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Autore: Pendincibacco    05/03/2016    2 recensioni
"La tenebra era densa, fredda e viscida, avida. Se la sentiva spalmata addosso, ovunque, e per quanto tentasse di liberarsene strofinandosi freneticamente le braccia e il viso, quella rimaneva attaccata a lei e si insinuava ovunque: sotto ai vestiti, nella testa, in profondità dentro al petto."
"Fino ad un paio di mesi prima, non avrebbe mai creduto di poter essere così debole, essere quel tipo di persona che percepisce i traguardi delle vite altrui come deprivazioni alla propria. [...]
Eppure, nello scivolare nell'incoscienza, l’immagine dei suoi amici di una vita che si allontanavano da lei le fece sentire forte in bocca il sapore dell’abbandono."
Il 90% del mondo detesta Sakura (io compresa, generalmente). Beh, credo che questa volta cercherò di farvela piacere.
La storia è incentrata su di lei e su come elabora la paura di essere abbandonata dai suoi migliori amici e compagni di team. Cresciuta, e finalmente cambiata, si rende conto che l'amore è molto diverso da come lo immaginava da bambina e che lo si può trovare nelle persone più impensate.
Storia legata alla fic "Respirare", inserita nella serie "Konoha, dopo la tempesta", di cui è parte integrante.
Continui riferimenti Sasu/Naru
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Kakashi Hatake, Naruto Uzumaki, Sai, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Konoha, dopo la tempesta.'
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Note dell'Autrice: Salve salve! Ricompaio dopo mesi di assenza con il primo dei due Extra che ho elaborato per "Il silenzio è dei colpevoli". Purtroppo il lavoro risucchia tempo ma soprattutto energie, quindi spesso quando ho tempo libero...dormo, semplicemente! :D Spero che questo piccolo spaccato di vita vi piaccia, non è nulla di importante/pretenzioso ma semplicemente un breve evento con qualche risvolto divertente che vedremo concretizzarsi in particolare nel capitolo successivo. Avvertimento: Questi due capitoli si svolgono, cronologicamente, DOPO "Il regalo migliore è quello che non ti aspetti", la storia successiva a questa all'interno della serie. Potete lasciarli da parte, leggere quella (se non l'avevate già letta) e poi tornare a riprenderli o fregarvene e tenere semplicemente in considerazione la cosa, a voi la scelta! Buona lettura!
 



Extra 1
Qualcosa di vecchio, qualcosa di nuovo, qualcosa di prestato e qualcosa di … azzurro?
 



“Tu sei perfetta per me.”
La prima volta in cui Sai gliel’aveva detto Sakura non l’aveva preso molto sul serio. Pensava fosse un’esagerazione, chiaramente dovuta all’emozione intensa del momento. “Nessuna coppia è davvero perfetta, nessuno coincide perfettamente con l’altro” pensava al principio; convinta, anche grazie alle sue osservazioni su Naruto e Sasuke, che fosse assolutamente normale che due fidanzati bisticciassero di continuo e discutessero a non finire su ogni minima cosa proprio perché, appunto, nessuno è assolutamente “perfetto” per l’altro e la coesistenza di due entità differenti porta inevitabilmente a degli attriti.
Naturalmente, Sakura pensava questo perché non aveva la benché minima esperienza in campo sentimentale. Non sapeva, infatti, che esistono milioni di modi di essere “perfetti” per l’altra persona, tutti diversi, proprio per via delle differenze intrinseche tra un essere umano e l’altro.
Questo la kunoichi l’aveva compreso solo poco a poco nel corso di quell’ultimo anno e mezzo. Naruto e Sasuke erano, a tutti gli effetti, perfetti l’uno per l’altro, seppur a loro modo: avevano bisogno di confronto, di sfida, di essere costantemente messi alla prova e ognuno forniva all’altro esattamente questo genere di cose. Per questo discutevano in continuazione; era il loro modo di dimostrare all’altro considerazione e, allo stesso tempo, di mettersi alla prova … per questo, e per il fatto che erano due idioti immaturi, per la verità.
Esistono, d’altro canto, moltissime coppie completamente differenti; ed era risultato evidente fin dalle prime settimane della loro relazione che lei e Sai erano una di quelle. Loro non cercavano sfide, quanto piuttosto rassicurazione, supporto e conforto; elementi che erano stati fin da subito ansiosi di donare quasi quanto lo erano di riceverli. Infatti, per quanto inizialmente le fosse parso incredibile, non litigavano quasi mai: in parte perché ansiosi di venire incontro alle esigenze dell’altro ma, soprattutto, per la volontà di mostrare al partner sempre la versione migliore di sé stessi. Sakura era divenuta meno collerica, Sai più solare, lei cercava di dare un freno alla propria esuberanza, lui di essere più propositivo, e così via su molti altri aspetti. Non andavano sempre d’amore e d’accordo, questo era ovvio, anche loro avevano avuto i loro screzi, specialmente da quando Sai aveva cominciato a “sciogliersi”; tuttavia si era trattato quasi sempre di discussioni civili, ponderate, in cui ognuno conosceva i limiti propri e dell’altro, che si erano infine sempre risolte senza troppi affanni rendendo semmai il loro rapporto ancora più solido di prima.
Tra di loro era così da molto tempo, da ben prima che la loro relazione iniziasse; si sostenevano, spronavano e aiutavano a vicenda, donandosi attenzione e affetto praticamente incondizionati.

E all’improvviso, date tutte le consapevolezze che aveva maturato sul loro rapporto, non sapeva nemmeno lei bene quando fosse successo, quando Sai le ripeteva quel “sei perfetta per me” che era divenuta una delle sue tenerezze ricorrenti, aveva cominciato a crederci e a rispondere “e tu lo sei per me”.
Quasi nessuno si era stupito, quindi, quando qualche mese prima Sai le aveva domandato di sposarlo nel bel mezzo di una cena tra amici e lei aveva semplicemente sorriso come mai in vita sua e aveva risposto di sì.
“Sono stata un po’ pazza.” si disse sorridendo in quella mattina di Aprile, la mattina del giorno in cui, dopo poche ore, sarebbe diventata sua moglie. Mentre nel suo piccolo soggiorno stracolmo di persone intente a mangiare tartine e a bere tè, Ino, Hinata, Temari e Ten Ten la aiutavano a vestirsi e a pettinarsi, Sakura ripensava a quel fatidico momento in cui aveva risposto che sì, avrebbe sposato Sai. Sua madre le aveva ripetuto molte volte, in quegli ultimi mesi, che era troppo giovane, che aveva ancora molto tempo e che non c’era motivo di affrettare le cose. Lei, tuttavia, non era una sciocca e aveva riflettuto a fondo sulla questione: vero, erano molto giovani, ma nei villaggi ninja era piuttosto comune sposarsi in giovane età, senza contare che avevano quasi vent’anni, quindi non erano proprio dei ragazzini. Shikamaru, che aveva la sua stessa età, era sposato con Temari già da qualche mese e Ino parlava già di imitarlo nella primavera successiva. Le missioni erano ben pagate così come anche il lavoro all’Accademia che procedeva a gonfie vele; avevano anche già comprato casa grazie alla vendita dei loro appartamenti singoli. Che motivo c’era, a conti fatti, di attendere, quando entrambi erano assolutamente certi di non volere nessun’altra persona al mondo? Nessuno, e persino sua madre, alla luce dei fatti, aveva dovuto capitolare e ammettere di essere semplicemente triste all’idea che la sua bambina se ne andasse definitivamente, nonostante vivesse praticamente insieme a Sai già da mesi. Sakura ridacchiò, ripensando all’espressione afflitta di sua madre in quel frangente, incredibilmente in contrasto con quella commossa con tanto di occhi lucidi che aveva stampata in viso in quel momento, mentre chiacchierava nella piccola cucina di quell’appartamento che, di lì a un paio di giorni, avrebbe cambiato definitivamente proprietario.
 
Terminati gli ultimi preparativi, indossate le scarpe e raccolto il bouquet, la ragazza e il suo seguito si avviarono verso il tempio dove la cerimonia si sarebbe svolta, una piccola ma accogliente costruzione bianca affiancata al palazzo dell’Hokage.
Attraversarono il paese a piedi, com’era usanza a Konoha, e la gente per strada le si avvicinò a più riprese per congratularsi con lei, sorridendo. I ciliegi nei giardini e lungo le strade erano in fiore, l’aria tiepida cullava leggermente milioni di piccoli petali bianchi e Sakura si sentiva serena e raggiante come mai in vita sua.
Le avevano chiesto in molti, negli ultimi giorni, se si sentisse agitata; tuttavia lei aveva sempre dovuto ammettere che no, non provava ansia; era solo felice ed impaziente. Certo, organizzare tutto aveva richiesto una certa dose di impegno e di conseguente stress, ma nulla che non fosse ormai svanito da tempo. In quel momento, mentre si avvicinava all’ingresso del tempio, non aveva una preoccupazione al mondo … o meglio, ne aveva una soltanto. Il suo testimone.
 
Quando avevano cominciato ad occuparsi dell’organizzazione del loro matrimonio, una delle prime decisioni importanti aveva riguardato la scelta dei testimoni e la ragazza non aveva avuto dubbi: i suoi sarebbero stati Ino e Naruto. Entrambi avevano accettato estasiati e anche quelli di Sai, Kakashi e Yamato, si erano dimostrati entusiasti. Tuttavia in quel momento cominciava ad avere qualche dubbio per via di un fatto che, immersa nei preparativi, non aveva considerato: Naruto era tardi sempre, era un fatto assodato.
Il problema era che normalmente era davvero molto in ritardo e lei, all’idea di far aspettare tutti gli invitati per mezz’ora o anche un’ora, cominciava già a sentirsi male. Certo, con lui c’era Sasuke, il che avrebbe potuto rivelarsi un salvavita, ma nonostante ciò non poteva fare a meno di torcersi le mani mentre scrutava la folla alla ricerca del suo amico, una figura chiave per più di un motivo. Infatti, nonostante non fosse una persona particolarmente ligia alle tradizioni, Sakura aveva deciso di rispettarne almeno una: alle sue nozze intendeva indossare qualcosa di vecchio, qualcosa di nuovo, qualcosa di prestato e qualcosa di blu.
Aveva voluto che si trattasse di quattro oggetti ben distinti, ognuno legato ad una persona veramente importante per lei: sua madre le aveva donato il vecchio pettinino ornamentale che le fermava i capelli, suo padre lo splendido kimono da cerimonia che indossava, Ino le aveva prestato il bracciale di giada portafortuna che le cingeva il polso … e Naruto, alla richiesta di qualcosa di blu, si era illuminato nell’annunciare che le avrebbe prestato la collana donatagli da “Nonna Tsunade”, quella da cui non si separava mai. Non era proprio blu, semmai era azzurra, ma Sakura aveva pensato che fosse un oggetto troppo importante e pregno di significati per badare a simili sottigliezze e aveva ringraziato l’amico con un affettuoso abbraccio.
Perciò, in quel momento, non solo rischiava di ritrovarsi senza testimone, ma anche senza quell’agognato “qualcosa” blu.

Varcò la soglia del tempio cercando di non agitarsi: non importava che non si fosse fatto vedere all’esterno come promesso, forse la attendeva già all’interno. Percorse al braccio di suo padre il corridoio tra le file di sedie già occupate da amici e parenti sorridenti che si alzarono al suo passaggio e per qualche momento la preoccupazione sparì di colpo: tutti erano lì per lei, perché le volevano bene e intendevano celebrare uno dei momenti più significativi della sua vita. In ogni caso, una volta giunta all’altro capo della stanza, avrebbe comunque dimenticato il “problema Naruto” almeno per un po’ in favore di qualcosa di più importante.
 
Sai la attendeva già lì con Kakashi e Yamato, in piedi al suo fianco, Tsunade alla sua destra pronta a celebrare la cerimonia. Non appena la vide il volto del suo fidanzato si illuminò, come se qualcuno gli avesse acceso una luce nello sguardo. Si chiese per un attimo che effetto gli stesse facendo, se il vestito le stesse bene, se i capelli fossero in ordine … poi smise semplicemente di pensare e sorrise a sua volta, in contemplazione. Sai era splendido nel suo yukata nero, la carnagione pallida che spiccava in un contrasto piacevole, dei leggeri ricami geometrici bianchi sui bordi a stemperare la serietà del suo abito. Sai le era sempre sembrato bello, nulla di nuovo, ma vederlo in quella veste così elegante e ufficiale le fece venire un groppo in gola: stava davvero per sposarlo, stava per legarsi ad una persona così incredibile, così bella … così “perfetta”. Sorridendo come non mai prese posto accanto a lui che, dolcemente, le prese la mano e fissò lo sguardo nel suo, quasi rapito.
- Sei splendida. – commentò, mentre gli ultimi invitati prendevano posto alle loro spalle e Ino raggiungeva la sposa.
- Grazie, anche tu. Il vestito ti piace? Ero indecisa … -
Era vero. Si era chiesta in continuazione se quel kimono, di un rosso cupo intenso ricamato con un motivo floreale bianco, non fosse troppo acceso, troppo vistoso, semplicemente “troppo”.
Sai, se possibile, sorrise ancora più dolcemente, carezzandole il dorso della mano con il pollice in un movimento lento e rassicurante.
- Lo adoro, è magnifico. Nulla potrebbe valorizzarti di più. –
- Ma dai, è solo un vestito. – si schermì lei, imbarazzata. Il ragazzo si chinò vicino al suo orecchio e sussurrò piano: - No, è tutto l’insieme. Sei talmente bella che vorrei averti dipinta io; sarei l’artista migliore del mondo. -
 
- Allora, vogliamo cominciare? – domandò quindi a Tsunade, forse per spezzare l’imbarazzo che aveva colorato le guance della compagna, forse semplicemente perché era impaziente quanto lei.
L’Hokage, tuttavia, corrucciò la fronte e incrociò le braccia al petto sulla sua veste cerimoniale, evidentemente contrariata.
- Lo farei con grande piacere, ma sembra che uno dei testimoni manchi ancora all’appello. – rispose, scrutando l’ingresso del tempio con un cipiglio scuro.
Sai sgranò gli occhi guardandosi intorno, probabilmente inconsapevole di quel fatto, Ino sospirò sonoramente e Kakashi si diede una manata sulla fronte, sconsolato.
- Oh no … - fu il commento mormorato da Sakura, indecisa tra la sorpresa, la rabbia e il dispiacere.
Si era quasi dimenticata dell’assenza di Naruto e Sasuke.
 
 
***
 
 
Quindici minuti dopo la situazione non era affatto migliorata, anzi. Tsunade era evidentemente scocciata, Ino furiosa e Sakura disperata, gli uomini sembravano reggere meglio ma apparivano comunque piuttosto sulle spine; senza contare che gli invitati avevano cominciato a rumoreggiare, probabilmente perplessi da quel ritardo apparentemente immotivato. Ino sbuffò sonoramente e per l’ennesima volta posò una mano sulla spalla dell’amica, dando voce ai suoi pensieri.
- Sakura, detesto metterti fretta in un momento come questo, ma la gente comincia ad innervosirsi … non credi che sia il momento di cominciare? Naruto forse arriverà dopo, o forse hanno avuto un contrattempo … che dici? – domandò, cercando di mantenere la calma.
La sposa sospirò, affranta. Certo, un quarto d’ora non era un dramma, ma erano lì in piedi come degli stoccafissi ormai da un po’ e tutti cominciavano ad averne abbastanza. Le dispiaceva iniziare senza i suoi migliori amici, anzi, la intristiva parecchio: erano una squadra da anni, condividevano tutto e avrebbe voluto essere insieme a loro in un momento così speciale … ma Ino aveva ragione; senza contare che, se davvero avevano avuto un imprevisto, sarebbero anche potuti non arrivare mai.
- Ahhh … hai ragione. – rispose quindi, rivolgendosi a Tsunade.
- Cominciamo pure. –
Sai le strinse la mano, comprendendo la sua delusione.
- Sicura? Possiamo aspettare. –
La ragazza inspirò ed espirò profondamente, dunque annuì decisa.
- Sì … sì, sono sicura. Cominciamo. –
Tsunade fece cenno agli invitati, richiamandoli al silenzio e dando ufficialmente inizio alla cerimonia di nozze.
- Buongiorno a tutti. Siamo qui riuniti, in questa splendida giornata, per celebrare l’intrecciarsi di due vite, l’unione di Sakura e Sai. –
La kunoichi sorrise e guardò il fidanzato, sempre tenendogli la mano: il momento era finalmente giunto e, nonostante la calma che aveva mantenuto fino ad allora, si ritrovò trepidante e con il cuore in gola.
Tsunade, pronunciando le formule di rito, si rivolse direttamente alla platea.
- Se qualcuno, in questo luogo sacro, conosce un motivo per cui questo legame non dovrebbe essere sancito, parli ora o taccia per sempre … -
Nessuno naturalmente si aspettava che chicchessia avesse qualcosa da ridire, dunque tutti sobbalzarono agitati quando il portone del tempio si spalancò di colpo con un fracasso infernale e una voce gridò: - Aspettate! –

La ragazza fu subito sicura di aver rischiato l’infarto: era tesa come una corda di violino e quel nuovo improvviso imprevisto le aveva quasi fatto cedere i nervi. Cosa poteva esserci ancora a rallentare il suo matrimonio? Perché mai qualcuno avrebbe dovuto interromperlo? Era così agitata che le spiegazioni più plausibili non le sfiorarono nemmeno la mente e, mentre il contrasto tra la luce proveniente dall’esterno e la sagoma del nuovo arrivato ancora impedivano di capire di chi si trattasse, le passarono per la mente almeno quindici assurdi scenari. Sai era forse già sposato? Aveva un figlio segreto? Era forse una spia?
Il cuore le rimbombava in gola mentre la persona sconosciuta avanzava e … si sdoppiava, rivelando due persone una in coda all’altra. Non appena le due sagome mossero qualche passo affrettato lungo il corridoio fu subito chiaro a tutti di chi si trattasse.
- Naruto! Sasuke! Ma cosa diavolo … ? – esclamò, stremata dalla tensione e dall’improvviso sollievo.
- Scusateci, Sakura scusami da morire, abbiamo avuto un’emergenza! – esclamò Naruto, correndo verso il fondo della sala, con il compagno alle calcagna diretto verso il suo posto in prima fila.
- Ah, quindi non cercavi di fermare il matrimonio? – domandò Ino, ancora stordita, non appena il ragazzo li ebbe raggiunti.
- Cosa? Ma no, sono solo entrato in quel momento! Non farei mai nulla del genere! – chiarì il ragazzo, sgranando gli occhi e sventolando le mani davanti a sé in un gesto di diniego, ansimando ancora per la corsa.
- Razza di disastro ambulante, smettila di gridare e mettiti qui a fianco, così che si possa continuare! – tuonò l’Hokage, scocciata ma sotto sotto felice che i ragazzi ce l’avessero fatta. Naruto assunse un’espressione profondamente contrita, tuttavia le fece cenno di aspettare.
- Solo un momento! Sakura, ecco la tua collana! – esclamò, estraendo velocemente un monile dalla tasca ed agganciandolo fulmineamente al collo della sposa, stampandole contemporaneamente un bacio sulla guancia a mo’ di scusa. La ragazza per un momento tentò di mantenere un cipiglio arrabbiato ma, nel giro di un momento, scoppiò a ridere, trascinando con sé prima Sai e Kakashi, poi tutti i presenti.
- Grazie Naruto. Sei un disastro ma … grazie lo stesso. –
 
 
***
 
 
Din din din din!
Il suono argentino di una posata contro un bicchiere riscosse tutti gli invitati al ricevimento dalle loro chiacchiere, portandoli a girarsi verso l’origine di quel tintinnare.
Naruto era in piedi al proprio posto al tavolo degli sposi e, con un bicchiere di vino in mano, sembrava intenzionato a dare il via al proprio discorso, approfittando del momento di calma che precedeva l’arrivo del dolce. Si trovavano tutti sotto ad un grande gazebo nel bel mezzo di uno dei parchi al limitare del bosco più belli di tutto il paese; gli sposi non avevano voluto nulla di troppo “ingessato”, dunque avevano optato per un pranzo a buffet in mezzo al verde, godendo del clima mite e delle giornate splendide che Aprile stava regalando.
Sakura si sedette accanto a lui, mano nella mano del proprio neo-marito, osservando la gente dispersa sotto al tendone convergere verso i tavoli per disporsi ad ascoltare le parole del testimone. Non sapeva bene cosa aspettarsi, ovviamente: con Naruto tutto avrebbe sempre potuto finire molto bene o molto male. Tuttavia, nonostante il disastro sfiorato meno di due ore prima durante la cerimonia, la kunoichi sorrise e si disse che questo, in effetti, faceva parte del fascino dell’amico, il ninja più imprevedibile di Konoha.
Notò che Sasuke, seduto al fianco del compagno, ostentava un’espressione a metà tra lo scocciato e l’ansioso e non potè trattenere una risatina: probabilmente anche lui si stava interrogando sui possibili risvolti tragici di quella situazione.

Inconsapevole dei loro dubbi, comunque, Naruto si schiarì la voce e, quando il brusio si fu quietato, cominciò il suo discorso.
- Bene, non credo servano le presentazioni, giusto? Mi conoscete tutti e quindi saprete che non sono molto bravo con le parole. Ma per Sakura, che è la mia migliore amica da anni, non avrei mai potuto tirarmi indietro, quindi … eccomi qui! – cominciò, leggermente nervoso. Sorrise verso gli invitati e deglutì un paio di volte prima di continuare.
- Sapete, al principio io e Sakura non andavamo molto d’accordo. Parlo dei primi tempi all’Accademia ovviamente, i ragazzi della compagnia di certo se lo ricordano. O meglio, io sarei volentieri andato molto più che d’accordo con lei, però la signorina qui sembrava proprio non volerne sapere! Ma, in effetti, non me ne sono mai più di tanto stupito: era così occupata a fissare la faccia di Sasuke che non credo avrebbe potuto prestare attenzione a molto altro! –
La gente fu scossa dalle risate, sposi compresi: immaginavano che avrebbero dovuto subire qualche onesta presa in giro. Sasuke aveva un’espressione leggermente oltraggiata ma la sposa sapeva che serviva solo a mascherare l’imbarazzo; gli fece l’occhiolino, come a voler dire “è acqua passata, ridi e lascia perdere!”. Naruto si rivolse a Sakura, fingendo di temere una reazione violenta e tendendo la mano in avanti come a volersi proteggere.
- Non che io non ti capisca, eh, perciò sei perdonata, davvero! –
Tutti risero ancora di più e persino il compagno si fece scappare uno sbuffo divertito, assestando quindi le labbra in un leggero sorriso. L’Eroe della Foglia si rivolse a lui e fece un gesto con le braccia che poteva essere interpretato come un  “non ci si può far nulla, sei irresistibile!”. Dunque torno a rivolgersi agli astanti, continuando la sua arringa.
- Scemenze a parte, il nostro è stato un inizio burrascoso: io ero un impiastro totale…No, non lo sono più, Shikamaru! – esclamò, rispondendo ad un commento giunto da qualche parte del pubblico. A Sakura parve di sentire Sasuke mormorare qualcosa come: “Certo che lo sei, altrimenti come te la spieghi la scena di questa mattina?” ma non fu del tutto certa di aver colto le parole esatte tra le risate generali.
- Dicevo, io ero peggio di adesso e lei era… beh, Ino in particolare sa com’era! Insomma, al principio è stata dura. Però, lavorando insieme, conoscendoci meglio e stando gomito a gomito abbiamo cominciato a fare affidamento l’uno sull’altro, noi due e il bel tenebroso qui di fianco! – esclamò, dando una pacca sulla spalla all’amico, che gli scoccò un’occhiata tra lo sfinito e il divertito.
- Siamo diventati una squadra e quasi senza accorgercene anche amici. Poi, lo sapete, la nostra adolescenza non è proseguita nel migliore dei modi; sono stati anni davvero difficili. E io e lei … ci siamo fatti forza a vicenda, ci siamo sostenuti in battaglia e nella vita, abbiamo condiviso i momenti felici e abbiamo stretto i denti insieme in quelli davvero bui. Sakura è stata la mia roccia, l’unica cose che mi ha impedito di crollare nei frangenti peggiori. Sapete, mi ha sempre sorretto e non ha mai ceduto … o meglio, probabilmente l’ha fatto, tutti abbiamo ceduto durante la guerra, ma lei non me l’ha mai fatto vedere, si è sempre dimostrata forte per me e per le persone che amiamo. E questo mi ha spronato a fare lo stesso, ad essere più forte e più determinato per lei e per tutto. Insomma, mi hai trascinato fuori dal fango, Sakura, e per questo io non ti ringrazierò mai abbastanza. –

Naruto sciorinò l’ultima parte del discorso tutta d’un fiato, come se temesse di dimenticare qualcosa di importante, dunque si chinò verso Sakura, per scoccarle un leggero bacio sulla guancia, subito ricambiato dalla sposa intenerita dal discorso così dolce. Poteva forse dimenticarsi del ritardo alla cerimonia, in fin dei conti … o magari non del tutto.
- In tutto questo si è inserito il silenzioso figuro con la fede al dito. Si, parlo di te Sai! Ecco, neanche con lui ho cominciato troppo bene ... inizio a credere di avere dei problemi sociali! Comunque, nonostante la partenza in salita, ho subito notato una cosa: affascinavi Sakura. Mi ricordo bene del giorno in cui ti abbiamo conosciuto … - ricominciò il testimone, ma fu interrotto di colpo dalla voce squillante della sposa.
- Sì, io ti ho detto che mi ricordava Sasuke e tu ti sei inalberato sbraitando che non era assolutamente vero e che “Sas’ke” era semplicemente molto meglio! – esclamò lei, desiderosa di cominciare a mettere in atto la propria “vendetta”. Naruto, come previsto, arrossì di fronte all’ilarità della folla e, soprattutto, al “Ah, ma davvero?” commentato allusivamente dall’amico al suo fianco. Si grattò nervosamente il retro del collo, ridacchiando.
- Ehm, devo ammetterlo, è vero! – ammise, tentando di riprendere le redini del discorso - Ma non è questo il punto, cara la mia Sakura! Il punto è che fin dall’inizio l’hai trovato interessante. Certo, ti ha fatta anche arrabbiare; e sappiamo che non ti risparmi quando succede, ma ti sei subito preoccupata di capirlo, di includerlo nel team nonostante la situazione difficile. Mi ricordo che hai subito apprezzato il fatto che fosse un artista … ah, magari fossero bastati un paio di disegni per far capitolare ”qualcuno”, nel mio caso! – aggiunse, con un falso tono malinconico, ricevendo una gomitata nelle costole che face ridere gli amici ancor più della battuta. Concluse il discorso poco dopo, massaggiandosi le costole forse più del dovuto ma sorridendo in direzione degli sposi.
- In ogni caso, il fatto è uno solo: ti devo ringraziare, Sai. Ti ringrazio molto, perché la felicità di Sakura mi sta a cuore non so nemmeno io da quanto tempo e da quando sei arrivato non hai fatto altro che ridarle pian piano quella luce negli occhi che aveva da bambina. E per questo non ci sono abbastanza parole per dire grazie. –

Gli invitati applaudirono, divertiti ma comunque commossi da quel discorso in parte sconclusionato ma evidentemente pieno di sentimento e di felicità per la sorte degli amici.
- Ti posso abbracciare? – chiese Sai alzandosi ed accostandosi al ragazzo nello stringergli la mano. Il ninja più imprevedibile di Konoha scosse la testa ridendo: quel tipo non sarebbe cambiato mai, era strano senza possibilità di redenzione.
- E perché no? – rispose nonostante tutto, stringendo l’amico in un abbraccio stritola ossa. Sakura lo attirò a sé subito dopo sussurrandogli un ringraziamento all’orecchio.
- E di cosa? – si schermì lui, abbracciandola a sua volta.
- Di tutto. – rispose lei, pensando poi di prendersi un’altra piccola rivincita - Beh, non per essere arrivato in ritardo, in effetti … - cominciò, con un tono vagamente minaccioso, ma non fece in tempo a finire la frase che Naruto era già schizzato via come una molla per guidare il brindisi. Sakura scosse la testa, ridendo: era fatto così, non ci si poteva fare nulla.
- Bene, basta momenti strappalacrime, è il  momento degli aneddoti divertenti! –
Il testimone diede il via al momento dei ricordi imbarazzanti e la sposa si sedette, spostandosi però accanto a Sasuke.
- Bel discorso, no? – chiese, rompendo il ghiaccio.
- Pensavo combinasse più danni, in effetti. – commentò lui, sorridendo lievemente come al suo solito. La ragazza sapeva bene che, nel linguaggio tipico dell’amico, quello equivaleva forse non alla felicità suprema, ma quasi.
– Invece non so come se l’è cavata, e la gente ha pure riso! Assurdo. – concluse lui con finta incredulità.
- Beh, anche tu hai riso. – precisò, squadrandolo divertita. Il compagno di team emise uno sbuffo di sufficienza palesemente forzato.
- Io non rido, io al massimo ghigno, non te l’hanno mai detto? –
Sakura  ridacchiò, recuperando il suo bicchiere e bevendo un sorso di vino dolce.
- Sì, l’ho sentito dire. –  
Inaspettatamente, lui sollevò il proprio bicchiere e lo fece tintinnare contro il suo, alzandolo poi in una sorta di piccolo brindisi.
- Congratulazioni. Sono contento che ce l’abbiate fatta. – commentò con tono basso, l’espressione serena che comunicava che stava dicendo sul serio, senza traccia di ironia.
L’amica si sciolse in un sorriso ampio; quindi gli cinse le spalle brevemente, per non metterlo a disagio.
- Grazie, Sasuke. Anche io sono felice. –

Ascoltarono per qualche momento le scempiaggini che Naruto stava ancora cianciando, qualcosa a proposito di una delle sue prime litigate con Sai, quindi Sasuke sospirò pesantemente, voltandosi verso di lei.
- Non ho alcuna possibilità di uscire da qui senza averne parlato, vero? –
La ragazza sorrise, melliflua. Era certa che Sasuke avrebbe capito di non potersela cavare così facilmente; lui non era ingenuo come Naruto, il quale probabilmente pensava di averla appena scampata bella.
- Assolutamente nessuna, sì. – confermò, gongolando già interiormente.
- Lo immaginavo … - ammise lui, lo sguardo rassegnato - Che vuoi che ti dica esattamente? –
Lei incrociò le braccia sul petto, simulando molta più indignazione di quanta non ne provasse realmente; a conti fatti li aveva perdonati ancora prima del fatidico “Sì”, tuttavia pensava che fosse giusto farli penare almeno un po’. Dopotutto, avevano pur sempre tardato di venti interminabili minuti.
- Beh, ad esempio potresti dirmi per quale motivo siete arrivati in ritardo al matrimonio della vostra migliore amica. Avevate dimenticato la strada? Avrei potuto farvi avere una mappa. Nami, la ragazza di Konohamaru, è un asso a disegnarle … - insinuò, interrotta però quasi immediatamente dal ragazzo.
- Ovviamente sapevamo la strada, grazie tante. – commentò, il tono acido ma lo sguardo basso di chi è contrito. Sakura sbuffò, portando avanti la recita.
- E allora qual è stato il problema? Vuoi farmi credere che avete tardato perché non è suonata la sveglia? Tu metti sempre la sveglia, Sasuke, penso che potrebbe gelare all’inferno prima che tu possa dimenticartene. –
- Infatti l’avevo messa, ma poi … c’è stato un imprevisto. –
Bingo. Sakura capì subito, dalla reticenza del compagno di team, di essere arrivata esattamente dove voleva. Lei, ovviamente, sapeva per quale motivo avevano tardato. O meglio, lo immaginava, ma dato il comportamento di quei due impiastri da quando vivevano insieme era abbastanza certa delle sue supposizioni; dunque decise di sganciare finalmente la bomba.
- Oh, un imprevisto dici? E questo imprevisto ha un nome? – domandò, palesemente allusiva.
A quelle parole lui le rivolse prima un’occhiata stupita, poi distolse lo sguardo e arrossì lievemente.
- Naruto … – ammise infine, sussurrando, consapevole del fatto che l’amica aveva sicuramente mangiato la foglia. Il ghigno sul viso di Sakura si allargò di un paio di centimetri, come minimo.
- Come? Non ho capito. – rincarò, avvicinando una mano all’orecchio.
- Naruto. – ripetè lui a denti stretti, evidentemente infastidito da quel teatrino. La sposa poteva quasi immaginare ciò che gli passava per la testa in quel momento, qualcosa come “Ma perché diavolo non mi dà del cretino infoiato e non la fa finita???”
Ma lei non aveva alcuna intenzione di fermarsi lì e, colto il momento di propizio silenzio tra una battuta del testimone e l’altra continuò, sadica.
- Più forte Sasuke, c’è confusione! Che dicevi dell’imprevisto? -
- HO DETTO CHE IL MIO IMPREVISTO E’ STATO NARUTO, E’ CHIARO ADESSO? – sbraitò il ragazzo a quel punto, sfinito e desideroso di mettere fine a quel terzo grado imbarazzante, inserendosi però perfettamente nella pausa del compagno e comunicando, quindi, quella scomoda verità a chiunque nel raggio di un chilometro, a voler essere ottimisti.

Tutti si gelarono per un momento e fissarono gli sguardi su di lui, Kakashi quasi si strozzò con l’ultimo boccone di carne e dovette essere soccorso da Yamato, Naruto sgranò gli occhi; poi tutti gli invitati cominciarono a ridere come se non ci fosse un domani e il testimone arrossì fino alla punta delle orecchie, imbarazzato. Sasuke, dal canto suo, aveva lo sguardo di uno che avrebbe voluto scavare una buca e seppellircisi seduta stante senza passare dal via e si guardava le ginocchia come se da quelle dipendesse il destino dell’universo.
Il compagno rimase immobile ed incerto per qualche momento, dunque si passò la mano sul lato del collo e si unì alla risata generale, conscio che fosse meglio buttarla sul ridere subito piuttosto di rimanere impalati come stoccafissi alla mercé di qualche altro tiro mancino.
- Sas’ke, non che io non adori essere il tuo … ehm, imprevisto, ma c’era proprio bisogno di farlo sapere a tutti? Ah, che devo fare con lui … - domandò quindi retoricamente, provocando un altro eccesso di risa per poi portare nuovamente il discorso verso tutt’altra direzione. Sakura non poté fare a meno di provare una certa ammirazione: come svicolava Naruto non lo faceva nessuno.
Nel frattempo il ragazzo al suo fianco sembrava aver reimparato come si respira e le stava indirizzando un’occhiata bieca carica di sottintesi negativi, alla quale lei rispose con un sorriso a trentadue denti e un’espressione che comunicava chiaramente che se l’era cercata. Sasuke sbuffò, scuotendo la testa, probabilmente consapevole delle proprie colpe e decisamente non interessato a proseguire quella specie di bisticcio.
- Ti ritieni soddisfatta ora? – chiese quindi, un vaghissimo cenno di speranza avvertibile nel suo timbro vocale.
Sakura rise, posandogli una mano sulla spalla e dandogli dei leggeri colpetti consolatori.
- Sì, direi che ora sei perdonato! –
 
Si alzò e raggiunse il marito, sedendosi sulle sue ginocchia per ascoltare insieme il termine dello strano discorso di quel terremoto del proprio testimone. Sul viso aveva un’espressione serena e felice, il sorriso luminoso tipico di chi pensa di non poter volere nulla di più dall’esistenza.
Del resto, che altro avrebbe potuto volere? Era sposata con la persona “giusta”, la sua famiglia e gli amici festeggiavamo con lei, i suoi “fratelli” adottivi la sostenevano ed erano appena stati rimessi in riga, come era giusto che fosse. E, nonostante tutto, aveva avuto un matrimonio perfetto, coronato dalla presenza di qualcosa di vecchio, qualcosa di nuovo, qualcosa di prestato e qualcosa di, beh … azzurro.







Note finali: Come sempre segnalatemi senza timore eventuali errori e/o ripetizioni inutili, il poco tempo per rileggere e la stanchezza si fanno sentire! Stay tuned :D
  
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