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Autore: Nuel    14/03/2016    3 recensioni
James, Albus e Rose tornano a scuola, ma Hogwarts è, come sempre, luogo di misteri oltre che di magia e stregoneria e un nuovo enigma terrà impegnati i fratelli Potter e i loro amici.
◊ Serie: Imago Mundi
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Imago Mundi ϟ'
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Anche i muri hanno orecchie

 


Quando le vacanze di Natale finirono e il castello tornò a riempirsi di studenti, il libro trafugato dal Reparto Proibito non aveva ancora un titolo. Per quanti incantesimi i ragazzi avessero provato, nessuno si era rivelato appropriato. Albus passava un sacco di tempo sfogliando il tomo, accarezzandone le pagine, scorgendo segni evanescenti che sembrano mutare lentamente e che nessun altro vedeva.
    Alla fine della seconda settimana di Gennaio, Rose lo raggiunse sul divano della Sala Comune, portando un libro sotto al braccio. Si accomodò su un cuscino floscio, color cannella e aprì il libro sulle ginocchia, schiarendosi la voce. Sapendo che quello era il modo in cui la cugina cercava di attirare la sua attenzione, Albus alzò gli occhi dal tema di Pozioni che stava correggendo e la guardò.
    «Ho detto a Dominique che l'anno prossimo potrei scegliere Antiche Rune, tra le nuove materie», esordì compita, «e le ho chiesto di prestarmi il suo libro del primo anno così da farmi un'idea della materia». Sorrise e rimase in attesa di una risposta, ma Albus la guardò senza capire. La ragazza sbuffò. «Dacci un'occhiata, Al! Magari riconosci uno di quei simboli che dici di vedere. Se li studi qui, forse riuscirai a riconoscerli con più facilità», gli spiegò.
    «È un'idea», riconobbe il ragazzo e, messo da parte il tema, cominciò a leggere dal libro che Rose aveva allungato a metà verso di lui. Fu una lettura difficile, ma interessante, tanto da convincere Albus che, l'anno successivo, avrebbe potuto seguire quella materia, tuttavia nulla di quanto lesse o vide su quelle pagine lo aiutò a riconoscere i segni che a malapena vedeva su quelle del libro da cui Lucius Malfoy aveva strappato la pergamena.
    «Comincio a pensare che il signor Malfoy fosse mosso solo da vandalismo», sbuffò Martin, qualche giorno dopo, mentre si accasciava sul terzo scalino tra il secondo ed il terzo piano della torre di Astronomia. Quasi nessuno vi si recava di giorno, dal momento che la professoressa Sinistra si svegliava intorno alla metà del pomeriggio e le lezioni non iniziavano mai prima del tramonto. Da quando la scuola si era riempita di nuovo, i ragazzi avevano eletto quel punto come loro ritrovo: isolato, ma non nascosto, quindi il luogo ideale per esaminare un libro, fingendo di studiare assieme, senza attirare l'attenzione.
    «Dubito che quell'uomo sia un vandalo», sbuffò Rose, alzandosi e sbattendo le mani sulla gonna per togliervi la polvere. «Andiamo, o faremo tardi alla partita». La partita Grifondoro contro Tassorosso avrebbe stabilito quale squadra sarebbe arrivata ultima nella classifica del girone d'andata del torneo scolastico e non era particolarmente attesa; era solo inevitabile.
    Albus rimise il libro nella borsa e i tre scesero le scale, dirigendosi all'uscita, ma, nei pressi della grande porta del castello incontrarono un trafelato James che correva verso di loro.
    «Ma non dovresti essere sul campo, tu?», gli chiese Albus, vedendo il fratello con già indosso la divisa da Quidditch.
    «Vengo da lì e ci torno di corsa se mi fate un favore!», disse col respiro corto per la corsa. «Stretton ha lasciato i suoi guanti di pelle di drago nei sotterranei, ieri sera, quando è andato a occuparsi delle Salamandre. Ha rotto un guanto da Quiddicht e mi ha mandato a prendere quelli».
    «Non sono scomodi per giocare?», chiese Martin, dubbioso.
    «Un po', ma meglio quelli che afferrare la Pluffa a mani nude», gli rispose James.
    «Andiamo noi a prenderli, tu torna al campo», lo rassicurò Rose, e James lasciò di corsa il castello, mentre suo fratello e i due amici si dirigevano ai sotterranei.
    I sotterranei erano il luogo in cui si trovava la Sala Comune di Serpeverde e dove alcune aule più o meno grandi non vedevano mai una luce più intensa di quella delle torce. L'umidità la faceva da padrona, rendendo la pietra scivolosa e l'aria fredda e appiccicosa e questa era la ragione per cui Lumacorno aveva deciso di far crescere lì le Salamandre: la possibilità di un incendio era altamente improbabile.
    «Facciamo presto o perderemo la partita», disse Albus, incamminandosi lungo il corridoio che iniziava al termine delle scale.
    «Facciamo presto o ci ammaleremo», lo corresse Martin, tremando per il freddo che sembrava poter scivolare fin sotto la pelle.
    Arrivarono fino a metà corridoio prima di sentire un deciso “No!” quasi urlato. Si fermarono, cercando nella penombra per capire chi fosse stato e da dove venisse la voce. Dopo qualche istante, Rose indicò loro la porta della grande stanza in cui si trovavano le Salamandre: era aperta a metà.
    «Non era la voce di Lumacorno, quella?», chiese Martin, sottovoce e, quando Albus annuì, i ragazzi si scambiarono uno sguardo veloce. Albus si portò l'indice davanti alle labbra e avanzò in punta di piedi, subito seguito dagli altri due.
    «So quello che stai facendo, ti ho visto e non ti permetterò di proseguire con questa follia!», sbottò ancora l'insegnante di Pozioni, la voce alta e isterica.
    «Tu non me lo permetti?! Tu?!», sbottò una seconda voce, prima di scoppiare a ridere. Era la voce del professor Sylla, il responsabile della Casa di Serpeverde e, non appena la riconobbero, i ragazzi si fermarono sul posto: il professore di Trasfigurazione era sempre pronto a togliere punti agli studenti delle altre Case e, anche se loro padre non aveva detto loro nulla, Albus era convinto che fosse lui la ragione per cui James non aveva potuto giocare a Quidditch sin dall'anno precedente, quando si era azzuffato con Lotus Zabini, il migliore amico di Scorpius Malfoy.
    «Lo dirò alla McGranitt e allora vedremo!», insistette il vecchio professore.
    «Non oserai farlo, oppure…».
    «Oppure cosa? Mi stai minacciando?», la voce di Lumacorno sembrò tremare: l'anziano mago non era famoso per il suo coraggio e se stava affrontando il ben più intimidatorio Sylla doveva trattarsi di qualcosa di grosso. «Se si venisse a sapere, perderesti tutto quanto!».
    «Ricordati che non ci andrei di mezzo solo io se la faccenda fosse scoperta!», ribatté Sylla, con tono serio. Per alcuni istanti nei sotterranei si udì solo il silenzio, poi fu di nuovo Sylla a parlare: «È meglio andare alla partita prima che si accorgano della nostra assenza».
    «Prima promettimi che questa storia finirà!», disse Lumacorno con tono accorato. «Promettimelo!».
    Un silenzio teso cadde tra i due prima che Sylla sputasse la sua risposta: «Finirà». Passi svelti e il cigolare dei cardini misero fine alla conversazione e Albus, con prontezza di spirito, abbassò la maniglia della porta più vicina, pregando che fosse aperta. La porta si aprì e i ragazzi di precipitarono in una piccola stanza buia, trattenendo il respiro, proprio un istante prima che gli insegnanti li scoprissero ad origliare nel corridoio. Per alcuni minuti non osarono né parlare né muoversi. Ascoltarono con attenzione il rumore dei passi che si allontanavano sul pavimento di pietra e solo allora tirarono un sospiro di sollievo.
    «Lumos», scandì Rose, muovendo la bacchetta intorno per scoprire dove si trovavano: era una piccola stanza con un vecchio armadio, un tavolo con intorno un paio di sedie, e una vecchia scacchiera malconcia.
    «Di cosa stavano parlando, secondo voi?», chiese Martin, parlando sottovoce.
    «Non lo so, ma faremmo meglio a sbrigarci», ricordò loro Albus, aprendo con cautela la porta. Cercò di vedere attraverso lo spiraglio se ci fosse qualcuno e, solo dopo essersi assicurato che il corridoio fosse vuoto, uscì.
Martin e Rose gli furono subito dietro un'altra volta.
    La porta della stanza dove Lumacorno e Sylla avevano parlato era rimasta semiaperta, dall'interno proveniva un calore del tutto estraneo al posto in cui si trovavano e, non appena i ragazzi entrarono, videro quattro grandi camini entro cui bruciava un fuoco alto e abbagliante, tra le cui fiamme si agitavano forme scure e guizzanti.
    «Non usciranno, vero?», chiese Martin, intimorito. Il calore, nella stanza, aveva asciugato le pareti di roccia e stava già facendo sudare i ragazzi. Il riverbero delle fiamme faceva sembrare i capelli di Rose una nuvola di rame scintillante.
    «No, se non ci avviciniamo», rispose Albus, mentre cercava di individuare alla svelta i guanti di Stretton. Oltre ai camini, nella sala c'era un lungo tavolo col piano di marmo su cui erano appoggiati diversi arnesi per attizzare il fuoco, gettare carbone tra le braci e intrappolare le Salamandre. C'erano anche grandi ceste di carbone e una catasta di legna da ardere.
    Sul lungo tavolo, tra gli arnesi metallici, incantati per non diventare incandescenti, Albus vide i guanti e si affrettò a prenderli prima che le Salamandre si accorgessero di loro: non era sicuro di quale fosse la distanza che quelle creature consideravano “vicino”.
    Recuperati i guanti, corsero al campo da Quidditch; la partita era già iniziata e Grifondoro conduceva per 10 a 0, James volava in alto, tenendo d'occhio il Cercatore avversario e cercando di individuare il boccino, e Albus si avvicinò al parapetto del settore occupato dai suoi compagni di Casa. Sventolò i guanti in aria fino a che qualcuno della squadra non lo notò; Stretton si avvicinò a Madama Bumb, probabilmente per chiedere il permesso di recuperare i guanti e poi volò fino a dove si trovava Albus. Aveva una mano intirizzita e una coperta dal guanto regolamentare. Si affrettò ad infilare il guanto destro, ringraziando rapidamente e lasciando il sinistro alla custodia di Albus, prima di riprendere quota. La partita non era stata interrotta e, con un po' di fortuna, Grifondoro sarebbe riuscito a non finire ultimo in classifica.


 
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Note:
Per le stanze nei sotterranei ho immaginato di usare queste:
♠ Armadio dei Sotterranei
Si trova in una piccola stanza fuori dal Corridoio dei Sotterranei. In questa stanza, Ruberus Hagrid nascose Aragog nei primi anni del 1940 e, di conseguenza, dove Tom Riddle, il 13 Giugno 1943, accussò Ruberus Hagrid di aver aperto la Camera dei Segreti uccidendo i nati Babbani. – Qui è dove Louis e Lotus giocano a scacchi.
♠Sala dei festeggiamenti per le feste di Complemorte
Questa è una delle sale più spaziose del Castello. La sala è accessibile dal Corridoio dei Sotterranei. In questa stanza, il 31 Ottobre 1992, si svolse la cinquecentesima festa di Complemorte di Sir Nicholas de Mimsy-Porpington.


Un altro capitolo di questa mia bistrattata storia è andato. Come sempre ringrazio Ladyriddle per aver commentato il capitolo precedente e anche tutti gli altri lettori silenziosi (però ribadisco che, se vi faceste sentire, non mi dispiacerebbe affatto).
Per tutto il resto, vi aspetto sulla mia pagina FB! ^^


 
   
 
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