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Autore: EternallyMissed92_    19/03/2016    12 recensioni
L'amore non è mai una cosa semplice, si sa. Può fare male, causare dolore e dispiaceri, ma può anche resistere a tutto: ad una malattia inaspettata, ad un tradimento adolescenziale dettato dall'egoismo, alla cattiveria di chi non accetta la diversità altrui, alla paura di ritornare sui propri passi, alla lontananza che consuma il tempo e rende ciechi di rabbia. Perché il vero amore, nonostante tutto, non conosce ostacoli.
[Questa mini-raccolta ha partecipato al Contest "Segui il sentiero dorato" sul forum di EFP indetto da Shizue Asahi - poi valutata dal Giudice sostitutivo i love ace 30 - classificandosi al Secondo Posto ed aggiudicandosi il premio speciale come Miglior Storia Per Caratterizzazione].
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Brian Kinney, Ethan Gold, Gus Kinney, Justin Taylor, Victor 'Vic' Grassi
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Disclaimers: Niente mi appartiene. Queer as Folk è di proprietà della Cowlip e della Showtime.
Titolo della shot: Sinfonia stonata di un amore senza fondamenta
Rating: Verde
Genere: Introspettivo, Romantico
Avvertimenti: Missing Moments, Slash
Timeline: Tra la 3x01 e la 3x02
Prompt utilizzato: 7. Non importa quanto grigia e squallida sia la nostra casa, noi gente di carne e ossa preferiamo abitare lì che in qualsiasi altro luogo, per bello che possa essere.
Note dell’autrice: Ebbene sì, l’ho fatto. Ho scritto su un personaggio che mi fa venire il rigurgito di bile al solo sentirne pronunciare il nome. Non so come le mie dita abbiano resistito e non siano marcite mentre scrivevo e come i miei occhi non siano usciti dalle orbite per rotolare a terra dallo schifo. Però cercate di capirmi, ho dovuto scrivere su questo personaggio per cause di forza maggiore: il prompt era azzeccatissimo – soprattutto per quanto riguarda l’aggettivo ‘squallido’ – per lui. Mi scuso in anticipo se la shot vi sembrerà piuttosto semplice, a tratti banale e scarsa di contenuti, ma quando scrivo su un personaggio che detesto, questo è il meglio che posso dare.
Non vi auguro buona lettura perché, nella seguente storia, non c’è nulla di buono. In caso ve lo stiate chiedendo: sì, potete lanciarmi quanti pomodori volete, li mangerò più che volentieri! -Martina-.

        

 

SINFONIA STONATA DI UN AMORE SENZA FONDAMENTA

 
Un tenue raggio di sole, fin troppo caldo per quella stagione rigida, filtra attraverso la finestra malandata, colpendoti in pieno viso. Apri gli occhi ancora impastati dal sonno appena interrotto, facendoti immediatamente scudo con una mano per non rimanere accecato. Ti muovi su quel materasso logoro e consunto e le assi di legno che lo sostengono scricchiolano leggermente sotto il tuo peso. Allunghi un braccio e tasti piano le coperte con le dita, accorgendoti subito che non c’è nessun corpo vicino a te.
«Ethan?», lo chiami, guardandoti intorno.
«Sono qui», ti risponde lui, spuntando con la testa da dietro la testiera malridotta del divano, i ricci bruni scompigliati sulla fronte.
«Che ci fai lì?»
«Fino a qualche minuto fa ci stavo dormendo, qui sopra.»
«Hai passato la notte sul divano?», corrughi la fronte, guardandolo senza capire. «Come mai?»
Ethan si alza, avvolgendo il corpo nudo in una coperta piena di buchi, e ridacchia.
«Quante domande di primo mattino, signorino Taylor», esclama, muovendo quei pochi passi che gli servono per raggiungerti e sedersi sul bordo di quel letto improvvisato. «Non ho passato tutta la notte sul divano, solo qualche ora. Durante l’alba ha cominciato a piovere e l’acqua è filtrata attraverso un paio di tegole rotte. Avevo una stupida goccia che continuava a cadermi sulla faccia ed infastidirmi.»
«Forse non avremmo dovuto fare l’amore sul tetto, l’altra notte», ammicchi, con un sorriso furbo. «Non deve aver retto la nostra foga.»
Ethan ride, scuotendo divertito la testa.
«Può darsi. Sta di fatto che mi sono alzato per andare in bagno e… non ci crederai mai, ma si è staccata pure la tavoletta del water!»
Rimani a fissarlo per qualche secondo, serio, in totale silenzio. Poi gonfi le guance e infine, non riuscendo più a trattenerti, scoppi in una risata piuttosto fragorosa.
«Che nottataccia!», esclami, una volta che le tue risate si sono placate.
«Già», concorda lui, prima di sorriderti con tenerezza. «Ma ne ho approfittato per guardarti dormire, quindi non è stata poi così male, come notte», mormora, sensuale, passando il pollice sul tuo labbro inferiore. «Fai delle facce buffissime e arricci spesso il naso mentre dormi. Sei veramente bellissimo.»
Senti le tue guance arrossire leggermente.
«Davvero?»
Ethan annuisce con un cenno del capo. Lascia scivolare la coperta lisa sul pavimento e si distende sul tuo petto niveo, puntellando i gomiti sul materasso per sostenersi e non gravarti troppo addosso. Intrappola la tua bocca in un bacio lungo, dolce, e quando si separa lentamente da te affonda le dita nei tuoi capelli biondi.
«Sai che ti dico? Non importa quanto grigia e squallida sia la nostra casa: io preferisco abitare in questa bettola che in qualsiasi altro luogo, per bello che possa essere, perché qui, stretto tra le mie braccia, ho tutto ciò che ho sempre desiderato», ti sfiora la punta del naso con il proprio, sorridendo. «Sei il sogno più grande della mia vita, ancor più della Filarmonica di Vienna.»
Sbuffi una risatina quasi imbarazzata e ti schernisci, coprendoti il volto con le mani.
«Adesso non esagerare», mugugni.
«Non sto esagerando», ti contraddice lui, prendendo e strattonando delicatamente i tuoi polsi per toglierli da lì. «Brian non deve averti fatto molti complimenti se arrossisci per così poco», scherza.
Scosti le dita dal tuo viso e ti rabbui nel sentir pronunciare quel nome. Il tuo corpo si fa più rigido ed Ethan, accorgendosene subito, cerca di rimediare schioccandoti un piccolo bacio sulla fronte.
«Io non ti farò soffrire come ha fatto lui, Justin. Te lo prometto», ti rassicura, fissandoti dritto negli occhi. «Io saprò renderti felice. Ogni mattina ti dedicherò serenate col mio violino per svegliarti ed ogni sera dormirò abbracciato a te dopo aver fatto l’amore. Diventerò famoso e se questo lurido appartamento non dovesse più bastarti, ti comprerò un castello, se sarà necessario.»
«Non mi serve un castello», gli dici, lasciandoti andare ad un sorriso disteso, ora più tranquillo. «Nonostante tutto, a me piace questa casa. Non importa quanto sia misera, che abbia i muri scoloriti o che cada un po’ a pezzi… mi piace perché è piccola ed accogliente. Perché è nostra
Ethan ti sorride di rimando e si protende per baciarti. Porti le braccia intorno al suo collo, stringendolo contro di te e, all’improvviso, la senti ancora, di nuovo. È una nota stonata, stridula, che senti ogni volta che ti tocca, ogni volta che ti bacia, ogni volta che fate l’amore. È quella maledetta nota di disaccordo nel tenero ritornello del vostro amore. Ed è come se percepissi un’altra presenza, invisibile quanto ingombrante, che si mette tra di voi quando siete soli. Una presenza costante e prepotente, portatrice di un nome che tu conosci perfettamente, portatrice di quel viso che tu, sin dal vostro primo, fatale incontro, hai definito come ‘il volto di Dio’.
«Devi andare a lezione, oggi?», ti chiede Ethan, curioso.
«Sì.»
«È un vero peccato», bofonchia, poi sporge in fuori il labbro inferiore e mette il broncio, cercando di farti pietà. «Volevo rapirti per un po’ e fare un bagno caldo insieme a te.»
Dai un’occhiata fugace all’orologio sgangherato appeso alla parete sopra di voi.
«C’è ancora parecchio tempo prima che comincino le lezioni», lo informi, rivolgendogli un sorriso raggiante. «Ed io ho proprio voglia di un bel bagno caldo.»
Ethan sorride anche lui e ti bacia sulla punta del naso.
«Vado subito a riempire la vasca, allora», annuncia, rimettendosi in piedi. «Spero che il tappo dello scarico regga, altrimenti ci toccherà fare un bagno a secco», ridacchia, contagiando anche te con la sua allegria. «Ti chiamo quando l’acqua è pronta.»
«Ve bene», annuisci, e lui ti scocca l’ennesimo bacio sulla bocca.
Lo segui con lo sguardo finché non sparisce dietro la porta rovinata del bagno. Sospiri, pettinandoti all’indietro i capelli con le dita, e ti volti su un fianco. Pieghi il gomito, appoggiando la guancia sul palmo aperto della mano, e fissi la rosa rossa sopra il piccolo comodino che Ethan ti ha regalato due sere prima. La guardi e, senza alcun motivo apparente, ti chiedi se l’amore che vi lega durerà quanto quel fiore bellissimo ma dalla breve esistenza o se, invece, sarà eterno. La finestra si spalanca improvvisamente, sospinta da una leggerissima folata di vento, e tu cerchi di proteggerti tirando le lenzuola fin sopra il mento. La rosa vibra ed un petalo si stacca, cadendo e andando a morire silenziosamente sul pavimento. I tuoi occhi chiari, ora, fissano quel morbido petalo rosso. Che sia la risposta ai tuoi dubbi? Che sia un segno del destino? Sbuffi sonoramente e ti lasci cadere con la schiena contro il materasso, coprendoti gli occhi con l’avambraccio.
«Justin?», la voce di Ethan ti riscuote dai tuoi pensieri amletici. «Vieni?»
«Arrivo!»
Ti tiri su a sedere e, dandoti una lieve spinta, ti alzi. Sospirando piano, ti dirigi verso il bagno, con la consapevolezza che, tra le pareti di quella casa squallida, immerso nell’acqua e tra le bolle di sapone, annegherai per un po’ la mancanza che hai di lui.

 

   
 
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