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Autore: smak978    20/03/2016    5 recensioni
"Succorbentis?" Chiese Malfoy con un filo di voce, coprendo subito il volto con quell'insopportabile maschera. "Hai la Succorbentis?" Silenzio. "Lo sai che è una malattia incredibilmente rara, vero? ...E lo sai che è incurabile, vero?" Silenzio. "Non c'è da stupirsi che ti rifiuti di accettarlo." Ron/Hermione/Grifondoro OOC
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: OOC, Traduzione, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Da Epilogo alternativo
Capitoli:
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Fate scorta di snack e mettetevi comodi perché è ora di leggere il dodicesimo capitolo di questa fantastica fanficion! 
Ne approfittiamo per augurare una buona Pasqua a tutti <3

- Panda-chan e Malpensante





Capitolo 12 – Pensieri Pericolosi


Harry credeva di conoscere la solitudine.


Insomma, era rimasto per settimane e settimane in quella minuscola stanza d'ospedale, e l'unica persona che andava a trovarlo era un'infermiera con un'orribile divisa verde lime che non lo guardava nemmeno negli occhi. Credeva di capire cos'era la noia, quell'orribile sensazione di dover sguazzare nell'autocommiserazione e rimpiangere tutto quello che non aveva ancora avuto la possibilità di fare.


Ritornare a Hogwarts non aveva portato grandi cambiamenti. Andava bene che i Grifondoro continuassero ad evitarlo e che nessuno gli tenesse compagnia. Ci era abituato, dal momento che aveva trascorso un'estate così orribile.


Ma ad un tratto quel bastardo aveva iniziato a tenergli compagnia, a battibeccare e a scherzare con lui. E poi, di punto in bianco, se n'era andato.


Non può mancarti ciò che non hai.


Ma cazzo, a Harry mancava.


I pettegolezzi erano svaniti, tutti ormai credevano che dopo quel litigio avessero ' rotto '. Ma non aveva molta importanza. Hermione aveva detto ai Grifondoro che Harry non si era degnato neanche di difenderla, cosa che non avrebbe fatto molta differenza. E i Serpeverde avevano notato che Malfoy era chiaramente tornato ad essere la persona irascibile di sempre. Quindi, nonostante fossero rimasti neutrali fino a quel momento, avevano di nuovo iniziato a comportarsi... come loro solito. Nei confronti di Harry, ovviamente.


Le fatture non erano aumentate, ma le frecciatine erano una costante.


Lo chiamavano in ogni maniera possibile ed immaginabile; sembrava che tutti avessero la propria opinione sulla sua vita, come se fossero affari loro.


Harry non aveva chiuso occhio.


Il solo pensiero che Malfoy aveva la sua lista era insopportabile. Era la sua lista, i suoi obiettivi. Il suo unico appiglio per non perdere il senno.


Harry poteva già immaginarselo mentre la faceva girare per la Sala Comune Serpeverde, facendo fare a tutti una bella risata. Merda, era molto probabile che, arrabbiato com'era, Malfoy avesse sparso dei pettegolezzi. Oppure verità. Ormai tutti avrebbero saputo che era malato. Fantastico.


E così, non aveva dormito. Si era incamminato dritto verso i sotterranei invece di andare a colazione, con l' intenzione di rimandare la camminata della vergogna all'inizio delle lezioni. Tuttavia, si accorse che non ne aveva bisogno. Quasi tutti lo ignorarono, tranne Neville, che lo salutò mestamente con un cenno del capo.


Malfoy non lo degnò nemmeno di uno sguardo quando entrò nell'aula; la sua maschera era perfettamente in posizione.


Fece molto più male di quanto avrebbe dovuto.


L'intera lezione di Pozioni trascorse in silenzio; anche Lumacorno sembrava a disagio, si muoveva impacciato e si schiariva la voce mentre osservava la classe. Si può dire che Harry fu il primo a lasciare la classe, e il primo a presentarsi per la lezione successiva.


Fu in quel momento che iniziarono a mandargli frecciatine.


" Hey, Harry. "


Dio.


Anche se avrebbe voluto fare tutto tranne che rispondere al suo compagno di casa, con un sospiro, Harry si decise ad affrontarlo. Avevano passato gli ultimi dieci minuti a ridacchiare e gettargli occhiate. Era ovvio che prima o poi si sarebbero decisi a fare commenti.


" Ho sentito che hai avuto una piccola lite amorosa. Non pensavo che ti saresti fatto mettere i piedi in testa da qualcuno, Rihanna. "


" Va' al diavolo, Dean. " Ringhò Harry, che afferrò la borsa e lasciò la stanza. Certo, non era arrivato nemmeno a seguire metà della lezione, ma che importava? Che potevano mai fargli? Metterlo in punizione?


Chi diavolo era Dean per giudicarlo? A mala pena si parlavano, anche quando erano amici. Quel fottuto riferimento... certo, solo i maghi nati da famiglie babbane avrebbero potuto capirlo, ma visto che stavano sogghignando, era piuttosto evidente che non era stato poi così gentile. E Harry l'aveva anche protetto da Malfoy... che stronzo.


Era riuscito a nascondersi nella stanza delle necessità per tutta l'ora di pranzo, lontano dalle provocazioni e dalle derisioni. Sul serio, era come se non si fossero mai conosciuti. Come se non fossero stati suoi amici.


La solitudine non l'aveva mai afflitto così tanto come quel giorno. Voleva solo scomparire.


Il commento su ' Rihanna ' si era diffuso fra tutti i nati babbani entro l'ora di pranzo. E nel pomeriggio, avevano già altri commenti da fargli.


Harry all'inizio non ci fece caso; era troppo impegnato a farsi gli affari suoi e ad essere perso in un mondo tutto suo per la maggior parte del tempo. E comunque, ormai non gli interessava più nulla. No, ma fu il fatto che la maggior parte degli studenti stavano cantando, ad attirare la sua attenzione.


Certo, alla scuola erano sempre piaciute le canzoncine. E ' Weasley è il nostro Re ' ne era la prova lampante. Ma non era una cosa da tutti i giorni sentire dei Serpeverde purosangue cantare sulle note di Rihanna, persona di cui avrebbero dovuto ignorare l'esistenza. E non lo era nemmeno essere osservati da centinaia di persone, mentre cantavano la suddetta canzone.


Non conosceva quel singolo in particolare, questo finché non fu cantato per i corridoi da ogni studente, ogni volta che Harry faceva la sua apparizione. Il fatto che trattava di pratiche sadomaso non fece nulla per migliorare quella giornata già fin troppo umiliante.


La punizione fu brutta allo stesso modo, se non peggio.


Dovette scrivere pagine e pagine mentre era seduto a pochi centimetri da quel completo bastardo di un biondino, che non lo degnava nemmeno di uno sguardo.


Faceva male.


E non c'era nessuno che lo notasse.


Merda, nessuno che volesse notarlo.


.


.


.


Harry fece un lungo sospiro mentre attraversava la Sala Grande, cercando di ignorare i cori di studenti stonati che pensavano che fosse una buona idea cantare a squarcia gola. Sul serio? Pensavano ancora che lo ferisse?


" Cause I may be bad, But I'm perfectly good at it~! "


Non aveva dormito nemmeno la notte prima, non era riuscito a chiudere occhio. Ed era anche martedì. Quel giorno sarebbe stata la prima volta che avrebbe dovuto sottoporsi al trattamento senza nessuno a fargli compagnia. Legato al letto, in quell'infermeria deserta, dopo quella giornata di merda. Fantastico.


" Sex in the air, I don't care, I love the smell of it~ ! "


Aveva passato le ultime ore a cercare di nuovo di memorizzare le diverse lingue, ma non si ricordava nemmeno una parola. E come avrebbe potuto farlo? Non aveva nemmeno più la sua lista, come avrebbe mai potuto completarla? Non era più la stessa cosa; nel giro di un giorno, era cambiato tutto. Ed Harry non sapeva né immaginava come poter migliorare la situazione.


" Sticks and stones may break my bones, but chains and whips excite me~! "


Che andassero tutti al diavolo. Harry non aveva ucciso Voldemort per permettere loro di trattarlo come una merda per il resto della sua esistenza. Il destino era proprio ridicolo.


Le risatine riecheggiavano nella sala, gli studenti scoppiavano a ridere e si facevano beffe di lui. Ma a Harry non importava. Era indifferente, ricordate?


" Fottuto finocchio! "


Almeno fino a quel momento.


Harry perse l'equilibrio quando un incantesimo inciampante lo colpì, e riuscì a restare in piedi per un soffio. Ad ogni modo, tutti i suoi libri si sparpagliarono sul pavimento. Grandioso. Semplicemente perfetto.


Raccolse in fretta e furia tutti i tomi, con l'intento di lasciare la stanza al più presto. Ma un altro incantesimo lo centrò in pieno, e questa volta riuscì a farlo cadere al suolo.


Cazzo. Cazzo! CAZZO!


Non doveva rattristarsi! Non doveva provare vergogna! Stavano ridendo di quella dannata canzone, non di lui. Non avrebbero mai osato!


Mentre Harry cercava di riacquistare un po' della sua inesistente dignità, una mano scura accorse in suo aiuto. E quello che era ancora più sconvolgente, era che quella mano apparteneva a Zabini.


Cosa diamine voleva? Infierire su di lui, visto che era in un momento di debolezza?


Non sembrava essere colpito, e nemmeno arrabbiato. Con la sua solita indifferenza, gli offrì semplicemente la mano. Dopo un momento di evidente perplessità e ancora un po' di mortificazione, Harry si lasciò tirare su. Già lo detestavano; perché non peggiorare ancora di più la situazione già che c'era? Poteva ancora far sì che tutta la comunità magica lo odiasse.


Mentre raccoglieva i suoi libri, si accorse che la sala era di nuovo sprofondata nel silenzio. Nessuno cantava, nessuno fiatava... non si sentiva nemmeno il rumore di un passo. Il silenzio.


Si voltò velocemente, Harry intendeva ringraziare Zabini. Davvero, voleva farlo.


Ma Malfoy doveva sempre essere al centro dell'attenzione, giusto?


Non stava facendo nulla di particolarmente minaccioso. Se ne stava semplicemente appoggiato allo stipite della porta, con le sopracciglia alzate. Sembrava completamente al suo agio mentre fissava un altro Serpeverde, probabilmente di un anno più piccolo di lui. Questo, se si ignorava il fatto che tutta la sala stava trattenendo il respiro, aspettando la sua reazione per i maltrattamenti subiti da Harry.


I pettegoli ricevettero una grossa delusione.


“ Si vous autant que regardez mon fiancé à nouveau, et je vais te tuer. ”


Cosa? Ma quello stupido esibizionista doveva parlare in altre lingue per tutto il cazzo di tempo? Era a malapena comprensibile in inglese, perché doveva aggiungere anche il francese nella mischia?


Zabini sembrò essere sorpreso da quello che aveva detto, se era questo che significava la sua risatina. Dopodiché, se ne andarono.


E Harry fece lo stesso, prima che la sala riuscisse a capire cos'era successo.


Non era codardia. Era una mossa strategica.


.


.


.


Per la punizione di quel giorno, furono spostati nella Sala dei Trofei, per pulirli e lucidarli tutti. Non era permesso usare la magia, come se Harry avesse avuto altra scelta. Sembrava che la McGranitt l'avesse detto con con l'intenzione di ferirlo.


Continuarono a lavorare in silenzio.


Harry puliva con impaccio seduto nel suo lato della stanza, a malapena sveglio abbastanza da capire che non stava facendo altro che spostare lo sporco della coppa da una parte all'altra, mentre Malfoy se ne stava in silenzio dall'altra parte. Harry avrebbe preferito centomila volte che si urlassero contro.


Non aveva ancora capito perché Malfoy si era arrabbiato così tanto, l'altro giorno. Aveva trovato la sua lista... e allora? Che c'entrava lui? Era solo di Harry, e di nessun altro; a nessuno era permesso di giudicarla, soprattutto a Malfoy. Merda, era probabilmente una delle poche persone che, secondo Harry, l' avrebbero compreso... non si aspettava certo che esplodesse come una donna in menopausa e lo pestasse a sangue. Era ridicolo il modo in cui si era arrabbiato... e poi, per Harry? Era assurdo. Follia allo stato puro.


Se ne stette seduto e in silenzio nel suo angolino, non fiatò nemmeno mentre lavorava. C'era un silenzio assordante. Ne aveva avuto abbastanza, ma col cavolo che si sarebbe scusato per qualcosa che non aveva fatto.


Gettò uno sguardo a Malfoy, scorgendo con la coda dell'occhio le sue iridi grigie, prima che scomparissero di nuovo. Nessuno dei due si sarebbe scusato. Anche se era evidente che era Malfoy ad essere nel torto.


In fine la McGranitt ritornò, dicendogli che doveva andare in infermeria per il suo trattamento. Riusciva a malapena a reggersi sulle gambe, che stavano già cercando di resistere alla sua mente. Aveva bisogno di andare in infermeria... ma i suoi piedi lo tradivano. Gli urlavano di fuggire. E solo Merlino sapeva quanto volesse farlo.


In ogni caso si incamminò diligentemente verso l'infermeria, proprio come c'era da aspettarsi dal guscio vuoto che era diventato.


.


.


.
Draco riuscì con difficoltà a trattenersi dal lanciare un'occhiata di odio profondo alla McGranitt non appena ordinò a Potter di andare a fare il suo trattamento. Ma quella cagna non riusciva a vedere l'espressione di puro terrore che aveva sul volto? Non vedeva come gli tremavano le gambe mentre si costringeva ad alzarsi?


No, a quanto pareva erano tutti ciechi alla sofferenza di Potter, a parte Draco.





Be', certo, Draco era colui che ne aveva provocato la maggior parte, ma non c'entrava nulla. Ci si aspetterebbe che qualcuno notasse che Il Ragazzo che è Sopravvissuto era distrutto. Dato che era il salvatore del mondo magico e via discorrendo.


Invece no, tutti continuavano a non vedere, lasciando Draco a sguazzare nel suo... osava anche pensarlo? …senso di colpa. Non avrebbe dovuto sentirsi in colpa. I Malfoy non si sentivano in colpa. Non avrebbero dovuto sentirsi in colpa... non avrebbero dovuto provare un cazzo! Ma nonostante questo, era costretto a guardare Potter con la coda dell'occhio, e vederlo deteriorarsi ogni giorno di più.


Draco aspettò che la Preside se ne andasse, poi smise di pulire la coppa, e iniziò a rimuginare. Non era colpa sua se Potter era un imbecille. Era lui che l'aveva fatto infuriare, iniziando praticamente ad urlare nel tentativo di proteggere i suoi presunti amici. Perché non si ficcava in quella testaccia dura che non aveva più alcun bisogno di loro? Era ovvio che l'avevano abbandonato. Doveva perfettamente bastargli la compagnia di Draco, non doveva elemosinare la loro.





No, non era geloso. I Malfoy non erano mai gelosi, perché potevano comprare tutto quello che non avevano. Potter non poteva essere comprato; problematico, ma non irrisolvibile. Tutti quanti avevano un prezzo. Quello di Potter era indubbiamente la compagnia; anche la più orrenda fra le persone ne aveva bisogno. Non era naturale isolarsi; gli esseri umani erano socievoli di natura. E Potter aveva una combriccola di amici sin da quando era un bambino. Era ovvio che l'amicizia era tutto quello che desiderava. Sarebbe tornato strisciando da Draco, scusandosi per ricevere anche il minimo segno d'affetto.


Il pensiero gli fece venire la nausea.


Lui era Potter. Il suo rivale. L'unica persona in quel castello che sembrava essere capace di curare la sua noia cronica. Che catturava la sua fottuta attenzione appena metteva piede nella stanza. Non doveva scusarsi, o elemosinare compagnia. Doveva soltanto essere Potter.


Salazar, il nervosismo era tornato a torturare il suo stomaco. Si pentiva di aver tentato di cavargli gli occhi? No, non si sarebbe dovuto pentire di nulla.


Eppure, il senso di colpa rimaneva.


Dannato Potter!


Non aveva fatto nulla di male, non questa volta. Era stato Potter a decidere di fare l' egoista e gettarsi contro un albero che non voleva fare nient'altro che polverizzarlo. E perché? Per una fottuta lista... una lista di cose da fare prima di morire.


Quel bastardo egoista.


Che ne era del suo ridicolo coraggio Grifondoro?


Che ne era della sua fastidiosissima testardaggine?


Che diavolo ne era del fatto che non poteva essere ucciso?


Ormai aveva già rinunciato a combattere qualsiasi battaglia facendo quella dannata lista, e poi si era quasi fatto uccidere per completare come prima cosa l'attività più pericolosa che c'era, senza uno straccio di piano. Che bastardo.


Come osava rinunciare a combattere quella battaglia? Come osava rischiare la propria vita?


Aveva il dovere di combattere! Era Harry Potter, per l'amor di Merlino!


Sì, era Harry Potter. Ed era Harry Potter ad essere incatenato su un letto in infermeria, e che si stava sottoponendo ad un estenuante trattamento da solo, per colpa di un litigio che era stato Draco ad iniziare.





Fanculo la punizione. Il suo fidanzato aveva bisogno di lui.


.


.


.


Draco riusciva a sentire le urla prima ancora di aprire la porta. Sbrigati ad entrare. Entra. Cazzo, entra!


Tuttavia, la sua mano rimase bloccata sulla maniglia. Ignorò il fatto che stava tremando, e cercò di ignorare anche le urla di disperazione. Dannazione. Aveva visto abbastanza torture l'anno precedente, e non era intenzionato a vederne altre. Avrebbe preferito che lo cruciassero piuttosto che vedere Potter soffrire in quel modo. Ogni. Fottuto. Martedì.


Invocando il suo Grifondoro interiore, anche se l'avrebbe negato perfino sul letto di morte, aprì la porta e sgattaiolò all'interno. Gli era proibito stare nella stessa stanza con Potty, ma la preside non aveva tenuto conto del fatto che non gli aveva ancora restituito il mantello dell'invisibilità.


Come prevedibile, Potter era da solo. Di Madama Chips nemmeno l'ombra.


Le urla erano centinaia di volte peggio mentre guardava il volto contratto di Potter. Maledizione.


Il suo petto si muoveva in maniera convulsa e il corpo era scosso da violenti brividi, si contorceva fin quanto le cinghie gli permettevano di fare mentre urlava. Era un suono di assoluto dolore e paura, che convergevano in un unica grande supplica. Dio, nessuno avrebbe meritato di urlare in quel modo.


Potter urlava per il dolore, strattonando le cinghie. I suoi polsi avevano chiazze bianche e rosse, le fibbie affondavano nella sua pelle lasciando dei tagli, mentre lui cercava di liberarsene. Sembrava che non respirasse; stava strizzando gli occhi e il suo volto diventava sempre più rosso. Dove diavolo era quella dannata strega? Non importava quanto fosse sconvolta, di solito non lasciava i suoi pazienti soffrire in quel modo.


Aspettò alcuni secondi, e quando non la vide comparire, si sfilò il mantello di dosso, correndo verso il letto. Potter era ancora in preda alle convulsioni, e urlava, quindi Draco posizionò le mani tremanti sulle sue spalle, cercando di tenerlo fermo. Riusciva a sentire ogni tremore, e la sua camicia inzuppata sudore.


Merda, merda! Non sapeva cosa fare, non sapeva se dovesse provare a chiamare l'infermiera o cercare soltanto di tenerlo fermo. Del sangue scorreva lungo i suoi polsi, denso, inarrestabile. Cazzo, Draco dovette combattere la nausea che diveniva sempre più forte. Non poteva aiutarlo, non in quel modo. Cosa diamine avrebbe dovuto fare? Perché non insegnavano quel genere di cose a scuola? Sarebbe stato molto, molto più utile di Storia della Magia!


Un altro strattone fece cadere Draco in avanti, il quale ringhiò fra sé e sé mentre tentava di tenergli le spalle ferme contro il letto. Tuttavia, appena lo fece, la testa di Potter iniziò a tremare, la girava da un lato all'altro nel macabro tentativo di staccarsela dal suo stesso collo. Draco fu costretto a togliere le mani dalle spalle per cercare di fermargli la testa. I suoi occhi verdi si spalancarono.


Una sensazione di sollievo invase il suo corpo, gli scappò addirittura un piccolo sorriso, prima di realizzare che quegli occhi non lo stavano guardando davvero. Erano vitrei, come se guardassero attraverso di lui, e nonostante avesse smesso di urlare, il volto di Potter era ancora contratto per il dolore. Il piccolo spiraglio di speranza si trasformò in una sensazione orribile nel suo stomaco, quando l'altro iniziò a farfugliare frasi sotto voce. I suoi sussurri deliranti aumentavano di tono ogni secondo di più. Draco non poté far altro che osservare mentre iniziava di nuovo ad urlare, questa volta strillando parole che rimbombavano sulle pareti della stanza.


“ PER FAVORE! ”


Draco gli diede uno schiaffo.


Forte.


La sua testa fu sbattuta a destra, e le urla si interruppero immediatamente. Aveva un grande affanno, come se avesse corso per tutto il castello; i suoi pugni erano ancora chiusi nelle cinghie, e gocce color cremisi gli scorrevano lungo le braccia.


“ Maledizione, svegliati Potter. ”


E improvvisamente, quegli smeraldi si focalizzarono su di lui. Merda.


Malfoy balzò indietro come se si fosse scottato, ritraendo le mani dal petto tremante del moro. Che compostezza! Era un Malfoy! Delicato e posato in tutte sue azioni, compreso il fottuto controllo dei battiti del suo cuore!

Prima che Potter potesse dire una parola, Draco raccolse il mantello che era caduto sul pavimento e lo fece svolazzare in aria prima di indossarlo.

Aveva fatto la sua parte, aveva aiutato Potty... adesso poteva anche andarsene, prima che il Ragazzo Sopravvissuto realizzasse che il biondo che aveva visto a pochi passi dal suo letto non era solo frutto della sua immaginazione.

“ Hey! N-non andartene! ”


Draco si fermò di colpo.


No. Non doveva voltarsi. A chi importava se la sua voce si era spezzata? A nessuno. Nemmeno ad una singola cazzo di persona. Doveva andarsene. Draco doveva andare via.


“ Malfoy? ”


Draco si voltò indietro per guardare Potter, che cercava invano di sedersi e capire dov'era il biondo. I suoi occhi girovagavano da una parte all'altra della stanza, prendendo nota di ogni singola ombra. Si accorse che la porta era chiusa. Nessuna via d'uscita. Fantastico.


“ Potresti degnarti di rispondere... ”


Draco rimase in silenzio. Non poteva certo rispondergli, no? I Malfoy non erano spesso nel torto, e quando lo erano, non lo ammettevano. Potty avrebbe dovuto soltanto sperare in un miracolo.


“ Bene. S-sei contento adesso? Eh? Era questo che volevi vedere, non è così? Un patetico Potter, fottutamente terrorizzato da una cazzo di pozione! Stronzo! Era la mia lista, razza di coglione! La mia! Che diritto hai di giudicarla!? ”


E così il senso di colpa ritornò.


Draco sospirò mentre Potter digrignava i denti con rabbia. Aveva le guance rigate dalle lacrime. I suoi polsi stavano sanguinando. E per di più era incatenato ad un letto. Di certo non avrebbe potuto tentare di rompere di nuovo il naso di Draco.


“ Non mi è rimasto più nulla, bastardo! ”


“ …Lo so. ”


Draco avanzò leggermente, sedendosi sul letto. Con esitazione, poggiò una mano sul braccio di Potter. Era imbarazzante, lo metteva a disagio e si sentiva ridicolo per quel gesto, ma non rimosse la sua mano. Non ci riusciva.


“ Vuoi spiegarmi perché avevi la sindrome premestruale l'altro giorno? ” E l'atmosfera fu rovinata. “ Se non puoi, allora va' al diavolo. ”


E così fece.


.


.


.


Harry ne aveva avuto abbastanza.


Ne aveva piene le tasche delle prese in giro, delle risate di scherno e dei dannati cori che lo seguivano lungo i corridoi. Era stanco di essere torturato ogni martedì, o dei suoi presunti amici che miglioravano le loro arti magiche, mentre lui se ne stava in disparte ad osservarli con malinconia.


Era stufo di essere così dannatamente debole e patetico, e di incassare tutti i brutti tiri che riceveva. Cazzo, era Harry Potter! Aveva sconfitto il mago più crudele che era mai esistito per essere trattato come una merda tutti i santi giorni?


Ne aveva abbastanza.


E la pietà di Malfoy era la goccia che aveva fatto traboccare il vaso.


Come si era permesso di prendere la sua lista?


Era di Harry, e di Harry soltanto. Era l'unica cosa che lo trattenesse dal perdere la ragione. E Malfoy pensava di potergliela portare via così facilmente? Doveva passare sul cadavere che sarebbe presto diventato!


Fece il suo ingresso nella Sala Grande per la prima volta dopo giorni, ma mise da parte la compostezza appena la nausea iniziò a farsi strada dentro di lui. Riusciva a malapena a sopportare l'odore del cibo, figurarsi provare a mangiarlo. Come diavolo avrebbe mai potuto completare il Numero Sedici se non riusciva ad avvicinarsi al cibo?


Harry ignorò gli altri tavoli, ma si affrettò verso quello coperto di verde. Neanche loro erano in vena di mangiare, a quanto pareva.


Che diamine stava succedendo? Nessun Serpeverde stava pranzando, giocherellavano soltanto con il cibo. La maggior parte di loro lanciava occhiatacce agli altri tavoli. Erano quasi tutti pallidi in volto. Se Harry non li avesse conosciuti così bene, avrebbe pensato che si sentissero umiliati... ma, erano Serpeverde. Non provavano imbarazzo, o almeno non per molto tempo. E non avevano mai perso nessuna battaglia. Il solo pensiero era ridicolo.


Harry scrutò il tavolo, riuscendo infine ad individuare il biondo, che era seduto nel mezzo. Era ovvio che fosse al centro; doveva sempre attirare l'attenzione! Razza di stronzo, maniaco della melodrammaticità.


“ Non possiamo fare niente, non ancora. ” Stava dicendo alla sua combriccola, massaggiandosi la fronte. “ Non sappiamo chi è stato, e siamo già in una situazione precaria al momento. ”


“ Certo, sicuramente non grazie alle tue liti domestiche con... che vuoi, Potty? ” Harry ignorò Parkinson, tenendo il suo sguardo fisso su Malfoy. Lo irritava il fatto che lei l'avesse chiamato Potty, solamente Malfoy poteva farlo. Detto da qualunque altra persona sembrava che fosse un idiota a dirlo, era un po' come chiamare qualcun altro ' stupido '.


“ Malfoy, ridammela. ” Non gli importava se lo scoprissero; probabilmente ne erano già a conoscenza. Non gliene fregava un cazzo. Avrebbero scoperto cosa stava facendo, che gran bel problema. Ma non avrebbero saputo le motivazioni dietro tutta la faccenda... probabilmente. E in caso contrario li avrebbe semplicemente ignorati; come diceva il suo motto. Se una cosa veniva ignorata, non esisteva. La sua malattia non gli stava facendo del male, i suoi Grifondoro non si stavano comportando da stronzi, e Malfoy non esisteva. Adesso i Serpeverde potevano aggiungersi alla pletora di preoccupazioni immaginarie che aveva creato.


“ Forse se me lo chiedessi gentilmente-? ”


“ Ridammela, se non vuoi che ti faccia del male. ” Herry ignorò le numerose bacchette che gli vennero puntate da sotto il tavolo. Potevano ridere e imprecare quanto volevano; ma davanti ai professori non avrebbero potuto fare molto.


“ Stavo per farlo la scorsa notte, ma la nostra affettuosa riunione non ha avuto il tempo di proseguire. Temo di averla smarrita. ”


Harry si sentì piuttosto calmo mentre sfoderava la sua bacchetta. Non era in una posizione minacciosa, neanche lontanamente. Ma Malfoy assottigliò pericolosamente lo sguardo comunque, pronto a dire la sua. Ma Harry non gliene diede il tempo.


“ Preferirei non dover usare Accio, ma lo farò. Ho già preparato un biglietto piccolo e carino nella mia stanza con su scritto il motivo per cui ho dovuto usare quest'incantesimo, il che non migliorerà di certo la condizione di libertà vigilata in cui ti trovi. Perché non c'è modo che io lasci questa stanza senza la mia lista. ” Dannazione, probabilmente l'avrebbe fatto comunque, a discapito delle conseguenze. Non gli importava se quella lettera sarebbe stata il motivo di una lunga detenzione di Malfoy ad Azkaban; non era solo il salvatore; no, era il salvatore malato. Doveva pur contare qualcosa.


Malfoy non disse una parola, ma guardò Harry dall'alto in basso. I suoi occhi erano glaciali, taglienti. Sembrava pronto ad uccidere, e lo stesso valeva per i suoi compagni, ma tutti sapevano che Malfoy era il più subdolo di tutti. Lui era quello da cui guardarsi, e in quel momento era furioso.


In un batter d'occhio balzò via dal tavolo e spinse Harry contro uno dei muri della sala. Si espresse in lividi sussurri, i suoi occhi non lasciavano mai il volto di Harry.


“ Sei peggio di una ragazzina in piena pubertà con i tuoi continui sbalzi d'umore del cazzo! Scegli un'emozione e limitati a quella! ”


“ Rabbia. ” Ringhiò Harry, spingendo via Malfoy di un passo. Non gli piaceva la loro vicinanza, nemmeno un po'. Nessuno si accostava così tanto ad Harry, non più. “ Scelgo la fottutissima rabbia cieca. ”


“ E che emozione originale. ” Commentò secco Malfoy. “ Non proprio ammirevole, ma senza dubbio originale. ”


“ Dici che non è ammirevole? Da. Che. Pulpito. E tu? Che diavolo hai da essere così arrabbiato? Non sei tu la persona che- ”


Harry sobbalzò quando fu spinto di nuovo contro la parete, e questa volta fu costretto a restarci. Malfoy era livido. “ Stamattina un molliccio è stato rilasciato nella Sala Comune. ” Che diavolo c'entrava con la lista? “ Che cosa orribile, sul serio. Tutti quanti se la stavano facendo nei pantaloni quando all'improvviso il Signore Oscuro è sbucato davanti al camino, con la bacchetta pronta a torturare qualcuno. E lo sai cosa è successo quando sono entrato nella stanza? Riesci a fare qualche ipotesi? ”


“ Stai sprecando il mio- ”


“ Il molliccio ha cambiato forma, Potty. Sei comparso tu nella Sala Comune. Ho visto te, che venivi polverizzato da quel cazzo di Platano Picchiatore, ancora, ancora e ancora. Quindi prova ad immaginare. Fa funzionare quello stupido cervello che ti ritrovi. Perché credi che io sia arrabbiato, Potter?! ”


Harry deglutì a vuoto, guardando la fila di Serpeverde dietro Malfoy. Erano tutti pallidi, nessuno di loro stava mangiando... nemmeno Harry avrebbe mangiato se avesse visto in giro quel mostro senza naso.


“ Rischi la tua vita, per una lista- ”


“ Rischio la mia vita se non completo la lista. ” Disse Hary a bassa voce, ghignando interiormente quando Malfoy si zittì. “ Non lascerò che questa... questa cosa controlli la mia vita. ”


“ Fare un pupazzo di neve? Vincere una partita a scacchi? Non sono traguardi di vita- ”


“ È l'unica cosa che mi impedisce di... ” Harry deglutì nervosamente, “ restituiscimela... e basta. ”


“ Non me ne starò qui seduto a... cazzo, non puoi rischiare la vita, Potter. ” Merda, Malfoy lo stava quasi supplicando. Anche se non l'avrebbe mai ammesso, sembrava esausto. La presa delle sue mani sul colletto di Harry era diminuita, lo teneva stretto a malapena. E Harry vide attraverso la sua maschera.


Non era arrabbiato. Be', sì, lo era. Ma per la maggior parte, era spaventato. Preoccupato.


E il fatto che era stato lui a causare tutto quello, lo uccise.


Cosa avrebbe dovuto dire?


Se ne stavano lì, quasi naso contro naso, schiacciati contro la parete. Harry riusciva a percepire gli sguardi increduli di tutti gli studenti che li bruciavano vivi. Riusciva a sentire l'imbarazzo diffondersi per l'intera stanza.


Malfoy era troppo vicino; si sentiva al caldo... protetto. Poteva sentire il suo respiro sul suo volto, e anche se normalmente era considerata una cosa agghiacciante, aveva scoperto che non gli dispiaceva poi così tanto. Vaniglia.


I suoi occhi si spostarono velocemente sul pomo d'Adamo di Malfoy appena deglutì, con esitazione. Lentamente, tornò con lo sguardo al volto estremamente vicino al suo.


Riuscì a scorgere una traccia di nervosismo negli occhi incredibilmente grigi di Malfoy.


Harry deglutì a vuoto, chiedendosi che fine aveva fatto la sua rabbia nel momento in cui ne aveva bisogno. Probabilmente se l'era data a gambe insieme al suo coraggio, nascondendosi nelle profondità della sua mente, dove non poteva più raggiungerla. Grandioso.


Harry spinse lentamente Malfoy via da lui, con le mani tremanti. Per un momento il biondo non si mosse; si poteva capire dai suoi occhi che non aveva intenzione di farlo. Ma poi, fece un passo indietro.


Era tutto ciò di cui Harry aveva bisogno per divincolarsi, e andare via dalla Sala Grande.


.


.


.


Che diavolo era successo?


Il suo cuore non aveva ancora smesso di battere. Era certo che Malfoy stava per...


No. No, si sbagliava. Si odiavano. Erano a malapena amici. Qualunque... qualunque cosa fosse, non poteva accadere. Era malato, per l'amore di Merlino!


Harry sbatté la testa sul banco, passandosi le mani fra i capelli. Non era successo, non sarebbe successo... non voleva che succedesse?


No! Pensieri pericolosi, Harry! Doveva smetterla!


Oh, Dio, sarebbe stato insopportabile. L'inferno. Una tortura vera e propria.


Che gli prendeva? Era Malfoy... un ragazzo. E l'aveva quasi...!


Be', ecco come era andata a finire la loro amicizia straordinariamente felice.


Harry nascose il volto fra le mani quando la porta dell'aula si aprì, e gli studenti iniziarono ad entrare. Era certo che la sua faccia era ancora di un rosso brillante, e che lo diventava di più ogni momento che passava. Forse poteva sgattaiolare via e andare in infermeria? La nuova insegnante ancora non riusciva a gestire la classe, giusto?


“ Ciao ragazzi! Come state oggi? ” La sua eccessiva allegria non era necessaria. “ Oggi studieremo un incantesimo piuttosto semplice per la maggior parte di voi, data la straordinaria esperienza che già avete acquisito. ” Era un eufemismo. “ Ho trovato un molliccio nei sotterranei- ”


Harry alzò lo sguardo dopo quella frase, ringhiando interiormente per gli sguardi soddisfatti che si diffusero nella classe. Erano i Grifondoro, dovevano essere stati loro. Come potevano provare felicità tormentando in quel modo gli studenti? La cosa stava andando oltre la semplice vendetta.


“ che sarà perfetto per questa lezione. Ora, io so che evocare un Patronus può risultare difficile, specialmente se non c'è un dissennatore nella stanza. Non possiamo prenderne uno in prestito, non è così? ” Metà della classe scoppiò a ridere. Sul serio? Che razza di battuta era quella? “ Ma... ho sentito... ehm... gira voce... che c'è uno studente in questa classe che può trasformare un molliccio in un dissennatore. ”


Harry sospirò interiormente quando tutti gli occhi vennero puntati su di lui.


“ Non sto tentando di costringere questo studente... a fare qualcosa che lui, cioè, lui o lei, non vuole fare. È solo che vedere dal vivo gli effetti di un dissennatore sarebbe un aiuto eccezionale per la lezione. ”


Harry ricambiò il suo sguardo con indifferenza, ascoltandola come il resto della classe. Non l'avrebbe fatto. Non conosceva nemmeno il suo nome. Non aveva prestato nessuna attenzione alle sue lezioni, fino a quel momento.


“ Allora... c'è qualcuno che si offre come volontario? Per contribuire alla lezione? ”


Harry rimase seduto.


“ ...Harry? ”


Alla faccia dell'anonimato. Harry fece un sospiro, stringendo i denti. Davvero non voleva alzarsi. E poi chi diceva che il molliccio si sarebbe trasformato proprio in un dissennatore? Era molto probabile che si sarebbe trasformato nel cadavere di Harry. Oppure in lui, steso su un letto d'ospedale, senza capelli, pallido, emaciato e-


“ Per favore, Harry? ”


Perché non potevano lasciarlo in pace?


Harry sospirò di nuovo, alzandosi lentamente dalla sedia e incamminandosi in fondo all'aula. Gli sguardi lo seguirono, perforandogli la schiena.


L'insegnante aprì una cesta che aveva posizionato sulla cattedra, senza preparare Harry a quel fiume di emozioni. Merda, e se avesse mostrato la sua morte? Non avrebbe saputo gestirlo, non l'avrebbe m-!


La classe divenne gelida, come se tutto il calore fosse stato risucchiato dalla stessa atmosfera. Come se non fosse addirittura mai esistito. Grazie a Dio.


Harry si spostò vicino ad un banchetto abbandonato nelle sue vicinanze, anche se rimaneva sempre la persona più vicina al molliccio. Non poteva allontanarsi troppo, altrimenti avrebbe mostrato le paure di qualcun altro. E dal momento che i Serpeverde erano già stati tormentati quella mattina, non reputava giusto che ci andassero di mezzo loro.


E poi, non gli andava l'idea che un altro Voldemort comparisse nell'aula, ed era molto probabile che accadesse.


Non ascoltò la professoressa mentre spiegava che si doveva pensare al ricordo più felice che si aveva. Fino ad allora, aveva potuto eseguire l'incantesimo alla perfezione. Fino ad allora, non aveva realizzato che non avrebbe mai più visto il suo cervo argenteo correre. Lo ferì più di quanto avesse dovuto, che il suo cervo gli era stato strappato via. Quand'era l'ultima volta ad aver usato l'incantesimo? Avrebbe dovuto rischiare ed eseguirlo di nuovo?


Quando il dissennatore si avvicinò, una nebbiolina argentea riempì la stanza, proteggendo la maggior parte delle persone al suo interno. Essendo l'unica persona senza la bacchetta puntata, il dissennatore si diresse verso Harry.


Era... quella cosa era orribile.


Delle urla gli riempirono la testa, era sua madre in punto di morte. Voldemort era scosso da una crudele risata, che lo scherniva, che lo piegava al suo volere. Poteva vedere il corpo morto di Fred, una montagna di cadaveri, sentire tutte le urla, riusciva ad udire il pianto di Ron, che supplicava suo fratello di tornare indietro, di svegliarsi...


L'aria ghiacciata fu smorzata.


Harry rimase di stucco, e osservò Malfoy, che si trovava al banco accanto al suo. Proprio lì. Come se... l'episodio di quella mattina non fosse mai accaduto. Herry era mortificato. Merda, avrebbe voluto parlare con lui, era Malfoy, non si sarebbe mai lasciato sfuggire un'opportunità simile. Non se era l'occasione perfetta per rendere la sua vita ancora più infernale di quello che era.


Non stava guardando Harry, ma continuava a tenere gli occhi sulla sostanza scintillante che li stava proteggendo dal dissennatore. Ed Harry, che non aveva nessuna voglia di discutere con lui, fece la stessa cosa.


Non si aspettava l'incredibile felicità che lo travolse.


“ Il tuo patronus è un drago? Ma quanto sei vanitoso? ” Ridacchiò, ignorando il dissennatore, o gli sguardi perplessi e indignati dei suoi compagni.


Malfoy lo guardò, aveva le guance leggermente rosate e un piccolo ghigno sulle labbra. “ Invidioso? ”


“ Da morire. ”


Non notò che Malfoy fece scivolare precariamente il foglio di pergamena ripiegato nella sua tasca.
  
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