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Autore: Arianna di Cnosso    05/03/2016    5 recensioni
Dopo la seconda guerra magica, a Hermione viene offerta la possibilità di lavorare ad Hogwarts.
Qui incontra una vecchia conoscenza, che non si sarebbe mai aspettata di rivedere. Come reagirà Hermione? Come sono cambiate le cose dai tempi della scuola?
Tratto dalla storia:
"La voce sibilante dell’uomo interruppe i pensieri furiosi di Hermione. “Dovrà parlarmi, prima o poi, signorina Granger... Professoressa Granger... Collega.”
Per tutta risposta lei si alzò e gli voltò le spalle. “Non so parlare il serpentese” ribattè con rabbia, uscendo dallo scompartimento e lasciando lì tutti i suoi bagagli."
Lucius/Hermione
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Lucius Malfoy, Minerva McGranitt
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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XII. VITTORIA

 


Breve riassunto dei capitoli precedenti.
Hermione, insegnante ad Hogwarts, viene aggredita in circostanze misteriose da uno studente, Damian Gould. Si salva grazie all'intervento provvidenziale di Lucius Malfoy, suo collega e insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure.
Si tiene un processo, che vede Gould colpevole, tuttavia non confessa nulla sulle motivazioni che lo hanno spinto a compiere il gesto. Durante il processo però, l'avvocato di Gould muove delle accuse verso Lucius, lasciando intendere che lui sia coinvolto nella faccenda. Sia Hermione che Harry Potter, ora Ministro della Magia, si sbilanciano in favore di Lucius.
Inoltre, Hermione ha chiesto a Lucius di insegnarle a controllare il Fuoco Gubraithiano (racchiuso nel ciondolo che lo stesso Lucius le ha regalato). Durante le lezioni entrano sempre più in intimità.
Quando Hermione finalmente riesce a controllare il Fuoco, Lucius la invita fuori a cena per festeggiare.
Dopo la cena si trovano nelle stanze di Lucius; per la prima volta lui mette in chiaro il suo interesse e sembra sul punto di baciarla.
Vengono interrotti da una misteriosa lettera che lascia Lucius impietrito. Sussurra il nome di Draco, poi, senza dare spiegazioni, si precipita nella Metropolvere, lasciando Hermione da sola.


 



La mattina seguente, Hermione si svegliò piuttosto presto dopo aver dormito poco e male. Per tutta la notte era stata tormentata dall’ansia e, anche da sveglia, le corse addosso una brutta sensazione.
Si alzò e si vestì in fretta, con l'intenzione di andare a cercare Lucius per capire cosa fosse successo la sera precedente.
Se ne era andato precipitosamente, lasciandola da sola nel suo salotto, senza una parola.
Hermione si era fermata a lungo ad aspettare che tornasse, ma si erano presto fatte le due di notte senza che di Lucius si fosse vista neanche l'ombra.
Per un po’ aveva considerato l’idea di accoccolarsi sul divano e addormentarsi lì, ma alla fine aveva optato per tornare nelle sue stanze.
Aveva rimuginato a lungo prima di riuscire finalmente a cadere in un sonno inquieto.
Da quello che aveva potuto intendere, i rapporti tra padre e figlio, dopo la guerra, non erano dei migliori. Lucius le aveva confessato che Draco si rifiutava di vederlo e di parlargli.
Hermione sperò che non fosse accaduto a Draco niente di male.
Sebbene nel corso degli anni avesse avuto molti attriti col ragazzo, col tempo le rivalità si erano affievolite, e durante le rarissime volte in cui si erano visti dopo la guerra, avevano mantenuto quantomeno un rispettoso contegno.

Tuttavia quella mattina non trovò Lucius nelle sue stanze, cosa che aumentò ulteriormente la sua preoccupazione.
Indecisa sul da farsi, Hermione si diresse lentamente verso la Sala Grande per la colazione.
Avrebbe parlato alla Preside dell'accaduto, tanto per cominciare.
 
“Lucius!” esclamò sorpresa, scorgendolo al tavolo degli insegnanti.
Tra tutti gli scenari apocalittici che le avevano riempito la mente, di certo non aveva contemplato di trovarlo lì a fare colazione.
Affrettò il passo per raggiungerlo.
Era ancora piuttosto presto, i tavoli erano occupati solo per metà -molti studenti si trovavano ancora nei dormitori- e nella sala si diffondeva un chiacchiericcio soffuso.
Stranamente, anche il posto della McGranitt era ancora vuoto.
Non appena la ragazza raggiunse Lucius, si rese conto immediatamente che qualcosa non andava.
“Cosa... Cos'è successo?” chiese in apprensione.
 
Il volto del mago era stravolto, con un brutto colore pallido e gli occhi appesantiti da segni violacei sotto le palpebre. Cercava di mantenersi in una posizione diritta, ma dalla curva delle spalle era evidente quanto fosse spossato. Il contrasto tra quella figura abbacchiata e l'uomo elegante e raffinato di sempre, era impressionante.
A Hermione scese un brivido freddo lungo la schiena: vederlo in quelle condizioni le riportò alla mente l'immagine del Mangiamorte che aveva visto a Malfoy Manor.
Non il fiero purosangue braccio destro di Voldemort, ma un Mangiamorte decaduto dalle grazie del Signore Oscuro, stanco e senza speranza.
Lucius aveva faticato a riprendersi dopo la guerra, Hermione sperò che non fosse di nuovo precipitato tra i suoi demoni.
 
“Non è successo niente degno di nota” rispose l’uomo, con voce impastata.
Hermione restò a guardarlo, presa in contropiede dall’indifferenza della sua risposta nonostante il suo aspetto suggerisse tutto il contrario.
“E Draco?”
Il muscolo della mascella di Lucius si contrasse visibilmente.
“Falso allarme” disse a denti stretti.
“Non hai dormito? Sembri sconvolto” insistette Hermione, perplessa, sforzandosi senza successo di ricostruire l'accaduto. “Hai una faccia tremenda”.
“Ti ringrazio” replicò lui, strascicando le parole e sempre tenendo lo sguardo fisso sulla colazione.
I brutti presentimenti di Hermione si acuirono ulteriormente.
“Cos'è successo ieri sera, Lucius? Hai bevuto?”
Nonostante l'occhiata di infastidito diniego che le rivolse, il suo sguardo iniettato di venature rosse raccontava un’altra storia e Hermione capì di aver colto nel segno.
Con un sospiro, andò a sedersi accanto a lui e gli posò una mano sull'avambraccio, cercando il suo sguardo.
“Se ti va, sai che io sarei felice di...”
 
La frase aleggiò nell’aria inconclusa, interrotta dalla brusca entrata in Sala Grande di due uomini in divisa.
Si diressero di gran carriera verso il tavolo dei professori, accompagnati da un silenzio sconcertato.
Raramente ad Hogwarts arrivavano visitatori, tanto meno gli Auror del Ministero.
I due costituivano una coppia piuttosto strana: il primo era di buona statura, con corti capelli biondicci e un’aria inflessibile; probabilmente era quello con il grado di autorità più alto.
Era seguito qualche centimetro più indietro dal collega, più basso e con l’aspetto simile ai Weasley: carnagione pallida, capelli rossicci, molte lentiggini chiare. Nel complesso, il suo atteggiamento, i suoi sguardi all’altro uomo e i suoi movimenti impacciati, davano l’idea di un cagnolino fedele.
Dietro di loro si faceva strada la figura imponente della Preside McGranitt, che seguiva i loro passi un po' trafelata, ma con un'espressione che non prometteva niente di buono. Dalle sue labbra livide e dal cipiglio irritato, Hermione comprese che si prospettavano problemi.
 
Non fu sorpresa quindi, quando i due Auror raggiunsero il tavolo insegnanti, e quello con i capelli rossicci si posizionò direttamente dietro a Lucius, impedendogli ogni via di uscita.
“Lucius Abraxas Malfoy, sei obbligato a seguirci senza opporre resistenza. Sei accusato dell’omicidio di cinque Babbani” disse l’uomo biondo, fermo davanti al tavolo.
Hermione restò a fissarli stranita, l'incredulità dipinta in volto.
A giudicare dalle sopracciglia aggrottate di Malfoy, non era l'unica ad essere all'oscuro di tutto.
“Questa cosa non ha senso!” intervenne subito la McGranitt, con agguerrito tono di protesta. “Non avete il diritto di piombare qui e portare via nessuno dei miei insegnanti, senza validi motivi”.
“Mi dispiace Preside” replicò secco il biondo, “sono ordini del Ministero”.
“Oh, non illudetevi, mi sono appena messa in contatto con il Ministro stesso” disse con le narici frementi per la rabbia. “Sarà qui a momenti. Prima di allora, voi non porterete via proprio nessuno”.
In quel momento, con tempismo perfetto, centinaia di gufi cominciarono ad attraversare la sala, distribuendo la posta di quella mattina.
Gli studenti furono costretti a distogliere gli occhi curiosi dal tavolo degli insegnanti per prendere al volo le loro lettere e i giornali.
 
Ben presto la sala si riempì di mormorii e un centinaio di occhi si puntarono verso Malfoy.
Anche sul tavolo degli insegnanti piombarono un paio di copie della Gazzetta del Profeta. Gli occhi di Hermione caddero casualmente sulla copertina e subito il Profeta richiamò tutta la sua attenzione.
Il volto pallido e inconfondibile di Malfoy torreggiava al centro della pagina, incappucciato di nero, sullo sfondo di una stradina babbana di Londra.
Con dita tremanti, sollevò uno dei giornali.
 
 
AGGRESSIONE NELLA NOTTE, UCCISI CINQUE BABBANI
Nella notte (o per meglio dire, primissima mattina) del 10 maggio, a Kinnerton Street, una strada alla periferia di Londra, sono stati brutalmente uccisi 5 babbani.
L’autore della strage è di certo un mago, che ha sfoderato la bacchetta in piena vista e attaccato apertamente, dentro a un pub.
A quanto pare, l’uomo non si è neppure curato di nascondere la propria identità e dalle prime ricostruzioni sembra che si tratti nientemeno che del famigerato ex Mangiamorte Lucius Malfoy.
“Un uomo con un aspetto che era impossibile non notare, metteva i brividi” ha dichiarato ancora visibilmente sconvolto l’unico Babbano sopravvissuto, prima che gli Auror gli rimuovessero la memoria.
“Alto, biondo, vestito di nero... Molto arrogante, ha ordinato un rum. Ha cominciato a fare cose strane con una bacchetta di legno. Dopo un po' il proprietario del pub si è scocciato perché i clienti erano piuttosto spaventati da quel pazzo e in molti se ne sono andati.”
Tra lacrime di orrore, l’uomo ha aggiunto: “Non riuscirò mai a dimenticare. Il proprietario lo ha affrontato direttamente, intimandogli di andarsene dal momento che faceva scappare tutta la clientela. Quel pazzo non ha battuto ciglio, sprezzante, ha solo alzato quella... strana cosa, e bam.
Il proprietario è caduto a terra, morto.
Non capisco come sia successo, come abbia fatto, non aveva alcuna arma.
D’improvviso si è scatenato il delirio, tutti hanno cominciato a urlare, io mi sono nascosto sotto al mio tavolo, e lui se ne stava lì a sorseggiare il suo rum... Ci sono stati lampi sinistri di luce verde, spaventoso. Qualcuno urlava come se fosse sotto tortura, qualcuno si contorceva, un inferno... E uno dopo l’altro sono tutti caduti a terra, morti”.
Il Babbano è stato trattenuto dagli Auror per degli accertamenti, dopodichè è stato Obliviato.
“Una strage brutale” ha commentato Jenkins, il primo degli Auror a intervenire sul posto.
“Ci è arrivata una segnalazione anonima e effettivamente anche i nostri sensori evidenziavano attività magiche sospette. Mi hanno mandato qui per un sopralluogo.
Malfoy si è accorto della mia presenza appena sono arrivato e si è immediatamente smaterializzato.
Non ho fatto in tempo ad impedirlo, perché non mi aspettavo affatto questa emergenza... riceviamo un numero impressionante di falsi allarme, e anche questa volta credevo non fosse nulla di preoccupante. Non sono stato abbastanza veloce per intervenire, ma ho fatto in tempo a riconoscerlo. Era sicuramente Lucius Malfoy”.
È ora aperta la caccia all’uomo, gli Auror sono già al lavoro e proprio in questo momento alcuni di loro stanno pattugliando Hogwarts.
Resta incerto cosa ci facesse Malfoy in una strada babbana a quell'ora e quali siano i motivi della brutale strage (se non bastasse il fatto che è notoriamente un ex Mangiamorte e in quanto tale il suo odio per i Babbani è evidente).
Malfoy non doveva affatto trovarsi lì, dal momento che è impiegato come professore ad Hogwarts.
Ricordiamo anche che, solo poco tempo fa, Malfoy è stato protagonista di un altro episodio piuttosto controverso, il cui processo si è appena concluso con l’incarcerazione di un ragazzo.
C'è da chiedersi quanto sia saggio e sicuro per i nostri figli...

“Non può essere” sussurrò Hermione con un filo di voce.
“Mi dispiace professoressa” rispose l'Auror dietro a Lucius, “ci sono testimoni”.
“Non può essere” ripetè Hermione, “Ieri era con me e...”
Gli altri insegnanti, che fino ad ora avevano assistito alla scena in sconcertato silenzio, emisero bassi versi sbalorditi.
La confessione sembrò spiazzare anche i due Auror. “È certa di quello che sta dicendo?”
Lei annuì con sicurezza.
“Fino a che ora?” incalzò scettico quello alto e biondo.
“Non è questo il luogo migliore per un interrogatorio!” protestò la McGranitt, precedendo la risposta di Hermione.
“Suggerisco di aspettare il Ministro Potter nel mio ufficio. Tutti quanti.” sottolineò con un'occhiata feroce ai due uomini.
“Come desidera, Preside” acconsentì a stento quello accanto a lei.
Senza avere altra scelta, Hermione si rialzò dalla sua sedia.
Lucius fece lo stesso, con qualche difficoltà e quando la ragazza si avvicinò per aiutarlo a sorreggersi, lui le gettò un'occhiata di fuoco che la fece allontanare subito.
La McGranitt si incamminò fuori dalla sala, seguita da Hermione. I due Auror invece rimasero fermi e in allerta, in attesa che anche Lucius procedesse.
Gli occhi degli studenti furono tutti puntati su di loro, mentre lo strano quintetto si dirigeva fuori dalla sala.
 
Appena dieci minuti dopo che il drappello aveva raggiunto l'ufficio della preside, le fiamme del camino si tinsero di verde e ne uscì un Harry Potter piuttosto trafelato.
“Buongiorno Ministro!” salutarono subito con reverenza i due Auror, che furono ricambiati con un cenno del capo.
“Harry!” esclamò a sua volta Hermione, precipitandosi ad abbracciarlo, senza lasciargli il tempo di rispondere. “Cosa sta succedendo?”
“Non lo so...” ammise Potter. “Professoressa McGranitt... Lucius...”
Harry strinse la mano all'anziana donna con un sorrisetto tirato, prima di accomodarsi su una delle sedie che la McGranitt aveva evocato poco prima.
Anche Lucius era seduto, immobile e con le spalle lievemente ricurve.
I due Auror invece rimasero in piedi, in un inutile tentativo di dimostrare la loro autorità.
“Signor Ministro... Lei è certamente al corrente di ciò che è accaduto questa notte. Abbiamo avuto l'ordine di prelevare Malfoy e sottoporlo ad interrogatorio. Poi dovrà essere tenuto sotto sequestro ad Azkaban, in attesa del processo”.
“Lo so Harvey, Gawain mi ha avvertito” rispose Harry al biondo, con voce stanca.
Sebbene fossero soltanto le otto di mattina, i suoi capelli piuttosto in ordine e una ruga di preoccupazione sulla fronte suggerivano che fosse già al lavoro da un po'.
L'Auror si zittì immediatamente alla menzione di Gawain.
Robards Gawain aveva preso il posto di Scrimegeour a capo degli Auror, dopo che quest’ultimo era stato nominato Ministro.
 
“È una situazione scomoda” continuò Harry “e credo che al momento il modo migliore di gestirla sia che Malfoy rimanga agli arresti domiciliari. In questo caso ad Hogwarts.
Non c'è motivo di dubitare che Lucius possa fuggire da qualche parte... Preside, è in grado di garantirlo?”
“Chiuderò la Metropolvere e ogni altra uscita dalla scuola” confermò la McGranitt contrariata. “Metterò in funzione degli allarmi appositi che mi avvertiranno ogni qualvolta qualcuno oltrepassi i confini...”
“Signora” la interruppe Harvey, “crede sia saggio permettere a un criminale del suo calibro continuare a fare lezioni? Potrebbe aver assassinato cinque Babbani”.
“Non credo che il professor Malfoy abbia ammazzato nessuno” si intromise bruscamente Hermione, rompendo il suo silenzio per prendere parte attiva alla conversazione. “Non... recentemente” aggiunse, con un breve ripensamento.
“Nemmeno io” concordò Harry. “Mi rendo conto che non dovrei interferire con il lavoro degli Auror, ma consideratela una situazione straordinaria.
Gawain mi ha confidato di avere una pista alternativa e nel frattempo mi sento di garantire io per Lucius”.
 
Hermione gettò un'occhiata a Lucius, che seguiva il discorso senza dire una parola e con evidente disinteresse, come se la cosa non lo riguardasse.
Come faceva a sembrare così calmo e indifferente, quando solo qualche mese prima si era svegliato urlando e le aveva confidato di fare ancora incubi su Azkaban?
“Una pista alternativa?” chiese scettico l'altro Auror.
Harry annuì.
“È solo questione di tempo, Gawain mi ha assicurato di contattarmi non appena avrà notizie certe. Nel frattempo, procedete pure con il vostro lavoro. Qui.”
“Bene...” tagliò corto Harvey con espressione contrariata, facendo un cenno al suo sottoposto, “occupatene tu, Braddock”.
Il rosso si trasferì vicino a Lucius, piantando saldamente la gambe per terra e incrociando le braccia.
“Dunque, dicevamo... Fino a che ora è stato con la professoressa Granger ieri sera?”
“Non ne ho idea” rispose Lucius caustico.
Hermione intervenne in suo aiuto: “Siamo tornati al castello verso le undici e trenta. Mi sono fermata a chiacchierare nelle stanze del professor Malfoy un'altra ora circa”.
“E poi?” incalzò Braddock.
 
Hermione volse lo sguardo a Lucius, invitandolo silenziosamente a proseguire. Temeva di metterlo in difficoltà, e d’altra parte non aveva nemmeno idea di cosa fosse successo con quella lettera.
“Ho ricevuto una lettera” rispose seccamente Lucius, “e ho dovuto uscire di fretta per affari personali”.
Affari personali?” chiese Braddock calcando sulle parole con un sogghigno. “Che tipo di “affari personali e dov’è la lettera?”
“Bruciata.”
“Bruciata?” ripetè nuovamente l’Auror come un pappagallo, scettico e palesemente senza credere a una parola.
“La lettera ha preso fuoco non appena finito di leggerla” spiegò Hermione, “l’ho visto con i miei occhi”.
Braddock fece un verso stizzito, infastidito dalla scomoda presenza di Hermione come testimone.
 
“Cosa c’era scritto in questa lettera di così importante da farle lasciare il castello in fretta, senza avvertire, nè dare spiegazioni?”
“Gliel’ho detto,” replicò gelido Malfoy, “sono affari personali”.
“Signor Malfoy,” intervenne minacciosamente Harvey, “forse non si rende conto della situazione in cui...”
“Lucius,” l’Auror fu irrispettosamente interrotto da Harry, “mi rendo conto che la cosa ti indisponga, ma ho bisogno che collabori. Ho dovuto mobilitarmi personalmente per evitare che questa situazione degenerasse e è nel miglior interesse di tutti risolvere velocemente questa questione.
Se la presenza mia, o della Preside o di Hermione ti infastidisce possiamo anche andare via, ma ho davvero bisogno che tu risponda alle loro domande”.
 
Dalle espressioni dei due Auror si capiva che non avevano gradito affatto l’interruzione, ma non dissero nulla al riguardo.
Dopo qualche momento di silenzio, Malfoy puntò gli occhi rossi dritti verso Harvey.
“La lettera era firmata da alcuni miei vecchi ‘amici’. Fanno parte dei Mangiamorte ancora in libertà che non hanno gradito molto il ruolo della mia famiglia durante la guerra, e ancora meno il modo in cui mi sono vendicato di Bellatrix.
Nella lettera mi hanno comunicato che hanno trovato il modo di saldare i nostri conti in sospeso, e di recarmi a casa di mio figlio Draco per vedere con i miei occhi il modo in cui si trattano i traditori”.
 
Le sue parole furono accompagnate da un sussulto della McGranitt, che si portò una mano al cuore e si accasciò contro lo schienale della sedia.
L’espressione sconvolta e inorridita sul suo volto era la stessa dipinta sui visi di Harry e Hermione.
“Lucius...” sussurrò Hermione, incapace di reagire in altra maniera.
Malfoy mantenne la solita calma glaciale, ignorando le loro reazioni e continuando la spiegazione.
“Sono uscito dal castello per vedere cosa fosse successo a mio figlio. Inutile dire che mi aspettavo il peggio.
Ma quando sono arrivato a casa sua, era lì. Perfettamente in salute e ignaro di tutto”.
Nel cuore di Hermione, il dolore lasciò il posto alla confusione. Dunque Draco era vivo e illeso.
Anche i due Auror avevano espressioni piuttosto perplesse.
“Vivo e illeso?” ripetè fastidiosamente Braddock.
Lucius annuì, incenerendolo con lo sguardo e lasciando trapelare tutto il suo fastidio nei confronti dell’uomo.
“E poi cosa ha fatto?” chiese Harvey, riprendendo il controllo dell’interrogatorio.
“Nulla. Sono rimasto nei pressi della casa, per assicurarmi che non accadesse niente.
Poi, dal momento che non c’era alcun segnale di pericolo, ho lanciato sulla casa qualche incantesimo di allarme e me ne sono andato”.
 
Tutti i presenti rimuginarono in silenzio, quella storia non aveva assolutamente alcun senso.
“È tornato subito al castello dopo aver abbandonato la casa di suo figlio?” chiese ancora l’Auror biondo, in distaccato tono professionale.
“Sì...” rispose Lucius tra i denti. “Avevo bisogno di rilassarmi e mi sono chiuso nelle mie stanze”.
Hermione non fu affatto sorpresa alla dichiarazione, era piuttosto facile supporre come Lucius avesse concluso la nottata in compagnia dell’alcol.
Ormai aveva avuto modo di conoscere il vizio di Lucius di cedere facilmente all’alcol nelle situazioni stressanti. Inoltre, spiegava anche il suo aspetto tremendo.
 
“Suo figlio non abita con Lei, da quello che ci risulta. Se non sbaglio la casa di suo figlio si trova in Kinnerton Street” suggerì Harvey acutamente. “Lei si rende conto che è esattamente la zona in cui sono avvenuti gli omicidi”.
Ci furono un certo numero di versi di sorpresi, all’ennesimo colpo di scena.
Ricostruire gli eventi di quella notte pareva essere più complicato del previsto.
Anche se Lucius sembrava avere tutte le spiegazioni da dare, alla fine ogni dettaglio si rivoltava contro di lui.
“Lei sta ammettendo che era da solo, di notte, nella zona in cui è avvenuta la strage.
E a giudicare dal suo aspetto, aggiungerei ubriaco... il che conferma la testimonianza dell’uomo che l’ha vista bere rum.
Al contrario non c’è un solo testimone che possa giurare di averla vista tornare al castello” sentenziò Harvey con il tono di uno che tira le fila del discorso e è già giunto alle proprie conclusioni.
“Questo è quello che è successo...” confermò Lucius, con una contrazione della mascella.
 
“È evidente che era una trappola!” esclamò Hermione incapace di trattenersi.
“Ha perfettamente senso! Sul Profeta c’è scritto che avete ricevuto una segnalazione anonima per attività magiche. E chi l’avrebbe fatta? Perchè secondo la vostra versione, sul posto c’erano solo Babbani. Nessuno che potesse fare alcuna segnalazione agli Auror.
O non penserete che Lucius si sia autodenunciato? E perchè rimanere a volto scoperto? Dovete ammettere che la storia non quadra.
Chiunque fosse il mago in quel bar, era un impostore mandato appositamente.
Anche perchè... Lucius non beve rum, da quando lo conosco ha sempre bevuto whisky”.
Braddock mugugnò qualcosa sul fatto che effettivamente c’era qualcosa che non tornava.
“Hermione Granger, la strega più brillante della sua età” asserì Harvey, ma la ragazza non riuscì a capire se fosse serio o ironico. “E come credi che abbiano fatto a mettere in atto tutto questo inganno così contorto?”
“Hanno scelto quel bar apposta per la vicinanza alla casa di Draco.
Sapevano che Lucius sarebbe corso da suo figlio, dal momento che è l’unico famigliare che gli è rimasto, e l’unica persona a cui é abbastanza affezionato da...” deglutì sonoramente, perché il pensiero che Lucius tenesse così tanto solo ad un’unica persona la amareggiò.
Poi si schiarì la voce per proseguire.
“Sapevano che era da solo e non avrebbe avuto testimoni a confermare la sua versione. Volevano incastrarlo!”
“Ammesso che sia così...” replicò duramente Harvey, “c’è un altro piccolo particolare non trascurabile. Malfoy è stato visto. Non visto nelle vicinanze, visto a volto scoperto all’interno del pub, mentre scagliava cinque Maledizioni sui Babbani.”
 
Hermione si zittì di colpo.
Ogni prova era contro Lucius, e in effetti, la sua posizione era indifendibile con dei testimoni contro di lui e nessuno a favore.
I testimoni oculari avevano molto più valore di qualsiasi supposizione –seppur ragionevole- su rum e chiamate anonime.
 
Furono interrotti dalle fiamme del camino che si tinsero di verde e le fiamme sputarono fuori una lettera.
Harry la prese al volo, dando prova di avere ancora ottimi riflessi nonostante non giocasse più a Quidditch da tempo.
Tutti gli occhi furono puntati su di lui, mentre la apriva cautamente.
Non appena Harry ebbe strappato il sigillo del Ministero, la lettera si divincolò dalle sue mani, galleggiando a mezz’aria e trasformandosi magicamente in quelle che sembravano due labbra fatte con la carta.
La bocca si mosse, e ne uscì una voce autoritaria e frettolosa che proclamò a tutti i presenti nella stanza il contenuto della lettera.
“Sono stati trovati alcuni reperti che non appartengono a nessuna delle vittime. L’esperto del Ministero ha confermato che sono positivi ai test per la Pozione Polisucco.
Harvey, Braddock, non c’è necessità di rimanere, l’indagine è cambiata. Per il momento Malfoy non è più nella lista degli indagati.”
 
Seguì un momento di silenzio carico di sorpresa, poi Hermione si lasciò sfuggire un sospiro sollevato.
“Molto bene!” disse Harry quasi allegramente. “Direi che per il momento la questione è risolta, almeno per quanto riguarda Lucius. Purtroppo rimane ancora da capire la dinamica dell’accaduto e come sedare il polverone che si è sollevato grazie al Profeta”.
Fece un passo verso il camino della stanza, invitando con un gesto della mano i due Auror a fare altrettanto.
“Professoressa, temo che ci vedremo più tardi. Harvey, Braddock, dopo di voi”.
I tre uomini sparirono in rapida successione, accompagnati dal crepitio delle fiamme.
 
***
 
“Hai bisogno di dormire, cosa fai qui?” chiese Hermione, rivolgendo a Lucius uno sguardo critico, quando lo incontrò più tardi nell’aula del personale.
Lucius sbuffò con arroganza e non rispose.
“Abbiamo fatto in modo di coprire tutte le tue lezioni” aggiunse Hermione morbidamente, “non c’è bisogno che rimani”.
“Pensi davvero che riuscirei a dormire?” ammise lui con voce così bassa che solo lei riuscì a sentirlo. “Inoltre, se rimanessi da solo nelle mie stanze rischierei di cercare di nuovo il rassicurante conforto del whisky –o del rum, visti i miei nuovi gusti”.
“Credo di avere la soluzione” disse Hermione con un piccolo sorriso. “Non ho lezioni fino al tardo pomeriggio... Posso farti compagnia. Mi assicurerò che le tue scorte alcoliche siano irraggiungibili, sono brava con gli incantesimi”.
Lucius parve soppesare le sue parole.
“Bene” acconsentì alla fine, “è meglio che io mi tolga di qui. Vitious e la Sprite non hanno fatto che fissarmi da quando sono entrato. Sarebbe paradossale se dopo essere stato scagionato uccidessi davvero qualcuno”.
Senza aggiungere altro, si alzò pesantemente dalla sedia e uscì dall’aula, seguito dalla ragazza.
 
Non appena arrivarono nelle sue stanze, Hermione lo costrinse e superare il divano e puntare dritto verso la camera da letto.
Mentre Lucius era in bagno a mettersi abiti più comodi per riposare, lei chiamò un elfo e si fece portare qualcosa per pranzo. Non era affatto una buona idea farsi vedere in Sala Grande, dati gli ultimi avvenimenti.
Hermione si chiese se la McGranitt fosse già inondata dai gufi dei genitori, i quali erano fermi alla versione dei fatti riportata dalla Gazzetta del Profeta.
Per l'ennesima volta, Lucius era sospettato di essere ancora un Mangiamorte.
Anche a quello avrebbero dovuto trovare una soluzione, prima che Hogwarts venisse sepolta sotto tonnellate di lettere colleriche.
 
Lucius uscì dal bagno con la solita vestaglia di seta verde scuro.
Nonostante il volto stanco e con evidenti segni di disfacimento, Hermione restò ancora una volta senza fiato per la potente e mascolina sensualità che emanava.
“Che intenzioni hai?” chiese Lucius, osservandola come per valutare i suoi pensieri.
Senza rompere il contatto visivo, Hermione prese un angolo della pesante coperta e la spostò a lato, per fargli spazio.
Lui si avvicinò lentamente e si infilò nel letto, seduto con la schiena appoggiata alla testiera.
“Ho fatto portare qualcosa per pranzo” disse Hermione, sedendosi accanto a lui sul lato del letto e mostrandogli il grande vassoio portato dall'elfo.
“A cosa devo questo... pigiama party?” chiese beffardo Lucius.
Tuttavia allungò una mano e si appropriò di un piatto di pollo al limone.
Hermione sorrise e si servì a sua volta.
“Resterò un po' con te” rispose. “Voglio assicurarmi che questo pasto sia accompagnato soltanto con l'acqua”.
Lucius si limitò a mangiare, stranamente senza proteste o commenti sarcastici. Per un po' gli unici rumori nella stanza furono quelli delle posate che grattavano sul piatto.
 
“Grazie” disse serio, quando Hermione fece svanire i piatti direttamente nelle cucine.
“Mi fa piacere. Sono stata molto bene ieri sera, volevo che lo sapessi.
È stato davvero un peccato che la serata sia finita in quel modo... e che questa mattina sia andata anche peggio”.
Lucius le rivolse uno sguardo cupo. “Se avessi saputo...”
“Non potevi saperlo! È evidente che qualcuno voleva incastrarti”
“Non è così evidente, dato che se non fosse per Potter sarei già ad Azkaban”
Hermione comprese che nonostante avesse dissimulato fino a quel momento, Lucius temeva molto la prospettiva di ritrovarsi nuovamente in quella prigione.
E vista la sua situazione, Azkaban era come una spada di Damocle costantemente appesa sopra la sua testa.
Bastava un solo passo falso, un niente, per dichiararlo colpevole e rinchiuderlo.
Lucius conviveva con questo peso, seppure sepolto dietro la sua maschera di distante indifferenza e non lasciava intravedere nulla a nessuno.
Tranne a lei.
Seppur in maniera indiretta, Lucius le aveva appena confidato una sua preoccupazione e Hermione si ritrovò a sorridere all’idea.
 
“Ti fa sorridere il fatto che potrei essere ad Azkaban?” chiese gelido, con voce graffiante.
“No, non era quello...” rispose veloce lei.
Lucius la fissò con sospetto, ma non le chiese di spiegarsi.
“Credo che dovresti riposare” sospirò Hermione, approfittandone per sorvolare sul discorso.
Lui fece una smorfia amara.
“Dovrei... Ma in questo momento mi risulta un po' difficile, forse ti sfugge la situazione...”
“Allora se non riesci a dormire possiamo parlare, se ti va... Ho tempo”.
“Di cosa vorresti parlare?” chiese lui con voce bassa, senza traccia della solita arroganza.
Hermione non lo aveva mai visto così svuotato, tanto da far cadere ogni sua maschera.
“Di quello che è successo, di Draco se vuoi...” rispose, esitando solo un momento.
La sera prima, Lucius le aveva dato il permesso di fargli domande personali e questa era la prima volta in cui c’era occasione di affrontare l’argomento.
 
“Ieri sera, quando mi sono precipitato da Draco per vedere cosa fosse successo, l’ho trovato perfettamente incolume e ignaro di qualsiasi cosa...” disse Lucius duramente. “Lui però, ovviamente, non è stato felice di vedermi quando sono comparso sotto casa sua”.
Hermione ascoltò in silenzio, evitando di assalirlo con le domande e preferendo invece aspettare che fosse lui a parlare.
“Ti ho detto che ha chiuso ogni rapporto con me, mi incolpa per ciò che è successo alla nostra famiglia. E ha ragione... Ho sbagliato.
Gli ho fatto prendere il Marchio, quando sapevo benissimo a cosa andava incontro.
Quale padre permetterebbe che facciano una cosa del genere a suo figlio?
Lui ha sempre seguito il mio esempio e le mie indicazioni durante la guerra, anche se era evidente che non ne era felice.
Ti ricordi come ha finto di non riconoscervi quando siete stati catturati dai Ghermidori e portati a casa nostra? Sono sicuro che avrebbe potuto riconoscervi a occhi chiusi. Ma non voleva farlo, cercava di proteggervi...”
Hermione annuì.
Per quanto fosse sempre stata in conflitto con Draco, era evidente che, all’epoca, tutto ciò che aveva fatto era per orgoglio e paura.
Era sempre stato solo un ragazzo spaventato e con una scelta difficile da fare, non un Mangiamorte.
 
“Finita la guerra abbiamo passato un periodo strano. Eravamo una famiglia distrutta, ma pur sempre unita. Poi c’è stato Azkaban... e la morte di Narcissa.
Da quel momento è cambiato tutto, Draco non mi ha più guardato allo stesso modo. Mi ha incolpato per la sua morte.
Vivere in quella casa era straziante. I nostri rapporti sfociavano sempre in liti brutali, e io passavo molto più tempo a tentare di dimenticare tutto bevendo, piuttosto che cercare di parlare con Draco.
Se n’è andato di casa e sono rimasto solo, sempre meno lucido e senza nessuna ragione di vivere.”
Fece una pausa e scivolò giù, stendendosi sul letto per stare più comodo.
Hermione non potè fare a meno di ammirare come il cuscino si ricoprì di capelli biondi e finissimi.
 
“Poi è arrivato Potter, a ripulirmi... Voleva convincermi a rimettermi in piedi, non so nemmeno perché lo abbia fatto.
Ovviamente non c’era nulla di cui mi importasse abbastanza per uscire dal mio stato di incoscienza.
Credo che Potter se ne sia reso conto, e in qualche modo è riuscito a portare Draco: era l’unica persona per cui avrei fatto qualunque cosa.
Draco mi ha promesso che si sarebbe risolto tutto... così ho smesso di bere, ho ripreso a curare la casa, ho avuto l’impiego ad Hogwarts...”
La voce di Lucius si ruppe bruscamente, trasformandosi in un verso rauco e strozzato.
“Ma non ha mai mantenuto la parola. Una volta che mi sono ripreso, ha continuato a rifiutarsi di vedermi e parlarmi. Anche ieri sera”.
“Mi dispiace...” sussurrò Hermione.
 
Lucius chiuse gli occhi, fermo immobile sopra le lenzuola.
Aveva mantenuto quasi sempre un tono di voce controllato, ma la sua apparente insensibilità era tradita dai lineamenti del volto rigidi e contratti.
Hermione non avrebbe mai pensato di trovarsi un giorno su un lato del letto di Lucius Malfoy e tanto meno che lui potesse apparirle così stanco e ferito.
“Io credo che a Draco importi di te. Altrimenti non sarebbe mai venuto ad aiutarti dopo che se ne era andato. Su richiesta di Harry, poi... Deve aver fatto un grande sforzo” disse, cercando di mantenere un tono che non suonasse pietoso nè compassionevole.
Sapeva che Lucius non avrebbe mai accettato di essere compatito da nessuno.
“Anche Harry, non so esattamente per quale motivo, si spende molto per te.
Lo ha dimostrato all’udienza e anche oggi... Sta usando la sua autorità per evitarti guai.
È rischioso per lui”.
 
Mordendosi il labbro, Hermione si chiese fino a che punto potesse spingersi.
Aveva voglia di fargli sentire la sua vicinanza in modi che andavano oltre l’amicizia.
D’altra parte la sera prima lui l’aveva quasi baciata, forse poteva rischiare.
“Anche a me... Importa molto di te” sussurrò prendendo coraggio.
Avvicinò una mano fino ad appoggiarla dolcemente sulla sua spalla.
Per le parole o per il gesto, Lucius aprì gli occhi di scatto e Hermione lo sentì irrigidirsi sotto la sua mano.
“Non ho bisogno di essere rassicurato come un Tassorosso del primo anno” sussurrò beffardo, “nel caso non te ne fossi accorta, sono un uomo”.
“Me ne sono accorta” rispose Hermione senza cedere, “infatti mi sto comportando come una donna”.
Si fissarono intensamente per qualche momento, l’espressione dura negli occhi di Lucius non accennò ad ammorbidirsi fino a quando non chiuse di nuovo gli occhi.
Hermione lo prese come un segnale che poteva continuare.
 
Bizzarramente, le tornò in mente una lezione di Cura delle Creature Magiche che aveva fatto con Hagrid molti anni prima, quella in cui aveva imparato che quando un pericoloso ippogrifo si inchina, implicitamente dà il permesso di accarezzarlo.
Il momento in cui Lucius richiuse gli occhi, le parve come l’inchino di un ippogrifo.
 
Cautamente mosse le dita, prima in un movimento quasi impercettibile e poi sempre più sicuro.
Lui non diede segni di accorgersene, ma Hermione era certa che sentisse le sue dita strofinargli la spalla.
Con un sospiro, si chiese se Lucius facesse apposta a tenere le palpebre serrate, per poter continuare a fingere di non notare quello che stava accadendo.
Qualunque cosa ci fosse tra loro, era confinata da due palpebre abbassate.
Aprire gli occhi, sarebbe stato come accettare apertamente le cure di Hermione.
Questo, a sua volta, avrebbe dato origine a tutta un’altra serie di implicazioni a cui evidentemente Lucius non era pronto.
Con delicatezza, Hermione afferrò un lembo della coperta e la adagiò sopra di lui.
“Posso andare, se vuoi...”
“Resta.”
Fu un sussurro roco e perentorio che arrivò dritto al cuore di Hermione.
Per un momento la ragazza temette che i battiti fossero così forti da poter essere uditi anche dall'esterno.
Cercando di controllare il respiro, riprese ad accarezzare Lucius e continuò a lungo, lasciando vagare lo sguardo sul suo volto e cercando di imprimersi nella mente ogni piccolo particolare.
Poche volte aveva avuto l’occasione di poterlo ammirare indisturbata così da vicino.
 
***
 
Quando Lucius riaprì gli occhi, il buio era sceso su Hogwarts e non c’era traccia di Hermione -della Granger, si corresse.
Lanciando un’occhiata al cucù incantato appeso alla parete, si rese conto che era ormai quasi ora di cena. Non aveva idea di aver dormito così tanto.
Con un verso di disappunto si costrinse a mettersi a sedere.
Aveva sognato la Granger. Di nuovo.
In realtà non riusciva a capire il momento in cui era finita la realtà e cominciato il sogno.
Con un ringhio verso se stesso, Lucius appoggiò i piedi a terra e si diresse verso il bagno, sperando che un getto di acqua fresca in viso bastasse per togliersi dalla mente l’immagine di Hermione.
Avrebbe dovuto mandarla via appena finito di mangiare. E invece si era sdraiato e aveva chiuso gli occhi.
Aveva finto di non percepire le lievi carezze della ragazza e aveva deliberatamente tenuto le palpebre serrate per non affrontare la realtà.
Quelle mani delicate e calde gli avevano fatto piacere più di quanto fosse a suo agio ad ammettere.
Le aveva chiesto di restare.
Non era solo attrazione, era molto peggio.
 
Per la prima volta dopo la morte di Narcissa aveva percepito di nuovo quel tepore che gli riscaldava le viscere.
Come quando si sedeva sul loro letto la sera tardi, dopo un incontro con Voldemort, con un mal di testa martellante, i gomiti appoggiati sulle ginocchia e le mani a coprirsi gli occhi.
Narcissa gli si avvicinava dietro la schiena, lo abbracciava in silenzio e lo aiutava a svestirsi e sdraiarsi.
Poco prima, con quella mano leggera ad accarezzargli la spalla si era sentito di nuovo rassicurato.
Purtroppo, non avrebbe dovuto permettersi di abbandonarsi così alla ragazza, visto che doveva essere il bersaglio della sua vendetta.
Se soltanto la sera prima non fosse stato interrotto da quella maledetta lettera, a quell’ora i conti in sospeso con la ragazza sarebbero già stati chiusi.
 
Lucius si cambiò i vestiti in fretta, contrariato per lo stato della situazione.
Non solo era di nuovo nell’occhio del ciclone, ma ogni secondo che passava lo avvicinava di più a Hermione -la Granger, si maledisse- e lo allontanava dal suo spirito vendicativo.
Sul tavolo del salotto, un pezzo di pergamena con una breve nota lo distolse da quei pensieri fastidiosi.

Ore 22.30, riunione nel mio studio.
Ci saranno Harry Potter, la professoressa Granger e Gawain, il capo degli Auror.
Se desidera può scendere a cena in Sala Grande.
M. McGranitt

Rigirando la lettera tra le mani, Lucius soppesò il da farsi e infine optò per scendere a cena.
Non gli importava molto della reazione degli studenti e aveva una discreta fame.
 
Non appena mise piede nella sala, il tono del chiacchiericcio si abbassò di colpo, sostituito da mormorii concitati.
Lucius avanzò verso il tavolo degli insegnanti senza curarsene affatto.
Ci avrebbe pensato la Preside a chiarire la situazione.
La considerazione degli studenti era l’ultima delle sue preoccupazioni.
Hermione gli sorrise incoraggiante dal suo solito posto sulla sinistra del tavolo e lui si affrettò a raggiungerla.
“Ti senti meglio?” chiese la ragazza, non appena si fu accomodato accanto a lei.
“Come nuovo” tagliò corto.
La McGranitt fece tintinnare un bicchiere per avere l’attenzione di tutta la sala, ma Lucius fece del suo meglio per ignorare il discorso. Era abbastanza certo che fosse simile a quello dell’ultima volta.
 
Quando finalmente la Preside diede inizio alla cena e si accomodò di nuovo sul grande trono che era stato di Silente, Lucius affondò il cucchiaio nella zuppa e si concentrò unicamente sul rifocillarsi, lanciando di tanto in tanto qualche occhiata maligna agli studenti che osavano dirigere lo sguardo verso di lui.
“Hai dormito?” chiese di nuovo Hermione, con quell’irritante tono di apprensione che lasciava intendere i suoi sentimenti verso di lui.
“Sì” rispose. “Non ti ho nemmeno sentita andare via”.
La ragazza sembrò compiaciuta per la risposta.
 
“Ho letto la nota per questa sera” aggiunse Lucius con noncuranza.
“Già. A quanto pare Harry vuole informarci di persona sulle ultime notizie che ha e decidere quali contromisure prendere dopo quello che è successo.
Al Ministero si è sollevato un vespaio, senza contare i genitori degli studenti qui a Hogwarts”.
Lui sbuffò con amaro divertimento.
“Dubito che si riuscirà a risolvere molto” ribatté. “Sarò sempre il primo sospettato in ogni occasione. Non so perchè Potter è così deciso a mettersi in mezzo tutte le volte. È evidente che è controproducente per la sua carriera politica”.
“A Harry non è mai importato di avere consenso o approvazione.
Infatti odiava Caramell per la sua condiscendenza.
Quello che davvero sta a cuore a Harry è di fare la cosa giusta” disse Hermione sorridendo, orgogliosa dell’amico.
Lucius ghignò e rispose con scherno: “non so come faccia a essere ancora Ministro della Magia. Non è così che funziona la politica”.
L’espressione sul viso della ragazza si rabbuiò.
“Infatti tentano di svilire il suo operato ad ogni occasione. È incredibile quanto il mondo magico sia ingrato, dopo tutto quello che Harry ha fatto...”
“Risparmiami questi discorsi struggenti” la interruppe subito Lucius, “le ingiustizie verso il Salvatore del Mondo non mi interessano”.
Lei gli lanciò uno sguardo piccato e per un po’ non gli rivolse la parola, limitandosi a consumare il suo pasto in silenzio.
Nonostante ciò, alla fine della cena Lucius capì che lo aveva già perdonato, perchè lo salutò con uno dei suoi sorrisi luminosi e gli diede appuntamento a più tardi.
 
***
 
All’ora prestabilita, Lucius bussò alla porta dell’ufficio della Preside.
Hermione e Potter erano già lì, l’una accomodata su una sedia di fronte alla McGranitt, e l’altro in piedi accanto al camino.
“Lucius!” lo salutò Potter con un sorriso odioso.
“Signor Ministro” ricambiò lui con sbrigativa riverenza.
Furono bruscamente interrotti da una fumata verde e un nugolo di polvere si sollevò in un angolo della stanza.
Un momento dopo, Robbard Gawain mosse qualche passo al di fuori dal camino.
“Sedetevi tutti” ordinò la McGranitt facendo comparire altre due sedie con un gesto brusco.
“Resterò poco” annunciò l'Auror toccandosi distrattamente il colletto della divisa, “dobbiamo solo discutere alcune questioni”.
Non che a Lucius importasse molto; avrebbe di gran lunga preferito trovarsi nelle sue stanze di nuovo col suo whisky.
Fece del suo meglio per mostrare quanto fosse indisposto, assumendo la solita espressione fredda e annoiata.
 
“Per prima cosa, mi è stato confermato che la strage è avvenuta per mano di un impostore, il quale ha assunto le sembianze di Malfoy per mezzo della Polisucco.
Purtroppo questo non risolve affatto le cose, ma anzi, apre tutto un nuovo ventaglio di problemi” spiegò velocemente Gawain, con gli occhi che dardeggiavano da uno all’altro di loro.
“Innanzitutto, non abbiamo nessuna pista da seguire.
Malfoy ha molti nemici nell’ombra, non sappiamo chi è stato, e anche nel caso lo sapessimo, non abbiamo idea di dove si nascondano.”
Potter sembrò scocciato e indispettito tanto quanto Gawain per i frustranti insuccessi degli Auror nella ricerca degli ultimi Mangiamorte.
“Oltre a questa considerazione generale, è necessaria un’altra deduzione più specifica. Alcuni dei nemici di Malfoy si limitano a nascondersi passivamente.
Ma qui abbiamo invece un caso diverso, qualcuno sta operando attivante per incastrarlo.
Questo, per forza di cose, rende il nemico più esposto, ed è un punto a nostro favore, ma allo stesso tempo anche più pericoloso”.
 
Dal momento che Lucius si trovava nella stessa stanza di Gawain, gli parve abbastanza assurdo sentir parlare di sè in terza persona.
Evidentemente quell'Auror era un uomo con grande senso pratico, o con grande fretta, troppa per fare caso a tali convenevoli.
 
“...In ogni caso continueremo a cercare, ma non è tutto” aggiunse Gawain, agitandosi scomodamente sulla sedia. “Sarebbe bene escludere definitivamente Malfoy dalla lista dei sospettati”.
“Credevo che l’avessimo già escluso” protestó accigliata Hermione.
“In linea teorica. Purtroppo al Ministero non si accontentano delle parole, c’è bisogno di prove reali.
In caso contrario potrei andare incontro a contestazioni del mio lavoro.
Quindi... Ho bisogno di controllare la sua bacchetta”.
L’Auror tese il braccio verso Malfoy, in attesa.
Per qualche secondo parve che quest'ultimo fosse sul punto di rifiutare, ma poi con un gesto riluttante e stizzito consegnó la bacchetta.
 
Con un sorriso e uno sbrigativo “grazie”, Gawain la afferrò tenendola dritta davanti a se e a sua volta estrasse la propria.
Ne puntò l’estremità verso quella di Malfoy e sussurrò: “Prior Incantatio”.
Una serie di pallide forme di fumo grigio si susseguirono in rapida successione, rievocando a ritroso gli ultimi incantesimi compiuti da Malfoy.
L'Auror continuò a fissare le strane figure di fumo grigio per qualche minuto, fino a quando sospirò evidentemente soddisfatto.
“Deletrius!”
Tutto svanì in uno sbuffo di vapore.
 
“Beh, direi che questa può considerarsi una prova sufficiente.
Negli ultimi due giorni questa bacchetta non ha compiuto nulla che si discosti dai comuni incantesimi quotidiani”
La fine della sua frase fu accolta da uno sbuffo di scherno da parte di Malfoy, il quale si riprese la bacchetta con un gesto sdegnato.
“Vorrei vedere il contrario!
Non ho affatto gradito i miei ultimi soggiorni ad Azkaban, anche se sono stati a spese del Mistero. E come ho già detto, non muoio dalla voglia di tornarci”.
 
“Molto bene” sentenziò la Preside, evidentemente impaziente di concludere quel discorso e passare a qualcosa di più pressante.
“Resta un’ultima cosa” disse guardando Gawain, “come suggerisce di sistemare la folla di genitori inferociti che è praticamente in agguato ai cancelli di Hogwarts?
E non ho intenzione di rispondere una ad una a tutte le lettere dei genitori, anche perché non credo che vivrei abbastanza per riuscire a finire”.
Di certo la metafora era suggestiva, e Potter si schiarì la gola con leggero imbarazzo.
“Nell’ultima guerra, la Gazzetta del Profeta è stata usata al servizio del potere, contribuendo a creare il clima di terrore generale. Da allora è stato deciso che per un’informazione più libera e indipendente la stampa si staccasse dal controllo del Ministero. Purtroppo ehm... In alcuni casi l’informazione è troppo libera, ma temo di non poter fare nulla”.
“Non importa” tagliò corto la McGranitt. “Ormai il danno è fatto, spero che qualcuno di voi abbia una soluzione per sistemarlo. È inaccettabile lavorare in un clima così opprimente”.
 
Ci fu un momento di silenzio imbarazzato, in cui era evidente che ognuno stava cercando senza successo di farsi venire qualche idea.
Lucius poteva quasi sentire macinare le rotelle nel cervello di Potter.
Fu Hermione, che fino a quel momento era rimasta a mordersi un labbro in silenzio, la prima a proporre un’idea.
“Dobbiamo fare in modo che i giornalisti scrivano le informazioni che vogliamo noi, quelle corrette, intendo”.
A Malfoy quasi sfuggì uno sbuffo di scherno, e dallo sguardo di Gawain era evidente che anche lui la pensava allo stesso modo.
Le altre due persone nella stanza invece conoscevano troppo bene Hermione per pensare che dalla sua bocca uscissero tali ovvietà e continuarono a prestarle la massima attenzione.
 
“L’unico modo è fornire noi stessi le informazioni e spiegare ufficialmente la realtà dei fatti.
Credo che sarebbe utile una conferenza stampa. Un incontro diretto con i giornalisti.
Ci offrirebbe dei vantaggi: ci assicurerebbe un certo ordine, preparazione e calma... Sarebbe organizzato e, come tale, con un buon margine di prevedibilità e controllo da parte nostra.
Altrimenti temo che il prossimo fine settimana ad Hogsmeade sarà un disastro, con i giornalisti pronti a assaltare chiunque in cerca di scoop e bombardare tutti di domande.”.
 
“Non mi sembra una cattiva idea” ruppe il silenzio la McGranitt dopo qualche momento di riflessione generale. “Cosa ne pensa, Gawain? Potter?”
“Direi che Hermione, come sempre, ha la soluzione più intelligente per tutto” disse Harry con un sorriso, procurandosi un’occhiata disgustata da Lucius.
“Sì, l’idea ha i suoi meriti. Se posso essere d’aiuto, potrei presenziare anche io in qualità di garante dell’ordine pubblico e confermare le svolte nelle indagini.”
“Mi sembra un’ottima idea” annuì la McGranitt con il suo primo, stiracchiato sorriso.
“Chi altro?”
“Beh,” riprese Hermione, “direi che anche la presenza di Harry, in quanto Ministro, è necessaria. La faccenda riguarda da vicino anche il Ministero.
Senza contare che Harry ha garantito di persona per Lucius in passato e ci saranno di sicuro domande anche su quello”.
“Ci sarò” affermò Harry con decisione.
“Molto bene. Ovviamente la mia presenza in quanto Preside è altrettanto necessaria” sentenziò sbrigativamente la McGranitt.
Hermione continuò a torturarsi il labbro. Nonostante l’idea fosse sua, non era certa di come esprimersi in merito.
“Io... Non saprei” disse lanciando uno sguardo vacuo al camino. “La mia presenza non è strettamente necessaria”.
Con un leggero sforzo, spostò lo sguardo verso Lucius.
“Ma se pensate che possa essere utile, ovviamente sono disposta a partecipare”.
 
Tutti nella stanza parvero soppesare la situazione.
“Penso che non sia necessario che ti esponi direttamente” disse alla fine la McGranitt. “Non subito, almeno. Tuttavia, visti i precedenti, penso che sarebbe utile se tu fossi pronta a intervenire in caso di bisogno. È altamente probabile che qualcuno faccia riferimento alla storia di Gould, oltre che agli ultimi avvenimenti, e in quel caso forse sarebbe utile se prendessi la parola anche tu.”
“Non c’è alcun problema” disse Hermione con decisione, “sono pronta a chiarire qualsiasi domanda riguardo a quello. E chiudere la faccenda una volta per tutte”.
La ragazza fu gratificata da uno dei rari sorrisi orgogliosi della Preside.
“Perfetto” sentenziò Harry. “Hermione potrà seguire la discussione dietro le quinte, in modo che non sia esposta se non necessario”.
Hermione alzò lo sguardo verso di lui, pronta a ribattere, ma la McGranitt troncò il suo discorso sul nascere. “In effetti non è necessario”.
 
L’orologio a cucù sopra la scrivania della Preside cominciò a battere i rintocchi della mezzanotte.
Gawain parve riscuotersi e diede una breve scrollata alla veste.
“Per Merlino, il tempo è volato! Se è tutto, penso che devo lasciarvi”.
“Penso di sì...” acconsentì Harry strofinandosi gli occhi.
“Un momento solo” li richiamò la McGranitt. “Credo che vista la gravità della situazione sia meglio fare questa conferenza il prima possibile. Salvo impegni improrogabili di qualcuno di voi, suggerirei già domani”.
Harry la fissò con sguardo stanco, chiaramente poco felice di dover fronteggiare la questione così presto.
“Beh, io credo che sia meglio per tutti” concordò Gawain, sebbene il tono fosse altrettanto scontento.
“Molto bene” acconsentì Harry, “comunicherò la notizia domani in mattinata, in modo che potremmo svolgere il tutto la sera stessa. Vi manderò un Patronus per informarvi sugli sviluppi”.
“Ottimo” concluse la Preside, lasciandosi leggermente ricadere nella poltrona. “In tal caso, a domani. Potete usare il camino”.
 
Il primo ad alzarsi fu Lucius.
“È bello avere tutta questa scelta” commentò sarcasticamente prima di salutare tutti con uno sbrigativo “a domani” e uscire dalla stanza a grandi passi.
“Non è che non se lo sia meritato” affermó Gawain infastidito. “Dopo tutto quello che ha fatto, dovrebbe solo ringraziare che ci sia qualcuno che si dà così tanto da fare per tenere il suo regale posteriore fuori dai guai”.
Harry emise uno sbuffo a metà tra il divertimento e la pietà.
Di certo Malfoy era la sua opera buona.
Alzò lo sguardo verso il ritratto di Silente, inchiodato sopra alla parete. L’anziano mago ricambiò l’occhiata con un luccichio di affetto dietro alle lenti degli occhiali.
Amore. La lezione che l’ex Preside aveva sempre cercato di trasmettergli e che Harry ora applicava concedendo una seconda possibilità anche a un ex Mangiamorte come Malfoy.
 
 
***
 
L’aula scelta per ospitare quella specie di conferenza stampa era piuttosto piena di giornalisti rumoreggianti, seduti su sedie di legno ordinatamente posizionate una accanto all’altra.
Dalla sua posizione, seminascosta in una stanza adiacente, Hermione occhieggiò scettica quella marea di maghi intenta a chiacchiere, sperando che tutto andasse per il meglio.
Nonostante l’idea fosse stata sua, e tutt’ora le sembrasse la soluzione migliore, il suo stomaco si contorceva spiacevolmente attanagliato dall’ansia.
Quella riunione poteva anche rivelarsi un potenziale disastro, invece che risolvere le cose.
In cima alla sala, di fronte ai giornalisti, era posizionato un tavolo rettangolare.
Dietro ad esso erano già seduti la McGranitt e Gawain, in attesa di dare inizio alla conferenza.
Hermione osservò l’espressione seria e paziente della Preside.
A uno sguardo inesperto non sarebbe sembrata preoccupata, ma lei ormai sapeva leggere ogni singolo dettaglio del viso della McGranitt, e dalle sue labbra strette capì che anche lei era inquieta.
Con una stretta allo stomaco, vide anche Lucius avanzare per prendere posto, altero e impassibile.
 
“Andrà tutto bene”.
La voce di Harry dietro di lei la fece sobbalzare.
Si voltò a guardare il volto dell’amico, il quale le posò una mano sulla spalla per rassicurarla.
“Andrà tutto bene” ripetè con forza e molta determinazione negli occhi.
Sorpresa, Hermione si chiese che fine avesse fatto il ragazzo insicuro di pochi anni prima, quello che non sarebbe sopravvissuto senza il suo aiuto.
“Lo so... Non è per me che sono preoccupata” mormorò.
Harry si scompigliò i capelli distrattamente, un gesto che Hermione conosceva bene e sapeva catalogare come imbarazzo. In quella maniera, assomigliava molto di più all’Harry studente di Hogwarts.
“Lucius ha di gran lunga più esperienza di noi in queste cose... In fondo lavorava in politica. Ti ricordi quante volte l’abbiamo visto complottare con qualcuno del Ministero?”
Un sorriso leggermente divertito si fece di nuovo strada sul volto di Hermione.
“Non ci avevo pensato. Sembra tutto così diverso, così lontano...”
Harry le diede una breve stretta con la mano e poi rilasciò la sua spalla con un sorriso.
“È ora.”
“Buona fortuna, Harry.”
Lui sospirò e raddrizzò la schiena.
“Speriamo che finisca presto” disse, e marciò deciso fuori dalla piccola stanza, raggiungendo velocemente il tavolo con passi svelti.
 
A Hermione sfuggì un sorriso nel vedere quanto avesse imparato da quando era stato eletto Ministro.
La folla si alzò in piedi disordinatamente, con un grattare di sedie.
“Benvenuti” salutò il ministro Potter in tono affabile.
“Grazie a ognuno di voi per essere qui oggi. Siete stati invitati a questa conferenza perché, in seguito ai fatti avvenuti la scorsa notte, la Gazzetta del Profeta ha riportato notizie che sono ben lontane dalla verità. Sono state fatte speculazioni e accuse infondate”.
Harry fece una pausa, per sottolineare le sue parole.
“Hogwarts e il Ministero sono entrambi indirettamente coinvolti, dunque oggi siamo qui per spiegare il reale svolgimento dei fatti.
Potrete porre ordinatamente le vostre domande e una di queste persone risponderà”.
Con un braccio teso, Harry cominciò ad indicare uno ad uno i membri seduti al tavolo.
“Lasciate che vi presenti Robbard Gawain, capo degli Auror. È colui che tra poco vi spiegherà come si sono svolte le indagini. Potrete fare a lui qualsiasi domanda sulla dinamica dell’incidente.”
“Minerva McGranitt, che sicuramente molti di voi conosceranno, Preside della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. È qui perché le false accuse del Profeta si riflettono anche sulla scuola. In particolare, i genitori dei ragazzi sono piuttosto infuriati... confidiamo nel vostro aiuto per risolvere questa questione.”
Harry fece un’altra pausa, probabilmente cercando il modo migliore per presentare l’ultima persona seduta al tavolo.
“Lucius Malfoy, insegnante di Hogwarts e parte lesa in questa circostanza. Anche lui cercherà di soddisfare le vostre domande, ma non è tenuto a rispondere nel caso ritenesse che siano troppo personali”.
Dai maghi si levò un basso brusio, e sul volto di Malfoy si dipinse una smorfia distorta di scherno. A quanto pareva, non aveva alcun dubbio che le domande sarebbero state personali.
 
“Per cominciare darei la parola a Gawain, che riporterà brevemente i fatti.
Lasciatemi dire soltanto che le speculazioni giornalistiche possono provocare grossi danni.
Per questo vi prego di attenervi alla verità e di fornire una versione migliore di quella del Profeta. La gente non ha bisogno di bugie sensazionali solo perché siamo in un periodo tranquillo di pace”.
Molti tra i giornalisti annuirono, ma Hermione notò che altri avevano un’aria piuttosto scettica.
Non appena Harry si fu accomodato, Gawain prese la parola spiegando ordinatamente ogni cosa, dall’avvistamento del falso Lucius Malfoy, alla Pozione Polisucco.
Per qualche tempo la sua voce e il grattare delle piume magiche sulla pergamena furono gli unici rumori della stanza, interrotti solo sporadicamente da qualcuno che chiedeva dettagli più precisi.
Come aveva già visto con Rita Skeeter, le piume scrivevano furiosamente in autonomia, e Hermione si augurò che non fossero incantate per inventare menzogne come quella verde dell’ex giornalista.
 
“Mi scusi, che prove avete dell’innocenza di Malfoy, oltre a quella della Pozione Polisucco?” chiese un mago alto e stempiato dall’aria piuttosto scettica.
Sebbene la domanda non fosse rivolta a nessuno in particolare, fu Gawain a rispondere.
“Ho controllato io stesso la bacchetta di Lucius Malfoy e non c’era traccia di recente Magia Oscura.
Abbiamo interrogato anche Hermione Granger e Draco Malfoy; entrambi hanno confermato la versione dei fatti esposta da Lucius. Non abbiamo alcun motivo di dubitare della sua innocenza”.
“Solo se non si tiene conto dei precedenti” ribattè subito il giornalista. “Ma se consideriamo il passato di Malfoy e le insistenti voci che parlano di complotto... È abbastanza facile chiedersi fino a che punto quelle prove siano valide. Malfoy potrebbe aver usato un’altra bacchetta e aver lasciato appositamente tracce di Polisucco...”
 
“Non intendo tollerare commenti di questo genere!” lo bloccò subito Harry. “Siete tutti giornalisti, dovreste basarvi sui fatti, non sulle voci di corridoio che sono state messe in circolo da voi stessi!
Malfoy ha già avuto il suo processo, ha scontato la sua pena e ha dato prova del suo Pentimento.
Non c’è alcun motivo di sospettare alcuna cospirazione. Tanto meno che il Ministero sia coinvolto, come il Profeta continua a suggerire”.
 
Hermione ricominciò a torturarsi inconsapevolmente il labbro inferiore.
La fermezza di Harry era piuttosto convincente, ma un passato da Mangiamorte era duro da redimere.
Lei stessa non avrebbe scommesso mezzo zellino sul Pentimento di Malfoy fino a qualche mese prima; per di più la sua arroganza e le continue vicende in cui si ritrovava invischiato non facevano nulla per aumentare la sua credibilità.
Solo dopo averlo conosciuto in maniera più approfondita si era finalmente convinta che Lucius fosse davvero cambiato.
Hermione dovette ammettere che era facile capire le reticenze degli osservatori esterni.
 
Una strega con occhiali quadrati e una capigliatura perfetta alzò la mano per chiedere la parola.
“Sono Edith Anderson, per la rivista ‘Il Pentacolo’. Mi scusi, Ministro, ma i dettagli del Suo colloquio con Lucius Malfoy riguardo al Pentimento sono sempre rimasti privati” disse educatamente. “Forse se il signor Malfoy potesse spiegare le motivazioni che stanno dietro alla sua scelta, convincerebbe una volta per tutte quelli che ancora nutrono dubbi sulla sua onestà”.
Harry aggrottò la fronte, meditabondo.
“Sta a Lucius decidere se rispondere o meno a questa domanda. Anche se posso già dire che non credo che...”
Lanciò una veloce occhiata a Malfoy, il quale lo fulminò con uno sguardo gelido.
“No, credo proprio che non sia disposto. D’altra parte posso garantire che le sue motivazioni sono altamente personali e profonde, comprendo che non voglia diffonderle”.
“Non importa” rispose la strega, con l’aria di chi accetta rispettosamente la privacy altrui, nonostante il suo lieve disappunto. “In ogni caso, posto che il signor Malfoy sia in buonafede, come garantito dal Ministro, mi chiedo come mai è continuamente coinvolto in queste circostanze spiacevoli. Si direbbe che il complotto sia ai suoi danni”.
La giornalista volse lo sguardo direttamente verso Lucius, squadrandolo interessata.
“Qual’è la sua posizione al riguardo, Signor Malfoy? Ritiene di essere stato preso di mira?”
 
Per un attimo Lucius la fissò freddamente e Hermione credette che non avrebbe risposto.
“Sì” rispose impassibile. “È abbastanza chiaro che questo è stato un tentativo di incastrarmi, e quasi riuscito direi. È abbastanza chiaro anche il perché. Ho tradito il Signore Oscuro prima della fine della guerra e poi ho fatto dei nomi –questo non mi ha reso molto popolare tra i Mangiamorte rimasti” disse con una smorfia piena di sarcasmo.
“Quello che non è chiaro... È chi”.
La strega annuì in silenzio, abbassando gli occhi per controllare che la sua piuma avesse riportato tutto correttamente.
 
“Lambert Riley, da ‘AltroMago’.
Vista la testimonianza del signor Malfoy, mi sembra necessario chiedere il punto della situazione per quanto riguarda l’operato del Ministero nella cattura dei Mangiamorte. In fondo sono passati anni, e ancora molti sono a piede libero...”
“Ottima domanda, signor Riley” rispose Gawain, squadrando con fare professionale il mago che aveva appena parlato. “Purtroppo devo ammettere che siamo a un punto morto.
La cattura della maggior parte dei Mangiamorte è avvenuta presto, anche grazie alle indicazioni del signor Malfoy.
Ma per quanto riguarda quelli rimasti, si guardano bene dal farsi scovare.
Fortunatamente gli ultimi avvenimenti rappresentano per noi un inaspettato risvolto positivo. Qualcuno tra i Mangiamorte è così desideroso di vendetta contro Malfoy da rischiare di esporsi.
Con tutto il rammarico verso Malfoy, per noi questa è una svolta utile, perché finalmente qualcuno è uscito dall’ombra. E forse al prossimo tentativo commetterà un passo falso”.
Riley si lasciò sfuggire un sorrisetto stiracchiato. “Quindi sembra che ancora una volta il signor Malfoy sia la chiave per risolvere i problemi degli Auror... Buffo, no?”
“Quasi paradossale” risuonò inaspettatamente la voce melliflua di Lucius.
 
“Da Mangiamorte a aiutante degli Auror. Figura chiave per il Ministero.
Questo dà molto potere a Malfoy, non c’è da stupirsi della diffusione di tutte le teorie complottiste da parte del Profeta... Forse un fondo di verità c’è, in fin dei conti” suggerì malignamente un mago piccoletto, con i capelli grigio topo e due guance rosse piuttosto evidenti. “Donald Todd, ‘Scacco matto’ ” aggiunse.
A Hermione, il suo aspetto viscido e i suoi modi leziosi ricordarono subito Codaliscia.
“Mi pareva di essere stato chiaro al riguardo!” sbottò Harry. “Come Ministro della Magia, non posso accettare questo tipo di speculazioni!”
Il volto rossastro di Todd assunse una sfumatura ancora più intensa, sfidando Harry con uno sguardo sprezzante.
 
“Una domanda per il Settimanale delle Streghe” intervenne una donna dalla seconda fila che saltava subito all’occhio per la sua appariscente veste color rosa shocking all'ultima moda.
“Hermione Granger –tutti la conosciamo- è stata citata più volte...”
Gli occhi di Harry saettarono fulmineamente verso di lei e Hermione percepì il suo cuore aumentare i battiti alla menzione del suo nome.
Aveva sperato che non parlassero affatto di lei, ma a quanto pare le sue speranze erano mal riposte.
Era già abbastanza spiacevole seguire tutto il dibattito nascosta nell’altra stanza, dover ascoltare mentre parlavano di lei era avvilente.
“...e quindi qui in redazione ci siamo più volte chiesti che tipo di... relazione... ci sia tra Lei e la sua collega, signor Malfoy”.
 
“Questo è altamente inappropriato!” intervenne per la prima volta la McGranitt, con le labbra livide. “Se il Ministro Potter non accetta speculazioni su complotti nel Ministero, io non le accetto per quello che riguarda il mio corpo docente!
È stato già abbastanza degradante dover far fronte alle migliaia di lettere con accuse e minacce verso il mio insegnante... Non ho nessuna intenzione di riceverne altrettante perchè al Settimanale della Strega piace la cronaca rosa”.
Per la prima volta, dalla morte di Silente, la McGranitt parve riacquistare a pieno tutta la combattività che l’aveva sempre caratterizzata.
Poche volte Hermione l’aveva vista così infervorata e nonostante tutto la cosa le strappò un leggero sorriso.
“Eppure anche all’udienza per il processo di Gould è parso che tra i due colleghi ci fosse una certa intesa. E dal racconto del Capo Auror si deduce che i due erano nella stessa stanza, a tarda notte.
È molto romantico, il Mangiamorte che si redime per l’eroina di guerra, la salva da un aggressione e si innamorano...”
 
Hermione sospirò, sopraffatta da un moto di disgusto.
Si era liberata dei gossip di Rita Skeeter solo per piombare a piedi pari nei gossip del Settimanale delle Streghe.
“Una storia davvero strappalacrime” commentò Malfoy beffardo. “L’unica pecca è che non rischierei affatto la mia vita per salvare nessuno. E difficilmente Hermione Granger può giocare il ruolo di eroina indifesa. Si è trattato solo di una serie di... circostanze”.
Hermione incassò il colpo, ringraziando per non essere in piena vista. Non sarebbe riuscita a nascondere il fatto che quelle parole l’avevano ferita.
Non era ben chiaro perchè Lucius fosse lì al momento dell’attacco di Gould, ma adesso era chiaro che non era affatto venuto per lei.
In effetti, razionalmente, il pensiero era assurdo.
Eppure Hermione non potè fare a meno di sentirsi leggermente delusa. E confusa.
Quello che era stato interrotto dall’arrivo di quella lettera, non era mai più stato ripreso.
 
“Dunque Lei è libero, signor Malfoy? Con tutto il rispetto per la sua defunta moglie, noi del Settimanale delle Streghe siamo convinti che alle nostre lettrici piacerebbe...”
Hermione non aveva mai visto la McGranitt così livida.
Pareva che fosse sul punto di sputare fuoco e incenerire tutti da un momento all’altro.
Fortunatamente la giornalista fu interrotta da Riley, che si rilanciò all’attacco con veemenza.
“Tralasciando i pettegolezzi del Settimanale, in effetti anche la relazione con la professoressa Granger è sospetta. Chi ci assicura che Malfoy non si stia approfittando di lei per apparire in buona luce e sviare i...”
“Lo assicuro io” esclamò Hermione trattenendo a stento la rabbia e uscendo allo scoperto.
 
Gli occhi di Harry e Lucius scattarono subito verso di lei, seguiti poco dopo da quelli di tutti gli altri, i quali, non essendo a conoscenza della sua presenza, ci impiegarono più tempo a capire la fonte della voce.
Hermione aveva sperato fino all’ultimo di poterne restare fuori, ma vista la piega presa della conversazione, era diventato praticamente impossibile. Questo ingresso ad effetto era anche peggio di come aveva immaginato.
Cercando di mostrarsi sicura di sè, Hermione raggiunse con calma il tavolo e prese posto sulla sedia vuota accanto a Lucius.
 
“Nel pieno delle mie facoltà posso confermare che Lucius Malfoy non ha mai cercato di approfittarsi di me in alcun modo, né di circuirmi, ingannarmi o farmi del male.”
Il che non era del tutto vero, ma di certo i giornalisti non avevano bisogno di saperlo.
“Anche io, come il Ministro, non ho alcun dubbio sulla sincerità del suo Pentimento. Chiunque abbia occasione di parlare con lui, può rendersi conto di questo.
Inoltre, è assurdo il solo pensiero che tra me e il professor Malfoy ci sia qualcosa se non un cordiale rapporto di lavoro” aggiunse risoluta.
 
Lucius si voltò verso di lei, fissandola, ma la sua espressione restò illeggibile.
 
“E con questo, direi che il discorso è chiuso” sbottò la McGranitt approfittando del colpo di scena.
Dal momento che nessuno parlò più, Hermione dedusse che erano rimasti tutti piuttosto scioccati dal suo ingresso inaspettato.
Se è servito per porre fine a questa tortura, non è così male, riflettè.
 
“Comunque, signor Malfoy, se volesse partecipare alle selezioni per il premio del Sorriso più Seducente indetto dal Settimanale delle Streghe, noi saremmo ben felici di...”
“BASTA COSÌ!” tuonò la McGranitt. “Se non ci sono altre domande dignitose riguardanti la strage e le accuse verso il professor Malfoy, direi che questa conferenza si conclude qui”.
 
Dal momento che nessuno osò fiatare, Harry prese la palla al balzo.
“Ehm... Bene, direi che è tutto. Confido che dopo aver ascoltato la verità dai diretti interessati riuscirete a diffondere notizie più aderenti a fatti rispetto a quelle del Profeta.
Vi ringrazio per la disponibilità e l’attenzione.”
Nella sala si levò un brusio generale, a cui presto si unì il rumore delle sedie mentre molti si alzavano.
Qualcuno si avvicinò al tavolo delle autorità per qualche ulteriore chiacchiera di persona con Harry o Gawain.
 
“Poteva andare meglio” constatò stancamente Hermione, tornando nella stanzetta adiacente alla sala, subito seguita da Lucius e dalla McGranitt.
“Giornalisti!” esclamò la Preside ancora furiosa. “Onestamente, non so come abbia fatto Silente per tutti quegli anni”.
Lucius si limitò a commentare con uno sbuffo.
Non aveva parlato molto, si era limitato ad osservare tutti con un'aria di annoiata superiorità che conservava anche in quel momento.
“Tutto a posto?” gli chiese Hermione, cercando di scrutare in quei freddi occhi grigi.
“Magnificamente” rispose con scherno.
 
Con calma, i giornalisti cominciarono a fuoriuscire dalla stanza, chiacchierando animatamente tra loro.
Solo quando anche l’ultimo sparì nella Metropolvere, Harry salutò stancamente con la promessa di farsi sentire a breve e si diresse a sua volta verso le fiamme verdi.
“Ministro!” lo fermò Malfoy, prima che il ragazzo mettesse piede nel camino. “Una parola...”
Stupito, Harry si appartò con lui in un angolo. Le loro parole da lì non raggiunsero Hermione.
 
“Perché lo hai fatto?” chiese Lucius squadrandolo con occhi penetranti.
Harry scrollò le spalle.
“Fatto cosa, esattamente?”
“Hai garantito personalmente per me almeno tre volte. Al mio processo per il Pentimento, all’udienza con Gould e oggi”. Il tono di Lucius era duro, sospettoso.
“Perchè lo fai? Sai perfettamente chi sono e cosa ho fatto, mi odi. Mi odi da quando al tuo secondo anno ho dato quel diario a... tua moglie.
E non posso dire che non sia un odio reciproco.
Voglio sapere perché”.
Harry sospirò, passandosi una mano tra i capelli.
Si chiese vagamente quale fosse il modo migliore per trattare con un Serpeverde.
Difficilmente la strada dell’onestà era quella giusta, forse avrebbe funzionato meglio un discorso sugli affari.
Con un mezzo sorriso compiaciuto per la sua diplomazia, Harry optò per una soluzione a metà tra le due.
 
“Perché ne ho bisogno. Politicamente, tu sei la prova della mia generosità. E finché dimostri che la mia fiducia è ben riposta, mi fai una buona pubblicità. Forse sarò ricordato come il Ministro Magnanimo”.
Malfoy sbuffò, ma evidentemente conosceva troppo bene i meccanismi politici per offendersi.
“E poi ne ho bisogno per me stesso. Non potrò mai dimenticare chi hai servito e per chi hai ucciso, Lucius” disse duramente, Harry. “Ma ti ho visto durante la guerra e dopo. Il tuo pentimento mi dà speranza, perché ho bisogno di prove che questa guerra ha portato anche del bene e che il male non è assoluto.
Mi dai l'opportunità di credere alle seconde possibilità e questo vale la pena di essere difeso”.
“Sei più sentimentale di un Tassorosso, Potter. Contieniti”.
Harry scrollò di nuovo le spalle, troppo stanco per offendersi davvero.
“Per quello che mi riguarda Lucius, sei davvero cambiato. Ma dammi solo una prova del contrario e non esiterò a riportarti ad Azkaban.
Spero che questo soddisfi meglio le tue aspettative sui Grifondoro. Buonanotte.”
E senza aspettare risposta, voltò le spalle e sparì nel camino.
 
***
 
A tarda sera Lucius si ritrovò solo nella sua stanza, terribilmente tentato dal consumare la sua intera scorta di whisky.
Tutto si era concluso per il meglio quel giorno, eppure lui si sentiva continuamente irrequieto e insoddisfatto, come se qualcosa ancora non andasse come lui desiderava.
Si sentiva svuotato e pericolosamente privo ambizioni.
Sarebbe rimasto qui, con Potter a difenderlo, con i Mangiamorte a cercare di incastrarlo, con suo figlio che si rifiutava di parlargli, a morire senza uno scopo. Aveva bisogno di sentire un nuovo brivido.
 
Si avvicinò alla grande finestra e gettò uno sguardo a quella notte di primavera.
Non si era nemmeno reso conto del passare dell’inverno, tra un problema e l’altro.
Il cielo era pulito, completamente sgombro di nubi, blu e calmo. Una serata perfetta.
Una notte così bella che non poteva di certo essere sprecata ubriacandosi per la seconda volta in due giorni.
In fondo, poteva renderle giustizia in un’altra maniera.
Sì, quella era la serata perfetta per coronare il suo obiettivo, per concludere il lavoro di mesi e avere la sua vendetta sulla Granger.
L’aria si riempì di vibrazioni e aspettativa. Lucius sorrise, pregustandosi quello che sarebbe venuto.
Cominciò a percepire di nuovo quel brivido di vita; vendicarsi della Granger lo avrebbe aiutato a sentirsi di nuovo se stesso. Come una volta.
Con un ghigno compiaciuto, Lucius entrò nel camino, diretto nelle stanze della collega.
 
“Per Merlino, Lucius, mi hai spaventata a morte!” gridò Hermione, sobbalzando quando l’uomo fece la sua comparsa nel salotto.
“Mi dispiace” rispose lui, non riuscendo ad apparire affatto dispiaciuto.
Hermione gli gettò un’occhiata perplessa dal divano.
“Ti senti bene? Sembri strano...”
“Perfettamente bene” rispose Lucius con voce melliflua, cercando di mascherare le proprie emozioni. “Infatti mi chiedevo se avessi voglia di accompagnarmi a fare una passeggiata.
A quanto pare siamo in primavera inoltrata e non me ne ero nemmeno reso conto.
È una notte magnifica e mi piacerebbe sentire l’aria primaverile... Non è più così freddo”.
“Oh” disse Hermione stupita. “Mi hai colta di sorpresa, non ti aspettavo. Ma mi fa piacere che tu sia venuto... Anche se è un po’ tardi per uscire dal castello”.
“Non usciremo dal castello” ribattè Lucius intrigante, alzando gli angoli della bocca in un sorriso appena accennato.
Le offrì il braccio con un gesto galante, e Hermione non poté fare altro che accettarlo e incamminarsi con lui.
 
La condusse con sicurezza attraverso un gran numero di scale e corridoi e dopo quella che parve un’infinità finalmente si fermò.
Hermione alzò le sopracciglia perplessa, si trovavano dall’altra parte del castello.
“La torre di Astronomia?”
Lucius si lasciò sfuggire un sorrisetto che non prometteva niente di buono.
“Ti ho detto che non saremmo usciti dal castello”.
In silenzio, si incamminarono sulla rampa di scale che li portò ancora più in alto, fino a quando uscirono su un’ampia terrazza all’aperto.
Hermione istintivamente alzò il volto verso il cielo, chiuse gli occhi e trasse un respiro profondo, cercando di impregnare il naso del profumo di quella notte primaverile.
“Avevi ragione” sussurrò, “è davvero magnifico”.
Sotto di loro, i prati di Hogwarts erano una distesa di ombre e forme strane, illuminate pallidamente.
Il Lago Nero era uno specchio liscio, in cui si rispecchiavano la luna e una miriade di stelle.
Hermione rabbrividì e sulle sue braccia si formò una leggera pelle d’oca, più per l’intensità dell’emozione che per il freddo.
Evidentemente la cosa non sfuggì a Lucius, che si avvicinò silenziosamente dietro di lei e le posò sulle spalle il suo mantello.
“Oh, non serviva...” disse Hermione voltandosi con un sorriso. “Non fa così freddo. È... la vista... Hogwarts”.
 
“Non riuscivo a dormire...” sussurrò lentamente Lucius a bassa voce. “Ho pensato che questo potesse rilassarmi”.
“Grazie per avermi coinvolta” rispose Hermione, voltandosi di nuovo verso i prati e avvicinandosi al parapetto.
Malfoy la seguì, proiettando una lunga ombra sul pavimento di pietra.
“Non è solo tutto quello che sta succedendo. C’è un’altra cosa... Una cosa che voglio fare da moltissimo tempo e mi tormenta perchè non ho ancora trovato il momento migliore per portarla a termine”.
“Di cosa parli?” chiese Hermione, con un improvvisa accelerazione bei battiti.
Non ebbe la forza di voltarsi a guardarlo, per paura che lui le leggesse in viso tutte le emozioni.
Malfoy si avvicinò ancora fino ad appoggiarsi contro la sua schiena e si abbassò per sussurrarle all’orecchio.
“Avrei voluto farlo l’altro giorno, ma... sono stato interrotto. Da quella maledetta lettera. Ho quasi avuto paura che rovinasse tutto, ma invece suppongo che il momento si sia ripresentato... Adesso”.
 
Hermione chiuse gli occhi, incapace di reagire a quel tono suadente.
Dietro di lei percepiva il calore del corpo di Lucius, i suoi muscoli rigidi, il suo fiato sul lobo dell’orecchio.
Non si mosse, paralizzata dalla paura di aver frainteso.
Incurante della sua mancanza di reazione, Lucius la circondò con le braccia e lei si lasciò sprofondare contro di lui.
“Hermione” sussurrò con voce roca e appassionata.
Poi, il mondo cominciò a svanire quando Lucius si abbassò per baciarle delicatamente il collo.
La terra cominciò a mancarle sotto i piedi e fu travolta dalla sensazione di galleggiare nel nulla, con Lucius come unico punto fermo di quel vuoto.
La scia di baci lasciò il posto a piccoli morsi e Hermione non riuscì più a trattenersi; le sfuggì un gemito di piacere.
Le labbra di Lucius si incurvarono in un sorriso sulla sua pelle sensibile.
“Hermione... Voltati” ordinò. La sua voce vibrò dall’orecchio fino alla punta dei piedi, trafiggendola con dei brividi.
Lentamente, Hermione rialzò le palpebre chiuse e si rigirò tra le sue braccia.
L’espressione di Lucius la destabilizzò anche di più, aveva gli occhi luccicanti di desiderio, lussuria e potere.
 
Lentamente, controllato e sicuro di sè come un felino, l’uomo si abbassò sulla preda.
Con gli occhi spalancati, Hermione vide il volto aristocratico di Lucius avvicinarsi, le sue labbra sottili le riempirono il campo visivo, fino a quando non si avventarono contro le sue.
Solo in quel momento riuscì a reagire, finalmente convinta di non aver frainteso le intenzioni di Lucius.
Gli gettò le braccia al collo, ricambiando il bacio con tutta la passione che aveva trattenuto fino a quel momento e che rischiava di sopraffarla.
Non era come niente che avesse mai provato.
Diverso da Ron, diverso dagli altri ragazzi con cui era uscita.
Lucius baciava come un uomo. Possessivo, sicuro di sè, esigente, come nel ballo.
 
Poi, senza preavviso, Lucius staccò le labbra e le sue braccia la abbandonarono, facendola ripiombare nella realtà e lasciandola traballante, con una sensazione di freddo senza il suo corpo addosso.
“Mmh...” sospiró Hermione ancora stordita, cercando di riprendere fiato.
“Sì?” chiese Lucius con una strana luce negli occhi.
“È... Potresti continuare?” si ritrovò a pregare, non desiderando altro che sprofondare di nuovo nel suo corpo caldo e in quel mondo sospeso nel tempo.
 
“No” rispose lui.
La sua espressione appassionata si trasformò velocemente in un ghigno soddisfatto.
 
Hermione sbattè le palpebre confusa, cercando di fare ordine nei pensieri e riacquistare un po’ di lucidità.
“No?” chiese incerta.
“Granger...”
La ragazza corrugò la fronte ancora più confusa per l’uso del suo cognome.
 
“Non umiliarti così. Non avrai davvero creduto che io potessi essere interessato a te?”
Forse Hermione era tenuta a rispondere, ma la completa mancanza di senso di tutta la situazione le impedì di riuscire a pensare qualunque cosa.
Lucius sbottò in una crudele risata divertita, nel vederla arrancare così.
“È stato tutto un gioco” sussurrò mellifluo. “Ed è stato fin troppo facile, grazie alla tua ingenuità e al tuo istinto di crocerossina. Te lo avevo spiegato... L’inclinazione a vedere sempre il buono negli altri è dannosa.”
“Non dici sul serio” mormorò Hermione, ritrovando finalmente l’uso della parola.
“Sono tremendamente serio, Granger. L’hai detto tu stessa. Io sono un... verme? Sì, credo che la parola fosse quella.
Credevi davvero che avrei dimenticato? Sei piombata qui e la prima cosa che hai fatto è stata cercare di farmi licenziare.
Avrei anche potuto sopportare la tua supponenza e ricambiare il tuo disprezzo.
Ma poi no, una chiacchierata con Potter ed ecco che anche io sono un essere pietoso e bisognoso di perdono e redenzione” sputò con rabbia.
“E allora sai cosa? Ho deciso di giocare al tuo gioco e assecondarti. Devo dire che è stato divertente prendermi gioco di te così, molto più divertente che limitarmi a disprezzarti. Cosa ti aspettavi, Granger? Sono un Serpeverde”.
 
“Ma io ho cambiato idea su di te” sussurrò Hermione penosamente, con la voce incrinata. “Perchè fai questo?”
“Perché io invece non l'ho mai cambiata su di te!”
Lucius emise una risata fredda e gutturale, che fece apparire nuovamente in lui l'Ombra del Mangiamorte che era stato.
Hermione ricordò l'espressione sinistra e stucchevole che aveva avuto nel dipartimento misteri.
“Quindi tu... Tutto questo tempo... Le passeggiate, la cena, la sera nelle tue stanze, -era il tuo piano... Fin dall'inizio. Tu hai pensato a tutto questo per ferirmi.
Tu non sei cambiato affatto”
“Complimenti per l’intuizione Granger. E poi dicevano che eri la strega più brillante della tua età!” la derise Malfoy.
 
Per un momento calò il silenzio.
Poi un’espressione dura prese posto negli occhi di Hermione, spazzando via la confusione e la delusione.
“Spero ti sia divertito, Lucius. Ce l'hai fatta. Mi hai ferita. Anche se non so cosa ci hai guadagnato” disse rabbiosamente. “Solo una cosa, prima di lasciarti esultare per la tua vittoria.
Ti ho difeso in aula con Gould, e anche oggi.
Ma a questo punto non sono più certa che tu non abbia niente a che fare con tutto questo.
Per quello che mi riguarda, sei di nuovo un ex Mangiamorte, dubito che tu sia realmente pentito ed è altamente probabile che tu sia d’accordo con i tuoi vecchi amici.”
Il resto delle sue parole si trasformarono in un sibilo irato, irriconoscibile anche da se stessa.
“Spera di non avere niente a che fare con quello che mi è successo, perchè questa volta pagherai con l'eternità ad Azkaban. Vedrò di assicuramene come mi sono assicurata che tu ne stessi fuori”.
 
L’odio sul volto di Malfoy parve vacillare per la prima volta.
“Non ti consiglio di provarci, Granger.
Perchè aggredirti fisicamente quanto potevo distruggerti piano piano da dentro e divertirmi a giocare con te come il gatto con il topo?
Non c’entro con il tuo attacco... fisico. Ho di meglio da fare che camminare sul bordo del filo che mi separa da Azkaban e non ti darei mai una scusa valida per sbattermi dentro.
Invece così cosa puoi dire? Malfoy mi ha spezzato il cuore, gettatelo dentro? Chi ti crederebbe? Hai garantito per me oggi, difficilmente potrai rimangiarti la parola senza sembrare una squilibrata.
Se fossi in te non mi lamenterei nemmeno con Potter.”
 
“Non ti credo. Non mi fido affatto di te, sappilo. Le nostre interazioni si concludono qui. Ma non ti darò la soddisfazione di vedermi più umiliata di così, non lo saprà nessuno”.
Senza voltarsi indietro, Hermione gli voltò le spalle e si diresse verso l’interno del castello.
Poi, con un ripensamento improvviso, fermò i suoi passi di colpo e si voltò di nuovo verso Malfoy.
“Ah... Non posso mandare via te, ma non credere che me ne andrò io. Mi vedrai ogni giorno, Malfoy.
Chissà che umiliazione... in fondo, giochetti o non giochetti, ti sei abbassato a corteggiare e baciare una Mezzosangue”.
Si allontanò a grandi passi lasciandolo solo sulla grande terrazza.


______________________________________
N. d. A.
 

Eccomi tornata, dopo una lunga (quanto non prevista) assenza. Ma ormai sarete abituati. :/
Di questo mi dispiace. In ogni caso, vi assicuro che la storia sarà conclusa (in realtà mancano davvero pochi capitoli).

Alcune notizie:
-Ho aggiornato il mio profilo qui su Efp (l'avevo già scritto?).
-E' morto il mio mito. Il mio attore preferito, forse anche il vostro. Alan Rickman (il professor Piton, per intenderci, ma anche molto di più). La cosa mi ha veramente devastata, perchè davvero non troverò mai più un degno sostituto. In realtà sto ancora cercando di venire a patti con la cosa, non riesco a convincermi che sia così disperatamente vero. Io volevo conoscerlo! *Batte il pugno per protesta*.
-Siete liberi di saltare la nota sulla mia vita, ma la scrivo lo stesso, così per conoscerci meglio. E' un periodo tremendo.
Mi manca un esame alla laurea e non riesco a passarlo. Una volta che avrò la laurea, non so che ne sarà di me. 
Non riesco ad immaginare un lavoro che mi si adatti, e il mio futuro è un grosso buco nero con un punto di domanda in mezzo.
Credo di avere delle potenzialità e non so come esprimerle (ditemi che è così anche per voi!).
Oltre a questo, ho un fratello che ha preso una bruttissima strada, e in famiglia siamo tutti sotto-sopra.
FINE :)

Al prossimo capitolo!

   
 
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