Stiles teneva la mano nella mamma così stretta che gli stava facendo male. Ma avrebbe fatto di tutto pur di non lasciarla. Prima la stretta della mamma era debole, ma il piccolo riusciva a sentirla, ma ora erano già un paio di minuti che lei non rispondeva più alle sue dita.

La mamma aveva gli occhi chiusi e lo schermo, molto in alto rispetto a dove stava Stiles, faceva un suono continuo e basso.

Sapeva che la mamma non c’era più, sapeva che la mamma era salita in cielo. Ma Stiles la voleva lì, con lui, a stringerli la mano.

Il papà si trovava alle spalle di Stiles, e aveva una mano sulla sua spalla e l’altra mano lungo il fianco, con la mano stretta in un pugno.  Lui non sentiva più le dita per quanto stava stringendo la mano della sua mamma, e non riuscii più a mantenerla. Allentò un po’, restando però lì, attaccato alla sua mano che ormai era immobile.

Tutto era strano, sentiva il rumorino dello schermo quasi del tutto inesistente, non sentiva il tocco del padre sulla spalla, Stiles non sentiva più nulla. Tutto quello che era importante era quella stretta di mano.

Stiles, sperava di poter dare un po’ di calore alla mano della mamma, che secondo dopo secondo si stava facendo più fredda.

Sentii il padre prenderlo in braccio dopo un gentile richiamo dell’infermiera.                                          

Dovevano portare via la mia mamma, e io non l’avrei permesso.

<< Mamma, no!!!>> Urlò Stiles nella stretta ferrea del papà, le lacrime si erano affollate nel piccolo viso del bambino, voleva rivedere subito sua mamma, anche se sapeva che non sarebbe stato possibile. Nascose il viso nel collo del papà, inspirando forte il suo profumo.

Era pesante, a differenza di quello della mamma. Il profumo della mamma era dolce, era delicato, sapeva di mamma, era il miglior profumo del mondo.

…..

Stiles apre gli occhi ed era già giorno. Papà ancora non era arrivato a svegliarlo per la scuola e il piccolo capii che tutto quello era un sogno, o meglio un ricordo. Uno dei tanti che aveva deciso di rovinargli la giornata. Stiles pensava tutti i giorni alla mamma, erano passati due anni, ma la mamma era sempre al centro dei suoi pensieri.

Oggi voleva parlare con Lydia. Non le aveva più parlato da quando si era impicciato presentandosi. La bambina più bella di sempre, la più meravigliosa creatura che Stiles avesse mai visto.

Arrivò in anticipo a scuola. Era tutto nervoso, non sapeva cosa le avrebbe detto, non sapeva se avesse mai trovato il coraggio per dirle qualcosa. Non gli era mai successo, ma quella bambina lo rendeva nervoso, calmo, eccitato e tranquillo allo stesso tempo.

Entrarono molti bambini nella classe dopo qualche minuto.  Ma non lei.

‘’E’ destino’’ pensò Stiles mentre camminava su e giù nello stesso metro per più di due minuti e poi la chioma roscia entrò in classe. Era bellissima, aveva un grembiule bianco con la scritta con il suo nome in un rosa confetto.

La piccola si mise seduta, sorridendo come al solito.

<< Lydia, ehm io..>> mormorò il piccolo e nervosissimo Stiles che si era messo proprio davanti la nuova arrivata. Era nel panico. Doveva inventarsi qualcosa.

‘’ Per la prossima volta: Prepararsi un discorso.’’ Pensò il bambino che stava balbettando qualcosa mentre cercava di mettere in ordine le idee.

<< Mi presti il colore rosso? >> disse Stiles di getto non volendo continuare con quella sinfonia di parole senza senso.

La bambina, sempre molto gentile e adorabile, aprii il suo astuccio rosa della Sirenetta e gli diede il colore con un sorriso dolce e sincero.

<> e subito lei rispose << Ne ho due, te lo regalo>>.

Stiles avrebbe fatto le capriole, se solo  fosse capace a farle. Aveva avuto un dialogo reale e sensato con la meraviglia fatta bambina, ce l’aveva fatta, e avrebbe tenuto quel colore sempre con lui, nel posto più sicuro del mondo.