Metto la chiave nella serratura e sono finalmente a casa.
“Che giornata pesante, spero proprio non sia così tutti i giorni. Fare l’insegnante è sempre stato il mio sogno, ispirare i ragazzi, farli innamorare della matematica. Certo che loro si impegnano a farmi passare la voglia. Ora basta pensare alla scuola, devo rilassarmi… Almeno per qualche ora.”
Inizio a preparare il pranzo mettendo a bollire dell’acqua. “Oggi mangerò di nuovo la pasta, ormai tutti i giorni mangio cibo facile da preparare… Da quando mi sono trasferito a Firenze devo abituarmi a fare tutto da solo e non dalla mia povera mamma. Sono sempre stato negato a cucinare, fin da piccolo. Ho sempre avuto qualcuno che lo faceva per me e, non avendo voglia, figurati se mi mettevo a fare qualcosa di mia spontanea volontà. L’unico periodo in cui ho cucinato è stato quando per quei tre anni ho condiviso casa con Roberta. Eravamo due frane e ci impegnavamo a non mangiare sempre i soliti surgelati. Quelli erano bei tempi. O si mangiava una delizia o una porcheria, solitamente uscivano porcherie… Ma era divertente.”



MARTEDI, III ORA
Salgo velocemente le scale che mi portano nella successiva classe, la V B. “Dall’atteggiamento che hanno avuto ieri pare una classe tranquilla, speriamo bene!”
Porta in finto legno di faggio, orario provvisorio attaccato e classe con lista degli alunni affianco. “Madonna sono addirittura 24?!”
Apro e noto piacevolmente che tutti vanno a sedere ai propri posti senza che gli dica nulla. Cammino con nonchalance verso la scrivania e subito inizio il primo argomento dell’anno.
Dopo qualche minuto vedo alzarsi vare mani, la prima che noto è quella di una ragazza mora davanti a me, in prima fila “Queste quattro ragazze sono le coraggiose che si sono azzardate non solo a stare in prima fila, ma addirittura davanti alla cattedra!”
«Ehm dimmi… Scusa prima potresti ripetermi il tuo nome?»
«Sì, sono Sophie. Io non ho capito il quarto passaggio, non capisco come mai c’è la x lì» Inizia a parlare prima titubante e poi successivamente prende coraggio.
«Sì, anche io!» «Anche io!» Tutti improvvisante, dopo vari bisbigli, abbassano la mano
«Noto che questo è il vostro unico dubbio allora, Sophie vieni pure alla lavagna e facciamo insieme l’esercizio»
Lei mi guarda perplessa, ma senza farmi ulteriori domande si alza e viene accanto a me. “Ragazza alta, slanciata e con un buon portamento. Pare molto tranquilla, speriamo sia anche intelligente almeno su 24 ragazzi avrò un problema in meno!”



Torno a casa dopo una lunga giornata. “Sono davvero stanco!”
Percorro in auto la breve strada che separa la scuola da casa mia.
“Strisce… Ci sono troppe zone pedonali, è una lagna a quest’ora, quando escono tutti gli studenti.” Mi fermo per far passare la decina di ragazzi che stavano aspettando.
“Altre maledettissime strisce... Insopportabili queste collinette!” Mi fermo e vedo passare soltanto una ragazza, zaino rosso in spalla, cuffie ovviamente addosso ed a capo chino attraversa. “Sbaglio o questa è la ragazza della prima fila?” Velocemente attraversa, per non creare disturbo, ed in pochi secondi lascia libero il passaggio. Non posso non osservarla “E’ davvero molto carina, ha un bel corpo ed un magnifico portamento” Scuoto immediatamente la testa “Non devo certo fissare le mie studentesse!”
Riparto e cerco di non pensarci più.


Angolo dell'autrice
***Scusate il grandissimo ritardo e la immensa brevità del testo.***
Questo io lo ritengo un altro prologo perchè è il secondo giorno di scuola però visto dal nostro amato professore!
Spero vi sia piaciuto per quanto corto...
Vi prego di recensire e dirmi che ne pensate!
baci Klara♥