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Autore: Tugs    29/03/2009    4 recensioni
La mia interpretazione di come i genitori di Harry si sono innamorati. Un ritratto dei personaggi che credo siano stati Lily e James. Sperando che vi streghino come lo hanno fatto con me...
Genere: Generale, Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 3: VACANZE D’ESTATE parte 1

Tutto era buio e di un caldo rassicurante. I contorni non erano ancora definiti e ogni pensiero arrivava al rallentatore, come se temesse di disturbare l’oscurità ovattata che sembrava proteggere da ogni pericolo. In realtà non c’era molto a cui pensare, ciò che importava era godersi quel piacevolissimo calore che avvolgeva ogni cosa.
La prima sensazione fu fastidiosamente concreta.
Interruppe l’atmosfera surreale che predominava fino a quel momento. Era di calore, troppo, colpiva i piedi e li stava infiammando, sembrava di stare di fronte a un caminetto particolarmente vivace. In un momento del genere, Lily si sarebbe alzata e allontanata, per evitare che la sua carnagione chiara si arrossasse troppo, confondendosi con i capelli. Avrebbe tanto voluto farlo anche ora, ma i piedi si rifiutavano di muoversi e restavano ostinatamente immobili al loro posto.
Così, Lily si convinse ad aprire le palpebre e, si formò una sottile linea di luce, che la investì con la sua violenza. Serrò immediatamente gli occhi, li strinse e affondò la testa nel cuscino.
Lily desiderò ardentemente ritrovare la calma rassicurante di prima, fatta di buio e calore, ma non le riuscì, anche perché il calore ai piedi persisteva, con una ostinazione davvero irritante.
Provò a incollare le ginocchia alla pancia. Niente da fare, era troppo, troppo caldo.
Allora dalle sue labbra uscì un borbottio indistinto e Lily si costrinse a aprire di nuovo gli occhi; stavolta l’impatto fu meno aggressivo e la ragazza riuscì a spalancarli completamente.
La causa di tanto fastidio era la finestra aperta, da cui entravano allegramente i raggi solari estivi. Lily ebbe un moto di irritazione: sembravano quasi divertirsi, loro, a invadere la sua tranquillità con una tale disinvoltura, anche in vacanza!
“Maledizione, Lilian! Ti muovi ad alzarti?”
Carino come risveglio. Lei sbuffò ma si mise a sedere sul letto.
Quanto odiava che la chiamassero con il suo nome intero!
“Buongiorno anche a te, sorellona.” disse ironica, rivolgendosi a una ragazza un po’ più grande di lei che era appoggiata allo stipite della porta e la fissava imbronciata.
“Non azzardarti a chiamarmi più così. Sono già le quattro del pomeriggio! Lui sarà qui a momenti. Stai zitta e se osi parlargli della tua anomalia, giuro che ti odierò per sempre”.
E detto questo se ne andò.
Lily balzò in piedi all’istante.

È vero, quell’idiota di Vernon Dursley viene oggi. Mammamia, quanto lo odio!
Non esiste persona più insopportabile a questa terra. Ma guarda se, fra la tanta gente che esiste a questo mondo, mia sorella doveva innamorarsi di uno che più che a un uomo somiglia a un tricheco.
Quella sua risatina languida quando gli parlo, poi… disgustoso! Come se volesse costantemente accaparrarsi il favore di tutti. Uno la stima deve guadagnarsela, non fare il leccapiedi per tutta la vita, no?
D’altra parte, anche Petunia ha quell’insopportabile mania di voler sempre sembrare perfetta a tutti, sempre a spettegolare sugli altri se non sono come lei, sempre a criticare tutti, giudicando solo all’apparenza…

A quel punto, i pensieri di Lily si fecero amari.
Ecco, era arrivata al punto in cui si rendeva conto che lei era proprio il tipo di persona che non piaceva a Petunia.
Lily era diversa, era anormale, secondo lei.
Petunia non aveva mai superato il fatto che Lily fosse una strega.
Era gelosa e, per difendersi da questa debolezza, aveva fatto finta di odiare quel mondo a cui lei stessa avrebbe voluto appartenere. Quel mondo a cui non avrebbe mai potuto appartenere, costruendosi così una maschera di disprezzo e odio di cui si era nutrita negli ultimi sette anni. Convincendosi che davvero disprezzasse quella realtà, Petunia era finita coll’essere sicura di odiarla.
Povera sorellona. A Lily dispiaceva per lei, ne aveva compassione. Tuttavia, non sarebbe mai riuscita a perdonarle quelle parole che le aveva rivolto il primo settembre di molti anni prima.
Sei un mostro.
Così aveva detto. Lily, poi, era una persona naturalmente disposta al perdono, ma Petunia non le aveva mai fatto intendere di essere ritornata sul suo giudizio. E da allora i loro rapporti si erano raffreddati a tal punto che la ragazza continuava a chiamarla sorella per abitudine.
Per quanto amasse i suoi genitori, Lily non poteva fare a meno di pensare che alla fine di quell’anno, l’abbandonar casa sarebbe stato un sollievo.
Si guardò velocemente allo specchio: enormi iridi color verde intenso, folti capelli rosso scuro, fisico morbido e slanciato. Vedendo quell’immagine familiare, si rasserenò.

No, Petunia ancora non mi odia così tanto da tagliarmi i capelli di notte.
Non l’avrebbe mai fatto oggi che arriva il caro Vernon, l’ avrei fatta sfigurare.

E, anche in quel caso, li farei ricrescere con un incantesimo.

Rassicurata da quel pensiero, e sorridendo fra sé, Lily uscì dalla sua camera per dirigersi verso il salotto, dove probabilmente avrebbe affrontato Vernon Dursley. Lui amava fare frequentissime visite alla famiglia Evans, sperando sempre di trovarla al completo. Inutile dire che purtroppo ogni volta rimaneva irrimediabilmente deluso dalla mancanza della sorella minore. Nelle ultime quattro settimane Lily aveva messo a soqquadro il suo cervello nell’ estenuante ricerca di scuse per evitarlo. Ora era consapevole di non poterlo più evitare.
Era ancora sulle scale quando si sentì un energico scampanellio e la corsetta affrettata di sua sorella che si precipitava alla porta.
Lily non fece nemmeno in tempo a scorgere la figura massiccia di Vernon, perché Petunia gli saltò addosso e lo abbracciò.
“Ciao, Petunia.” Salutò con la voce tonante, “ è arrivata tua sorella?”
Lily fu letteralmente disgustata dalla nota impazientemente emozionata che scorse nella voce del ragazzo. C’era decisamente troppo entusiasmo per i suoi gusti.
Respirò profondamente in un angolo dove nessuno potesse vederla e si preparò un bel sorriso finto stampato sul viso.

Si va in scena.

“Ciao, Vernon” esordì comparendo davanti alla porta.
Loro erano lì, stretti l’uno all’altra e Lily osservandoli pensò che erano proprio una bizzarra coppia a vedersi. Petunia era alta, quasi del tutto priva di forme, spigolosa e poco affascinante. Il viso era troppo lungo per esser bello, e la mascella troppo sporgente per il tanto scrutar fuori dalla finestra in cerca di succosi avvenimenti nel vicinato.
I capelli le scendevano flosci sulle spalle e gli occhi incavati brillavano di un malcelato disprezzo, mentre guardava Lily. Vernon era ben piazzato, con certi baffoni scuri per cui nutriva un orgoglio che Lily non era mai riuscita a comprendere. Dotato di un volto porcino e occhietti a stento riconoscibili tra le pieghe della carne: piccoli, opachi e vacui di un banalissimo color fango, non si poteva affatto definire un top model.
Lily stava per continuare il saluto, preparandosi la solita serie di banali cortesie che si utilizzano sempre in presenza di persone poco gradite, quando improvvisamente accadde la cosa più bizzarra che era mai successa alla ragazza (il che era notevole, considerato il fatto che era una strega; e di stranezze ne aveva viste tante).
Dapprima lentamente ma poi sempre con maggior velocità, si fece largo nella sua mente un’immagine, che si imponeva su tutti gli altri pensieri con forza e determinazione. Lily, da persona razionale e responsabile quale era, ancor prima di capir cosa fosse cercò di allontanarla per dedicare tutta la sua attenzione al nuovo venuto, che era così importante per la sorella.
Ma quella parve non volerne sapere e le si impose, spazzando via gli altri pensieri come farebbe uno tsunami di fronte a degli ombrelloni da spiaggia.
Quell’immagine, del tutto priva di logica di fronte alla situazione attuale, rappresentava, colmo dei colmi, James Potter.
Non che lui facesse alcunché di particolare. La guardava soltanto.
Ma che cosa ci faceva Potter nel cervello di Lily? Come aveva fatto a raggiungerla anche lì, nella sua testa, dove fino a pochi secondi prima credeva di essere al sicuro?
Lily contemplò stupita il prodotto del suo cervello. E, cosa ancora più incredibile, non si irritò per quella strana visione anzi, le venne naturale rifletterci sopra.
Gli occhi, i suoi occhi, erano davvero bellissimi.
Pensò che probabilmente non aveva mai prestato loro molta attenzione. E allora come mai le si presentavano così chiari nella mente? Gli occhi di James erano di un color ambrato di rara bellezza. Un castano chiarissimo, quasi dorato, che sembrava avvolgerla con la sua profondità e la sua sicurezza, luccicava di vivacità e profonda intelligenza. Come aveva fatto a non accorgersene prima? Le sembrava impossibile.  Lily (dimentica che Dursley era lì di fronte a lei, che i due la stavano fissando, che quello non era proprio il momento per perdersi in quella rivelazione) si perse nel guardarli, vedendoli chiari come se lui fosse stato lì, di fronte a lei.
Naturalmente, la nostra mente in generale lavora più velocemente della parole, in particolare quella di Lily Evans era piuttosto attiva, perciò tutte queste riflessioni avvennero nel giro di una manciata di secondi.
Certo, secondi importanti, decisivi; ma sempre secondi furono.
“Ciao, Lily!”
Per la ragazza quel saluto fu come una soffiata di aria gelida dentro una sala piacevolmente riscaldata.
Orribile, fredda, terrificante, una pugnalata al petto.
Lily fissò gli occhi spenti di Vernon. La guardavano con una sorta di velata brillantezza, aspettando una risposta che non arrivò.
La sensazione che provò la ragazza in quell’istante è difficile da descrivere; si sentì stranamente svuotata, priva di qualsiasi gioia, di qualsiasi emozione.
Quella bolla che l’aveva riempita fino a quel momento, intensa e vibrante, dovuta al ricordo degli occhi di James, era scoppiata; sottraendola a quel meraviglioso incantesimo che aveva portato con sé.
Ora al posto della bolla c’era il vuoto.
Paragonò la sensazione che le aveva portato solo il ricordo degli occhi di James con il disgusto che le provocava lo sguardo di Dursley.
A Lily venne istantaneamente da piangere.
Sentì gli occhi pruderle, le gambe indebolirsi e la vista annebbiarsi.
 A quel punto Lily cominciò a cadere nel panico. E la cosa la spaventò all’inverosimile perché non aveva idea di come fosse potuto succedere.
Balbettò un “Scusatemi moltissimo” e corse a cercar rifugio in camera, pienamente conscia di aver fatto una pessima figura: con gli altri e con se stessa.
Sentiva i suoi passi tremolanti sulle scale come in un sogno, le porte si confondevano tra loro e la mano che levò per aprire la maniglia tremava tantissimo. Finalmente si gettò nell’agognato letto.

Cos’è, cos’è questo panico? Perché mi sento così svuotata? Come… come se qualcosa di indispensabile all’improvviso mancasse…
Si è così, mi manca qualcosa. Ma cosa?

Gli… gli occhi di…
No! No, no, no, no! NO! Questo è impossibile! Cioè, l’ho odiato fino ad ora e improvvisamente mi manca? Ma non ha senso, non ha logica!! Deve, deve esserci una logica, una ragione. A tutto c’è una ragione, niente succede per caso.
Coraggio, adesso mi calmo e trovo un valido, razionale motivo per cui mi sento così.

A quel punto la nostra Evans provò a tirarsi su dal letto, a sedersi e a ragionare con calma. Tirò un paio di respiri tremolanti e pensò.

Allora tutto è cominciato quando ho pensato a lui.
Punto primo. Si, quello era sicuramente Potter, su questo non si discute.
Punto secondo. Che cosa è successo dopo? Mi sono sentita felice, tanto tanto felice. Perché.. era quello sguardo, mi tranquillizzava, mi piaceva. E poi, quando Vernon mi ha parlato, la felicità è svanita. E mi sono sentita così triste che mi è venuto da piangere.
… questo sarebbe senza dubbio razionalissimo se io non l’avessi sempre odiato. Cos’è che sento ora?

 Mi manca.
Quel vuoto al petto è perché mi manca.
Perché James Potter mi manca?

Già, proprio così. Nessuna logica, nessun motivo, nessuna ragione avrebbero potuto salvare Lily quel giorno. E la cosa la spaventava. Oh, eccome se la spaventava.
La paura la spinse a cercare più a fondo, ancora, ancora più a fondo.
E quegli occhi, quei meravigliosi occhi le comparivano davanti a ogni pensiero, rassicurandola con la loro incommensurabile dolcezza in un vortice indistinto di dolorose emozioni.
Si sa le lotte civili sono sempre controproducenti. E dentro Lily quel giorno c’era una frontiera aperta.
James?
Giammai.
Si vuoi lui.
No, non è vero!
E invece, si, lo vuoi.
No, no, no!
Allora perché senti il bisogno di stare con lui?
NOOOOO!
Lily avrebbe voluto con tutte le sue forze credere alla seconda voce, quella che lo rifiutava, quella che sembrava la più logica, la più razionale, la più giusta.
Eppure quella seconda voce sembrava non essere capace di darle alcuna motivazione intelligente del perché avrebbe dovuto dimenticarlo. Quindi la voce razionale era anche quella più irragionevole.
Paradossale, vero?
Questa guerra era nel pieno del suo svolgimento quando Lily sentì bussare alla porta.
Inizialmente pensò che quello fosse uno fra i tanti tuoni di cannone che scoppiavano dentro la sua testa, poi si rese conto che invece veniva dal mondo reale.
“A-avanti”. Si irritò profondamente con la sua voce spezzata.
La sua stizza raggiunse livelli mai visti quando vide la figura poco esile di Vernon Dursley pararsi davanti alla porta.

E adesso questo cosa vuole?

“Lily…”
Come era odiosa la sua voce! Tonante, poco adatta a quel momento di confusione, in cui ognuno di noi desidererebbe sentire una voce amica… o amata…

Ma cosa c’entra?

“Ciao, Vernon.” disse piano, sforzandosi di essere cortese.
Lily restò decisamente interdetta quando lui, dopo un attimo di esitazione si avvicinò al suo letto.
“Lily…” sussurrò ancora.
Lei avrebbe tanto voluto dirgli di andarsene, anche perché vicino com’era, riusciva a sentire il suo odore: aspro, forte, del tutto privo di armonia, simile a quello di cane bagnato. (NdA, Blah!!!)
“Lo sai che anche con gli occhi rossi sei bellissima?”
Conato di vomito. Con orrore, Lily si rese conto che si era seduto sul suo letto per stringerle le mani.
“Ho capito tutto sai? Non ti devi preoccupare, sto con Petunia è vero, ma sei tu che ho sempre voluto”.
Ora la fissava con uno sguardo languido assai preoccupante.

Ma che cavolo ha capito quest’idiota?...
Oh mio Dio! Non sarà che ha pensato che mi sono messa a piangere perché l’ho visto insieme a Petunia!!! Ma è pazzo?!?! Blah!!! Io, insieme a Dursley!!!

“Ma ora che so quali sono i tuoi sentimenti, ti giurò che la lascerò!” fece Vernon con un gesto che voleva esprimere il grande sacrificio che era disposto a fare per il suo amore, “poi staremo insieme per sempre, e non appena mi assumeranno alla ditta di trapani…”
Tuttavia le meravigliose promesse di un roseo futuro da signora Dursley furono interrotte in quel momento da Petunia che entrò di gran carriera nella stanza. La ragazza osservò per un nanosecondo i due seduti sul letto, l’una nelle mani dell’altro, poi puntò il dito tremante contro la sorella.
“Ah!!! Sei una lurida sgualdrina!!!!”
Lily balzò in piedi seguita a ruota da Vernon.
“Ho sempre creduto che quella scuola accogliesse solo i mostri. Che cosa hai fatto al mio Vernonuccio, eh? Quale sporco incantesimo gli hai fatto? Tu sei un’ odiosa, lurida…. Volevi rubarmi l’unica cosa che non avevi, eh? Confessa!”
Vernon osservava la scena in una sorta di trance, balbettando frasi sconnesse come: “S-scuola?; Mostri?; Incantesimo?; la mia Lily? Ma non era iscritta a un circolo per superdotati?”.
Infine si decise, esordendo con un intelligentissimo: “Petunia sei sicura di stare bene? Vuoi un tè?”
Ora le labbra di Petunia tremavano.
Lily pensò che senza dubbio sarebbe stata una scena davvero divertente se gli eventi non avessero lasciato intendere che lei era innamorata di un tricheco in pantaloni gessati.
Decise di risolvere la situazione immediatamente.
Si avvicinò alla sorella e la mise le mani sulle spalle. Prima che potesse protestare disse, fregandosene della presenza del ragazzo: “Tunia, ti giuro che preferirei crepare piuttosto che tradirti con Vernon”.
La frase lasciava chiaramente intendere che ciò che importava a Lily erano i sentimenti della sorella, trascurando l’ insignificante fatto che l’idea la disgustava nel più profondo del cuore. Mossa molto astuta.
“Cosa? Lily, cosa dici?” intervenne un Vernon decisamente esterrefatto. Lily si girò come a rivolgergli un sorrisetto di scuse. Ma si rivoltò immediatamente sentendo una mano che dava uno schiaffo alla sua.
Ora, Petunia la fissava solo con disgusto.
“Vattene!”
Un paio di occhi verdi sfavillanti strabuzzarono.
“C-come?”
“Vattene, Lilian. Tu credi che io sia disposta a ascoltare le tue sciocchezze? Sei solo gelosa! Mi fai schifo!”
Lei si ergeva davanti a Lily, in tutta la sua statura. Gli occhi furiosi che non vedevano la realtà come davvero era, accecati da un odio sordo che non aveva fondamento.
“Io e Vernon ci amiamo” continuò stringendosi a lui, “e presto ci sposeremo. Rassegnati. Non sei più niente, per me. Tu non vali niente.”
Silenzio.
Il sangue cominciò presto a bollire nelle vene di Lily come non aveva mai fatto mentre si conficcava nella carne le unghie. Come osava mettere in dubbio la sua parola? Come osava rivolgersi a lei in quel modo?
Subito le arrivò alla testa, le parole le premevano sulla bocca, ansiose di uscire per chiarirsi con la sorella, per dirle che tutto quello non era vero. Che si sbagliava.
Lily fissò la sorella che la guardava con un atteggiamento di fiera sicurezza, stringendosi a un Vernon che fissava entrambe confuso, incapace di comprendere una minima parte di ciò che si dicevano.
Allora capì che sarebbe stato inutile. Petunia non avrebbe capito, si sarebbe rifiutata di capire.
Era finita.
“Allora? Sei rimasta senza parole?”
Ancora il sangue alla testa. Le ribolliva dentro, soffocando la razionalità.
Improvvisamente tutte le lampadine del quartiere si fulminarono. Tra la sorpresa generale e i commenti fuori dalla finestra, Lily si calmò.
“Tu di me non sai niente.” Sputò con una voce che stentò a riconoscere, era veleno, puro acido nitrico.
Voltò le spalle alla sua ex-famiglia e se ne andò, sperando che l’aria della sera fosse capace di calmare la fiamma che le bruciava dentro.

°°°

Lily Evans camminava velocemente per le strade del suo quartiere, buie dopo il “black-out” subito. Con sé aveva solo la bacchetta che teneva sempre nella tasca posteriore dei jeans (NdA, come farà molti anni dopo Harry). Avrebbe tanto voluto stringere la sua dodici pollici con crine di unicorno, ma temeva di procurare qualche altro danno, incapace com’era di dominare i suoi istinti.
Quindi la ragazza cercava di decidere il da farsi camminando su e giù per le viuzze.
Arrabbiata com’era, non si accorse della presenza di una figura esile davanti a lei, perciò ci andò a sbattere, cadendo rovinosamente a terra.
“Ehi, ma si può sapere…” stava cominciando a irritarsi contro quello quando sollevò la testa e scoprì l’identità del suo interlocutore.

No! Dio, tutti ma lui no!

A terra insieme a lei c’era un ragazzo che la fissava sorpreso, con lunghi capelli neri che gli cadevano unti sulle spalle. Quel ragazzo rispondeva al nome di Severus Piton. Gli occhi la fissavano grandi mentre la luna si rifletteva sulla sua pelle malaticcia.
La ragazza balzò in piedi con una velocità da far invidia ai migliori atleti e si allontanò velocemente.

Questa giornata sta rasentando l’orlo della pazzia. Impossibile che succeda tutto a me! Che diavolo di giorno è? Me lo devo appuntare sul calendario. Stare lontana da tutto e da tutti. Il prossimo anno me ne andrò in Antartide. Tsè! Con la fortuna che ho incontrerò l’unico esemplare vivente di pinguino imbizzarrito…

La sfilza di pensieri incoerenti si fermò bruscamente quando sentì che qualcuno le stringeva il polso. Si voltò aspettandosi il peggio.
“Lily fermati!”
“Cosa vuoi, Severus?”
“Dove stavi andando?”
“Non credo ti riguardi.”
“Invece si, è successo qualcosa? Giuro che se ti hanno fatto del male, io….”
L’ espressione preoccupata  intenerì per un attimo Lily. Lui le voleva ancora bene, era quella minaccia finale che non le piaceva affatto. Ma non aveva voglia di litigare ancora, quindi si limitò a rispondergli, sperando di allontanarlo presto.
“Non è stato niente, Severus. Solite liti familiari.”
Lui sorrise amaro. In questo campo la capiva meglio di chiunque altro. Per un momento a Lily parve di tornare indietro nel tempo, quando ancora si dicevano tutto, quando ancora erano amici. Si lanciarono una sguardo di comprensione reciproca. Lei stava per rivelargli tutto ma l’espressione di Piton si indurì e arginò il fiume di parole della ragazza.
“Chi è stato?”
“Lo sai.”
I pugni di Piton si strinsero convulsamente.
“Ancora quella sporca, lurida…”
Lily strappò immediatamente il braccio dal suo, che ancora la stringeva.
“Non azzardarti mai più a insultarla in quel modo!”
“Ma…”
“Mia sorella può avere tutti i difetti del mondo,ma non puoi insultarla perché è una babbana!”
Il cuore aveva ripreso a tamburellarle forte. Nessuno poteva dare della babbana a sua sorella.
Lui abbassò lo sguardo, mortificato. Lei si ricordò immediatamente della lite avuta con lui e dei motivi per cui non si parlavano più.
 Era sempre la stessa solfa. Lei: mentalità Grifondoro. Lui: mentalità Serpeverde.
“Scusa…”
“No Severus! È il motivo per cui non siamo più amici! Tu credi che le persone si giudichino per i loro genitori, dividi il mondo in Mezzosangue, Babbani e Purosangue. Ma non è così! Tu non tieni conto se qualcuno è gentile o no. Coraggioso o meno. Simpatico o antipatico. Tu giudichi solo in base alle apparenze. In realtà tu e mia sorella siete uguali!”
Lily provò ad andarsene, ma fu fermata di nuovo.
“Lily, non è come credi. Io sono diverso. È stato un errore.”
“Si, un errore! Su queste cose non sono possibili errori. O la pensi così o no.”
Gli occhi verdi lo guardavano impietosi. Non ci sarebbero stati ripensamenti.
“Lily, ti prego” continuò lui, con la voce spezzata, “non te ne andare.”
Era a terra ora, come privo di forze.
Lei si inginocchiò accanto a lui, per un attimo impietosita.
“Cosa mi rende diversa dagli altri, Severus? Perché non sono una Mezzosangue come tutti?”
Lui alzò gli occhi scurissimi su di lei. Erano lucidi, la guardavano imploranti. Come poteva dirlo a lei? Come poteva non aver ancora capito ciò che lui provava? Tentò di trovar coraggio in quei bellissimi occhi verdi che tanto amava.
“Tu non sei mai stata come le altre, per me.” Sperava che lei capisse, lei doveva capire.
Era troppo difficile per una persona debole come Piton confessare quelle due parole, troppo. Purtroppo per lei quelle parole non significarono niente di preciso.
“Eri mio amico, Severus, ma il tuo modo di vedere il mondo è troppo diverso dal mio. Tu per punire qualcuno saresti disposto ad ucciderlo. Come prima con mia sorella. Lo neghi? Nessuno merita la morte, Severus. Nessuno.”
Non aveva capito.
Così Lily si alzò, ben consapevole che per lei i conti erano chiusi. Il suo amico c’era ancora, lì sotto. Ma lei non era affatto disposta ad accettare quel modo di pensare intollerante e razzista. Andava contro tutti i suoi principi. E Lily Evans era una persona coerente; non li avrebbe mai traditi. Ormai dietro di lei non c’era più niente, davanti a sé la strada, pronta per essere percorsa.
“Lily…” un lamento, quasi appartenesse a un animale ferito.
Lei si girò un momento. Severus era lì, una mano tesa verso di lei, implorante.
“… non lasciarmi.”

“Sei tu che hai lasciato me, Severus. Addio.”
Breve, lapidario, incontrovertibile.
Quasi fosse stata una doccia fresca che dissolve la nebbia nella mente, la conversazione fornì a Lily il quadro completo della situazione. E decidendo immediatamente cosa fare, si smaterializzò, diretta alla casa di Mary a Godric Hallow, lasciando dietro di sé una parte del suo passato.


 Help, help, help!!!!!!!!!!!
sono in piena crisi esistenziale!!! e NON scherzo!!!!
ho appena letto una fic di James/Lily che mi ha sconvolto!!! per correttezza non dico il titolo, ma vi assicuro che era bellissima!!
mi è piaciuta tantissimo, a un certo punto ho cominciato a piangere come un vitello (e vi giuro che non sono il tipo da commuoversi facilmente) da quanto mi ha commmosso!!!! T_T
alchè ho ripreso a leggere la mia, e ho detto "MA FA SCHIFO"!!!!!!!!!!!
la cosa mi ha depresso tantissimo.
poi però mi sono detta, macchecavolo!! riscuotiti, idiota!! così ho ricominciato a scrivere, ma come avrete visto dal tono del capitolo, la mia depressione si è rispecchiata su Lily che è sempre triste.

a proposito (lasciamo perdere st'argomento xkè sennò mi deprimo di nuovo, era solo un modo per dirvi k se questo capitolo vi fa schifo ci sono delle buone motivazioni, in effetti a me fa un po' schifo) spero vi piaccia la Lily che sta venendo fuori!!
sto cercando di farla assomigliare un po' a Harry (Silente aveva detto che il fisico era del padre, il carattere della madre).
quindi forte senso della giustizia, crisi di rabbia improvvise, e il vizio di tenere la bacchetta nella tasca posteriore dei jeans XD
ditemi un po' se vi convince!!! recensite!! un bacione a quelli che lo hanno fatto.

allora, vi invito caldamente a seguire la parte 2 di questo cap. vi giuro che sarà più allegra di questa!! anche perchè Lily va a Godric Hallow, vi dice niente??? ihihihihihihhiih! ce ne saranno delle belle! vabbè la smetto con questo delirio.

ringrazio tantissimo:

AGNESE_SAN; LILLY94; BELLA SWAN; HERMY 101; LADY PATFOOD ( davvero vuoi essere una mia appassionata seguace??) E ALE03.

vorrei davvero rispondervi uno uno come nell'altro capitolo ma mia madre mi sta strillando che vuole riprendere possesso del computer!!! PERDONO!!

Tugs


 
  
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