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Autore: alidipenna    20/03/2016    0 recensioni
Le scelte condizionano ciò che accade, alcune buone donano un futuro roseo altre, invece, rivelano le proprie spine. Non a tutto c'è una spiegazione, l'importante è andare avanti.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi svegliai di soprassalto spalancando gli occhi, deglutii. L'orologio elettronico sul mio comodino segnava le 02.41. Mi girai verso mia moglie, dormiva; decisi di alzarmi. La casa era silenziosa, andai in bagno e mi lavai il viso, l’acqua fredda mi diede un po’ di ristoro, quello che bastava a farmi riacquisire un po’ di lucidità. Andai a vedere i bambini, Marco e Anna dormivano beati; così scesi in cucina e mi feci un tè, da sempre mi aiutava a calmarmi. Faceva molto caldo, uscii in veranda. Avevamo un dondolo, lo ero andato a comprare io anni prima in un negozio specializzato in attrezzature da giardino, quando Clara era incinta amava lasciarsi cullare dal dondolo nei pomeriggi di mezza estate. Sperando di provare lo stesso piacere cominciai a dondolarmi piano avanti e indietro. Lo avevo sognato ancora, ormai era così da tempo, mi tormentava. Un uomo in divisa, alto e dai capelli bruni, ritto e fiero di sé che punta una pistola verso un ragazzino che avrà avuto l’età di mia figlia minore e spara. Avevo visto quella scena senza aver avuto il potere di fare nulla per cambiare i fatti. Mi ricordo perfettamente i suoi pianti, il sudore a goccioline sulla sua fronte sporca di terra, un grido e poi il silenzio. Potevo sentire il suo dolore, potevo vedere attraverso i suoi occhi il viso del suo carnefice. Un brivido freddo mi risalii la schiena, scossi la testa. La psicologa diceva che era normale, un comune disturbo post-traumatico; insisteva col dire che ci voleva del tempo prima che potessi tornare a vivere tranquillamente. “Devi volerlo” mi ripeteva sempre. Io però non ero proprio convinto che fosse possibile tornare alla vita di prima, tutto era cambiato, ero cambiato anche io; la mia vita mi pareva un castello di sabbia pronto a crollare di nuovo alla prima folata di vento o a ripiegarsi su se stesso non appena il sole ne avesse asciugato la superficie. Benché sapessi bene di non poter più fare i lavori in giardino o dare una mano in casa non mi sentivo più utile niente, ero un’ombra d’uomo che non riusciva nemmeno a dormire tranquillamente. Anche come padre avevo fallito, Cristina mi rifiutava e Marco mi percepiva come un estraneo. L’unica che ancora non mi aveva abbandonato era Anna ed era la sola che mi desse la forza di migliorarmi. Fermai il dondolo e tornai in casa. Mi ricordai che Clara aveva insistito mesi prima per farmi prescrivere delle compresse che mi aiutassero a dormire, io non pensavo fosse il caso di prenderle e le avevo nascoste in una biscottiera sulla mensola che non veniva mai utilizzata, quella con i fiori blu. La presi e la aprii, erano lì; decisi di prenderne una. Una volta rimesso tutto in ordine tornai a letto, mia moglie dormiva ancora, girata dall’altro lato però. Feci piano per non svegliarla, anche se era difficile nelle mie condizioni. In attesa che la compressa facesse effetto iniziai a pensare a cosa mi portò ad arruolarmi, non mi ero mai soffermato a capire i motivi veri, forse era stata la brama di giustizia, anche se in guerra di giustizia c’è n’è ben poca… Mi abbandonai al flusso impetuoso dei miei pensieri e mi presto mi addormentai.
   
 
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