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Autore: Jade Tisdale    12/03/2016    3 recensioni
Nel futuro di Trunks, la distruzione ormai è all'ordine del giorno. Gli androidi costruiti dal Dottor Gelo, oltre ad essere molto forti, sono estremamente pericolosi. I guerrieri Z, nonostante sperino di riuscire a batterli, sanno che potrebbero essere uccisi da un momento all'altro. L'incontro tra C18 e Crilin, però, cambierà il corso degli eventi e Trunks riuscirà a trovare la luce che, attraverso un labirinto buio, lo condurrà verso la guerra più importante: la vita.
Genere: Azione, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: 17, 18, Altri, Marron, Mirai!Trunks | Coppie: 18/Crilin, Marron/Trunks
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 18
“Il mio desiderio”

 



Tutto intorno a lei era bianco.
Non percepiva il minimo rumore, e non riusciva a distinguere nulla, se non il colore accecante che ormai la circondava da diversi minuti.
Quando si era svegliata, le era sembrato come se qualcuno la stesse chiamando, ma non appena aveva constatato di essere sola -completamente sola- aveva iniziato ad allarmarsi.
«Trunks!» urlò a gran voce. «Dove sei? Trunks! Trunks!»
Iniziò a correre senza una meta, in quel luogo senza inizio né fine, fino a quando fu talmente sfinita da doversi inginocchiare a terra per riprendere fiato.
Inspirò ed espirò a pieni polmoni per diverso tempo, imponendosi di trattenere le lacrime.
Aveva paura. Tanta paura.
«Va tutto bene. Sei al sicuro.»
Marron, al sentire quella voce, alzò la testa di scatto, le guance arrossate dalla fatica. Non era la voce di Trunks. Era la voce di una donna.
Subito dopo, una figura compì alcuni passi nella sua direzione. La osservò per un paio di secondi negli occhi prima di alzarsi e di avvicinarsi a lei.
«Tu sei... reale?» domandò, impacciata quanto confusa e incuriosita.
La figura annuì, dedicandole un lieve sorriso.
Davanti a quel gesto, la bionda non riuscì a trattenersi: si gettò tra le sue braccia, iniziando a piangere in silenzio. Le sue lacrime si depositarono sul collo della figura, la cui pelle era diafana e perfetta.
«Mamma...» sussurrò, stringendosi un po’ più a lei, incredula che fosse davvero lei.
C18 ricambiò la stretta senza imbarazzo, accarezzando dolcemente la schiena della figlia per alcuni secondi.
«Eri tu, vero?» esordì ad un tratto Marron, sciogliendo di colpo l'abbraccio. «Durante lo scontro... quella voce era la tua, non è così?»
L'androide deglutì, ma la figlia era talmente agitata che non le diede il tempo di rispondere.
«E quella mossa... l'Infinity Bullet. Sei stata tu a farmela usare, non è vero?»
C18 abbassò appena lo sguardo, annuendo appena. «Sì.»
Non era cambiata per niente: i capelli biondi le ricadevano sulle spalle come un tempo, e al collo portava ancora la sua vecchia collana di perle bianche.
Marron, invece, era diversa. Aveva avuto l'occasione di vederla in tre momenti della sua vita, in primis i giorni successivi alla sua nascita: era una bimba gracile, e C18 aveva subito riconosciuto in lei i capelli biondi e i tratti del volto di Crilin, tra cui gli occhi neri che tanto adorava.
L'aveva rivista a dodici anni, durante il suo ultimo scontro con Cell. Marron indossava due buffi codini e un abito rosso che, immaginò, le aveva cucito Bulma. Le ricordava tanto lei alla sua età.
E ora, sua figlia era davanti a lei per la terza volta, e la cyborg non riuscì a non pensare a quanto fosse bella e matura. I lunghi capelli biondi erano raccolti in una coda alta, che lasciava risaltare i suoi meravigliosi occhi di ghiaccio. Il top e i leggings che aveva indossato per la battaglia lasciavano risaltare le sue forme, e C18 si rese conto che la sua bambina era ormai una donna adulta.
«Grazie» si limitò a rispondere Marron, riportando la madre alla realtà. «Senza di te non ce l'avrei mai fatta.»
«Ti sbagli» disse lei in risposta. «Ce l'avresti fatta anche senza di me. Ti ho vista combattere» aggiunse, «sei formidabile. Chiunque ti abbia allenata ha fatto un ottimo lavoro.»
La ragazzina sorrise istantaneamente, portandosi una ciocca ribelle dietro all'orecchio. «Ho sognato questo momento per tutta la mia vita» bisbigliò, asciugandosi le guance coi palmi delle mani. «Ho sempre sperato di poterti incontrare, di poterti conoscere... e ora, finalmente, io-»
«Marron» la bloccò la madre, stringendo involontariamente le mani intorno alle sue spalle «non resterò qui a lungo. Mi hanno concesso solamente pochi minuti.»
La terrestre sussultò. «Di che cosa stai parlando?»
«Non importa» rispose la madre, scuotendo lievemente la testa. «Anch'io morivo dalla voglia di vederti, figlia mia. Ma non posso restare qui per sempre.»
Le due si guardarono a lungo negli occhi, come se il tempo si fosse fermato all'improvviso. C18 stava per dire qualcosa di importante, e Marron non le diede in alcun modo fretta: qualche attimo di silenzio le avrebbe garantito un secondo in più in compagnia di sua madre.
«Non farmi tornare in vita» soffiò la cyborg, socchiudendo appena le palpebre. «Non farlo, Marron. Io e C17 non ce lo meritiamo.»
«Ma voi-»
«Non ce lo meritiamo» ripeté, e Marron percepì il nodo alla gola divenire sempre più fastidioso.
«Ma ho bisogno di te.»
C18 scosse la testa, sorridendo amaramente. «No. È questa la realtà: tu non hai affatto bisogno di me. Sei forte, e intelligente. Può essere triste pensarlo, ma puoi farcela benissimo da sola, Marron. Sei sopravvissuta fino ad ora senza di me, e guarda che ragazza meravigliosa sei diventata.»
Le lacrime iniziarono nuovamente ad accarezzare le sue guance, questa volta con più rapidità. «Io non sono forte» esclamò, con la voce spezzata dal pianto.
La figura della cyborg si fece più sfocata, e Marron capì che il suo tempo stava finendo.
«Puoi farcela, tesoro. Devi solo volerlo.»
«Ma io non voglio!»
La ragazza si gettò ancora una volta tra le braccia della madre, ma stavolta, la attraversò da parte a parte, come fosse un fantasma.
«Andrà tutto bene» sussurrò l'androide, mostrando alla terrestre uno dei suoi sorrisi più sinceri. «Sono fiera di te, amore mio. Qualsiasi cosa accada, ricordatelo.»
E, prima che Marron potesse dire o fare qualunque altra cosa, il corpo di C18 fu circondato da una luce abbagliante. Pochi secondi dopo, le forze le vennero nuovamente a mancare e la terrestre cadde a terra, priva di sensi.

 

Quando aprì gli occhi, si ritrovò nella vecchia stanza di suo padre alla Kame House. Era troppo debole per potersi alzare dal letto, ma le bastò ruotare appena la testa di lato per vederlo: Trunks sedeva accanto alla finestra, con le lacrime agli occhi.
«Che cosa... cos'è successo?» domandò con voce fioca, cercando di mettersi a sedere.
Il lilla si voltò di scatto nella sua direzione, osservandola con fare stupito.
«Marron» sussurrò, scioccato. Subito dopo, però, la sua voce lasciò trasparire tutta la felicità che provava. «Marron!»
Corse in direzione del letto e strinse l'amica più forte che poté. Marron lo lasciò fare, le guance lievemente arrossate. Il suo cuore batteva ad una velocità incontrollabile, ma la ragazza si beò di quel contatto senza opporsi.
«Credevo... credevo che...» singhiozzò, e la bionda iniziò ad accarezzargli il capo con dolcezza nel tentativo di calmarlo.
«Va tutto bene, Trunks» disse, sorridendo. «Sono viva. Sono-»
«Mi sono svegliato qui e... sono venuto a cercarti... eri svenuta e la tua aura era al minimo...» singhiozzò, sciogliendo l'abbraccio subito dopo. Si asciugò le lacrime passandosi il braccio sul volto, e subito dopo un sorriso gli contornò le labbra. «Hai vinto, Marron. L'hai ucciso, quel bastardo.»
La figlia di Crilin sorrise a sua volta, e prima che potesse rendersi conto di quello che stesse accadendo, Trunks la baciò.
La ragazzina, sorpresa, spalancò gli occhi. Si chiese se fosse il caso di darsi un pizzicotto per verificare che non fosse solo un sogno -un bellissimo sogno-, ma le bastò assecondare quel bacio tanto desiderato per capire che era reale.
«Ti amo, Marron» sussurrò a pochi centimetri dalle sue labbra, prima che la bionda le catturasse nuovamente tra le proprie.
Saya, raggomitolata ai piedi del letto, osservò i due muovendo lentamente la coda da una parte all'altra, felice che la sua adorata e nuova padrona si fosse svegliata.


***

 

Erano passati quasi tre anni dal giorno in cui Cell era stato sconfitto. Trunks e Marron avevano vissuto alla Kame House per tutto quel tempo, cercando di sopravvivere il più a lungo possibile con le poche risorse disponibili.
Un anno e mezzo prima, il sayan aveva trovato la sfera dalle tre stelle nel deserto. E ora...
«Trunks!»
Il diretto interessato si voltò, ma tutto ciò che vide fu la distesa di fiori colorati che ricopriva la collina.
«Non ti vedo!» gridò, girando il capo a destra e a sinistra.
Ad un tratto, Marron alzò il braccio destro, e Trunks riconobbe all'istante l'oggetto che stringeva tra le mani: la sfera dalle quattro stelle.
«L'ho trovata! L'ho trovata!» esclamò la bionda, riemergendo dalla distesa fiorita.
Il figlio di Bulma sorrise senza rendersene conto, mentre Marron si gettava tra le sue braccia, in lacrime.
«Non riesco a crederci» singhiozzò la terrestre, stringendo forte la sfera tra le proprie mani.
Trunks le baciò appena il capo, con fare amorevole. A quel contatto, un brivido attraversò la schiena di Marron: la sfera le cadde di mano ed iniziò a ruzzolare lungo la collina fiorita, suscitando nei due il panico più assoluto.
Entrambi, però, inseguirono la sfera correndo a più non posso giù per la collina, uno di fianco all'altra.
«Stupida! Guarda cos'hai fatto!» gridò il lilla, seriamente scocciato.
«Ehi, è colpa tua che mi hai presa alla sprovvista, imbecille!» rispose, superandolo di pochi metri. «Voi uomini siete proprio inaffidabili!»
Il sayan si trattenne dall'insultare nuovamente la ragazza: d'altronde, in quel momento aveva di meglio a cui pensare.
Un attimo dopo, Trunks capì che c'era solo un modo per recuperare la sfera. Si gettò a terra, iniziando a roteare sui fianchi, e dopo pochi secondi riuscì ad acchiappare la sfera. «Ho vinto io!» esclamò gioioso.
Marron, non avendolo visto, inciampò su di lui e cadde a pancia in giù sull'erba, suscitando una sonora risata da parte di Trunks.
«Idiota... questa me la paghi» sibilò la biondina, sfilandogli la sfera di mano.

 

Quella sera stessa, Marron e Trunks decisero di invocare il Drago Shenron.
Quando misero le sette sfere vicine, il cielo divenne scuro di colpo, e da esse si generarono altrettante scie luminose che si proiettarono verticalmente, fino a creare una figura distorta.
L'enorme creatura verde apparve davanti ai loro occhi dopo alcuni secondi. I ragazzi, meravigliati, spaventati e incuriositi, si strinsero la mano a vicenda, in cerca di conforto.
Quando la figura di Shenron si fece più nitida davanti ai loro occhi, entrambi trattennero il respiro per qualche secondo, ammaliati.
«Voi che mi avete invocato, esprimete i vostri tre desideri» esordì il drago, con la sua voce roca. «Esaudirò tutto quello che mi chiederete.»
Trunks deglutì, lanciando una rapida occhiata alla bionda.
Tre desideri ripeté mentalmente, dandosi dello stupido. Lui e Marron non avevano più parlato delle possibili richieste da porgere al Drago. Erano impreparati.
La ragazza accennò un lieve sorriso, accarezzandogli amorevolmente il braccio. «Avanti» sussurrò, intimandolo a proseguire.
Trunks deglutì ancora, e questa volta si rivolse a Shenron.
«Innanzitutto, vorremmo che il pianeta ritornasse esattamente com'era prima che gli androidi lo distruggessero. I villaggi, le città, gli edifici, la vegetazione e tutto il resto devono essere come prima» disse il sayan, a gran voce. «Per favore» aggiunse, a disagio.
Bulma gli aveva parlato molte volte del Drago, ma Trunks non immaginava che Shenron fosse così maestoso come sua madre l'aveva sempre descritto.
Il Drago mosse appena il capo verso il basso, e subito dopo i suoi occhi si illuminarono di una luminosa luce rossa.
Bastarono pochi secondi affinché si formassero alcune isole nei dintorni della Kame House, probabilmente distrutte in passato da C17 e C18, la prova certa che il Drago aveva davvero dei poteri ultraterreni.
«Desiderio esaudito» disse poco dopo. «Qual è la prossima richiesta?»
Marron si guardò intorno, sbalordita. «Di già?» sussurrò, incredula che fossero bastati una manciata di secondi per riportare la Terra al suo splendore originale.
«Vorremmo che tutte le vittime degli androidi venissero resuscitate» rispose il lilla, con un pizzico di amarezza nella voce. «Tutte quante.»
Questa volta, però, gli occhi del Drago non si illuminarono.
«Mi dispiace, ma non posso esaudire il vostro desiderio» affermò. «C'è qualcos'altro che posso fare per voi?»
«Ehi, aspetta un secondo!» esclamò la bionda, confusa. «Che significa che non puoi esaudire il nostro desiderio? Voglio dire, perché?»
«Ci sono troppe persone che devono essere riportare in vita. Un desiderio non basta per farle tornare tutte» spiegò Shenron. «Posso esaudire un altro vostro desiderio?»
«No!» sbottò la figlia di Crilin. «Ci dev'essere un modo! Noi... noi dobbiamo riportarli tutti sulla Terra, nessuno escluso!»
Il Drago rimase in silenzio per alcuni secondi prima di replicare ancora. «Mi dispiace, ma non vi posso aiutare.»
Trunks incrociò le braccia, mentre un'idea le balenava in testa. «E se rinunciassimo al terzo desiderio?»
Marron si voltò rapidamente nella sua direzione. «Cosa...?»
«Hai detto che un desiderio non basta per resuscitare tutti i terrestri» proseguì il sayan, con decisione. «Due potrebbero andare bene?»
Il Drago sembrò pensarci su per diverso tempo, mentre i due ragazzi lo osservavano ansiosi e, al tempo stesso, speranzosi. Era la loro ultima opportunità di far tornare sulla Terra i loro cari.
«In tal caso, credo di poter esaudire il vostro desiderio» fu la risposta di Shenron. «Potete confermarlo?»
Sul volto di Trunks andò a formarsi un sorriso soddisfatto: il suo cuore aveva preso a battere ad una velocità incontrollabile e gli sudavano le mani, ma cercò di non mostrarsi troppo nervoso. «Vorremmo che tu riportassi in vita tutte le vittime degli androidi» disse, fiducioso.
Ma Marron s'intromise subito dopo.
«Fatta eccezione per gli androidi stessi.»
Trunks le lanciò un'occhiata sconvolta, ma non fece in tempo a pronunciare una singola parola, perché Shenron lo precedette.
«Desiderio esaudito.»

 

Il Paradiso era un luogo sacro, a cui potevano accedere solamente le persone che avevano compiuto atti memorabili -o almeno nella norma. Per questo motivo furono costretti a vedersi in una zona neutra, nientemeno che nel palazzo di Re Enma.
Quando lei lo vide, per la prima volta con l'aureola in testa, non riuscì a trattenere un sorriso.
«Ciao» sussurrò, quando furono abbastanza vicini.
«Ehi» rispose lui, arrossendo.
Si guardarono a lungo negli occhi senza aprire bocca, ma quando Re Enma li intimò di darsi una mossa -cinque secondi dopo, più o meno-, il terrestre sobbalzò, mentre l'androide gli dedicò un'occhiata gelida.
«Io...» esordì il terrestre, impacciato.
C18 scosse la testa: aveva capito perfettamente cosa volesse dire. «Va bene così.»
Crilin le dedicò un sorriso forzato. «Mi dispiace comunque. So quanto ci tenessi a conoscerla.»
«Non importa» proseguì l'androide. «Non me lo merito.»
Il moro abbassò lo sguardo, chiudendo appena le palpebre. C18, al contrario, mantenne lo sguardo fisso su di lui.
«Sono passati vent'anni, e avrei tante cose da dirti. Eppure, ora non ne trovo neanche una.»
La bionda sorrise. «Nemmeno io.»
Crilin ricambiò il sorriso: il tempo era concluso. Superò C18, e fece di tutto pur di non voltarsi, perché sapeva che, se lo avrebbe fatto, sarebbe scoppiato a piangere.
Ma, purtroppo, fu costretto a volgere nuovamente il capo verso di lei.
«Crilin?»
Il diretto interessato sussultò appena. Incrociò lo sguardo gelido della cyborg, restandone ancora una volta incantato. «Sì?»
Lei inspirò profondamente, dopodiché, un'espressione dispiaciuta le contornò il viso. «Niente.»
Crilin si strinse nelle spalle. Le dedicò un ultimo sorriso, prima di voltarsi nuovamente e proseguire lungo il suo cammino.
C18 lo osservò andarsene col fiato sospeso.
Abbi cura di te, amore mio.

 

***

 

«Siamo di nuovo sulla Terra, yuppi!»
«Bulma, forse dovresti andarci piano con il vino.»
«Andiamo Crilin, non mi dire che anche tu non sei supercontento
«Sì, però sei bicchieri sono troppi» ammise il moro, assumendo un'espressione allegra.
«Avanti, lasciati andare» aggiunse la scienziata, lasciando un bacio a fior di labbra a Vegeta, che, stranamente, non si oppose in alcun modo.
Crilin sorrise, dopodiché, cercò per diverso tempo la figlia con lo sguardo.
«È fuori con Trunks» disse Yamcha, rispondendo ai suoi pensieri.
«Questo non migliora la situazione» esclamò il terrestre, addentando una fetta di prosciutto.
L'altro delineò un sorriso. «Amico, sa badare a sé stessa. Ha sconfitto Cell. Vuoi davvero negarle di avere un ragazzo dopo tutto quello che ha fatto per noi?»
«Negarglielo no» proseguì il moro. «Tenerla d'occhio... beh, forse sì» aggiunse, non riuscendo a spostare lo sguardo dalla finestra.

 

Marron poggiò la testa sulla spalla di Trunks, seduto accanto a lei nel giardino della Kame House.
«Mi è mancato tutto questo» ammise, con gli occhi lucidi.
Il lilla sorrise appena. «Anche a me» sussurrò, arricciandosi una ciocca bionda con le dita. «Tu e tuo padre avete parlato?»
Lei annuì. «Non è cambiato per niente. Nemmeno Vegeta.»
Trunks sospirò, a disagio. «Già. È il solito brontolone.»
«E Gohan?»
Il sayan deglutì, cessando all'improvviso di rigirarsi i capelli di Marron tra le dita. «L'ho salutato.»
La figlia di C18 alzò lo sguardo, inarcando un sopracciglio. «Tutto qui?»
Lui alzò le spalle. «Ci serve tempo.»
Marron non ebbe il tempo di replicare, perché, subito dopo, una scia luminosa catturò la loro attenzione.
«Una stella cadente!» si affrettò ad esclamare la terrestre, con gioia.
«Hai espresso il desiderio?» domandò il sayan, curioso e, al contempo, felice di poter cambiare argomento.
Marron non rispose. Chiuse gli occhi, stringendosi a Trunks più che poté. Inspirò il suo profumo a pieni polmoni, e il ragazzo la lasciò fare, iniziando ad accarezzarle i capelli fino a farla addormentare.
Era quello il suo desiderio.
Marron aveva tutto quello che voleva accanto a sé, e desiderò che quell'istante durasse per l'eternità.

 

 

 

 









 

Non riesco a credere di aver finalmente concluso questa storia, ma dopo un anno e mezzo era quasi ora.
Ci tenevo a chiedere scusa a chi mi ha seguita fino a qui. Purtroppo gli aggiornamenti non sono stati molto equilibrati, spesso vi ho fatto aspettare mesi, e ne sono molto dispiaciuta.
All'inizio avevo molte idee, e sono anche dispiaciuta di non essere riuscita a svilupparle come avrei voluto. Spero comunque che siate soddisfatti del mio lavoro. In caso contrario, non ne sarei stupita: non sono riuscita a dedicare anima e corpo a questa fanfiction come avrei voluto, e, ancora, mi dispiace tanto.
Non è un addio, perché ho ancora dei progetti nel fandom. Continuerò ad aggiornare la raccolta, e probabilmente scriverò presto una one-shot.
Ringrazio chiunque abbia letto questa fanfiction fino alla fine, e a chi ancora mi segue in questo fandom.
Grazie davvero, a tutti quanti.

   
 
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