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Autore: thankyouzayn    10/03/2016    1 recensioni
Bradford, United Kingdom.
"Sembravano proprio una di quelle coppie delle riviste, quelle che se vai in prima pagina sei capace di fare il giro del mondo, quei giornali tanto importanti da avere un intero esercito di lettori ai loro piedi.
Insomma, capiamoci, erano una di quelle coppie che avresti voluto fotografare solo per cercare di riuscire a immortalare il modo in cui lo sguardo di Zayn si posava con adorazione sul volto e sul corpo di una Lilith che sorrideva, inconsapevole o meno dei sentimenti che si celavano dietro a quegli occhi tanto marroni quanto profondi."
© thankyouzayn | 2015
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Every Little Bit Of All Of It'
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ATTENZIONE: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera dei caratteri di queste persone, né offenderle in alcun modo. Vorrei ricordare che il tutto, è solo frutto della mia immaginazione: ovviamente la realtà è ben diversa dai fatti raccontati!

20 •• Epilogo

Zayn sedeva sul suo divano di casa, a guardare la televisione senza, tuttavia, vedere realmente le immagini.
Era una domenica noiosa quella che stava trascorrendo tra le mura di casa, mentre fuori era in corso una tempesta vera e propria. La pioggia cadeva con furia al suolo, sbattendo anche contro le finestre. Un vento forte soffiava dalla mattina, abbassando così, ancora di più, le temperature.
Non c'era quindi da stupirsi più di tanto che l’atmosfera allegra della neve, fosse stata rimpiazzata dal cielo grigio, lasciando così, inevitabilmente, il posto a tristezza e malinconia.
Il cellulare di Zayn, dimenticato da qualche parte in cucina, aveva già squillato almeno una decina di volte ma, per nessuna di queste, si era scomposto dalla sua postazione.
I capelli gli ricadevano morbidi sulla fronte, in quanto privi di qualsiasi traccia gel. Era stata una settimana impegnativa quella appena trascorsa e tra i turni lunghissimi al Far Away e l’alzarsi tutte le mattine sempre prima per colpa di intere notti passate a non dormire Zayn era arrivato alla domenica stanco e distrutto più del normale.
Intendiamoci, Zayn sarebbe riuscito ad arrivare stanco al fine settimana anche senza fare più di tanto ma, a suo merito o discolpa, è tutta questione di punti di vista, si era praticamente spaccato la schiena nei giorni precedenti, quindi del sano riposo gli era più che concesso. L'unica cosa che aveva intenzione di fare, quindi, sarebbe stata quella di starsene in casa, bazzicando tra il divano ed il letto.
E poi, quale miglior occasione di una domenica piovosa per non fare assolutamente nulla?
Dal famoso mercoledì in cui aveva rivisto Lilith, al K2O non ci aveva più messo piede. Louis aveva provato anche questa volta a convincerlo a fare un salto al bar per bere qualcosa in compagnia ma Zayn non aveva voluto sentire ragioni, anzi aveva sbattuto il telefono in faccia all’amico per ribadire il concetto.
Della ragazza non aveva avuto più informazioni se non quelle strettamente essenziali che aveva ottenuto con qualche domanda fatta, con del finto interesse, a Louis. Questo, dal canto suo, aveva capito perfettamente dove volesse andare a parare il ragazzo ma si era semplicemente limitato a dire, giusto per accontentarlo, le cose più importanti e a riferirgli che Lilith sarebbe partita il lunedì seguente per tornare a Mancherter e che sì, solo poche ore dopo avrebbe preso un volo che l’avrebbe portata a Los Angeles, dal padre.
Zayn era sbiancato, prima di ritrarsi come ferito da quello che aveva detto l'amico e senza dire ulteriori parole era schizzato fuori da casa di Louis senza neanche badare all'altro che lo richiamava indietro. Sapeva che il padre di Lilith abitasse in America ma saperla dall'altro capo del mondo era pur sempre difficile da accettare.
Grazie a Dio quel pomeriggio la ragazza era con Safaa.
Johannah gli aveva rivolto un sorriso materno prima di vederlo sparire oltre la porta.
Non seppe nemmeno lui la motivazione di tale reazione, a parere suo, troppo esagerata, ma appena gli parve quasi di udire il suo cuore spezzarsi per quel dolore improvviso capì che Lilith l’aveva ferito per l’ennesima volta.
Era stato bello cercare di convincersi che lei se ne sarebbe rimasta a Manchester, senza nessuna America di mezzo e che avrebbero provato a risistemare le cose prima che partisse.
Zayn si rendeva perfettamente conto di essere capriccioso e di star comportandosi come una ragazzina in piena crisi amorosa ma aveva smesso di preoccuparsi di queste cose già da qualche tempo. Ma, ciò non stava a significare che non fosse imbarazzante e, per questo, i suoi amici non avrebbero dovuto essere a conoscenza di ciò.
Sussultò quindi impercettibilmente quando le voci di Ted e Barney riecheggiarono per il salotto ed appena prima che riuscisse ad abbassare il volume anche il campanello di casa suonò.
Alzò gli occhi al cielo, perché fino a prova contraria non attendeva nessun genere di ospiti ma, tuttavia, quando davanti ai suoi occhi apparve la figura di Louis che aveva tutta l'aria di un pulcino bagnato si chiese distrattamente perché non avesse previsto un agguato di quel genere.
L'amico, non appena la porta si aprì sollevò un sacchetto di plastica e con un sorriso sulle labbra sottili «Fifa quindici e gelato possono andare?» pronunciò.
Zayn rise, scuotendo la testa e facendosi da parte per lasciar passare quello che da tanti anni, ormai, era la persona più vicina a lui.
Louis si mosse con abilità, e dopo aver sistemato il cibo nel congelatore si sedette a terra per sistemare il gioco.
«Come mai da queste parti, Lou?» Chiese quindi Zayn.
L'amico l'osservò da sopra la sua spalla mentre con il joystick in mano cercava di sistemare le impostazioni.
Tutte cose che richiedono anni di esperienza, ovviamente.
«Sono venuto a vedere se stessi bene. Non ti fai vedere da un po'. Io e i ragazzi siamo preoccupati...»
Il moro si grattò distrattamente la nuca, in segno di nervosismo, socchiudendo gli occhi. Poi sospirò.
«Harry mi ha detto che per tutta la settimana sei arrivato puntuale al lavoro e che ti sei anche occupato dell'apertura. Ora, Zay, io non m'intendo molto di cuori spezzati ma la storia dev'essere molto grave se tu, re del ritardo, arrivi puntuale. Capisci?»
Zayn, s'inumidì le labbra mentre osservava l'amico dargli le spalle ma stando, al tempo stesso, attento ad ogni mossa che avrebbe commesso il primo.
Era difficile a volte avere a che fare con persone che conoscono ogni aspetto della tua persona. Da quello meno importante al più significativo.
Zayn, si riteneva più che fortunato ad avere amici come i suoi al suo fianco ma quando capitava che questi si coalizzassero contro di lui per aiutarlo in qualche modo, beh era una vera scocciatura perché ogni volta non si davano pace fino a quando il loro obbiettivo finale non sarebbe stato raggiunto. E non era facile stabilire come avrebbero agito ed era ancora più difficile cercare di capire cos'avessero in mente questa volta.
Poi, però, nessuno aggiunse più nulla. Louis premette su play ed i giocatori si dispersero sul campo per iniziare una nuova partita.
«Tanto lo sai che vinco io», si pavoneggiò Louis che in risposta ottenne un dito medio ed un alzata di occhi verso il soffitto ma, Zayn sapeva quanto il suo amico fosse realmente bravo in quel gioco e che sarebbero bastati solamente pochi secondi per fargli accumulare già un vantaggio.

C'era qualcosa di rassicurante nel premere i bottoni, spostare con abilità i calciatori sul campo e mandare a fanculo Louis ogni volta che, in un qualche modo, riusciva sempre ad evitare che la palla andasse in rete. C'era qualcosa di abituale anche nel sentire la risata di Niall in sottofondo, perché sì, il nonno di Louis si era offerto anche per quella sera di gestire il bar ed allora perché non ritrovarsi tutti a casa di Zayn per bere qualche birra intervallate a partite con Fifa.
Le risate sguaiate, i lamenti, i brontolii e le urla era proprio quello che mancava a quella casa per renderla un po' meno vuota e più accogliente.
Harry, steso sul tappeto, perché ormai del divano si era stufato, era intento ad osservare con le sopracciglia aggrottate i mini calciatori che si agitavano nel gioco. Forse era l'unico all'interno di quel piccolo gruppo a non sapere nemmeno come s'impugnasse un joystick. Qualche anno fa gli altri avevano tentato di insegnargli le basi per poi approfittare della sua debolezza per sconfiggerlo facilmente ma Harry, che di pazienza ne aveva molta ma non per quel genere di cose, aveva sollevato bandiera bianca non appena sia Niall che Louis avevano cominciato a pronunciare nomi tecnici. Da quel momento in poi nessuno aveva più tentato nulla.
Liam, seduto accanto a Zayn, dava consigli a questo su come fosse meglio agire ma solo poche volte venne realmente ascoltato perché prima che potesse finire ogni minima frase la voce squillante di Louis lo riprendeva.
Louis stesso, invece, era a terra, con le gambe incrociate e la seconda bottiglia di birra accanto a lui perché, ovviamente, far correre i giocatori da una parte all'altra del campo di gioco e muovere le dita sul joystick era tremendamente faticoso, tanto da portarti alla disidratazione.
«A destra, Zay! A destra!»
Louis alzò gli occhi chiari verso il soffitto quando anche questa volta Liam parlò ma decise di rimanere semplicemente in silenzio, anche perché era già la terza partita che facevano e ci sarà stato pur un buon motivo se aveva già ottenuto due vittorie consecutive.
In sottofondo Harry sbuffò, pretendendo un sorso di birra dalla sua bottiglia. «Mi spiegate perché dobbiamo sempre finire così?» Si lamentò anche.
Louis allora s'inumidì le labbra, sulle quali minacciava di spuntare un sorriso oltretutto, e «C'è il gelato», disse semplicemente.
Perché sarà stato pur vero che spesso e volentieri se si trovavano a casa di uno di loro, alla fine ed in un modo o nell'altro, qualche partita a Fifa la si faceva sempre ma, era anche vero che bastava menzionare la parola “gelato” per mettere in sesto gli animi infranti.
Harry, infatti, fu più che felice di sentire quello che sentì e, con un sorriso sul volto, si alzò dal tappeto che ormai avrebbe potuto prendere la sua forma, e si diresse senza troppi problemi in cucina. Niall invece, fu combattuto fino all'ultimo perché quando in una stanza si giocava a Fifa e nell'altra c'era del gelato, beh era quella la vera sfida.
Calcio o cibo? Il dilemma della vita.
Tuttavia, dopo aver assodato che Zayn avrebbe perso, anche questa volta, mandò al diavolo tutti quanti e si alzò dal divano.
«Sapevo saresti arrivato», commentò anche Harry, in merito alla sua decisione.
«Zayn non se la sta cavando bene», rispose solamente Niall.
Il riccio scosse la testa, divertito mentre afferrava altre ciotole per il gelato perché sapeva bene che fine avrebbe fatto il suo gelato e quello dell'amico biondo accanto a lui se non ne avesse portato in quantità sufficienti.
Avrebbe potuto dire addio immediatamente anche solo all'idea di assaggiarlo.
«Haz, sta attento. Non sono sicuro che Zayn sia dell'umore adatto per pulire via il gelato dalla sua cucina.»
Harry cancellò con un gesto della mano le parole di Niall e quando notò una piccola goccia di gelato sul bancone la tolse con il dito. Dito che poi si portò alle labbra per ripulirselo e fare anche il segno del silenzio.

A fine serata, almeno una decina di bottiglie di birra erano state buttate nel sacco della spazzatura e qualche goccia di gelato era finita sul tappeto.
Qui, Zayn, era sicuro centrasse Niall. Di Harry si fidava abbastanza per poter dire e confermare che non sarebbe riuscito, neanche se si fosse impegnato, a sporcare.
Liam, insieme agli altri due, si erano poi avviati lungo il tragitto con il sottofondo della ramanzina che il moro aveva rivolto a Niall, puntandogli un dito contro, come per ribadire il concetto che sarebbe toccato a lui pulire. Il biondo, in risposta, era finito per scoppiargli a ridere in faccia, prima di salutarlo allegramente con la mano e tornare a casa. Liam aveva lasciato una pacca sulla spalla di Zayn, scuotendo la testa, in direzione di Niall, rassegnato. Lo sapevano tutti che non avrebbe pulito niente. Tuttavia, quando Liam, promise a Zayn di chiamarlo il giorno dopo, il moro alzò gli occhi al cielo ma, Liam rimaneva pur sempre Liam e quindi si limitò ad annuire con un sorriso appena accennato sulle labbra.
Louis, invece, decise di rimanere per un altro po'.
«Zay, hai una sigaretta?»
Zayn alzò gli occhi al cielo per quella che forse sarà stata la milionesima volta e mentre tastava ogni tasca della felpa e dei jeans provò a ripensare a cosa mai avesse fatto tanto di male in una vita precedente per avere sempre alle calcagna uno come Louis.
Tuttavia, non ebbe molto tempo perché fece a malapena in tempo ad estrarre il pacchetto prima che Louis lo strascinasse in cucina. Con un abilità e scioltezza tale che sembrava essere in casa sua, aprì la finestra e poi, con un salto, si sedette su uno dei banconi.
«Se mi gelerò il culo darò la colpa a te», precisò Zayn che si stava già accingendo a cercare l'accendino che per il momento era ancora disperso. «Lascia stare», disse il castano e, sbilanciandosi leggermente a sinistra afferrò l'oggetto dei loro desideri.
Zayn glielo soffiò dalle mani ancor prima che potesse solamente provate a farlo scattare.
«Ehi!» Protestò infatti Louis.
Ma l'altro sorrise furbamente e dopo aver fatto il primo tiro s'inumidì le labbra e «Tu mi hai preso una sigaretta io mi accendo la mia per primo.»
E sembrava quasi avessero due anni ed improvvisamente fossero arrivati a riuscire a bisticciare per un pupazzo che volevano entrambi ma, ancora non erano riusciti a capire che con un po' di pazienza e spirito d'adattamento avrebbero potuto giocarci entrambi. Solo che il peluche si era trasformato in qualcosa di decisamente più dannoso alla salute.
Quella, praticamente, era l'unica differenza.
Louis rubò una patatina dal pacchetto di fianco a lui, prendendo a masticare rumorosamente.
«Fai cagare», si limitò a dire semplicemente Zayn.
L'altro non parve nemmeno farci caso a quelle parole, anzi prese un'altra manciata di patatine e «Dovresti fare un salto al bar, domani sera. Lo sgabello sente la mancanza delle tue chiappe.»
Zayn sogghignò mentre avvicina alle labbra la sigaretta ma fece una smorfia per camuffare il tutto. Il K2O era ancora da considerare un argomento tabù.
«Lou, davvero, non ricominciamo con questa storia.»
Fu il turno del castano, questa volta, di sollevare gli occhi chiari, che poi si premurò di assottigliare anche, e «Zayn, Lilith è partita esattamente quattro ore fa. La vedo difficile che tu possa trovartela al bar.»
Louis conosceva bene Zayn in ogni sua sfumatura, se c'era qualcuno che sapeva tutto sul ragazzo dai capelli neri e l'aria da misterioso beh quello era proprio lui. Lo stesso che sapeva esattamente che punti colpire per farlo ridere, quelli per farlo arrabbiare, quelli per metterlo in imbarazzo ed anche quelli per ferirlo. Louis sapeva esattamente tutto di Zayn. Dai i suoi più oscuri segreti a quelle cose che si raccontanti tutti i giorni perché sono di poca importanza.
Louis era sveglio, ed in quanto tale miglior amico di Zayn sapeva esattamente cosa fare e quando farlo.
Il silenzio che allora si venne a creare nella piccola cucina fu talmente assordante che Louis si portò una mano sugli occhi massaggiandoli, come se in quel questo modo potesse trovare la soluzione per rimangiarsi quello appena detto.
Ancora una volta la sua bocca si era mossa prima di pensare realmente alle conseguenze.
Zayn, invece, rigido come una statua si perse nei suoi pensieri. Lilith se ne sarebbe dovuta andare il giorno dopo quando invece era già nella sua bella casa a Manchester.
Era sparita dalla circolazione senza neanche premurarsi di lasciare qualche saluto.
«È già partita?» Trovò il coraggio di chiedere.
Louis sospirò pesantemente, scuotendo il capo e «Zay, non volevo dire quelle cose», tentò di sviare.
L’altro ignorò spudoratamente le parole appena udite e, puntando gli occhi sulla figura di Louis, «È già partita?» Domandò nuovamente.
Il ragazzo dagli occhi chiari annuì, piegando leggermente in avanti il capo, come per nascondersi da Zayn.
Questo sospirò sconfitto perché avrebbe dovuto pensarci che Lilith, all’ultimo momento, avrebbe cambiato i piani.
La ragazza aveva chiamato la madre, per anticipare la partenza. La donna, allora, si era presentata alla porta di casa Tomlinson/Deakin un’ora dopo, sorridendo più che mai. Aveva abbracciato la figlia a lungo perché era davvero troppo tempo che non la vedeva ed ormai la sua voce non cominciava ad essere più sufficiente. Numerose volte si era persa in ringraziamenti a Johannah da risultare quasi ripetitiva.
Doris aveva teso le manine verso una Lilith che le aveva sorriso, prendendola in braccio. Anche se era piccolina era come se volesse anche lei salutare la ragazza che a breve sarebbe partita.
Louis aveva portato le valigie davanti all’entrata, in quanto unico uomo in casa ed era riapparso in soggiorno proprio nel momento in cui Lottie e Félicité stavano salutando quella che da due mesi a quella parte era stata la loro vicina di stanza.
Si sarebbe sentita la mancanza di Lilith in quella casa.
Johannah aveva stretto forte a sé la ragazza che per per un po’ di tempo era stata praticamente una figlia per lei ed anche Louis aveva allargato le braccia, salutando per bene Lilith. Era stato davvero un piacere averla accanto ed aveva scoperto in lei un’ottima amica. La risata della ragazza era echeggiata per le mura della casa quando Louis l’aveva sollevata dal pavimento, tenendola stretta al petto.
Sì, avrebbero sentito indubbiamente tutti la sua mancanza.
Louis parve rinsavire dai suoi ricordi della mattina proprio prima di notare che l’amico stava stringendo tra i denti il labbro inferiore, probabilmente per evitare di dire qualcosa di poco carino.
Entrambi presero l’ennesima boccata di fumo.
Zayn a quel punto gettò il mozzicone nel posacenere, soffiando il fumo verso l’alto. Il giorno dopo avrebbe dovuto aprire le finestre dell’intero appartamento.
Se ne restarono quindi in silenzio.
«Quando parte per l’America?»
Il moro chiuse gli occhi quando si rese conto di non riuscire a trattenere oltre quella domanda che da lunghissimi minuti non lo lasciava libero.
«Lunedì nel tardo pomeriggio», disse Louis.
«È ancora sicura della sua decisione?»
«Zay…», tentò d’intervenire l’altro.
«Lou, ascolta, non ho bisogno di discorsi filosofici. Mi basta una semplice risposta.»
Louis allora scosse la testa, totalmente in disaccordo con tutto quello appena detto dall’amico ma assentì, perché da quanto aveva capito Lilith era più che sicura della sua scelta. Poteva anche quasi dire che fremesse dalla voglia di salire sull’aereo che l’avrebbe ricongiunta al padre che non vedeva da fin troppo tempo. Insomma, sotto la stanchezza, il dispiacere di lasciare delle persone importanti in Inghilterra ed un leggero strato di preoccupazione per l’inizio di una nuova esperienza della sua vita c’era la felicità e l’entusiasmo.
Zayn si passò una mano sul mento, coperto da quello che ormai non era più un leggero strato di barba ma che non si decideva a togliere per colpa della troppa pigrizia, e chiuse gli occhi sospirando. Era stancate tutta la situazione, soprattutto se non si sapeva come affrontarla.
«Perché non l’hai fermata?»
Il ragazzo dai capelli color pece sollevò lo sguardo sulla figura del suo migliore amico che, ancora seduto su un bancone, dondolava le gambe, attento ad osservare il movimento dei suoi piedi.
Zayn aggrottò le sopracciglia, cercando con gli occhi il pacchetto di sigarette che aveva abbandonato chissà dove.
«Non mi sembrava molto intenzionata a rinunciare», chiarì allora Zayn.
Louis scosse la testa con, impresso sulle labbra, un sorrisino di chi la sapeva lunga.
«Zay, sai quanto amo avere ragione, vero?» E questo annuii. «Bene allora concorderai con me sul fatto che lei ha accettato di andare in America, dal padre, anche per colpa di quello che è successo tra di voi, giusto?»
Zayn stesso parve confuso a quell’affermazione, perché aveva davvero dell’assurdo quello che Louis aveva appena detto.
Erano pur sempre due giovani, con un’intera vita davanti e ci sarebbero stati, pertanto e ovviamente, altri amori ad aspettarli.
Nella vita nulla era rosa e fiori e più andava avanti, Zayn, capiva questo concetto. Nulla si può prevedere. Cose belle e brutte arrivano, inaspettatamente, come fossero una di quelle piogge estive che fanno scurire all’improvviso il cielo e cancellano ogni tuo tipo di programma. Devi solo aver pazienza per scoprire cos’hanno in serbo per te.
Louis la faceva così facile. Era semplice dire di andarla a fermare, di riprendersela e di riportarla nella sua vita perché tutto sembrava migliore quando Lilith si svegliava accanto a lui, avvolta nelle lenzuola in cui si erano rotolati per metà della notte. E, a volte, si sarebbe voluto prendere a pugni lui stesso per averla cacciata in malo modo e per averla per sempre esclusa dalla sua vita. Ma, a sua discolpa, poteva dire che il cuore spezzato era una nuova esperienza per lui, un qualcosa che nelle sue brevi relazioni amorose non era mai capitato. Di solito il tutto finiva prima che i sentimenti potessero diventare davvero forti e, sotto un certo punto di vista, gli era sempre andato bene.
Ma, e se lo continuava a ripetere, con Lilith era stata ritta un’altra storia.
Zayn, non si ricordava con esattezza come quando la ragazza avesse fatto breccia nel suo cuore, eppure da un giorno all’altro si era ritrovato con un unico obbiettivo e un solo pensiero fisso.
Lilith, in poco tempo, era diventata il centro delle sue attenzioni ed, anche se per pochi secondi, poterla osservare varcare la soglia di casa per sorridere a Safaa era una soddisfazione che il suo cuore non si voleva assolutamente perdere. Erano state tante piccole cose a far cadere Zayn totalmente ai piedi della ragazza dai lunghi capelli biondi ed il carattere esuberante.
Giorno dopo giorno avevano costruito un magnifico rapporto basato sulla fiducia reciproca, diventando così, in poco tempo, quella magnifica coppia che tutti osservavano con ammirazione. Eppure, per loro, forse accecati dal troppo amore che erano impegnati a nascondere e celare dietro gesti moderati, vedere quello che gli altri vedevano era stato difficile all’inizio.
Era stata la parte più difficoltosa quella di riconoscere i propri sentimenti, soprattutto per il ragazzo.
«Lou, lei ha accettato di andare in America perché voleva andarci. Non per la nostra storia. Levati queste idee dalla testa.»
«E sulla base di cosa dici queste cose?»
«È così e basta, ok?»
Gli occhi cristallini del ragazzo di fronte a Zayn si alzarono verso il soffitto bianco e, a quel punto, seppero entrambi chi diceva la verità o chi mirava solo a convincere sé stesso.
Louis diceva esattamente le cose come stavano e Zayn, per quanto sapesse che l’amico in parte potesse aver ragione, stava tentando in tutti i modi di non credere a quelle parole che il suo amico pronunciava con facilità.
«Ha unito più cose. La vostra storia finita ed il fatto che non vede il padre da troppo tempo.»
«Lou, siamo stati davvero insieme per neanche un giorno. Non ci sarebbe stato modo di scappare fino a Los Angeles. Sarebbe bastato che se ne tornasse a Manchester.»
«Zayn, siete stati insieme per molto di più di “neanche un giorno”», ribatté Louis, tentando d’imitare la voce profonda del suo amico.
Il moro allora s’inumidì le labbra perché quel discorso stava andando troppo sul personale e gli faceva tornare alla memoria delle cose che non avrebbe voluto ricordare.
Zayn lo sapeva bene che la loro storia era realmente iniziata sin dal primo giorno in cui lui aveva incrociato, anche se di sfuggita, gli occhi della ragazza tutta sorridente. Gli era sembrata una boccata d’aria fresca, aveva scoperto che, con il passare dei giorni, Lilith avesse qualcosa di cui, il ragazzo, non sapeva di aver bisogno fino a quando lei non se n’era andata. Lilith aveva finito per riempire le sue giornate di allegrie e gioia e sottraendole così alla monotonia.
Si schiarì allora la voce e tentò di cacciare quelle cose dalla testa. Era l’ultima cosa di cui aveva bisogno, in quel momento.
«Lou, se non ti dispiace, vorrei andare a dormire. Quindi o te ne vai o ti sistemi sul divano in silenzio.»
Louis, guardò negli occhi ancora per qualche minuto Zayn e quando capì che per quella sera le parole potevano bastare annuì semplicemente, dileguandosi da quella piccola casa, ma al contempo così straripante di emozioni diverse.
Per quanto Louis avrebbe preferito fermarsi su quel divano ci fu qualcosa, non seppe bene neppure lui cosa, che gli consigliò di lasciare l’amico da solo. A volte riflettere nel silenzio di casa propria era quello che serviva.
«’Notte Zay.»
E si chiuse la porta alle spalle.

La mattina dopo unì più cose: la voglia che proprio non c'era di andare al lavoro, il fatto che per la giornata avesse solamente pochi appuntamenti e la semplice motivazione che sua madre aveva il giorno libero e lui era troppo tempo che non passava per casa. Tra una cosa e l’altra si era dimenticato quasi dell’esistenza della sua famiglia. Scappò quindi fuori dal Far Away prima che Harry potesse anche solo replicare e lanciando uno sguardo alla strada per controllare che non passasse nessuna macchina, ingranò la retro e s’immise su di essa pochi secondi dopo.
Qualche traccia di ghiaccio si trovava ai lati della strada, giusto per ricordare a tutti che fosse ancora pieno inverno e che mancava ancora un po' per vedere il sole che, seppure all'inizio con timidezza, appariva dietro le nuvole. In effetti, la città di Bradford era stata piuttosto fredda in quei giorni.
Zayn aspettò paziente che il semaforo divenne verde e poi premette nuovamente sull'acceleratore prima di svoltare sinistra e poi sempre a sinistra.
La sua casa di famiglia gli apparve davanti bella e curata come sempre.
Doniya, Waliyha e Safaa sarebbero state a scuola e ciò stava a significare che la madre era sola in casa. Arricciò appena il naso perché questo voleva dire avere piena attenzione della donna e non sempre si poteva considerare un bene. A volte era in grado di subissarlo con tante di quelle domande che, Zayn, si chiedeva distrattamente da dove le tirasse fuori.
Il rumore del campanello echeggiò per le mura spesse della casa e non appena la faccia perfettamente truccata di Thisha apparve dietro la porta, Zayn sorrise alla madre che entusiasta di vederlo lo avvolse tra le sue braccia.
«Oh, Zayn caro! Cosa ci fai da queste parti?»
Ormai era diventata una specie di abitudine passare da loro alla domenica mattina, approfittandone per rimanere a pranzo dato che lui non aveva la minima idea di come si prendesse solo in mano una pentola.
C'erano bambini di sei anni che sapeva cucinare piatti che avrebbero tranquillamente potuto battere quelli di certi cuochi e, lui, non sapeva nemmeno cucinare una pasta decente.
Ritornando al presente, si pulì le scarpe sullo zerbino all'entrata e s'intrufolò nel tempore della casa. Si sentiva la mancanza delle sorelle: nell'aria c'era troppo silenzio e tranquillità.
Si tolse quel fastidioso giubbino in pelle che ostacolava i suoi movimenti e osservò la madre. La pancia non era ancora ben visibile da sotto i vestiti ma, se si stava molto attenti, si poteva notare un piccolo rigonfiamento. La gravidanza procedeva bene ma lentamente e di questo aveva sentito Trisha lamentarsi più e più volte, soprattutto quando nella stanza c'era Lilith che l'appoggiava in tutto e per tutto.
Pur di non rovinarsi quella mattinata che aveva improvvisato con la madre tentò di scacciare tutti i pensieri sulla ragazza innominabile.
Trisha gli passò una mano tra i capelli folti e sorrise al figlio prima di baciargli la fronte. A volte sentiva così tanto la sua mancanza che si andava a rifugiare nella camera di Zayn. E dire che abitavano a poca distanza l'uno dall'altra.
Poi, come se niente fosse, gli diede una spallata e «Cosa ci fai qui, sunshine? Non dovresti essere a lavorare?»
Zayn increspò le labbra per quel soprannome che la madre non usava da un po', o almeno non quando era in compagnia delle altre figlie, e allora le passò una mano attorno alle spalle, attirando la sua figura contro il suo petto.
Le baciò la tempia ed un ondata di profumo famigliare, quello della sua mamma, lo travolse. Sì, gli era decisamente mancata quella donna.
«Volevo vederti, mamma. C'è qualche problema? Se hai da fare posso ripass...»
Trisha lo bloccò prima ancora che potesse finire la frase e, con un sorriso sulle labbra dipinte con il rossetto, scosse la testa.
«Zay, non c'è niente di più importante di te, lo sai.»
E Zayn questo lo sapeva bene, come sapeva bene che la madre avrebbe smesso di fare qualunque cose stesse facendo per lui. Era il suo bambino, come diceva sempre lei.
«Pensi di poter restare per pranzo? Tuo padre ha chiesto un permesso e torna anche lui. C'è una cosa che vogliamo dire a te ed alle tue sorelle.»
L'ultima volta che aveva sentito una una cosa del genere, o comunque qualcosa che gli si avvicinava molto, aveva scoperto che sarebbe arrivato presto un fratellino o una sorellina, quindi non poté fare a meno che aggrottare le sopracciglia ma annuire prima lanciare uno sguardo all'orologio.
Il primo cliente sarebbe arrivato per le tre del pomeriggio e, Zayn, per quell'ora avrebbe già finito di mangiare. Poi, sarebbe bastato chiamare Harry e dirgli che la madre aveva qualcosa da dirgli a proposito della gravidanza per convincerlo facilmente a rientrare all'ora che voleva.
A volte si sentiva in colpa per l'enorme lavoro che lasciava al suo amico. Altre volge nemmeno se ne curava.
Zayn scosse la testa e decise che dal giorno seguente avrebbe cominciato a migliorare sotto quel punto di vista.
Tante altre volte se l'era imposto ma non c'era stato nulla da fare.
«Certo mamma che rimango qui a pranzo», pronunciò anche, come per ribadire il concetto.
La donna parve molto contenta, tanto da improvvisare un piccolo ballo da seduta che fece ridere Zayn.
Poi, quando quel minuto di gioia finì, Zayn fece saettare i suoi occhi da madre aquila sul viso del figlio e subito la compassione s'impadronì dei suoi lineamenti.
«Come va, tesoro?»
Zayn colse perfettamente il significato dietro quella domanda all'apparenza così innocua e casuale.
Perché per quanto male potesse averle raccontato la sequenza degli avvenimenti e aver tralasciato i dettagli: in quanto convinto sostenitore del fatto che a sua madre non interessasse sapere i dettagli della loro notte tra le lenzuola e ancora più convito sostenitore del fatto che non avrebbe mai e poi mai rivelato alla donna qualche particolare della sua vita sessuale. Gli amici erano una cosa, la madre un'altra.
Beh, stava comunque di fatto che, nonostante i borbottamenti vari, l'incertezza in alcuni momenti, la confusione con cui aveva raccontato la serie di eventi, Trisha aveva capito tutto perfettamente. Come esattamente aveva fatto più e più volte con le sue figlie minori, allora, aveva preparato un bel tè caldo e aveva messo su un film, nonostante i brontolii di Zayn. Alla fine, anche se fu molto duro, il ragazzo ammise che tutta quella pantomima era stata utile.
Come diceva un vecchio proverbio “La mamma è sempre la mamma” e su ciò non si accettavano obiezioni.
Zayn, allora, si schiarì la voce e guardò la madre che aspettava con ansia una risposta. Sapeva bene che ai suoi occhi era arrivata l'immagine delle occhiaie e sapeva anche perfettamente bene che se nel caso avesse raccontato una bugia sarebbe stato smascherato nel giro di qualche frazione di secondo.
Non si può nascondere niente ad una persona che ti conosce meglio delle proprie tasche.
Accidenti, pensò Zayn, era fregato su tutti i fronti anche questa volta, esattamente come la sera prima con Louis.
«Zay?» Lo richiamò Trisha, ancora in attesa.
E allora annuì, non per dare una risposta ma più come gesto che stava a significare che fosse pronto a dire quelle parole ferme all'altezza della gola ma che faticava liberare.
«Mi manca mamma...»
E chi se ne frega se sembrava infantile, poco virile o un mucchio di altre cose. Aveva imparato che non solo le ragazze avevano il diritto di ritrovarsi con un cuore spezzato da gestire.
«Oh, tesoro...», esordì Trisha abbracciandolo e solo dopo una serie di minuti in silenzio aggiunse un «Sono sicura che manchi molto anche a lei», che fece trattenere il respiro a Zayn.
Era tutto così strano quello che accadeva nella sua testa quando anche quando c'era un solo piccolo riferimento alla ragazza che si vedeva costretto a scacciare dalla mente qualsiasi pensiero su Lilith si stesse per creare.
Tuttavia, la madre parve capire che era esattamente uno di quei momenti e dopo aver sorriso a Zayn in modo affettuoso e materno, si sfregò le mani, pronunciando un «Coraggio, Zay, bisogna cominciare a preparare qualcosa», nonostante fossero le undici del mattino e prima di tre ore non avrebbero toccato cibo. Ma, il ragazzo, era riconoscente a Trisha che, anche quella volta, seppe esattamente cosa dire e quando dirlo.

Zayn di cucina non se sapeva un bel niente, nel senso letterale della parola. Aveva tanti altri pregi, molti dei quali doveva ancora finire di scoprire lui stesso (ma qualcuno ne aveva), ma avere a che fare con pentole, padelle e fuoco di certo non era il suo mestiere.
Dopo aver sbuffato per la millesima volta perché l'impasto dei biscotti non ne sapeva di voler amalgamarsi, lasciò fare alla madre che con due mosse abili, dimostrando la sua ormai tanta esperienza in quel campo, riuscì a fare quello che il figlio tentava di ottenere da venti minuti buoni.
Zayn alzò gli occhi al cielo e la madre ridacchiò.
Sapevano entrambi che la breve conversazione avuta sul divano non era finita e che di lì a poco ci sarebbe stato un secondo round ma per il momento tutti e due si facevamo bastare il silenzio spezzato da qualche parola o risata.
La tv era accesa e costituiva un ottimo sottofondo.
«Ti ho mai detto di come ci siamo conosciuti io e tuo padre?»
Il ragazzo grugnì alle parole di Trisha perché ormai aveva perso il conto per tutte le volte che aveva sentito quella storia.
Da piccolo ne era ossessionato ed almeno una volta al giorno finiva sul divano, con la madre accanto, ad ascoltare ciò che sul loro amore aveva da dire.
«Mamma...», tentò d'intervenire Zayn. «La so così bene da poterla raccontare usando le tue esatte parole.»
La madre sorrise, perché era proprio così che stavano le cose. L'amore tra Trisha e Yaser era scoppiato improvvisamente e, se si stava a sentire la donna, fu anche aiutato da un po' di caso.
Il ragazzo attraente e dalla pelle olivastra che aveva intravisto in aeroporto proprio prima di salire su quell'aereo che l'avrebbe portata a fare la sua prima vacanza da adulta con le sue amiche, lo stesso che sedeva nella fila dietro di lei nel ritorno e sempre quello che aveva la valigia uguale alla sua.
Quell'uomo che aveva sposato qualche anno dopo.
«Il destino, in quei giorni, è stato il mio migliore amico.» E Zayn avrebbe potuto scimmiottare benissimo quella frase che Trisha continuava a ripetere da quando lui ne aveva memoria.
A discolpa dei genitori, il ragazzo poteva affermare che dieci anni di matrimonio e quasi quattro figli dopo l'amore che trovava nelle figure dei due adulti, che erano stati il suo punto di riferimento per tutti quegli anni, non era mai cambiato ed era lo stesso che avrebbe voluto per sé.
Perché non sperare di trovare la propria anima gemella? Magari avrebbe dovuto faticare un po' o aspettare a lungo ma avrebbe voluto senz'altro trovarla.
«Mamma», disse dolcemente Zayn, mentre vedeva la donna con lo sguardo fisso in un punto indefinito. Non sapeva ancora se credere nel destino o semplicemente reputare quello che era successo alla madre una serie di eventi particolarmente fortunati ma che sarebbero potuti capitare a chiunque.
Era decisamente più razionale della donna che gli stava accanto.
Avrebbe potuto anche dire che fosse stato colpo di culo, ma dubitava che la madre si sarebbe trattenuta dal dargli qualunque cosa avesse a portata di mano sul capo. Aveva impiegato anni a spiegare ai figli che un linguaggio scurrile non era segno di educazione ma, con Zayn, per certi versi, aveva fallito miseramente.
Date la colpa al fatto che sia un ragazzo, alla troppa vicinanza con Louis che non si fa alcun tipo di problema a dire parole sboccate o meno ma sta di fatto che Zayn, con il passare del tempo, acquisisce sempre di più un linguaggio altolocato.
Ah, povera Trisha.
«La vuoi sapere però una cosa, Zay?» Domandò Trisha, con un tono di voce vellutato e dolce. «Gli aeroporti sono i luoghi perfetti per incontrare persone ma anche per riprendersele.»
E lì Zayn tacque, con il respiro bloccato all'altezza della gola e nessuna parola con un vero significato da dire. Semplicemente la madre aveva detto tutto.
E sì, anche lui considerava gli aeroporti nello stesso modo di Trisha, solo che a differenza di altri non sapeva se avrebbe avuto il coraggio di prendere la macchina e andare a fermare Lilith, anche se l'amava.

Tre ore dopo, come aveva previsto Zayn, tutta la sua famiglia sedeva a tavola. Le sorelle erano rincasate prima da scuola ed il padre preso un permesso dal lavoro.
Doveva essere una cosa davvero importante quella che avevano da dire i genitori ai figli.
Con la scusa di controllare i biscotti Trisha si alzò da tavolo, dirigendosi verso la cucina.
Safaa saltò sulle gambe di Zayn ed avvolse con le sue piccole braccia il collo del fratello.
Il ragazzo le sorrise, stringendo la presa attorno alla sua schiena. Gli era mancata così tanto quella bambina.
«Resti anche questo pomeriggio?»
Avrebbe voluto annuire per rendere felice la sorellina ma purtroppo si vide costretto a scuotere la testa e «Devo lavorare, Safaa.»
Questa acconsentì, abbassando appena il capo ed allora sfoderò uno dei suoi tanti sorrisi portatrici di idee e punzecchiò con un dito il fianco della sorella. «Che ne dici se domani ti passo a prendere dopo scuola ed andiamo a mangiarci qualcosa insieme?»
E nel momento in cui vide il sorriso della sorella, lo stesso con qualche finestrella perché ormai cominciava ad essere grande e quindi a caderle qualche dentino alla volta, lo considerò un sì.
Avrebbe fatto arrabbiare di nuovo Harry ma l'espressione raggiante di Safaa valeva molto di più.
Proprio in quel momento fece il suo ingresso la madre che, oltre alla teglia piena di biscotti appena sfornato, li stessi che se non fosse intervenuta Trisha sarebbero stati da buttar via, Zayn notò che nella mano destra stringeva qualcosa d’altro.
«Mi ha aiutato Zayn a fare questi biscotti», cinguettò la madre allegra come non mai.
Il ragazzo, in risposta a tutti gli sguardi che si posarono su di lui, improvvisò un sorriso tirato e annuì distrattamente, rubandone uno dalla teglia e stando attento a non scottarsi mani e lingua.
Ma, e fu davvero un peccato, presto si vide costretto a fermarsi dal masticare. La madre si schiarì la voce e si andò ad affiancare al marito.
Oh, poveri noi, pensò Zayn mentre vedeva il braccio della madre appollaiarsi sulle spalle del padre.
Il ragazzo si grattò distrattamente la barba e accolse Safaa che non volle state da sola.
Trisha sfoderò uno dei suoi sorrisi luminosi e con le mani che tremavano appena sollevò la busta gialla che stringeva tra le dita.
Waliyha aggrottò le sopracciglia e dischiuse le labbra per parlare ma, Zayn, con un colpo di ginocchio alla gamba le intimò di tacere.
Non era il momento dell'impazienza.
L'immagine che la madre mostrò loro non era altro che un mucchio di macchie grigie che si accostavano a qualcuna più chiara. Tutti trattennero il fiato quando compresero cos'era.
Doniya e Waliyha, per nulla sconvolte, si portarono una mano alle labbra, con gli occhi che brillavano di felicità.
Probabilmente erano a conoscenza della visita che la madre aveva svolto, come ormai da routine, e lui da stupido che era con tutte le altre cose, e decisamente più futili della madre che aspetta un bambino, non si era nemmeno interessato.
Dio, che razza di figlio era?
Zayn allora allungò una mano, come per poter vedere con i suoi stessi occhi quello che tra qualche mese sarebbe entrato o entrata a far parte della sua famiglia.
Dovette concentrarsi a lungo per riuscire a intravedere la macchia bianca che si distingueva da tutto il grigio che si estendeva intorno ma, alla fine, ci riuscì.
A pochi mesi di gravidanza quella era la prima immagine che aveva della sua sorellina o fratellino.
E poco importava se sarebbe stato maschio o femmina, era una cosa così strana che nemmeno con Safaa, e dire che era già grande abbastanza da comprendere tutto, era stato un insieme così stravolgente di cose.
Poi, Trisha, con un sorriso che sarebbe stato in grado di abbagliare chiunque, per la sua luminosità, «È un maschietto», pronunciò.
Zayn trattenne il fiato allora e non appena comprese che tutte le sue preghiere erano state avverate sorrise anche lui, posando la piccola Safaa a terra ed alzandosi dalla sedia esattamente come fecero le altre due sorelle.
Tra urletti di gioia ed abbracci vari Zayn incontrò presto lo sguardo della madre che, leggermente appannato, lo guardava con tanta gioia. Allora scoprì che anche i suoi occhi erano umidi ed una volta avvolto il corpo della donna tra le sue braccia, lei appoggiò la testa sulla spalla del figlio.
Esattamente tre sorelle dopo avrebbe avuto quel fratellino maschio che reclamava da troppo tempo e Trisha, esattamente dopo tre figlie femmine avrebbe avuto un altro figlio maschio che sperava avrebbe regalato lei tante gioie esattamene come il primo.
Eppure, mentre Zayn si sedeva nuovamente a tavola e mostrava a Safaa la macchiolina bianca che tra qualche mese sarebbe stata a tutti gli effetti il suo nuovo fratellino maschio, il ragazzo non poté notare tristemente che nonostante la sua famiglia fosse tutta lì, accanto a lui ed avesse voglia di chiamare ciascuno dei suoi amici per condividere con loro quella meravigliosa notizia, c'era qualcuno, più lontano da lui che avrebbe dovuto sapere quella notizia e, Zayn, aveva una voglia pazza di condividerla con lei.
Lilith, seppur a Manchester ed in procinto di partite per l'America era ancora il suo punto fisso.
Guardò al madre allora e non appena le parole che gli aveva detto appena qualche ora prima, in cucina, gli tornarono alla mente si vide costretto a pensate che, la donna, aveva molta più ragione di quello che pensava.
Come al solito, del resto.
Allora con uno scatto fulmineo si alzò dalla sedia, appoggiandovi sopra Safaa e dandole un biscotto tra le mani. L'attenzione di tutta la sua famiglia allora si spostò su di lui e Zayn, in risposta, scosse il capo e puntò i suoi occhi in quelli della madre.
«Devo andare», borbottò impaziente.
E chiamatelo pure istinto materno o il semplice fatto che Trisha conosceva il figlio meglio delle tasche di tutti i suoi vestiti ma quando lo vide afferrare la giacca e correre verso la porta seppe benissimo quello che Zayn stava andando a fare. Quindi sorrise per l'ennesima volta.
Zayn, dal canto suo, appena fu fuori dalla casa, afferrò il telefono per chiamare Louis. Sentiva il bisogno impellente di comunicate quella notizia a qualcuno.
L'amico rispose al terzo squillo e non appena la voce del ragazzo arrivò all'orecchio di Zayn, questo non si perse in chiacchere inutili.
«Lou, è un maschio!» Esclamò Zayn in preda all'euforia. E che importava se Louis non avesse compreso il soggetto di quell'esclamazione improvvisa lui doveva pur gioire con qualcuno. Ma Louis era sveglio e solo dopo pochi istanti di silenzio esclamò qualcosa di confuso pure lui prima di asserire un «E adesso che si fa?» che stava a significare che in qualche modo avrebbero dovuto festeggiare.
Erano anni fortunati se prima Louis ed adesso Zayn avrebbero avuto un altro fratello in famiglia.
Il ragazzo dai capelli neri e tremendamente disordinati allora sospirò, scuotendo la testa perché, nonostante la felicità dettata dal momento, subito un altro pensiero si impossessò della sua mente e rifletté dunque che, ormai, era abbattuto su tutti i fronti e non appena pronunciò quelle parole che fremevano di uscire dalle sue labbra seppe che Louis stava sorridendo vittorioso. «Vado a dirlo a Lilith.»

Il viaggio in macchina fu più difficile di quello che pensò Zayn. Non tanto per la strada quanto per i pensieri che nel silenzio e nella solitudine trovarono ottimo luogo dove attecchire e cominciare a vorticare nella sua testa senza alcuna intenzione di smettere. Aveva più volte rivalutato quello che stava per fare e ci furono determinati momenti in cui avrebbe anche fatto tranquillamente inversione a U anche se avrebbe rischiato di mettere sotto qualcuno e di prendere una bella multa per la mossa troppo azzardata.
In altri momenti avrebbe voluto prendersi a sberle in testa perché non aveva assolutamente idea di cosa le avrebbe detto, accidenti non aveva idea di quello che avrebbe fatto una volta che avrebbe incontrato il suo sguardo, figuriamoci se aveva pensato a delle parole.
Erano le quattro del pomeriggio e nonostante quella piccola punta di traffico che aveva beccato sarebbe arrivato a casa di Lilith sicuramente prima della sua partenza.
Louis, una volta tanto, era stato d'aiuto e dopo aver rovistato a lungo nell'agenda della madre aveva scoperto l'indirizzo che interessava a Zayn.
Ora l'unica incognita che rimaneva era se Lilith avrebbe accettato di vederlo. Ma, di questo se ne sarebbe occupato poi. Fare un passo alla volta è più che sufficiente.
Il numero 48A fu ciò che gli diede la conferma per capire se quella fosse realmente la casa di Lilith o meno. Una piccola villettina, perfetta per una famiglia dal numero ridotto, si estendeva di fronte a lui.
Le mura bianche e prive di qualsiasi difetto fecero pensare a Zayn che la madre della ragazza dovesse tenerci molto a fare una buona prima impressione e lui si concesse il lusso di domandarsi cosa mai avrebbe pensato.
Si stava per presentare alla porta di una casa che non aveva mai visto, senza alcun invito e per di più dopo rubato l'indirizzo dalla rubrica di Johannah e non tralasciamo che c'è anche la questione del cuore spezzato. Beh sì, decisamente quello che vorrebbero aver fatto tutti prima d'incontrare la madre della ragazza che si ama.
Tuttavia, non si diede il permesso di pensarci troppo perché altrimenti sapeva bene anche lui che avrebbe fatto dietro front e avrebbe potuto così dire addio a Lilith.
Quando Zayn suonò il campanello, il cui rumore echeggiò poi per le mura della casa, tutto ciò che riuscì a sentire il ragazzo era il battito del suo cuore che minacciava di sfondare la gabbia toracica.
Avrebbe fatto bene a provare a contattare Lilith prima di provare questa mossa troppo azzardata e rischiosa, forse addirittura più dell’inversione.
Dio, se solo gli fosse capitata l’occasione si sarebbe messo a correre a gambe levate verso la macchina e sarebbe tornato a casa.
Ma, nel momento in cui la porta si aprì e la figura di una donna, che avrà avuto su per giù da poco superato la quarantina, si presentò davanti ai suoi occhi rifletté che semplicemente era troppo tardi per qualsiasi ripensamento.
Inumidendosi le labbra e provando ad assumere un’espressione che non faceva trasparire il timore che stava provando in quel momento, si schiarì poi la voce.
Un paio di occhi chiari, come quelli della figlia, osservavano attentamente ogni sua mossa e a Zayn, per qualche secondo, parve che ci fosse proprio Lilith, di fronte a lui.
Le tese quindi una mano, convinto almeno in parte del fatto che se era riuscito a conquistare la ragazza ci sarebbe riuscito anche con la donna che gli stava di fronte.
«Buon pomeriggio, signora», esordì. «Sono Zayn e sto cercando Lilith.»
La madre sorrise al ragazzo e mosse i lunghi capelli biondo cenere, leggermente più scuri di quelli di Lilith, prima di corrugare le sopracciglia e «Zayn? Zayn Malik?» Chiedere.
E in quel preciso momento il ragazzo seppe che qualcuno aveva parlato molto di lui. Allora Zayn annuì, incastrando la lingua tra i denti e provando un moto d’affetto sconfinato verso quella ragazza che gli aveva ormai rubato il cuore da un po’ di tempo.
«Sì, sono esattamente io, signora.»
La donna allora gli tese una mano per presentarsi e «Darcey Davies», pronunciò con voce delicata come quella della figlia. Zayn strinse prontamente la mano di Darcey e assentì con il capo, come per dire che aveva capito e quando fu invitato ad entrare in casa con un cenno del capo e «Entra pure», si sentì sempre più vicino al suo obbiettivo.
La donna lo condusse all’interno di quella casa così ordinata e che profumava di biscotti, fino ad arrivare alla cucina, fonte di quello splendido ed invitante odore che si era impadronito delle mura.
Lilith era proprio lì, che impastava con un sacco di farina sparsa sul grembiule che proteggeva i vestiti ed un po’ anche sulla faccia e tra i capelli. Sorrideva e muoveva i fianchi a ritmo della canzone che la piccola radio trasmetteva ed era così bella che Zayn avrebbe potuto rischiare di collassare in quel preciso momento. Le gambe tremavano perché seppur fosse una settimana o forse poco più che non la vedeva, la verità era che aveva sentito così tanto la mancanza della ragazza da sembrargli un tempo infinito.
Lilith alzò lo sguardo proprio in quel momento, con una frase già pronta ma, chiuse le labbra non appena vide la figura di Zayn.
Osservò per qualche istante la madre e quando questa fece un cenno del capo e sollevò un pollice nella sua direzione, come per dire che aveva fatto un’ottima scelta, lei scosse semplicemente la testa.
Poi, senza dire altro, Darcey si allontanò lasciandoli soli e Lilith si pulì le mani piene di impasto sul grembiule, considerandola una valida vendetta per la madre che lo avrebbe dovuto poi pulire.
A quel punto, con le sopracciglia aggrottate e la fronte corrugata in maniera tale da arrivare a formare tante piccole pieghettine adorabili si posò le mani sui fianchi mentre Zayn incrociava le braccia al petto.
«Cosa ci fai qui?» Gli chiese dopo.
Il ragazzo sospirò, perché di certo avrebbe dovuto immaginare che si sarebbe sorbito un’accoglienza fredda ma avrebbe sopportato.
Eppure non riusciva a togliersi dalla mente l’immagine di lei che saliva su un aereo, allontanandosi da lui.
I suoi occhi vagarono per la stanza troppo illuminata ed anche decisamente disordinata fino a finire ad osservare i capelli di Lilith che arruffati e con qualche traccia di cibo le davano un'aria dolce e buffa. Sul viso, leggermente arrossato, spiccavano gli occhi che probabilmente non avevano mai trasmesso così tanta finta indifferenza come quel giorno.
Zayn, allora sospirò, sconfitto dal fatto che prima o poi avrebbe dovuto dare una risposta alla ragazza che ora lo stava guardando sempre più confusa.
«È un maschio», esordì quindi.
E pazienza se aveva cominciato con un discorso preso dal nulla, un qualcosa che sicuramente Lilith non avrebbe compreso subito ma almeno aveva aperto bocca.
Temeva che gli fosse andata via la voce.
«Cosa stai dicendo?»
E sorrise anche Zayn quando con tono perplesso e spaesato, lei, si accise a rispondere.
Beh, se non altro aveva attirato la sua attenzione.
Il ragazzo allora inclinò appena la testa, per guardarla meglio mentre con occhi attenti Lilith stava ad osservare ogni sua mossa. «Il bambino che aspetta mia madre è un maschio», spiegò quindi e non appena vide l'informazione arrivare a Lilith che finalmente comprese tutto, Zayn vide lo sguardo della ragazza illuminarsi mentre congiungeva le mani come se stesse per pregare e «Oh mio Dio, dici sul serio?!» e poi schiarirsi la gola non appena si rese conto dell'eccessiva enfasi che aveva messo nella frase.
Dovette provare a ricordarsi parecchie volte perché fosse arrabbiata con il ragazzo.
Ma Zayn parve d'intravedere già qualcosa che non gli era concesso di osservare da un po' di tempo. Perché anche scorgere l'accenno di un sorriso di Lilith serviva a lui per capire che per un tempo molto lungo, indefinito addirittura, quello che provava per lei non sarebbe cambiato.
Fu proprio sulle note di questi pensieri che dopo che la ragazza abbe biascicato un «Congratulazioni», così in antitesi con il tono che aveva usato solo pochi istanti prima e poi diventò immediatamente di nuovo seria, si concesse di pensare bene alle parole che avrebbe potuto usare.
«Cosa ci fa qui, veramente, Zayn?»
Ed a quel punto il ragazzo sospirò, profondamente, ma pronto per dire una volta per tutte le cose come stavano.
«Ti rivoglio con me.» E prima ancora che Lilith potesse intervenire con quasi cosa avesse per la mente, lui la precedette mettendo una mano davanti a sé ed intimandole di lasciarlo continuare. «Può sembrate una di quelle frasi maschiliste e da stronzi, lo so, ma davvero Lilith io ti rivoglio con me. Solo dopo che te ne sei andata, svuotando le mie giornate e portandoti con te quella routine, che insieme avevamo costruito, mi sono accorto che non sono mai stato tanto favorevole ai cambiamenti. Ed è vero probabilmente avrei potuto dire queste cose qualche settimana fa ma ero ancora talmente spaventano all'idea di perderti che tutte queste parole non sarebbero riuscite ad uscire dalla mia bocca. So bene di aver scelto il momento sbagliato, possiamo dire anche del cazzo, giusto perché così rendiamo meglio l'idea ma, Lilith, non mi sono mai accorto come in questi giorni di quanto mi senta completo solo quando ci sei tu al mio fianco. Tu stai per partire per l'America, io me ne dovrò ritornate a Bradford ma questa cosa sento il bisogno di dirtela: quando questa mattina mia madre mi ha dato quella splendida notizia l'unica persona con cui avrei voluto condividere il tutto eri tu e questo vorrà pur dire qualcosa, no? È stato allora che ho ascoltato le suppliche di Louis, a proposito sai che ti vuole davvero molto bene? Ho ascoltato mia madre, gli infiniti brontolii dei miei amici e sono corso da te perché mi hanno sempre detto che tentare non nuoce, giusto? Lilith, ti voglio al mio fianco, mattina pomeriggio e sera, giorno dopo giorno, ti voglio nel mio studio sul quel lettino scomodo e impaziente di farti un nuovo tatuaggio, ti voglio vedere scorrazzare per il K2O facendo impazzire Louis. Ti voglio vedere mentre abbracci Safaa e parli con mia madre della gravidanza. Ti voglio nel mio piccolo appartamento, voglio che mi svegli di nuovo con il caffè nella mia tazza preferita, ma soprattutto voglio vederti nel mio letto e accanto a me. Niente di quello che sto dicendo è finto, sappilo. Voglio tutte queste cose, una per una perché, sinceramente, non sono pronto a vederti salire su un aereo e non sapere quando ritornerai e se ritornerai.»
Lilith allora rimase in silenzio perché semplicemente di parole adatte dopo tutto quello che Zayn aveva appena detto non ne esistevano. Fu, però, al tempo stesso doloroso perché se solo avesse detto queste esatte cose solo qualche settimana prima probabilmente non starebbero allo stesso modo.
Allora si concesse di alzare lo sguardo su colui che aveva rubato ogni più piccolo pezzo del suo cuore e della sua anima senza troppa fatica, con un sorriso e una mano tra i capelli.
Zayn era così bello da quasi pensare fosse un dono del cielo, un insieme di perfezione da renderlo quasi irrealistico. Zayn, se Lilith ci pensava bene, era tutto, dalla cosa più insignificante a quella di maggiore importanza, niente aveva molto senso se lui non era accanto a lei.
Inumidendosi le labbra «Perché proprio ora?» Domandò.
Ed, in effetti, se si soppesava la cosa quello era esattamente il momento peggiore che qualcuno avesse mai potuto scegliere.
Zayn quindi le sorrise, avvicinandosi alla ragazza di qualche passo, giusto per diminuire la lontananza gradualmente.
«Perché con il tempismo non ci so proprio fare e perché ho capito che ti rivoglio nella mia vita ora più che mai.»
Lilith si sistemò i capelli. «Zay, non è così semplice», replicò poi, portandosi una mano sugli occhi.
Il ragazzo trattenne il respiro per i primi secondi, perché sentirla chiamarlo con quel soprannome che poche volte gli aveva affibbiato gli fece sciogliere il cuore. Ma, poi, sospirò anche perché si rese perfettamente conto della situazione precaria in cui si trovavamo entrambi. Zayn che silenziosamente la implorava di non partire, di restare in Inghilterra mentre Lilith chiedeva di provare ad essere capita.
Zayn, trasse allora un ultimo respiro profondo e «Non posso permettermi di perderti, Lilith», si decise a pronunciare.
«Lo sai che in questo modo mi stai chiedendo di non partire?»
«Ed è qui che ti sbagli», disse il ragazzo dai folti capelli neri che si avvicinò di qualche altro passo. «Ti sto chiedendo di porre fiducia in me, perché io ti amo, Lilith.»
E fu il turno di Lilith, questa volta, di trattenere il fiato per alcuni secondi mentre elaborava le parole appena udite, senza tuttavia smettere di pensare a tutte quelle che in pochi minuti si erano scambiati.
Avrebbe tanto voluto baciarlo, attirarlo a sé e mandare a puttane tutti i programmi che aveva fatto, tutto quello che si era immaginata nella sua nuova vita fuori dall'Inghilterra, nella splendida soleggiata Los Angeles. Zayn era piombato in casa sua inaspettatamente, con parole che mai avrebbe pensato sarebbero uscite dalle sue labbra e per di più ora le stava chiedendo di porre tutta la sua fiducia in lui e nel loro amore.
«E se quello che proviamo un giorno non potesse più essere abbastanza?»
Lilith si abbandonò alla razionalità, vagando con la mente alla ricerca dei peggiori finali a cui avrebbe potuto condurre la sua scelta.
«E se per caso non fosse così?»
Ora Zayn si trovava a davvero troppo pochi centimetri di distanza perché Lilith potesse pensare lucidamente e senza farsi persuadere dalla sua acqua di colonia che non si ricordava fosse così buona.
Se solo avesse voltato appena la tesa verso destra, le loro labbra si sarebbero toccate.
«Zay...», tentò d'intervenire. «È una situazione assurda, e lo sai bene anche tu.»
E con una spinta si allontanò dal bancone contro cui era poggiata e si costrinse a rimettere una distanza dignitosa tra i loro corpi.
«Cosa vuoi che faccia, allora? Che salga sulla mia auto e che me ne torni a casa, lasciandoti partite?»
Lilith avrebbe voluto urlare “no”, perché anche lei amava Zayn molto di più di quello che sarebbe riuscita ad esprimere ma a ciò si accostava presto anche la paura.
«Lil», la richiamò lui, dolcemente. «Tu mi ami?»
E allora a quel punto la ragazza non poté fare a meno che annuire, sconfitta: come se le avesse deciso di giovare a carte scoperte. Ma, prima che il ragazzo potesse dire qualunque cosa lei intervenì nuovamente. «Zayn, io voglio partire.»
E non appena le parole uscirono dalla sua bocca il silenzio calò nuovamente nella stanza. La distanza, all'apparenza poca, divenne molto più evidente e nessuno dei due seppe, esattamente, cosa fare e soprattutto cosa sarebbe successo dopo quest'ultima uscita.
«Mi dispiace», sussurrò allora Lilith, passandosi una mano sul viso stropicciato in una smorfia.
Zayn, una volta riscosso dalla trans, in cui era scivolato, si passò una mano tra i capelli corvini, resistendo all'impulso di strapparseli.
«Non c’è niente che possa fare per convincerti a restare?»
I capelli biondi di Lilith svolazzarono quando, lentamente, scosse la testa per enfatizzare la sua, ormai definitiva, decisione.
Il ragazzo allora assentì, ingoiando il groppo che gli si era formato all’altezza della gola e chiuse gli occhi per qualche istante. Quando poi li riaprì sorrise forzatamente a Lilith e, avvicinandosi lentamente le lasciò un bacio sulla fronte.
«Buona fortuna, allora. Salutarmi tua madre», disse prima di sparire oltre la porta e correre verso la macchina che l’avrebbe riportato a Bradford.
Lilith l’unico suo pensiero fisso.



 

“La informiamo che l’utente da lei chiamato non è al momento raggiungibile.”

 

Uno sbuffo fu tutto quello che la sua bocca emise, prima di osservare la porta con il numero 18B sopra. Era difficile pensare quello che sarebbe potuto succedere una volta che avrebbe bussato, come avrebbe reagito ma era ancora più difficile accettare l’idea di avere la possibilità di essere cacciata in un battito di ciglia. E, forse, se lo meritava per come si era comportata.
Alzò gli occhi al cielo per il suo ennesimo tentativo di suonare il campanello, senza riuscirci veramente e sentiva ancora il rumore della macchina di Louis in sottofondo perché, secondo lui, una ragazza non poteva girarsene sola di notte. E per questo lo ringraziava ma sapeva anche bene di quanto si stesse, lentamente, spazientendo. Quel ragazzo e la pazienza non andavano per niente a braccetto. Nemici totali.
Sorrise nervosamente infatti quando lo schermo del suo cellulare quasi scarico s’illuminò.

Un nuovo messaggio: ore 10.30pm
Da: Louis
“Suona e falla finita.”

Chiaro e coinciso come sempre il ragazzo aveva detto implicitamente che avrebbe voluto tornarsene a casa ed, in effetti, se lo meritava dopo aver guidato per due ore senza pausa.
Sbuffò ancora, allora, e poi avvicinò nuovamente per quella che probabilmente era la decima volta il dito al campanello e quando finalmente trovò la forza per suonare avrebbe preferito bere una birra prima di affrontare questo discorso. Ne sentiva il bisogno.
Ma, tuttavia, fece a malapena il tempo a continuare quel pensiero perché Zayn le apparì davanti ai suoi occhi, con i capelli scompigliati e gli occhi stanchi. Il volto perfetto coperto da uno strato di barba a cui nel pomeriggio non aveva fatto molta attenzione e la famosa bottiglia di birra che lei avrebbe voluto in una mano.
Dunque s’inumidì le labbra perché era una completa imbecille.
«Mi dispiace», asserì quindi. «Sono una completa imbecille, lo so. Dopo tutto quello che ti ho detto questo pomeriggio mi presento qui senza una scusa plausibile, con Louis che è nervoso perché ho aspettato fino ad adesso il momento che ritenevo giusto per suonare. Ma, Zayn, io ti amo e davvero tanto. A volte questo sentimento è così grande che ho la sensazione di soffocare. Mi hai stravolto in poco tempo, da non riuscire a metabolizzare la cosa. Non voglio andare da nessuna parte che non sia con te, voglio che tu sia al mio fianco ogni giorno, voglio riempirmi la pelle d’inchiostro su quel lettino scomodo, proprio come hai detto tu, voglio portarti il caffè tutte le mattine, giusto per vedere il sorriso che ti nasce sul viso per questo semplice gesto. Voglio trascorrere del tempo nel tuo appartamento, con te e solo con te. Voglio giocare con Safaa tutte le volte che mi è possibile e vedere tuo fratello nascere. E, sì, se te lo stai chiedendo voglio anche svegliarmi nuda nel tuo letto, purché appena apra gli occhi la prima cosa che mi sia concessa di vedere sia tu. Non voglio nient’altro che questo.»
La parlatina ormai aveva avuto la meglio e non c’era più alcuna speranza che riuscisse a chiudere la bocca. Quel ragazzo era diventato giorno dopo giorno, minuto dopo minuto e secondo dopo secondo sempre più importante, fino a divenire una parte fondamentale della sua vita e questo Lilith lo sapeva anche mentre Zayn era a casa sua, devastato per la sua partenza imminente ma, ancora, non aveva compreso quanto fosse difficile lasciare la propria città e le persone che si amano.
Vedere la sua valigia imbarcata, il biglietto aereo strappato era stato troppo per lei, che era corsa quindi fuori dall’aeroporto e aveva chiamato frettolosamente Louis affinché la venisse a prendere.
Zayn, in tutto questo, era ancora in silenzio. Non si era ancora deciso a pronunciarsi.
Lilith allora lo guardò con i suoi occhi umidi perché fuori faceva davvero freddo e loro erano ancora fermi sulla soglia della porta.
Ma, inaspettatamente, Zayn fece cadere a terra la bottiglia che gli impegnava la mano destra e l’attirò a sé, respirando finalmente liberamente e senza un peso opprimente sul petto, non appena il suo corpo venne in contato con quello della ragazza.
Lilith, dal canto suo, non perse tempo nell’avvolgere le braccia attorno al busto del ragazzo ed a respirare il suo profumo.
Gli era mancato così tanto.
Le sollevò, poi, il mento e quando finalmente i suoi occhi castani incontrarono quelli chiari della ragazza sentì il suo cuore fare una capriola nel petto. L'altra mano si posò sul fianco di Lilith e qualche istante dopo si stavano già baciando.
Un bacio che stava a significare tante cose insieme, tra cui mille promesse celate dietro a quel gesto all'apparenza così banale.
«Allora, resti
E per quanto la vita in America potesse sembrare affascinante e stesse a significare parecchie novità aveva qualcuno di più bello e prezioso nella sua amata Inghilterra e pazienza se avrebbe dovuto rinunciare a qualcosa perché, in realtà, aveva appena dato una nuova occasione a sé stessa, era quella la nuova strada su cui si sarebbe dovuta concentrare, la sua nuova opportunità.
L'America avrebbe semplicemente aspettato. Di università è pieno il mondo. Di persone come Zayn, invece, molto meno.
«Resto




Note autore:
Buongiorno mie belle fanciulle!
Se vi chiedevate se fossi per caso morta la riposta è ovviamente no ma, tra le tante cose da fare per la scuola e questo capitolo che è stato letteralmente un parto ho fatto un ritardo più che clamoroso. Ma, adesso sono qui, non è questo quello che importa?
FINALMENTE l'epilogo è qui: piango dalla gioia (gioia perché sono riuscita a trovare un po' di tempo).
Per farmi perdonare per bene qui ci sono diciotto pagine e esattamente 10.720 parole. Quindi sicuramente avete avuto il vostro bel da fare.
Dovete anche considerare il fatto che tra poche ore partirò per un piccolo viaggetto con la scuola ed io, nonostante tutti gli ultimi preparativi, ho trovato spazio per postare il capitolo. È un gesto molto carino, non trovate anche voi?
Bene, a parte questa orribile introduzione che serviva per scusarmi con voi e per spiegarvi il motivo della mia assenza vorrei passare immediatamente al capitolo.
Allora, è giusto che lo dobbiate sapere, all'inizio non avevo proprio idea di come sarebbe andata a finire questa storia. Una parte di me diceva che sarebbe stato "bello" che Lilith salisse su un aereo per andarsene in America, abbandonando per sempre Zayn, mentre l'atra, la più razionale, continuava a pregare di farmi scrivere un finale romantico e sdolcinato e, sapete alla fine cosa ho scelto? Ovviamente la seconda opzione perché con tutti i libri d'amore che ho letto, ce n'è stato qualcuno in cui i due amati proseguivano ognuno per la propria strada ed il vuoto all'altezza del petto che ho provato ogni volta non lo voglio provare mai più.
Per questo, per la nostra Lilith ed il nostro Zayn, ho deciso che tutto doveva finire bene. Siete contente?
Nella prima parte abbiamo Zayn distrutto psicologicamente dalla fine della storia con Lilith, soprattutto perché ha saluto da poco che la ragazza è intenzionata a partire per Los Angeles (conto di andarci anch'io in questa città un giorno).
In effetti, posso capirlo perché è stata una vera e propria batosta.
Insomma chi non sarebbe scosso?
Beh a parte questo comunque ci pensa il mio amatissimo Louis a cercare di mettere un po' a posto le cose, portando Fifa ed un po' di gelato. Ecco, è bene che vi ragguagli anche sul fatto che io non so assolutamente nulla di questo gioco. Il calcio è un sport che proprio odio. Dovete sapere che io soffro di apatia compulsiva contro qualsiasi cosa comporti del movimento ma per il calcio il mio disgusto aumenta giorno dopo giorno. 
Bene e dopo questa confessione ritorniamo a dove eravamo rimaste.
Poco dopo però arrivano anche Niall, Liam ed Harry.
Ahh, la mia OT5, quanto mi manca.
La seconda parte è una delle mie preferite perché Louis e Zayn hanno l'ennesimo loro discorso e mi piace pensare che nella mia storia, come sicuramente sarà capitato anche nella vita reale, gli Zouis siano uniti e che si aiutino a vicenda. Il fatto che qui ci siano l'uno per l'altro mi riempie il cuore di gioia.
Qua, però arriva l'ennesima batosta perché chi si aspettava mai che Lilith partisse in anticipo rispetto a quello che aveva detto?
Povero Zayn e povero il suo cuoricino.
Quindi, tra una parola e l'altra, tra un'arrabbiatura e l'altra si finisce presto con Zayn che, implicitamente, caccia fuori casa sua Louis. Gli chiede, sì, se vuole rimanere a dormire da lui ma, l'altro, sa bene che in realtà vuole rimanere solo e quindi lo accontenta semplicemente.
Louis lo conosce davvero troppo bene.
La parte in cui poi ritorna nella sua casa di famiglia per vedere Thisha è una parte in cui mi piange il cuore. Per me sono così belli e dolci insieme che quando ho scritto questa scena riuscivo ad immaginarmi tutto alla perfezione.
Quando lo chiama "sunshine" volevo davvero strapparmi i capelli dalla testa.
Anche qui, presto, si arriva al punto in cui la madre gli chiede come sta realmente e trovo che non ci sia del male se un ragazzo esprime il proprio stato d'animo. Anche loro hanno il diritto di stare male, anche perché delle volte siamo noi donne a ferire loro.
Io la vedo così.
Tuttavia, Trisha, sa perfettamente cosa fare e gli affida i biscotti.
Ecco, Zayn è davvero negato in cucina e non so perché ma anche nella realtà non mi da l'idea di un tipo che si mette davanti ai fornelli. Penso che sia di più uno a cui piace trovare le cose pronte, non pensate anche voi?
È davvero un disastro e quindi presto deve intervenire la madre. Questa scena è, possiamo dire così, uno dei punti chiave dell'intero capitolo perché ci sono le prime spie che gli dicono che effettivamente potrebbe fare qualcosa per cambiare le cose.
Un altro pezzo in cui avrei voluto strapparmi cuore e capelli è stato quando Safaa si è seduta in braccio al nostro Zayn. Deve essere un'ottimo fratello maggiore anche nella realtà.
Alla fine, sarete felici di sapere, che effettivamente sarà un maschietto il bambino che Trisha aspetta. Ho voluto accontentare il povero Zayn. Insomma ci sta.
Un altro piccolo Malik da aggiungere alla lista.
È proprio qui che Zayn capisce che questa notizia la deve condividere immediatamente con qualcuno che, però, non fa parte dei suoi amici e che è un po' lontana da lui.
Quando lo capisce non è ancora troppo tardi, ha tempo. È allora che si alza da tavola in fretta ed esce dalla porta, con la madre che ha capito ogni cosa.
Ovviamente, nonostante il fatto che non vedesse l'ora di condividere la notizia con Lilith questo non gli impedisce di chiamare il suo caro e fidato amico Louis.
La penultima parte è stata quella in cui ho riscontrato più difficoltà in assoluto perché a parte il piccolo pezzo in cui Zayn conosce la mamma della ragazza non sapevo assolutamente cosa scrivere e cosa no.
È stato davvero difficile ed impegnativo.
Tuttavia, però, alla fine sono riuscita ad inserire tante parole ed il discorso di Zayn a momenti faceva piangere anche me. E sono la scrittrice di tutto questo.
Il suo "ti rivoglio con me" mi ha fatto letteralmente sciogliere: amore di mamma.
Però, Lilith, è ancora convinta di voler partire, di voler andarsene in America e di poter iniziare un nuovo capitolo della sua vita. Ecco ci tengo a farvi sapere che la ragazza non se ne va a Los Angeles perché la storia con Zayn è finita. Magari in piccola parte anche per quello ma è un'opportunità che vuole cogliere al volo.
Lilith è una ragazza caparbia ma anche orgogliosa e quando capisce di aver sbagliato tutto, di aver dato poca importanza a delle cose che invece se ne maritavano molta di più si rifiuta di partire e chiama la prima persona che le viene in mente: Louis.
Diciamo che questo ragazzo, per l'intera storia, è stato una sorta di cupido. Lo si può dire?
La parte finale è la mia preferita, quella che aspettavo da tanto tempo ma che non sapevo come scrivere ed impostare.
Ma eccomi finalmente qui che con il "resto" di Lilith ho concluso questa storia che quando ho cominciato non sapevo nemmeno se l'avrei messa su Efp. Alla fine, sono contenta di questa mia scelta. Sono davvero molto orgogliosa di me stessa perché sono riuscita a portare a compimento questo mio progetto.
E sulle note di ciò volevo, per primo, ringraziare tutte quelle che mi hanno messa tra le loro scrittrici preferite, quelle che hanno messo la mia storia tra le preferite/seguite/ricordate. Sono davvero contenta che l'abbiate fatto perché per me significa che avete apprezzato quello che ho fatto.
Volevo ringraziare le persone tanto carine che hanno lasciato un commento e che mi hanno spronata a continuare e per di più volevo ringraziare il mio caro ed unico Zayn che mi ha ispirata a sufficienza per poter scrivere questa storia.
Dopo tanto tempo metterò "completa" alla storia e non so se essere felice o meno. Mi mancheranno sicuramente ognungo dei personaggi, a partire dai nostri protagonisti.
Va bene, penso che con i ringraziamenti possiamo smettere.
Come tutte le volte è tempo di pubblicità. Allora, vi ricordo che nel caso voleste contattarmi potete provare anche su 
Ask (anche se non lo uso molto) e che per leggere tutto quello che ho scritto basta che clicchiate semplicemente qui. Volevo anche dirvi che qui c'è il mio Instagram (se volete seguirmi sarò ben contenta di ricambiare). Nella bio, inoltre c'è anche il mio Tumblr.
Ah, non dimentichiamoci della pubblicità al mio bambino. Non so se avete sentito la sua nuova canzone: It's you. Dio, non aspetto altro che l'uscita del suo album perché è da Marzo dell'anno scorso che voglio scoprire com'è la musica che davvero vuole fare.
Bene per abbreviare le cose vi lascio direttamente il suo canale 
Youtube e spero che v'iscriviate in tante.
Una marea di abbracci e baci a tutti ed adesso mi dileguo perché la valigia non si chiude da sola e devo anche rendermi un po' presetabile con del trucco.
Prima di concludere definitivamente vi voglio avvertire che non ho molto tempo per controllare gli errori ortografici e quindi provvederò a correggerli quando torno.
Mie belle fanciulle, ci sentiamo con il prossimo scritto. All the love. xx
-Micol :)



Zayn Malik



Lilith Collins


Louis Tomlinson


Liam Payne


Niall Horan


Harry Styles


Doniya Malik


Waliyha Malik


Safaa Malik


Trisha e Yaser Malik


Lottie Tomlinson


Félicité Tomlinson


Phoebe e Daisy Tomlinson


Ernest e Doris Deakin


Johannah Deakin


Sophia Smith

  
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