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Autore: Blue Eich    11/03/2016    3 recensioni
[Chiunque non abbia iniziato la nona stagione stia lontano da questa storia, lo dico per il suo bene.]
È stato Mark, in passato, ad insegnare qualcosa a Lexie. Adesso è arrivato il suo momento di ricambiare.
1. «Ragazzi, io sono qui!» urlò di nuovo, indicandosi ed avvicinandosi con passo frenetico alla sua migliore amica, che aveva un'aria distrutta. «Callie, guardami! Sono io, Mark!»
2. «L'ho salvato…» ripeté, sottovoce. Poi un riso, esasperato e liberatorio, le uscì dalla bocca. «L'ho salvato! Ho salvato una vita!»
3. Questi furono i loro pensieri sinceri e concisi, poi fu un attimo: Lexie ritrasse fulmineamente la mano e Meredith tirò via la foto dal pavimento, rialzandosi.
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ellis Grey, Lexie Grey, Mark Sloan, Meredith Grey
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nona stagione
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Our life is gonna change

1

1. Prima lezione.

[Secondo scaffale in alto a destra della libreria, copertina verde, pagina ventiquattro, paragrafo due.]

 

 

Ormai non sentiva più niente. Tutto il dolore era svanito, lasciando il posto ad un piacevole senso di galleggiare nel vuoto. Essendo ancora un chirurgo, sapeva perfettamente che era il celestiale effetto della morfina. Aveva sempre visto i pazienti stare meglio per mezzo di essa, tanto da darlo per scontato; ora provarlo sulla propria pelle era tutt'altra cosa. Aveva la sensazione che quel benessere fosse un premio, che avrebbe raggiunto il paradiso, perché forse Dio nonostante non credesse molto in lui aveva scelto di perdonarlo per tutte le volte che si era portato a letto candide infermiere piene di sogni e di speranze - se avesse stilato una lista di nomi, sarebbe arrivata tranquillamente a toccar terra - e per essere stato l'amante di Addison più volte, infrangendo il nono comandamento.

Sentiva pace, soltanto pace, così rilassante che avrebbe voluto stare in quella condizione per sempre. Il suo respiro allentava con il passare dei secondi, ormai non c'era più spazio per alcun pensiero. Un sonno pesante stava per avvolgerlo e l'unico suo desiderio era quello di abbandonarvisi.

L'ultimo respiro, poi un tuffo al cuore violento ed improvviso; quel sonno lo accolse in un cupo abbraccio, l'abbraccio della morte.
 

-

 

Mark spalancò gli occhi, guardandosi intorno. Era sempre nella stanza dove l'avevano collocato, ma in piedi, dinnanzi al letto. Si trovò ad osservare il perfetto specchio di se stesso, con le braccia stese lungo i fianchi, una delle quali aveva attaccata una flebo. Le coperte di un azzurrino lieve erano tirate giù quel tanto da mostrare tutto il suo torace, sovrastato da un'anonima e triste camicia a pallini. Regnava un silenzio pesante, angoscioso.

Derek e Callie erano seduti rispettivamente uno alla sua destra e l'altra alla sua sinistra, su due sedie lilla dal rigido schienale imbottito. Callie cercò dapprima di scacciare le lacrime che iniziavano a farle capolino dagli occhi, poi non resistette più e si coprì il viso con entrambe le mani. Affondò il capo a bordo del letto, abbandonando la mano sulla sua spalla sinistra. Derek cacciò un sospiro, poi gli pattò la spalla destra; i suoi occhi erano lucidi, devastati. Chinò anch'egli la testa, mantenendo quella posizione solenne.

Mark aveva assistito, immobile, non capendo perché si comportassero in quel modo. «Ragazzi, andiamo!» esclamò, con un nervoso sorriso sulle labbra, allargando le braccia. «Sono qui, sono vivo.»

Nonostante il suo tono di voce fosse stato alto, nessuno dei due si girò né mostrò cambiamenti rispetto a prima. Mogi e vulnerabili, proprio come chiunque ha appena subito un lutto importante e si sta prendendo il tempo di assimilarlo.

«Ragazzi, io sono qui!» urlò di nuovo, indicandosi ed avvicinandosi con passo frenetico alla sua migliore amica, che aveva un'aria distrutta. «Callie, guardami! Sono io, Mark!»

«Loro non ci vedono.»

Quella voce… Voltò di scatto il capo e lei era lì, con il solito camice con sotto la solita, rassicurante divisa azzurrina da specializzanda. Si appoggiava con un braccio alla porta, bella come sempre, con quegli scuri capelli fluenti che la luce illuminava di riflessi ramati.

Le corse d'istinto incontro, abbracciandola avidamente, più stretta che poteva. Aveva bisogno di stringerla, di capacitarsi che fosse di nuovo lì. Si premette la sua testa contro al petto, perché voleva proteggerla, impedirle di lasciarlo un'altra volta.

Lexie, quell'abbraccio, se lo godette tutto. Si sentiva un mostro, da una parte, perché si era ritrovata spesso a sperare egoisticamente che Mark la raggiungesse. Sapeva che era sbagliato, che almeno lui avrebbe dovuto rimanere in vita perché aveva una famiglia, ma non aveva potuto farne a meno. Adesso, però, quei pensieri non la sfioravano più. Finalmente si sentiva bene, al sicuro, finché stava incatenata in quell'abbraccio.

«Ti amo, ti amo più di qualsiasi cosa al mondo.»

«Anche io, Mark…» mormorò semplicemente, per poi alzare il capo, affinché i suoi occhi di nuovo vispi e luminosi incrociassero i suoi. «Quando… Quando ero morta e tu tenevi la mano al mio corpo, io ero accanto a te a pregare. Ci sono rimasta per tutto il tempo, anche quando Meredith urlava per avermi persa e gli animali…» Esitò per un attimo, mentre la sua espressione s'irrigidiva. «Si litigavano i miei resti» terminò, in un cupo soffio.

Mark sgranò gli occhi e la strinse ancora più forte. «Perdonami se non ho saputo proteggerti. Non sbaglierò un'altra volta, Piccola Grey, te lo prometto.»

«Non è stata colpa tua, Mark, non era colpa di nessuno…»

«Sì, invece! Se solo fossi arrivato prima, se solo io…»

«Mark» lo interruppe lei, di fretta. Aveva usato un tono che lui aveva imparato a conoscere bene, agitato ed un po' esitante, tipico di quando stava per dirgli qualcosa d'importante. «Noi possiamo vederci, sentirci, toccarci…» proseguì, poggiandogli la mano vellutata su una guancia, quel tanto da sfiorargli con delicatezza il lieve accenno di barba. «Ma loro no.»

Mark si voltò di scatto, con il panico negli occhi. La bolla di sapone che si era creato con Lexie, come se fossero gli unici al mondo, era scoppiata, riportandolo alla veloce e cruda realtà. Callie e Derek erano ancora nella stanza, a fissare il suo viso, che iniziava a farsi di un pallore sempre più marcato. Accantonando il frivolo pensiero di quanto fosse patetico morire vestito in modo così anonimo – insomma, lui era Mark Sloan, il miglior chirurgo plastico di Seattle! – gli ci vollero alcuni secondi per realizzare che… Era morto. Si sentiva vivo in tutto e per tutto, ma i suoi migliori amici non avevano battuto ciglio alla loro presenza, così come chi era venuto a far da spettatore alla sua morte e sedeva dignitosamente in sala d'attesa, dove regnava un generale disagio. Perché era una morte programmata da settimane, la sua, un po' come un celebre concerto a cui nessuno poteva mancare. Avery era visibilmente abbattuto e continuava a fissare la porta. Persino Webber, la Bailey, il dottor Warren e Meredith erano venuti. Non poteva sopportare di vederli tutti con quello sguardo da cane bastonato, con la consapevolezza di esserne la causa, di essere lì e che non potessero sapere che stava bene.

«Come faranno… Senza di me?» sussurrò, con occhi persi e sgranati. Non riusciva a credere che sarebbe cambiato tutto. «Chi consolerà Callie quando litigherà con Arizona? Chi impedirà a Derek di fare stupidaggini? Chi insegnerà ad Avery?» Fece una pausa, poi si prese la testa tra le mani. «Chi baderà a Sofia?» si chiese infine, mentre il suo tono s'incrinava. «Oh, Sofia!»

Lexie lo riabbracciò, cercando di donargli tutto il calore che poteva. Mai come in quel momento era stato tanto vulnerabile. Aveva perso tutto ciò che aveva e causato un irreparabile dolore a coloro che facevano parte della sua vita. 

«Mia figlia… Crescerà senza di me, non si ricorderà più di me… Non potrò più prenderla in braccio, farla ridere…» Lacrime calde e salate cominciarono a rigargli il viso. Il viso di un uomo distrutto.

«Sssh…» Mentre scuoteva la testa, rassegnato, Lexie prese ad accarezzargli i capelli dalle morbide ciocche brizzolate.

«Era la mia principessa, era tutto per me… E tra pochi anni non si ricorderà nemmeno di quanto l'ho amata…»

«Mark» lo interruppe ancora, sporgendosi per avvicinare le labbra al suo orecchio. «Secondo scaffale in alto a destra della libreria, copertina verde, pagina ventiquattro, paragrafo due» recitò senza esitazione, con gli occhi chiusi per concentrare la sua infallibile memoria. «“Molte testimonianze affermano che gli animali e i bambini sono in grado di vedere gli spiriti e interagirvi, almeno fino ai tre anni di età, ma questa capacità con la diminuzione delle percezioni sensoriali viene meno con il tempo almeno nel novantatré percento dei casi.”»

Il viso di Mark si illuminò. «Sofia potrà vedermi?» domandò, speranzoso, pendendo completamente dalle piccole labbra onniscienti di Lexie.

«Sì» confermò lei, con un sorriso di sincera felicità che le spaziava sul volto. «Quando c'era qualcun altro, con te, a volte andavo al nido e mi sedevo accanto a Zola. E… Lei mi guarda, sorride, cerca di toccarmi il viso, mi porge i giocattoli…» Il suo tono traboccava d'emozione, perché la trovava una cosa incredibile, meravigliosa. «Gli altri bambini sono abituati a vederci, quindi nessuno fa caso a me. Io posso ancora fare la zia, e tu puoi ancora fare il padre.»

Si trattenne dall'aggiungere qualcosa come “per un po'”, perché non voleva rovinare la gioia di quel momento.

Mark, infatti, era così contento per la seconda notizia buona dal suo risveglio che le mise le mani sui fianchi, catturando d'impulso la sua morbida bocca minuta in un bacio.

Lexie sussultò bruscamente dalla sorpresa. Fece un sorriso emozionato, nel ricambiare. Sembrava trascorsa un'eternità dall'ultima volta che si erano baciati e sentire di nuovo il calore delle sue labbra sulle proprie era fantastico.


 

 

Angolo Autrice
Salve! Volevo tributare ulteriormente la Slexie così, dopo giorni di lavoro, eccomi qui.
Ho cercato di impegnarmi, ma è solo la seconda volta che scrivo qui e devo fare ancora un po' di pratica. :)
Ci saranno altri due capitoli, dopo questo, quindi si può definire una mini-long.
So che è un'idea già trattata da molti e se presenta somiglianze con un'altra storia mi scuso in quanto non lo sapevo; ho cercato di essere dettagliata e originale.
Spero che qualcuno abbia voglia di lasciarmi un piccolo commento, anche solo per farmi sapere che ha letto il frutto dei miei sforzi :)
Al prossimo aggiornamento!
-H.H.-

 
   
 
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