My
Gravity – Jared and Kim
Kim
Padalechi
#1: 14
Settembre 2001 (Kim Pov)
Kim non
avrebbe mai potuto dimenticare quel 14 Settembre di tre anni fa, quando
lo aveva visto per la prima volta a First Beach. Era relativamente
piccola e immatura, ogni tanto giocava ancora con le bambole, ma quando
i suoi occhi si erano posati sulla figura di Jared aveva trattenuto il
respiro, mentre le guancie le si imporporavano per la prima volta a
causa di un ragazzo.
Era già allora bellissimo, con un fisico magro e slanciato,
un sorriso luminoso e morbidi capelli neri scompigliati dalla brezza
marina: indossava un tuta da surf e reggeva la tavola sotto braccio,
mentre si avvicinava con aria sicura e divertita alla riva. Kim sentiva
il proprio cuore battere senza sosta, lo stomaco contrarsi, le mani
sudate e la bocca secca, tutto improvvisamente ed inaspettatamente: si
voltò con gli occhi spalancati verso Mary, la sua migliore
amica, mentre ancora ansimava.
“Chi è quello?” mormorò senza
fiato, gettando un’occhiata significativa a Jared.
Mary seguì i suoi occhi e poi scoppiò a ridere,
abbracciandola teneramente.
“Lascia perdere, Kimmy. Quello è Jared Padalechi,
uno dei ragazzi più belli della scuola e decisamente fuori
dalla nostra portata. Sai, lui è fidanzato con
Kate.” disse accarezzandole i capelli, dispiaciuta nel darle
quella brutta notizia: Jared era fidanzato con Kate, la più
bella del loro anno. Kim però non le prestava più
attenzione: aveva ascoltato l’amica fino a Jared
Padalechi, e da lì non aveva più colto
una sola parola. La sua mente ripeteva furiosamente quel nome,
associandolo al suo sorriso dolce e magnetico e Kim, arrossendo, si
arricciò una ciocca di capelli intorno ad un dito,
rendendosi conto che Kim Padalechi suonava
incredibilmente bene: nella sua
infantilità di adolescente ancora un po’ bambina
decise che avrebbe sposato Jared, un giorno.
2#: 29
Gennaio 2002 (Jared/Kate Pov)
Oltre alle ragazze, gli piacevano i suoi amici –John in
particolare, dato che amava divertirsi quasi quanto lui-, la musica
rock ed il surf. Si considerava un ragazzo mediamente fortunato,
dopotutto, e non si era mai preoccupato per qualcuno che non fosse se
stesso, né aveva mai considerato che alcuni suoi
atteggiamenti potessero ferire le persone che aveva intorno.
Per questo non aveva mai notato la piccola ragazzina che, con dedizione
ed affetto, gli faceva trovare tutti i giorni la merenda sul banco, gli
faceva copiare i compiti, gli passava le soluzioni durante i compiti in
classe e rispondeva per lui alle domande dei professori: Jared non
aveva mai notato Kim. Non aveva mai rivolto il proprio sguardo su di
lei, né avrebbe mai potuto pensare che una secchiona come
Kim potesse provare un sentimento puro e sincero per lui. Era troppo
impegnato a ricordarsi i nomi di tutte le ragazze con cui usciva per
ricordarsi quello della piccola ed ingenua compagna di classe.
Kate Robin, però, non era altrettanto ingenua. E nemmeno
gentile, dolce ed educata come avrebbe dovuto essere una ragazzina di
quindici anni; era arrabbiata ed innervosita per essere soltanto una
delle tante ragazze di Jared Padalechi ed aveva riversato la
propria frustrazione sulla povera sfigata della classa, Kim Najera, la
cui infatuazione per Jared era ben conosciuta da tutti tranne che dallo
stesso.
Accadde tutto quel 29 Gennaio: Kate attese che Kim entrasse in classe,
invisibile come al solito, per poi avvicinarsi a Jared sorridente.
“Tesoro, hai una nuova spasimante, sai?”
trillò con la voce insolitamente alta e Jared, ignaro e
troppo buono, sollevando un sopraciglio scuro cadde in pieno nella
trappola. Dall’altra parte dell’aula Kim
sussultò, tendendo l’orecchio preoccupata.
“Un’altra? E chi sarebbe, Kate?”
Lei sorrise “Ma come Jay, non te ne sei mai accorto? Kimberly
è innamorata di te da una vita! Ha tappezzato il suo diario
con la scritta Kim Padalechi!”
esclamò teatralmente, spalancando i grandi occhioni verdi e
guardandolo con aria di finto rimprovero.
E Jared, convinto che Kimberly non fosse nemmeno in classe,
sferrò il colpo.
“Kimberly Najera? Quella sfigata non ha niente a che fare con
me!”.
Le risate che seguirono alle sue parole coprirono il rumore di una
corsa disperata fuori dalla classe ed i singhiozzi affranti di una
ragazza con il cuore spezzato.
3#: 21
Settembre 2004 (Kim Pov)
Al contrario i suoi sentimenti per Jared non erano mutati, ma erano
nascosti dentro di lei così come il suo diario, ricoperto
dalla scritta “Kim Padalechi”, era nascosto nel
cassetto della scrivania. Non gli rivolgeva più la parola e
si limitava ad osservarlo da lontano, attenta a non farsi scoprire,
sopportando le sensazioni che lui sapeva darle solo con la sua
presenza: sudorazione, farfalle nello stomaco, bocca secca e tanti
brividi.
Era talmente disillusa e certa del fatto che non avrebbe mai
più avuto l’occasione di parlare con Jared che il
giorno in cui scoprì di condividere il corso di inglese con
lui il cuore quasi le scoppiò di gioia; poi, quando il
professore annunciò che sarebbero stati anche compagni di
banco, svenne di gioia, facendo l’ennesima brutta figura
davanti al ragazzo dei suoi sogni.
Il giorno successivo, tuttavia, era talmente felice che non le
importava di essere svenuta: mentre aspettava l’inizio delle
lezioni seduta al suo posto il sorriso che aveva era così
spontaneo e genuino che sembrava quasi un’altra persona.
Naturalmente quando Jared entrò in classe il sorriso
scomparve, sostituito da un’espressione timida.
Jared si sedette e sorrise, tendendole la mano “Sono Jared,
il tuo compagno di banco; ti senti meglio?” chiese
più per cortesia che per
vero interesse, ma Kim non se ne accorse, persa com’era nei
suoi occhi castani vicini come non lo erano mai stati.
Kim arrossì “Sì, grazie Jared. Sono
Kim…” mormorò stringendoli la mano e
sentendo le farfalle nello stomaco svolazzare più allegre
che mai.
“Sì sì… Senti Kat, facciamo
così: io non do fastidio a te, tu non dai fastidio a me.
Okay?”
Kim sorrise e annuì, senza rendersi conto che Jared avesse
sbagliato il suo nome; quando tornò a casa,
riempì un’altra pagina del suo diario con il nome
“Kim Padalechi”.
4#: 25 Marzo
2005 (Jared Pov)
Le
accarezzò la guancia con le labbra, sorridendo contro la sua
pelle profumata e fresca rispetto alla propria; scese poi lentamente
per seguire la linea della mascella, del collo e della spalla,
sentendola fremere e avvolgergli la vita con le gambe per tirarlo
più vicino a sé. Spostò il proprio
peso sul suo corpo, schiacciandola contro il materasso, e
ritornò verso l’alto: quando passò
accanto alle sue labbra Kim cercò di baciarlo, ma lui la
evitò, causando il suo sbuffo infastidito.
Le baciò la punta del naso e la sentì trattenere
il respiro rumorosamente. La fissò negli occhi lucidi e
socchiusi sorridendole dolcemente e accarezzandole il fianco da sotto
la maglietta, sentendola rabbrividire. Adorava le sensazioni che sapeva
darle, adorava il modo in cui Kim rispondeva al suo tocco ed adorava le
sue ciglia lunghe e folte, che in quel momento gli accarezzavano la
pelle della guancia, tanto erano vicini. Si spostò ancora
baciandole le palpebre, le tempie, la fronte ed ogni centimetro di
pelle disponibile, scendendo verso le guancie morbide e rosse: la sua
pelle era liscia e calda, e lei era sua, sua, sua e di
nessun’altro. Più passava il tempo più
la sua possessività diventava soffocante: non riusciva a
sopportare che qualcuno ad eccezione di lui la toccasse o guardasse in
modo più che amichevole; naturalmente Kim si arrabbiava
quando faceva “il fidanzato geloso”, ma non poteva
capire quanto lui dipendesse da lei, quanto la amasse e quanto
desiderasse renderla felice.
Si spostò dalle sue guancie verso le labbra tonde e carnose,
perfettamente a cuore, e gliele sfiorò con le proprie
gemendo piano. Jared avrebbe voluto stare sempre così, con
il suo confortante respiro sulle labbra, il corpo piccolo e fragile
premuto contro il proprio ed i suoi occhi nei propri, ma Kim non era
d’accordo: con un sospiro esasperato gli afferrò i
capelli e lo spinse contro di sé, facendo scontrare le loro
labbra.
Si stava giusto godendo il bacio quando un piccolo tonfo lo
avvertì che qualcosa gli era caduto sulla schiena, per poi
finire sul pavimento: Jared non vi fece nemmeno caso, troppo impegnato
a godersi la sua Kim.
Improvvisamente il campanello suonò: lo ignorarono entrambi.
Il campanello risuonò: Kim mugugnò.
Suonò nuovamente: Jared ringhiò.
Terza volta: Kim tirò un pugno sul petto di Jared.
Squillo lungo e persistente: Jared si staccò,
sbuffando irritato, sedendosi sul letto e liberando Kim dalla stretta
delle sue braccia.
Kim si alzò in piedi traballante ed ansimante, con tutti i
capelli scompigliati, le labbra rosse e gonfie e gli occhi ancora
lucidi, e si diresse poi verso la porta borbottando: Jared
ghignò soddisfatto passandosi una mano tra i capelli
scompigliati e prese a guardarsi intorno. Il suo sguardo cadde
inevitabilmente su quel piccolo oggetto che gli era caduto sulla
schiena: un’ agenda blu, su cui la scritta bianca
“Diario” troneggiava accattivante. Jared la
raccolse immediatamente, girandosela tra le mani, diviso tra il
desiderio di rispettare la privacy di Kim e l’enorme
curiosità: non è difficile comprendere quale lato
prevalse.
In un attimo Jared era disteso sul letto, la piccola agendina tra le
mani e gli occhi accesi di curiosità.
Aprì la prima pagina e spalancò gli occhi,
sorpreso: all’inizio del foglio Kim aveva scritto il suo nome
in una calligrafia elegante e perfetta, circondandolo completamente di
cuori.
14 Settembre 2001
Oggi ho incontrato
Jared per la prima volta! È
il ragazzo più bello che io abbia mai visto: ha un bel
sorriso, bei capelli e degli occhi unici. Mary mi ha detto che
è già fidanzato, ma non mi importa: mi sono
innamorata di lui. Oggi è il giorno in cui mi sono
innamorata per la prima volta, e lui è il ragazzo perfetto.
Tua con affetto,
Kim Padalechi.
Jared
sussultò e prese a leggere le pagine successive impazzito e
sorpreso. Scoprì che il suo nome era scritto in tutte le
pagine, incorniciato da cuori, stelle e stelline, e che ogni singolo
giorno Kim aveva scritto qualcosa su di lui, dalla descrizione dei suoi
capelli a quella delle sue mani.
21 Novembre 2001
Oggi gli ho
preparato la merenda per la prima volta: gliel’ho lasciata
sul banco e lui non sa che sono stata io a prepararla, ma non mi
importa. Ah, si è lasciato con Kate! Sono al settimo cielo.
Forse è il momento di confessargli i miei sentimenti. Oh,
quanto sono innamorata di lui!
Tua con affetto,
Kim (si spera)
Padalechi
Kim
gli preparava la merenda quando erano alla scuola media? Non se ne
ricordava proprio. E non si ricordava neppure di essere stato in classe
con lei alle medie, pensò con un sussulto doloroso allo
stomaco: Kim lo amava da tre anni e lui non l’aveva mai
nemmeno guardata?
Lesse le pagine una dopo l’altra, sempre più
attento e sempre più assorto, finché una non
colpì la sua attenzione: non era colorata come le altre e
qua e là sul foglio si vedevano grosse macchie
d’inchiostro, come se fossero cadute delle gocce di pioggia
sulla pagina.
29 Gennaio 2002
Perché
nessuno mi ha avvertito che avrebbe fatto così male? Sento
il cuore spezzato in tanti piccoli pezzi e tutti pulsano e fanno male.
Perché mi hai fatto questo, Jared? Non ti bastava ignorarmi?
Non mi facevi già abbastanza male non accorgendoti di me?
Non sono mai stata
così male: è tutto il giorno che piango. Ti amo
Jared, ma mi hai fatto male. Probabilmente non ti sei nemmeno accorto
di avermi ferita.
Sto male, caro
diario. Fa male.
Kim Najera.
Jared
boccheggiò in agonia, mentre le parole appena lette
pugnalavano ferocemente il suo cuore. Dopo aver ignorato
Kim per mesi aveva anche osato farla piangere? Rendersi
conto che le macchie d’inchiostro erano lacrime fu doloroso
quasi quanto la consapevolezza di essere stato lui a provocarle.
Voltò pagina, incapace di sopportare ulteriormente quelle
scritte, e la data della pagina successiva lo colpì: 21
Settembre 2004, due anni e mezzo dopo. Sette mesi prima.
21 Settembre 2004
Siamo in banco
insiemeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee. Oh caro diario, non ci credo.
Siamo in banco insieme. Sono svenuta dalla gioia oggi: è
ancora più bello di quanto ricordassi. Grazie, grazie per
avermi fatto questo regalo meraviglioso: posso ricominciare a sognare.
Perché nonostante tutto, non l’ho dimenticato:
perché ti amo ancora, Jared.
Tua con tanta,
tanta, tanta felicità
Kim (di nuovo) Padalechi.
Da
lì le pagine erano quasi tutte identiche: il suo nome era
scritto ovunque ed ogni giorno Kim si lasciava andare a descrizioni
colorite ed entusiaste del suo amore per lui, causandogli ancor
più dolore di quanto già non provasse. Dolce,
buona e stupida Kim: come poteva aver continuato ad amare uno stupido
come lui per tutto quel tempo?
18 Febbraio 2005
Okay, ci speravo, ci
ho sempre sperato, ma adesso che è successo qualcuno mi
spiega come faccio a crederci? Jared mi ha guardata, oggi, mi ha
chiesto il mio nome e mi ha detto che sono bellissima, il tutto condito
da un’espressione adorabile. Poi mi ha preso la mano, mi ha
accompagnato all’ora successiva e poi fino al mio pick up,
baciandomi dolcemente sulle guancie e sulle mani.
Bene, sta
architettando qualcosa con Allison, sicuramente un qualche scherzo:
sinceramente spero che lo scherzo duri più a lungo
possibile.
Grazie Jared per
oggi: anche se so che mi stavi solo prendendo in giro, mi hai resa
felice come non lo ero da tanto tempo.
Ti amo Jared.
“NO!”
un urlo disperato lo riscosse dalla lettura. Voltò la testa
e vide Kim appoggiata sulla porta, che lo guardava con le guancie
rossissime e l’espressione più imbarazzata che mai.
“Kim..” disse, la voce resa roca dal dolore.
“Oh Jared, come hai potuto?” urlò ancora
lei per poi voltarsi e scappare nel piccolo bagno adiacente alla sua
stanza, chiudendo la porta a chiave. Jared si alzò
frettolosamente dal letto e si appoggiò alla porta chiusa
del bagno, il cuore che si stringeva dolorosamente ogni secondo.
“Kim, ti prego, apri la porta.” disse a voce alta
bussando con insistenza sulla superficie legnosa.
“VATTENE VIA, JARED!” strepitò Kim
infuriata, rivolgendosi per la prima volta a lui con un tono sgarbato.
Jared tese l’orecchio e si concentrò sul rumore
dei battiti del cuore di Kim: doveva essere seduta sulla
lavatrice, sul lato opposto rispetto alla porta.
Appoggiò la mano sulla maniglia e aprì la porta
senza sforzo, come se non si trattasse di una porta di legno massiccio
chiusa a chiave ma bensì di un foglio di carta, distruggendo
serratura e stipite con un solo movimento. Kim sussultò
sorpresa e lo guardò con gli occhi spalancati, per poi
affondare il viso rosso tra le mani, imbarazzata e infuriata.
In un attimo Jared le fu accanto e strinse il suo corpo delicato tra le
braccia, ignorando i deboli pugni con cui cercava di allontanarlo e
mormorando un’infinità di scuse mentre baciava i
suoi capelli morbidi.
“Scusami Kim.”
“Non avresti dovuto leggere il mio diario.”
mugugnò lei annuendo, come per confermare le sue parole;
Jared fece un ghigno baciandola leggermente sulle labbra, mentre le
accarezzava i fianchi sottili, rincuorato dalla sua presenza.
“Di quello non sono pentito, tesoro. È
stato… Illuminante. Mi sto scusando per
averti ferita tanto, in passato. Cosa ti ho fatto quel 22 Gennaio
2002?”
Kim sussultò “Niente, Jared. Semplicemente non ti
accorgevi di me e preferivi prendermi in giro con Kate. Ma comunque ti
sai scusato a sufficienza per quello, no?” disse nervosamente
affondando il viso nell’incavo del suo collo, per una volta
alla portata del suo metro e sessanta, ed avvolgendogli la testa con le
braccia sottili.
“Non mi scuserò mai abbastanza, Kim:
perdonami.” sussurrò ancora Jared, causando il
sospiro irritato di Kim, che alzò la testa per fissarlo
negli occhi e arrossì, rendendosi conto che li separavano
appena pochi centimetri.
“Smettila, altrimenti mi farai sentire in colpa e qui
l’unico che dovrebbe sentirsi in colpa sei tu”
disse, tappando la bocca a Jared con una mano prima che potesse
cominciare nuovamente a scusarsi “E non per
l’avermi ignorato tutti questi anni. Dovresti scusarti per
aver letto il mio diario, Jared!”
Lui sbuffò e tolse la sua mano
dalla propria bocca “D’accordo, Kimmy, scusa per
aver letto il tuo diario.” disse baciandole delicatamente i
polpastrelli; lei rispose al contatto con un sospiro rotto
dall’emozione, dimenticandosi per un attimo di dover essere
infuriata con lui “Ma non capisco quale sia il problema. Io
voglio sapere tutto di te.” continuò Jared senza
smettere di posare le labbra sulla pelle della sua mano.
“Il mio diario è imbarazzante…”
riuscì a borbottare Kim, troppo emozionata ed
imbarazzata per elaborare una risposta più convincente.
“Perché imbarazzante?”
Kim scostò la mano dalle sue labbra per riprendere il
controllo delle proprie azioni e lo guardò stranita
“Scusa, lo hai letto bene?”
“Anche troppo.” rispose Jared con un sorriso triste.
“E non pensi sia imbarazzante il fatto che sia praticamente
ricoperto di Kim Padalechi?” rispose Kim
arrossendo e distogliendo lo sguardo, senza però spostarsi
dal sua abbraccio caldo.
Jared trattenne il respiro e spalancò gli occhi: si era
concentrato sul fatto di aver ferito Kim in passato e non aveva
prestato la dovuta attenzione a quelle due semplici parole ripetute
decine di volte nel diario. Kim Padalechi.
Al solo pensarle uno strano calore gli infiammò il corpo,
partendo dal cuore ed inondando ogni singola cellula: la sua mente ne
fu sommersa e soprafatta. Riusciva a pensare solamente a quella
connotazione di possesso che il suo cognome accostato al nome di Kim
dava. Sposare Kim avrebbe significato appartenerle e
possederla, essere l’uno dell’altro fino alla fine.
Il pensiero di sposarla si
annidò nel suo cuore e nel suo cervello e decise,
semplicemente, che lui l’avrebbe sposata. Non c’era
possibilità di scelta: Kim Padalechi
divenne il suo chiodo fisso.
Le prese il volto tra le mani e la costrinse a guardalo negli occhi,
adombrati da un desiderio nuovo e sconosciuto “Tu mi
sposerai, Kim.” disse infine, ma sembrava più una
constatazione che una proposta.
Kim boccheggiò stupita “Cosa?”
“Mi sposerai, Kim. Tu diventerai Kim Padalechi. Non
c’è alternativa. Se lo vorrai, sarai mia
moglie.” disse Jared sicuro contro le sue labbra.
Gli occhi di Kim si fecero lucidi per la commozione e
l’espressione divenne emozionata “È una
proposta, Jared?” sussurrò, incapace di trattenere
le prime lacrime che le scesero lungo le guancie.
“No, la proposta sarà tra qualche anno ed in un
posto più romantico di una lavatrice. Questo è
solamente un dato di fatto, Kim.”
I singhiozzi di gioia di lei furono soffocati dalle labbra di Jared,
impetuose più del solito.
#5: 25 Giugno
2008 (Kim Pov)
Stava seduta su una poltroncina in camera di Jacob con Alice Cullen
–Alice Cullen, vampira- che finiva di
acconciarle i capelli. Kim rifletté su quanto
l’arrivo della piccola mezza vampira di Jacob avesse cambiato
completamente i rapporti tra il branco ed i Cullen. Certo, Jared non
era contento del fatto che una succhiasangue stesse a contatto con lei,
ma Kim era stata irremovibile: desiderava essere bella almeno nel
giorno del suo matrimonio e nessuno meglio di Alice poteva aiutarla.
Inoltre il suo tocco freddo e preciso la rilassava più delle
rassicuranti immagini di spiagge caraibiche che Nessie, seduta accanto
a lei, le trasmetteva.
“Calmati, Kim, o l’acconciatura non
verrà bene.” la rimproverò Alice con la
sua voce stupenda, accarezzandole la nuca con le dita gelate.
Kim emise un gemito debole affondando il volto nelle mani
“S-scusa. N-non riesco a-a smettere.”
Alice e Nessie risero insieme con le loro risate trillanti
“Mi ricordi tanto Bella il giorno del suo matrimonio,
Kim.” disse finendo di pettinarle i capelli “ora
stenditi lì. Manca solo il trucco e siamo in perfetto
orario!” esclamò ancora esaltata più di
lei per quella piccola missione che le era stata affidata: renderla
bellissima, più di tutte, almeno per un giorno. Una missione
suicida, più che impossibile.
Kim si distese lentamente sul lettino indicato da Alice, sempre seguita
da Nessie e da una verdognola Rachel, che borbottava maledizioni contro
un certo licantropo “incapace di usare le
protezioni”.
Chiuse gli occhi cercando di rilassarsi e sentì le mani di
Alice cominciare a stenderle un prodotto sul viso.
Si rese conto di essersi addormentata solo quando due braccia fredde e
dure la sollevarono di peso dal lettino, svegliandola: Alice doveva
averla presa in braccio, ma lo stato di mezza incoscienza la
salvò dall’imbarazzo e del leggero fastidio che un
gesto del genere le avrebbe causato. Era strano pensare che un esserino
non più grande di lei riuscisse a sollevarla con
così tanta facilità.
Aprì gli occhi lentamente, sbadigliando appena, e si
ritrovò seduta di nuovo sulla poltroncina, mentre una
ragazza bellissima la osservava da dietro lo specchio, affiancata dal
volto perfetto di Alice Cullen.
Ooh.
Le vennero le lacrime agli occhi quando si accorse che la ragazza
bellissima era proprio lei, la banale Kim.
Alice aveva fatto una magia: la pelle era chiara, liscia e luminosa, le
guancie delicatamente rosate e le labbra lucide, ma non troppo. Gli
occhi erano truccati delicatamente di nero e le ciglia, già
lunghissime di natura, sembravano interminabili, ingrandendole gli
occhi troppo piccoli. Si rese conto che Alice aveva in qualche modo
corretto anche i suoi sproporzionati zigomi, facendoli sembrare
armoniosi e perfetti. I capelli erano accolti in
un’acconciatura semplice ed elegante, un po’
spettinata le aveva chiesto, e alcuni ciuffi le cadevano dolcemente
sulla fronte e sui lati del viso, addolcendone ulteriormente i tratti
per la prima volta perfetti.
Si voltò con le lacrime agli occhi verso Alice, sorridendo
il più possibile “Grazie di cuore. Sei stata
magnifica.” mormorò sincera. Lei le sorrise di
rimando, scoppiando a ridere allegra e trillante.
“Oh, sono io a ringraziarti per avermi permesso di giocare
con te!” disse, e Kim non riuscì a trattenere un
brivido: a volte era davvero inquietante. La vide cominciare a
raccogliere in fretta tutti i prodotti che aveva portato, aiutata dalla
nipote; non avrebbe potuto partecipare alla cerimonia per via del sole,
dato che Kim aveva sempre desiderato sposarsi in un giorno caldo e
soleggiato ed aveva deciso la data proprio grazie alle previsioni di
Alice, che aveva individuato l’unico giorno soleggiato e
caldo in tutto un anno. Maledetto clima piovoso di La Push.
Alice le fece un ultimo bellissimo sorriso e poi sparì al di
là della porta, gridando un “Ciao lupo!”
a Jacob, probabilmente, che aveva gentilmente prestato la sua casa,
dato che solo da lì Alice avrebbe potuto fuggire a casa
senza che la sua pelle brillante fosse vista da qualcuno.
Subito Emily, Rachel e Nessie le furono accanto, blaterando complimenti
e cominciando ad infilarle il vestito. Era talmente agitata che si
lasciò trattare come una bambola senza lamentarsi, mentre le
ragazze le infilavano calze, vestito, velo e scarpe. Quando Nessie
finì di allacciarle l’ultima scarpa si
voltò verso lo specchio e gli occhi le si riempirono di
lacrime nuovamente.
Era bella. Il vestito bianco, semplice, stile
impero, scendeva vaporoso e leggero, donandole un pizzico di forme in
più. La scollatura era piccola e non volgare, lo strascico
lungo come le era sempre piaciuto e il velo scendeva sulla schiena
partendo dall’acconciatura realizzata da Alice.
Si voltò verso le sue damigelle che la fissavano commosse,
bellissime nei loro vestiti rosa pallido: Renesmee sembrava un angelo,
con tutti i ricci rossi che la facevano sembrare più minuta
di quanto già non fosse, Emily aveva
un’espressione orgogliosa come quella di una mamma e Rachel
piangeva disperata vittima degli sconvolgimenti ormonali causati dalla
gravidanza. Jacob, che era accanto
a Nessie e le avvolgeva i fianchi con un braccio, le sorrise
incoraggiante, staccando con fatica gli occhi dall'angelo che stringeva
tra le braccia.
“Forza Kim! Jared ti starà aspettando. Voglio
proprio vedere la faccia da pesce lesso che farà quando ti
vedrà!”
Kim sorrise debolmente, troppo agitata anche solo per parlare, e si
fece trascinare verso la macchina.
***
La marcia
nuziale partì. Una goccia di sudore le scese lungo la
schiena.
Nessie e Claire le sorrisero e cominciarono a scendere le scale,
seguite subito da un' Emily sorridente e a suo agio. Sentì
il panico impossessarsi di lei e si strinse di più al padre,
che piangeva sommessamente, mentre Rachel spariva oltre le scale.
Kim singhiozzò terrorizzata.
Rosemary, l’ultima damigella, si
avviò verso l’altare con la sicurezza dei suoi
quattordici anni, dirigendosi verso il suo Seth, ed anche Kim fece un
passo avanti verso il suo Jared. La marcia nuziale salì di
intensità proprio nel momento in cui il suo piede
poggiò sul primo gradino e Kim arrossì,
terrorizzata dall’idea di inciampare. Scendeva girata quasi
del tutto verso suo padre, aggrappata al suo braccio, e con gli occhi
cercò immediatamente Jared.
Nel momento in cui posò il suo sguardo su di lui non
riuscì più a distoglierlo. Si
dimenticò di stare percorrendo una scalinata potenzialmente
mortale e di essere davanti a tante persone che la fissavano. Gli occhi
di Jared la guardavano felici e soddisfatti, commossi e incantati,
meravigliati e consapevoli: nel suo sguardo leggeva amore e adorazione.
Gli scese perfino una lacrima lungo la guancia mentre la guardava
incantato ed immediatamente anche dagli occhi di Kim sgorgarono due
minuscole lacrime di commozione.
Percorse tutta la navata senza mai distogliere gli occhi dai suoi e,
quando suo padre le alzò il velo e la baciò sulla
guancia, affidandola poi a Jared, rimase incantata dalla bellezza del
suo quasi-marito: Jared in smoking era bello da non crederci, e la luce
dei suoi occhi gli illuminava anche il volto, accecandola.
La cerimonia fu commovente: piansero tutti, dagli sposi agli invitati,
e la gioia che entrambi provavano nel dichiararsi amore eterno e
nell’affidarsi l’uno all’altra era
palpabile, così come l’euforia di Jared, che non
aveva mai smesso di fissarla. Non aveva spostato lo sguardo da lei
nemmeno per un attimo, pronunciando tutte le formule senza prestare
attenzione al prete e con una voce roca ed emozionata ,
che contrastava con quella rotta dal pianto di Kim. Quando fu il
momento dello scambio degli anelli, le poche lacrime di commozione di
Kim divennero un vero e proprio pianto con tanto di singhiozzo. La
presa gentile ma ferrea della mano di Jared mentre le infilava
l’anello la fece sentire l’essere più
importante ed unico del modo e le fece trovare il coraggio di
stampargli un piccolo bacio sulla guancia. umida delle sue lacrime.
Jared la osservò con uno sguardo colmo d’amore
senza lasciarle la mano e le lacrime aumentarono di
intensità.
Al momento del bacio Kim piangeva così tanto da non vedere
quasi più il viso di Jared, che sorrideva radioso e
soddisfatto. Le prese il viso tra le mani e la baciò sulle
labbra salate a causa delle lacrime; Kim si aggrappò alla
sua schiena, ricambiando il bacio tra i singhiozzi, mentre tutti
attorno a loro applaudivano commossi. Quando si staccarono rimasero con
le fronte appoggiate l'una all'altra e le labbra vicine che si
incontravano di continuo, mentre sorrisi e lacrime segnavano
incontrollabili i loro sorrisi gioiosi.
Kim annuì e sorrise tra le lacrime "Finché morte
non ci separi."
***
Mi ha commosso
scrivere questo capitolo, immaginare la storia di un nome e collegarla
ad un amore così grande.
Si tratta della storia del nome Kim Padalechi nel corso degli anni,
partendo dalla prima volta in cui Kim vide Jared per arrivare al
matrimonio, che mi immagino molto commovente. La mia Kim, che piange
per ogni sciocchezza, non potrebbe mai riuscire a trattenersi nel
giorno del suo matrimonio. Non penso che Alice potrà mai
avvicinarsi a Kim senza essere fatta a pezzi da Jared, ma in questo
capitolo mi andava così. So che è impossibile, ma
non mi interessa.
Spero apprezziate questo capitolo che mi ha emozionato
così tanto e spero che emozioni anche voi quanto ha
emozionato me.
Come sempre ringrazio coloro che hanno recensito. Grazie di cuore: i vostri commenti mi fanno crescere sempre di più la voglia di scrivere.
princess of vegeta6:
non che mi faccia piacere che tu pianga, eh, ma mi fa piacere il fatto
di essere riuscita ad emozionarti con quello che scrivo, dato che
emoziona anche me. Povera Kim, povero Jacob e povera Leah, e bella vada
a cagare!
Grazie per aver capito Kim e per pensare quello che pensi di Bella!
Servono più persone che odino quella panteg- ehm,
ragazza. Per quanto riguarda Jacob, in effetti meritava un imprinting
un po’ più tranquillo dopo tutto quello che ha
passato, ma mi basta che abbia dimenticato il rifiuto umano! Grazie
ancora per aver commentato. Adoro i tuoi commenti!
Maka_Envy: *inchino*
GRAZIE, GRAZIE, GRAZIE. Per la recensione ed anche per odiare Bella,
logicamente. Pensavo di essere l’unica. Spero che il capitolo
ti piaccia come l’altro. Baci e grazie ancora!
Ele_Cullen: sono
contenta che la fanfiction ti sia piaciuta. In effetti è una
coppia molto trascurata, quindi da un certo punto di vista non so
nemmeno come trattarla. Sapere che piace alla gente è un
grande sollievo! Grazie per la recensione, spero leggerai anche questo!
Baci.
Bellezza88:
beh, io non ho detto quale sia il livello successivo. Può
darsi anche che siamo solo andati un po’ oltre il bacio, non
devono per forza aver consumato. Ognuno è libero di
immaginarsi quel che vuole! E poi, anche se fosse, lei è il
suo imprinting e quindi lui non la lascerà mai, cosa
dovrebbero aspettare?
Grazie per i
complimenti e spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto.
Grazie anche a chi
legge, ma una recensione in più non da mai fastidio, eh!
Baci,
Giuka