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Autore: Duet    05/03/2016    3 recensioni
Sakura fa un lavoro molto particolare: è colei che crea, organizza e perfeziona la carismatica e brillante immagine dell'idol di successo Ino Yamanaka, per farla arrivare alle vette più alte.
Ma non sarà tutto rose e fiori e la vita di Sakura verrà sconvolta dall'arrivo del bel tenebroso giornalista e scrittore Sasuke Uchiha.
Dal capitolo 1: “-...può considerare il lavoro già suo, d'altronde questo colloquio era una pura formalità. Tutto quel che mi interessava stava nella sua domanda di lavoro: lei come persona reale è...secondaria. Ci aspettiamo la massima riservatezza da parte sua. […] Vede, Ino Yamanaka ha firmato un contratto vincolante con la nostra televisione, se riusciamo a portarla alle vette più alte ci assicureremo il monopolio mediatico, ed è quello che noi vogliamo. In breve, dietro la nostra top idol ci sarà la sua mente, Sakura Haruno.-”
Genere: Erotico, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hidan, Ino Yamanaka, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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Capitolo 3

 

-Perciò dove andiamo?- Imbarazzatissima, ritta ritta sui suoi nuovi tacchi a spillo neri come la notte (comprati apposta per l'occasione, un frivolo capriccio di un attimo) e scomoda nel suo vestitino corto che le stringeva fin troppo seno e fianchi, Sakura guardava con sguardo incerto il suo cavaliere per una sera: Kiba, il ragazzo conosciuto all'HidanTv Building.

Erano le nove di sera e si erano appena incontrati, dopo un casto e frettoloso bacio sulla guancia erano rimasti a guardarsi senza saper cosa dire, come colti da un improvviso disagio. In fondo non erano che due estranei.

Kiba si scosse dal suo torpore, pareva incantato da lei e sembrava perso nelle sue fantasticherie (fantasticherie che Sakura non era sicura di voler conoscere). -Volevo portarti a cena in un posticino niente male, è a due passi da qui. E' un ristorante italiano, avevo voglia di qualcosa di diverso dalla solita cucina giapponese!- le fece un sorriso a trentadue denti e poi aspettò una risposta qualsiasi dalla rosa, giusto per capire se la proposta la allettava o meno.

-Oh! Ti piace la cucina italiana?- non riuscì a trattenersi lei, battendo le lunghe ciglia fresche di mascara.

Nel frattempo i due avevano cominciato ad avviarsi, per giungere poco dopo in un locale non molto ampio e piuttosto affollato: con sospetto la rosa si rese conto che era sì pieno di gente, ma si trattava per lo più di ragazzi molto giovani, attirati probabilmente dai prezzi bassi più che dalla qualità del cibo. Sperò di sbagliarsi, sperò che per una volta le sue congetture fossero solo il prodotto del suo cervellino diffidente e instancabile.

Doveva ammettere che l'arredamento non era malaccio, i toni scuri e pseudo raffinati davano una parvenza di ordine e tranquillità al locale, che tutto sommato era lindo e pulito. Bene, segno che Kiba non l'aveva trascinata nel primo locale di cucina etnica che gli era venuto in mente col solo scopo di suscitare una reazione di stupore in lei, ma aveva speso una decina di minuti a cercare col suo smartphone un posto decente in cui portare una ragazza al primo appuntamento.

Si sedettero ad un tavolo relativamente appartato e sfogliarono per un po' il menù per poi ordinare alla cameriera e attendere.

Era giunto il momento più imbarazzante: quello in cui la coppietta avrebbe dovuto chiacchierare e far domande per conoscersi meglio l'un l'altro. Sakura sentiva di non essere pronta e anzi di non desiderare un confronto del genere con Kiba; malediceva l'attimo in cui aveva accettato di uscire con lui e malediceva le lunghe lingue delle sue amiche, soprattutto quella di Ten Ten. Cosa avrebbe dovuto fare? Fingere interesse? Rilassarsi e ascoltare con molta semplicità ciò che l'altro aveva da dire sperando in un tête à tête interessante? Ogni persona con un po' di sale in zucca, anzi, ogni persona a posto con se stessa e con il mondo, avrebbe messo in atto la seconda opzione. Ma ovviamente Sakura non era del giusto umore per rilassarsi veramente e comportarsi come se fosse capitata là per caso, facendo passare amabilmente il tempo ascoltando le chiacchiere di un potenziale nuovo amico.

Fu lui a rompere il ghiaccio. -Allora Sakura, che fai nella vita?-

Brivido lungo la schiena. Ma allora le persone erano così schiette ad un primo appuntamento?!

-Ehm...io...- maledizione non poteva mica dirgli la verità, e come avrebbe giustificato il fatto di trovarsi in quegli uffici il giorno in cui si erano conosciuti? -...sono laureata, ho 24 anni e...lavoro.- disse rigidamente. -Tu invece cosa fai?-

-Sono un tecnico, mi occupo delle luci sai...in tv c'è molto da fare. Ehi, ma abbiamo la stessa età! E' il destino vero?-

Lei rise forzatamente e ringraziò il cielo dell'arrivo delle portate e del vino. Problema. Non era mai stata una gran bevitrice. Cercò una bottiglia d'acqua sul tavolo, non era arrivata, non l'avevano portata, non l'avevano ordinata! Perché non l'avevano ordinata? Era stata poco attenta...e ora c'era solo vino...

Guardò con occhio assente Kiba che le riempiva il bicchiere e attirava la sua attenzione su un brindisi improvvisato. -Al giorno in cui ci siamo conosciuti!-

Eh?!

La situazione stava diventando sempre più imbarazzante.

-Sei single, vero Sakura?-

Per poco non le andò il vino di traverso. -Che domanda è?-

-Ahh, ho capito sei una ragazza timida vero? Ok, ok.- le fece l'occhiolino come a voler dire “ho capito, sei single, eh eh eh”.

-Kiba forse ti stai facendo un'idea sbagliata...- provò a dire, ma fu ignorata brutalmente.

Dovette sorbirsi una mezz'ora di chiacchiere inutili sugli argomenti più disparati. Il ragazzo le raccontò tutta la sua vita dalle scuole elementari fino ad ora. Apprese come Kiba fosse un tipo “amato da tutti i suoi amici”, solare, testardo e amante dei cani. Sì, Kiba era un tecnico delle luci, ma nel tempo libero faceva l'addestratore di cani (attività che a suo dire gli dava molta più soddisfazione), per la verità aiutava la sua famiglia in quest'attività, ma il desiderio di indipendenza l'aveva spinto a cercare un altro lavoro; sosteneva che prima o poi comunque avrebbe ereditato l'attività familiare. Seguì quindi uno spiegone sulle abitudini canine, sulle malattie più frequenti e sulla lucentezza del pelo del cane.

Sakura ascoltava in silenzio, annuendo di tanto in tanto, portandosi alla bocca forchettate di spaghetti (classico). Mentre fingeva di seguire, per educazione, il suo interlocutore, i suoi pensieri vagavano sulla qualità del cibo che stava mangiando: il verdetto era quasi positivo, la pasta non era malaccio, ma sentiva anche lei (una rispettabile giapponese) che non era cotta a puntino.

-Ma perché non mi parli un po' più di te, prima sei stata così frettolosa...per caso nascondi qualcosa?-

-No! E' che...non so proprio cosa dirti.- ammise franca.

Insoddisfatto il ragazzo la studiò per un attimo. -Dimmi quello che vuoi, non ti conosco per nulla! Dai, sono curioso!-

-Uhm...allora, mi piace leggere...sono un amante dei classici, non solo giapponesi, un po' di tutto...e...ma anche gli scrittori contemporanei non mi dispiacciono, anzi, forse li prediligo perché dicono qualcosa di attuale ma di nuovo, più interessante ecco. I classici non muoiono mai, ma...come dire, li leggo per rilassarmi...portano la mente altrove...- cominciò a dire, senza però riuscire a sbilanciarsi troppo.

-E poi?-

“E poi? Cosa? Mi interrompe proprio mentre gli stavo parlando? Forse non lo trova un argomento molto interessante.”

Delusa Sakura provò a parlare dei suoi studi passati, ma la verità era che non riusciva a trovare punti di contatto con Kiba e non aveva dettagli più succosi da dargli. Stava cominciando a stancarsi davvero di quell'appuntamento, non si sentiva a suo agio, si sentiva oppressa dalle parole vuote di lui e anche dal suo vestitino troppo stretto. Era semplicemente una serata scomoda.

E il vino iniziava a darle alla testa. E a quanto pareva non solo a lei.

-Sakura tu sei davvero una ragazza bellissima, te l'hanno mai detto?-

-Veramente no. Beh, tranne mia madre in effetti...- la ragazza si sentiva depressa, voleva andarsene, barcollare fino a casa sua, troppo alticcia per stare in piedi.

-Ma come no! Sì, te lo dico io.-

Kiba cominciò a diventare insopportabilmente appiccicoso e pressante; quando fu il momento di saldare il conto insisté per pagare lui per entrambi, cosa che irritò la rosa, sentiva di essere una pentola a pressione pronta ad esplodere.

Ubriaca e incazzata, usciti dal locale, trovò il coraggio perso a inizio appuntamento. -Ma come ti viene in mente di pagarmi il conto! Ascoltami bene: prima cosa, io lavoro, sono indipendente; seconda cosa, ti conosco appena, perché mai dovresti pagarmi una cena?!-

-Ehi, ehi, sta calma! Com'è che sei cambiata all'improvviso?- Kiba la guardava stupito, non sapendo bene che cosa dire, trovandosi una Sakura completamente differente da poco prima. -E' il vino che ti fa svalvolare in questo modo? Sei una tipa buffa, ah ah ah!-

-Ma che cazzo dici. Vino o no volevo mettere bene in chiaro che pagarmi la cena non era necessario e che se volevi farmi sentire in debito nei tuoi confronti non ci sei riuscito. Non ti darò niente, sappilo. E...ah, mi sono dimenticata che volevo dire!- sbraitò la rosa, gesticolando animatamente e puntandogli il dito di tanto in tanto. Tutti i passanti si voltavano per guardarli; qualcuno rise anche.

-Ma io volevo solo essere gentile...-

-Mmm...non ci credo.-

-Ho capito sei una di quelle femministe militanti, ho ragione?-

-Eh?! Perché lo dici con disprezzo? O il tuo è sarcasmo? Kiba non farmi parlare, non su questo argomento...ho studiato troppo per stare al tuo gioco, ridere della tua battutina sulle femministe...-

Capendo di essere finito su una mina vagante il ragazzo fece dietrofront, e si scusò per qualcosa che comunque non riuscì a capire. Troppo per lui, evidentemente.

-Allora, direi che è arrivato il momento di andarmene.- disse seccamente lei, ancora rabbiosa.

-Ma...di già? Sono solo le 23...Dai andiamo da qualche altra parte, magari... al karaoke!-

 

 

Sakura stava finalmente marciando verso casa; sentiva la forte tentazione di togliersi quelle scarpe malefiche e camminare scalza per le strade affollate di Tokyo. Si trattenne facendo ricorso a tutta la sua forza interiore. Barcollò poco elegantemente fino alla metropolitana e scoprì con somma gioia di aver perso il treno e che avrebbe dovuto aspettare una mezzoretta quello successivo.

Le capitò di pensare agli avvenimenti trascorsi nemmeno dieci minuti prima: Kiba, troppo sicuro di sé per rendersi conto di un avvenuto e palese rifiuto, aveva provato a baciarla manco fosse la sua fidanzata storica imbronciata per una scaramuccia, Sakura si era ritratta. Ripensandoci in quel momento, mentre bighellonava tra gli scaffali di una libreria che c'era lì vicino, le dispiacque quasi non avere anche lei una tale naturalezza nei modi con le persone. Il loro appuntamento si concluse quando decise di allontanarsi da lui a passo svelto dopo un sommesso “ciao”, quasi colpevole, si rese conto che alla fine della fiera era stata lei a comportarsi peggio, per la sua timidezza e scontrosità.

Improvvisamente si rese conto della sua mise e si vergognò, forse anche a causa dei suoi sensi alterati dall'alcol, perciò decise di uscire dal negozio e guardare i libri esposti in vetrina.

Ma evidentemente fu un po' troppo decisa nel suo intento perché non riuscì a calibrare bene la velocità dei suoi passi e neanche il suo equilibrio e andò a finire disastrosamente: rovinò addosso ad un passante.

Non riuscì a rimediare e venne sbalzata all'indietro, cadendo a terra sull'asfalto. Una bella botta di culo, come si suol dire.

Le lacrime agli occhi le erano salite istintivamente e aveva guardato con aria sconsolata il giovane uomo che si era chinato a soccorrerla.

-Stai bene?- le disse quello; il suo tono di voce era particolarmente calmo e per niente preoccupato, una nota metodica di fondo.

-Si, si...- rispose Sakura, accettando il braccio dello sconosciuto coperto da un giubbotto blu scuro; con un movimento deciso la tirò su, rimettendola sui suoi piedini non esattamente stabili, infatti subito dopo fu costretta a barcollare ancora e aggrapparsi a lui. -Mi scusi...-

Osservò il viso di lui e scoprì che era bello, anzi, bello era dire poco. Mai aveva visto tratti più fini e delicati in un uomo, tratti che gli conferivano un aspetto “nobile” e stranamente virile; e le labbra...labbra squisitamente piene e piccole, perfette. Ma la cosa che la colpì maggiormente furono gli occhi...non riusciva a distinguere il colore, probabilmente erano scuri e brillavano di una luce intrigante, ne fu ammaliata. In breve poteva affermare di trovarsi di fronte ad un modello. Alto, bello, fisico apparentemente atletico, galante. Forse stava sognando. Forse aveva bevuto troppo quella sera.

-Dovrebbe bere di meno, signorina.- disse lui, divertito, svincolandosi delicatamente dalla stretta di lei e assicurandosi che stesse in piedi. -Allora buona serata.-

Senza darle il tempo di rispondere il bel giovane si dileguò, confondendosi abilmente tra la folla e scomparendo definitivamente dagli occhi umidi della ragazza, che ancora lo cercavano invano.

Fugace ed etereo. Questi termini ben descrivevano l'incontro appena avuto. Si sentiva terribilmente leggera e anche un po' triste perché sarebbe stata pronta ad affermare che quello era l'uomo dei suoi sogni, lei che di incontri ravvicinati con l'altro sesso ne aveva avuti così pochi. Ma chi non avrebbe voluto un uomo del genere a fianco?!

Scosse la testa e puntò gli occhi delusi sulla vetrina della libreria e pensò di star sognando di nuovo: ebbe un colpo di sorpresa, strabuzzò più e più volte la vista senza credere a ciò che vedeva. Lì in bella mostra sul retro di un libro c'era lo sconosciuto di prima! Beh, la fotografia del suo volto. Era lui. Non poteva sbagliarsi.

Istintivamente si voltò indietro come volendolo ritrovare, mossa del tutto inutile. Presa da un istinto incontrollabile entrò nella libreria e comprò il volume, che scoprì essere un saggio sull'immagine di sé nella società contemporanea.

Seduta nell'ultimo scomparto del treno della metro ebbe tutto il tempo per studiare il nuovo acquisto.

Guardò a lungo la foto dell'autore, quel viso così particolare poteva appartenere solo al tizio di prima. Eppure era così giovane, come poteva aver già pubblicato un libro?

Il tema era decisamente interessante e sicuramente l'avrebbe letto per il suo contenuto.

Lesse la breve nota sulla biografia dell'autore: “Sasuke Uchiha (“Perciò così ti chiami...”) nato nel 1990 (“Cosa?!”) a Osaka. Laureato in Lettere con un master in Comunicazione. Figura geniale in ambito accademico, giornalista e scrittore. Nel 2011 scrive...”

Sakura stava per avere un ictus, se lo sentiva. Stava per cadere vittima di un attacco cerebrale, di cuore, epilettico e di panico, tutti in un colpo solo.

Che cosa diavolo aveva appena letto? Che brutto gioco le stava tirando la vita? Cosa significava che un uomo di 26 anni aveva già pubblicato tre libri, il primo appena ventunenne?!

D'improvviso la voglia di leggere quel libro era scomparsa e un senso di nausea e impotenza la stava cullando crudelmente.

Colta da un violento raptus fece una ricerca su internet su Sasuke Uchiha e scoprì che era tutto maledettamente vero.

Come se non bastasse il web la informava che proveniva da una ricca e potente famiglia, conosciuti sia nel mondo economico, che politico, che accademico, qualcos'altro?! Una famiglia di ricchi geni bastardi a quanto pareva. Tutte le fortune insomma.

Sakura era caduta in uno stato di depressione, sopra di lei aleggiava una nuvoletta nera che l'accompagnò fino a casa, fin nel suo letto freddo e solitario.

 

Il giorno seguente dovette correre a lavoro, chiamata da Hidan all'improvviso. Era uno di quei classici momenti in cui stai facendo il sogno più bello della tua vita, le coperte sono calde al punto giusto e sono morbide da impazzire...e il cellulare inizia a squillare come un ossesso; quante volte sarà capitato nella vita di un essere umano?

Dunque era per Sakura uno di quei momenti di estasi, forse a causa del vino bevuto la sera precedente, comunque il suo riposo fu interrotto dal fastidioso squillo del telefono. Sembrava un suono lontano, basso e di poca importanza, ma si insinuava fra le sue membra, nella sua testa addormentata...

Intorpidita aprì gli occhi, realizzando la situazione. Svogliata allungò un braccio per recuperare il cellulare sul comodino.

-Sakura devi venire subito qui, assolutamente! Capito? Fra mezz'ora qui.-

In un pietoso stato la ragazza aveva obbedito alle istruzioni del suo capo, si era trascinata sull'autobus, con delle occhiaia da spaventapasseri e dei vestiti molto più trascurati del solito. Sapendo di avere un'aspetto più che orribile aveva avuto la decenza di fare un salto al bagno dell'edificio televisivo; prima di uscire di casa aveva afferrato velocemente il suo beauty case e perciò si fece alcuni sciacqui col colluttorio e si passò sul viso una crema idratante miracolosa, che donò subito lucentezza alla sua pelle fattasi troppo sottile per la stanchezza. Con le dita si pettinò i capelli lisci che le arrivavano alle spalle. “Devo proprio tagliarli mi sa.”

Si presentò quindi nell'ufficio del suo capo, bussando un paio di volte.

Erano le 8 del mattino, insolitamente presto, Hidan se ne stava stravaccato sulla sua sedia in maniche di camicia: niente giacca o cravatta, anzi addirittura i primi due bottoni sbottonati; aveva i capelli un po' in disordine e delle occhiaie violacee che ben si accompagnavano ai suoi occhi ametista. Era comunque decisamente affascinante in quello stato, Sakura dovette riconoscerlo e si sentì intimorita da ciò.

-Sakura, avvicinati, siediti.- il suo tono di voce era particolarmente esaltato e i suoi modi avevano un che di febbrile. Girò lo schermo di uno dei computer posti sulla sua scrivania e fece partire un video.

-E' la registrazione di ieri sera, devi vederlo!-

***

Sasuke Uchiha aveva appena terminato le sue due ore mattutine di esercizio fisico; temprare il suo fisico e il suo spirito a lunghe ed estenuanti serie di flessioni, addominali e trazioni lo facevano sentire bene, sentiva le endorfine liberarsi nel suo sistema nervoso.

Aveva preso questa abitudine dall'università, dopo aver notato che un sano allenamento migliorava le sue performance e la sua concentrazione durante la giornata; anche dopo essere andato a vivere per conto proprio non aveva mollato e anzi, aveva buttato giù qualche muro della sua nuova casa costruendo una palestra personale.

Noncurante delle sue azioni non esitò a spogliarsi sul posto, conscio dell'arrivo della domestica di lì a qualche ora.

Rinvigorito da una doccia calda si avvolse un asciugamano alla vita e andò in cucina.. Aprì il frigorifero e scoprì di non aver fame, così si concesse solamente del succo di mela: il suo preferito.

Si fermò alla vetrata per bearsi della vista mozzafiato: viveva letteralmente una vita da sogno, godeva di tutte le comodità che quel mondo poteva offrire, possedeva bellezza, ricchezza, intelligenza, un lavoro che gli piaceva e la lista poteva continuare, eppure...eppure si era svegliato di cattivo umore quella mattina. E tanto bastava per fargli passare l'appetito e fissare con sdegno il bel paesaggio visibile dal suo attico lussuoso.

I suoi pensieri tornavano alla serata precedente e qualcosa non gli tornava e ciò gli dava particolarmente fastidio.

Aveva dovuto presenziare ad una serata di beneficenza, un fastidio necessario dove ricchi e detentori del potere e della cultura si incontravano per discutere amabilmente delle sorti di chi stava peggio. Sasuke detestava quelle messe in scena, trovarsi tutti elegantemente vestiti con bei sorrisi stampati sui volti stuccati dal trucco e chirurgo plastico: pareva un grande cenone di Natale. Eppure non era possibile sottrarsi a quel giogo, bisognava mantenere le apparenze e soprattutto i contatti per continuare a lavorare in scena. L'opinione pubblica contava, era in grado di distruggerti.

Sasuke avrebbe preferito trovarsi in qualche altro posto, l'ipocrisia lo irritava, il falso buonismo gli faceva venire la nausea, ma si era costretto a presenziare; aveva tirato troppo a lungo la corda e non sarebbe stato saggio sottrarsene ancora, aveva giocato da “free rider”, la sua famiglia era ricca e potente, ma lui non poteva vivere per sempre dell'immagine riflessa del suo cognome, c'erano degli equilibri da mantenere nel mondo in cui viveva.

Dunque aveva preso posto fra gli invitati, si era fatto fotografare, ma aveva evitato come la peste i giornalisti pronti a scrivere un pezzo su qualsiasi sua dichiarazione.

Era stata una serata piuttosto noiosa, ma la sua attenzione era stata catturata da una nuova figura apparsa in quel grottesco teatro.

Non gli sfuggiva mai niente e l'aveva notata subito quella bella ragazza vestita in modo sobrio ma ricercato, il suo corpicino mozzafiato era superbamente fasciato da quel tessuto blu scuro. Si era subito domandato chi fosse, non l'aveva mai vista prima, e in un primo momento pensò si trattasse della figlia di qualcuno dei presenti. Eppure era sola e questo lo colpì. Chi era dunque?

I suoi modi erano delicatissimi e moderati, per tutto il tempo aveva ascoltato con diligenza i presentatori della serata, senza battere ciglio. Ad un certo punto l'aveva persino vista scambiare qualche parola col suo vicino, un noto e anziano filosofo e docente universitario, l'uomo pareva interessato dalle cose che lei diceva e Sasuke rimase interdetto.

Chi poteva essere quella dolce ragazza apparsa come un angelo?

Doveva saperne di più, era diventata questa la sua missione sacra del momento, un buon modo per sopperire alla noia.

Quando tutti si erano alzati, pronti a spostarsi nella sala del rinfresco, Sasuke era rimasto un po' in disparte, un calice di ottimo vino in mano e aveva guardato la giovane che, stranamente, veniva assaltata dai giornalisti. Lei stette ferma a rilasciare interviste e sorrisi per i fotografi; il suo sorriso era dolce come il miele, quelle perfette labbra incantavano tutti, sia nel loro aspetto seducente che in ciò che pronunciavano.

Congedandosi dai giornali la giovanissima donna lanciò dritto dritto uno sguardo verso di lui e Sasuke, impassibile, colse quella scintilla che celava. Era un invito.

Il moro non aveva battuto ciglio, non si era mosso e aveva mantenuto uno dei suoi soliti sguardi enigmatici, aveva seguito le belle gambe di lei allontanarsi.

-Sasuke, finalmente ti fai vedere a questi eventi...pensavo mi avresti lasciato solo come al solito!- un suo vecchio amico, Suigetsu, gli si era affiancato.

-Mh.-

-Come sei loquace...diventi sempre un orso quando si tratta di far buon viso a cattivo gioco. Ma dimmi un po', l'hai vista?-

A quel punto Sasuke lo guardò con interesse, sapendo a chi si riferiva e aspettando che continuasse.

-Sai chi è?- Suigetsu sembrava divertito dalla faccenda.

-Mai vista prima.-

-Non ti interessi mai a queste cose eh?- lo punzecchiò. -Quella è l'idol più famosa del Giappone, Ino Yamanaka.-

-Mi prendi in giro?- Sasuke si voltò a fissare l'amico, aggrottando le sopracciglia con un certo fastidio.

-E' tutto vero te lo garantisco. Un vero zuccherino...guarda qua, eh eh eh.- smartphone alla mano cominciò a mostrare al moro fotografie della modella, prediligendo quelle in costume da bagno.

Sasuke si sentiva confuso, guardava quelle immagini e non si capacitava della situazione. Cosa ci faceva un'idol in mezzo a loro?

-E perché si trova qui, invece che su un palcoscenico a cantare e ballare?-

-Bella domanda, Sasuke, proprio una bella domanda. Chi lo sa...- Suigetsu gli fece l'occhiolino e, vedendo qualcos'altro di interessante di cui occuparsi, si congedò per allontanarsi.

-Buonasera.- una nuova vocina l'aveva scosso dai suoi pensieri e notò l'idol in carne e ossa appoggiata alla parete vicino a lui, con un bicchiere di prosecco in mano. Lo stava guardando, non spostava di un millimetro i suoi occhioni azzurro cielo da lui.

Era proprio stupenda, un piacere per lo sguardo.

-Ho notato che mi guardavi.- continuò la ragazza, ignorando il silenzio di lui e prendendosi tutta la scena per sé; sembrava non temere nulla, si sentiva perfettamente a suo agio e l'impassibilità del giovane non la sfiorava.

La presenza di lei in qualche modo lo turbava; c'era qualcosa che gli sfuggiva e sentirsi all'oscuro lo infastidiva terribilmente. E ora lei era andata fin lì per cercarlo, era ovvio. Gli stava concedendo un secondo invito.

Fu così che, con la massima discrezione, sgattaiolarono via dagli occhi degli altri invitati, ritrovandosi in uno stanzino buio e abbandonato per dare sfogo ai loro impulsi carnali che li avevano attratti l'un l'altra per tutta la sera. Sasuke era stato duro e prepotente, le aveva alzato i lembi del bel vestito, arrotolandoglielo alla vita e l'aveva schiacciata contro la fredda parete, slacciandosi i pantaloni e non spendendo tempo in convenevoli. Lei l'aveva “invitato” e lui aveva scelto di accettare.

Non era il posto adatto per una sveltina e non c'era spazio per baci roventi e corpi che si cercavano febbrilmente.

Aveva posseduto il corpo di Ino Yamanaka senza dirle una parola, stringendola da dietro e coprendo con una mano quella bocca deliziosa che non riusciva a smettere di gemere sotto le sue spinte.

Non era stato difficile convincersi ad andare con lei, anzi era stato qualcosa di quasi naturale e scontato; ciò che veramente lo infastidiva era sentirsi confuso, non riuscire a comprendere chi fosse davvero la ragazza.

Aveva voluto avvicinarsi a lei in senso biblico, sperando di schiarirsi le idee in qualche modo.

Arrivato al culmine del piacere si strinse un po' più al corpo di lei, premendo il naso contro la nuca di Ino.

L'aveva poi guardata sistemarsi l'abito e i capelli un po' scompigliati, aveva compiuto quei gesti con naturalezza e in poco tempo gli aveva di nuovo rivolto uno di quei sorrisi al miele.

-Non credo sia saggio farci vedere assieme adesso.- disse lui, sbirciando fuori dallo stanzino.

-Sì, non è il caso di fomentare il gossip.- annuì la bionda, poi ricordandosi di una cosa importante gli porse la piccola mano. -Mi chiamo Ino.-

Sasuke ricambiò la stretta ma non si presentò; si sentiva in una posizione di disparità e non voleva rivelare nulla di sé senza prima aver conosciuto la controparte.

Mezz'ora dopo Sasuke si trovava per strada, alla ricerca della sua auto e una passante gli era finita letteralmente addosso, cadendo a terra. Le aveva lanciato uno sguardo veloce e aveva provato una sorta di tenerezza verso quella minuta figura sull'asfalto, chiaramente ubriaca e confusa.

Dopo averla aiutata a rialzarsi l'aveva già dimenticata, i suoi pensieri erano volati altrove, su questioni che riteneva più insidiose e meritevoli della sua attenzione. Ma non sapeva che il ricordo di quei capelli rosati e quegli occhi verdi si era insinuato indelebilmente nella sua mente, silenziosamente.


 

Angolo Autrici

Ciao a tutti! Eccoci col terzo capitolo...i tempi di aggiornamento ci rendiamo conto che ancora sono lunghi, ma stiamo progressivamente diminuendo (è un grosso progresso passare da mesi a settimane XD)! E contiamo di raggiungere tempi decenti...ci stiamo lavorando :) E' che non vogliamo scrivere male i capitoli e postare tanto per postare! Cerchiamo di tirar fuori qualcosa di non banale e non sempre riusciamo a farlo in tempi brevi. Scusateci ^^'

Sasuke è entrato in scena! L'abbiamo praticamente descritto come l'uomo dei sogni e Sakura ne è rimasta decisamente colpita! Anche se è stato un duro colpo per lei scoprire le agiatezze del moro! Colpo di scena: Sasuke e Ino finiscono a letto assieme...questo costituirà un problema? Sasuke sembra parecchio sospettoso per il momento...cosa succederà dunque? Speriamo che questo capitolo vi sia piaciuto, ci vediamo al prossimo aggiornamento!

Ah! Importante! Siamo ancora all'inizio della storia, che si forma pian piano, le idee ci si schiariscono riga dopo riga. Volevamo domandare se ci fossero lettori “under 18”...perché potremmo alzare il raiting al rosso volendo; ma se chi già ci sta seguendo può fermarsi solo al raiting arancione allora lo manterremo tale! Diteci voi e noi agiremo di conseguenza  dal prossimo capitolo :) anche solo se secondo voi non c'è bisogno di troppo lemon e la storia può funzionare bene anche così!

  
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