Serie TV > Sherlock (BBC)
Segui la storia  |       
Autore: Blablia87    08/03/2016    8 recensioni
[Omega!verse]
[Alpha!Sherlock][Omega!John]
Pezzi di una filastrocca come briciole di pane lasciate da un passato pronto a riscuotere la sua vendetta.
Genere: Angst, Sentimentale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Lestrade, Mycroft Holmes, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
La luce calda dei lampioni filtrava attraverso le finestre, frazionandosi sul pavimento in piccoli quadrati luminosi, morbidi.
Sherlock, una sigaretta ancora spenta ben stretta tra le labbra, si lasciò andare contro lo schienale della poltrona, voltandosi verso il caminetto acceso.
John, seduto sul divano, attese in silenzio che l’altro decidesse di dare inizio al proprio racconto. Aveva tenuto fede alla sua parte del patto, mangiando fino all’ultima briciola della cena che la signora Hudson aveva preparato loro, come il detective aveva chiesto. Era giunto il momento che Sherlock facesse altrettanto, raccontandogli di Victor Trevor.
Lo scatto dell’accendino sorprese il medico, che rimase immobile a guardare la fiammella avvicinarsi alla carta, incendiandola assieme al tabacco in un brillio fugace.
“Ti ha toccato?” La voce di Sherlock, calma, lenta, riempì il salotto, e per un attimo sembrò renderlo ancor più buio di quanto non fosse.
“Non ha fatto un solo passo oltre la porta.” Gli rispose John, sentendosi improvvisamente a disagio.
Sherlock continuò a mantenere gli occhi sul camino, insieme ai lampioni di Baker Street, unica fonte di illuminazione presente al momento nella stanza.
“Avrebbe dovuto?” Domandò il medico, sforzandosi di assumere un tono di voce ironico.
“Avrebbe voluto.” Fu la risposta del detective, secca. “Probabilmente. Non abbastanza da farlo, evidentemente.”
Il medico si mosse, a disagio, cercando di assumere una postura rigida, come quelle che aveva imparato durante la carriera militare.
“Sherlock.” Non era un richiamo, né un’invocazione. Il suo nome gli era semplicemente scivolato tra le labbra. Aveva a che fare con ciò che era accaduto in camera sua, e allo stesso tempo non ne aveva affatto.
“D'accordo. Chi è Victor Trevor, mi chiedi.” Il detective lasciò uscire il fumo, lentamente, attraverso una stretta fessura della bocca. “Potrei dire che è tante cose diverse. Ma immagino che tu mi stia domandando chi sia per me. Bene. Per me non è altro che un ricordo che sbiadisce sempre più ad ogni assunzione di Soma.”
Un ceppo nel camino schioccò, rompendosi in un’esplosione di scintille.
Sherlock ne seguì una con gli occhi, guardandola spengersi sul tappeto ai suoi piedi, lasciando al suo posto una piccola macchia scura.
“Ma penso che neanche questo risponda alle tue domande. Per cui ti dirò cosa è stato, per me.”
La scia del detective si appannò, e John ebbe l’istinto di farglisi più vicino. In risposta a questo stimolo, premette la schiena con più forza contro lo schienale del divano, come ad aggrapparcisi.
“È stato un mio compagno di liceo. Più grande di me di un anno. Per qualche tempo è stato un mio coinquilino, o per meglio dire io sono stato il suo. Abitai da lui per un mese, dopo la morte di sua madre. È stata anche la persona che mi ha iniziato all’uso del Soma, durante i lunghi pomeriggi estivi di quella convivenza.”
Lo stomaco di John si contorse, e si sorprese a scoprire di aver serrato la mandibola con forza.
“Immagino si possa dire che sia stato una persona importante, per me. Molti lo potrebbero definire “il mio primo amore”. Una sciocchezza. Non c’è mai stato amore, in quello che facevamo. Solo bisogno.”
Sherlock aspirò una lunga boccata di fumo e la spinse nei polmoni, trattenendo il respiro fino a sentirli bruciare.
“Bisogno?” Domandò John, voce bassa, quasi vergognandosi di quanto riusciva a scorgere tra i silenzi dell’altro.
“Ogni nostro gesto è mosso da bisogni. Anche il più apparentemente disinteressato, altruistico. Siamo nati pieni, saturi di necessità, fin dal primo vagito. La vera differenza sta nel capirlo, e accettarlo.” Il detective lanciò nel fuoco quel che rimaneva della sigaretta, e si voltò verso il medico. “Non c’è amore, né misericordia, nell’uomo. Tu più di altri dovresti saperlo. Ogni giorno sezioni corpi martoriati, vittime innocenti della barbarie altrui. Per una vita ti sei dovuto nascondere, perché la tua natura richiama i peggiori istinti, negli altri.”
“Hai detto che non siamo solo scia ed istinto.” Rispose John, ricambiando il suo sguardo.
“È vero. Siamo molto peggio.” Sherlock tornò a guardare il camino.
“Penso ci sia stato un momento in cui, guardandolo, abbia pensato che potesse essere l’amore di cui tanto si discute, di cui tanto si scrive, studia e legge.” Sussurrò poi, chiudendo gli occhi.
“Era perfetto: due Alpha. Nessun capo, nessuno schiavo. Solo due ragazzi che volevano scappare da una realtà familiare che odiavano, e ai quali era stata data una possibilità irripetibile: farlo davvero.”
Dietro le palpebre serrate del detective prese forma l’immagine di un funerale.
Rivide Victor, chino sulla bara aperta della madre, viso duro, nessuna traccia di dolore.
Vorrei tanto essere da un’altra parte.” Gli aveva sussurrato, quando Sherlock si era avvicinato per chiedergli se avesse bisogno di qualcosa. “Vorrei essere a casa mia. Con te.”
“Stai con me.” Sillabò il detective, seguendo con le proprie le labbra di Victor, che vedeva muoversi nel suo ricordo. “Solo io e te. Avremmo tutta casa mia a disposizione.”
“Sherlock.” Lo richiamò John, ed il detective spalancò gli occhi, sorpreso.
“Victor ti ha detto che l’ultima volta che parlammo di Omega e Legami, definii inutili entrambi.” Continuò quindi Sherlock, atono.
“È vero. L’ho fatto.” Ammise, e John sentì un dolore sordo iniziare a premere contro il petto.
“Ma suppongo non ti abbia detto cosa stesse accadendo, in quel momento. Mi stava cacciando di casa.” Aggiunse, ed il dottore riuscì a sentire la sua voce esitare.
“Dopo un mese nel quale gli avevo permesso di…” La scia di Sherlock esplose di rabbia, e John iniziò a tremare, cercando istintivamente con gli occhi la porta d’ingresso, pronto a fuggire al piano superiore.
“Vedi, ci sono vari problemi, con le persone molto intelligenti.” Riprese il detective dopo qualche attimo di silenzio. “E Victor lo era. Incredibilmente. Più di me, per certi aspetti. Il primo problema è che si annoiano facilmente.” Sherlock abbassò la voce, e con lei il suo odore. “Il secondo è che tendono a ritenere gli altri semplici suppellettili, un modo per lenire il tedio. Il terzo, è che sanno come raggirarti, se servi loro per raggiungere un dato fine.” Sherlock ispirò l’aria calda e acre del camino, piegando un lato delle labbra in un sorriso obliquo.
“Non tutti.” Disse John, ed il detective si girò a guardarlo con aria interrogativa.
“Non tutti sono così. Tu non lo sei.” Spiegò meglio il medico, serio.
“Dio.” Sherlock scoppiò in una risata vuota di allegria. “Cosa pensi che sia, io?” Domandò, e John rimase in silenzio, aggrottando le sopracciglia.
“Pensi che sia una specie di eroe? L’Alpha che si sottrasse alla sua Determinazione, e con questo alla sua natura? John, sei un soldato. Un medico. Non esistono eroi. E se anche esistessero, io non sarei uno di loro.” Il detective si alzò, diretto verso la custodia del violino, appoggiata sotto la finestra alle spalle della sua poltrona.
“Uso le persone costantemente. È il mio lavoro. Posso fingermi accomodante, addolorato, interessato, ma non temere: nessuna, nessuna di quelle emozioni sarà mia davvero. Sono mezzi. Strumenti del mestiere.”
“Immagino allora che anche ordinarmi di vomitare lo Snubber assunto faccia parte di una recita. Che per te rientri nel compiti del “buon coinquilino”.” Lo canzonò John.
Sherlock si bloccò, chino sullo strumento, e per un attimo parve perso.
Poi, riscuotendosi, estrasse il violino e tornò a sedersi sulla poltrona.
“È diverso.” Commentò, gelido.
“No, non lo è.” Lo rimbeccò John, incrociando le braccia sul petto. “Ad ogni modo… finisci di raccontare.” Aggiunse, addolcendo la voce.
“Non c’è molto da raccontare. Tutto, di quel mese, avrebbe dovuto farmi capire cosa stesse succedendo. Tutte le attenzioni, l’interesse… sparirono non appena varcai la porta di quella casa. E dio solo sa quante volte Mycroft ha provato a farmi cambiare idea. Non c’è una sola cosa, fatta allora, che oggi rifarei. Nessuna. Ma tant’è: al termine di tutto, fui messo alla porta con una risata.”
Sherlock rivide il viso di Victor aprirsi in un sorriso divertito.
Davvero pensavi sarebbe durata?” Gli aveva domandato, scuotendo la testa carica di capelli scuri. “Siamo Alpha, Sherlock, per l’amor del cielo! Io voglio un Legame, un Omega da sottomettere e comandare! Sei stato un buon sostituto, lo ammetto, ma siamo seri… quanto mai sarebbe potuta andare avanti?”
Sherlock strinse le dita sulle corde fino a ferirsi.
I Legami e gli Omega sono inutili…” Aveva protestato lui, citando una frase che Victor aveva spesso ripetuto all’inizio del loro rapporto, per rassicurarlo del fatto che non se ne sarebbe andato. Che sarebbero stati loro la famiglia che non avevano più o sentivano di non avere.
Sì, ma sono divertenti!” Erano state le ultime parole dell’altro.
La scia di Sherlock esplose in un insieme di dolore e rabbia.
John lo osservò premersi al petto il violino con la disperazione di un naufrago ad un pezzo di legno.
“Sì, ho detto che gli Omega ed i Legami sono inutili. Ad oggi, ritengo i secondi ancora tali.” Soffiò fuori, a fatica, lasciando andare la presa sulla tastiera. “Per quanto riguarda i primi, non ho mai pensato a loro in alcun modo, prima di incontrarti. Certo, li ritengo un pericolo, in quanto potenzialmente capaci di privarmi della mia lucidità mentale. Ma… quello che ho detto, quando l’ho detto, è stata solo una risposta istintiva all’affermazione di Victor di lasciarmi perché indegno persino di ricoprire il loro ruolo in un rapporto.” Le ultime parole lasciarono le sue labbra assieme ad un respiro, e Sherlock si sorprese di averle pronunciate davvero. Per anni si era rifiutato persino di pensarci.
La sua scia assunse un tono basso, che John non aveva mai sentito. Nel silenzio, respirò ad occhi chiusi, attento. Vergogna. Sherlock ne era saturo, come il suo odore. Il medico si alzò dal divano, e si avvicinò alle poltrone, lasciandosi cadere su la sua con un tonfo.
Sherlock alzò su di lui uno sguardo interrogativo, ed in cambio ottenne un sorriso incerto.
“Suoneresti per me?” Gli domandò John, indicando il violino.
Il detective rimase immobile per qualche secondo, muovendo gli occhi sul viso adesso disteso dell’altro.
“Per favore.” Aggiunse il medico, senza provare alcun disagio all’idea di poter apparire remissivo. Voleva davvero che Sherlock suonasse, che la musica cancellasse dalla sua scia quella nota che così poco sembrava appartenergli.
Il detective annuì, poggiandosi sulla mentoniera.
Una melodia dolce iniziò a riempire la stanza, e John si rilassò.
Avrebbero altre occasioni per parlare dei motivi che potevano aver spinto Victor Trevor fino a Baker Street, alla luce di quel passato che ora conosceva, anche se solo in parte. Adesso dovevano solo calmarsi, e riposare.
Mentre Sherlock si alzava - continuando a suonare - diretto alla finestra, John lanciò un’occhiata al divano.
Non riusciva a capire cosa avesse condotto alla loro porta quell’uomo. Ma una cosa la sapeva: il suo regalo era esattamente dove doveva essere. Ai loro piedi, tra la polvere. Dimenticato.
 
Angolo dell’autrice:
Inizialmente questo doveva essere solo l’inizio del capitolo (ed infatti, è molto breve).
Poi mi sono scontrata (a forte velocità e senza cinture di sicurezza XD) con la fatica immensa che ho fatto per scriverlo.
Il perché è presto detto. Non ho mai visto Sherlock come qualcuno pronto a raccontare il proprio passato con leggerezza. Non l’ho mai visto una persona che si lascia andare a confidenze, soprattutto così private. Quindi mantenere un equilibrio tra “il dire e in non dire” è stato complicato, con l’OOC sempre il agguato (spero di aver vinto io questa sfida! XD)
Vorrei aggiungere mille cose, ma mi ricordo del saggio suggerimento di Koa e taccio, sperando che possano trasparire più o meno intensamente dal testo.
 
Grazie mille a tutte/i come sempre per i commenti, la lettura, la pazienza (XD).
Un abbraccio!
 
B.
 
PS: io personalmente non festeggio, ma ad ogni modo: buona Festa delle Donne, ragazze!
PPS: non prometto aggiornamenti ulteriori, per questa settimana: il 12 compio gli anni e potrei darmi alla fuga per il week end! In caso scusatemi, recupererò prossima settimana che per fortuna farò orario ridotto a lavoro! :D
   
 
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: Blablia87