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Autore: alidipenna    22/02/2016    1 recensioni
Le scelte condizionano ciò che accade, alcune buone donano un futuro roseo altre, invece, rivelano le proprie spine. Non a tutto c'è una spiegazione, l'importante è andare avanti.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era luglio ed io leccavo il mio gelato come non facevo da tempo, libero da ansie e paure. Quando stai per un lungo periodo lontano da casa spariscono anche i sapori; tutto si dissolve e inizia ad essere insipido ed insignificante, come il cibo. In questo caso, il piacere di un buon gelato, mi aveva fatto rinascere e mi aveva trasportato di nuovo a quel giorno di nove anni prima quando avevo portato mia figlia nella gelateria vicino a casa nostra. 
-"Papá, papá posso prendere quello grande?" Mi aveva detto, e io avevo subito annuito dando segni di complicitá; e mentre lei appiccicava il suo nasino alla vetrina e creava quell' alone di vapore con il respiro per guardare e scegliere accuratamente i gusti, io facevo segno al commesso di non esagerare nelle dimensioni del cono. Non avrei mai voluto che le venisse mal di pancia.
-"Hai scelto i gusti tesoro?" Le avevo chiesto 
-"Sì! Fragola e cioccolato, tanto cioccolato" mi aveva risposto subito con aria golosa. 
Il cono fu pronto in poco tempo e io la guardai mangiare con una felicitá immensa e il sorriso senza un dentino di chi del mondo conosce solo le cose piu belle. 
Tornai al presente. Quella non era esattamente la scena che si stava svolgendo davanti a me. La mia bambina era cresciuta, ormai era diventata maggiorenne e non mi chiamava più papá,ma per nome. Erano cambiate tante cose da quella calda giornata di nove anni prima. Ora la gioia che prima era di Cristina la vedevo in Anna, mia figlia minore. Anna aveva 9 anni ed era una bambina solare come se ne vedono poche al giorno d'oggi.
- "Anna non far sciogliere il gelato, leccalo intorno, dai che cola!" Le aveva detto Marco con tono affettuoso, come solo un fratellone sa fare. Lui era il mezzano, 15 anni e tante speranze. Mi rispecchiavo molto in lui, anche se non osavo dirlo. Marco mi guadava con la coda dell'occhio accennando un sorrisino, come quando la professoressa ti chiama alla cattedra dopo la lezione per chiederti qualcosa di personale, con uno sguardo fisso che ti penetra l'animo e tu cerchi solamente di evitare di farti intrappolare nel vortice di informazioni che avresti dovuto darle. Ecco io ero il professore, mentre lui sfuggiva ai miei sguardi e tirava avanti dicendo cose assolutamente impersonali. 

-"Allora Marco, quando mi presenterai la tua ragazza?" Avevo domandato per rompere quel muro di ghiaccio che si stava creando. 
-"Papá te l'ho detto è complicato, siamo amici e basta per adesso." Aveva risposto. 
-"Allora farai bene a dirle di venire alla grigliata di sabato prossimo!" Dissi con convinzione, "Ci penserò " aveva risposto. Poi con la testa china sulla sua coppa aveva ricominciato a mangiare. 
Il condizionatore del negozio aveva iniziato a farmi venire un leggero mal di testa ma convenivo che non fosse esattamente l'unica cosa che emanasse freddo in quel momento. Gli occhi di Cristina erano lucidi e azzurri, con una leggera sfumatura di giallo vicino alla pupilla, ereditati da mia mamma. Lei non mi parlava, non mi aveva piu parlato da quando ero tornato. Ancora non mi spiegavo del tutto perchè avesse innalzato questo muro nei miei confronti. Era girata di spalle rispetto a noi, seduta al tavolino a fianco, mangiava a piccole cucchiaiate quel gelato ormai sciolto di cui si capiva che non le interessasse. In mano aveva il suo smartphone e spostava il pollice avanti e indietro molto velocemente aiutandosi con il movimento del polso per mandare messaggi e tenersi compulsivamente in contatto con tutto il suo mondo digitale ed i suoi amici.
- "Cristina, girati, siediti con noi" le avevo detto esortandola ad avvicinarsi al nostro tavolo in modo da non rivolgerci più la schiena e far parte di una famiglia unita anche solo per il piccolo spazio dedicato ad un gelato. Lei non alzò la testa dal cellulare nè smise di scrivere per un momento, mi disse solamente con un filo di voce un no risoluto. 
Ciò che mi feriva maggiormente non era tanto quello che diceva, ma la freddezza con la quale si esprimeva, la noncuranza nei confronti della situazione. I suoi occhi erano fissi e le mani rigide, non muoveva un muscolo mentre parlava, sembrava che nemmeno la sua bocca si muovesse, solo un sottile soffio d'aria che passava tra i denti e appena articolato con un leggero movimento veniva fuori. Pagai i gelati ed uscimmo.  
   
 
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