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Autore: Tia Weasley    07/03/2016    0 recensioni
Victoria non è una semidea qualunque... Quante volte avete sentito questa frase? Troppe per potervelo ricordare ve lo dico io. Posso dirvi anche un'altra cosa, che la mia storia è simile a quella di moltissimi altri semidei con la sola differenza che io sarei dovuta morire molto prima della mia presunta nascita e che il mio genitore divino è il dio dei mari, ma non porta il nome di Poseidone. Il seguente racconto narra la lotta degli oceani contro se stessi, avvenuta prima che gli dei cominciassero a diventare bipolari, prima che Percy Jackson sparisse. Sono Victoria Clarck e questa è la mia storia.
Questa storia è ambientata dopo "gli dei dell'olimpo" e prima de "gli eroi dell'olimpo". E' la mia prima fan fiction su Percy Jackson e spero di non fare errori. Buona lettura ;)
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Connor Stoll, Nico di Angelo, Nuovo personaggio, Percy/Annabeth, Quasi tutti, Travis & Connor Stoll
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Mi faccio saltare in aria.

Ero terrorizzata. Nulla avevo per la mente se non il più completo orrore. Ripensando a quel momento, tutt'ora ho ancora i brividi. Anche dopo anni da quell'impresa, nonostante tutte le esperienze con cui avrò a che fare, il ricordo di quelle poche ore può facilmente ottenere il primato dell'episodio che mi ha creato più panico nella mia intera esistenza.

Eravamo tutti e sette, insieme, e ciascuno di loro manteneva una calma quasi surreale per me che al solo pensiero di quello che sarebbe accaduto tremavano le ginocchia. Inizialmente le mie paure parevano futili, come cercava di rincuorarmi Jo. In effetti un primo movimento mi fece solo pensare ad uno di quegli orribili bus che ero costretta a prendere ogni dannatissimo giorno, con la sola differenza di essere molto più comodo, più spazioso e letale.

Fu quando prese velocità che iniziai ad agitarmi e nel momento in cui sentì la terra mancarmi sotto i piedi fui sicura che sarei morta nel giro di pochi secondi. Purtroppo la circostanza più angosciante non fu quella. Inizialmente non ci feci caso, tanto ero accecata dallo spavento, poi un piccolo ronzio intraprese il suo viaggio nella mia mente facendosi sempre più forte, tappandomi le orecchie. Le fitte erano sempre più pressanti e cominciai a temere che se avessero continuato avrei perso l'udito.

Travis mi distrasse giusto un momento dall'alone di dolore e paura che mi circondava, allungando un braccio sopra Jo per spintonarmi e aprire bocca con il suo solito tono ironico. -Non ci credo che non sei mai salita su un aereo.- Mi sbeffeggiò.

-Sta zitto!- Replicai alzando la voce e stringendo le mani sui braccioli.

-Travis lasciala stare. Dovrà rimanere così per altre quattro ore, io non infierirei.- Mi difese Jo, spintonando con irruenza Travis sul suo sedile. -Considerando che c'è di mezzo anche la tua vita faresti meglio ad evitare di deconcentrarmi.- Si riferì al lungo tragitto che avrebbe dovuto fare per mascherarmi dal radar di Zeus.

Il ragazzo sbuffò. -Non succederà nulla in questo viaggio. Vi dico io, arriveremo sani e salvi fino a Savannah.- Ammise alzando le spalle. Lo guardai con sorpresa speranza sgranando gli occhi, poi l'aereo barcollò e fui costretta a richiuderli con l'intenzione di scacciare ogni altra sensazione, senza successo.

Travis rise. -Ti ho appena detto che non morirà nessuno su questo aereo, come mai ancora tanta paura?

Si accese il segnale che ci permetteva di slacciare le cinture. -Come puoi esserne così sicuro?- Replicai non azzardandomi a sfibbiare la cintura.

Jo alzò gli occhi al cielo. -Pronto, fiorellino?- Si intromise la voce di Daphne che, con il fratello, era seduta nella fila laterale a pochi centimetri di distanza da me. -Pensavo ti fosse entrata in testa la storia dei genitori fuori dalla norma. Datti una calmata.- Ammiccò la frase con sottintesi. Forse aveva ragione, mi stavo facendo prendere un po' troppo dal panico e poi, pensandoci meglio, chi altro avrebbe potuto dirmi di stare tranquilla se non il figlio del dio protettore dei viaggiatori? Presi un respiro profondo e mi slacciai la cintura.

-Allora?- Mi domandò Kate, apparendo improvvisamente sopra di me e facendomi prendere un colpo. -Non è tanto male, giusto?

La guardai male, suggerendole di tornare a sedersi. Lei e Connor erano seduti rispettivamente dietro di me e Jo. Nel terzo posto della fila accanto al figlio di Ermes vi era una donna terribilmente in sovrappeso che pendeva pericolosamente verso Connor dandogli un rilevante fastidio.

Notandolo mi rallegrai della sua sfortuna, anche se subito dopo il mio sguardo fu catturato dal finestrino e dalla vastissima distesa azzurra. La scelta della fila centrale non mi esonerava del tutto dalla vista della quantità immensa di metri che ci separavano via via dal suolo.

Con il passare del tempo, notai i miei compagni agitarsi sempre più, tutti tranne me e Jo. Io perché ero già scossa di mio da quando avevo messo piede in quella gabbia pressurizzata e l'altra troppo concentrata nel manovrare quel tanto di Foschia.

-Connor! Smettila, mi stai innervosendo.- Disse ad un tratto Kate, con la pazienza messa già al limite dalla costrizione al sedile.

-Mi sto annoiando!- Si lamentò il ragazzo in questione che, a quanto pare, aveva cominciato a punzecchiare Katerina per occupare il tempo.

-Non me ne parlare.- Si aggiunse Travis, che aveva preso a giocare con l'elastico della fascetta per l'ossigeno, cambiando posizione ogni dieci secondi.

Passai lo sguardo sui gemelli. Andrew pareva dormire pacificamente, al contrario di Daphne. Quest'ultima aveva tirato fuori la sua spada e si era messa a lucidarla per bene, facendo movimenti troppo frettolosi per una persona come lei. Notai alcuni passeggeri osservarla con disapprovazione, chi sa cosa vedevano.

Dopo quasi quattro ore di quella tortura riuscimmo a rimettere i piedi per terra. A quanto pare quel viaggio non fu orrendamente traumatico solo per me. Più il tempo passava più i miei amici si erano sentiti irrequieti e per il personale di bordo fu complicato contenere sette ragazzi iperattivi per così tanto. Insomma, in linea d'aria non fu un pomeriggio piacevole.

Quando uscimmo dall'aeroporto il sole era propenso al tramonto che avrebbe concluso il settimo giorno di luglio. Non ero del tutto scoraggiata dal tempo messoci a disposizione, eravamo praticamente arrivati. Se i calcoli di Daphne fossero stati giusti la sera successiva saremmo stati abbastanza vicini per permettermi di trovare quella mitica voragine. Tutto ciò sperando di trovarvici mio padre, se così non fosse stato il nostro viaggio sarebbe stato inutile e non avremmo avuto tempo sufficiente per riorganizzarne un altro con destinazione da definire. Presi un respiro cacciando quei pensieri.

Avevamo deciso di fermarci a Savannah e di non continuare per Orlando per il semplice motivo della presenza di un porto nella prima città e, secondo le nostre anche se misere conoscenze, ci sarebbe dovuto pur essere qualche mercantile in partenza ogni tot di ore, quindi bastava solo trovare quello giusto ed infiltrarci. Decidemmo di proseguire a piedi, fino a raggiungere la periferia della città, luogo in cui si trovava per l'appunto il porto. Come idea non mi preoccupava più di tanto.

Durante la nostra traversata mi trovavo di fianco a Kate. Connor mi aveva scongiurato di intrattenerla per un po' così da permettergli di riavere la sua libertà, anche se per poco. La ragazza si rifiutava di parlare con Travis ed era restia nell'intraprendere una conversazione con i figli di Ares, per ciò aveva ripiegato su di lui che, per quanto potesse volerle bene, aveva cominciato a non sopportarla più.

Inizialmente parlammo dei tempi della scuola, mi ricordò delle strane visioni che avevo e del perché lei avesse il dovere di deviare la realtà delle risposte. Ridemmo per un po', fino a quando la mia dannata curiosità non mi costrinse a ripetere quella fatidica domanda. -Kate, perché continui ad evitare Travis?- Chiesi, volevo una sua spiegazione, per quanto potessi già saperne il motivo.

-Mi ha fatto arrabbiare.- Disse solo. Bè, già un passo avanti.

-Questo era più che ovvio.- Riuscì a ridere ma un'occhiataccia di Kate mi fece zittire. Mi schiarì la gola. -Come?- Chiesi.

Kate si fermò e mi osservò con sguardo perso. -Non lo so nemmeno io.- Affermò triste con un sussurro prima di ricominciare a camminare.

-Aspetta! Fammi capire. Stai facendo l'offesa con Travis e non sai neanche il perché?!- Esclamai sconcertata. Lei mi fece una pernacchia.

-Non ho detto questo. Il motivo c'è, ma è così idiota... non riesco a capire il mio comportamento. Diciamo che ne dovrei essere felice, dovrei essere contenta per lui. Invece sono arrabbiata e anche tanto.- Continuò con uno sbuffo. -Perché mi comporto così?! Non mi ha mai scalfito in questa maniera.- Esclamò guardandomi in cerca di risposte. Francamente, se Kate non ci stava capendo niente io ne intendevo ancora meno.

La mia amica si fermò di nuovo cominciando a prendere a capocciate la mia spalla. -Perché? Perché?- Continuava a ripetere mentre io le davo qualche pacca sulla schiena.

-Cerca di capirmi. Io ci sto male. Travis è il mio migliore amico e non voglio comportarmi così con lui. Ma ogni volta che lo guardo non posso fare a meno di far rimontare la rabbia.- Disse continuando a colpire con la fronte la mia spalla. Supposi fosse al limite di una crisi di nervi. -Perché non sono felice per lui? Se fosse stato Connor non avrei fatto altro che complimentarmi. Perché non è la stessa cosa?!- Continuava a ripetere. -Che poi a pensarci... simpatica, gentile, premurosa...- Supposi stesse parlando di se stessa. -...Brava con le piante!- Va bene, non stava parlando di se stessa.

-Posso chiederti cosa è successo di tanto traumatizzante?- Domandai.

Lei fece una smorfia. -Che ne dici se invece ti faccio io una domanda?- Propose, ma non aspettò risposta. -Di cosa parlavano Jo e Daphne l'altro giorno? Che cosa è successo? E... con Connor?

Avete capito la furbetta? A quel punto non riuscì a deviare di nuovo l'argomento e mi costrinse a mettere fine all'interrogatorio che stavo facendo. -Niente di speciale, la notte faceva freddo e ci siamo addormentarti vicino.- Distorsi un po' la realtà, ero ancora confusa in argomento.

La figlia di Apollo mi guardò di sottecchi. -Quindi...?- Chiese con sguardo interrogativo prima di tramutarlo in uno malizioso. A quanto pare doveva aver messo insieme tutti i pezzi. Si mise a saltellare. -Mi stai dicendo che... tu...?- Disse con il tipico sguardo di un assassino davanti alla persona che desidera uccidere da quando ne ha ricordo, strano come paragone ma credo che abbiate capito.

-E' già.- Affermai con un'alzata di spalle. Kate fece un gridolino decisamente non da lei prima di placcarmi e stringermi in un abbraccio.

-Che! Cosa! Carina!- Affermò stritolandomi mentre mi sollevava di un paio di centimetri da terra. -Sareste troppo dolci! Vi immagino già attorniati da piccoli Connor nel tentativo di rubare il ciuccio alle urlanti piccole Viky.- Iniziò a saltellarmi intorno. Mi continuerò sempre a chiedere come Kate riuscisse a cambiare così drasticamente il suo umore in un battito di ciglia. Un istante prima si stava deprimendo per non si sa di preciso cosa e un attimo dopo aveva gli occhi a cuoricino immaginando la mia vita con Connor.

-Kate, basta. E' soltanto una cosa passeggera dovuto agli avvenimenti di quella sera. Se ne andrà tra qualche tempo...- Affermai come niente fosse.

-Perché? Che cosa è successo?!- Chiese, desiderosa di risposte.

-Ci siamo scontrati e per sbaglio ehm... l'ho baciato? Nulla di eclatante, ci siamo appena sfiorati.- Non l'avessi mai detto.

-Ecco! Che idiota a non capirlo. Io già sospettavo qualcosa ad essere sinceri e fidati che lo conosco. Connor si avvicina raramente così tanto a delle ragazze in così poco tempo. E non intendo fisicamente... ma emozionalmente. Figurati che ci stavo pensando già dal primo giorno! Sareste così adorabili insieme! Voglio assolutamente essere testimone al vostro matrimonio!- Continuò peggio di una figlia di Afrodite, quasi quasi mi mettevo a ridere. Non si era mai comportata così alle mie precedenti confessioni e conseguenti relazioni. Per quanto potesse essere una ragazza restia in questo tipo di rapporti in ciò che la riguardasse, ne augurava al meglio per gli altri.

-Kate non montarti la testa, è stato solo un incidente.- Dissi.

-Esatto! Un incidente! Niente di volontario che ha scatenato queste tue emozioni verso di lui, niente nega che ha Connor non sia successo lo stesso.- Affermò.

-Cosa mi sarebbe dovuto succedere?- Domandò una voce conosciuta di fianco a me. Mi voltai giusto per notare un curioso Connor accompagnato dal fratello e da Jo, ormai dislocati dalle discussioni con i gemelli.

-Viky ha cambiato idea su certi sentimen... mhmhm.- Tappai la bocca a Kate prima che parlasse troppo. Inoltre chiamarli addirittura sentimenti era un po' troppo. Connor mi guardò confuso.

-Tranquillo. Dice cose senza senso, lo sai, è nata così. Ormai non ci si può fare più niente.- Risposi semplicemente, al che tutto il gruppetto si ritrovò ad annuire. Chi per un semplice movimento istintivo, chi per rammentarsi che la sua amica era un po' fuori di testa, chi con un sorrisetto in volto, dopotutto Kate piaceva per come era.

-Ehi! Non è vero!- Esclamò Katerina togliendosi la mia mano dalla bocca.

-Guarda Kate, questo è sicuramente l'unico fatto di cui siamo tutti sicuri.- La ragazza mi stritolò la mano, atto che fu notato da tutti, nessuno escluso.

-Sbollentiamo un po' la situazione, che ne dite?- Propose Jo, per poi prendere Kate sottobraccio e trascinarla avanti al gruppo.

-Che faccia come le pare.- Protestò Travis, allontanandosi.

Io rimasi in fondo al gruppo con Connor. -Allora...- Cominciò a dire. -Di cosa stavate parlando prima?- Mi chiese.

-Di quell'assurdo comportamento che ha Kate con Travis.- Sbuffai. -O almeno ho provato a capirne il perché.- Aggiunsi.

-Non me ne parlare! E' da giorni che mio fratello mi asfissia!- Esclamò.

Gli lanciai uno sguardo, al che Connor rispose facendo un gesto di sufficienza con la mano, come a scacciare una mosca. -Ci faccio i conti da così tanto tempo con le sue lamentele che sono felice di poter finalmente ricambiare.- Continuò.

-E chi sarebbe la fortunata protagonista dei tuoi racconti?- Chiesi con un pizzico di curiosità.

-Eh, lunga storia Clark. E poi chi ti dice che è 'la fortunata'?- Mi rispose con il solito sorrisetto in volto.

-Oh, scusi, lo davo per scontato dati i suoi vari commenti sulle ragazze al campo, di cui molti di dubbio gusto.- Feci la vaga.

-Giusto! Mi sono tradito...- Si mise a ridere. -D'altro canto, lo sai. Sono solo cinque i punti da seguire per rimorchiare qualcuno, lo ripeto continuamente ai miei fratelli.- Continuò fermandosi e tirando fuori le mani dalle tasche.
-Ti avvicini.- Iniziò ad elencare, poi mi si accostò di scatto costringendomi a fermarmi.
-Le accarezzi una guancia.- Lo fece e rabbrividì.
-Le metti le mani sui fianchi.- Si avvicinò talmente tanto da respirare la stessa aria.
-Mentre è distratta prendi tutto ciò che ha in tasca.- Ero troppo frastornata da quella vicinanza per ... un momento cosa?!
-Non baciarla nemmeno.- Esclamò allontanandosi di scatto. -Corri soltanto.- Fece qualche passetto per scansarsi. Io lo guardai tramortita mentre lui osservava il contenuto delle mie tasche in bella mostra sul palmo delle sue mani.

Mi ci volle qualche secondo prima di realizzare l'accaduto. -Sei un bastardo Stoll. L'hai davvero fatto?- Chiesi, non seppi con precisione se trovare la cosa divertente o tremendamente scorretta.

-Ovviamente, quasi tutte rimangono ammaliate dal mio fascino. Francamente non credevo ci cascassi anche tu.- Mi lanciò una piccola occhiata divertita costringendomi a distogliere lo sguardo. -Uhm... otto dracme, un elastico, una... fotografia?!- Disse guardandomi interrogativo. -Niente di che come bottino... Un momento, questa dovresti essere tu?- Rise sguaiatamente.

-Non fare il deficiente Stoll, ridammela!- Esclamai allungandomi per riprendermela.

-Non ci credo! Eri orrenda!- Riprese a ridere, alzando il braccio contenente l'immagine, rendendomi impossibile raggiungerla.

-Bè grazie tante.- Commentai.

-Su Clark, non ti demoralizzare. La bellezza la noti trovando la perfezione nelle persone imperfette.- Recitò porgendomi le mie cose a parte la foto. -O per lo meno credo che dicesse così, l'ho sentita da qualche parte questa frase.- Annuì pensieroso osservando l'immagine. -E loro chi sono?- Chiese indicandomi gli altri tre soggetti della fotografia che, tra l'altro, non avevo il minimo ricordo del perchè si trovasse nella mia tasca. Probabilmente un pensiero di Michael.

-Quello è il fratellastro di Kate, sono abbastanza sicura che questa sia una di quelle poche foto in cui vengono ritratti insieme.- Iniziai spiegare con un po di rammarico. Indicai il ragazzo biondo, sembrava una copia al maschile di Kate. Era alto, aveva gli occhi marroni, fisico snello e viso armonioso. Anche i capelli erano simili, dello stesso colore però ricci al contrario della sorella. La carnagione era diversa, il ragazzo mostrava una pelle molto più pallida in confronto alla bambina, anche alcuni lineamenti del viso erano diversi. Tutto a sottolineare l'origine ambigua di Kate, ma dopotutto non sono io quella che può criticare. Ma nonostante ciò si poteva vedere benissimo il bene che si volevano.

-Non avevo mai visto Matthew. Me l'ero immaginato in tantissimi modi ma non così.- Ammise osservando attentamente la foto. -E lei è Kate giusto? Devo ammetterlo, è sempre stata una bella ragazza.- Disse. Quell'immagine risaliva a circa sei anni prima, nell'epoca in cui portavo l'apparecchio, gli occhiali correttivi e si vedevano i primi schizzi dell'acne adolescenziale. Ero un incanto a undici anni, e naturalmente in tutto ciò Kate splendeva come un piccolo sole nella sua naturale bellezza tale della figlia del dio più egocentrico dell'Olimpo.

-E lei chi è?- Mi chiese ancora indicando la foto di un'altra ragazza mora in posa dietro di me. Osservai Connor e come ad aspettarselo stava bramando una risposta. Quella ragazza mi aveva fatto penare per tutta la settimana di soggiorno che fece con Matthew. Non le riuscivo a trovare un difetto! Era bellissima e dannatamente gentile, mostrava anche una spiccata intelligenza quindi ogni qual volta stavo con Kate mi ritrovavo a girare con un trio di fotomodelli, furono dei giorni terribili.

-Non ricordo il suo nome.- Feci la vaga rinfilando la foto dove Connor l'aveva trovata. -Sta facendo buio.- Cambiai argomento, osservando il cielo lampeggiare in diverse sfumature di rosa. -Non mi attira molto l'idea di passare in queste viuzze con il buio, meglio se acceleriamo il passo.- Dissi ad alta voce, in modo da farmi sentire da tutto il resto del gruppo.

-Ti stai rivelando più fifona di quello che pensassi.- Mi disse Connor porgendomi la foto.

-Ma sta zitto.- Replicai sorridendo, anche se non la presi troppo bene. All'epoca ero molto orgogliosa solo di due particolarità del mio carattere: del fatto che riuscissi sempre a vivacizzare una situazione... e del mio coraggio; e Connor, con quel suo commento, ovviamente scherzoso, era riuscito lo stesso ad intaccarmi. La mia non era fifa, era preoccupazione. Di sicuro non stavamo attraversando un quartiere di lusso ed ero angosciata al pensiero che qualcos'altro sarebbe andato storto. -Anzi, sai che ti dico Stoll: prova a sfidarmi.- Aggiunsi poco dopo.

-Uhuh, la situazione si fa interessante.- Si intromise Andrew che, a quanto pare, si era stancato delle chiacchiere di Jo e Daphne e aveva ascoltato il nostro precedente discorso.

-Cosa?- Chiese Travis, totalmente estraniato dalla situazione.

-L'innocente Clark mi ha proposto una sfida.- Rispose Connor.

-Io non lo farei fossi in te Vicky. Connor sa essere molto più che malvagio se ci si mette.- Mi suggerì la voce saggia di Kate.

Osservai il ragazzo in questione guardarmi provocatorio. -So esserlo anche io.- Replicai. -E fino ad ora Mister Malvagità non è riuscito a farmi ancora uno scherzo decente. Sono sicura di poter reggere.- Lo sminuì.

-Va bene allora.- Chiuse l'accordo il figlio di Ermes.

-Ragazzi... vogliamo davvero farlo? Non so voi, ma io voglio arrivare il prima possibile al porto.- Si lamentò Jo.

-Si tratterà solo di pochi minuti.- La rassicurò Connor. -Allora, prima le signore.- Mi fece, osservandomi con superiorità.

Mi guardai un po' in giro fino a trovare un edificio talmente tanto squallido da non poter contenere altro che gente poco raccomandabile. -Dovrai entrare in quell'edificio ed uscirne dalla porta sul retro.- Affermai. -Sempre se riesci a superare la guardia di quelli lì.- Aggiunsi notando un paio di ragazzotti sulla trentina seduti di fianco alla porta.

Travis e Connor mi osservarono quasi con delusione, il ghigno divertito che si era stampato sul loro volto al suono 'sfida' scomparve subito. -Mi aspettavo di più da te Vicky.- Ammise il primo.

-Non sarò altrettanto magnanimo con te Clark.- Disse Connor avviandosi.

Li osservai entrambi stranita, per poi porre la mia attenzione a Connor. Il suo avvicinamento aveva messo sull'attenti i due ragazzi, i quali si erano alzati attendendo l'arrivo del figlio di Ermes. Li notai discutere giusto un attimo prima di aprire la porta per farla varcare a Connor.

-Ma come...?- Domandai tra me e me.

-Meglio se andiamo ad aspettarlo sul retro.- Propose Jo stancamente, avviandosi verso l'altro capo del piccolo edificio.

-Ma come...?- Ripetei.

Kate mi portò una mano dietro la schiena incoraggiandomi a seguirli. -Cosa ti aspettavi? Facendogli questa proposta lo hai fatto giocare in casa. Di certo i figli di Ermes non hanno la fama di bravi ragazzi.- Commentò Kate con un sorrisetto.

-Al contrario della tua famiglia piena di Buon Samaritani.- Replicò Travis con repulsione, riferendosi a Kate. -E poi ci sei tu, la pecora nera che segue i cattivi ragazzi.- Continuò ironico.

Il sorriso di Katerina si spense in un attimo. -L'avete sentito anche voi?- Domandò. -Quel ronzio fastidioso mi segue da giorni.

Travis l'osservò con rabbia e Kate fu spintonata d'un tratto di lato da una forza invisibile. -Non avrai...- Grazie agli Dei fu interrotta dall'apparsa di Connor. Il quale aveva aperto con un gran fracasso l'anta dell'uscita di emergenza e vi si era poggiato seguito da un energumene alto più di due metri, pareva che ci stesse scherzando amichevolmente.

I due si salutarono con un'astrusa stretta di mano. -Una passeggiata.- Replicò Connor, raggiungendoci mostrando un semplice coltellino svizzero.

Daphne si liberò in uno sbuffo di sufficienza. -Conoscendoti avrei immaginato che saresti uscito con peggio.- Ammise.

Connor fece spallucce. -Ora è il tuo turno Clark.- Si riferì a me. -Dentro mi hanno parlato di quest'enorme fabbrica abbandonata, giusto qui a due passi. Ci sono leggende dietro e nessuno ha il coraggio di entrarci.- Cominciò a raccontare.

-D'accordo va bene. Però sbrighiamoci. Rischiamo di perdere il prossimo mercantile. Già non ho voglia di essere così vicino al Mare dei Mostri... evitiamo di renderlo anche più lungo del dovuto.- Precisò Jo.

-Più veloce del vento, è qui dietro.- Rispose Connor.

Effettivamente aveva ragione, neanche due minuti di cammino ed eravamo già arrivati. Quell'edificio si trovava in un'ampia zona libera che faceva risaltare le sue dimensioni. Emanava un'aria tetra, con le finestre rotte e l'interno quasi invisibile nel buio della serata. Ricapitolando: niente di che. Non sono una ragazza che si fa spaventare solo da una fabbrica abbandonata, con vecchi compagni di scuola avevamo fatto sciocchezze peggiori.

-D'accordo. Tempo due minuti e sono dall'altra parte.- Avevo replicato, per poi inoltrarmi nell'oscurità.

Nel mentre camminavo alla cieca non feci altro che pensare a quanto fosse stupida questa storia. Quasi mi pentì di aver fatto perdere a tutti tempo, pochi minuti e mi sarei ritrovata fuori, con quale risultato? Stupido orgoglio. Scossi la testa sfoderando la mia spada per illuminare, anche se poco, il pavimento sul quale stavo camminando.

Percepì un primo rumore subito dopo, sicuramente qualche topo. Mi fermai un momento per farmi luce, alla ricerca della scritta 'exit'. Ormai mi ero abituata alla luce fioca e quel poco che riusciva ad entrare dalle finestre mi fece notare lo strano posizionamento delle macchine. L'enorme sala principale era libera nel mezzo se non per un'enorme recipiente di rame, ai lati si trovavano decine di macchinari palesemente trascinati ai fianchi della stanza per fare spazio. Chi sa cosa ci fabbricavano lì dentro.

Percepì un altro rumore e nel girarmi ruppi qualcosa con il piede. Abbassai la lama giusto per scoprire di aver calpestato delle ossa di un piccolo animale, probabilmente morto lì dentro. Scansai la gamba schifata per poi riavviarmi verso l'uscita che, ormai, avevo individuato.

Purtroppo un altro rumore, stavolta più forte degli altri, mi fermò creandomi qualche titubanza. -Chi c'è?- Chiesi con fermezza, anche se un briciolo di panico cominciavo a percepirlo. Lo scacciai quasi subito, in fin dei conti mi ero allenata e la spada che avevo tra le mani la sapevo maneggiare bene, non avevo nulla di cui temere. "Nulla di mortale." Mi fece ragionare la mia coscienza, ma ignorai anche quella.

-Mostrati, non ho cattive intenzioni.- Aggiunsi.

-Oh, neanche noi.- Replicò una voce rauca.

-No, no. Solo un pasto veloce.- Disse un'altra voce, più profonda, troppo per appartenere ad un essere umano.

-Sta zitto Rotella!- Sgridò la prima voce.

Strinsi gli occhi alla ricerca di quel qualcosa che stesse parlando. -Sei con altri? Ne hai portati altri?- Chiese la prima voce. Preferì non rispondere alla domanda.

-Perché non la mangiamo subito, i bambini hanno bisogno di carne fresca.- Ribadì l'altro, a quanto pare Rotella.

-Ti ho detto che non basta...- Da qui iniziò una piccola discussione, alla quale io decisi di non unirmi. Al contrario scelsi di dileguarmi furtivamente, evitando che la paura mi assalisse. Poco distante da me si trovavano altri sei semidei addestrati per anni al fine di superare queste situazioni, dovevo solamente arrivare all'uscita.

-Dove credi di andare?- Percepì la terra tremare, segno che qualcuno di molto pesante avesse cominciato ad inseguirmi. Iniziai a correre, non riuscivo quasi a respirare, la paura mi bloccava i polmoni e la corsa frenetica non migliorava di certo la situazione. Quando intravidi la poca luce del tramonto appena concluso, ormai speranzosa della salvezza, qualcosa mi colpì alla testa e persi i sensi.

***


-Connor, sono passati più di quindici minuti. Non credi che sarebbe dovuta già uscire?- Chiese Kate, alzandosi da terra.

-Il posto è grande. Si sarà persa con la poca luce, ritroverà la strada sta tranquilla.- Replicò il ragazzo. La figlia di Apollo lo guardò incerta.

-Ehi! Venite a vedere!- Urlò d'un tratto la mia voce.

-Finalmente!- Esclamarono Jo e Daphne.

-Visto?- Fece Connor all'amica. I sei ragazzi rimasti fuori aguzzarono la vista, cercando di localizzarmi al di fuori dell'apertura sul garage.

-Non avete idea di cosa ho trovato! Venite.- Esclamò ancora la mia voce.

-Mi dispiace Clark, devi uscire da sola.- Le fece notare Travis.

-Non riesco a trasportarlo da sola!

Jo si fece avanti sbuffando. -Arrivo io!- Gridò, ma venne fermata da Connor. -Andiamo, ha attraversato la leggendaria fabbrica, vado ad aiutarla così riprendiamo a muoverci.- Detto questo si inoltrò nell'oscurità.

Ebbene, io di quella discussione compresi davvero poco. Ero in una specie di stato catatonico dovuto al colpo in testa, ma pian piano avevo cominciato a riavermi e provai più volte ad urlare per avvertire gli altri del tranello. Purtroppo dalla mia bocca usciva poco o nulla.

-Vicky? Dove sei?- Chiese la figlia di Ecate.

Quando la udì mi agitai con forza, in modo tale da scoprire di essere incatenata ed appesa chi sa dove. Notai tante piccole luci cominciare ad illuminare la stanza, ciò mi permise di scorgere Josephine nel bel mezzo della sala, mi sorpresi nello scoprire che il riverbero stesse provenendo da tante piccole fiaccole galleggianti nel vuoto. La luce sfarfallante rendeva ancora più inquietante il posto creando particolari ombre ondulanti che sembravano muoversi da sole sulle pareti.

-Vicky dove...- Le morirono le parole in bocca alla vista dei due mostri, ormai non più nascosti dalle tenebre. Uno dei quali si trovava proprio accanto a me, permettendomi di osservarlo bene. Aveva una forma quasi umana ed indossava una specie di enorme sacco di juta, da più di qualche settimana dato l'odore. Mostrava un volto brutale, con un unico occhio al centro della fronte: era un ciclope.

Cominciai a tremare, aveva visto tante cose assurde fino ad allora ma quella volta fu diverso. Ciò che avevo davanti era un vero mostro in carne ed ossa, alto quattro metri e probabilmente mi avrebbe mangiata come spuntino di mezzanotte.

-Vicky!- Mi chiamò a gran voce Jo per localizzarmi sfoderando i suoi coltelli e scagliandone uno contro l'energumeno a lei più vicino, da quello che avevo appurato era una grande tiratrice. Riuscì ad evitare la carica del ciclope approfittandone per saltare su un macchinario e sollevarsi per riprendere il coltello incastonatasi sul braccio dell'avversario e tentare di conficcarglielo nel cranio.

Il suo tentativo non funzionò, ma richiamò l'attenzione del ciclope destinato alla mia sorveglianza, di nome Lampadina, buffo vero? Ebbene, inizialmente Jo pareva cavarsela bene. Aveva smesso di attaccare, muovendosi veloce tra le macchine evitando i ciclopi, chiamandomi a gran voce.

-Rotella!- Esclamò furente Lampadina. -Prendila! Intendo mangiarla per prima! Sta facendo troppo rumore.

Jo vagò con lo sguardo prima di scivolare sotto un tavolo che fu distrutto dal passaggio di Rotella meno di un secondo dopo. Purtroppo entrai nella visuale della figlia di Ecate in quell'attimo fatale che la fece distrarre, fu agguantata da Lampadina che, tenendola saldamente, la portò vicino a me nella balconata del secondo piano.

-Lasciatemi! Appena riuscirò a liberarmi siate certi che vi manderò nel Tartaro! Fosse l'ultima cosa che faccio!- Iniziò a minacciare.

-Rotella? Come faccio a spegnerle?- Chiese la ciclope ignorando la mia amica, indicando la dozzina di fiaccole galleggianti a mezz'aria poste in cerchio nel centro della sala.

-Non lo so, scuotila un po'.- Replicò il ciclope, al che Lampadina cominciò ad agitare la mano contenente la mia amica che, scombussolata, non riuscì a mantenere abbastanza attenzione per lasciare accese le torce, le quali caddero per terra e scomparvero. Sembrò di essere immersi nelle tenebre non più abituata al buio ormai pesto della sera avanzata.

Riuscì a catturare lo sguardo di Jo, pareva ancora disorientata. Notai la ciclope metterle qualcosa in bocca per zittire future urla. -Connor e Travis...- Provai a dire con voce rauca, Josephine spalancò improvvisamente gli occhi cercando di fermarmi con qualche mugolio. Naturalmente non lo capì al volo. -E' tutta colpa loro.- Provai a scherzare.

A quanto pare gli altri un minimo di sospetto lo avevano avuto in risposta a quel casino, poiché cominciò a sentirsi un piccolo mormorio. -Travis! Aiuto!- Gridò con la mia voce Rotella, appostato dietro un'enorme apparecchiatura.

-Dove sei?- Gridò in risposta il ragazzo.

-Connor! Ti prego aiutaci!- Urlò di nuovo il ciclope, con la voce di Jo sta volta.

Si sentì lo scalpiccio delle scarpe, probabilmente Connor aveva preso a correre. -Non muovetevi, arriviamo!- Osservai la mia amica alzare gli occhi al cielo come a dire: "Non avrei mai chiesto aiuto in quella maniera, idiota! Un minimo di intelligenza no?!"

Sentì i miei compagni entrare nella fabbrica, si facevano domande a bassa voce. Udì un suono sommesso provenire da Jo, probabilmente un urlo smorzato dal pezzo di stoffa che aveva in bocca. A quel punto provai anche io a mandare un cenno del pericolo imminente, ma cosa avrei potuto fare? Non dovetti affannarmi troppo per trovare una risposta poiché ci riuscì Jo, facendo comparire un'altra torcia luminescente proprio sopra le nostre teste.

-Eccole lì!- Gridò Kate, alzando l'arco e, senza neanche osservare, lanciò una freccia dritto nell'occhio di Rotella appostato dietro di loro, passandolo da parte a parte e riducendolo in un mucchio di polvere.

-Come avete osato!- Gridò Lampadina, fiondandosi contro i semidei e lasciando cadere Josephine da parecchi metri di altezza. Il tonfo che ne seguì mise fine all'unica luce presente nella stanza, costringendo i miei amici a combattere al buio.

Mi agitai, tentando di slegarmi, sicuramente non avevo le forze per unirmi alla lotta ma avrei almeno potuto vedere in che condizione si trovasse la nostra 'torcia umana'. Mi preoccupai quando, dopo alcuni secondi, continuai a non sentire il rumore delle lame dei miei compagni scontrarsi contro le macchine alla cieca, segno che non le stavano utilizzando, ergo: la ciclope non stava attaccando.

Quel silenzio si fece sempre più pressante con il passare del tempo, abbastanza lungo da permettermi di adattarmi alla luce quasi nulla. -Kate?- Sussurrò qualcuno interrompendo il pesante silenzio.

-Che cosa vuoi?- Chiese in risposta la ragazza, era ovvio che stessero cercando di parlare con voce più bassa possibile, ma il luogo era grande e chiuso, persino il minimo soffio di vento si poteva sentire distintamente.

-Fai quella cosa, sbrigati sent....- Le restanti parole non le distinsi, ma mi ci volle poco per capire a cosa si riferisse. Qualche secondo dopo un rivolo dorato cominciò a fluttuare in aria facendo movimenti ipnotici come a seguire il corso di un fiume illuminando gran parte della fabbrica. Nel complesso fu una scena emozionante per la sua bellezza, se non fosse stato per il fatto che io fossi legata ed appesa come un salame al soffitto forse me la sarei goduta di più.

Notai subito i miei amici, schiena contro schiena al centro della sala anche grazie all'urlo di Andrew che segnalava l'avvistamento di piccole forme umanoidi convogliare verso di loro. Quando Rotella aveva proferito la parola 'bambini' non avrei mai immaginato che si riferisse a cuccioli di ciclope alti due metri.

Dopo di che abbassai lo sguardo, intravidi Jo seduta con la schiena contro il muro, sembrava in buone condizioni. Ciò che mi preoccupò fu il fatto di non riuscire a vedere la ciclope. Vagai con lo sguardo ma l'unica cosa che notavo era il piccolo scontro che si era formato nel piano sottostante.

Posi lo sguardo verso Jo, per vedere se fossi nelle stesse condizioni di prima, ma non la trovai dove l'avevo lasciata. Subito dopo percepì la sua presenza di fianco a me, nel tentativo di slegarmi, tempo qualche secondo ed avevo di nuovo i piedi a terra.

Mi tastai la cintura alla ricerca della spada che, purtroppo, non trovai. Doveva essermi caduta mentre ero priva di sensi. Mi voltai verso Jo. -Dobbiamo trovare un modo per scendere.- Affermai, cercando di superare il frastuono che si era formato nel piano sottostante.

-Non possiamo ucciderli tutti. Sono troppi e arrabbiati, se non ci inventiamo qualcosa rischiamo di morirci qui dentro.- Esclamò Jo osservando verso il basso. Al momento noi eravamo in salvo dall'attacco, ma i nostri amici erano praticamente accerchiati. L'arma di difesa di Kate era diventata inutile tant'è che l'aveva lasciata per dare posto al suo pugnale. -Devono aver scavato decine di gallerie qui sotto o non sarebbero mai riusciti a sopravvivere.- Pensò ad alta voce Jo.

-Da quanto so i ciclopi non sono esperti di architettura.- Affermai riferendomi al pian terreno.

Jo annuì. -La fabbrica non è stabile, guarda i muri portanti.- Mi indicò la facciata opposta scavata da profonde crepe. -Se riesco a raggiungere lo scantinato potrei creare una reazione a catena e far crollare tutto.- La ragazza si guardò un po' in giro, per poi sbuffare. Fece uno strano movimento con le mani assemblando un piccolo arco con qualche rottame da terra.

-E questo?- Chiesi quando me lo porse.

Jo mi lanciò uno sguardo mistico. -So fare altro oltre togliere gli occhi alle persone.- Ammiccò. -Quando vedi quella finestra laterale spaccarsi porta tutti fuori, se questo non accade hai un quarto d'ora per inventarti qualcosa e far cadere quella parete.- Detto questo saltò dal parapetto fin sopra ad un rullo trasportatore e, senza farsi vedere, scivolò verso le scale che portavano nei sotterranei.

Io rimasi ferma impalata come una scema. Avevo parecchie domande per la testa dato il caso di non aver mai vissuto uno scontro del genere e non sapevo cosa fare.

-Vicky! Una svegliata?- Mi richiamò Andrew. Scossi la testa ed osservai in basso, ormai i miei compagni erano impegnati in una battaglia corpo a corpo contro ben quattro ciclopi. Incoccai l'arco improvvisato e scagliai una prima freccia che si incagliò nella spalla di un mostro, ferendolo. Mi sorpresi della maneggiabilità dell'arma, tirai un'altra freccia che distrasse un ciclope che stava per colpire alle spalle Daphne.

-Vi copro io!- Gridai, per poi continuare a scagliare bastoncini tramutati da Jo in frecce. Salvai la vita ai miei compagni più di una volta. Stavo giusto per usare l'ultima quando un rumore alle mie spalle mi distrasse. Strinsi gli occhi nel tentativo di intercettare qualche movimento, riuscì ad individuarlo proprio nel momento in cui una massa scura mi saltò a dosso facendomi cadere dalla balconata insieme a lui.

L'atterraggio non fu sicuramente piacevole, sentivo la schiena a pezzi ed ebbi paura che nell'alzare le gambe non sarei riuscita ad ottenere nulla, incapace di muoverle. Percepì qualcuno urlare il mio nome, mi voltai di lato. Riuscivo a vedere la luce azzurrina della mia spada ad un paio di metri di distanza da me, provai a muovermi ricevendo immediatamente una terribile fitta di dolore alla spalla, fui costretta a fermarmi. Presi un respiro e provai a muovere il braccio sinistro e, nel non riuscirci, constatai di essermi probabilmente lussata la spalla.

Mi misi seduta con lentezza tentando però di fare il più velocemente possibile nonostante le mie condizioni. Percepì immediatamente una fitta atroce all'articolazione che mi costrinse a fermarmi. Diedi una veloce occhiata intorno notando il ciclope che mi aveva scaraventato dal piano superiore poco distante da me, nel tentavo di disincastrare la testa da un'enorme scatola di metallo. E con quello eravamo a cinque, ben cinque mostri grossi come un armadio da distruggere, contando che all'appello mancava ancora la ciclope di nome Lampadina.

Osservai la finestra laterale, neanche una piccola crepa. Jo ci stava mettendo troppo. Tentai di alzarmi reggendomi il braccio, fu un susseguirsi di momenti strazianti. Mentre zoppicavo verso la mia spada il ciclope riuscì a liberarsi e cominciò a correre nella mia direzione, ma a questo ero preparata. Raccattai in meno di un secondo la lama per poi tenerla ferma davanti a me e, come da copione, il ciclope ci andò a sbattere perfettamente contro, trafiggendosi da solo. L'unico mio sforzo fu quello di attutire il colpo di un essere da mezza tonnellata che mi si scagliava contro, grazie agli dei questi divenne polvere prima di procurarmi ulteriori danni.

-Dobbiamo ripiegare!- Sentì gridare Daphne. -Rischiamo di essere sopraffatti.

-Dov'è Jo?- Esclamò Kate.

-Non si è riunita a noi, non possiamo lasciarla qui!- Aggiunse Travis.

-Non possiamo fare altrimenti.- Replicò Daphne.

Osservai la finestra, ancora nessun segnale. Feci un sospiro. -Ehi!- Catturai la loro attenzione. -Copritemi! Ho un piano. Quando ve lo dico, trattenete il fiato.- Gridai.

Presi un bel respiro. Notai i miei compagni avvicinarsi lentamente a me, costringendosi schiena contro schiena cercando di allontanare gli unici tre ciclopi rimasti, ma parevano esausti, se il mio piano non avesse funzionato saremmo stati accerchiati e...

Mi concentrai su altro. Si poteva comunque dire di trovarci vicino al porto, no? Di conseguenza sotto di noi si sarebbe dovuta trovare una gran bella quantità di acqua, se pur a debita distanza. Tanta acqua, cominciavo a percepirla. Alzai lo sguardo, c'era una bella apertura sul soffitto. Ottimo, se il resto non ci fosse crollato a dosso l'avremmo potuta utilizzare come via di fuga.

Sentì una stretta allo stomaco, ancora un po' e ce l'avrei fatta. Il pensiero di riuscire a far crollare uno dei muri utilizzando la mia influenza sulla terra mi aveva sfiorato la mente, ma saremmo rimasti schiacciati. Mi concentrai, percepivo tonnellate di acqua sotto il mio controllo che prendevano velocità per salire in superficie. Il terreno cominciò a tremare.

-Vicky?- Mi richiamò preoccupata Kate.

-Sei tu a fare questo?- Domandò Travis.

Non mi presi neanche la briga di rispondere. Cominciavo a vedere tanti pallini gialli al posto dell'oscura massa confusa, la spalla pareva volessi staccarsi dal corpo tanto faceva male ma mi costrinsi ad andare avanti. Sentì qualcosa di molto pesante cadere, probabilmente una balconata.

-Vicky! Sta crollando tutto!- Gridò Andrew.

Si sentì il passo pesante di qualcuno che aveva iniziato a correre, il passo di qualcuno poderoso. -Clark...- Mi avvertì Connor.

Quando il viso di Lampadina entrò nella mia visuale ormai era troppo tardi. -Ora!- Esclamai, nell'esatto momento in cui un getto d'acqua apriva il suolo e fuoriusciva con la stessa forza di un geyser, esattamente sotto di noi. Il terreno dove posavano i restati ciclopi crollò su se stesso, trascinando con se quei pochi mostri rimasti, Jo aveva ragione.

Tutto ciò avvenne mentre noi venivamo sparati verso il soffitto dal getto d'acqua, l'enorme fabbrica collassò. E qui venne la parte che non avevo calcolato: come avremmo potuto raggiungere il suolo evitando la morte.

Avevamo iniziato a precipitare quando riuscì a racimolare l'ultimo po' di energia per richiamare a me l'acqua che ancora sprizzava dal suolo e racchiuderci in una bolla protettiva a pochi secondi dal macello. Grazie agli dei ottenni il risultato voluto, rallentammo fino a toccare il suolo con il suono scosciante della bolla d'acqua che si rompeva.

L'ultima cosa che ricordo è la sensazione di essere sdraiata su qualcosa di duro, poi svenni.



ANGOLO AUTRICE
Perdono! So di non essermi fatta sentire per molto, ma non avevo davvero nessuna idea su come continuare la storia, per di più la scuola non aiutava. Quindi non ho davvero la più pallida idea su cosa pensare di questo capitolo, spero vi piaccia.
Dovrei aggiornare presto, siccome ho già scirtto qualche spazzo di testo del prossimo capitolo.
Baci,
Catebaggins.
  
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