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-Contessina…-
l’attenzione di Isabella venne richiamata dalla voce di Anna. – Scusate se vi
interrompo durante la lettura contessina – si scusò la donna – ma vostro padre
e vostra madre devono parlarvi. –
La
ragazza annuì e fece per alzarsi, ma venne bloccata tempestivamente da Anna. –
Non dovete ancora sforzarvi contessina! – la rimproverò.
-M…ma
come posso… - cercò di protestare Isabella.
La
donna si guardò intorno. – Berto! – esclamò vedendo il figlio e richiamando la
sua attenzione. –Berto, vieni qui. –
La
ragazza voltò istintivamente lo sguardo in direzione delle alte siepi, dalle
quali venne fuori proprio il ragazzo in questione. Sembrava un poco imbarazzato
per essere stato scoperto lì in mezzo.
-Buongiorno
contessina. – la salutò, facendo un inchino, per poi rivolgersi ad Anna – Dite
madre, cosa desiderate? –
Solitamente
Roberto non utilizzava questo formalismo con la madre, ma trovandosi d’innanzi
alla contessina decise di trattarla con il rispetto che meritava.
-Potresti
sorreggere un poco la contessina e accompagnarla in salotto? Con il vostro
consenso, naturalmente… - disse rivolgendosi alla ragazza.
Isabella
annuì, e Roberto le si accovacciò di fianco. Le mise una mano sulla schiena e
l’altra la tese in modo che la ragazza potesse farvi forza.
Isabella
tremò, ma non di paura. La presa di Roberto era ben salda, non vi era
possibilità di cadere. I suoi erano brividi di agitazione.
Al
ritorno dal collegio si era ripromessa di non pensare più a lui, ma era
difficile mantenere il buon proposito trovandoselo così vicino.
Raggiunsero
il salotto in pochi minuti. La contessina si accomodò su di una poltroncina.
Roberto, facendo un inchino ai padroni, imitato dalla madre, uscì lasciando i
tre soli.
-Sc…
scusate il ritardo… - disse la ragazza, ancora un poco agitata.
-Non
fa nulla cara, ma perché…- stava dicendo Clelia, interrotta dalla figlia.
-Il…
il dottor Ghione si è raccomandato di non sforzare
troppo la caviglia e Anna ha pensato di chiedere aiuto a Roberto per potervi
raggiungere… ha forse sbagliato? –
-No…
no affatto…- rispose la madre, sorridendo.
-Comunque
sia…- interruppe le due Giuseppe – Isabella, ricordi il marchesino De Fiore? –
la ragazza annuì – Si è molto dispiaciuto del tuo infortunio, e ti augura una
pronta guarigione…-
-Giacomo
è diventato un bel giovanotto, sai tesoro? – riprese Clelia – Probabilmente è
uno dei rampolli più ambiti della zona. Sembra che molte famiglie stiano
cercando di accasarlo con la propria figlia… -
La
ragazza sorrise. Di Giacomo aveva solo il ricordo di un bambino capriccioso e
viziato, del tutto incapace di dividere i suoi giochi con altri e le risultava
molto difficoltoso immaginarlo come la madre lo aveva dipinto.
-Lui
e suo padre verranno a farti visita questo pomeriggio. – concluse Clelia,
prendendo un sorso di the.
Isabella
notò l’espressione con cui la madre pronunciò quell’ultima frase, ma decide di
ignorare la sensazione che le provocò.
***
-Diego,
fai attenzione! – esclamò Caterina, tenendo ferma la scala a pioli su cui il nipote
era salito. La visita imminente del marchese De Fiore aveva masso in subbuglio
l’intera casa, soprattutto Caterina ed Anna incaricate di rammendare le divise
dei valletti, ormai in disuso da alcuni anni.
Diego
prese un baule e, cercando di non cadere a terra, lo isso un poco, per poi
farlo ricadere tra le braccia di Roberto. – Non capisco perché dobbiamo
prendere questa roba…- farfugliò quest’ultimo, posando l’oggetto a terra.
Caterina lo aprì immediatamente e ne estrasse il contenuto e getto addosso ai
due ragazzi gli abiti. –Andate a cambiarvi. – ordinò – Devo controllare che le
tarme non abbiano fatto troppi danni. –
I
due ragazzi si guardarono confusi, ma obbedirono e indossarono gli abiti
polverosi. Caterina li ispezionò scrupolosamente, notando compiaciuta che il
tessuto era ancora in buono stato. –Molto bene… basterà farli stare un po’
all’aria aperta e saranno perfetti. –
Il
nipote guardò stranito la nonna. –State dicendo che dovremmo indossarli? –
chiese, guardandola annuire, sgomento. La divisa era di un discutibile color
marrone scuro, composto da giacca, braghe sotto il ginocchio della stessa tinta
e una camicia di un bianco un poco ingiallito. Il tutto completato con degli
stivali, già in possesso dei ragazzi.
-A
cosa dobbiamo l’onore di poter indossare questi abiti? – chiese, ridendo,
Roberto e porgendo la giacca a Caterina. Questa fece un sorriso sornione
–Dobbiamo fare un’ottima impressione sul marchese De Fiore… se i piani dei
padroni andranno a buon fine il giovane Giacomo sarà il nostro nuovo signore… -
concluse, sistemandosi meglio gli indumenti sulla braccia per poterli
rinfrescare, lasciando i due basiti.
-Lui
e Isabella…- iniziò Diego.
-Si
sposeranno! – concluse Caterina, dirigendosi verso il cortile.
-Non…non
ci posso credere…- iniziò Diego, sbigottito - ... tu che ne pensi? – chiese a
Roberto, ammutolito. Questi guardò l’amico e seguì Caterina – Sbrigati… abbiamo
ancora molto da fare. – disse con un sussurro, dirigendosi all’esterno.
***
Nel
primo pomeriggio la carrozza del marchese giunse nel cortile del palazzo. Diego
e Roberto, indossando le scomode livree, accolsero Ferdinando e Giacomo.
Facendolo, Roberto squadrò, nel modo più discreto possibile il giovane, dovendo
constatare trattarsi di un ragazzo affascinante. Non ne capì la ragione, ma la
cosa lo infastidì.
-Cos’hai
da guardare? – gli chiese Giacomo, fulminandolo con lo sguardo. Roberto
trattenne il moto di rabbia e abbassò lo sguardo. – Domando scusa signore… - Il
marchesino distolse lo sguardo, stizzito.
-Caro
Ferdinando! – esclamò Giuseppe, appena uscito per poter accogliere gli ospiti
di persona – Che piacere vederti! – continuò stringendo la mano al vecchio
amico.
-Giuseppe…
scusa per questa visita quasi improvvisata, ma sia Giacomo che io non vedevamo
l’ora di poter far visita alla bellissima Isabella. – si volse verso il figlio
– Vero figliolo? –
-Indubbiamente
padre. – rispose, porgendo la mano a Giuseppe – Conte Miroglio, è un piacere
rivederla. –
Il
conte, vedendo il ragazzo, si compiacque: a quanto pareva le voci riguardanti
la sua bellezza non erano semplicemente dei pettegolezzi.
-Che
maleducato! – esclamò il padrone di casa. – Vi sto trattenendo qui all’aperto.
Prego, seguitemi. – si rivolse, poi, ai due valletti occasionali –Roberto,
Diego. Andate a dare disposizioni per il tè in cucina per favore. – disse,
conducendo i due ospiti all’interno.
-Quel
tipo non mi piace… - sussurrò Roberto, eseguendo gli ordini di Giuseppe.
-Ma
se appena ti ha rivolto parola? E poi
perché lo stavi guardando a quel modo? – chiese Diego. Lo sguardo che l’amico
aveva lanciato al marchesino non gli era sfuggito.
Roberto
scrollò le spalle. – Non capisco di cosa tu stia parlando. Andiamo da mia madre
a dirle di portare il tè, piuttosto. –
-D’accordo…
-
Nelle
cucine, intanto, Maffeo stava sfornando alcuni biscotti al cioccolato,
richiesti espressamente dalla contessa Clelia. Da ciò che le era stato
riferito, quelli erano i favoriti di Giacomo.
-Incredibile
che il conte voglia già dare sua figlia in sposa… - disse proprio il capo-cuoco
- …non è ancora troppo giovane? –
-Non
scherzate! – replicò Caterina, posando il servizio buono su di un vassoio –
Alla sua età moltissime ragazze sono già felicemente sposate, alcune con figli!
–
La
discussione venne interrotta dall’ingresso di Diego e Roberto. – Oh… bene.
Guarda un po’ i nostri damerini! – li canzonò Maffeo, notando l’insolito
abbigliamento piuttosto elegante per loro.
-Taci
per cortesia! – tuonò Diego – Non hai la minima idea di quanto pizzichino
questi maledetti cosi! – disse, passandosi freneticamente una mano sul collo,
leggermente arrossato, e facendo scoppiare a ridere l’uomo.
Roberto
si avvicinò a Anna – Madre… quando è pronto potete servire il tè agli ospiti. –
-Certo,
ma potreste farlo voi cari? – disse, indicando il loro vestiario. – Conciata a
questo modo faremo sfigurare i conti, ma voi siete così eleganti che… -
-Certo,
va bene. – disse semplicemente il figlio, facendo sbigottire la madre. Mai si
sarebbe aspettata una resa così semplice da lui.
Il
ragazzo attese che il vassoio fosse pronto e andò al piano superiore.
***
Nel
salotto i conti e il marchese stavano chiacchierando allegramente, mentre i due
giovani stavano seduti un poco in silenzio. Malgrado avesse tentato di
intrattenere una conversazione con Giacomo, Isabella dovette constatare che il
giovane non possedeva molte qualità, a parte l’aspetto decisamente gradevole.
-Cara
Isabella… - iniziò Ferdinando – Devo dire che tua padre non esagerava affatto
quando mi ha scritto di quanto tu fossi cresciuta e divenuta una splendida
fanciulla. – poi si rivolse all’amico – Senza offesa vecchio mio, ma per
fortuna tua figlia ha ripreso dalla tua deliziosa sposa. –
Quelle
affermazioni fecero arrossire sia Clelia che Isabella, mentre Giuseppe si mise
a ridere. – Nessuna offesa amico mio. In tuo favore, devo dire che Giacomo ti
somiglia davvero molto. –
In
quel momento Roberto entrò nella stanza. – Bene. – esclamò Clelia – Roberto
prego inizia a servire il tè ai nostri gentili ospiti. – il ragazzo fece un piccolo
inchino e obbedì agli ordini, porgendo i presenti una tazzina su di un piattino
con alcuni biscotti.
Isabella
lo guardò: non solo la livrea donava particolarmente a Roberto, ma anche i
movimenti sicuri con cui serviva gli ospiti la stupirono. Non avrebbe mai
creduto che un tipo alquanto grezzo come lui potesse essere così, in un certo
qual modo, aggraziato.
Non
appena la piccola merenda fu terminata, Roberto risistemò le stoviglie sul
vassoio e fece per dirigersi alle cucine, ma fu richiamato da Clelia. –Aspetta
un momento Roberto… - il ragazzo si voltò verso la padrona, il quale sguardo
andò verso la figlia e Giacomo. – Credo che questi due ragazzi ne abbiano
abbastanza della nostra compagnia… perché non mostri a Giacomo il giardino
cara? Roberto verrà con voi, nel caso in cui la caviglia dovesse darti noie…-
Isabella
annuì. – Volentieri, se il nostro ospite è d’accordo… -
-Devo
confessarvi che ho una passione per le passeggiate… e per i giardini. – disse,
alzandosi e porgendo il braccio affinché Isabella potesse appoggiarvisi.
La
passeggiata fu alquanto piacevole. Giacomo si rivelò essere un vero intenditore
di piante e fiori, nonché in alcuni momenti molto simpatico. Durante il
tragitto, Isabella mantenne la presa sul braccio dell’accompagnatore, in parte
a causa del dolore provocatole dalla caviglia. Una piccola parte di lei, però,
notò l’espressione dipinta sullo sguardo di Roberto nel vedere il loro
affiatamento.
L’escursione,
però, fu breve. Dopo poco più di un’ora i conti le fecero chiamare per la cena.
Per quell’occasione Maffeo aveva dato il meglio di sé: patate al forno, arrosto
di maiale e verdure varie imbandivano la tavola, protetta da una candida
tovaglia di stoffa. I commensali gustarono le deliziose pietanze con calma,
continuando a chiacchierare. A quell’allegro vociare si unì presto anche
Giacomo. I genitori di Isabella furono entusiasti non appena appresero della
passione comune dei due giovani per la botanica. La sola che restò in disparte
in quella conversazione fu proprio la ragazza, non riuscendo ad indovinare il
motivo di tutto quell’eccitazione. Prese il calice davanti a sé e bevve un
sorso del liquido rossastro all’interno. Quello fu il primo sorso di vino che
Isabella ingerì nella sua vita. Seguito da parecchi altri…
***
Era
ormai sera quando i marchesi lasciarono il palazzo, con grande gioia
dell’intera servitù.
-Finalmente
è finita! – esclamò Diego, appena liberatosi della scomoda livrea e indossando
nuovamente i soliti abiti. – Spero che questa non diventi un’abitudine! –
-E
invece ho proprio paura di sì…- disse, un poco sconsolato, Maffeo accasciato su
di una sedia – Se quel bell’imbusto si fidanzerà con Isabella temo che giornate
come questa diverranno molto frequenti. –
-Non
dirmi questo! – Diego poggiò la fronte sulla tavola e si mise le mani fra i
capelli.
In
quel momento Roberto entrò nella stanza, vestito da lavoro. –E tu che credi di
fare? – gli chiese Maffeo.
-Vado
nelle stalle. Quelle povere bestie hanno bisogno di essere sistemate. È da
stamattina che non mangiano e la paglia deve essere cambiata. –
-Adesso?!
– esclamo Diego – Non puoi farlo domattina? –
-No.
Non riuscirei a dormire sapendole in quello stato. –
-Come
vuoi…- disse Maffeo, scuotendo le spalle – Cerca solamente di non fare rumore
quando vai a letto. Basta già il russare di Diego a tenermi sveglio la notte! –
- Ehi! –
I
due iniziarono a discutere, ma Roberto non li sentì avviandosi alle stalle.
Quella giornata gli era sembrata infinita, non solo per aver svolto compiti a
cui di solito non badava, ma soprattutto per la presenza del marchesino De
Fiore. Malgrado avessero scambiato appena una frase, ma l’antipatia reciproca
era ovvia.
Prese
un forcone e iniziò a portare del fieno ai cavalli nei box.
Senza
volere il suo pensiero andò all’immagine di Isabella e Giacomo nel giardino
quel pomeriggio. Sembrava andassero d’accordo. Si chiese se la contessina fosse
a conoscenza dei piani matrimoniali che i genitori avevano in mente per lei, ma
in fondo per i nobili l’opinione dei figli non contava poi molto ei conti
Miroglio non dovevano essere da meno.
Dei
passi lo distolsero dal lavoro. Doveva trattarsi di Guido. –Finalmente quei
tipi se ne sono andati… non preoccuparti, qui ci penso io. Tu va a riposare.
Oggi ti sei affaticato abbastanza. –
Non
ricevendo alcuna risposta Roberto si voltò, e rimase non poco sorpreso nel
trovarsi di fronte Isabella.
La
ragazza aveva gli occhi lucidi e le guance arrossate, probabilmente il vino
bevuto a cena doveva aver fatto effetto.
-Contessina…
-chiese, confuso – Cosa ci fate qui a quest’ora? –
Isabella
non rispose, ma lentamente si avvicinò al ragazzo, gli gettò le braccia al
collo e, lentamente avvicinò il suo viso a quello di Roberto. Questi, colto di
sorpresa, non si mosse.
Le
labbra della ragazza si posarono delicatamente su quelle del ragazzo. Il casto
contatto durò pochi secondi, prima che Roberto, dimenticando chi si trovasse di
fronte, cercasse di approfondire il bacio.
N.d.A.: Dopo cinquantatré secoli
eccomi a aggiornare questa storia… vi chiedo scusa per il ritardo ç.ç
Ed ecco, finalmente, che le cose
iniziano a muoversi un po’ tra Roberto e Isabella. A quanto pare ci voleva un
piccolo aiuto da parte del vino perché ciò accadesse! ;-D
Spero che il capitolo vi piaccia!
Un bacione e buona serata!!