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Autore: lucia_canon    10/03/2016    1 recensioni
-“Un nome, una garanzia, tu dici. E dici bene, mia cara. Conosci il secondo nome di Albus Potter?”
“Ha un secondo nome?”
“Severus.”
“Come Piton? Per quella storia che è uscita sul Profeta dopo la Battaglia di Hogwarts?”-
Genere: Commedia, Drammatico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Draco/Astoria, Harry/Ginny, Rose/Scorpius, Teddy/Victorie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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«Sei un essere speciale, e io avrò cura di te»

Franco Battiato, Avrò cura di te

31 agosto 2017

Et voilà, la bouillabaisse !Fleur comparve nella sala da pranzo con una grossa pentola, contenente la tradizionale zuppa di pesce provenzale. Tutti i commensali applaudirono, e Victoire si unì agli elogi, anche se con poco entusiasmo. Le piaceva la bouillabaisse, ma trovava seccante che ogni volta che i nonni Delacour venivano a trovarli, affrontando il viaggio da Marsiglia, sua madre dovesse preparare quel piatto che loro erano abituati a mangiare, come se il cibo inglese non fosse degno di accostarsi ai palati raffinati di Apolline e Arnaud.

Chérie, je l’adore, elle est pareil à celle que l’on mange chez nous !” sentenziò Mme Delacour.

In realtà, non era solo la bouillabaisse a irritare Victoire. Da quando, tre giorni prima, i Delacour erano arrivati Villa Conchiglia, lei e Dominique non avevano avuto un momento di pace. Apolline commentava tutto ciò che facevano, il loro modo di vestire e la loro pronuncia del francese, rendendole estremamente impazienti di tornare a Hogwarts. Fleur, da parte sua, era sotto pressione: esigeva che ogni dettaglio fosse curato e perfetto, ed era sul punto di far perdere la calma al paziente Bill. Louis era stato coinvolto nelle pulizie generali antecedenti la visita dei nonni, e durante la loro permanenza aveva trascorso ore a sbucciare patate, esperienza che lo aveva indotto ad affermare che non avrebbe più mangiato tuberi in vita sua.

Oltre a tutta la tensione che si era diffusa tra i Weasley, Victoire aveva un motivo in più per desiderare che il 1 settembre arrivasse presto. C’era una domanda, una questione che, ne era certa, Arnaud avrebbe tirato fuori alla prima occasione, e fino a quel momento aveva fatto di tutto per svicolare. Tuttavia, quello era l’ultimo pranzo, e c’era da scommettere che il nonno avrebbe insistito, mettendola alle strette. Per questo motivo Victoire era tesa come una corda di violino, al punto che, quando dalla finestra vide un gufo che si avvicinava alla casa, si alzò per aprire la persiana e inciampò, trascinandosi dietro alcuni piatti, con grande ilarità di Apolline, e conseguente disappunto di Fleur.

Il gufo le consegnò una busta che recava scritto “Victoire Weasley, Villa Conchiglia, Tinworth, Cornovaglia” e riconobbe immediatamente la calligrafia. Fu una fortuna, perché le fece capire che non era il caso di aprire la lettera durante il pranzo, ma di aspettare. Allo stesso tempo, il desiderio di aprirla la rese ancora più impaziente di alzarsi da tavola, anche se sapeva che era fuori discussione.

“Dominique, questo sarà il tuo quinto anno a Hogwarts. Sei pronta per i G.U.F.O.?” chiese Apolline alla secondogenita di Bill e Fleur, la quale trasalì.

“Si, ecco, dovrò studiare molto…”

“Trovo vraiment inutile quest’idea degli esami al quinto anno. È molto melio il méthode che si usa a Beauxbatons.” Sentenziò Mme Delacour.

“Ci sono anche aspetti positivi, per esempio dopo i G.U.F.O…”

“Hai ragione, maman, è veramente absurde.” Chiosò Fleur, con uno sguardo eloquente a Dominique. La ragazza tacque, con uno sguardo cupo.

“Anche per te sarà tempo di esami, non è vero, Victoire?” intervenne Arnaud.

“Proprio così. Sosterrò i M.A.G.O. in Aritmanzia, Babbanologia, Trasfigurazione, Difesa contro le Arti Oscure e Storia della Magia.”

“Che strane materie! Né Pozioni, né Erbologia! E dire che la nostra famiglia vanta una grande tradizione di pozionisti.” Era vero, nei secoli i Delacour si erano contraddistinti per la loro capacità nel campo delle Pozioni, tanto che una prozia di Fleur, Elladora Delacour, aveva scritto un trattato sulle pozioni a base di fiori, Miscele e giardini, che aveva riscosso un grande successo ed era ancora utilizzato in alcuni corsi di pozioni. Tuttavia, Victoire non aveva ereditato dai Delacour quell’interesse, lei si sentiva più simile agli Weasley, soprattutto a nonno Arthur. 

“Sono materie che non mi appassionano. Ho intenzione di dedicarmi agli studi sociali, in particolare ai rapporti tra Maghi e Babbani.” Apolline sussultò, ma non disse nulla.

“Immagino che al Ministére de la Magie potresti farti onore nel campo della sociologia magica, date le tue origini straniere.”

“Ministére de la Magie?”

“Ma certo, cara. Non hai sempre detto che avresti voluto trasferirti en France, dopo il diploma?”

Eccola, la domanda che Victoire voleva evitare. Da quando era piccola, e andava in vacanza in Francia con i genitori, il paese d’origine di sua madre aveva esercitato su di lei un grande fascino. La pace dell’Alsazia, la bellezza della Costa Azzurra e l’incanto di Parigi erano per lei il luogo ideale di tutti i suoi sogni e fantasticherie. Per questo, negli anni, aveva ribadito più volte il suo desiderio di trasferirsi a Marsiglia, presso i nonni materni, una volta terminati gli studi. Adesso, tuttavia, erano entrate in gioco nuove componenti, e Victoire non era più così sicura di voler lasciare l’Inghilterra.

“Può darsi, non ho ancora deciso. In questo momento penso che la priorità sia la scuola, dopo gli esami deciderò con calma.”

Je comprends, anche se mi sembra impossibile che si possa preferire questo clima umido al sole della Provenza.” Disse Arnaud.

“Il clima della Cornovaglia non è così umido, papa. Non ricordi quanto freddo faceva in Scozia, al Torneo Tremaghi?” intervenne Fleur.

Dal momento che gli adulti avevano indirizzato il discorso sul clima, argomento su cui non avrebbero avuto bisogno di interpellare Victoire, la giovane decise di defilarsi, per poter leggere in pace il messaggio che aveva ricevuto. Scelse la propria camera come nascondiglio, perché era l’unico luogo in cui Dominique e Louis non l’avrebbero scoperta. Chiuse la porta con un incantesimo, si sedette alla scrivania e aprì la busta. Dentro trovò un biglietto che sembrava scritto con una grafia frettolosa, seppur facilmente riconoscibile.

 Cara Victoire,

mi dispiace disturbarti oggi, che è l’ultimo giorno che puoi trascorrere con i tuoi genitori, ma ho bisogno di parlarti di una questione che è per me di vitale importanza.

Ti aspetto da Haagen Dazs, in Leicester Square. Spero che riuscirai a venire.

Teddy

Non appena ebbe terminato di leggere la lettera, Victoire fu colta da frenesia. Doveva trovare un modo per raggiungere Teddy il più presto possibile. Da quando, alcuni mesi prima, avevano cominciato a uscire insieme segretamente, Teddy si era sempre dimostrato disponibile ad ascoltare tutto ciò che lei aveva da dire, facendola sentire apprezzata in modo completamente nuovo, ma non le aveva mai manifestato il proprio bisogno di stare con lei. Poteva sembrare stupido, ma più di tutto a Victoire importava potersi prendere cura di lui, e il fatto che lui non glielo permettesse la rattristava. Ora, quella lettera denotava chiaramente il bisogno di Ted Lupin di vedere lei, Victoire, e avrebbe fatto di tutto per correre da lui.

La loro relazione era ancora ignota a tutti i loro conoscenti, perché entrambi potevano immaginare le reazioni che la notizia avrebbe suscitato nelle loro famiglie, e non avevano fretta di verificare. Per questo motivo erano soliti incontrarsi in locali per adolescenti Babbani, dove nessuno li conosceva. Haagen Dazs era il preferito di Teddy, che aveva scoperto una passione per il gelato, mentre Victoire prediligeva i Frappuccini di Starbucks.

Victoire cercò alcuni vestiti Babbani nell’armadio, e pescò una gonna blu e una camicetta bianca, che coprì con il suo cappottino grigio. Legò i capelli biondi in una treccia e scese in salotto. Quando Fleur la vide comparire vestita in quel modo, assunse un’espressione così arrabbiata che Victoire avrebbe giurato di aver visto del fumo uscirle dalle orecchie.

Victoire, qu’est-ce que tu fais ?

Je dois sortir, c’est très important. Au revoir, les grandparents!

Fleur fece per alzarsi, ma prima che la raggiungesse, sua figlia si era già Smaterializzata.

 

Victoire apparve in Leicester Square, e si guardò intorno per controllare che nessuno avesse notato la sua comparsa. Era già abbastanza nei guai senza ricevere un richiamo dal Ministero a causa dello Statuto internazionale di Segretezza. I suoi, specialmente sua madre, si sarebbero infuriati quando fosse tornata, ma in quel momento non era la sua priorità. Individuò facilmente Haagen Dasz, e vi si diresse a passo di carica.

Appena entrò, avvertì una sensazione di disagio mista a interesse. La difficoltà era data dalla sua scarsa conoscenza diretta dei Babbani, sebbene avesse letto molti libri su di loro, l’interessamento era legato dal fascino che la comunità non magica esercitava su di lei. In particolare, i suoi coetanei Babbani erano per Victoire oggetto di grande interesse, e si divertiva a studiarne i comportamenti e le stranezze. Il loro rapporto con la tecnologia, per esempio, la stupiva, e avrebbe voluto saperne di più.

Si guardò intorno. Nel mondo magico, era semplice riconoscere Teddy dalla sua caratteristica principale, la chioma dal colore cangiante e sempre in disordine. Tra i Babbani, il ragazzo si adattava a trovare mille modi diversi di nascondere i capelli sotto berretti e cappelli di varie fogge, perché gli era impossibile controllarne i cambiamenti: in genere variavano con il suo umore o con la persona con cui si trovava.

Victoire, tuttavia, aveva trovato un altro espediente per individuare il ragazzo, anche in mezzo a una vasta folla. Infatti, Teddy non aveva il minimo gusto estetico, e in ogni occasione finiva per attirare l’attenzione con le sue mise improponibili. Per lei, che oltre ad essere un’appassionata di moda magica, conosceva bene le tendenze Babbane, era semplice riconoscerlo, anche se non esattamente gradevole. Così, quando vide un ragazzo con un cappello viola a pois gialli e una sciarpa a quadretti blu elettrico e rossi, si avvicinò al suo tavolo. Lui la riconobbe quasi immediatamente.

“Victoire!” dal suo tono si deduceva grande agitazione, così la ragazza pensò che non fosse il caso di fargli notare l’improbabilità del suo abbinamento. Teddy si alzò e le andò incontro, e lei si strinse a lui.

“Cosa succede?” sussurrò, praticamente al petto del ragazzo, perché era molto più alto di lei. Lui sciolse l’abbraccio e le fece segno di sedersi.

“Ieri sera sono stato dai Potter, e sono venuto a conoscenza di un segreto.” Esordì Teddy.

Victoire sospirò. Era abituata ai segreti che saltavano fuori all’improvviso, come tutti i suoi cugini. D’altronde, la sua famiglia era troppo numerosa, ed era stata coinvolta in troppe avventure, perché lei e gli altri giovani Weasley potessero scoprire tutti i segreti contemporaneamente. C’era stata la storia di zio Harry, quella del torneo Tremaghi, si era scoperto che zio Percy aveva abbandonato la famiglia per poi tornare solo alcuni anni dopo, che zia Hermione era Nata Babbana e Bill era stato morso da un Lupo Mannaro, e tutto ciò non era nulla in confronto a quando zio George aveva raccontato la storia del suo gemello, Fred. Per Victoire era normale che certe notizie potessero saltare fuori a distanza di anni, e sapeva che Teddy, che aveva perduto i genitori e il nonno quando era in culla, negli ultimi diciannove anni aveva ricevuto un’ingente quantità d’informazioni. Il fatto che quella notizia, in particolare, fosse così sconvolgente per lui, indicava che doveva essere una cosa della massima gravità.

“Cosa ti hanno detto?”

Teddy esitò. Temeva che, una volta scoperto il suo segreto, Victoire avrebbe avuto paura di lui. Non l’avrebbe sopportato. Tuttavia, questo timore gli fece capire quanta importanza lei avesse per lui. Se teneva a lei, doveva rivelarle quel terribile segreto. Era necessario, sentiva che aveva bisogno di fidarsi della giovane Weasley.

“Mi hanno rivelato che, quando era molto piccolo, mio padre fu morso da un Lupo Mannaro. Mio padre era un Lupo Mannaro.”

Victoire tacque, per un istante che per Teddy fu eterno. I suoi occhi si spalancarono a poco a poco, illuminandolo con il loro azzurro, in un’espressione di grande stupore, poi lei si spinse in avanti e prese la sua mano fra le proprie.

“Quanta paura avevi di raccontarmi questa cosa?”

Aveva capito tutto. Ogni dubbio, ogni esitazione, ogni paura, lei li aveva colti. Ma c’era una cosa ancora più incredibile. Sembrava che le importasse più di come lui stesse vivendo quella notizia, che della notizia in sé.

“Beh, parecchia. Non sapevo come avresti potuto reagire. Io non so ancora come accettarla.” Sussurrò il ragazzo, giocherellando con i bottoni della sua camicia Babbana.

“Come la vorresti accettare? Si tratta di tuo padre, prima di tutto. Aveva un problema, ma non determina chi lui fosse veramente, lo dimostra il fatto che sia comunque riuscito a fare cose meravigliose.” Lo sguardo di Victoire si posò fisso su di lui, e Teddy sentì un brivido corrergli lungo la schiena. In quel momento raggiunse una consapevolezza.

Io la amo.”

“Teddy, non giudicare tuo padre. Non era qualcosa che dipendesse da lui, e sicuramente avrà sofferto molto. Vuoi che ti elenchi i motivi per cui puoi, e devi, essere orgoglioso di uno dei martiri della guerra, le cui gesta si studiano sui libri di Storia della Magia?”

“Lo so, lo so. È solo che non riesco ad associare l’immagine che ho sempre avuto di lui, l’eroe della guerra, con quella che ho adesso, un Lupo Mannaro, un reietto. È come se fossero due persone diverse.”

“Sono la stessa persona. Se ci pensi, è ancora più grandioso, ancora più eroico, che sia riuscito a fare ciò che ha fatto, essendo un Lupo Mannaro.”

“Forse hai ragione. Poco fa, ho pensato una cosa.”

“Cosa?”
“Se solo lui fosse ancora vivo, io non avrei scoperto questa cosa a diciannove anni. Probabilmente l’avrei sempre saputo. Invece non conosco nulla, se non quello che mi hanno raccontato, e ora mi sembra di non sapere nulla, e in realtà io vorrei solo poterlo conoscere, e…” Teddy non riuscì a continuare, sentiva che stava per scoppiare a piangere, e non voleva che lei lo vedesse.

Victoire intuì la situazione, e gli si avvicinò per stringerlo forte a sé, nell’esatto momento in cui lui la circondò con le proprie braccia e la baciò con un’urgenza che tradiva tutto il suo bisogno di certezze. Lei comprese quella necessità, e l’assecondò rispondendo delicatamente al bacio del ragazzo.

Era una tranquilla sera di fine estate, e le vie di Diagon Alley erano deserte, dopo giorni di affollamento, dovuto agli acquisti antecedenti il ritorno a scuola per tutti gli studenti di Hogwarts. Ron aveva chiuso il negozio, salutato George, e ora stava rientrando in casa, dove Hermione e i ragazzi lo aspettavano, per una cena molto speciale.

Erano giorni che Hermione, con la precisione che la contraddistingueva da quando suo marito la conosceva, pianificava quella serata. Aveva preparato salsicce con purè di patate, pie con crema di pollo e funghi, Jacked potato e, per dessert, una Red velvet cake. In una parola, tutti i piatti preferiti da Rose, per celebrare degnamente l’ultima sera che la loro figlia maggiore avrebbe trascorso a casa. L’indomani, avrebbero dovuto accompagnarla a King’s Cross e guardarla partire verso una nuova avventura, senza di loro.

Quando Ron aprì la porta, fu accolto dal profumo di salsicce grigliate. Hermione gli venne incontro con un libro tra le mani, un’immagine consueta. Ron era abituato a vedere la moglie con un volume in mano, che si trattasse di tomi di diritto magico, libri di Storia della Magia o fiabe per bambini. Questa volta, il libro era un ricettario che Hermione aveva ricevuto in dono da Molly, e che per questo conservava come un cimelio.

“Buonasera, Hermione. Che ottimo profumo!”

“Grazie, Ron, sono arrivata prima dal lavoro per preparare tutto. Spero che Rosie apprezzerà.”

“Sono certo di sì, e…” Ron non poté terminare la propria frase incoraggiante, perché fu interrotto dall’arrivo di Hugo, che gli saltò al collo e iniziò a frugargli nelle tasche, in cerca di qualche nuovo scherzo messo a punto per i Tiri vispi Weasley. Il padre lo depose a terra, poi seguì la moglie in cucina, dove lei gli fece assaggiare la gravy sauce che aveva preparato per accompagnare le salsicce.

“Ottima, Hermione. Sembrerebbe perfino meglio di quella di mia madre.” Si complimentò lui, facendola arrossire.

“Non dire sciocchezze, piuttosto, hai preso il regalo?”

“Certo, eccolo.” Rispose lui, mostrando un pacchettino rosa incartato con cura.

Poco dopo, Rose Weasley fece il suo ingresso nella sala da pranzo, con un bel vestito blu notte che creava uno splendido contrasto con il rosso dei capelli, sciolti sulle spalle. Era stata un’idea di Hermione quella di festeggiare quell’occasione, per esorcizzare la tristezza della separazione dalla figlia.

La serata trascorse felicemente, tra le ottime portate cucinate da Hermione, le battute e gli scherzi di Ron e le prese in giro tra Rose e Hugo. Gli Weasley consegnarono alla figlia il pacchetto, contenente un piccolo ciondolo apribile, al cui interno si trovava una fotografia magica, che ritraeva Hermione e Ron al loro primo anno a Hogwarts, quando avevano la stessa età di Rose. La ragazzina parve apprezzare il pensiero, anche se lo accolse a modo proprio.

“Mamma, ma avevi dei dentoni enormi! E papà, che buffo taglio di capelli!” Hermione alzò gli occhi al cielo e rabbrividì, pensando ai dentoni che l’avevano accompagnata fino al quarto anno. Adesso, grazie a Madama Chips, sfoggiava una dentatura perfetta.

“Se fossi al tuo posto non riderei così tanto, Rose, perlomeno papà aveva molte lentiggini in meno, rispetto a te!” esclamò Hugo, facendo leva sul rapporto complicato tra la sorella e quella sua caratteristica fisica, chiaramente ereditata dalla famiglia paterna.

“Se non altro, io non ho i tuoi denti da castoro, fratellino.”

“Basta ragazzi, smettetela. Vi suggerisco di andare a letto, domani sarà una giornata campale, soprattutto per te Rosie.” I due acconsentirono, e presero la direzione delle loro camere, mentre Hermione rassettava la cucina. Ron si alzò per aiutarla e, mentre trasportava la pila dei piatti sporchi nel lavello con la bacchetta, si accorse che la moglie si era asciugata una lacrima.

“Andrà tutto bene.” Sentenziò il mago.

Hermione alzò gli occhi pieni di lacrime verso il marito, e si sorprese che lui avesse capito così in fretta il suo malessere. Infatti, per quanto avesse scelto Ron e lo amasse, non poteva negare che lui fosse spesso insensibile alle manifestazioni di tristezza altrui, e non perché si disinteressasse degli altri, semplicemente non le coglieva. Questa volta, tuttavia, Ron aveva intuito con facilità i sentimenti della moglie, probabilmente perché, dopo tutti quegli anni insieme, la conosceva come il palmo della sua mano.

“Lo so, è brava, intelligente, non avrà problemi. Però mi mancherà.”

“Certo che ti mancherà, Hermione. È normale, sei sua madre. È difficile, però non spetta a noi trattenerla. È cresciuta, e noi non possiamo, non dobbiamo fare nulla per impedirle di prendere la sua strada.” Le disse, avvicinandosi a lei per abbracciarla. Hermione si lasciò stringere dal marito, e non trattenne più le lacrime che aveva frenato durante tutta la giornata.

“Mi ricordo com’ero io alla sua età, vorrei impedirle di ripetere tutti i miei errori. Ti ricordi che incoscienti eravamo?”

“Non si può, e non sarebbe nemmeno giusto. Ha undici anni, ha il diritto di commettere degli errori. Altrimenti non crescerà mai.”

Hermione non rispose, ma continuò a piangere silenziosamente, asciugandosi di tanto in tanto gli occhi nelle maniche dell’abito da strega.

“Eddai, Hermione, probabilmente sarà l’unica studentessa di Hogwarts in grado di battere il tuo record di Eccezionale, non possiamo certo tenerla a casa!”

Hermione ridacchiò, tra le lacrime, e si avvicinò al marito per baciarlo su una guancia.

“Allora c’è solo da sperare che incontri un compagno di Casa impacciato e divertente che le sappia tirare su il morale.”

 

Angolo dell'autore

Eccomi con il secondo capitolo, che inquadra le due protagoniste femminili di questa storia e il loro background famigliare. Victoire è divisa tra due identità, mentre Rose è alle prese con l'inizio del suo primo anno a Hogwarts. Spero abbiate apprezzato!
Lucia
   
 
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