prima di
rallentare il passo davanti al negozio di scarpe.
“Io mi fermo qui.”
Tenten annuì
“Mi spiace non poterti aiutare, ma ho appuntamento con la parrucchiera fra
dieci minuti.”
“Ti pare. Ci vediamo stasera”
Si separarono con un sorriso,
la bionda entrò nel negozio, mentre la bruna si allontanò frettolosamente.
“Salve. Come possiamo
aiutarla?” la commessa che le si era parata davanti le diede attenzioni con
fare gentile.
“Oh…
io… magari mi guardo prima un po’ in giro.”
“Casomai mi chiami” rispose la
ragazza, allontanandosi.
Ino si
avvicinò alla vetrina interna al negozio, con un sospiro. Quelle scarpe erano
meravigliose, avere un assortimento di tutte quelle nel proprio armadio
l’avrebbe resa davvero una donna felice.
Sorrise amaramente,
appoggiando la fronte sul vetro freddo per trovare un po’ di refrigerio da quel
calore insopportabile, mentre pensava che si, le scarpe erano belle, ma non
potevano donarle la serenità.
“Stai bagnando di sudore tutta
la vetrina, Yamanaka” ed eccola lì, la voce che più odiava
in assoluto dal giorno precedente si era fatta viva, puntualmente, per pungerla
quando non era più in compagnia.
“Che vai trovando, Shikamaru? Sono impegnata, non ho tempo da dedicarti…” rispose acida, ma allontanandosi dalla vetrina
notò che l’aveva inumidita davvero. “Accidenti!” borbottò, tirando fuori un
fazzolettino color lavanda dalla tasca degli shorts neri e passandolo sul
vetro, peggiorando solo la situazione, creando un alone terribile.
“Sei un danno” incalzò lui,
guardandola di profilo, appoggiato con una spalla alla vetrina e con le braccia
incrociate al petto, sigaretta spenta tra le labbra.
“E tu sei una seccatura”
rispose riponendo il fazzoletto in tasca ed allontanandosi con fare
circospetto, sperando nessuno l’avesse vista.
“Quella è la mia battuta”
protestò lui.
“Ammazzati” rispose
semplicemente lei, roteando gli occhi esasperata.
Afferrò un paio di sandali a
caso, che in effetti non c’entravano assolutamente niente col vestito comprato,
e si avvicinò ad un divanetto, per sedersi e provarli.
Lui la seguì, imperterrito.
“Posso sapere che vuoi?”
chiese quindi la biondina, sedendosi ed incurvandosi in avanti per sfilare le
scarpe da ninja.
“Niente. Passavo di qui
casualmente”
“Tu passi casualmente un po’
troppo spesso, Shikamaru! Vai da Sakura, è nel
negozio d’abbigliamento qui di fianco, maledizione!” si stava innervosendo e
dimostrazione ne era il fatto che non riuscisse a sfilare quello
stramaledettissimo coso dal piede. Lanciò un lamento innervosito, mentre il
ragazzo si inginocchiava di fronte a lei e con un semplice movimento fluido
delle mani gli sfilò la calzatura senza troppi problemi.
La reazione di Ino fu immediata, arrossendo visibilmente e iniziando a
sentirsi confusa.
“Che stai facendo, baka?” eruppe
meravigliata, ma senza fare nulla per allontanarlo.
“Ti aiuto, non vedi?” chiese
lui, alzando lo sguardo ed allungando una mano verso di lei, per farsi passare
i sandali che doveva misurare. Con l’altra mano le teneva ancora il piede, ed Ino non poté fare a meno di notare che avesse delle mani
così grandi che il suo piede, di taglia trentacinque e perciò tranquillamente
definibile piedino di fata, scompariva quasi tra di esse. Arrossì ancora di
più, stavolta con violenza, mentre gli lanciava uno dei due sandali con modi
spicci.
Shikamaru lo
afferrò al volo e glielo infilò al piedino che ancora teneva tra le mani, con
dei gesti estremamente delicati, per essere lui.
Ino lo
fece fare, in silenzio, lo sguardo rapito dai movimenti del moro e dalle linee
del suo corpo. Dalle mani, infatti, salì ad osservare le braccia, con quel filo
di muscoli che bastava per renderle forti, ma non esageratamente pompate. Il
giusto, insomma. Poi salì sul contorno delle sue spalle ampie, sul collo
pallido su cui si rifletteva l’ombra del codino nero, per posarsi
definitivamente sul suo volto, sulla sua fronte alta e spaziosa che denotava
estrema intelligenza, sulle sue sopracciglia corrucciate per l’attimo di
concentrazione, e sulle labbra. Quelle labbra così…
‘Cazzo’ pensò rozzamente, sconcertata ‘Sto osservando Shikamaru Nara.
Sto pensando che è diventato proprio un uomo. Cazzo. Mi sono frullata il
cervello!’
Allontanò le sue mani con un
gesto veloce del piede, quasi un calcio, se così poteva essere definita la zampata
che diede sul suo petto, a livello sternale, per farlo scostare e cadere
all’indietro.
“Ehi, che ti prende?” chiese
stupito, senza perdere l’equilibrio, ma allontanandosi appena da lei, togliendo
la sigaretta dalle labbra e portandosela nel taschino dello smanicato
verde.
“Cosa prende a te, piuttosto!”
sbottò lei irritata, alzandosi in piedi ed avvicinandosi allo specchio per
vedere come le stesse quel sandalo. Le calzava alla perfezione, le stava un
incanto e, osservandolo meglio, sotto il vestito sarebbe stato divino. O forse
era solo una sua impressione? Probabilmente lo vedeva perfetto solo perché, a
conti fatti, gliel’aveva infilato lui e… No, no, ma
cosa andava a pensare!
‘Complimenti,
Ino. Il cervello ringrazia!’ pensò
adirata, stavolta più con se stessa che con il bel Nara,
che intanto era tornato in piedi e la osservava di spalle, pensieroso.
“Scusa per ieri, Ino” disse improvvisamente, sorprendendola di nuovo.
La biondina rimase immobile,
raggelata da quelle parole.
Scusarsi? E di cosa?
‘Non
ti scusare, stupido… avevi una ragione del diavolo’ ma fu
solo in grado di pensarlo, non le uscì neanche un suono dalle belle labbra
rosse.
Fece spallucce, voltandosi
verso di lui e facendo finta di nulla.
“Fa niente. Dopotutto, Sasuke verrà con me alla festa stasera. Importa solo
questo.”
Non disse più nulla, e anche
lui non ne ebbe il coraggio. Pensava di averle dato una lezione, seppur troppo
dura, ma a quanto pareva non aveva capito davvero niente. Testona. Stupida e
testona.
“Mendokuse,
Ino…” sbottò acidamente, avviandosi all’uscita. Non c’era
nient’altro da dire.
Continua…
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Sono proprio di fretta, ho
terminato questo capitolo ieri sera e lo pubblico ora, prima di uscire per
andare all’uni. Vorrei fare un saluto veloce a tutti voi che avete letto e
soffermarmi sui recensori.
GENTILISSIMI (L)
Nello specifico
Ringrazio faziooosa che continua a seguirmi
fedelmente con entusiasmo.
Ringrazio celiane4ever i cui commenti pieni di dubbi mi spingono ad essere
estremamente sadica e misteriosa XP (risposta alla domandina: lo saprai a tempo
debito U.U)
Ringrazio Amrlide che spero di aver
accontentato con un aggiornamento abbastanza celere u.u
Ringrazio Rinoagirl89 il cui sospetto mi fa sospettare di non essere un
granché ad intrecciare le trame XD O magari si ;)
Infine ultima, ma non ultima,
ringrazio Kry333, che ha gli stessi
dubbi delle altre e a cui io rispondo riguardo Neji “Potresti
aver capito, oppure no” XD
Ancora grazie e continuate a
seguirmi, se vi va J