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Autore: SoGi92    13/03/2016    2 recensioni
Dalla storia:
"Nell'Italia del diciannovesimo secolo, in un territorio confinante con il Regno di Sardegna, il conte Giuseppe Miroglio attendeva con impazienza la nascita del suo primo erede. Che fosse maschio o femmina poco gli importava. Desiderava solo la sua salute.
-Conte!Conte!...- urlò Caterina  -Conte…  il momento è giunto, vostra figlia è nata!-"
"Intanto nelle cucine del palazzo la servitù stava festeggiando la nascita della contessina… -Sono molto felice per il conte e la contessa- disse Anna, una delle loro più fide domestiche, - Dopo tanto tempo anche loro hanno un piccolo angelo.-
- Non capisco cosa ci sia da agitarsi tanto- disse il piccolo Roberto, il figlio di Anna, - È solo nata una bambina… non è niente d’eccezionale!-."
Contessa e stalliere. Due mondi diversi, destinati ad incontrarsi...
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
Capitoli:
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-Contessina…- l’attenzione di Isabella venne richiamata dalla voce di Anna. – Scusate se vi interrompo durante la lettura contessina – si scusò la donna – ma vostro padre e vostra madre devono parlarvi. –

 

La ragazza annuì e fece per alzarsi, ma venne bloccata tempestivamente da Anna. – Non dovete ancora sforzarvi contessina! – la rimproverò.

 

-M…ma come posso… - cercò di protestare Isabella.

 

La donna si guardò intorno. – Berto! – esclamò vedendo il figlio e richiamando la sua attenzione. –Berto, vieni qui. –

 

La ragazza voltò istintivamente lo sguardo in direzione delle alte siepi, dalle quali venne fuori proprio il ragazzo in questione. Sembrava un poco imbarazzato per essere stato scoperto lì in mezzo.

 

-Buongiorno contessina. – la salutò, facendo un inchino, per poi rivolgersi ad Anna – Dite madre, cosa desiderate? –

 

Solitamente Roberto non utilizzava questo formalismo con la madre, ma trovandosi d’innanzi alla contessina decise di trattarla con il rispetto che meritava.

 

-Potresti sorreggere un poco la contessina e accompagnarla in salotto? Con il vostro consenso, naturalmente… - disse rivolgendosi alla ragazza.

 

Isabella annuì, e Roberto le si accovacciò di fianco. Le mise una mano sulla schiena e l’altra la tese in modo che la ragazza potesse farvi forza.

 

Isabella tremò, ma non di paura. La presa di Roberto era ben salda, non vi era possibilità di cadere. I suoi erano brividi di agitazione.

Al ritorno dal collegio si era ripromessa di non pensare più a lui, ma era difficile mantenere il buon proposito trovandoselo così vicino.

 

Raggiunsero il salotto in pochi minuti. La contessina si accomodò su di una poltroncina. Roberto, facendo un inchino ai padroni, imitato dalla madre, uscì lasciando i tre soli.

 

-Sc… scusate il ritardo… - disse la ragazza, ancora un poco agitata.

 

-Non fa nulla cara, ma perché…- stava dicendo Clelia, interrotta dalla figlia.

 

-Il… il dottor Ghione si è raccomandato di non sforzare troppo la caviglia e Anna ha pensato di chiedere aiuto a Roberto per potervi raggiungere… ha forse sbagliato? –

 

-No… no affatto…- rispose la madre, sorridendo.

 

-Comunque sia…- interruppe le due Giuseppe – Isabella, ricordi il marchesino De Fiore? – la ragazza annuì – Si è molto dispiaciuto del tuo infortunio, e ti augura una pronta guarigione…-

 

-Giacomo è diventato un bel giovanotto, sai tesoro? – riprese Clelia – Probabilmente è uno dei rampolli più ambiti della zona. Sembra che molte famiglie stiano cercando di accasarlo con la propria figlia… -

 

La ragazza sorrise. Di Giacomo aveva solo il ricordo di un bambino capriccioso e viziato, del tutto incapace di dividere i suoi giochi con altri e le risultava molto difficoltoso immaginarlo come la madre lo aveva dipinto.

-Lui e suo padre verranno a farti visita questo pomeriggio. – concluse Clelia, prendendo un sorso di the.

 

Isabella notò l’espressione con cui la madre pronunciò quell’ultima frase, ma decide di ignorare la sensazione che le provocò.

 

***

 

-Diego, fai attenzione! – esclamò Caterina, tenendo ferma la scala a pioli su cui il nipote era salito. La visita imminente del marchese De Fiore aveva masso in subbuglio l’intera casa, soprattutto Caterina ed Anna incaricate di rammendare le divise dei valletti, ormai in disuso da alcuni anni.

 

Diego prese un baule e, cercando di non cadere a terra, lo isso un poco, per poi farlo ricadere tra le braccia di Roberto. – Non capisco perché dobbiamo prendere questa roba…- farfugliò quest’ultimo, posando l’oggetto a terra. Caterina lo aprì immediatamente e ne estrasse il contenuto e getto addosso ai due ragazzi gli abiti. –Andate a cambiarvi. – ordinò – Devo controllare che le tarme non abbiano fatto troppi danni. –

 

I due ragazzi si guardarono confusi, ma obbedirono e indossarono gli abiti polverosi. Caterina li ispezionò scrupolosamente, notando compiaciuta che il tessuto era ancora in buono stato. –Molto bene… basterà farli stare un po’ all’aria aperta e saranno perfetti. –

 

Il nipote guardò stranito la nonna. –State dicendo che dovremmo indossarli? – chiese, guardandola annuire, sgomento. La divisa era di un discutibile color marrone scuro, composto da giacca, braghe sotto il ginocchio della stessa tinta e una camicia di un bianco un poco ingiallito. Il tutto completato con degli stivali, già in possesso dei ragazzi.

 

-A cosa dobbiamo l’onore di poter indossare questi abiti? – chiese, ridendo, Roberto e porgendo la giacca a Caterina. Questa fece un sorriso sornione –Dobbiamo fare un’ottima impressione sul marchese De Fiore… se i piani dei padroni andranno a buon fine il giovane Giacomo sarà il nostro nuovo signore… - concluse, sistemandosi meglio gli indumenti sulla braccia per poterli rinfrescare, lasciando i due basiti.

-Lui e Isabella…- iniziò Diego.

-Si sposeranno! – concluse Caterina, dirigendosi verso il cortile.

 

-Non…non ci posso credere…- iniziò Diego, sbigottito - ... tu che ne pensi? – chiese a Roberto, ammutolito. Questi guardò l’amico e seguì Caterina – Sbrigati… abbiamo ancora molto da fare. – disse con un sussurro, dirigendosi all’esterno.

 

***

Nel primo pomeriggio la carrozza del marchese giunse nel cortile del palazzo. Diego e Roberto, indossando le scomode livree, accolsero Ferdinando e Giacomo. Facendolo, Roberto squadrò, nel modo più discreto possibile il giovane, dovendo constatare trattarsi di un ragazzo affascinante. Non ne capì la ragione, ma la cosa lo infastidì.

 

-Cos’hai da guardare? – gli chiese Giacomo, fulminandolo con lo sguardo. Roberto trattenne il moto di rabbia e abbassò lo sguardo. – Domando scusa signore… - Il marchesino distolse lo sguardo, stizzito.

 

-Caro Ferdinando! – esclamò Giuseppe, appena uscito per poter accogliere gli ospiti di persona – Che piacere vederti! – continuò stringendo la mano al vecchio amico.

-Giuseppe… scusa per questa visita quasi improvvisata, ma sia Giacomo che io non vedevamo l’ora di poter far visita alla bellissima Isabella. – si volse verso il figlio – Vero figliolo? –

-Indubbiamente padre. – rispose, porgendo la mano a Giuseppe – Conte Miroglio, è un piacere rivederla. –

Il conte, vedendo il ragazzo, si compiacque: a quanto pareva le voci riguardanti la sua bellezza non erano semplicemente dei pettegolezzi.

-Che maleducato! – esclamò il padrone di casa. – Vi sto trattenendo qui all’aperto. Prego, seguitemi. – si rivolse, poi, ai due valletti occasionali –Roberto, Diego. Andate a dare disposizioni per il tè in cucina per favore. – disse, conducendo i due ospiti all’interno. 

 

-Quel tipo non mi piace… - sussurrò Roberto, eseguendo gli ordini di Giuseppe.

-Ma se appena ti ha rivolto parola?  E poi perché lo stavi guardando a quel modo? – chiese Diego. Lo sguardo che l’amico aveva lanciato al marchesino non gli era sfuggito.

Roberto scrollò le spalle. – Non capisco di cosa tu stia parlando. Andiamo da mia madre a dirle di portare il tè, piuttosto. –

-D’accordo… -

 

Nelle cucine, intanto, Maffeo stava sfornando alcuni biscotti al cioccolato, richiesti espressamente dalla contessa Clelia. Da ciò che le era stato riferito, quelli erano i favoriti di Giacomo.

 

-Incredibile che il conte voglia già dare sua figlia in sposa… - disse proprio il capo-cuoco - …non è ancora troppo giovane? –

-Non scherzate! – replicò Caterina, posando il servizio buono su di un vassoio – Alla sua età moltissime ragazze sono già felicemente sposate, alcune con figli! –

 

La discussione venne interrotta dall’ingresso di Diego e Roberto. – Oh… bene. Guarda un po’ i nostri damerini! – li canzonò Maffeo, notando l’insolito abbigliamento piuttosto elegante per loro.

-Taci per cortesia! – tuonò Diego – Non hai la minima idea di quanto pizzichino questi maledetti cosi! – disse, passandosi freneticamente una mano sul collo, leggermente arrossato, e facendo scoppiare a ridere l’uomo.

 

Roberto si avvicinò a Anna – Madre… quando è pronto potete servire il tè agli ospiti. –

-Certo, ma potreste farlo voi cari? – disse, indicando il loro vestiario. – Conciata a questo modo faremo sfigurare i conti, ma voi siete così eleganti che… -

-Certo, va bene. – disse semplicemente il figlio, facendo sbigottire la madre. Mai si sarebbe aspettata una resa così semplice da lui.

Il ragazzo attese che il vassoio fosse pronto e andò al piano superiore.

 

***

 

Nel salotto i conti e il marchese stavano chiacchierando allegramente, mentre i due giovani stavano seduti un poco in silenzio. Malgrado avesse tentato di intrattenere una conversazione con Giacomo, Isabella dovette constatare che il giovane non possedeva molte qualità, a parte l’aspetto decisamente gradevole.

 

-Cara Isabella… - iniziò Ferdinando – Devo dire che tua padre non esagerava affatto quando mi ha scritto di quanto tu fossi cresciuta e divenuta una splendida fanciulla. – poi si rivolse all’amico – Senza offesa vecchio mio, ma per fortuna tua figlia ha ripreso dalla tua deliziosa sposa. –

 

Quelle affermazioni fecero arrossire sia Clelia che Isabella, mentre Giuseppe si mise a ridere. – Nessuna offesa amico mio. In tuo favore, devo dire che Giacomo ti somiglia davvero molto. –

 

In quel momento Roberto entrò nella stanza. – Bene. – esclamò Clelia – Roberto prego inizia a servire il tè ai nostri gentili ospiti. – il ragazzo fece un piccolo inchino e obbedì agli ordini, porgendo i presenti una tazzina su di un piattino con alcuni biscotti.

 

Isabella lo guardò: non solo la livrea donava particolarmente a Roberto, ma anche i movimenti sicuri con cui serviva gli ospiti la stupirono. Non avrebbe mai creduto che un tipo alquanto grezzo come lui potesse essere così, in un certo qual modo, aggraziato.

 

Non appena la piccola merenda fu terminata, Roberto risistemò le stoviglie sul vassoio e fece per dirigersi alle cucine, ma fu richiamato da Clelia. –Aspetta un momento Roberto… - il ragazzo si voltò verso la padrona, il quale sguardo andò verso la figlia e Giacomo. – Credo che questi due ragazzi ne abbiano abbastanza della nostra compagnia… perché non mostri a Giacomo il giardino cara? Roberto verrà con voi, nel caso in cui la caviglia dovesse darti noie…-

 

Isabella annuì. – Volentieri, se il nostro ospite è d’accordo… -

-Devo confessarvi che ho una passione per le passeggiate… e per i giardini. – disse, alzandosi e porgendo il braccio affinché Isabella potesse appoggiarvisi.

 

La passeggiata fu alquanto piacevole. Giacomo si rivelò essere un vero intenditore di piante e fiori, nonché in alcuni momenti molto simpatico. Durante il tragitto, Isabella mantenne la presa sul braccio dell’accompagnatore, in parte a causa del dolore provocatole dalla caviglia. Una piccola parte di lei, però, notò l’espressione dipinta sullo sguardo di Roberto nel vedere il loro affiatamento.

 

L’escursione, però, fu breve. Dopo poco più di un’ora i conti le fecero chiamare per la cena. Per quell’occasione Maffeo aveva dato il meglio di sé: patate al forno, arrosto di maiale e verdure varie imbandivano la tavola, protetta da una candida tovaglia di stoffa. I commensali gustarono le deliziose pietanze con calma, continuando a chiacchierare. A quell’allegro vociare si unì presto anche Giacomo. I genitori di Isabella furono entusiasti non appena appresero della passione comune dei due giovani per la botanica. La sola che restò in disparte in quella conversazione fu proprio la ragazza, non riuscendo ad indovinare il motivo di tutto quell’eccitazione. Prese il calice davanti a sé e bevve un sorso del liquido rossastro all’interno. Quello fu il primo sorso di vino che Isabella ingerì nella sua vita. Seguito da parecchi altri…

 

***

 

Era ormai sera quando i marchesi lasciarono il palazzo, con grande gioia dell’intera servitù.

-Finalmente è finita! – esclamò Diego, appena liberatosi della scomoda livrea e indossando nuovamente i soliti abiti. – Spero che questa non diventi un’abitudine! –

-E invece ho proprio paura di sì…- disse, un poco sconsolato, Maffeo accasciato su di una sedia – Se quel bell’imbusto si fidanzerà con Isabella temo che giornate come questa diverranno molto frequenti. –

-Non dirmi questo! – Diego poggiò la fronte sulla tavola e si mise le mani fra i capelli.

In quel momento Roberto entrò nella stanza, vestito da lavoro. –E tu che credi di fare? – gli chiese Maffeo.

-Vado nelle stalle. Quelle povere bestie hanno bisogno di essere sistemate. È da stamattina che non mangiano e la paglia deve essere cambiata. –

-Adesso?! – esclamo Diego – Non puoi farlo domattina? –

-No. Non riuscirei a dormire sapendole in quello stato. –

-Come vuoi…- disse Maffeo, scuotendo le spalle – Cerca solamente di non fare rumore quando vai a letto. Basta già il russare di Diego a tenermi sveglio la notte! – - Ehi! –

I due iniziarono a discutere, ma Roberto non li sentì avviandosi alle stalle. Quella giornata gli era sembrata infinita, non solo per aver svolto compiti a cui di solito non badava, ma soprattutto per la presenza del marchesino De Fiore. Malgrado avessero scambiato appena una frase, ma l’antipatia reciproca era ovvia.

 

Prese un forcone e iniziò a portare del fieno ai cavalli nei box.

Senza volere il suo pensiero andò all’immagine di Isabella e Giacomo nel giardino quel pomeriggio. Sembrava andassero d’accordo. Si chiese se la contessina fosse a conoscenza dei piani matrimoniali che i genitori avevano in mente per lei, ma in fondo per i nobili l’opinione dei figli non contava poi molto ei conti Miroglio non dovevano essere da meno.

 

Dei passi lo distolsero dal lavoro. Doveva trattarsi di Guido. –Finalmente quei tipi se ne sono andati… non preoccuparti, qui ci penso io. Tu va a riposare. Oggi ti sei affaticato abbastanza. –

Non ricevendo alcuna risposta Roberto si voltò, e rimase non poco sorpreso nel trovarsi di fronte Isabella.

La ragazza aveva gli occhi lucidi e le guance arrossate, probabilmente il vino bevuto a cena doveva aver fatto effetto.

-Contessina… -chiese, confuso – Cosa ci fate qui a quest’ora? –

 

Isabella non rispose, ma lentamente si avvicinò al ragazzo, gli gettò le braccia al collo e, lentamente avvicinò il suo viso a quello di Roberto. Questi, colto di sorpresa, non si mosse.

Le labbra della ragazza si posarono delicatamente su quelle del ragazzo. Il casto contatto durò pochi secondi, prima che Roberto, dimenticando chi si trovasse di fronte, cercasse di approfondire il bacio.

 

N.d.A.: Dopo cinquantatré secoli eccomi a aggiornare questa storia… vi chiedo scusa per il ritardo ç.ç

Ed ecco, finalmente, che le cose iniziano a muoversi un po’ tra Roberto e Isabella. A quanto pare ci voleva un piccolo aiuto da parte del vino perché ciò accadesse! ;-D

Spero che il capitolo vi piaccia!

Un bacione e buona serata!!

   
 
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