Nda:
Arieccomi
con il nuovo capitolo!
Grazie alle due ragazze che hanno commentato
lo scorso capitolo! Sono contenta di
trovare un riscontro, finalmente^^
A voi dedico questo nuovo, buona
lettura,
NN
Tell me, who you
kill,
to save your
life?
Chapter Ten: Fear wears Black.
La coppa del mondo di Quidditch è
un evento che attirava streghe e maghi da ogni parte del globo, da secoli.
Avevo sempre desiderato prendervi parte, ma mio padre non
era mai stato particolarmente tifoso, al contrario di mia sorella Primerose, che giocava anche nel Serpeverde.
Io non ero mai stata una sportiva particolarmente accanita, ma mi piaceva
seguire dagli spalti i volteggi e le azioni.
Per questo mi sentivo su di giri al pensiero di assistere
alla finale, che quell’anno si teneva fra le squadre di Irlanda e Bulgaria.
“Non sarei nemmeno mai riuscita a immaginarle così tante
persone tutte insieme!” dissi, non riuscendo a non sorridere come una scema,
mentre camminavo accanto a mio padre e a mia sorella Iris. Draco
era poco lontano da me, preso da una pesante discussione sportiva con mio
cugino Leonard.
“Dove dovete incontravi con Lucius?”
chiese papà, rivolto al biondino, il quale prese dalla tasca un foglietto stropicciato.
“Alla tenda. Ho tutto segnato qui, signor Blake” disse con
la solita educazione verso mio padre, prima di prendermi un braccio“Andiamo?”
Annuii e dopo aver salutato tutti quanti ed essermi sorbita
le raccomandazioni di mio padre, seguii Draco lungo
le file di tende. La sola nube, all’orizzonte in quella bella giornata, era il
pensiero che avrei passato così tanto tempo con il signor Malfou. “Mio padre non ha mai mangiato nessuno, suppongo.
Sicuramente non una ragazza.” disse Draco, porgendomi
il braccio che accettai non appena sistemato lo zainetto verde che portavo
sulla schiena“Tu gli piaci molto.”
A quelle parole pensai ovviamente che doveva essere per la
mia famiglia, per il sangue puro e tutte queste altre bazzecole. Non lo dissi a
Draco, limitandomi a sorridere ironica “Ora si che mi
sento meglio”. Draco sbuffò, mentre affrettava il
passo mugugnando solo un ‘donne’ a
fior di labbra. Un paio di voci praticamente identiche ci fece rallentare di
molto il passo.
“Ma guarda chi c’è! Una coppia di biondi!”
“Biondi, Fred? A me sembrano una coppia di bianchi! Sbaglio
o a stare con un uno sbiadito, sta sbiadendo anche la nostra Lia?”
“Non sbagli George, temo che tu abbia ragione!”
Sorrisi ai due gemelli, che ci stavano venendo incontro,
uscendo del tutto dalla loro tenda, mentre Draco
storceva il naso “Ciao ragazzi!” li trovavo esilaranti ed ero certa di non
essere la sola. “Qui anche voi?”
“Si!” rispose prontamente Fred mentre anche Harry Potter in
persona ci raggiungeva, sorridendomi “Giornata divina per il Quidditch, non trovi Malfoy?”
“Per me senz’altro, Weasley”
rispose Draco, buttando uno sguardo sia a lui che a
suo fratello gemello. Fortuna non si vedeva Ron all’orizzonte, o sarebbe scoppiato
l’ennesimo bisticcio “Ma per voi non deve essere così semplice. Cosa avete
venduto per comprarvi i biglietti? La casa? O magari uno di voi, tanto vi
riproducete rapidamente.”
“Dai Draco.” Sussurrai, portandomi
una mano agli occhi. Mi vergognai per un istante di essere lì con lui. Mi
staccai anche da lui, sfilando il braccio dal suo e facendo un passo verso
Potter, che intanto si era affiancato ai gemelli, per niente offesi, anzi. Come
se la ridevano!
“Ciao Lia, è sempre un piacere vederti.” disse Harry con un
sorrisetto, prima di perderlo guardando Draco “Vorrei
poter dire lo stesso per te, Malfoy.”
“Anche per me è un piacere. Ora sarà meglio andare, ci rivedremo
sicuramente dopo.” Tentai di metterci una pezza, ma il biondo aveva sentito
forte e chiaro. Si iniziava un nuovo round dell’eterno incontro fra quei due.
“Oh, ma c’è anche lo sfregiato!” Draco
finse di averlo visto solo in quel momento e, ridacchiando sommessamente, disse
“Ma come? Ai vermi è permesso assistere alle partite di Quidditch?”
“A quanto pare si, Malfoy, o tu non
saresti qui in questo momento.” Rilanciò immediatamente Harry, facendo anche un
passo nella nostra direzione.
“Adesso basta!” disse Hermione,
che era uscita dalla tenda in tempo per
mettendosi in mezzo “Sembrate due bambini!”
“Precisamente” la appoggiai, prendendo la mano di Draco e ritandolo “Andiamo si o
no?!”
“Andiamo, ma non finisce qui, Potter.” Ovviamente. Salutai
con la mano i ragazzi, poi mi rivolsi di nuovo al ragazzo in mia compagnia, che
però mi impedì di dire qualsiasi cosa “Non mi fare la predica, Lia, potrei
risponderti male.”
“Perché solitamente mi rispondi così bene, vero Malfoy?” gli risposi sarcastica, chiudendomi poi nel
mutismo. La giornata proseguiva proprio bene. Ed era solo l’inizio.
Quel pomeriggio lo passai con il signor Malfoy,
a fingere di ascoltarlo mentre parlava della sua nobile famiglia, della sua
bella casa, del suo lavoro al Ministero e accennava qualcosa su una potenziale
discendenza, che fece arrossire sia me che Draco
nonostante non fossero stati fatti apertamente i nostri nomi.
Di maggiore interesse fu la partita.
Arrivammo lì sotto lo sguardo della maggior parte dei maghi
li presenti. I Malfoy erano una casata antica e
piuttosto temuta, rispettata dal mondo
Magico. Il fatto che io sfilassi avvolta da un meraviglioso vestito nero, alquanto
elegante per l’occasione (era stata una richiesta specifica di Draco, che mi abbigliassi come si conveniva), a braccetto
con il rampollo Malfoy destò un certo
chiacchiericcio. Giungemmo allo stadio, quindi, osservati e quando fummo li incontrammo
di nuovo Harry e gli altri, con tanto di
Weasley senior al seguito.
“Accidenti papà! Ma a che altezza siamo?” fu il commento che
sentii uscire dalle labbra di Ron e che mi rivelò la loro presenza,
un’impalcatura sopra alla nostra testa.
Ci pensò Lucius a smorzargli l’entusiasmo
“Mettiamola così, se piovesse, saresti il primo a saperlo.”
Draco
sghignazzò divertito, prima di prendere a vantarsi. Una scena vista e rivista.
“Noi tre saremo nella Tribuna personale del ministro, su invito di Cornelius Caramell stesso!”
Scambiai uno sguardo con Hermione, che aveva più o
meno la mi stessa espressione.
“Non vantarti, Draco!” gli disse
il padre colpendolo, con il bastone al centro del petto “Con questa gente non
ce n’è bisogno”Harry fece per allontanarsi, ma Malfoy
senior glielo impedì, “Divertiti mi raccomando. Finché puoi..”
Io guardai la scena senza parole, riservando a Malfoy uno sguardo impietoso, prima di venir sospinta dal biondino gli
spalti e quindi verso i nostri posti. Mi costa ammetterlo, ma dalla Tribuna
D’onore si vedeva davvero magnificamente.
“Certo che Victor Krum è davvero
un bel ragazzo.” Disse sottovoce la ragazza che sedeva alla mia destra e io
annuì vistosamente.
“Secondo me è solo un capoccione” farneticò Draco, mostrando un po’ di gelosia. Decisa a dimenticare la
scena a cui avevo assistito poco prima, gli presi la mano e la strinsi.
“Ho una predilezione per i capoccioni.” Lo presi in giro
bonariamente, riuscendo a strappargli un sorrisetto.
“Per questa volta te la cavi, Blake.”
La partita fu davvero emozionante. Vinsero gli Irlandesi, ma
il boccino lo prese ugualmente Krum. Dopo il fischio conclusivo, il cercatore bulgaro
planò sulla tribuna d’onore con il boccino stretto fra le mani e io mi aspettai
che lo regalasse al Ministro della Magia, ma non fu così.
Mi porse la mano e io rimasi interdetta poi la afferrai
timidamente e lui mi fece alzare,
schioccandomi un paio di baci sulle guance e lasciandomi poi in mano il Boccino
luccicante, ripartendo sulla scopa a tutta velocità.
“Come si è permesso, quello?” sbottò Draco,
alzandosi a sua volta, mentre Caramell ridacchiava.
Il Ministro parlò guardandomi negli occhi, mentre il biondo ancora inveiva.
“Oh, stavolta è stata questa giovane la fortunata a ricevere
il boccino di Krum!”
Mi ripresi e guardai l’autentica fortuna che stringevo fra
le mani. Se avessi venduto quel Boccino ci avrei fatto parecchi galeoni, ma per
il momento ero decisa a tenermelo, come ricordo. Lo infilai in borsa, in una piccola bustina
dove riponevo sempre i trucchi, per evitare che mi sfuggisse.
L’uscita dallo stadio la passai cercando di diventare una
maratoneta, per seguire il mio accompagnatore “Non te la vorrai prendere con me
vero?” chiesi a Draco, mentre faticavo a stargli
dietro.
Lui si voltò, prendendomi la mano con una faccia da bambino
capriccioso che ricordo molto bene “Certo che no, ma se mai ne avrò le possibilità, spezzerò
personalmente la scopa di quel capoccione sulla sua schiena.”
Arrivammo la tenda dopo qualche minuto e il Signor Malfoy la tenne aperta per farci entrare. Poi si rivolse al
figlio “Ho degli affari da sbrigare. Draco, sai cosa
devi fare.”
“Rimanere nella tenda.” rispose secco il giovane. Guardai il
signor Malfoy lasciar ricadere i lembi dell’ingresso
della faraonica tenda in cui dormivano, prima di rivolgermi al ragazzo,
confusa.
“Cosa intendeva tuo padre, scusa?”
Draco
mi guardò incerto, come se non fosse sicuro di volere o no dirmi qualcosa e
alla fine optò per un’alzata di spalle “Ci sono molte persone ubriache in giro,
non vorrà che ci facciamo male. Sei sotto la sua tutela dopotutto…”
Ovviamente non credetti a quella
scusa “Sì, ma io voglio uscire a festeggiare.” Lo guardai con un sorriso
divertito, prendendogli la mano e tirandolo verso l’uscita. “Stiamo fuori poco
e torniamo, non se ne accorgerà!”
“Lia, mio padre ha detto che-”
“Ho visto Nott, prima.” mi
impuntai, lasciandogli la mano e andando verso la zona dove dormivo. Lasciai
che la tende mi nascondesse e mi sfilai il vestito, infilando una gonna a balze
ed una maglietta con sopra un maglioncino leggero, così da stare più comoda
“Voglio salutarlo!”
“Non se ne parla! Tra poco torneremo a scuola, lo saluterai
allora.”
“Dammi una motivazione concreta e
allora starò qui con te.” Rilancia, tornando da lui e guardandolo con le
braccia incrociate sotto al seno. Lui
sembrò pensarci su, ma non mi diede una risposta così io afferrai la borsa “Se
non vuoi disubbidire a tuo padre, puoi sempre rimanere qui. Starò fuori poco.”
Feci appena in tempo ad uscire dalla
tenda, mettendo fuori entrambi i piedi,
prima di trovarmelo alle spalle “Non posso lasciarti sola” mi disse con
un tono strano, più cupo, come se si aspettasse chissà cosa.
“Hai davvero così paura che un
ubriaco possa farmi del male?” gli chiesi, alzando un sopracciglio.
Lui scosse il capo “No. Non è
questo.”
Io lo guardai senza capire e lui mi prese
la mano, intrecciando le nostre dita “La tenda di Nott
è laggiù.” gli dissi, indicando davanti a me “L’ho visto entrarvi prima.”
Qualcosa non andava, non mi piaceva
la piega preoccupata che gli occhi di Draco avevano
presto “Però stammi vicino, ok?”
Lo strinsi a me, portandogli le
braccia attorno alla vita ed appoggiando il mento al suo petto, per poterlo
guardare negli occhi “Va bene così, signor Malfoy?”
Lui annuì con un leggero sorriso,
baciandomi piano le labbra. Riprendemmo a camminare verso la tenda di Nott che, però,
sembrava deserta “Chissà come mai ora non c’è nessuno” dissi confusa e
allontanandomi di un paio di metri da Draco, per
guardarmi attorno “Dici che è in giro a festeggiare?”
“Non lo so dove potrebbe-” Non
sentii la fine della frase, perché un boato coprì ogni altro suono e una luce
potentissima mi abbagliò per qualche istante. Dal luogo dell’esplosione si
sollevò un colpo d’aria potentissimo che mi spettinò i capelli e mi fece volare
addosso qualche detrito. Si levò un vento fortissimo, anche se solo per qualche
istanto, ma che mi impedì di orientarmi
definitivamente.
Non
potevo più vedere dove fosse finito Draco. La
folla, arrivata da chissà dove, mi
investì, spingendomi ancora più lontana da lui. Nel mentre, provavo a chiamarlo
con tutto il fiato che avevo in gola.
Non sapevo cosa fare, ma sapevo che
così mi sarei solo allontanata di più. Dovevo fermarmi in un punto e lasciare
che la folla diminuisse, così da cercarlo. Riuscii ad entrare in una tenda per
pura fortuna e lì mi fermai, in attesa. Non sapevo cosa stava succedendo, ma
non era nulla di buono. Avevo la bacchetta in borsa, ma non mi era concesso
usarla al di fuori della scuola, così decisi che, in caso di necessità, avrei
contato solo sulle mie doti da Animagus. Avevo paura,
continuavo a sentire le urla e mi chiesi cosa avesse scatenato tutto ciò. Forse
i festeggiamenti avevano preso una brutta piega?
La luce della lanterna accanto a me
si spense, lasciandomi al buio.
“Magnifico.” sussurrai sottovoce chinandomi
accanto all’entrata. Sentivo le urla sempre più distanti.
Misi la testa fuori, per scrutare
attorno a me e vidi avvicinarsi un gruppo di uomini, ammantati di nero con
delle maschere sul viso e delle fiaccole fra le mani.
Le loro bacchette erano levate.
Tornai dentro velocemente,
rannicchiandomi dietro ad un piccolo divano e sperando così di non essere vista.
Sapevo chi erano.
Erano Mangiamorte.
Papà me li aveva descritti una
volta, anni prima, quando l’avevo tempestato di domande su chi fosse Voi Sapete
Chi. Rimasi immobile, con le mani sulla bocca per impedirmi di emettere un solo
sono, mentre le ombre sfilavano davanti alla tenda. Sentivo i loro passi
scricchiolare sull’erba. Rimasi ferma anche quando avvertì qualcuno affacciarsi
nella tenda prima di uscirne ed appiccare il fuoco.
Ero in trappola.
Decisi cosa fare in fretta, come se
la mia mente posta sotto pressione lavorasse più in fretta invece di
paralizzarmi dal terrore.
Presi la mia borsa, fissandomela
lenta al collo per evitare di strozzarmi e poi mi trasformai. Mi guardavo
attorno consapevole che potevo uscirne. Dovevo, non sarei morta così. Notai che
nel tessuto della tenda si stava formando un foro a causa delle fiamme e
decretai che dovevo passarci attraverso.
Sono
una maledetta volpe, posso fare un balzo e uscire.
Quello fu il mio solo pensiero.
Presi il coraggio e lo feci. Ero
sana e salva, ma mi ritrovai in mezzo al nulla. Ripresi le mie sembianze umane
e mi alzai in piedi per guardarmi attorno sperando di vedere qualcuno, ma dei Mangiamorte e delle persone non c’era più traccia. I resti delle
tende bruciacchiate si spargevano a macchia d’olio davanti e dietro di me.
Colonne di fumo si stagliarono nel
cielo nero della notte.
E io ero sola.
Dove era Draco?
Mi stava cercando? Quella era l’unica certezza a cui mi aggrappai, mentre
iniziavo a sentirmi abbandonata. Nel panico, presi a chiamarlo “Draco!” ma la mia voce tornava indietro da sola, tremolante
e insicura. Chissà quando lontano mi aveva trascinata la folla. Forse mi stava
cercando in tutt’altro posto.
Sentii dei rumori alle mie spalle.
Presi la bacchetta da da dentro la borsa, pronta a
usarla se ce ne fosse stato bisogno.
“Lia? Sei tu?”
“Hermione?”
Vidi la ragazza avvicinarsi
preoccupata, affiancata da Ron che mi guardò “Perdi sangue.” Mormorò, indicando
la mia spalla. Dovevo essermi graffiata uscendo dalla tenda.
“Possibile che tutte le volte che ci
incontriamo io debba sanguinare?” sdrammatizzai, perché la situazione s’era
fatta insostenibile.
“Che ci fai qui? Perché non sei
scappata?” mi chiese Hermione, con tono coincitato.
“Ho perso Draco,
eravamo insieme, ma poi le persone ci hanno separati.” le spiegai sospirando “E
immagino che voi non lo abbiate visto.”
Ron scosse il capo “A noi è successa
la stessa cosa con Harry.”
“Aiutiamoci a vicenda.” proposi e
loro annuirono.
Iniziammo così a cercare Harry e Draco anche se, come disse il rosso, sicuramente non li
avremmo trovati insieme intenti a parlare dei bei, vecchi tempi andati. Camminammo
per non so quanto, in mezzo a quella che pareva una città fantasma divorata dalle
fiamme. Hermione chiamava Harry mentre io chiamavo Draco.
Weasley
alternava un ‘Harry’ ad un ‘Malefica Serpe’ per aiutare un po’ entrambe a
ritrovarli.
Speravo che avesse trovato suo padre
e si fosse messo in salvo. Lo speravo davvero con tutta me stessa, ma allo
stesso tempo temevo che mi avesse abbandonata.
Trovammo Potter che si guardava
attorno circospetto e lo raggiungemmo subito. “Ti cerchiamo da una vita” disse Ron, mentre Hermione lo afferrava per le braccia costringendolo a
voltarsi verso di noi “Ti credevamo disperso.”
Harry però sembrava preso da
qualcosa, così anche noi alzammo gli occhi. Sopra di noi, un bagliore verdastro
illuminava la notte e io mi sentii gelare il sangue nelle vene. Il calore… Sembrava che me l’avessero portato via tutto.
“Cosa è?” chiese Ron senza capire, mentre anche la Granger si fossilizzava incredula. Harry si portò una mano
sulla fronte, gemendo dolorante, mentre io cercavo le parole per spiegare
quanto eravamo nei guai.
Il Marchio Nero, ecco cosa era. Guardai spaventata il
teschio nel cielo, dal quale usciva un serpente direttamente dalla bocca, ma
Ron mi strascinò a terra, stringendomi a sé, e interrompendo così la vista
macabra. Un gruppo di maghi si era materializzato attorno a noi gridando ‘Stupeficium’, cercando di schiantarci tutti e quattro.
Non ci colpirono per pura fortuna e riflessi pronti.
“Fermi! Quello è mio figlio!” gridò una voce che identificai
come quella di Arthur Weasley.
“E quella è mia figlia! Dahlia!”
“Papà!” mi alzai in piedi e lui corse subito da me,
abbracciandomi.
“Chi di voi lo ha evocato? Ditelo! Siete stati scoperti
sulla scena del reato!” un uomo parecchio ansioso ci puntò in faccia la
bacchetta subito mio padre lo fulminò.
“Spero tu stia scherzando, Crouch.”
“Sono solo dei ragazzi!” gli diede man forte il padre di
Ron. Tutta la paura che avevo provato prima si riversò su di me in quel
momento. Iniziai a tremare da capo a piedi, come se stessi congelando, mentre sentivo
le lacrime premermi forte negli occhi. Papà se ne accorse e mi strinse di più a
se.
Ascoltai Harry che, dopo aver appreso a cosa servisse il
Marchio nel cielo, chiedeva se quelli che avevano appiccato il fuoco fossero
seguaci di Tu Sai Chi. Era strano per me vederlo, proprio lui, che non sapeva
nulla di quelle faccende.
Fu destabilizzante.
“Papà!” dissi presa dalla foga e attirando l’attenzione di
tutti “Draco! Io… l’ho
perso! Ci siamo separati ad un certo punto e non sono più riuscita a trovarlo!
Se gli è successo qualcosa? E se-”
“Draco? Draco
Malfoy?” chiese una strega dai capelli color topo,
stranita, ed io annuii. Lei scoppiò in una risatina sarcastica “Non credo che i
Mangiamorte farebbero mai nulla ad un Malfoy, cara.”
Io la guardai senza capire, ma mio padre si rivolse a lei
burbero “Non è compito tuo dare giudizi, Donna. Portiamoli al sicuro.” concluse
poi rivolto Arthur, afferrando Hermione per le spalle
ed esortandola a camminare. Non mi leverò mai dalla testa il modo in cui quella
strega mi buttò in faccia una verità scomoda della quale ero del tutto
all’oscuro.
Raggiungemmo lo spiazzo illuminato in cui si erano radunati
in molti. Medimaghi e Auror
andavamo un po’ qua e un po’ la, aiutando e facendo domande. Lì, mentre parlava
in modo frenetico con Nott, vidi Draco.
Appena il moro gli fece un gesto nella mia direzione, lui si
voltò a guardarmi e poi corse da me. Lasciai papà e feci un paio di metri di
corsa facendomi poi stringere dal biondo e lasciando che le lacrime cadessero a
fiumi liberandomi.
“Per Merlino, stai bene.” mi sussurrò fra i capelli.
Papà si avvicinò a noi, appoggiandomi una mano sulla schiena
e facendo sciogliere il nostro abbraccio “Andiamo a casa, coraggio. Draco, dove è tuo padre?” chiese cauto, guardando con un
cipiglio severo il biondo, che non seppe cosa rispondere.
“Sarà qui nei paraggi, signore.” Mormorò tentennate.
Interruppi la loro conversazione, dispiaciuta per il modo in
cui Draco guardava fisso a terra, lontano dagli occhi
di mio padre. “Papà, posso salutare un attimo Draco?”
Lui annuì appena “Fai presto però. Tanto vi rivedrete sull’Espresso
per Hogwarts” mi rispose secco, ancora teso, prima di
avvicinarsi a Prime e Iris, che stavano consolando una povera Laureen, del tutto traumatizzata.
“Tu lo sapevi” gli dissi e Draco
mi guardò prima senza capire e poi impallidendo “Sapevi che sarebbe successo
tutto questo, ecco perché volevi tenermi nella tenda.”
“Non dire sciocchezze, Blake.” Mi ribeccò, ma io non
abboccai.
“E lo sapeva anche tuo padre.” Continuai, assottigliando gli
occhi “Per questo ci aveva intimato di non uscire dalla tenda. Scommetto che se
vado a controllare, è l’unica ancora in piedi.”
“Lia…”
“Parla.”
Draco
si guardò attorno, circospetto. Poi
tornò ad abbracciarmi, anche se brevemente, sussurrandomi in un orecchio “Non
ora. Ti giuro che tornati a scuola te ne parlerò.”
Non ero convinta, ma mi limitai a ricambiare l’abbraccio.
Avrei ottenuto poche risposte in quel momento, intanto. “Va bene.”
Dopo di che si allontanò da me “Ora vai a casa. Hai bisogno
di riposare, sei bianca come un fantasma.”
Lo guardai tornare da Nott, non
aggiungendo altro. Avvertii improvvisamente freddo, mentre lo guardavo andare
via, tenendo gli occhi sulla sua schiena.
Solo braccia di Draco mi avevano
fatta sentire meglio.
“Per Ecate, deve essere stato
orribile.”
Adrianne
mi guardava preoccupata, mentre teneva la mano stretta in quella di Blaise, al suo fianco. In quello scompartimento, oltre a
me, Draco e loro due, c’erano anche Theo e Pansy. Entrambi sembravano disturbati da qualcosa. Per
quanto riguardava la Parkinson lo potevo immaginare, ma Nott…?
“Per fortuna non ti è successo nulla.” disse Draco passandomi un braccio attorno alle spalle in un
improvviso slancio di affetto “Ho seriamente temuto di doverti riportare a tuo
padre dentro ad una tabacchiera.”
“Grazie.” Risposi, alzando un sopracciglio“Per fortuna ho
incontrato qualcuno che mi ha aiutata. Non avevo molto sangue freddo in quel
momento.”
“Il Trio dalla Salvezza” disse ridacchiando Nott “Sei spesso con loro, vero Lia?”
“Li ho incontrati per caso.” Dichiarai sincera, ma nessuno,
nemmeno Draco, sembrava credermi davvero “Ve lo
giuro!”
“Immagino che anche le altre volte tu li abbia incontrati
per caso” disse Pansy e io non riuscii a non pensare
che sembrava poco credibile, anche se era vero “Stranamente Potter ti coinvolge
nelle sue avventure.” Poi si azzardò
anche a insinuare “Forse anche il Cappello Parlante sbaglia a collocare,
avvolte..”
Mi alzai di scatto, fulminandola “Sai cosa c’è Parkinson? Ti
donano i capelli lunghi. Almeno hai smesso di farti quell’osceno taglio a
scodella e il ciuffo ti copre quell’orribile grugno che ti ritrovi. Però
dovresti lavarli più spesso, a nessuno piacciono le cose unte.”
“Ahia.” disse sottovoce Blaise,
mentre Adrianne ridacchiava.
Uscii dallo scompartimento, mentre Draco
provava a fermarmi “Dove stai andando??”
“A cercare il carrello, ho voglia di qualcosa di dolce.”
“Ti farà bene, acida come sei!” mi urlò dietro Theo
ridacchiando, prima di rinfilarsi nello scompartimento. Ero piuttosto su di
giri, odiavo quando le persone non mi credevano. Una serie di sfortunati eventi
mi avevano portata ad avvicinarmi al famoso Harry Potter e io non l’avevo mai
chiesto. Mai, nemmeno una volta.
Presi una brioche alla zucca e quando mi voltai mi trovai
davanti Pansy Parkinson con un ghigno. Aveva davvero
avuto il coraggio di seguirmi?? “Dimostrerò a tutti chi sei in realtà, Blake.”
mi sussurrò a due centimetri dalla faccia “Così che anche Draco
possa vedere cosa sei capace di fare.”
Io morsi con non curanza la pasta, superandola “Spera di non
essere tu a vedere cosa sono capace di fare, Parkinson.”
Era ossessionata da Draco e io la
ritenevo solo una poveraccia. Avrebbe venduto sua mamma per un singolo
complimento da parte di Malfoy.
Il treno continuò il suo percorso e io passai il resto del
viaggio a parlare con le sorelle Greegrass, in un
altro scompartimento. Daphne non aveva più interessi
in nessuno della nostra casata, bensì in un giovane Corvonero
del sesto anno.
Arrivammo come sempre puntuali e, pronti con la divisa
fresca di lavaggio addosso, ci recammo tutti a cena. Ad attenderci nel castello
ci fu una grossa sorpresa. Niente Quiddicht per tutto
l’anno e in sostituzione…
“Hogwarts è stata scelta per
ospitare un evento leggendario! Il Torneo Tre Maghi!” ci disse Silente, mentre
fra gli studenti si diffondeva un certo brusio. Io sorrisi entusiasta, mentre Draco storceva un po’ il naso. Niente Quidditch.
Mentre Silente spiegava in cosa consisteva tutto ciò a chi
non ne sapeva nulla, io mi voltai verso Draco “Non è
emozionante? Potresti candidarti come Campione di questa scuola.”
Lui sbuffò “Ma così non ci sarebbe più competizione.” disse
gasandosi e io alzai gli occhi al cielo.
“Voglio essere chiaro.” disse il preside attirando su di se
le mie attenzioni e quelle dei miei compagni. Il tono era serio, ora “Chi viene
scelto sarà da solo. E fidatevi se vi dico che queste gare non sono per i
deboli di cuore. Ma di questo ne riparleremo. Per ora, diamo il benvenuto alle
incantevoli signorine dell’accademia di Magia di Beauxbatons
e alla loro preside, Madame Maxime!”
Le porte si spalancarono e da essere entrarono delle
bellissime fanciulle che fecero accelerare la salivazione e il battito del
cuore dei ragazzi presenti in sala. Adrianne diede un
pestone a piede di Blaise, mentre io mi limitavo a
sbuffare “Sono troppo belle, rispetto a noi.” dissi alla mia amica visibilmente
alterata “Arrendiamoci.”
Draco
mi diede un leggero colpo alle costole, guardandomi con un sorrisetto sghembo
che mi fece ridacchiare. Portai le braccia attorno al suo collo, baciandolo
sulla guancia, mentre Silente prendeva nuovamente la parola.
“Ed ora i nostri amici del nord! Accogliete i superbi figli
di Dumstrang e il loro preside, Igor Karkaroff”
A quel punto fu il turno delle donzelle sentire i bollori.
“Che uomini” disse Daphne
sottovoce, guadagnandosi tutto il mio consenso mentre Jenna spalancava la bocca
scioccata. Lei era anche libera di sbavare, visto che Flitt
aveva terminato la scuola l’anno prima.
Uno in particolare dei giovani maghi di Durmstrang
calamitò il mio sguardo, tanto da rimanere a bocca aperta per un paio di
istanti.
Sapevo chi era, anche se ci avevo messo un attimo a
riconoscerlo.
“Lia, Victor Krum sta guardando
nella tua direzione o sbaglio?” chiese a voce alta Nott,
beccandosi una spallata da Blaise, che esplose a
ridere.
“Per Circe.” Mormorai, portandomi una mano alla fronte
mentre Draco farneticava qualcosa a bassa voce. Sarebbe
stato un anno duro e lungo.
Me lo sentivo…
Continua…