Nda: Questo è un capitol un po’ particolare.
Non voglio dire troppo, ma ho provato ad immaginare Draco in una situaziona
anomala e… Spero di non averlo mandato OC! Per qualsiasi precisazione o
commento, anche negativo, benvenga.
Aiuta a migliorare.
Grazie a chi mi ha commentato, anche se in mp, il precedente capitolo. Lo
apprezzo sempre molto.
Buona lettura!
NN
Tell me, who you kill,
to save your life?
Chapter Nine: As light as
thoughts.
“Lucius non
temere, mi preoccuperò della salute di tuo figlio così come faccio con le mie!”
“Ne sono
certo, Peter.”
Osservavo
mio padre e il signor Malfoy parlare, mentre Draco si guardava attorno curioso
e attento, quasi come se non fosse mai entrato nel salotto di casa mia. Al
contrario, ero io che non avevo mai visto la sua, visto che avevo declinato
quasi una settimana prima, l’invito a recarmi al Malfoy Manor in
villeggiatura. Il motivo di quel
quell’invito e della presenza di Draco a Northleach era chiara: di li a tre
giorni si sarebbe tenuta la finale della Coppa del Mondo di Quiddicht e il
signor Malfoy aveva provveduto a riservare un posto nella Tribuna d’Onore anche
per la “fidanzatina’’ del giovane Draco. Da parte mia, invece, c’era la
credenza che la signora Narcissa non avesse intenzione di partecipare, e che
quindi quel posto sarebbe rimasto comunque vuoto.
Per quanto
tutta quell’ufficialità mi sembrasse un po’ fuori luogo – io e Draco non
avevamo mai parlato del fatto che forse, sotto sotto, eravamo davvero una
coppia, acerba ma pur sempre una coppia- ero parecchio eccitata all’idea di
vedere la partita da una posizione così prestigiosa.
“Devo dire,
Lucius, che è stato molto nobile da parte tua invitare mia figlia.”
“Draco ha
fatto subito il suo nome, quando gli ho proposto di invitare qualcuno. Quindi è
a lui che devi porgere i tuoi ringraziamenti.”
A quelle
parole, mi voltai verso il biondo, che però finse disinteresse, nonostante un
leggero imbarazzo. Sorrisi divertita, mentre mio padre si voltava verso di me
“Chiedi a Twiggy di portare la roba del giovane Malfoy nella stanza degli
ospiti, Lia.”
Annuii, poi
con grazia, alzai il braccio. Mossi il braccialetto che tenevo al polso, a cui
erano fissate sei campanelle argentate, e sentendo il richiamo, apparve il
nostro elfo domestico.
“Avete
cercato Twiggy, signorina Blake?” mi chiese, facendo un piccolo inchino e
sorreggendo i bordi della gonnellina di pizzi blu.
“Si, porta
la valigia nella stanza degli ospiti, per cortesia.” le dissi, indicando la
valigia di pelle che giaceva nell’ingresso.
“Twiggy lo
farà immediatamente, signorina Blake”, con un ultima riverenza la guardai
sparire assieme a ciò che le era stato affidato.
“Che strani
abiti veste la vostra serva” disse Lucius, sfilandosi i guanti di pelle nera e
guardandosi attorno con l’occhio critico mal celato. Mio padre ridacchiò,
appoggiandosi alla balaustra delle scale, mentre infilava la mano libera nella
tasca del mantello nero.
“Non è una
serva, in effetti” spiegò al vecchio amico, e non mi sfuggì che parve un po’ a
disagio nell’aggiungere l’ultima parte “Twiggy è libera, è qui per sua scelta.
L’ha liberata anni fa Maggie.”
“Molto
nobile” fu il solo commento che uscì dai denti stretti del signor Malfoy,
mentre riprendeva l’ispezione del salotto, senza però spostarsi dalla sua
posizione.
“Posso offrirti una tazza di the, Lucius? O
magari qualcosa di più forte, anche se sono solo le sei del pomeriggio” gli
propose papà, prima di rivolgersi a me “Dahlia, accompagna il giovane Draco di
sopra, magari vorrà riposarsi un istante prima di uscire.”
Il ragazzo
mi seguì appena gli feci cenno e insieme salimmo le scale. Alzò un
sopracciglio, spiandomi da dietro “Perché, andiamo da qualche parte?”
“Pensavo di
farti vedere il paese. Ho un paio di amici che mi piacerebbe salutare, qui.”
Gli risposi candidamente, lanciandogli una veloce occhiatina.
“Ci sono dei
nostri compagni di scuola qui attorno? Non lo sapevo.”
Aprii la
porta della stanza, facendomi da parte per farlo entrare per primo. La stanza
degli ospiti era grande e luminosa, bellissima. La più bella della casa. Era la
stanza dei miei genitori, ma dopo la morte della mamma, mio padre aveva deciso
di trasferirsi in una camera più piccola, al piano di sotto. Diceva di non
riuscire a dormire più dove aveva stretto fra le braccia la sola donna che
aveva amato in vita.
“Loro non
vengono ad Hogwarts.” Commentai, richiudendo la porta dietro di me e
seguendolo, mentre lui si chinava sul baule, aprendolo. Si bloccò, prima di
voltare il capo verso di me.
“Non saranno…”
“Babbani?
Esatto.”
“Sei
impazzita?!” Mi chiese, arrivandomi di fronte per guardarmi direttamente negli
occhi. Mi staccava diversi centimetri in altezza, ma alla fine sarei diventata
più alta di lui “Io non mi mischio con i Babbani!”
Gli riservai
uno sguardo di ghiaccio e subito lui perse tutta la sua nobiltà “Sono miei.
Dovrai solamente stringere loro la mano e bere una soda tutti insieme. Puoi
resistere un’ora d’orologio.”
A
quell’affermazione alzò un sopracciglio “Si può sapere come diavolo li hai
conosciuti?”
“Ho
frequentato per qualche anno una scuola Babbana” gli spiegai, sedendomi sul
letto e guardandolo mentre faceva lo stesso. Aveva una faccia che definire
allucinata era un eufemismo “Poi la mamma è morta e papà ci ha ritirate. Alcuni
amici però sono rimasti. Una di loro vive in fondo alla via.”
“Affascinante”
sussurrò a denti stretti, facendomi ridere. Non era affatto contento, ma quello
che disse dopo mi fece sorridere “Solo un ora, Blake. Dopo di che me ne tornerò
qui, anche da solo. Tanto quanto grande potrà mai essere questo buco di paese??
Troverò la strada.”
Mi sporsi
verso di lui e lo baciai dolcemente. Lui ci mise un secondo netto a ricambiare,
portando il braccio dietro ai miei fianchi. Era passato un po’ dalla fine della
scuola e, dovevo ammetterlo, mi era mancato.
Quando
sentii dei passi pesanti per le scale mi staccai, guardandolo negli occhi
“Scegli cosa metterti e rilassati.” Gli dissi, alzandomi in piedi. Lui mi prese
la mano, ma non disse niente “Ci vediamo tra poco.”
Annuì,
stringendomi un istante la mano e obbligandomi quindi a chinarmi per baciarlo
nuovamente. Solo allora mi lasciò la mano, permettendomi di uscire dalla
stanza, con il sorriso più bello che avesse coronato le mie labbra in
quattordici anni di vita.
Papà era sul
divano con Prime e Violet, quando li
raggiungemmo “Uscire ora?” chiese papà, tornando a nascondere il naso dietro
alla Gazzetta del Profeta, mentre Violet lanciava un rapido sguardo al biondino
dietro di me.
“Si papà.
Prendo le chiavi.”
“A casa
entro mezzanotte” mi disse, con il tono di chi non ammetteva repliche. “E Tieni
Draco lontano da cose pericolose…”
Risi e lo
rassicurai, prima di prendere la mano del biondo per trascinarlo fuori. Dire
che non era convinto è poco. Ci avviammo a piedi e lui intrecciò le dita alle
mie, facendo scottare così le mie guance. Non avevo mai tenuto per mano un
ragazzo, prima di allora. Non così. Per strada, nessuno guardò Draco in modo strano, nessuno si curò più di
lui. Dopotutto era vestito completamente di nero, nulla di strano anche se
forse, agli occhi Babbani, poteva sembrare un po’ troppo formale.
“Vivete
quasi in mezzo ad un paese” soppesò Malfoy dopo qualche minuto di silenzio
“Come fate ad allevare i draghi qui?”
“Il bosco
dietro casa” mi limitai a rispondere.
Lui si voltò
guardando la villa, corrugando la fronte
“Non c’è nessun bosco” asserì tentennando appena. “Eppure l’ho visto,
dalla finestra della camera degli ospiti.”
“Magia” gli
sussurrai nell’orecchio, prima di riprendere a camminare. “Papà ha stregato la
casa e il bosco, così da non essere
visibile e nemmeno avvicinabile.
Tutto quello che accade lì non è percepibile dall’esterno.”
Draco aveva
smesso di ascoltarmi, però. Si guardava attorno curioso, mentre le macchine
sfrecciavano sulla strada alla nostra sinistra, attirando la sua attenzione.
“Questi Babbani sono davvero noiosi” mi disse di punto in bianco, guardando una
donna che cercava di pulire il vestitino della figlia, sporco di gelato “Senza
magia è tutto più faticoso.”
“Loro non
sanno cosa si perdono, quindi sono felici così.” gli dissi, ricordando ciò che
mi aveva detto una volta Laureen, mentre
la bambina smetteva di piangere alla vista del nuovo gelato che uno zelante
papà le porgeva “La magia sta nel cuore delle persone, secondo me. Non solo
nell’anima di una bacchetta.”
Lui mi
lanciò un’occhiatina, prima di ridacchiare sotto ai baffi.“Sei una
sentimentale, lo sai?”
Stavo per
ribattere ma qualcuno chiamò il mio nome, così fui costretta a voltarmi,
notando una ragazza di colore che sventolava le braccia per farsi notare “Ci siamo”
dissi tranquilla a Draco“Per evitare qualsiasi tipo di problema, tu cerca di
parlare il meno possibile. Risponderò io per te, ok?”
“Penso sia
la cosa più intelligente che tu abbia mai detto da quando ti conosco.” Fu la
sua sola risposta, serafica come al solito.
Lo guardai
senza entusiasmo poi, sempre tenendolo per mano, ci avvicinammo al molo sul
quale, oltre alla ragazza di colore erano sedute altre due figure. Un ragazzo
ed una ragazza.
“Ciao Lia!”
Sheila mi abbracciò di slancio, facendomi perdere il contatto con Draco “E lui
deve essere…” disse poi guardandolo con un sorriso curioso sulle labbra.
“Lei è
Sheila” dissi indicandola e lei allungò la mano, che lui strinse un po’
titubante “E loro sono Eva” continuai, mostrandogli anche la ragazza mora che
sorrideva timida “Ed Eddy” completai indicandogli il biondino, che se ne stava
meditativo in disparte “Ragazzi, lui è-”
Non avevo
pensato al nome. Era un problema. Insomma, mettendomi nei panni di un Babbano
che vedeva un ragazzo che si presentava come-
“Draco
Malfoy.”
Ecco sì, le
reazioni dei miei amici furono comprensibili.
Eddy
trattenne a stento una risatina, che stemperò fingendo di tossire, mentre le
mie due amiche si guardavano stranite “Nome… Particolare” disse poi Sheila,
tentando di rompere il gelo che si era creato “Allora, Lia ci ha parlato molto
di te. Ci ha detto che vi siete conosciuti in quel collegio dove suo padre l’ha
spedita tre anni fa. Come
si chiama?”
“Il Sant Cristopher Istitute, vicino ad
Edimburgo” risposi, per poi guardare Draco in modo eloquente. Lui si limitò ad
annuire.
“Prima
eravamo in classe insieme.” disse annoiato Eddy “Poi puff. Questa sparisce e
scappa in Scozia, dove incontra un bello ma dannato. Sembra una storia da
film.”
Dalla sua
espressione, Draco non ci stava capendo nulla. E la serata era appena iniziata.
Al locale,
come avevo immaginato, non ci furono ulteriori imbarazzi, perchè con la musica
alta non si capiva assolutamente un accidenti di quello che diceva “Ma questi
Babbani, per Circe, come possono vivere così?” chiese riferendosi al volume
sparato dalle casse.
Io risi,
prima di porgergli una lattina di soda che lui guardò non molto convinto.
Quella sì
che sarebbe stata una serata che avrei raccontato, una volta tornati a scuola.
“Ammettilo,
ti sei divertito.” dissi a Draco mentre aprivo il cancello della villa,
facendolo entrare per poi richiuderlo.
“Sono rozzi,
questi Babbani. Parlano di cose senza senso, come scene vista dentro ad una
scatola che tengono in salotto davanti al divano o partite di sport senza
senso, dove i giocatori si limitano a prendere a calci una stupida palla. Senza
contare che non hanno il senso del ritegno. Accanto a me è passata una ragazza,
prima, che non indossava nemmeno un
sorriso a coprirla..”
Trattenni
una risata “Io vivevo così, prima di venire a Hogwarts.”
“Nuda??”
“Ma no,
demente.” entrammo in casa e ci prendemmo un attimo, passato per la cucina per
beve un bicchiere d’acqua prima di coricarci “Con ragazzi della mia età, senza
magia. Sono fra queste pareti essa non mi è mai mancata. Quando finivano le
lezioni con il precettore che papà pagava per venire qui ogni giorni, andavo da
quei ragazzi e mi sentivo meno sola.”
Opheliac
saltò sul bancone della cucina e io passai una mano sul suo pelo nero e lucido.
Draco fece lo stesso, grattando la gatta sotto al mento “Ti manca questa vita?”
domandò, con tono pensieroso.
“Sicuramente?”
lui annuii e io per risposta gli sorrisi
“No,non mi manca. Hai ragione tu. I maghi sono molto meno noiosi. Però ho bei
ricordi di questo posto.”
Ci
scambiammo un breve sorriso, prima di bere. Salimmo insieme le scale, ma ci
separammo di fronte alla porta della stanza degli ospiti. Non volevo nemmeno
immaginare cosa avrebbe fatto mio padre se ci avesse trovati, a notte fonda,
nella stessa camera. Prima, però, presi la mano di Draco e appoggiai le labbra
contro alle sue. Ci avrei fatto volentieri l’abitudine, al bacio di buonanotte.
“Dahlia,
ormai sei grande e visto che a quanto pare è una cosa seria, dovrei farti un discorso
riguardo le api ed i fiori.”
“Una cosa
seria?” chiesi ironica, mentre mi sedevo su una sedia, al tavolo della cucina. Draco dormiva ancora al piano di
sopra, nella sua stanza, ma nonostante questo, mi padre sembrava sicuro che
avevamo imbrogliato e solo perché mia sorella Primerose imbrogliava sempre
quando invitava a casa i ragazzi. “Ma poi davvero, papà? Le api e i fiori?”
“Sono tutte
bugie, nel mondo reale si resta incinta.”
Spalancai la
bocca “Papà, ma questo è davvero un discorso che vuoi affrontare alle nove del
mattino”
“Ora che ci
siamo, tanto vale levarsi questo dente dolente!” disse, gesticolando, senza
nemmeno provare a nascondere il divertimento che provava in modo evidente
“Avrei dovuto anche spiegarti che non si affrontano i lupi mannari. Non l’ho
fatto e guarda come è finita. Per fortuna non ti cresce il pelo con la luna
piena!”
Mi appoggiai
con la fronte al ripiano della cucina. Sospirai, contenta del fatto che il mio
segreto, l’essere un animagus, fosse rimasto tale nonostante tutto. “Papà, ti
prego, non ho nove anni. E il lupo mannaro non sono andata a cercarmelo io.”
“Appunto. Se
tu avessi nove anni, il problema non sussisterebbe.” Mi disse ridacchiando alla
vista della tonalità vermiglia che le mie guance avevano assunto. Ci pensò
anche Laureen a imbarazzarmi ulteriormente.
“Dovrei
prepararle un po’ di latte di papavero?” chiese seriamente e io decisi che la
conversazione andava chiusa.
“Papà, oggi voglio portare Draco a fare un
giro su Landa” dissi, interrompendo una discussione piuttosto accanita riguardo
i metodi contraccettivi magici ancora agli inizi.
Lui annuii
“Stai attenta però, lo sai che è gelosa. Non vorrei che Lucius perdesse il suo
unico erede. Non credo che mi perdonerebbe facilmente poi.”
Ridacchiai,
mentre lui mi passava un paio di Guanti Ignifughi e le chiavi della stalla
“Staremo attenti. Ora vado a svegliarlo e poi-Ah no, a quanto pare non ce ne
sarà bisogno.”
Draco entrò
in quel momento, con addosso vestiti sempre molto eleganti, ma più estivi e da
casa del completo della sera prima. Papà lo studiò con attenzione “Sei la sola
persona elegante che sosta in questa casa da tempo, giovane Draco. L’altra era
mia figlia Scilla ma ora vive con suo marito lontano da qui.”
Malfoy parve
molto compiaciuto “La ringrazio, signor Blake, è molto gentile”
“Lei sarà
meno gentile.” aggiunse mio padre ridacchiando, prima di indicarmi divertito
“Non so se ti piaceranno i programmi che ha in mente per oggi.”
“Zitto!”
ordinai, dando un piccolo schiaffo sul suo braccio “Voglio che sia una
sorpresa!”
“Ok, ma sarò
meglio che vi sbrighiate. Oggi pomeriggio farà troppo caldo per lei.” mi disse,
e io capii al volo di chi si riferiva.
La colazione
fu veloce e io esortai Draco a mangiare il fretta, guadagnandomi qualche
occhiataccia e più di uno sbuffo. Una volta finito, il biondo mi seguì mentre
mi addentravo per il sentiero lungo il bosco, iniziando a tempestarmi di
domande sul luogo in cui ci stavamo recando. Appena vide l’enorme stabile
davanti al quale mi bloccai, estraendo dalla tasca dei pantaloncini una chiave,
rimase di sasso “Lia, ma questa non è una gigantesca stalla,vero?”
“Invece si.”
risposi spalancando il grande portone e permettendo così alla luce del sole
mattutino di illuminare l’interno “Benvenuto nell’azienda di famiglia.” Draco
fece qualche passo in avanti, mentre molti ruggiti si levavano nell’ombra.
Pensavo si
sarebbe spaventato, invece mi stupì, “Sono magnifici.”
“Lo so, ma
stai attento ora, stammi vicino e non allungare alcun arto. Non vorrei che ti
ritrovassi senza un braccio o la testa” Camminai lungo i boxe, indicandogli i
draghi “Questo è un bellissimo Petardo Cinese.” dissi accarezzando il muso di
un drago snello e verde che scrutò Draco con gli occhi rossi.
“Perché
hanno la bocca sigillata?”
“Non
vogliamo finire né divorati né abbrustoliti. Hanno un caratterino niente male,
queste creature.” mi limitai a dire, grattando il muso del drago attorno alla
pesante imbragatura di cuoio e metallo che gli bloccava le fauci “Quello è
particolarmente bello vero? È un Mangiafuoco della Romania, mentre invece
quello accanto è un Sacro Giapponese. Laggiù in fondo c’è un Ungaro Spinato,
non ti avvicinare, è particolarmente irascibile.”
“Questo è un
Dorso Rugoso di Norvegia?”
“Esatto e
quello è un Birmano dalla Coda Biforcuta”
Li osservò
tutti con attenzione e stupore misto ad una certa adulazione per quelle bestie
imponenti e leggendarie “E questo?? Ha due teste??”
“Sì.” mi
limitai a ridacchiare “Un Bicapo Argentino. Ma noi siamo qui per qualcuno di
speciale.” Lo condussi in fondo alla stalla, dove se ne stava un boxe più
piccolo, imbellito con stelline e altri disegnini infantili “Landa.” chiamai
con tono dolce e un bellissimo drago bianco dalle scaglie azzurrine sul capo e
il dorso si affacciò leccandomi la guancia con la lingua biforcuta “Non è
magnifico? È un Cristallo Siberiano.”
Draco
sbiancò “Perché questo non ha la museruola?”
“Perché
Landa è diversa da tutti gli altri.” gli spiegai accarezzando il muso del drago
“Lei è con noi da quasi otto anni e ti posso assicurare che dolcissima. Pensa
che era poco più grande di un cane quando papà la portò a casa, di ritorno da
un viaggio in Russia.”
Lei guardò
Draco, prima di spalancare la bocca e soffiargli addosso un alito gelido “Cosa
vuole da me?!”
“Non ti
preoccupare, è solo che sei uno straniero per lei quindi dovrà adattarsi un
po’. Non agitarti, i draghi sentono la paura sulla punta della lingua.” Spiegai
come avrei fatto con un bambino,
afferrando un guinzaglio di cuoio mentre aprivo il boxe. Misi il
moschettone saldo all’anella del collare che indossava sul petto e la portai
fuori dalla stalla mentre Draco ancora non poteva crederci “Andiamo a fare un
giro.” gli spiegai, mentre lui sgranava gli occhi osservando quel colosso che
apriva le ali stiracchiandole.
Le sbatté
per sgranchirle, scatenando un vento abbastanza forte che mi fece ridacchiare
“Ora fai un attimo la brava.” le dissi mentre lei chinava il muso su di me in
cerca di carezze e passai la corda a Draco “Prendo la sella per due persone, tu
reggila un attimo.”
“No
aspetta.” provò a dirmi, ma appena si trovò davanti il muso del drago si zittì.
Li guardai mentre Landa lo scrutava attentamente con i grandi occhi viola e
poi, di punto in bianco, aprì la bocca andando a leccare anche il viso del
ragazzo.
“Hai fatto
colpo.” Dissi, mentre con una fatica non da poco portavo la grande sella fuori
“Giù!”urlai e lei si acquattò. Misi un panno sul suo dorso, incastrato fra le
scaglie, e poi appoggiai la sella “Ora su!” Eseguì anche questo comando
alzandosi e così io potei fissarla agganciando tutte le fibbie “Ecco fatto, ora
possiamo andare.”
“No
aspetta.” disse tentennante il ragazzo, dimostrandosi il solito cuor di leone,
mentre Landa muoveva la lunghissima coda serpentina, come se scodinzolasse
felice all’idea di volare “Io non credo sia il caso.”
“E perché?”
“I Babbani
potrebbero vederci.”
“Impossibile”
gli dissi accarezzando il collo del drago “Il colore di Landa diventa
indistinguibile nel cielo. Nella terra in cui dimorano sono costretti a lottare
contro feroci draghi Corazzati Neri e questo è il solo stratagemma che hanno
per salvarsi, visto che sono molto meno forti e meno potenti.”
“E come
mai?”
“Lei è un
drago di ghiaccio.” Dissi, continuando ad accarezzarla “Non sputa fuoco e una
fiammata da un drago Corazzato la potrebbe uccidere.”
Papà arrivò
da noi indossando la tenuta ignifuga, seguito da un ragazzo con i capelli rossi
e l’aria divertita. “Ciao Landa.” disse al drago che subito prese a fare le
feste anche a lui “State per partire? Questa non me la perdo!”
“Papà dai.”
Lo guardai divertita, ma cercando di ammonirlo, mentre alzavo la mano per
salutare Charlie che proseguì verso la stalla. Sapevo cosa stava per dire.
“Perché
mai?” chiese Draco allarmato e il mio vecchio ridacchiò.
“Diciamo che
Landa è un po’ esuberante.”
“Sto a
terra.” Draco mi diede la corda e io
alzando gli occhi al cielo, scambiai uno sguardo con il drago che sembrò capire
alla perfezione visto che con la coda avvolse Draco portandoselo sul dorso “No!
Aiuto!”
Papà entrò
nella stalla prendendo una vecchia macchina fotografica, mentre io slegavo
Landa imbrigliandola “Vi faccio una foto?”
“Sì, ti
prego.” Risposi io, mentre il drago si abbassava permettendomi di infilare un
piede nella staffa. Draco mi aiutò a sedermi davanti a lui, stringendosi poi
addosso a me come se avesse già paura di cadere.
“Sorridete!
Che bella foto.” disse appena questa venne sputata fuori dalla macchina “Dopo
ricordati di prenderla. Ora andate e tornate per pranzo. Laureen ha preparato
qualcosa di buonissimo a giudicare dall’odorino.”
“Ok papà! A
dopo.” tirai le briglie e Landa si alzò sulle zampe posteriori “Ok Landa vai… E
ricordati come mi piace volare.” Le dissi e lei parve capirmi per davvero.
Partì con
una piccola corsetta, mentre dietro di me sentivo Draco irrigidirsi e stringesi
di più. Spiccammo il volo lasciando il piazzale poco prima del limitare degli
alberi. Ero convinta che papà stesse ridendo dell’urlo lanciato dal biondo alle
mie spalle. Io stavo ridendo.
Landa si
esibì in un paio di capovolte e di torsioni ad alta velocità prima che le
imponessi un volo più tranquillo “Tutto ok?” chiesi a Draco, voltandomi appena
verso di lui e trovandolo più tranquillo del previsto, ma con un sorriso sulle
labbra.
“A parte l’inizio
è davvero-Mio Dio è magnifico.”
Gli sorrisi
di rimando e lui mi baciò di slancio.
Non doveva
farlo.
Landa si
tuffò un picchiata, fuori controllo iniziando ad agitarsi e ci misi un po’ a
calmarla “Dimenticavo di dirti che è lievemente gelosa.”
“Me ne sono
accorto.” rispose stizzito Draco,
abbassandosi i capelli che erano partiti in tutte le direzioni.
“Sai a cosa stavo pensando?” gli chiesi, ad un
certo punto, richiamando la sua attenzione “A tutte le volte che ho immaginato
di fuggire, andarmene via per sempre, non tornare alla stalla e vedere fin dove
posso spingermi volando.”
Lui rimase
in silenzio, prima di sporgersi verso di me, stupendomi “Un giorno lo faremo.”
“Ci conto”
fu la sola cosa che riuscii a rispondere, prima di tornare a voltarmi in
avanti, sentendo le braccia del biondo farsi più molli attorno ai miei fianchi,
come se si fosse tranquillizzato.
Chissà come
sarebbe stata la vita se davvero l’avessimo fatto. Se fossimo semplicemente
scappati.
Continua…