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Autore: sono_una_fanvergente_efp_    06/03/2016    1 recensioni
Garreth è un comune ragazzo di diciassette anni. La sua vita alla villa dove vive è scandita dalle lezioni con Elina, la sua tutrice, e dalle battute di caccia col falcone assieme al padre Alexander.
Ma quando alla villa arriva una nuova schiava, Danise, la sua vita non sembra più la stessa...
Genere: Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 5
 

Io sono Axel.
Io sono Axel.
Io sono Axel.

Quelle parole continuavano a rimbombare nella mente di Garreth
Io sono Axel.
Quella donna dall'aspetto angelico sosteneva di essere il falcone che da sette lunghi anni aveva accompagnato le sue giornate e dettato lo scorrere del tempo.
Lo stesso falcone che ogni mattina lo ringraziava delle cure ricevute mostrandogli tutta la sua abilità nel volo, lo stesso falcone che amava.
Garreth non voleva crederci, non poteva crederci.
Era tutto troppo assurdo.
Ad un tratto il suo corpo si riscosse dallo shock e dalla sua gola proruppe una sonora risata che squarciò il silenzio della stanza.
-Axel?-chiese senza riuscire a fermarsi-Pensi di avere a che fare con degli stupidi o non sai distinguere una donna da un falco?-continuò a beffeggiarla.
Danise al contrario del ragazzo era fin troppo seria e non accennava a volerlo sostenere.
-Garreth-sussurrò guardandolo dritto negli occhi-lei è davvero Axel.-disse indicando la donna ancora legata alla sedia.
Il ragazzo spalancò gli occhi senza riuscire a trattenere un altro scoppio d'ilarità.
-O miei dei, ma siete diventati tutti matti?-chiese sconvolto-Danise, lei è una donna. D O N N A. Non una rapace.-non riusciva a capacitarsene. Quelle due erano uscite di senno.
Ma nonostante le sue frecciatine, Danise rimase impassibile.
-Non sono pazza, Garreth e lei è davvero Axel.-affermò con serietà.
Questa volta Garreth la guardò attentamente negli occhi, piegando la testa di lato.
-Provamelo, se ne sei tanto sicura.-sibilò alla fine.
Questa volta la sicurezza di Danise vacillò e la ragazza si passò nervosamente una mano tra i capelli.
-Io...-mormorò mordicchiandosi l'interno della guancia.
E adesso come avrebbe fatto?
Non poteva spiegare a Garreth delle voci che sentiva senza rivelare la sua vera identità, e non si fidava ancora completamente di lui per metterlo a conoscenza dei suoi segreti.
-Non posso.-sospirò infine abbassando il capo e fingendosi sconfitta mentre Garreth si pronunciava in un sorriso trionfante.
Ma la sua vittoria durò poco.
-Posso farlo io!-esclamò la donna-Ma non prima dell'alba e nel mentre che aspettiamo vi fornirò le informazioni che è giusto sappiate.-concluse con un sorriso materno.
Dato che ormai l'alba era vicina e di tornare a dormire non se ne parlava, Garreth, senza risparmiarsi in sbuffi e borbottii, si appoggiò al piano della cucina con le braccia conserte mentre Danise si sistemò su una sedia.
-Quella che vedete qui di fronte a voi è la mia vera forma-iniziò Axel-ma a causa di una terribile maledizione di giorno sono costretta a vestire i panni di un falco. A farmi questo fu un essere spietato che voleva sterminare la mia gente, ridurli in schiavitù e governare il mondo con l'odio e con il terrore. Ed io non potevo restare a guardare mentre il mondo che amavo collassava lentamente così decisi di combattere. Ma il nemico era molto forte ed io troppo debole e ora sono costretta a questa duplice vita. Quella di animale di giorno e quella di donna di notte. Inizialmente fu dura abituarmi a questa mia nuova condizione ma una notte, mentre girovagavo per un villaggio alla ricerca di cibo, mi imbattei in una vecchia. Una veggente. Mi predisse che se avessi voluto liberarmi da questa maledizione avrei dovuto trovare un ragazzo che possedeva negli occhi sia la luce che le tenebre. Così non appena ti vidi, sette anni fa, a quella fiera, feci in modo che tuo padre mi acquistasse per poterti stare accanto e indurti a fidarti di me, così che un giorno avresti potuto liberarmi.-la donna fece una piccola pausa, aspettando che i due ragazzi assimilassero ciò che aveva appena detto loro.
Garreth sembrava molto perplesso.
-Io...non so cosa dire.-mormorò dopo un po'.-Insomma è tutto così assurdo. La maledizione, la guerra, la profezia. E poi scusa, che c'entro io?-esclamò allargando le braccia.
-Non so di preciso come farai ma so che l'incantesimo è stato compiuto con una pietra che poi è andata perduta nella Foresta. Prima dobbiamo trovare quella dopodiché conosco qualche esperto di incantesimi che vive nella Città Bianca.-rispose Axel.
Garreth rimase in silenzio per un bel po'.
Partire per la Foresta avrebbe significato abbandonare la sua famiglia, senza contare che quel posto comprendeva kilometri e kilometri di territorio e la ricerca sarebbe stata pressoché impossibile.
Era una follia.

Doveva pensarci.

-Devo rifletterci.-disse alla fine.-Vediamoci domani sera. Lasciami un giorno e poi sarò pronto per risponderti.

Axel sorrise materna.

-Prenditi il tempo che ti serve. Domani mi troverai qui.-lo rassicurò.

Garreth annuì quasi tra sé dopodiché la slegò e tornò nella sua camera, imitato da Danise che se ne andò senza però impedirsi di gettare un'occhiata diffidente in direzione della donna.

 

Il mattino seguente quando Danise scese in cucina per prendere la sua razione giornaliera di cibo, trovò Garreth già in piedi, che rimestava pensoso la sua colazione.

La ragazza sapeva qual'era il motivo che lo turbava ma decise di non intromettersi e prese il cibo dalla dispensa senza fiatare.

Stava per uscire dalla porta sul retro per andare a dar da mangiare agli animali delle stalle quando Garreth si riscosse dal suo torpore.

-Dai tu da mangiare ad Axel per me? Non me la sento di farle visita.-le disse con voce piatta.

Danise sobbalzò nell'udire quelle parole.

Garreth non permetteva a nessuno di avvicinarsi, e tanto meno di occuparsi, del suo falcone. Non poteva averlo detto davvero.

-Non lo farò.-ribatté la ragazza e le sue parole sortirono l'effetto sperato perché Garreth alzò le testa di scatto.

Nei suoi occhi, Danise vi lesse dolore e supplica, due emozioni che non gli aveva mai visto manifestare.

E forse fu proprio quella vista a guidarla da lui.

-Non permettere alla paura e alle insicurezze di rovinare il legame che hai con Axel.-gli disse andandogli accanto-Va da lei ed amala come hai sempre fatto.-concluse accennando un sorriso.

Garreth la guardò ammirato.

Non pensava che quella ragazza possedesse tanta forza e sicurezza e ancora una volta si chiese cosa le fosse successo per farla crescere così in fretta.

-Grazie.-sussurrò prendendole una mano con un sorriso.

La ragazza arrossì imbarazzata e sfilò la mano da quella di lui, correndo via senza dire una parola.

Garreth si appoggiò allo schienale della sedia e si passò una mano tra i capelli neri, arruffandoli.

Doveva ammettere che le sarebbe mancata, nonostante tutto, perché, sì, alla fine aveva deciso che l'indomani sarebbe partito per la Foresta.

Non l'avrebbe detto a nessuno, né ad Elina e né, tanto meno, a Danise perché avrebbe insistito per accompagnarlo e non la voleva con sé.

Prima di recarsi alle voliere, Garreth decise di andare a preparare le bisacce per il viaggio.

Mentre infilava vestiti e provviste nelle sacche pensava a quanto gli sarebbe mancato quel posto.

Era lì che era nato e cresciuto.

Molti bei ricordi erano legati a quelle mura e ai boschi che le circondavano.

La sua prima battuta di caccia, la nascita di James, le prime lezioni di scherma, le cadute da cavallo e le vittorie quando sfidava i suoi amici a duello.

Ad un tratto ricordo quella volta in cui era venuto a far visita alla sua famiglia il re in persona con suo figlio, il futuro erede al trono, e di come avesse stracciato quest'ultimo in una gara di tiro a segno.

Il principino se n'era andato via piangendo e lui aveva ricevuto una bella sgridata perché l'aver umiliato il figlio del re avrebbe potuto compromettere il lavoro del padre.

Era pure dovuto andare dal re a porgergli le sue scuse ma l'uomo l'avevo congedato con una risata paterna rassicurandolo che era stata solo una scaramuccia tra bambini e che quella sconfitta avrebbe fatto solo che bene all'ego esagerato del principe.

Garreth sorrise tra sé.

Quel ricordo era riuscito a distrarlo un poco dalla scelta imminente e se ne sentì sollevato.

D'altro canto non vide Danise per il resto della giornata e per la prima volta ne fu turbato.

Lavorare da solo con Axel dopo ciò che era successo la sera precedente lo turbava più del previsto e senza Danise con cui arrabbiarsi e distrarsi, temeva di impazzire.

Tirò addirittura un sospiro di sollievo quando la scorse a cena tra la servitù.

I capelli erano sciolti sulla schiena e i due colori si mescolavano formando un effetto simile a quello formato dalla luna quando si rispecchia sulla superficie del mare.

Anche i suoi occhi smeraldo erano sempre gli stessi e così pure la sua andatura fiera ma qualcosa non andava nel modo in cui si mordeva nervosamente le labbra ed evitava scrupolosamente lo sguardo di Garreth.

“Sta tramando qualcosa”fu il primo pensiero del ragazzo e si rese conto di non essersi sbagliato quando, mentre si preparava a scendere nelle cucine per incontrare un'altra volta la donna misteriosa, se la trovò di fronte acconciata come un uomo e con una sacca da viaggio sulle spalle.

-E tu dove pensi di andare?-le chiese Garreth divertito, facendola sobbalzare.

La ragazza si girò di scattò, rossa in viso.

-Io...ehm...-balbettò colta alla sprovvista-Vengo con voi.-disse però poi riacquistando un po' di contegno.

Garreth sorrise sarcastico.

-Ah, ma davvero? E se io ti dicessi di no?-le chiese stuzzicandola.

Si divertiva a vederla arrabbiata, non poteva farci niente.

-Non sto chiedendo il tuo permesso, “padrone”-esclamò piccata, marcando un po' troppo l'ultima parola.

Garreth nell'udire il modo in cui l'aveva chiamato si irrigidì e cambiò subito tono, sostituendo il sarcasmo e il divertimento, con qualcosa di più duro e ostile.

-Non ti voglio.-le disse freddo ma Danise alzò gli occhi al cielo e lo superò sbuffando.

-Mi hai sentito?-le urlò dietro il ragazzo diventando rosso dalla rabbia.

Perché rovinava sempre tutto? Perché per una buona volta non poteva fare quello che le si diceva?

Danise si girò di scatto, infuriata quanto lui.

-Si ti ho sentito ma non m'interessa la tua opinione.-ribatté con la stessa freddezza del giovane-Io verrò che tu lo voglia o no.-e così dicendo si voltò e scese alle cucine.

Garreth non poté che seguirla, senza riuscire a trattenere un grugnito di esasperazione.

Axel era già là quando i due ragazzi arrivarono nel luogo dell'incontro.

Era vestita con il solito mantello, sopra ad un semplice vestito bianco, appena visibile sotto la stoffa pesante del mantello.

I capelli ricci le cadevano sinuosi giù per le spalle e gli occhi dorati scrutavano Garreth e Danise con divertimento e sollievo.

-Siete tornati.-li accolse con un sorriso materno.-Avete preso la vostra decisione?-chiese poi senza smettere di sorridere.

-Verremo.-rispose Garreth facendo un passo avanti-Ti accompagneremo nella Foresta e poi alla Città Bianca. Ti aiuteremo a sciogliere l'incantesimo dopodiché torneremo tutti alle nostre vite.-aggiunse poi, più a se stesso che agli altri.

Il sorriso di Axel, sé possibile, si allargò ancora di più.

-Sono felice che abbiate accettato.-disse con voce pacata dopodiché girò la testa per guardare fuori dalla finestra.

-E' quasi l'alba.-mormorò tra se-Dobbiamo andare.-disse poi a voce più alta e sicura.-Ma prima dovete sapere la verità.-

Proprio in quel momento uno spiraglio di luce penetrò dalla finestra.

Axel indietreggiò istintivamente e le ci volle tutta la sua forza di volontà per restare ferma e lasciare che la luce la investisse.

Una forza misteriosa la sollevò da terra e la sua pelle iniziò a brillare di un chiarore via via più abbagliante.

La luminosità era tale che Garreth e Danise furono costretti a chiudere gli occhi.

Poi, fulminea com'era venuta, la luce se ne andò rivelando il falcone che aveva preso il posto della fanciulla dalle sembianze angeliche.

Garreth rimase a bocca aperta.

Se aveva creduto anche solo per un istante che fosse stato tutto uno scherzo ora non poteva più mentire a sé stesso.

Era tutto vero.

Ancora incantato, lasciò che Axel si andasse a posare sul pugno, dopodiché uscì nelle stalle.

Sellò Hadar, il suo stallone, e aiutò Danise a preparare il suo.

Poi furono pronti per andare.

Garreth si fermò un attimo fuori dal cancello della villa e guardò per l'ultima volta la casa dov'era cresciuto.

Accarezzo con lo sguardo il profilo della casa, le stalle, gli alberi, le colline.

Inspirò a fondo e si promise di ritornare.

Poi fu pronto per andare.

   
 
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