Nda: In
questo capitolo, finalmente, scopriamo che animago è la nostra Dahlia!
Qualcuno ci ha già pensato? Sono
aperte le scommesse!
Ci sentiamo con delle piccole note alla fine, così non rovino la sorpresa a nessuno!
Buona lettura
NN
Tell me, who you kill,
to save your life?
Chapter Seven: ‘….Who effaces
his tracks in the sand with his tail.’
Piton
che entrava tutto trafelato nell’aula di Difesa contro le Arti Oscure e
chiudeva tutti gli infissi per far buio non era una cosa che si vedeva tutti i
giorni, ma io ebbi la fortuna di assistervi. “Andate a pagina 394”.
La lezione l’avrebbe dunque tenuta lui. Non sembravano
esserci errori.
Scambiai uno sguardo con Draco,
che ormai da qualche giorno era diventato il mio compagno di banco, seppur non
ci fossero stati ulteriori sviluppi amorosi fra noi due, che mi sorrise soddisfatto prendendo il libro.
Io, che invece
apprezzavo moltissimo le lezioni di Lupin, non piacque molto quello scambio. Piton era uno dei miei professori preferiti, ma vederlo al
di fuori dell’aula di Pozioni mi mise in allerta.
“Secondo te cosa è successo a Lupin?” sussurrai verso il
biondo, che stava scarabocchiando qualcosa su di un foglio. Un disegno a dir
poco osceno, ma non tanto per come era disegnato, ma per cosa c’era raffigurato
“Ma dai, perché devi fare sempre lo stupido?!” Guardai la caricatura di Harry
Potter in groppa alla sua scopa e, appena il biondo appoggiò al disegno la
bacchetta, fu colpito da bolidi e fulmini.
Lo guardai ridacchiare “Mettere sotto pressione Potter è un
divertimento costante.” Rispose, iniziando a piegare il foglietto sapientemente.
Decisi di ignorarlo per concentrarmi sulla lezione, dedicata
ai lupi mannari. La Granger non perse occasione di
dimostrarsi come al solito la più intelligente e alla domanda di Piton sulle differenze tra lupi mannari e Animagus, alzò la mano per prima.
“Nessuno?” domandò il professore, deciso ad ignorarla. A
quel punto alzai anche io la mano, visto che la differenza mi era ben chiara.
L’avevo letta sul manuale di Clasius qualche sera
prima. Piton si voltò e appena vide la mia mano
alzata fece un breve sorrisetto. “Signorina Blake, sono tutto orecchie.”
“Un Animagus è un mago che sceglie
di trasformarsi in animale di sua spontanea iniziativa, dopo mesi di lavoro
passato su pratiche magiche di alto livello, ben oltre il livello del
Fattucchiere Ordinario.” Iniziai a sciorinare, mentre il professore mi guardava
già con soddisfazione malcelata dal cipiglio severo. “Un lupo mannaro, al
contrario, non ha scelta. Ad ogni luna
piena quando si trasforma, perde ogni libero arbitrio. Non risponde a niente e
nessuno, se non al richiamo della sua stessa specie.”
Draco
si voltò verso di me emettendo un acuto ‘Auuuuh!’ da
lupo che fece ridere mezza classe e fu anche approvato dal professore.
“Grazie signor Malfoy.” Disse Piton, appoggiandosi al nostro banco “E grazie anche alla
signorina Blake per questa eccellente risposta. Cinque punti al Serpeverde.”
Ringraziai il professore con uno sguardo, prima di prendere
in mano la penna.
Poi guardai Draco, mentre lui
inviava il foglietto a Harry con un ghigno crudele. Mi piaceva averlo vicino
tutto quel tempo, non potevo negarmelo. Abbassai gli occhi sul libro,
ascoltando la spiegazione del professore e cercando di non pensare a
nient’altro.
A niente di troppo compromettente, nella fattispecie.
Il rumore della pioggia mi distrasse da ogni pensiero e
riflettei sul fatto che, il giorno successivo, la partita di Quiddicht tra Tassorosso e Grifondoro, sarebbe stata parecchio umida, se il tempo non
si fosse quietato.
La mia avventura dell’anno precedente, che mi aveva portata
a una punizione insieme a Malfoy all’interno del
magazzino di Piton mi aveva insegnato a tenermi
lontana dalla Foresta Proibita, ma non a restarmene di notte nel mio
dormitorio.
Non avevo più trasgredito il coprifuoco se non per rimanere
più tempo in biblioteca, però quando passai alla fase tre del mio percorso da Animagus, una volta passate le vacanze di Natale, mi urgeva
avere più spazio e più tempo senza essere disturbata.
All’inizio iniziai a provare la mutazione nelle ore di buco
pomeridiane, ma le mie sparizioni improvvise attiravano le domande dei miei
compagni di Casa e la cosa non mi stava bene per niente. Dovetti quindi tornare
ad uscire da sola la notte.
Stavo attenta a non incontrare nessuno, non volevo che
qualcuno si mettesse nei guai per me. Se fossi stata scoperta, non avrei avuto
un Malfoy a prendersi la colpa, questa volta.
Uscire dalla scuola, per noi Serpeverde,
non era poi così difficile. Non come per un Grifondoro
o un Corvonero, per lo meno e perché mai un Tassorosso avrebbe dovuto anche solo provarci? Mentre le
altre due case dovevano scendere dalle torri e la terza non si poneva nemmeno
il problema –davvero, cosa facevano tutto il giorno per divertirsi??- noi
potevano contare su Prefetti che proprio non avevano voglia di pattugliare i
corridoi e vie di fuga più rapide. Il solo problema era rappresentato dal
portone, perché esso iniziò a venir chiuso tutte le sere, dopo la retata di Black.
Fortunatamente, nel mio peregrinare per la scuola senza
senso, trovai una stanza che si prestava più facilmente al mio scopo, nel terzo
piano della scuola. Era difficile raggiungerla senza destare sospetti, ma dopo
qualche tentativo andato a vuoto, riuscii a impararmi i ritmi di ronda dei
Prefetti di Corvonero, fin troppo precisi a darsi il
campo e andare a letto. Almeno potevo sperare di stare un po’ di al caldo,
all’asciutto e non rischiavo di rimanere chiusa fuori.
Raggiungere la stanza era difficile, ma venivo ripagata di
ogni sforzo quando mi ritrovavo da sola, per almeno un paio di ore, a
concentrarmi e studiare. Mi sentivo sempre più vicina, più sicura di arrivare
al risultato sperato, così continuavo ad insistere, notte dopo notte, per tre
notti a settimana.
All’inizio di marzo, le notti diventarono quattro ogni
sette. Come sempre fingevo di andare a letto, aspettavo che le altre
crollassero addormentate e poi mi infilavo qualcosa di veloce e uscivo dal
dormitorio con il mio libro sotto il braccio, la bacchetta e il mantello
allacciato a metà per la fretta.
Attraversavo veloce i sotterranei, uscivo qualche scalinata
più avanti per evitare la Sala Grande e poi iniziavo a salire fino al terzo
piano, dove rimanevo così tanto che, al ritorno, non era necessario far troppa
attenzione. Non trovavo mai nessuno.
Si sa però, troppa leggerezza porta a fare errori stupidi.
Erano da poco passate le quattro, quando troppo stanca per
continuare, decisi di tornarmene a letto. Ogni volta che mi avvicinavo di più
alla mia meta diventavo più bramosa e quindi dover rinunciare per riposarmi mi
atterriva un po’. Sul libro c’era scritto a chiare lettere che non sarei
diventata una Animagus dall’oggi al domani, ma
speravo di avere qualcosa di davvero speciale che potesse portarmi a riuscire
prima. Non sembrava così, quindi con non poca amarezza, lasciai la stanza,
chiudendomi la porta alle spalle.
Con un po’ troppa enfasi, oserei dire, visto che il tonfo
rimbombò per tutto il corridoio e oltre le scale, insieme a una voce, che proveniva
proprio da esse.
“Hai sentito?”
Mi acquattai dietro al corrimano, notando il Professor Lupin
e la professoressa Herschel. Se ne stavano in piedi,
con il naso rivolto verso di me. Mi misi a sedere in terra contro la balaustra
di pietra, con il cuore a battermi nelle orecchie e la paura di essere stata
scoperta.
Nonostante parlassero entrambi piano, l’eco delle voci dei
professori mi rimandava il loro discorso, facendomi sentire cosa dicevano
“Potrebbe essere uno studente fuori dal letto.” Fu il commento divertito della
professoressa di Astronomia.
“O uno spiffero.” Fu quello di Lupin, che seguì poco dopo,
facendomi sospirare sollevata. Se avevo fortuna, non avrebbero indagato “Ti
ringrazio per la serata, Penny.” Stavo giusto per sgattaiolare via, ma quel
soprannome così intimo mi fece desistere. Alla fine la Davis e la Parkinson
avevano ragione?? “Non mi capita mai di vedere così nitidamente le stelle.”
“lo capisco.” Fu la risposta, pronunciata con tono morbido
dalla Herschel, “Tra due giorni ci sarà la luna
piena. Se hai bisogno di qualsiasi cosa sai-”
“Lo apprezzo davvero molto.” la interruppe Lupin e i due
rimasero in silenzio per un minuto almeno. Forse si stavano baciando? O
semplicemente guardando? Non potevo alzarmi per controllare e la curiosità mi
stava mangiando viva “Buonanotte.”
“Buonanotte, Remus.”
Un paio di piedi scesero le scale, gli altri due le
salirono. Attesi di non sentire più passi, prima di muovermi. Anche volendo non
avrei potuto raccontare alle altre cosa avevo visto o mi sarei ritrovata a
giustificarmi per un’uscita notturna e io odiavo giustificarmi.
Però avrei dovuto comunque farlo, quella notte.
Infatti, girato l’angolo, pronta a scendere le scale nord
del terzo piano per arrivare precisamente di fronte alla parete della Sala
Comune dei Serpeverde, mi ritrovai di fronte Remus Lupin con addosso l’espressione meno sorpresa della
storia.
Io, al contrario, sbiancai.
Doveva aver fatto il giro molto velocemente per sorprendermi
lì, segno che mi aveva vista benissimo mentre mi nascondevo e origliavo la sua
conversazione con la professoressa Herschel. Fantastico.
“Buonasera, Dahlia. Un po’ tardino
per un incontro notturno, non credi?” mi disse con tono vagamente divertito, ma
non per questo meno serio.
Io deglutii “Buonasera, professore. Sì io….
Ha ragione.”
Mi guardò, poi guardò il libro che tenevo fra le mani. Alla
fine parve soppesare qualcosa e io pensai che la domanda fosse ‘quanta voglia
ho di portare una studentessa ora da Piton?’. Sì,
sembrava che sarebbe finita così, ma invece il professor Lupin decise di
stupirmi.
“Vieni con me, forza.”
Inutile dire che mi ritrovai nel suo ufficio, pensando
rapidamente a una scusa da propinargli mentre aspettavo una gran bella
ramanzina.
“Non riesco a dormire, professore” Buttai lì, mentre il
libro che tenevo in mano veniva appoggiato al centro della sua scrivania. Se si
fosse sentito preso in giro, ne avrebbe avuto motivo. “Pensavo che un giretto
all’aria fresca potesse conciliarmi il sonno…”
“Un giretto usuale, immagino” si alzò, andando verso il
camino ancora acceso per controllare un vecchio petolino pieno di acqua. Vi
versò dentro qualcosa, prima di tornare da me “La prossima volta che vorrai
conciliarti il sonno vieni qui da me” disse, acchiappando un paio di tazze e
tornando alla scrivania solo per sedersi, porgendomi una delle due, quella non
sbeccata “Questa tisana ti aiuterà, e un sorso aiuterà anche me.”
“Grazie.” Dissi cortese, stringendo fra le mani la
porcellana che andava via a via scaldandosi.
Lui si concesse il tempo di tre sorsi, prima di domandare.
“Da quanto tempo cerchi di diventare un Animagus?”
“Meno di un anno, professore.” Gli risposi, prendendo una
zolletta di zucchero per aggiungerla alla bevanda amarognola. Sapeva di
liquerizia, quando fu opportunamente corretta.
“Quest’idea da dove viene?” chiese ancora, senza particolare
inflessione nella voce. Sembrava semplicemente curioso.
“L’anno scorso, durante una lezione della McGrannit, ho avuto i riflessi molto pronti.” Gli confidai,
decisa a dire la verità “Jenna sosteneva che, secondo lei, avevo delle
potenzialità nascoste.”
“Affascinante. La signorina Bell però non ha saputo fornirle
altri dettagli, immagino.”
“No, professore.”
“L’ho fatto io…” mormorò
distrattamente, aprendo il libro e sfogliandone le pagine con poca attenzione,
fermandosi qua e la a guardare immagini. Sembrava conoscerlo molto bene, quel
manuale “Dahlia, non c’è niente di male in quello che
stai facendo. Eccetto trasgredire le regole sul coprifuoco, ovviamente.” Mi
disse, sorprendendomi “Mi sta bene, se vuoi diventare un Animagus.
Lo trovo un modo bellissimo di esprimere potere magico e sa essere anche utile.
Ma non posso permetterti di scorrazzare per la scuola la notte, viste anche le
recenti complicazioni che la presenza di Black ha
portato.”
“Ma professore, non posso studiare queste cose davanti agli
altri.” Provai a giustificarmi “Ho bisogno di silenzio e precisione. Nel
dormitorio non posso assolutamente esercitarmi.”
“Lo capisco. Ma ho promesso a Peter di tenerti al sicuro.”
Quando citò mio padre, io non riuscii a trattenere un sospiro “Se tu vai in giro la notte, io non posso far
molto.”
“Papà non sa nulla della mia… nuova
fissazione” ammisi e annuì lentamente, chiudendo il libro per recuperare la
tazza e prendere un nuovo sorso “E poi Sirius Black cosa mai può fare contro un animale? Potrei diventare
una pantera! Oppure qualcosa di molto piccolo, che non può essere visto nei
corridoi bui.” Le ipotesi erano così tante che avevo l’imbarazzo della scelta,
se volevo giustificarmi “Non lascio la scuola, professore, e non faccio nulla
di male. Tutto questo è a fine accademico, dopotutto.”
“Una pantera si può uccidere, se si ha una bacchetta in mano”
mi freddò il professore, con tono di chi non ammette replica “Avere gli artigli
e le zanne potrebbe non salvarti affatto e l’animale più piccolo può comunque
cacciarsi in brutte situazioni.” Fece una pausa, unendo le mani sotto al mento
“Capisco, capisco davvero e non sai quanto. Però, se ti troverò di nuovo in
giro la notte, dovrò fare rapporto al professor Piton
affinché ti assegni una punizione. Non posso coprirti, lo capisci, vero? Le
regole valgono per tutti allo stesso modo.”
“Ha ragione. Mi scusi .” presi a sorseggiare la tisana,
sentendomi anche vagamente in colpa per aver provato a convincere un professore
a coprirmi le spalle.
“Sai, Dahlia” il suo tono
addolcito mi portò a rialzare gli occhi nei suoi, che però ora guardavano il
libro con espressione assorta “Quando avevo la tua età, anche a me piaceva
gironzolare la notte per il castello.” mi raccontò. “Io e i miei amici ne
abbiamo fatte di tutti i colori, cercando di non essere scoperti. W anche se
l’atto in sé non può venire
giustificato, non c’era nessun assassino a piede libero, allora.”
“Davvero?” non capii perché me lo stava confidando. Lupin
sembrava un uomo molto introverso, che si faceva gli affari suoi, così azzardai
un ipotesi “Anche lei è un Animagus?”
Immerse il viso nella tazza per prendere l’ultimo sorso, prima di sorridermi appena “No, non lo sono.
Ma avevo altri… Ehm, modi per farmi gli affaracci miei… Erano tempi
diversi, anche se non si dovrebbe infrangere le regole a prescindere. Ora, come
hai potuto vedere, non ho più bisogno di sgattaiolare in giro.”
Visto che aveva tirato fuori lui quell’argomento, mi sentii
quasi in dovere di fare un commento. Seppur rispettosamente, sorrisi,
appoggiando la tazza per dissimulare le mie parole e nasconderle dietro quel
movimento “La professoressa Herschel è molto carina.”
Buttai lì, spingendo la tazza verso l’uomo e guardandolo.
Lui ridacchiò, visibilmente in imbarazzo “Molto, è vero. È
anche molto gentile. Ha conoscenze di Astronomia che vanno ben oltre quel che
mi aspettavo ed è stata così gentile da tenere per me una lezione sui cicli
lunari.” Fece una pausa, passandosi una mano sui baffi, prima di sospirare
“Domani è sabato, dopotutto. Possiamo rimanere a dormire tutti fino a tardi.”
“Come ha ragione, professor Lupin.” Annuii, mentre un primo sbadiglio mi sorprendeva “Penso
che stia facendo effetto.”
“Confermo, sta
facendo effetto anche a me. Forza, vai a riposare.” mi esortò nuovamente,
restituendomi il libro di Calcius prima di alzarsi
per aprirmi la porta “Ah, solo una cosa.” Lo vidi tentennare, come indeciso se
dire o meno qualcosa. Alla fine, una decisione dentro di lui prese il
sopravvento, perché parlò di nuovo “Non andare in giro per la Foresta Proibita,
specialmente nelle notti di luna è piena, quando sarai in grado di trasformarti.
In tesi?”
Io lo guardai annuendo e poi lasciai il suo studio,
perplessa, dopo avergli augurato la buonanotte. Una volta arrivata alla sala
comune, mi sedetti sul divanetto, tenendo il libro sulle ginocchia. Qualcosa,
nella mia testa, scricchiolava. Una reminescenza della lezione con Piton di qualche mese fa.
Animagus.
Lezioni sui cicli lunari. Notti di luna piena.
Alzai di colpo il capo, boccheggiando un istante. E se il
professor Lupin….
No, sicuramente mi sbagliavo.
Dopotutto, quale pazzo avrebbe permesso a un lupo mannaro di
insegnare? Mi diedi della stupida, per averci anche solo pensato. Il professor
Lupin era un ex Auror, ne aveva viste tante nella
vita, ed era malato. Per quello mancava spesso.
Anche se….
No, non poteva essere.
Mi alzai andando a letto, decidendo di non chiedermi altro.
Perché era assurdo quel pensiero che mi era balenato nel cervello.
Lupin poteva stare tranquillo, perché ci misi ancora diversi
mesi a prenderci la mano.
Non ottenni risultati tangibili, fino a fine aprile.
Fu un una primaverile nottata, a metà settimana, che
qualcosa cambiò. Me lo sentivo che ci sarei riuscita, non so perché, ma avevo
la percezione che ogni mio senso fosse pronto per accettare la mia controparte
animale, finalmente.
Quando successe, fu strano.
Sapevo che sarebbe successo, certo, ma non come sarebbe successo.
Fu come fare una doccia gelata.
Una serie di brividi partì dalla nuca, scendendo lungo la
schiena e fermandosi nel mio ventre, insieme a una sensazione di calore.
Il mondo, attorno a me si fece improvvisamente più grande,
profumato e distinto. Più il mio mondo si ampliava, più mi sentivo in simbiosi
con l’ambiente che mi circondava. Quando quella sensazione di profondo
scombussolamento terminò, mi rimasero solo il raziocinio, di umano.
Ogni altro senso si era acutizzato oltre ogni dire, soprattutto
l’olfatto, l’udito e la vista. Cercai di abbassare il muso, visto che la vista
laterale era un po’ meno buona e non vidi altro che due zampe nere. Distinguendo
i colori del libro di Clasius, dedussi che dovevo
essere un gatto.
Non era male, i gatti sono veloci e sfuggenti e dentro al
castello se ne potevano trovare moltissimi. Non avrei destato troppi sospetti.
Decisi di inaugurare per la prima volta la venuta mutazione
con un giro per il castello.
La porta della stanza in cui mi trasformavo non si chiudeva
mai troppo bene, per colpa di una singolarità del pavimento, così non fu troppo
difficile aprirla col muso.
Ero veloce, molto, molto veloce. Riuscivo a sfrecciare per
le scale senza scivolare, scenderle e salire. Non era la sola bella notizia.
Seppur non perfettamente, vedevo al buio. Abbastanza da non
dover ricorrere alle luci e grazie agli odori nell’aria, amplificati nel mio
naso, riuscivo a capire sempre dove mi trovavo, nonostante mi spostassi molto
rapidamente e senza una logica.
Arrivai fino al bagno di Mirtilla
Malcontenta, ma non vi entrai visto che era allagato. Non che fosse una novità,
una volta al mese il fantasma tormentato della ragazza trovava un pretesto per
far scoppiare qualche tubatura. L’acqua che correva per il corridoio
incontrava, in un punto posto sotto una delle finestre, la luce argentea della
luna.
Lì mi avvicinai, sentendo il bisogno di bere un po’. Un piccolo
verso uscì fuori dalle mie fauci quando, specchiandomi nel riflesso dell’acqua,
mi resi conto di cosa veramente fossi.
Ci misi qualche secondo a registrarlo, però. Il muso
allungato, le orecchie diritte, il corpo snello e la coda folta. Ero una volpe.
Ma non una volpe ordinaria. Non avevo un singolo ciuffo
rosso sulla pelliccia. Invece, al suo posto, si trovava un manto a sprazzi
grigio e nero, come quello delle volpi del nord. Un paio di occhi scuri
spiavano l’immagine, espressivi e grandi notando che, qua e là, il pelo grigio
assumeva una sfumatura leggermente più vivace, bionda come i miei capelli.
Di tutti gli animali, ero una volpe.
Non ci avevo mai pensato, avevo sempre ipotizzato un animale
più domestico, come il gatto o magari una topolino. Invece, la mia indole si
rispecchiava nella natura della volpe e non me ne lamentai.
Ero veloce e invisibile.
Ero un’ombra.
Nda2: Ecco
il risultato finale!
Chi aveva pensato a una volpe? Non è un animale molto usuale, sopratutto di questa
categoria.
Dahlia, infatti, è una volpe argentata, un animale davvero bellissimo.
Per la precisione, eccovi
due foto per farvi capire precisamente come la immagino:
foto
uno
foto
due
Animali meravigliosi, le volpi. Tra i miei preferiti.
Ad essi è anche richiamato il titolo del capitolo, una citazione di Niels H. Abel, che completa sarebbe “He is like the fox, who effaces
his tracks in the sand with his
tail.’’
Detto questo vi lascio con una piccolissima richiesta: odio chi chiede le
recensioni, lo trovo poco bello e poco elegante, ma sono ormai otto capitolo
dalla pubblicazione della storia e non sto trovando molto riscontro il quel
senso.
Non smetterò di scrivere né di impegnarmi, ma mi farebbe davvero molto, molto
piacere poter leggere qualche parere, negativo o positivo che sia.
Mi sento un po’ sola così, ecco, visto che le letture ci sono e sono molte
(cosa per cui ringrazio davvero tanto)
Passate una buona domenica e a presto!
NN