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Autore: Supreme Yameta    05/03/2016    1 recensioni
Il mondo è in subbuglio dopo avere appreso della distruzione del villaggio della Foglia e di quello della Pioggia. Akatsuki è diventata una seria minaccia per tutti ed è giunto il momento che i leader delle cinque grandi potenze militari ninja si riuniscano per decidere le nuove mosse.
Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha, Kakashi Hatake e Madara Uchiha saranno i principali attori degli stravolgimenti che passeranno alla storia. Il mondo ninja sarà pronto per loro?
Genere: Azione, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akatsuki, Kakashi Hatake, Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Asuma/Kurenai, Gaara/Matsuri, Hinata/Naruto, Jiraya/Tsunade, Sasuke/Sakura
Note: Lime, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Naruto Shippuuden
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Salve a tutti, figliuole e figlioli.
Spero che abbiate passato un ottimo periodo, io finalmente sto ultimando la mia tesi di specialistica e nei momenti di pausa, mi decido alla scrittura di queste piccole storielle che mi allietano l’animo.

Per passare all’argomento del capitolo, diciamo che il momento clou di questa saga sta per giungere, dopodiché seguiranno quattro saghe inedite, prima dell’inizio della Quarta Guerra Mondiale Ninja; non vi anticipo nulla, così faccio crescere in voi la curiosità.

Buona lettura a tutti voi.



 

Il silenzio di una angusta caverna, un luogo dimenticato dall’azione umana da tantissimi anni, sebbene riuscisse a mantenere quell’aura di profondo mistero riguardo a una fonte di potere che avrebbe permesso il funzionamento di una tecnologia ben più superiore a quella a disposizione ai migliori centri di ricerca del mondo intero.

Intorno a tutta la gigantesca struttura naturale, erano stati ben disposti con cura e competenza enormi cavi che servivano all’alimentazione di numerose e capienti vasche di contenimento disposte in un angolo della grande caverna, nel quale era stata creata una piccola stanza, tramite l’ausilio dell’arte ninja.

All’interno di quel luogo, si celava una delle piante che accompagnavano la figura di Zetsu, da essa fuoriusciva una melma color perla, dalla quale uscivano delle protuberanze che erano composte da diverse parti del corpo dell’androide, prodotte dall’ampio abuso delle sue spore e dai tentativi falliti in precedenza per realizzare una tecnica di moltiplicazione.

Di fronte all’abominevole ammasso di carne bionica vivente, Madara aveva rimosso i suoi indumenti a brandelli e si era privato della sua preziosa maschera che ne celava l’aspetto a occhi esterni. L’uomo approfittò della situazione per sgranchirsi un poco le ossa, dopodiché prelevò un pezzo della melma vivente, nello specifico un pezzo di braccio destro che l’uomo impiantò senza la benché minima fatica sul proprio corpo, perché esisteva una profonda simbiosi fra il corpo di Madara e il corpo bionico di Zetsu.

Per sopravvivere alle ferite riportate un tempo dal suo scontro mortale con Hashirama, Madaa era stato costretto a impiantarsi le potenti cellule di Zetsu per potenziare la propria resistenza fisica e la sua capacità rigenerativa.

«Adesso va molto meglio.»

Madara mosse il braccio per diversi secondi, giusto per dare il tempo necessario all’arto di interagire con ogni nervo del corpo. Una volta che Madara ottenne il pieno controllo dell’arto rimosso, si mise addosso una nuova calzamaglia e un paio di guanti.

In quel momento, Zetsu bianco emerse dal terreno con un annuncio dell’ultima ora.

«Abbiamo un problema!»

Madara non ebbe alcun dubbio che quel problema riguardasse Sasuke.

«Che ha combinato questa volta?» chiese.

Aveva posto su Sasuke diverse spore del suo fidato servitore, per tanto era sempre a conoscenza di ognuno dei suoi movimenti, essendo continuamente aggiornato.

Zetsu, infatti, stava seguendo con molta attenzione lo scontro che Sasuke aveva ingaggiato con il suo vecchio maestro. Il suo resoconto era una diretta.

«Ha ingaggiato un combattimento con il ninja copia e ha nuovamente evocato il Susano. Non penso che reggerà a lungo.»

Madara non riuscì a evitare di sorridere divertito.

«E’ veramente imprudente. Per questo mi ricorda molto me stesso, quando avevo la sua età.»

L’uomo si voltò verso il tavolo anatomico che si trovava alle sue spalle, sopra di esso era stato depositato in precedenza il cadavere di Danzo che sarebbe stato ben presto sottoposto a un’accurata autopsia dal subdolo Madara.

Madara stava già analizzando con il suo occhio il corpo del nemico, bramando con tanta foga l’occhio destro che un tempo era appartenuto al leggendario Shisui Uchiha. Madara aveva intenzione di trapiantarsi quel potentissimo occhio nella sua orbita sinistra, erano solo necessarie un paio di modifiche e sarebbe filato tutto senza nessuna complicazione.

Notando la grande attenzione di Madara sul cadavere, Zetsu si permise di porgli in merito una questione che riguardava il combattimento dell’impudente giovane Uchiha.

«Che vuoi fare con Sasuke?»

«Ora ho da fare. - replicò l’altro. Ormai non è più un bambino, se la può cavare da solo.»

Zetsu non osò replicare.

Una volta chiarito quel punto, Madara raccolse il bisturi e si avviò al taglio del torace del cadavere e iniziò a studiare con cura i misteri del corpo di Danzo. Per lui non era per nulla compromettente investigare fra le viscere di un cadavere, dato che non era la prima volta che aveva svolto una mansione del genere, soprattutto quando operava su pazienti che possedevano così tanti segreti che potevano essergli ancora più utili al fine di conseguire il suo piano.

La prima cosa che attirò l’attenzione di Madara, fu il viso secco di Hashirama impiantato sul braccio destro del cadavere. L’uomo arrestò per un attimo la sua mansione, fissando per un attimo il volto dello shinobi più potente del mondo, ridotto in una maniera tanto patetica.

«Le cellule di Hashirama mi saranno molto utili per controllare il Gedo Mazo.» commentò Madara a tal proposito.

L’uomo poi si rivolse con fare scherzoso al cadavere.

«Grazie per questo regalo.»

Lo studio proseguì, fino a quando Madara non giunse finalmente alla ciliegina sulla torta di tutta quell’analisi, ovvero l’occhio di Shisui. Madara estrasse con celerità il bulbo oculare dall’orbita del cadavere, dopodiché si fermò a osservare per bene l’oggetto, così da accertarsi che non fosse rimasto danneggiato dall’ultima tecnica usata da Danzo.

«Te lo vuoi trapiantare?» chiese Obito.

«Ne ho bisogno, se voglio riuscire a riprendere il rinnegan dal villaggio della Pioggia. - si giustificò Madara. Devo essere pronto per la guerra.»

L’uomo continuò a studiare con attenzione l’occhio, ma a un certo punto, egli grugnì dalla rabbia.

La furia di quel potentissimo uomo venne percepita da Zetsu, il quale si era persino protetto dalle foglie che adornavano il suo sterno pur di proteggersi dalla sua rabbia.

«Bastardo!» sbottò Madara.

L’occhio di Shisui venne depositato sul tavolo anatomico, privo dell’enorme potere di cui era stato detentore, rendendolo un occhio perfettamente comune e privo di qualunque significato.

Madara stava rivolgendo tutto il suo odio verso il cadavere di Danzo, parlandogli come se questi fosse ancora vivo.

«Hai distrutto l’occhio di Shisui, proprio per impedirmi di prenderlo. Non è così, Danzo?»

«Che cosa ne farai?» domandò Zetsu a tal proposito.

Madara lanciò con non curanza l’occhio su Zetsu, come se gli stesse gettando un pezzo di osso di cui cibarsene; Zetsu divorò l’occhio in un solo boccone.

Il volto di Zetsu brillò di una luce famelica; aveva ancora tanta voglia di mangiare della carne umana, sebbene quella era molto vecchia e rugosa.

«Ormai il corpo non ti serve più, giusto?»

Il suo superiore gli dette il permesso che tanto bramava.

«Fa’ come ti pare. Ho già preso tutto quello che mi serviva.»

Zetsu emerse completamente dal terreno e si avviò rapidamente verso il cadavere dell’anziano shinobi, nel frattempo Madara aveva prelevato un campione di tessuto da esso e lo stava riponendo con cura in una piccola camera frigorifera al cui interno erano già custodite diversi tessuti cellulari molto importanti.

In quel momento, Madara udì i versi del simbionte bianco che iniziava a divorare parte degli organi che erano stati precedentemente prelevati dal corpo di Danzo.

«Va’ da qualche parte, Zetsu. Sei rivoltante.» ordinò Madara.

«Ai tuoi ordini.»

Zetsu raccolse il corpo di Danzo, lo mise in spalla e si avventurò in una parte dell’enorme caverna, dove potere divorare in santa pace il suo lauto pasto.

Nel frattempo, Madara si era messo a fissare una grande parete che si trovava alle spalle del tavolo anatomico. Su quella parete erano state impiantati differenti scomparti di liquido azotato; all’interno di ognuno di questi era situato un paio di occhi che deteneva lo sharingan: quelli erano gli occhi che Madara aveva prelevato dai membri del clan Uchiha, la notte del fantomatico massacro.

«Presto il vostro sacrificio avrà i giusti onori, fratelli e sorelle miei.» commentò Madara a bassa voce.


*

 

Kakashi stava concentrando ogni granello di chakra che conservava sul suo corpo, dato che aveva intenzione di uccidere Sasuke, anche a costo di morire per mancanza di chakra, proprio come gli era successo durante lo scontro con Pain.

Una volta presa questa drastica misura, scattò verso il suo avversario e il suo potente mostro spirituale, con il suo occhio sinistro rimaneva chiuso per conservare la minima goccia di energia, lasciandogli il gravoso compito di controllare i propri sforzi, così da fare combaciare ognuna delle tecniche a cui avrebbe fatto ricorso; un calcolo errato e per lui sarebbe stata la fine.

Quella era la fase finale dello scontro ed entrambi i contendenti erano coscienti che avrebbero dovuto dare fondo a tutte le loro risorse, pur di soggiogare il proprio avversario e conseguire i propri obiettivi.

Kakashi riattivò il suo Mangekyo Sharingan; l’uso del Kamui era l’unica opzione possibile per contrastare le rapidissime frecce che lanciava il Susano.

Sasuke cercava invece di mantenere il controllo, poiché mantenere quella forma del Susano era davvero un compito gravoso sia per il suo fisico che per il potere oculare.

Durante l’osservazione dei movimenti del nemico, la figura di quest’ultimo iniziò ad annebbiarsi e Sasuke fu obbligato a sfregarsi gli occhi, pur di riuscire a focalizzare al massimo quello che stava succedendo. A causa della fatica e dell’enorme stress a cui il suo corpo veniva sottoposto, l’animo del vendicatore venne travolto dalla sua immensa furia, esplodendo in una potentissima ondata di fiamme prodotte dalle mani del gigantesco cavaliere spirituale.

Le urla di Sasuke si espansero per l’intero campo di combattimento.

«MUORI!!»

Le fiamme spirituali si erano diffuse ai piedi del Susano, facendo addirittura portare allo stato di ebollizione l’acqua che scorreva sotto i suoi piedi, creando così una densa quantità di vapore che riusciva anche a celare la figura dell’enorme mostro, causando quindi delle problematiche nella sua visione.

Nonostante l’evidente minaccia, l’eroe con lo sharingan non si tirò indietro e approfittò di quei pochi istanti di smarrimento del suo avversario per potere adottare le proprie contromisure, al fine da non essere colto troppo alla sprovvista dai furiosi attacchi del nemico. A tal proposito, egli decise di fare ricorso persino a delle tecniche di potenziamento che usava solitamente per le missioni di inseguimento; non avrebbe lasciato nulla a caso.

La prima freccia del Susano apparve dal nulla e Kakashi fu in grado di captarne la presenza, proprio grazie alla sua tecnica oculare.

Il momento di preparare tattiche era finito, adesso si deve passare immediatamente all’azione. Le sue gambe vennero irradiate dal chakra di tipo fulmine, una tecnica in grado di aumentare la velocità del proprio utilizzatore, tuttavia, anche con quella tecnica sarebbe stato impossibile schivare quelle rapidissime frecce, questo lo sapeva benissimo, ma avrebbe comunque aumentato la sua capacità reattiva e lasciato l’intero gravoso fardello alla tecnica oculare.

La freccia stava per colpire il bersaglio, per tanto bisognava agire in maniera repentina, prima di venire colpito a morte.

Kakashi aprì l’occhio sinistro e concentrò la maggior parte del suo chakra su di esso.

«Kamui!»

La freccia svanì nel nulla, risucchiata in un’altra dimensione alternativa, lasciando comunque nell’aria un piccolo vortice che continuava a esistere anche dopo avere eseguito il suo scopo; un fenomeno a cui nemmeno lui aveva saputo dare una risposta, essendosi manifestato durante il combattimento contro Naruto e Itachi tempo addietro. Per questo motivo, durante i mesi di vagabondaggio, aveva molto studiato i poteri del suo occhio allo stato del Mangekyo, rischiando più volte di perdere i sensi in procinto di dirupi o con il viso in una densa quantità di acqua.

Quegli allenamenti avevano dato i loro frutti ed era proprio il momento adatto di mettere in pratica i risultati raggiunti.

Una volta che Kakashi neutralizzò la freccia, concentrò il suo potere oculare direttamente sul cavaliere spirituale, generando di conseguenza alcuni vortici spazio-temporali che prosciugavano rapidamente parte dell’energia del Susano.

Il risultato ottenuto dalla tattica di Kakashi era ben evidente e Sasuke non poteva fare nulla a proposito, poiché troppo concentrato sui suoi problemi di vista.

A un certo punto, la vista di Sasuke si annebbiò completamente, lasciandolo totalmente spiazzato dalle conseguenze, non appena se n’era reso conto.

«Non ci vedo...»

I problemi alla vista rappresentavano un chiaro simbolo delle conseguenze prodotte dall’uso eccessivo del potere del Mangekyo Sharingan, soprattutto per la presa in prestito di un potere al quale il corpo di Sasuke non era affatto pronto. Sembrava impossibile, ma nell’arco di pochi mesi, i suoi occhi avevano raggiunto lo stesso stadio di deterioramento raggiunto in tanti anni di sofferenza di Itachi.

La luce lo avrebbe abbandonato inesorabilmente, questa era l’unica certezza a cui affidarsi e la dimostrazione per questa considerazione era data non solo dalla rapida decrescita della propria capacità visiva, ma anche dall’involuzione del Susano, ridotto ormai alla sua forma scheletrica.

Una volta osservato il fenomeno, Kakashi si mise a valutare la situazione per qualche attimo, ipotizzando se quella fosse una tattica di Sasuke per tirarlo in inganno, ma quando si avvicinò ulteriolmente, senza venire attaccato, si rese conto che l’avversario aveva veramente seri problemi alla vista. Tuttavia, questo aspetto non lo fermò dal suo proposito, poiché era ormai convinto del tutto a finire quella storia lì, in quel momento in cui Sasuke era così debole.

Il fulmine della tecnica dell’omicidio per eccellenza si attivò nella mano del suo creatore e mano a mano che questi si avvicinava al suo inerme avversario, il pensiero di stare per uccidere il suo amato allievo lo stava logorando dentro, eppure sapeva che quella era la cosa giusta da fare e che a farlo doveva essere proprio lui che si era macchiato del sangue delle persone da lui amate in passato; era una cosa più che lecita.

Kakashi era arrivato di fronte a Sasuke e alzò la mano con il suo fascio di fulmini, il suo obiettivo è il cuore.

La sua anima piangeva a dirotto per quello che stava per fare; questa, sarebbe stata aggiunta a tutta la serie di rimorsi che avevano condito la sua vita.

«Addio, Sasuke...»

Il Raikiri attraversò il corpo di Sasuke come un panetto di burro, lasciando il ragazzo totalmente spiazzato per il colpo appena ricevuto. Era inoltre chiaro che questi stava patendo tanta rabbia per non essere in grado di vedere.

Sasuke tremava come una foglia per colpa della drastica ferita che aveva ricevuto, sentiva inoltre che il suo sangue colava copiosamente dal suo petto e tutto il potere che aveva faticosamente guadagnato con tanta fatica; il Susano scomparve nel nulla.

«Kakashi...»

Sasuke afferrò il bavero della maglia del suo maestro e cercò di fissare quella sagoma che non riusciva a vedere. Egli si era reso conto che quella era la tragicità della vita, ovvero che prima era stato lui a uccidere Kakashi con la stessa tecnica e adesso era toccato a lui; che contraddizione.

«Ti sei spinto fino a questo punto e non mi hai lasciato altra scelta. - disse Kakashi. Non doveva finire così, non sempre, non con le persone che amo.»

La voce di Kakashi tremava, proprio come il resto del suo corpo e aveva persino raggiunto l’animo del suo allievo. Ciò nonostante, non si fermò a parlare.

«Potevi avere tutto! Tutto quello che io ho perso e lo hai gettato via come polvere!»

Era proprio così.

Sasuke aveva perso molto per colpa dell’odio millenario fra Uchiha e Senju; la sua famiglia era stata annientata dai doveri rispetto a un ideale più grande, i suoi genitori per il clan, mentre Itachi per il villaggio.

La sua era una situazione di incertezze e aveva preferito rinnegare tutto e adempiere alla sua unica natura più pura, quella del vendicatore. Sasuke sapeva benissimo che avrebbe potuto rispettare la volontà di Itachi e tornare alla Foglia per proteggerlo, venendo celebrato come grande eroe per avere annientato un terribile assassino; inoltre, lui aveva Sakura, avrebbe potuto sposare e rifondare il suo clan con il numero più grande di piccoli Uchiha; poi c’era Naruto, con lui avrebbe potuto conservare quella solida amicizia che c’era sempre stato fra di loro, un individuo che poteva essere considerato tanto importante quanto Itachi; infine c’era Kakashi, l’unico fra i suoi maestri che aveva sempre ammirato e rispettato e con il quale si era sempre identificato.

Sasuke aveva deciso di gettare via tutto quanto perché non la considerava una soluzione equa all’immenso sacrificio sofferto dalla sua gente e da suo fratello, tutto per colpa degli errori commessi da Madara in passato. Legami recisi, persone dimenticate, vendetta suprema e autentico odio che non sarebbe stato mai rimosso dal suo cuore.

Sasuke comprendeva benissimo le ragioni del suo vecchio maestro, per questo si sentiva in grado di non poterle mai condividere.

«Questa è il sentiero che ho scelto e niente o nessuno potrà mai giudicarlo. - mugugnò sofferente. Tu hai il tuo sentiero e io il mio, in mezzo c’è solo odio. Io porterò a termine la mia vendetta.»

Kakashi non gli rispose, ogni volta rimaneva spiazzato da quanto fosse forte la sua forza di volontà, anche in una situazione senza uscita.

«Ormai è finita. Questa non è un’illusione, è la realtà.» sentenziò Kakashi placidamente.

Quella dichiarazione lasciò un leggero amaro in bocca di Sasuke, perché gli ricordavano proprio le parole simbolo di suo fratello.

«La realtà è sempre un inganno. Bisogna sempre guardare oltre. - dichiarò Sasuke. Me lo avete insegnato tu e Itachi.»

Non era possibile che Sasuke si salvasse da quella ferita mortale. Egli era vivo unicamente perché Kakashi non aveva ancora estratto il braccio dal suo corpo, lasciandolo morire per dissanguamento; solitamente, quella tecnica uccideva sul colpo, ma a causa di un’esitazione involontaria di Kakashi, tale conseguenza non era avvenuta.

Kakashi provò a tirare fuori il proprio braccio dal corpo della sua vittima, quanto a un certo punto iniziò a notare che parte del suo chakra veniva risucchiata dal corpo dell’avversario, dopodiché egli notò delle liane biancastre che fuoriuscirono da quest’ultimo e lo avevano afferrato in maniera tale da staccarlo lentamente dal corpo di Sasuke, così da curare la ferita mortale da lui ricevuta per mezzo delle proprie cellule e con il chakra rubato.

Sasuke era ancora in bilico fra pazzia e morte, a causa del potere strabiliante del Mangekyo Sharingan, ma almeno era ancora vivo, curato dal tempestivo intervento della tecnica di Zetsu posta in precedenza sul suo corpo.

Una volta avere ripristinato il corpo del ferito in condizioni accettabili, le liane si erano concentrate interamente sulla propria vittima, avvolgendola completamente mentre questa cercava di contrastarne l’attacco a furia di calci e pugni.

Durante quell’attacco, la testa di Zetsu bianco emerse dal groviglio di melma e si rivolse al proprio protetto.

«Stai bene?»

Sasuke non riusciva ancora a vedere, ma non ebbe alcuna difficoltà a riconoscere Zetsu dalla voce petulante e dalla qualità del chakra.

«Come facevi a stare dentro il mio corpo?» domandò Sasuke perplesso.

«Il grande Madara mi ha ordinato di tenerti d’occhio in caso ti cacciassi nei guai. - spiegò Zetsu. Cerca di resistere ancora un po’. Sta’ arrivando.»

Zetsu ebbe proprio il tempo di dichiarare quelle informazioni, prima di venire trapassato all’istante dal Raikiri di Kakashi, il quale aveva ricorso alla tecnica per replicare il fascio di fulmini generato dapprima dall’allievo, rendendo a brandelli tutto l’ammasso biancastro delle liane.

Ciò non significò che Zetsu era stato battuto, non ancora. Egli infatti aveva avuto giusto il tempo di riprodurre una tecnica di moltiplicazione per generare alcune sue copie che emersero dallo specchio acquatico, circondando il ninja copia.

«Che avversario ostico che sei. - commentò Zetsu. Non sarò al tuo livello, ma ti terrò occupato fin tanto che il grande Madara non arrivi qui.»

Kakashi non si lasciò intimidire e prima di dare avvio a quell’ennesimo scontro, lanciò uno sguardo al suo ex allievo, totalmente devastato dal potere del Mangekyo, tanto da non essere in grado di stare nemmeno in piedi.

«Il Mangekyo lo sta divorando...» pensò l’uomo fra sé.

Seguì l’attacco degli Zetsu, così da fornire copertura all’Uchiha fuori combattimento. Durante quello scontro, Kakashi aveva fatto uso della tecnica della palla di fuoco suprema per colpire una discreta quantità di cloni del nemico per diminuirne drasticamente la potenza di attacco.

L’esplosione generata da quella tecnica aveva attirato l’attenzione di Sakura, che si trovava ancora sopra il ponte a prestare le cure necessarie per salvare la vita di Karin, con la mente afflitta da tutto quello che aveva avuto intenzione di fare e che non era riuscita a portare a termine; ogni secondo che ci pensava, le lacrime colavano copiose sul suo viso in una tale quantità da fare cadere alcune gocce sopra l’inerme ragazza.

Karin lo vedeva benissimo che la sua salvatrice stava davvero soffrendo per colpa di Sasuke e che l’amore che provava nei suoi confronti era a un livello superiore al suo, anche perché lei non sarebbe mai stata capace di uccidere la persona che amava.

Più le lacrime di Sakura entravano a contatto con lei, più si rendeva conto del suo immenso dolore in merito alla faccenda e si era trovata a condividerne ogni attimo struggente.

Karin non faceva altro che fissare il viso sofferente di Sakura, attraverso la flebile luce emanate dalle mani di quest’ultima che era ancora intenta a prestare delle cure immediate.

Il pronto soccorso immediato stava già iniziando a dare dei risultati e Karin iniziò a sentirsi meglio, persino a divenire in grado di potere comporre qualche flebile frase da indirizzare alla persona che aveva di fronte.

«Tu… - commentò Karin. Sei una nemica, ma smettila di piangere, ti prego.»

Delle parole sofferenti e che impiegarono troppo tempo per essere associate l’una all’altra da un normale interlocutore, però Sakura fu in grado di comprendere perfettamente il suo significato e si era resa conto che come Karin, a lei non interessava conoscere l’altra, eppure entrambe sapevano di condividere la medesima qualità di sentimenti.

«Non fare sforzi, ho quasi finito.» commentò Sakura a tal proposito.

Le cure erano terminate, adesso Karin non era più in pericolo di vita, ma era ancora debole per potersi muovere liberamente come faceva Sakura. Adesso, Karin era riuscita ad appoggiarsi alla parete del ponte, mentre Sakura si stava sporgendo da esso nel tentativo di osservare il combattimento fra Kakashi e Sasuke.

Karin aveva percepito tutte le mutazioni subite dal chakra di Sasuke ed era perfettamente a conoscenza che adesso il suo livello di energia era troppo flebile, anche peggiore di quando aveva  combattuto contro i cinque Kage e contro Danzo.

Sakura spiccò un balzo verso l’orlo del ponte, calò lo sguardo verso il basso, dove alcuni piccoli puntini si stavano scontrando l’uno con l’altro; lo scontro era ancora in fase di svolgimento. A quel punto, avendo intuito le sue intenzioni, venne richiamata dall’altra ragazza.

«Che cosa vuoi fare?»

Sakura non rispose; le sue intenzioni erano abbastanza comprensibili e il fatto che aveva estratto un kunai e una boccettina dalla sua sacca, era un’ulteriore dimostrazione che le sue intenzioni non erano affatto mutate: ora più che mai, era necessario che Sasuke morisse e lei lo avrebbe seguito, non lo avrebbe mai lasciato solo.

Sakura aveva aperto la boccetta, al cui interno vi era un liquido che consisteva in un veleno a presa rapida, sviluppato dalla base prodotta un tempo da Sasori e quindi più letale. Il liquido venne versato interamente sulla lama del kunai, venendo quindi designato come il protagonista dell’azione futura che avrebbe portato a compimento.

Una volta fatto ciò, Sakura usò del chakra sui piedi per passare sotto il ponte in tutta sicurezza e si diresse rapidamente verso lo specchio acquatico sul quale Kakashi e Sasuke stavano combattendo. Non appena si avvicinò, notò che il suo maestro era impegnato a combattere contro uno di quei mostri bianchi che facevano parte di Akatsuki, mentre Sasuke era immobile a fregarsi con insistenza gli occhi per qualche problema.

Quello era proprio il momento perfetto per agire.

Sakura si portò proprio alle spalle del suo amato Sasuke, armandosi del kunai che aveva avvelenato in precedenza. Ormai era solo una questione di pochi metri e tutto sarebbe finito, doveva solo resistere un altro poco, giusto il tempo per fare ciò che era necessario.

Nel frattempo, Kakashi aveva oramai sconfitto tutti i cloni di Zetsu e aveva concentrato la sua attenzione su Sasuke, notando in quel momento anche Sakura che stava per compiere l’atto estremo del suo amore.

«Perché sei venuta?!» pensò Kakashi fra sé.

La sua reazione fu automatica e immediatamente corse verso quei due il più velocemente possibile, perché voleva evitare a tutti i costi che fosse Sakura a svolgere una mansione così dolorosa per lei. La sua anima poteva ancora essere salvata, le sue mani non dovevano per forza tingersi di sangue.

Sakura amava moltissimo Sasuke e per questo motivo era persino disposta a ucciderlo, perché non sarebbe stata in grado di sostenere la pressione dell’odio di tutto il mondo nei confronti della persona che lei amava più della sua stessa vita. Negli ultimi tempi, aveva avuto molto su cui riflettere, per questo si era resa conto della qualità del suo amore, osservando l’esempio portato da Hinata, che era stata ferita a morte da Pain pur di salvare Naruto; per questo, si era resa conto che testare il suo amore per Sasuke era necessario per capire se lei fosse veramente così attaccata a Sasuke: ed era proprio così.

Molte volte Sasuke aveva dimostrato interesse per lei, persino quando si erano quasi baciati molto tempo prima, ma adesso quella persona non esisteva più, al suo posto vi era un Sasuke diverso, malvagio e privo di ogni tatto verso l’umanità; un essere ossessionato dalla vendetta e consumato dall’immenso odio patito da tutti i membri del suo clan.

Con quel gesto, Sakura voleva dimostrare a Sasuke quanto lei lo amasse e che non aveva intenzione di lasciarlo da solo, mai e poi mai, proprio come gli aveva urlato la notte della partenza dell’amato verso il covo di Orochimaru, tanto tempo fa.

Nella mente di Sakura non faceva altro che riecheggiare l’ultima parola più importante che Sasuke le avesse mai rivolto; quel “grazie” lo aveva sempre conservato nel suo cuore, le aveva fatto capire che nonostante tutto, lei aveva un posto nel cuore di Sasuke.

Proprio per questo, quando Sakura giunse alle spalle di Sasuke per pugnalarlo a morte, ella non riuscì ad andare oltre a una particolare estensione del suo braccio, con la punta del kunai vicina alla schiena dell’altro, bloccata.

Sakura tremava; purtroppo, la sua determinazione non era per nulla equiparabile all’amore che provava.

«Non… Non ci riesco…!»

Quando pronunciò quelle flebili parole, la ragazza attirò l’attenzione di Sasuke, il quale si era accorto della sua presenza e si era voltato rapidamente verso di lei per afferrarla per il collo e puntarle il kunai che lei aveva in mano.

«Sasuke...» mugugnò Sakura sofferente.

Sasuke non le disse nulla, limitandosi a osservare la flebile immagine della ragazza, dato che la sua vita era stata recuperata in buona parte, grazie all’intervento di Zetsu.

Le intenzioni di Sasuke erano ben chiare.

Kakashi aumentò la sua velocità, doveva arrivare assolutamente in tempo, prima che accadesse l’irreparabile.

«Fermati!» tuonò l’uomo.

Per sua sfortuna, gli effetti del massiccio uso del Mangekyo Sharingan iniziarono a farsi sentire con il tempismo più pessimo possibile, quindi Kakashi riusciva a stento a muoversi verso i suoi allievi.

Sasuke strinse il kunai e osservò Sakura per l’ultima volta. Il tentennamento di prima era ormai svanito e la sua determinazione a recidere ogni legame era diventata troppo forte per essere fermata. Sakura era una persona molto importante del suo passato, la quale però non doveva avere alcun ruolo nel suo futuro di vendetta; doveva sparire.

La lama del kunai scattò verso la giugulare della ragazza.

Kakashi era disperato; non poteva permettersi di perdere un’altra delle persone a cui voleva molto bene.

«Non farlo, Sasuke!» urlò l’uomo disperato.

La lama del kunai passò sotto uno strato di pelle, provocando un profondo taglio e un conseguente flusso di sangue che scattò a schizzi in aria, diluendosi con l’acqua sotto i loro piedi. Quel sangue però non era di Sakura, bensì di Naruto Uzumaki, l’eroe che era riuscito a strappare la compagna di squadra dalle braccia del suo ipotetico assassino, prima che quest’ultimo potesse ucciderla definitivamente.

«Naruto?!» sbottò Sakura sorpresa.

Nessuno di loro si aspettava che Naruto sarebbe arrivato con un tempismo del genere e avrebbe salvato la vita di Sakura.

Kakashi tirò un sospiro di sollievo a tal proposito, continuando a tenere lo sguardo su entrambi i suoi allievi che non facevano altro che fissarsi in maniera astiosa.

Intanto, Naruto aveva per un attimo discostato lo sguardo da Sasuke e si era rivolto a Sakura che teneva ancora in braccio.

«Stai bene?» chiese lui.

Sakura annuì, mentre Naruto la depositava sopra lo specchio acquatico. A quel punto, la ragazza notò che del sangue stava fuoriuscendo copiosamente dalla sua guancia e subito tremò dalla paura al solo pensiero che quella lama avrebbe persino perforato la sua gola, uccidendola.

«G-grazie, Naruto...» sibilò Sakura un attimo dopo.

I due ragazzi vennero raggiunti dal loro insegnante che li fissò sollevato dal fatto che non fosse accaduto l’inevitabile dramma.

«Per fortuna che sei arrivato in tempo.»

Naruto si rivolse al suo maestro.

«Lei ha la testa dura come la pietra, maestro. Non sarebbe dovuto essere al villaggio a quest’ora?»

Kakashi sospirò amaramente a tal proposito e pensò che fosse alquanto strano venire rimproverato anche da uno sconsiderato come Naruto che ancora, dopo tanto tempo, era capace di fare i capricci perché non voleva mangiare verdure.

«Diciamo che per testardia siamo tutti e quattro messi molto bene. - ribatté Kakashi. Ritengo che sia un mio compito pensare a Sasuke, per tanto adesso prendi Sakura e raggiungi gli altri.»

Naruto rimase per qualche istante a osservare il suo maestro, poi spostò lo sguardo su Sasuke e su Sakura; lui non era un abile analizzatore dell’animo umano come gli altri, ma non ci voleva un genio per capire che i suoi compagni ne avevano passate delle belle in quel grande campo di battaglia; ognuno di loro aveva profonde ferite che ne segnavano il viso.

Infine arrivò il momento in cui i due grandi amici, tanto segnati dalla rivalità e dall’antipatia reciproca, si rivolsero la parola dopo tanto tempo.

«Hey, Sasuke. - cominciò Naruto. Che diavolo ti è saltato in mente? Ti rendi conto che stavi per uccidere Sakura?»

Sasuke rispose con una sonora risata.

«E’ strano sentirselo dire da te, dopo tutto quello che hai combinato con Akatsuki. Perché non continui a fingerti morto, e ti togli dalle palle?»

Naruto ebbe la risposta pronta.

L’atmosfera iniziava a riscaldarsi.

«Quello che ho fatto, è servito per proteggere tutte le persone che amavo, mentre tu stai solamente distruggendo tutto, senza guardare chi hai davanti. Non ti fai problemi, persino con un tuo compagno di squadra.»

«Ex compagno. - precisò Sasuke. Non ho più nulla a che spartire con la squadra 7.»

«Smettila di dire cazzate! Persino io non credevo a queste cose, quando le affermavo!» sbottò Naruto.

In realtà, lui non faceva altro che ripetere questa cosa, per auto-convincersene; quello che aveva fatto a tutti i suoi compagni era per lui una profonda onta, una macchia indelebile che rappresentava il suo più grande peccato.

Una constatazione a cui Sasuke non era ancora giunto, perché altrimenti non si sarebbe comportato così male nei riguardi di Sakura.

«Non vorrai dirmi che il Naruto che mi ha lasciato quasi morire a Kumozan è sparito? Quindi tu saresti un nuovo Naruto?»

«Adesso sono solo me stesso!» dichiarò il ragazzo.

La mano sul cuore, la determinazione nello spiegare tutte le grandi lezioni apprese dalla comprensione e dalla fiducia che aveva ricevuto da tutte le persone che gli volevano bene; erano quelle le ragioni che lo avevano spinto ad allontanarsi dall’oscurità e a ragionare nella stessa ottica di quando era un bambino e andava avanti con i suoi sogni. Più Naruto trascorreva tempo con quelle persone, più sentiva che il loro prezioso aiuto contribuiva ad alimentarne la forza e la felicità.

«Ho commesso l’errore di non dare fiducia alle persone a me attorno e ho preferito affrontare tutto da solo. Non potevo essere più in errore e me ne sono reso conto solo da poco tempo. E’ per questo motivo che andrò avanti per questa via, senza mai riuscire a perdonarmi per quello che ho fatto a tutti i miei amici!»

Finalmente, Sakura aveva compreso quello che Hinata aveva compreso con un solo sguardo. Naruto era tornato quello di un tempo, privo di tutta l’oscurità che si annidava nel suo cuore e per questo motivo, dato che ne aveva fatte passare di cotte e di crude a tutti loro, non era in grado di perdonare se stesso.

Sasuke tornò all’attacco con le sue convinzioni.

«Eri molto meglio prima, mi dava più soddisfazione parlare con te. Adesso non stai facendo altro che blaterare le cazzate che ci raccontavano in Accademia e la cosa mi provoca molto disgusto.»

«Tu invece sei peggiorato. - sbottò Naruto. Hai persino tentato di uccidere Sakura e il maestro Kakashi e lo volevi fare per davvero, non come me. Non penso che riuscirò a perdonarti.»

Sasuke era ridotto veramente male, ma era almeno riuscito a recuperare la vista, mentre il suo orgoglio non era mai vacillato in merito.

«Fatti sotto. Sono in grado di uccidere sia te che Kakashi. Non mi fate paura!»

Un bluff più che evidente, ma piuttosto che chiedere aiuto a Madara, Sasuke avrebbe preferito farsi uccidere in combattimento.

A quel punto, la discussione fra i due amici venne interrotta dal loro insegnante.

«No! Sarò io a pensare a Sasuke!»

Naruto si voltò verso il suo maestro.

«Vuoi ucciderlo, vero?»

Kakashi non diede una risposta in merito, le sue intenzioni parlavano da sole.

«Andate via.»

Come conseguenza, Naruto creò senza motivo apparente una sua copia. Allo stesso tempo, Sasuke aveva composto i segni per il Chidori e ne stava lentamente aumentando la potenza, così da avere più possibilità nel riuscire a uccidere il suo nemico in un unico colpo.

A un certo punto, la copia di Naruto bloccò Kakashi, afferrandolo per le spalle.

L’uomo tentò di divincolarsi e nel mentre osservò l’allievo con espressione confusa.

«Che diavolo…?!»

Naruto aveva appena riprodotto un Rasengan nella sua mano contro cui aveva intenzione di scagliare la tecnica del suo acerrimo rivale.

«Sarò io a combattere Sasuke!» dichiarò poi questi.

Il resto avvenne così rapidamente, che nessuno degli altri partecipanti al combattimento poté reagire in maniera consona per fermare lo scontro fra i due rivali.

Sasuke aveva spiccato un rapido balzo verso il suo nemico; il suo obiettivo attuale era colpire Kakashi, mentre era immobilizzato.

«Bravo! Tienilo fermo, così lo ammazzo!» urlò Sasuke.

Naruto non glielo avrebbe mai permesso, per questo motivo scattò verso di lui, armato dalla sua tecnica.

Nessun richiamo disperato da parte di agenti esterni poté tangere l’animo dei due ragazzi, nemmeno negli ultimi istanti in cui i loro sguardi si toccarono l’un l’altro e, di conseguenza, avvenne il devastante impatto fra Rasengan e Chidori; un impatto che, come tanto tempo prima, aveva generato un momento idilliaco fra i due rivali, provocando un enorme bagliore per tutta la zona che li investì entrambi.

In quegli istanti, gli spiriti dei due amici entrarono in contatto l’uno con l’altro e lì ebbero occasione di scambiarsi qualche idea e di comprendersi meglio.

Naruto iniziò la conversazione con una breve risata.

«E’ proprio come mi dicesti quella volta, nella valle dell’Epilogo. Quando due ninja di alto livello si scontrano, basta solo uno scambio di pugni per comprendersi a vicenda. - disse Naruto. Ho combattuto contro tanti nemici, ma solo con te riesco a sentire queste sensazioni.»  

Sasuke non diede alcuna impressione di non volerlo a stare a sentire, anzi, era molto curioso di sapere che cosa avrebbe detto il vecchio amico.

«Questa sarà l’ultima volta che ti concederò il mio tempo, dopodiché, non ti concederò alcuna apertura, mai più.»

Naruto riprese a ridere, quel comportamento lo divertiva troppo per potersi trattenere e infatti, era quel suo sorriso che dava fastidio al suo interlocutore.

«Dimmi. - riprese Sasuke. Che cosa ti ha fatto tornare indietro sui tuoi passi?»

Naruto riprese la sua serietà e si impegnò al massimo a essere il più chiaro possibile con la sua risposta.

«Te l’ho detto prima. Sono stati gli amici a tirarmi fuori con forza da quel circolo infinito di odio. Senza di loro, dubito che avrei capito di stare sbagliando tutto. - spiegò Naruto. Un tempo odiavo con tutto il mio cuore la gente del villaggio, per questo ho indurito il mio cuore, anche se, nonostante lo facessi, c’erano sempre delle persone che mi volevano bene, come il maestro Iruka. Poi siete arrivati tu, Sakura e il maestro e ho capito che eravate voi la famiglia che tanto avevo desiderato. Mi ricordo ancora quella volta che ti sedesti sull’albero accanto a me, durante l’intervallo all’accademia. All’ora stavi evitando in tutti i modi Sakura, penso che sia stata quella la prima volta che ci scambiammo qualche chiacchiera.»

Naruto continuò a ridere con una punta di amarezza che quei tempi fossero finiti, dopodiché riprese nel suo discorso.

«Avevo paura di perdere il controllo della volpe e di perdere tutti i legami che avevo così faticosamente costruito. Per questo motivo, ho deciso di caricare tutto quel peso sulle mie spalle e procedere da solo. - continuò. Non era quello il modo giusto per superare le avversità, per fortuna gli amici mi hanno aiutato a capirlo, anche se c’ho messo troppo tempo per arrivarci e non ho fatto altro che ferirli ancora di più.»

«Tu dipendi troppo dalle persone, è questa la verità.» replicò Sasuke acido.

«Hai ragione. Ma finora non ho mai dimostrato di essere abbastanza grato a tutti loro. -ribatté l’altro. Perché è molto probabile che mi manca ancora l’approvazione del mio migliore amico.»

Entrambi sapevano con l’esattezza di essere il migliore amico dell’altro; una sensazione che li avvicinava moltissimo, tanto da porli in lontananza di un continuo contrasto eterno delle loro esistenze.

«E quindi?» commentò Sasuke.

La risposta che Naruto diede fu molto sorprendente e totalmente distante dal Naruto Uzumaki che militava in Akatsuki; quelle erano le parole del vero Naruto, un giovane shinobi che aveva attraversato lo stesso sentiero di Sasuke Uchiha e lo aveva attraversato, così da giungere nel corretto sentiero della propria vita.

«Quindi ti sto dicendo che tutto sommato sono davvero felice di averti conosciuto, perché ti considero il mio più grande amico!»        

Un bel sorriso come non faceva da molto tempo, forse fin da quando era un bambino innocente che credeva ancora nel potere dei sogni; adesso, per Naruto un sogno poteva essere realizzato solo con la propria determinazione a seguire la propria via.

Fu il turno di Sasuke di prendere la parola.

«Sei cambiato veramente. Quindi chi è Naruto Uzumaki? Quello di prima o quello di adesso?»

Naruto lo fissò con molta sicurezza; per lui quella domanda era ritenuta più che superflua.

«Sai già la risposta.»

Era proprio così, il nuovo Naruto non era mai esistito, quello di fronte ai loro occhi era il vero e il più autentico Naruto, quello capace di perdonare i suoi aguzzini e di oltrepassare la sfera dell’odio; un risultato che Sasuke avrebbe potuto ottenere, qualora avesse seguito l’esempio dell’amico.

«Niente di quello che stai dicendo riuscirà a farmi cambiare idea! Io distruggerò la Foglia e ucciderò tutte le persone che ami, così capirai che cosa significhi perdere tutto e ti ricrederai su tutto quello che stai dicendo!»

Il viso di Naruto si fece molto truce e preoccupato.

Sasuke continuava a parlare.

«Dovrai fare una scelta. Uccidermi e diventare un eroe per il villaggio oppure diventare un martire e morire per mano mia. Non ci sono altre strade da imboccare.»   

In quel momento, Naruto ricordò le parole che un tempo gli aveva rivolto Itachi, mentre parlava di Sasuke e della possibilità che attaccasse il villaggio. A quel tempo, quella prospettiva era pressoché remota, mentre adesso, proprio a causa di una questione quasi di ilarità, stava andando proprio così. Proprio come quella volta, egli era certo della sua risposta e della terza scelta che avrebbe fatto.

«Io non ti ucciderò, né sarò una delle tue vittime. Io ti fermerò a ogni costo!» dichiarò Naruto.

«E’ questa la tua risposta?» gli chiese Sasuke.

Naruto annuì con convinzione.

Il tempo era scaduto. Entrambi vennero sbalzati nella direzione opposta alla propria per colpa del potentissimo impatto delle loro due tecniche. L’impatto delle due tecniche avevano generato un potentissimo flusso acquatico attorno a loro che aveva sommerso la visibilità degli spettatori del combattimento.

Kakashi era comunque riuscito a vedere attraverso quel trambusto e a mettere fuori combattimento i cloni di Naruto, così da poterlo afferrare per evitare che si facesse male.

Dall’altra parte, Sasuke era stato afferrato e protetto da Madara, il quale era apparso all’improvviso proprio alle sue spalle, con il suo unico occhio puntato su Kakashi.
Un breve istante fra i loro sguardi produsse una piccola scintilla di contrasto fra i due.

Kakashi apparve alquanto sorpreso da quella sensazione, ma non ne seppe dare alcuna spiegazione.

«Madara...»

L’uomo mascherato si era immediatamente concentrato sulle condizioni del suo protetto.

«Guarda un po’ come ti sei ridotto. Sei stato troppo imprudente, Sasuke.»

Sasuke lo scansò subito da sé e riprese a strofinarsi gli occhi con insistenza.

«Non ho bisogno delle tue ramanzine. Fatti gli affari tuoi.»

La sua mente era ancora finalizzata alla discussione con Naruto, il tempo a loro disposizione era stato poco e lui aveva ancora bisogno di sapere delle cose.

In quel momento, Naruto, che era stato raggiunto da Sakura e Kakashi, lo aveva richiamato ad alta voce.

«Hai capito, Sasuke?»

Sasuke non rispose, ma aveva perfettamente capito ciò che voleva dire il suo migliore amico.

Al posto suo, fu Madara a prendere parole.

«Devo essermi perso tante cose interessanti mentre ero via, non è così?»

«Sono cose fra me e Naruto. Tu non ti devi immischiare.» ribatté Sasuke.   

Madara non si fece intimorire nemmeno per un attimo e non perse tempo per farlo notare al proprio protetto.

«E’ inutile che fai la voce grossa con me. So benissimo che il Mangekyo ha quasi divorato la luce dei tuoi occhi. Ora come ora, sei un falco senza artigli e ti puoi affidare solo a me.»

Sasuke si ammutolì, amareggiato per la dura e cruda verità a cui aveva sempre tentato di sviare, fino dai primi sintomi di decadenza sui suoi occhi.

Mentre i due Uchiha discutevano fra di loro, i membri della squadra 7 ebbero occasione di potersi aggiornare sul da farsi.

Kakashi non perse occasione per assestare uno scappellotto a Naruto per punirlo del gesto impulsivo di prima.

«La solita testa quadra. Perché non mi hai dato retta?» commentò subito dopo.

«So che è incazzato nero. - si giustificò Naruto. Ma avevo bisogno di capire una cosa e questo era il momento migliore.»

A seguito di tale dichiarazione, Kakashi si insospettì e reputò necessaria la prospettiva di indagare con cura al fine di carpire le reali intenzioni di Naruto.

«E che cos’hai capito?» domandò in seguito.

«Che sarò solo io a combattere contro Sasuke!» rispose prontamente il ragazzo.

La dichiarazione appena fatta venne udita persino dai due Uchiha, i quali avevano temporaneamente messo da parte le loro divergenze per rivolgersi al loro nemico.

Sasuke era ancora troppo provato da tutto quel marasma di avvenimenti, per tanto si era richiuso in uno strano silenzio, che trovava necessario per potere riflettere attentamente su che cosa fare da quel momento in poi.

Madara si lasciò invece andare alla chiacchiera e non si trattenne a limitare alcuna dichiarazione importante.

«Molto bene, se è questa la tua decisione, lascerò a Sasuke il compito di portarmi l’Ennacoda, mentre io mi godrò la scena da dietro le quinte.»

«Evita di parlare in questa maniera. Sasuke non è come i membri di Akatsuki che controllavi dalle ombre, lui non è una tua marionetta.» sbottò Naruto.

«Ti sbagli. - ribatté Madara. Se proprio vuoi saperlo, è Sasuke che sta sfruttando me e le mie conoscenze e la cosa mi fa sorridere, dato che anche Itachi fece la stessa cosa, tanto tempo fa.»

Naruto storse il naso, completamente spaesato per quanto dichiarato dall’uomo mascherato, dato che aveva motivo di credere che ogni parola che uscisse da quell’uomo fosse una menzogna. Per questa ragione, egli ritenne importante parlare con il suo amico, con la speranza di fargli aprire gli occhi.

«Hey, Sasuke! Non puoi veramente credere a quello che dice questo pazzo, lui è la personificazione del male!»

Il suo interlocutore non era del suo stesso avviso, dato che aveva già avuto tutto le conferme di cui necessitava proprio da Danzo.

«Ti sbagli. Lui dice il vero e ho avuto le conferme che mi servivano.»

Nessuno dei presenti, fatta a eccezione dei due Uchiha, sapeva di che cosa si stesse parlando e nemmeno aveva il minimo indizio su tale argomentazione, rimaneva solo la certezza che per Sasuke, l’uomo mascherato gli aveva rivelato delle informazioni veritiere.

Il bisogno di superare tutta quella coltre nube di mistero spinse Kakashi a porre la domanda che avrebbe dato il via alla lunga serie di rivelazioni che avrebbero udito.

«Di che cosa state parlando? C’entra forse qualcosa con il desiderio di distruggere la Foglia?»

«Eccome.» confermò Madara.

A quel punto, l’uomo mascherato decise di informare i suoi tre interlocutori su tutti i misteri che si annidavano dietro il massacro del clan Uchiha. Egli partì dal conflitto millenario fra Uchiha e Senju, alla sua furiosa battaglia contro Hashirama, passando poi alla fondazione del villaggio della Foglia e ai dissidi nati dai tempi del Secondo Hokage. Infine, si discusse del colpo di stato ordito dal clan Uchiha e della missione segreta che Itachi, avvalendosi dell’aiuto di Madara, aveva portato a termine per conto della Foglia: lo sterminio del clan Uchiha.

«Come potete bene immaginare - concluse Madara. Il fatto che Itachi sia riuscito a uccidere tutte le persone che tanto amava, tranne suo fratello minore, fa capire che per lui, la vita di Sasuke era più importante del villaggio.»

Le rivelazioni appena fatte dall’uomo mascherato avevano lasciato un profondo segno negli animi dei tre interlocutori, il che era evidente anche dalla loro espressione smarrita. Ognuno di loro ebbe una reazione successiva ben diversa dalle altre.

Sakura era scoppiata in lacrime, senza riuscire ad arrestarsi.

«Oh, Sasuke. Mi dispiace tanto...»

Naruto si era soffermato al pensiero del suo vecchio compagno d’armi e adesso era finalmente stato capace di fare combaciare ognuna delle dichiarazioni fatte da quest’ultimo, prima che morisse; con quelle nuove informazioni, gli erano chiare molte altre cose attorno alla figura di Itachi Uchiha.

Nonostante questo aspetto appena analizzato, Naruto sentiva che ci fosse ancora qualcosa che Madara teneva nascosto sulla storia del massacro del clan Uchiha.

L’uomo mascherato era una persona subdola e doppiogiochista che sfruttava la forza e i desideri degli altri per plasmarle a suo piacimento e fargli fare ciò che voleva.

Nagato aveva fatto una brutta fine proprio per questa ragione e Naruto non poteva permettere che il suo migliore amico facesse la medesima fine; la loro accesa rivalità non aveva nulla a che vedere con tutta quella faccenda del clan Uchiha.

«Sei un dannato bugiardo! Come se potessi credere che nonna Tsunade avrebbe permessso una cosa del genere!» tuonò Naruto in seguito.

Alla discussione partecipò anche Kakashi.

«Sono d’accordo! Anche se gli anziani del villaggio sono molto rigidi, non avrebbero mai ordinato a Itachi una cosa del genere.»

«E’ la verità.» ribadì Madara.

Uno sguardo sul placido volto di Sasuke, truce come la dura roccia al cui interno giaceva un succoso ripieno di odio puro che aumentava lentamente, quando ci si tornava a parlare del massacro della sua famiglia.

«Non pretendo che mi crediate, ma dato che siete stati compagni, ho ritenuto che fosse giusto sapere tutte le ragioni che hanno spinto Sasuke su questa strada. Se lo conoscete come affermate, sapete benissimo che non è il tipo da fidarsi facilmente.»

«Sei stato tu a plagiarlo, maledetto!» urlò Sakura con tutta la sua rabbia.

Madara non si scompose nemmeno per un istante.

«E’ stato lui a scegliere, io gli ho solo mostrato le sue opzioni.»

Sakura si era inaspettatamente ripresa dalla sua tristezza e aveva tirato fuori le unghie, così da dirigere tutta la sua rabbia su quell’uomo perfido che era la causa di tutti i mali possibili e immaginabili che avevano coinvolto tutte le loro quattro vite.

«Bugiardo!»

La ragazza tentò di gettarsi a capofitto sull’uomo mascherato, ma per sua fortuna, Naruto la teneva per un braccio, impedendole di compiere una qualunque pazzia.

«Calmati, Sakura, per favore.» la esortò il biondo.

Lei non aveva alcuna intenzione di dargli ascolto e per un poco rimase ferma nel suo proposito di prendersela con Madara per tutti i suoi guai, ma quando vide che i suoi sforzi sarebbero stati vanificati, si gettò fra le braccia di Naruto e riprese a piangere e a colpire lui.

«Naruto. Salvalo, ti prego!» implorò Sakura.

Naruto la lasciò sfogare per un poco, dopodiché la rassicurò della sua intenzione di volere salvare il suo migliore amico e si staccò da lei, così da riprendere la discussione con il nemico. In quel frangente, egli aveva notato una strana espressione in Sasuke, come se risultasse tremendamente infastidito dal fatto che avesse abbracciato Sakura.

Madara riprese a parlare.

«Mi dispiace, ragazzina, ma è inutile che tu te la prenda con me. Non sono in grado di fare desistere Sasuke dai suoi propositi, perché è questa la sua natura di vendicatore.»

Fu il turno di Kakashi.

«Se le cose stanno così, perché Sasuke? Perché non torni al villaggio e porti avanti lo scopo di tuo fratello?!»

A quel punto, Sasuke prese finalmente parola, con un tono di voce molto basso e gli occhi ormai vitrei e provvisti di un’esigua traccia di luce.

«Lo ha detto Madara prima. - spiegò. Per Itachi, la mia vita è più importante del villaggio stesso. Per me è la stessa cosa, la Foglia si è presa la vita di Itachi e questo non lo potrò mai perdonare. Lo raderò al suolo, così il clan Uchiha sarà finalmente purificato!»

«Così non farai altro che disonorare la memoria di tuo fratello!» constatò Kakashi gelido.

Un commento che fece infuriare moltissimo Sasuke.

«Sta’ zitto! Tu non hai il diritto di criticarmi! Tu non sei mai stato in grado di proteggere nulla!»

Kakashi si rabbuiò. Sasuke aveva ragione, il suo esempio non era certo paragonabile a quello di Itachi, se veramente aveva fatto un’azione tanto folle come quella che Madara aveva raccontato loro.

«Ognuno di noi ha le sue colpe e viviamo ogni giorno con il rimorso! Tu non fai eccezione, ma sei quello più in errore di tutti!» intervenne Naruto.

Sasuke apparve più agguerrito che mai.

«La Foglia mi ha tolto tutto quello che tu non hai mai avuto, quindi non sai che cosa significa perdere i propri genitori e un fratello. Tu sei sempre stato solo!»

«Già, è proprio come dici tu. Io sono sempre stato da solo, ma con il tempo ho costruito dei forti legami con i miei insegnanti e gli amici e loro rappresentano per me la mia famiglia. Io sono tutt’ora convinto che l’amore reciproco è l’unico modo per raggiungere la felicità!»

«Smettila di blaterare queste cazzate. Nemmeno tu ci credi, dato che hai lasciato il villaggio proprio come me.» replicò Sasuke.

«Te l’ho già detto prima. Non mi fare essere ripetitivo.» ribatté Naruto.

Sasuke non rispose in merito, perché sapeva benissimo che l’altro aveva le sue ragioni, le quali, dal suo punto di vista risultavano incontestabili.

«Penso proprio che tu oramai lo hai capito, non è così Sasuke?» continuò Naruto.

Profondo silenzio e largo spazio alle dichiarazioni del ninja biondo.

«Rilascia il tuo odio tutto su di me. Io sono perfettamente in grado di reggerne il peso. Ma sappi che prima o poi, entrambi finiremo con ucciderci a vicenda.»

A quelle parole, Sakura si lasciò andare a nuovi singhiozzi, mentre Kakashi e Madara erano rimasti in silenzio, duri come la pietra ad assaporare la nuova determinazione dei loro protetti.

«Ti sbagli. Sarai tu quello a morire!» ribatté Sasuke dal canto suo.

Naruto sfoggiò un largo ghigno.

«Lo vedremo. Questa sarà la nostra ultima sfida. Non ti permetterò di fare come ti pare e non mi farò superare da te.»

Sasuke replicò con un corrispettivo ghigno.

«Nemmeno io. Per me la tua filosofia non ha alcun significato. Il potere è l’unico mezzo per raggiungere la vera felicità.»

Due pensieri differenti, due sentieri da imboccare con vantaggi e svantaggi multipli; un giorno quei contrasti si sarebbero accentuati in maniera tale da diventare insostenibili e lo scontro sarebbe stato inevitabile.

Una considerazione che venne fatta dalla totalità dei membri della discussione lì presenti, i quali stavano pensando attivamente a quale sarebbe stato il loro ruolo, quando i due credi si sarebbero scontrati.

Kakashi aveva ormai deciso di credere nei suoi studenti e lasciare che siano loro a sistemare quella drastica faccenda; lui non poteva fare altro che mettersi da parte e lasciare a Naruto quel gravoso fardello.

«Molto bene, Naruto. Lascerò che sia tu a occuparti di Sasuke. Io penserò a Madara!»

Kakashi riattivò il Mangekyo Sharingan per concentrarlo su Madara, un pericoloso avversario che andava ucciso proprio adesso, prima che la situazione si aggravasse ulteriolmente.

L’uomo mascherato bloccò immediatamente le intenzioni del ninja copia.

«Lascia perdere, Kakashi. Quella tecnica non ha alcun effetto su di me e tu non sei al mio livello.»

Il Kamui allora si arrestò e il ninja copia si rassegnò al fatto che aveva ancora bisogno di tempo, prima di imparare a controllare quella sottile arte spazio-temporale, così da soggiogare un avversario in possesso di una tecnica similare.

«Staremo a vedere.» replicò lui con tono di sfida.

Madara scoppiò a ridere.

«Mi piace molto la situazione che si sta creando. Magari è proprio il destino ad averci fatto incontrare, tutti noi. Che ilarità la vita!»

Ancora una volta, le parole di Madara avevano sortito un effetto confusionario nei suoi ascoltatori; era il caso di indagare, proprio ora che il nemico era così tanto propenso alla discussione.

«A che cosa ti riferisci?» chiese Kakashi.

Per prima cosa, l’uomo mascherato lanciò un rapido sguardo a Naruto e Sasuke, dopodiché si premurò di raccontare tutto quello che sapeva.

«Naruto e Sasuke. Voi mi ricordate molto me e Hashirama, i vostri modi di fare e le vostre idee sono così simili alle nostre. Le vostre accese rivalità riassumono l’odio millenario che è esistito dai tempi dei fondatori del clan Uchiha e del clan Senju, gli eredi dell’Eremita dei Sei Sentieri.»

Altri racconti che assomigliavano moltissimo a delle leggende, proprio come la storia della Decacoda e della teoria secondo la quale l’Eremita del Sei Sentieri fosse la sua forza portante. Quindi, secondo le parole di Madara, anche la vicenda dell’odio millenario su quei clan risaliva alla figura del grandissimo Eremita dei Sei Sentieri.

Sasuke lo invitò a dare più chiarezza alle sue dichiarazioni.

«Ancora con le tue leggende. Spiegati meglio allora, sembra che per te sia importante.»

Madara decise di esaudire le loro richieste.

«Bene. Vi dirò tutto. - dichiarò lui. Dovete sapere che in un certo periodo storico, l’Eremita dei Sei Sentieri ebbe due figli maschi da una principessa di un grandissimo regno feudale. I due bambini erano molto diversi da loro, ma entrambi avevano ereditato parte dell’enorme potere del padre.»

Il racconto, per quanto da prendere con le pinze per la sua veriditicità, era molto interessante e tutti volevano saperne di più, incluso i due interessati.

«Sarebbe a dire?» chiese Naruto.

«Il primogenito ereditò dal padre un chakra molto potente e il suo potere oculare; egli fu il capostipite del clan Uchiha. Invece, il secondogenito ereditò l’enorme prestanza fisica e un chakra capace di entrare in sintonia con le forze della natura; lui diede inizio alla dannata stirpe dei Senju.»

Silenzio assoluto, mentre l’uomo mascherato proseguiva imperterrito nel suo racconto.

«L’Eremita dei Sei Sentieri era ossessionato dal raggiungimento della pace, e i suoi figli fecero altrettanto. Ognuno di loro possedeva una filosofia in merito al raggiungimento della vera pace. Il fratello maggiore credeva che la pace si potesse ottenere con la forza, mentre il minore pensava che l’amore fosse l’unica maniera per ottenerlo; questo causava molti contrasti fra di loro. Poi, quando l’Eremita divenne vecchio, decise di scegliere come suo successore il suo secondogenito e questo causò una frattura fra la sua famiglia e il suo primogenito che non avrebbe mai accettato di venire comandato da suo fratello minore.»

«E quindi? Che cosa successe dopo?» chiese Sasuke.

«I due fratelli iniziarono a combattersi a vicenda.  - proseguì Madara. E così fecero i loro figli e i figli dei loro figli, fino a giungere all’autentica instaurazione del clan Uchiha e del clan Senju. E adesso ci siete voi due che continuerete questa lunga catena di odio.»

Tutta quella storia era molto strana da sentire, perché nessuno dei due rivali si sentiva vicino a quella vicenda e la considerava come una questione avulsa dalla loro situazione, solo Madara volesse attribuirne un significato più grande di come appariva.

«Te lo puoi scordare! Che diavolo c’entriamo noi con la tua faida con i Senju?!» sbottò Naruto.

Madara scoppiò a ridere.

«Che cosa c’entrate mi chiedi? Forse non lo sai, ma il nonno di tuo padre era il Secondo Hokage, che era a sua volta il fratello minore di Hashirama. Capisci quello che voglio dire? Voi siete legati indissolubilmente a questa storia, e anche se non volete chiederci, questo è il vostro destino!»

Naruto sgranò gli occhi, sbalordito da quella rivelazione. Egli era così dubbioso su quella rivelazione che fu costretto a voltarsi verso il maestro Kakashi, come se volesse chiedergli se quanto appena saputo corrispondesse al vero.
Dal canto suo, Kakashi aveva dato la sua risposta in merito a quella domanda, dirigendo tutta la sua rabbia contro Madara.

«E tu come fai a saperlo? Solo io e lord Jiraiya sapevano questa cosa.»

«So molte più cose di quello che tu possa immaginare. Ricorda che controllo le vicende di questo mondo, fin dai tempi della fondazione dell’attuale sistema politico ninja.» replicò Madara.

Naruto chiese nuovamente conferma.

«Quindi è vero?»

«Sì, Naruto. E’ vero che sei il pronipote del Secondo Hokage. - chiarì Kakashi. Ma questo non ha nulla a che vedere con quello che vaneggia questo pazzo che parla solo di leggende! Sei troppo ossessionato da una persona che non è mai esistita!»

«Ti sbagli. L’Eremita è esistito davvero, te lo posso assicurare.» replicò Madara.

Non si provò a ragionare con quella convinzione, anche perché nessuno dei presenti aveva le prove necessarie per smentire l’esistenza del leggendario eremita, ma non si poteva dimostrare che fosse esistito, ma certo molti si domandavano che da qualche parte, le bestie codate dovevano essere arrivate e lo stesso ragionamento andava applicato per lo sharingan, il byakugan e il rinnegan.

Per Madara esistevano moltissime prove per avvalorare la sua tesi, ma non era nel suo interesse dimostrare che aveva ragione, perché aveva già  la certezza che gli serviva per portare a compimento il suo piano “Occhio di Luna”.

Il momento delle chiacchiere era terminato, dato che Madara aveva percepito numerosi fonti di chakra che si stavano avvicinando rapidamente verso di loro, per tanto poggiò una mano sulla spalla su Sasuke, facendogli così capire che era arrivato il momento di levare le tende.

Una volta fatto ciò, l’uomo diresse al nemico un messaggio generale sui prossimi propositi di Akatsuki.

«Perciò, miei cari ragazzi. Sono molto curioso di vedere quello che succederà, quando i vostri credi si scontreranno. Voglio vedere se il risultato sarà diverso da quello che ottennimo io e Hashirama.»

Naruto continuò a scuotere il capo, in pieno disaccordo.

«Noi non siamo i tuoi giocattoli e la questione fra te e Hashirama non ci interessa. Noi combatteremo per noi stessi!»

Anche Sasuke era d’accordo con quel punto di vista.

«Beh, è la stessa cosa alla fine. - sbottò Madara. L’importante è che io poterò a compimento i miei progetti.»

Una rivalità fra due amici che nonostante tutto, coinvolgeva interessi e una storia millenaria che nessuno dei due poteva comprendere appieno, non al loro stato attuale al momento. Purtroppo per loro, infatti, la loro vita era stata costruita in una dimensione molto più grande della loro comprensione, i quali però, avrebbero avuto un grandissimo ruolo negli eventi futuri.

Da una parte ci sarebbe stato Sasuke Uchiha, il vendicatore che si era fatto carico dell’odio del suo clan e che lo usava come fonte del suo tremendo potere. Egli era l’ultimo erede di un casato caduto e rinnegato, l’impronta del grande guerriero chiamato Madara e l’ultimo dono fatto al mondo da parte di Itachi.

Dall’altra parte invece c’era Naruto Uzumaki, la forza portante della volpe a nove code, il figlio di un grande eroe e il discendente di un uomo dal cuore puro e desideroso di una pace che non era mai riuscito a conquistare. Lui aveva commesso molti errori, ma grazie all’aiuto e al sostegno degli altri, era riuscito a superare la fase più buia della sua vita e a risorgere.

In un modo o nell’altro, la loro filosofia si sarebbe confrontata l’una con l’altra e nel momento in cui ciò sarebbe avvenuto, sarebbe nata una violenta tempesta come rappresentazione di tutto ciò che i loro credi incarnavano.


 
   
 
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