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Autore: freelikewind    17/03/2016    2 recensioni
Taichi Yagami non ha mai avuto paura di niente...eccetto dei suoi sentimenti. Quelli che non riusciva a decifrare, esprimere, ammettere. Sora Takenouchi ha sempre avuto paura di tutto...Tranne di amare incondizionatamente. Se solo lui gliel'avesse concesso...
{Ambientato nell'universo di Tri}
Genere: Angst, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sora Takenouchi, Taichi Yagami/Tai Kamiya, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2

L'incontro.


Kari era solita svegliarsi con qualche ora d'anticipo perchè era consapevole dell'enorme lasso di tempo che avrebbe impiegato a supplicare il fratello di alzarsi. Ormai era diventata una routine quotidiana, per questo quella mattina rimase particolarmente colpita quando Taichi uscì di camera in perfetto orario, sorreggendo con una mano la cartella dietro la spalla. Aveva l'aria tesa, quella di qualcuno che aveva trascorso la nottata insonne, preoccupato per qualcosa. Lo conosceva abbastanza bene da sapere che era del tutto inutile provare a chiedergli cosa lo assillasse, avrebbe dissimulato l'apparenza deviando l'argomento. Così si limitò ad osservarlo con occhi sbarrati mentre si avviava verso la tavola imbandita a colazione.

- Che succede, sembra che tu abbia appena visto un fantasma?

Chiese lui, intento a spalmare un'abbondante quantità di marmellata all'arancia sul suo toast.

- Sono semplicemente sorpresa di vederti già in piedi...hai qualche allenamento speciale oggi?

Chiese, cercando di mettere insieme tutti i tasselli del puzzle per arrivare alla soluzione. Doveva essere qualcosa di estremamente importante per averlo tirato fuori dal letto prima delle 8.

- No... devo vedermi con Sora.

Rispose semplicemente, prima di addentare il toast.

- Con Sora?

Kari battè le palpebre ripetutamente, spiazzata dalla risposta.

- Mmh...

Borbottò lui a bocca piena, in segno di approvazione.

- Cos'è un'appuntamento romantico?

Intervenne la madre entrando in cucina con un sorriso malizioso stampato sul volto.

Taichi preso alla sprovvista da quell'affermazione per poco non si strozzava. Iniziò a tossire battendo i pugni sul petto, per deglutire i pezzi di toast andati di traverso. Kari cercò di reprimere una risata, divertita da quella situazione rocambolesca. Ogni volta che si sfiorava il tasto 'ragazze' Taichi diventava paonazzo e estremamente irrequieto, anche se cercava di non darlo a vedere.

- Ma che ti salta in mente, sei impazzita?

Cercò di rispondere con voce roca, per poi trovare sollievo bevendo un bicchiere d'acqua.

- Suvvia, cosa ci sarebbe di male, dopotutto è stata proprio alla tua età che conobbi tuo padre.

Continuò a infierire la madre, particolarmente divertita nel vederlo annaspare.

- Mamma, smettila. Siamo solo amici!

- E allora? Anche io e tuo padre lo eravamo. Ti ho mai raccontato di quando...

Tai tentò invano di nascondere il suo disagio, ma era evidente che si trovava in estrema difficoltà, perciò mise in atto ciò che gli veniva meglio quando la situazione diventava complicata: svignarsela.

- Toh, guarda che ore sono, è tardissimo, è meglio che mi sbrighi se non voglio arrivare in ritardo.

S'infilò il resto del toast in bocca, afferrò nuovamente la cartella e si affrettò ad uscire di casa prima che la madre potesse replicare.

- Aspettami, vengo con te.

Urlò Kari, correndogli dietro.

- Ragazzi...

Sospirò la madre, scuotendo il capo sorridendo.

***


Durante tutto il tragitto Taichi non proferì parola, forse ancora un pò scosso dall'irriverenza della madre. Kari continuò a scrutarlo in silenzio, divertita dal suo strambo comportamento. Non avrebbe mai pensato di vedere il fratello così in difficoltà per una ragazza, specialmente se la ragazza in questione era Sora. Li aveva sempre visti come semplici amici, ma probabilmente c'era un trascorso fra di loro di cui ignorava completamente l'esistenza. Taichi sembrò distarsi dai suoi pensieri a pochi passi dall'istituto, quando tutte le attenzioni dei ragazzi si rivolsero su Kari.

Aveva completamente dimenticato la sua presenza.

Quando si voltò verso di lei, incrociò immediatamente il suo sguardo sorridente.

- Non t'infastidisce avere tutti gli occhi puntati addosso?

Chiese accigliato.

L'espressione di Kari si tramutò in pura e ingenua sorpresa.

- Non capisco a cosa tu ti riferisca...

Taichi si chiese se davvero fosse all'oscuro dell'effetto che aveva sui ragazzi adesso che era cresciuta, o se semplicemente li ignorasse.

- Non vedi come ti sbavano dietro? Se non la smettono immediatamente, qualcuno finirà al pronto soccorso seduta stante.
Aumentò di proposito il tono di voce affinchè tutti potessero sentirlo.

Difatti improvvisamente tutti smisero di osservarli.

Kari continuò a sorridere divertita, nonostante tutto il suo fratellone era rimasto sempre lo stesso.

Sempre pronto a proteggerla dal mondo intero.

- Adesso posso anche procedere da sola, credo ci sia qualcuno che ti stia aspettando.

Puntò un dito verso l'alto.

Taichi seguì la traiettoria indicata. Puntava sul cortile dove Sora era in attesa.

Il panico s'inpadronì del suo corpo. Perchè era così ansioso di incontrarla? Non era la prima volta che trascorrevano del tempo insieme, eppure questa volta si sentiva stranamente irrequieto. Forse per via dei messaggi della sera prima, forse per colpa dei commenti maliziosi della madre.

"Dannazzione, sempre nei momenti meno opportuni!"

Pensò serrando i pugni.

- Buona Fortuna!

Esclamò la sorella, alzandosi sulle punte e schioccandogli un bacio sulla guancia, prima di addentrarsi di corsa nell'istituto.

Taichi la osservò allontanarsi, poi chiuse gli occhi e inspirò profondamente.

***


Quando raggiunse finalmente l'ultima rampa di scale che lo separava dal terrazzo, Taichi riuscì indistintamente ad udire la voce di Yamato. Sorpreso, si appostò dietro la porta socchiusa per origliare la discussione in corso.

- Non riesco proprio a comprendere il suo comportamento.

Commentò francamente Yamato, gomiti e schiena poggiati sulla ringhiera di ferro alle sue spalle.

- Un tempo era lui il temerario del gruppo, adesso invece si comporta da codardo.

Quelle parole sembrarono colpire Taichi come un pugno in pieno volto. Aveva sempre creduto che fra tutti gli aggettivi, codardo fosse quello meno indicato a descrivere il suo temperamento. Forse 'titubante' o 'perplesso', ma mai codardo.

- Non dire così.

Lo bacchettò severamente Sora.

- Taichi è soltanto un pò confuso. Ha bisogno di tempo e di tutto il supporto possibile, specialmente dai suoi amici più cari.

Yamato la osservò senza proferire parola. Per un breve lasso di tempo il silenzio aleggiò nel cortile, interrotto solo dal fruscio del vento sui rami di betulle.

Poi Yamato si voltò verso l'orizzonte, mantenendo la solita espressione imperturbabile.

- Perchè ti ostini sempre a difenderlo?

Chiese. Il tono era pacato, sereno. Nessun segno di irritazione.

- Non difendo proprio nessuno.

Rispose Sora titubante. Era ancora di spalle, ma Taichi riuscì a percepire l'esitazione dal tono di voce.

- Solo che m'infastidisce sentirti parlare del tuo migliore amico con questi termini.

Una leggera brezza colpì Yamato in pieno volto, agitando i folti capelli dorati.

- Hai ragione...

Sussurrò piegando il capo.

- Beh, ad ogni modo, non è per questo che sono quì...

Riprese successivamente, voltandosi verso Sora.

- Il concerto è stato rimandato a Giovedì prossimo, mi sembrava corretto fartelo sapere visto che ti avevo già invitato.

Sora si spostò una ciocca di capelli ramata dietro l'orecchio, e Taichi strinse i pugni in preda ad una sensazione che non riusciva ancora bene a decifrare.

- Ah, bene...ovviamente farò il possibile per esserci.

Il viso di Yamato s'illuminò in un'ampio sorriso.

Sora iniziò ad agitarsi, come una bambina turbata alle prese con qualcosa più grande di lei e che non riusciva a controllare.

- C-che c'è?

Balbettò abbassando lo sguardo.

Con totale disinvoltura, Yamato si avvicinò piegando il busto per raggiungere la sua altezza. Pochi centimetri separavano i loro visi.

- Allora non mi sbagliavo...

Sora alzò leggermente il volto incontrando i suoi occhi azzurri, profondi come l'oceano.

- Sono le tue guance quelle che sono arrossite?

Chiese dolcemente.

Sora sembrava paralizzata. Non riusciva a muovere un solo muscolo o ad articolare una sola frase di senso compiuto. Taichi invece sentiva montare un sentimento avverso dallo stomaco al petto. Una rabbia a lungo repressa, che lo spinse ad entrare in scena e a farsi avanti. Spalancò la porta senza alcuna remore, facendo sussultare Sora e attirando l'attenzione di entrambi.

- Ho interrotto qualcosa?
  
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