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Autore: clairemonchelepausini    06/03/2016    3 recensioni
L'amore è sapere tutto su qualcuno e avere la voglia di essere ancora con lui più che con ogni altra persona. L'amore è la fiducia di dirgli tutto su voi stessi, compreso le cose che ci potrebbero far vergognare. L'amore è sentirsi a proprio agio e al sicuro con qualcuno, ma ancor di più è sentirti cedere le gambe quando quel qualcuno entra in una stanza e ti sorride.
-Albert Einstein
Erano proprio questo Emily ed Eric, due giovani a cui la vita aveva fatto il regalo più bello.
Si erano conosciuti e innamorati fra i banchi di scuola, a 18 anni si erano sposati senza rimpiangere mai quel giorno e ora, dopo 10 anni, erano ancora insieme a condividere le emozioni ed a supportarsi l'uno l'altro.
Lungo il cammino avevano realizzato i loro sogni e nonostante gli ostacoli che avevano trovato nel loro cammino, erano diventati solo più forti e più uniti; adesso lottavano anche per tre.
Ma tutto stava per cambiare: qualcosa si sarebbe abbattuto sulle loro vite lasciando un segno indelebile.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 2
 
 
 
Due mesi dopo….


 
 
 
 
La morte cambia tutto.
Eric era e resterà sempre l’amore della mia vita: non amerò un altro uomo come ho amato lui, ne sono sicura. Come potrei? Lui se n’è andato ed io sono qui… l’ho perso e adesso niente potrà ridarmelo. Non faccio che pensarci di continuo. Ci penso e ripenso, come se ciò potesse cambiare le cose. [1]
Sono passati due mesi e quel senso di colpa mi divora ancora, la continua sensazione di errore per un bacio rubato non mi permette di dimenticare, di andare avanti. Tutto è sbagliato, eppure io continuo a cercare una ragione.
È da quella sera che non ci vediamo né parliamo, sembra che sia successo una vita fa. Adesso, è come se quel filo invisibile che ci legava si fosse rotto e ci trovassimo alla deriva.
So che è tornato alla base in Egitto, la stessa dove è stato ucciso Eric; ciò che di buono lì sarà fatto rimarrà sempre all'ombra di quanto successo, rimarrà sempre il posto in cui lui è morto. E forse è proprio per questo che ci è tornato, per sentirsi più vicino a lui, per placare il suo senso di colpa. Forse, entrambi avevamo bisogno di questa lontananza.
Solo stamattina mi sono resa conto che in questi mesi la casa è rimasta la stessa: nessun cambiamento, nessun movimento. Oggi, però, ho deciso di sistemare le ultime cose prima dell’arrivo della piccola.
Sì, perché sono entrata al nono mese: questo sarebbe dovuto essere il momento più bello per noi, avremmo dovuto stringerla fra le nostre braccia non appena venuta al mondo e farle sentire il nostro amore; invece, avrà solo le mie braccia a farle da scudo per gli ostacoli che la vita le metterà davanti.
Mi manca il suo sorriso, le sue braccia forti che mi facevano sentire al sicuro e il suo modo di assecondarmi.
Mi manca vederlo attraversare la porta d’ingresso, tutte le volte con qualcosa in mano: un regalo per la piccola, una rosa o semplicemente con un gelato alla fragola. 
Eric se n’è andato e con lui anche una parte di me. Tuttavia, questo non è il momento per i cuori fragili: un passo alla volta, devo andare avanti. 
Presa dalla malinconia salgo in soffitta, anche se è solo ormai una stanza adibita a ripostiglio. Accendo la luce e il profumo di vecchio mi assale, chiudo gli occhi e lascio andare i ricordi, anche se dolorosi. Non appena mi riprendo un pò, noto uno scatolone che non avevo mai visto prima, lo prendo e sbircio dentro.
D’un tratto, il mondo si ferma nuovamente.
Faccio un profondo respiro e torno a guardare dentro la scatola, comincio a rovistare tra magliette e vari souvenir dei nostri viaggi insieme. Tutto ciò che ho davanti mi parla di lui, di noi.
Afferro la sua felpa e la indosso: è un po’ larga per me, ma è l’unico modo che ho per sentire addosso di nuovo il suo profumo, quel profumo capace di regalarmi un'infinita sensazione di benessere.
Tra le varie cose che trovo, mi soffermo su una foto in particolare che mi riporta indietro nel tempo.
 
 
 
«La signora Lopez?» domanda la ginecologa dell’ospedale e noi, un po’ impacciati, entriamo nel suo studio.
Eravamo ansiosi: avevamo cambiato dottore e stavamo per vedere nostra figlia; nonostante tutte le ecografie precedenti quel momento ci faceva sempre paura.
E se non fossimo stati in grado di prenderci cura di lei? Se non fossimo stati dei bravi genitori?
Mi stendo sul lettino, Eric mi affianca ma è troppo nervoso e inizia a camminare avanti e indietro facendo innervosire anche me.
«Venga qua signor Lopez» lo richiama la dottoressa educatamente, con voce calma.
«Prenda il liquido e lo metta sulla pancia, dopo delicatamente passerà la sonda sopra. Forse… così riusciremo a farla calmare e non fare agitare lei» gli dice, spiegando nei dettagli i gesti che dovrà fare.
«Sono un soldato, mica un ginecologo» ribecca lui un po’ offeso, dato che negli ultimi minuti si era comportato come se fosse lui ad essere incinta, sdraiato sul lettino.
L’occhiata seppur dolce della dottoressa non ammetteva repliche, così Eric si avvicinò a me, prese il liquido dalle sue mani e lo sparse sulla parte bassa della pancia; prese la sonda e con mani tremanti fece movimenti delicati e circolari sulla pancia e allo stesso tempo mi strinse la mano con l’altra libera.
All’improvviso si sentì un forte "bum bum bum" e tutto quello che avvenne dopo furono lacrime di gioia. La ginecologa iniziò a parlare, ma noi non riuscivamo a sentire altro che il battito del suo cuore.
Eric asciugò il liquido sulla mia pancia, mi aiutò a rivestirmi e subito dopo mi baciò dolcemente. Un bacio che aveva il sapore di mille promesse e di un futuro insieme in cui la parola “amore” sarebbe stata come un albero sempreverde, forte nel resistere alle tempeste e capace di donare riparo a quell'angioletto che avevamo messo al mondo.

 
 
 
Ritorno alla realtà scossa dai brividi che mi percorrono la schiena, lasciando in me quella sensazione ormai così familiare di malinconia e dolore misto a qualcosa di nuovo, a cui non riuscivo ancora a dare un nome ma che sembrava fare luce nel mio tunnel di sofferenza.
«Era tutto così perfetto…» ammetto sottovoce sfiorando la foto e le parole mi escono a singhiozzi.
 
 
 
“Il ricordo adesso è come
Un pianoforte senza voce
Che più suona e più non sente le sue note.
A un tratto nel silenzio il mio pensiero
Vola verso quell’immagine.
Non servivano parole
Ricordo ancora l’emozione.”
 
 
 
«Forse un giorno ci rincontreremo e avremo la nostra occasione di vivere felici quello che c’è stato portato via» affermo tra me e me, lasciando vagare quella frase in quella piccola stanza chiusa.
In fondo alla scatola, qualcosa attira la mia attenzione, la prendo in mano e rimango senza parole.
 

“Alla mia bellissima moglie”


Leggo ad alta voce, sfiorando con mano tremante la sua calligrafia perfetta, fuori dalla busta bianca che stringo tra le mani.
Incerta su cosa fare, la porto al cuore e annuso la carta che ha il suo profumo; infine, ancora tremante, decido di aprirla.
 
 
Amore mio,
Sto scrivendo questa lettera semmai un giorno mi succedesse qualcosa, perché voglio che tu sappia quanto ti amo.
Sono seduto nella nostra veranda ad osservare l’alba e sorrido perché ho già visto qualcosa di meraviglio e perfetto in te.
Ti guardo dormire con le tue guance colorite, le tue labbra rosee e i tuoi capelli sparsi sul cuscino; non posso fare a meno di sentirmi l’uomo più fortunato del mondo.
La vita mi ha dato tutto quello che io avrei voluto: mi ha fatto conoscere te ed è stato il regalo più bello.
Non ho mai smesso di amarti e mai lo farò; tutte le volte in cui siamo stati lontani ti ho pensato ogni giorno, la mia vita senza di te non ha senso.
Ho provato a non darti mai per scontata e ogni giorno ho cercato un modo per riconquistarti come se fosse la prima volta. Mi diverto a trovare mille metodi diversi per dimostrati il mio amore: perché quando si ama qualcuno, come io amo te, è per sempre. Tuttavia, se stai leggendo queste parole significa che mi è successo qualcosa.
Mi ero ripromesso di essere ottimista e di non pensare al futuro con tristezza, ma ho visto così tanti orrori che forse, una parte di me, non ha mai smesso di essere pessimista.
Essere un soldato in zone pericolose, in cui la guerra è sempre presente negli occhi di uomini, donne e bambini,  mi ha fatto capire che la vita è il bene più prezioso e non deve essere sprecata; dobbiamo vivere realizzando i nostri sogni e stare con chi amiamo.
E io penso di avere anche più di quanto avrei immaginato della mia vita: sei diventata mia moglie, abbiamo vissuto giorni indimenticabili e non ho rimpianti; tuttavia, ho paura che se mi succedesse qualcosa tu… ti lasceresti andare e… io non lo voglio.
Forse non ci sarà bisogno, spero non sarà necessario anzi, forse quando un giorno ritroveremo questa lettera sorrideremo insieme del mio pessimismo; ma adesso, voglio comunque dirti ciò che penso perchè so che tu, in quel caso, avrai bisogno di sentirle da me e non da altri.
Ci sarà qualcuno che ti stringerà così forte da farti sentire al sicuro, attenuerà tutto il dolore che hai sul cuore e magari sarà in grado di farti amare di nuovo.
Lo so cosa stai pensando, sto provando a farti capire che non soffrirai quando me ne andrò, ma credimi: anche chi ti abbandona fa qualcosa di buono.
Il mio abbandono, se così posso chiamarlo, ti ricorderà che sei viva persino senza di me. Ti toccherà perdere numerose ore di sonno, leggere libri sulla sopravvivenza, confidarti anche con l’aspirapolvere. Dovrai aprirti agli altri e soffrire anche molto; ma cosa più importante, ti toccherà ricominciare, amare di nuovo. E tu… amore mio, tu amerai di nuovo perché hai un gran cuore.
Mi devi promettere una cosa… devi promettermi che non ti arrenderai. MAI.
Devi dare tempo al tempo e lasciare guarire le tue ferite. Anche quando non lo saprai, io veglierò su di te, ti sorriderò, ti abbraccerò e ti sussurrerò che puoi lasciarti andare, che puoi sorridere di nuovo perché io ci sarò sempre.
Vedrò amarti qualcun altro, qualcuno che sarà capace di darti ciò che non ho potuto io: ma devi permettergli di entrare nella tua vita, di lasciarti amare.
Ama e non dimenticare mai quanto è stato grande il nostro amore; immaginami sempre accanto a te perché è lì che sarò.
Ricordami per ciò che ti ho dato, per i sorrisi e le emozioni che mi hai donato, ricordami perché è lì che vivrò: dentro di te.[2]
Ti ho amato, ti amo e ti amerò per sempre.
Il tuo Eric.



 
 
Ho letto tutto d’un fiato la lettera e ora non mi è rimasto più niente.
Il suono peggiore era sentire quel silenzio che mi circondava, quell’ondata di calore che mi attorcigliava il cuore e allo stesso tempo spezzava la mia voce mentre provavo a parlare.
Mi sentivo sopraffatta dalle lacrime, dovevo prendere un lungo respiro tra un singhiozzo e l’altro, mentre pensavo a tutte le cose fatte insieme, ai momenti felici e alle giornate in cui non avevo mai abbastanza di lui.
Tutto era stato spazzato via, ogni cosa stava scivolando lentamente come se, solo adesso, mi fossi resa conto della realtà: Eric non sarebbe più tornato.
All’improvviso, una forte fitta mi arriva alla pancia tanto da smozzarmi il fiato, poco dopo un’altra più forte e l’una si avvicinava sempre di più all’altra.
Cerco di riprendermi, ma il dolore è così forte che non ci riesco e non appena sento qualcosa scendere sulle mie gambe capisco che è arrivato il momento tanto atteso.
«Nostra figlia Eric, sta per… nascere» sussurro piano, con gli occhi lucidi di gioia e tristezza allo stesso tempo.
Sapevo con certezza che Peter era tornato qualche giorno fa dall’Egitto e speravo con tutto il cuore che mi avrebbe risposto. Io, noi avevamo bisogno di lui, adesso.
Non faccio in tempo a prendere il telefono che lo sento chiamare a gran voce dall’ingresso di casa. Faccio un breve ma intenso respiro e grido con tutto il fiato che ho.
Non so quanto tempo passa e cosa succede esattamente, ma posso dire che tutti i libri sulla gravidanza e i corsi preparto non aiutano come dovrebbero a gestire il dolore o ciò che avverrà dopo.
 
 
 
«Sei rimasto» costato a dir poco stupita, vedendo entrare Peter con in braccio mia figlia.
«Lo avevo promesso a Eric e, come ti ho detto più volte, ci sarò sempre per te, per voi» afferma subito dopo, accennando appena un sorriso, poco prima di darmi la piccola che aveva iniziato a strillare.
Averla tra le braccia e poterla stringere a me è qualcosa… d’inspiegabile, talmente meraviglioso da sembrare quasi magico. Avevo pensato a lungo a questa decisione, ma poi mi ero accorta che non c’era nulla da decidere, sapevo già che il suo nome era stato scritto.
«La piccola si chiama Celeste» dico con un sorriso mentre una lacrima mi scende dal viso ed io mi affretto ad asciugarla.
Il dolore era ancora presente, forse non più forte come prima ma era sempre lì, vivo dentro di me.
Porto l’attenzione al fagottino che si era appena addormentato tra le mie braccia e non riesco a smettere di guardare il suo viso così piccolo e dolce.
«E’… E’ bellissima» esclamo subito dopo, accarezzando con un dito il suo soffice viso.
«Somiglia a te» afferma lui sedendosi sul lettino accanto a me, ma mantenendo sempre una certa distanza.
«Credevo di non farcela. E poi, è arrivata lei e ho visto il suo viso, ho visto lui in lei» [1.1] confesso poco dopo. Alzo lo sguardo e vedo i suoi occhi esprimere ciò che con terrore non avevano il coraggio di esprimere i miei.
Eric Lopez, il nostro Eric era morto.
Lui non c’era più ma, in qualche modo bizzarro, c’era qualcosa di lui in Celeste, così come ci sarebbe sempre stato qualcosa di lui in noi.
Ho capito che lo lascerò andare solo quando sarò sicura di essere pronta a perdermi.
Ho bisogno di lui.
La nostra storia era già stata scritta e noi non potevamo fare altro che viverla, innamorarci per poi perderci.
 
 
 
Ci sono persone dalle quali non guariamo mai.
I loro sorrisi ci faranno sempre battere il cuore,
le loro risate ci faranno tremare le gambe e
ogni loro parola resterà sulla pelle.
I loro gesti sono destinati a rivivere
in ogni nostro singolo movimento,
i loro respiri nelle nostre orecchie.
Ci sono persone che sono destinate
ad essere semplicemente nostre,
per sempre, anche solo attraverso i ricordi. [3]
 
 
 
 
Ricordi.
I ricordi sono tutto ciò che ci rimane quando qualcuno se ne va.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 







 
 
Spazio d’autrice:
Ciao =D
Sì, eccomi di nuovo qui…. Lo so, ci ho messo poco ad aggiornare ma siccome la scadenza per il contest è vicino ho deciso di mettere i due capitoli lo stesso giorno.
Che dire?
Questa storia mi è piaciuta, ho amato scriverla anche se è una storia triste, molto triste ma ho amato ogni particolare. E poi, quando l’ho finita mi è sembrato come se avessi perso una parte di me, forse sarà stupido.
Come per il precedente capitolo avviso che:
[1] e [1.1] corrispondono alle citazioni di Grey’s Anatomy della 11x23 e 11x22
[2- 3] corrispondono alle citazioni di un libro “Lascia che il nostro amore arrivi alle stelle”
E poi il pezzo della canzone “200 note” che ho inserito è sempre della Pausini.
Se vi chiedete perché ho inserito la frase di un libro semplicemente perché credo che calzi a pennello con la storia, penso che sia perfetta e non credo ci sia conclusione migliore.
Spero che la storia vi piaccia, che ha lasciato in voi tenerezza, dolcezza e vi abbia fatto provare delle emozioni così come è successo a me nello scriverla. E inoltre spero di non offendere nessuno per come ho affrontato il tema della morte di un marito, o comunque di una persona cara perché penso che ognuno reagisca al dolore in modi differenti.
Chiudo ringraziando come sempre mia cugina Viviana che ha reso questa storia perfetta, almeno per me, mi ha consigliato, suggerito e ha fatto sì che la storia prendesse la forma che io avevo in mente e che forse in alcuni punti non riuscivo.
Grazie infine a tutti voi che la leggerete <3
Baci,
Claire.
 
   
 
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