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Autore: The_Grace_of_Undomiel    20/03/2016    4 recensioni
"Nei secoli passati, nella terra di Erendithum non prosperava la pace, ma era soggetta a guerre continue. I Regni più in contrasto in assoluto erano Il Regno dei Desideria e il Regno dei Mildriend, chioma rossa. Per molto tempo tra queste due popolazioni ci fu furono guerre e battaglie sanguinose, fino a quando non si giunse ad una faticosa pace, suggellata dal matrimonio del principe Desideria, Dawmanos e la principessa Mildriend, Fhanys. Purtroppo, questa pace non fu destinata a durare a lungo. Infatti una nuova minaccia sorse dal Regno degli Alkres, che tentò di usurpare il Regno dei Desideria e dei Mildriend, per ottenere la supremazia massima. Ma dopo una guerra lunga e violenta, il Regno degli Alkres fu sconfitto e confinato in una dimensione a noi sconosciuta per opera della Maga Ailenia. Sventata anche questa minaccia, si visse nuovamente in pace e armonia. Alla tragica e misteriosa morte dei due sovrani, salirono al trono il fratello del Re, Moron, e la sua consorte, Alidiana. In seguito a ciò, si scatenò nuovamente un conflitto con i Mildriend, popolo divenuto ribelle e pericoloso. La popolazione venne a lungo perseguitata fino a quando la razza dei Mildriend non scomparve"
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Scontro nelle profondità
 
Alla vista della profonda e oscura voragine che ampia giganteggiava nel soffitto di rami, la prima domanda che Keira si pose fu quanto in fondo la terra li avesse trascinati.
Distesa al suolo e lievemente stordita, la guerriera si rimise piano a sedere, scrollandosi di dosso frammenti di radici e i residui di fine terriccio. Poco lontano alla sua destra vi era Nicklesh, ancora privo di sensi ma all’apparenza totalmente incolume, ad eccezione di qualche graffio rossastro.
Si sporse verso di lui, scuotendolo bruscamente per una spalla. Il giovane riaprì gli occhi azzurri immediatamente, ritrovandosi dinanzi il viso serio di Keira e, sopra la sua testa, l’enorme voragine da cui erano precipitati.
“Dove siamo finiti?” domandò, aggrottando la fronte nello sforzo di ricordare.
“Non ne ho la più pallida idea, ma presumo piuttosto in profondità. Il boato di prima deve aver frantumato il suolo, conducendoci sin quaggiù. Riesci a muoverti?”
“Sì, direi di sì” rispose, rimettendosi anch’egli seduto e scoccando un’occhiata all’ambiente circostante. Si trovano all’interno di una sala ampia e spaziosa,  costituita interamente da secca vegetazione, come sempre illuminata da infinite sfere dorate disseminate lungo tutte le pareti.
Verso il fondo, ai lati opposti della stanza, vi erano due gallerie, probabilmente la conclusione dei passaggi che avevano precedentemente intrapreso.
Sobbalzò, quando scorse due figure distese non molto lontano da uno degli accessi.
“Keira, guarda!” esclamò, indicando qualcosa alle sue spalle e facendola voltare di scatto. Riconoscendo immediatamente Idril e Khaled, la Mildriend si rialzò in piedi e in poche falcate li raggiunse; fortunatamente anche loro non parevano mostrare particolari ferite. Cominciò a scuoterli ed infine, dopo qualche tentativo, entrambi si ripresero.
“Dunque ci troviamo nelle profondità della struttura?” commentò Khaled poco tempo dopo, scoccando occhiate malevole lungo l’intero ambiente.
“Così sembrerebbe, non vi sono altre vie o cunicoli che conducano ancora più in basso” rispose Idril, che aveva già provveduto ad esplorare in lungo e in largo la singolare sala in cui si trovavano.
Con la fronte contratta e lo sguardo rivolto verso l’alto, Keira osservava indecifrabile la profonda voragine scura. Era certa che il boato di poco prima non fosse stato semplicemente un fenomeno naturale, ma che dietro vi fossero forze ben più potenti, quasi sicuramente ad opera di Ferimorn. Doveva averli condotti lì per un motivo, forse per uno scontro diretto, eppure nulla si era ancora mostrato.
Continuò ad osservare per qualche istante l’ambiente circostante, poi distolse lo sguardo, un sibilo seccato stretto fra i denti. Non sapeva spiegarsi il motivo, eppure quello strano luogo aveva in sé qualcosa di fastidiosamente famigliare.
“Magnifico, quindi adesso siamo in trappola” sbottò il Mildriend, roteando gli occhi innervosito “Proprio l’ultima cosa che sarebbe dovuta capitare”
“Siamo stati colti di sorpresa e non abbiamo potuto fare nulla per impedirlo. Vedremo di trovare una soluzione, per il momento cerchiamo di riflettere con lucidità e di mantenerci vigili. Non sappiamo quando e come il nemico potrebbe attaccarci” rispose Keira.
“Ciò di cui sono certo è che per l’ennesima volta ci troviamo in balia di Ferimorn e dei suoi maledetti giochetti. Restare qui con le mani in mano non ci aiuterà a risolvere la situazione!”
“Non vi è altro posto in cui andare, lo hai detto tu stesso. Siamo in trappola” replicò Keira, indirizzandogli un’occhiata tagliente “Perciò, l’unica cosa che adesso possiamo fare è attendere, a meno che tu non abbia in mente qualche idea migliore”
Un lampo d’ira attraversò gli occhi di Khaled, fissi in quelli gelidi di Keira. Insieme all’atmosfera di incertezza ed irrequieta aspettativa vi era ora un evidente clima di tensione, che poco giovava alla situazione già critica in cui si trovavano.
Poco lontano, Nicklesh li osservava in silenzio. Non li aveva mai visti così tesi prima di allora, non solo Khaled, che spesso era incline a scatti di rabbia di quel genere considerando poi la spiacevole condizione in cui si trovava attualmente, ma anche Keira pareva più irrequieta, quasi non fossero stati gli eventi o l’essere bloccati la causa, ma proprio l’intero luogo. 
Anche Idril si era fermata ad osservarli e dal modo in cui il suo sguardo di spostava ora su Keira, ora su Khaled, lo Sneachta era piuttosto certo che dietro vi fosse ben altro di un semplice confronto.
Ancora una volta, era bastato un istante per renderlo spettatore di qualcosa a lui sconosciuto.
Un fosco rumore scricchiolante catturò  la sua attenzione, strappandolo bruscamente dai suoi pensieri.
Appena in tempo riuscì ad accorgersi della lunga e spessa liana che rapida come un dardo era scattata verso di lui, pronta a colpirlo.
Il ragazzo schivò lateralmente, sottraendosi per un soffio da quell’attacco a sorpresa. Gli altri non ebbero neppure il tempo di realizzare che cosa stesse accedendo, che altre liane apparvero improvvisamente, scagliandosi verso di loro.
Altrettanto repentina Keira evitò la pianta, per poi sguainare in un rumore stridente le sue due fidate spade e tagliare di netto una delle tante liane.
Così, il loro nemico aveva deciso infine di fare la sua mossa. La ragazza scoccò velocemente un’occhiata intorno nel tentativo di individuarlo, ma di Ferimorn non vi era ombra, forse nascosto da qualche parte nelle vicinanze.
Altre liane si scagliarono contro di lei e nuovamente Keira le falciò con la sua lama, nello stesso modo in cui, qualche giorno prima, aveva tagliato i rami di spine. Alla sua sinistra, non avendo le armi adatte per spezzarle, Idril schivava con agilità impressionante, sottraendosi ad ogni attacco.
Lievemente più indietro, dopo aver faticosamente evitato qualcuna delle liane, Khaled sguainò la spada corta, impugnandola saldamente tra le mani. Una pianta scattò verso la sua direzione ed il Mildriend si preparò a tagliarla di netto, quando Nicklesh si frappose rapido fra lui e la liana, spezzandola con un solo colpo di lama.
“Perché lo hai fatto? Non mi serve il tuo aiuto!” esclamò Khaled con rabbia, il volto contratto in un’espressione di accesa determinazione.
“Quella spada non è in grado di spezzare liane resistenti come queste, ora è troppo piccola!” rispose Nicklesh, voltando appena il capo verso di lui “Finirebbe solo per frantumarsi”
“Cosa? Non è vero! La mia spada va benissimo!” controbatté fuor dai denti.
L’arrivo di ulteriori piante li interruppe. Nicklesh ne tagliò qualcuna, mentre Khaled fu costretto all’ultimo istante ad evitarle. Barcollò goffamente verso sinistra e per poco non cadde a terra, instabile sulle sue gambe da bambino.
Represse un sibilo  seccato, ritrovando l’equilibrio. Accidenti al giorno in cui aveva bevuto da quella fonte, anzi, al giorno in cui erano entrati nella foresta, tutto per trovare un gemma di cui ancora non avevano visto neppure l’ombra, a causa di Astril, che pareva esser scomparsa nel nulla.
Chissà dove accidenti era andata a finire.
 
 
Con le dita nervosamente serrate ai rami della crisalide in cui era imprigionata, la principessa sobbalzò agli indistinti rumori provenienti da un punto non ben definito, suoni che tanto le ricordavano quelli di una battaglia.
Probabilmente Ferimorn aveva deciso infine di sferrare il suo attacco, dando inizio ad un acceso scontro. Il solo pensiero bastò perché il suo cuore cominciasse a galoppare forsennato nel petto ed i suoi occhi saettassero irrequieti lungo tutti i lati della gabbia, in cerca di una soluzione all’apparenza insistente.
Non poteva forzare i rami o sferrare calci per provare spezzarli, poiché la gabbia, secondo quanto dettole dalla creatura, si sarebbe ristretta intorno al suo corpo sino a soffocarla. Persino le sue sfere di fuoco si erano rivelate inutili contro quella crisalide.
La ragazza prese un profondo respiro, cercando di ritrovare la calma. Lasciarsi pervadere dal panico non avrebbe risolto in alcun modo la situazione, anzi, l’avrebbe peggiorata ulteriormente.
Un altro rumore le giunse alle orecchie ed Astril serrò le palpebre nel tentativo, almeno per un istante, di estraniarsi da ciò che poco più in basso stava accadendo e di riflettere con lucidità.
Nonostante i suoni poco rassicuranti non vi era nulla di cui preoccuparsi, certa che Keira e gli altri stessero riuscendo a tenere testa a Ferimorn, solo, per quanto potente, contro ben cinque di loro. Sicuramente anche Felixia stava cercando a modo suo di fornire il suo contributo in quella battaglia, e come lei la principessa non sarebbe stata da meno.
Fu allora che un improvviso ed abbacinante bagliore dorato si stagliò nell’oscurità delle palpebre chiuse, accecandola paradossalmente per un istante.
Confusa e con un gemito spaventato fra le labbra, la giovane riaprì di scatto gli occhi e ciò che si ritrovò dinanzi la lasciò totalmente senza fiato.
Rami e viticci luminescenti si stagliavano in tutta loro imponenza, fittamente attorcigliati intorno ad un oggetto, pulsante di pura luce aurea.
Ferita da quelle lame rilucenti, Astril si schermì gli occhi con un braccio, appena in tempo prima che il bagliore la investisse in pieno.
Passò qualche istante prima che la principessa si decidesse a sollevare lo sguardo, ansimante e con il cuore che rimbombava nelle orecchie da quanto palpitava veloce.
Si trovava di nuovo nella prigione di Ferimorn, la luce e la parete sembravano esser sparite, sebbene nella sua mente un vago puntino dorato continuasse a fiammeggiare vivo ed instancabile, in attesa di essere raggiunto.
Quasi in un gesto meccanico, la ragazza poggiò lievemente le mani sui rami della crisalide. Dalle sue dita, una sottile scia di fuoco si propagò lungo l’intera trappola, i cui contorni cominciarono a brillare di un rosso ardente.
La crisalide rilucé con ancora più intensità, prima di frantumarsi in polvere scura, come se mai fosse esistita. Perduto il sostegno la principessa cadde giù, ma il suo corpo non precipitò mai a terra, sostenuto da due morbide e larghe liane che d’un tratto erano spuntate dalle pareti, richiamate dalla sua volontà.
La posarono dolcemente al suolo per poi ritrarsi, mentre Astril avanzava fuori dalla stanza, attraverso la piccola spaccatura che si era venuta a creare fra la vegetazione.
Consapevole di quale fosse la giusta direzione e con i rumori della battaglia che si facevano sempre più lontani, la ragazza proseguì nelle tortuose gallerie della struttura, aggirando la vegetazione debole o frantumata in seguito allo scossone.
Più avanzava, più la grandezza del bagliore aumentava, fisso nella sua mente. Ormai mancava ancora poca strada.
Le sue gambe si muovevano da sole e la sua mente errava verso la luce, unico elemento che i suoi occhi riuscivano a scorgere, esattamente come era accaduto tempo prima ad Ait Hiding e nel Regno dei Nureyel.
Comprese di essere arrivata quando l’oro sostituì ogni colore esistente. La luce brillava intensa, avviluppata intorno a rami e viticci.
Astril si avvicinò, distinguendo ad ogni passo nuovi dettagli, riconoscendo, per quanto piccoli, gli scheggiati contorni di un cristallo.
La gemma dei Syrma.
Una volta giunta dinanzi, Astril si arrestò, per poi allungare la mano ed afferrare in un unico gesto la gemma, mentre le altre due pietre brillavano a loro volta di rosso e verde, filtrando attraverso la tasca del corpetto in cui le teneva nascoste.
Gli occhi della ragazza si riempirono totalmente di luce, prima di venirne travolta.
 
 
In uno scatto repentino, Keira ruotò il busto verso sinistra, tagliando in un solo colpo di spade l’ennesima liana che le si era scagliata contro. Le membra indolenzite e la fronte imperlata di sudore, portò nuovamente lo sguardo dinanzi a sé, pronta a distruggere senza tregua le prossime piante, ma a dispetto di ogni aspettativa non trovò nulla, se non il vuoto.
Si arrestò di colpo, le spade a mezz’aria strette in mano ed il fiato corto. Allo stesso modo i compagni al suo fianco si fermarono, confusi da quell’improvvisa quiete.
Le liane ed i viticci che sino ad un istante prima li stavano attaccando erano scomparsi.
Rigidi e in allerta, il gruppo continuò a guardarsi intorno, in attesa della prossima mossa.
“Ebbene? Si può sapere che sta succedendo?” sbottò aspro Khaled, stringendo nervosamente l’elsa della spada corta, sebbene gli fosse stata per tutto il tempo completamente inutile.
“Quanta impazienza ragazzino, è così ardente il tuo desiderio di incontrare la morte?”
Una voce stridente riempì l’aria, proveniente da un punto a loro sconosciuto.
Keira saettò immediatamente lo sguardo verso le pareti di vegetazione, in cerca di una qualunque protuberanza fra i rami.
“È inutile che ti ostini a provare ad individuarmi, guerriera. I tuoi occhi da umana non sono in grado di captare i miei movimenti”
La voce ora pareva essersi spostata, riecheggiante da ogni lato.
“Mostrati alla luce, Ferimorn” ordinò la Mildriend, guardinga “Non puoi continuare a nasconderti”
“Oh, e cosa di dice che io lo sia?” replicò la voce, ora più vicina.
Rapidi si voltarono alle loro spalle, ritrovandosi così dinanzi, pochi passi a separarli, la figura di Ferimorn. Slanciato e sottile, se ne stava completamente immobile, le braccia di rami strette al petto e i piccoli occhi rilucenti di un bagliore giallo. Sogghignò, leggendo nei loro volti lo stesso stupore che aveva colto precedentemente Astril.
“Siete forse sorpresi di sentirmi utilizzare il vostro linguaggio, o di vedermi con questo aspetto, umani?”
“Con tutto quello che abbiamo affrontato da quando siamo qui, oramai abbiamo imparato ad aspettarci qualsiasi cosa” replicò la Mildriend, tagliente.
A quelle parole, il sorriso della creatura assunse un’impronta di divertito compatimento.
“Dunque, vediamo se riesco ad indovinare. Tu devi essere la temeraria Keira, dico bene? La più ansiosa di incontrarmi, dati i moniti che non hai fatto altro che rivolgermi quando ti trovavi in solitudine. Spero che il ricordo che ti ho mostrato sia stato di tuo gradimento”
La giovane fremette appena, l’espressione gelida, ma Ferimorn neppure la considerò, l’attenzione rivolta a qualcun altro.
“Tu invece… Idril. Devo averti sottovalutato, non immaginavo che saresti riuscita addirittura a sconfiggere Talun, piccola scalatrice di alberi”
Ignorò totalmente Khaled, rivolgendosi infine allo Sneachta.
“Ne è passato di tempo, Nicklesh. Hai fatto di tutto per non ascoltare i miei richiami, ma alla fine ci siamo incontrati nuovamente. Per quale motivo sei ritornato nella mia foresta, in compagnia di queste persone?”
“Dovresti saperlo già, Ferimorn. Dopotutto, non sei il padrone di Glas Faroise?” replicò il ragazzo, il tono duro come mai prima di allora.
“Quanta ostilità, non è nella tua indole”
“Mi rivolgo così ai miei nemici” rispose, le stesse identiche parole che, giorni prima, aveva utilizzando contro Talun.
“Basta con questi discorsi, creatura maledetta” li interruppe Khaled, puntando la spada verso l’essere “Ci hai condotti sin qui per uno scontro diretto, allora mostraci ciò di cui sei capace. Oppure ora che sei sprovvisto di servitori e che le tue liane si sono rivelate inutili la situazione per te si è fatta critica?”
“Giusto, mi ero completamente dimenticato della tua presenza” disse fintamente accorato “Hai un bel coraggio a definire le mie liane inutili, quando altri hanno pensato a difenderti. Non mi pare che con quella ridicola spada tu abbia fronteggiato anche uno solo dei miei attacchi, moccioso”
“Sei stato tu a tramutarmi in un ragazzino!” rispose fuori dai denti, una scintilla d’ira ad attraversargli lo sguardo.
“Qui ti sbagli, e su due aspetti differenti. Tu stesso hai bevuto da quella fonte, perciò la causa principale della tua condizione non sono io, ma la tua mancanza di resistenza, di cui, rispetto al resto del gruppetto, tu sembri il meno provvisto. Inoltre, la proprietà di quell’acqua non consiste nel trasformare colui che si disseta in un bambino, no. Le sue caratteristiche sono molto più sottili ed interessanti, ma questo forse persino tu stai iniziando a capirlo”
Un inquietante sorriso compiaciuto increspò il suo volto, gli occhi scintillanti di un bagliore maligno. Fremente di rabbia, Khaled abbassò suo malgrado lo sguardo e serrò con ancora più forza le dita intorno all’elsa della spada, in cerca dell’autocontrollo che via via stava cominciando ad abbandonarlo.
“Smettila di prenderti gioco di noi, Ferimorn” riprese severamente parola Keira, stanca di quella situazione “Che cosa vuoi veramente?”
“Da voi? Assolutamente nulla, inutili creature. L’unico che mi interessa è lui” indicò con un cenno del capo Nicklesh.
 “Ho un patto da proporti, ragazzo. Non so se sia stata per reale abilità o per pura fortuna, tuttavia in passato sei riuscito ad uscire da qui incolume, sfuggendo addirittura dalla mia presa. Questo significa che in te vi è qualcosa in più rispetto a quegli stolti della tua specie, qualcosa che solo con il mio aiuto potresti riuscire a sviluppare adeguatamente. Perciò, ti offro il privilegio di unirti a me. Abbandona questi inetti e diventa un mio emissario. Puoi starne certo, non te ne pentirai”
Calò il silenzio. Ognuno di loro si voltò a guardare Nicklesh, rimasto immobile e silente, un ombra ad oscurargli il viso. Dopo qualche secondo, il ragazzo si incamminò verso la creatura, che con un ghigno aveva teso nella sua direzione la mano secca e sottile.
Impassibile, Keira udì mormorare Idril un ‘no’ incredulo, mentre Khaled sibilò con odio ‘traditore’.
Nicklesh giunse dinanzi a Ferimorn, che annuì soddisfatto.
Ciò che ne seguì accadde tanto rapidamente che quasi fu impossibile da scorgere.
La spada che lo Sneachta aveva sguainato calò rapida verso l’essere, che con un solo gesto afferrò la lama affilata in un pugno, per poi scaraventarla insieme al ragazzo contro la parete più vicina.
Polvere e terriccio si sollevarono nell’impatto.
“Nicklesh!” urlò Idril.
“Dunque hai scelto. Povero sciocco” commentò Ferimorn sprezzante, prima di indirizzare una liana verso Keira, che repentina si era scagliata contro di lui. Colta di sorpresa, la ragazza non riuscì a tagliarla e fu costretta ad evitare lateralmente la pianta, che riprese subito ad attaccarla, impedendole così di fare nulla se non continuare a schivare.
Poco distante Idril imbracciò l’arco pronta a colpire il nemico, quando una spina acuminata indirizzatale dalla creatura si andò a conficcare nel suo braccio sinistro. Un gemito sofferente le sfuggì dalle labbra e la freccia che aveva scoccato mancò completamente il bersaglio.
Sia l’arciera che Keira si trovavano in difficoltà, la seconda ancora impegnata a schivare l’attacco della pianta, e Khaled, nonostante la sua condizione, non aveva alcuna intenzione di restare in disparte. Scattò verso Ferimorn, ma non riuscì neppure ad avvicinarsi: una liana, più sottile delle precedenti, schioccò contro le sue caviglie come una frusta, facendolo cadere a terra.
Una pioggia di spine lo raggiunse a gran velocità ed il Mildriend ne sarebbe rimasto trafitto se qualcuno non lo avesse afferrato per un braccio all’ultimo istante, sottraendolo così dall’attacco.
“Stai bene?” domandò preoccupato Nicklesh, i vestiti in più punti strappati e macchiati da qualche goccia rossastra.
“Sì, ma dobbiamo aiutare Keira!” replicò per tutta risposta Khaled, sottraendosi bruscamente dalla sua presa.
“Lo so” scoccò un’occhiata alla ragazza, che per l’ennesima volta schivò con una capriola “Quella liana è terribilmente veloce. Ci penso io, tu nel frattempo rimani un attimo qui”
“Cosa? Vorrai scherzare!”
“Abbiamo avuto modo di vederlo entrambi, la tua spada non è in grado di scalfire quelle piante. Da qui Ferimorn non dovrebbe curarsi della tua presenza, osservalo e cerca di individuare il suo punto debole, deve essercene per forza uno”
Il Mildriend era già sul punto di contestare nuovamente, ma infine, suo malgrado, si ritrovò ad annuire.
Tranquillizzato, lo Sneachta si rigettò nella battaglia. Non sapeva che cosa fosse accaduto, ma era certo che Ferimorn fosse ora molto più potente rispetto alla prima volta in cui, nascosto nell’ombra, lo aveva attaccato. In che modo, durante quel tempo, aveva acquisito così tanta forza?
Ancora non riusciva a capacitarsi della folle proposta che gli aveva rivolto. Non si sarebbe unito a lui neppure se si fosse trovato da solo e di certo non lo avrebbe fatto ora che si trovava in compagnia di persone con cui aveva affrontato pericoli ed avversità, persone con le quali aveva instaurato un legame. Forse il sentimento non era ricambiato, ma avrebbe fatto comunque qualsiasi tentativo per aiutarli.
Raggiunse la liana che stava braccando Keira e sollevò la spada per tagliarla, ma la pianta si aprì in due prima che potesse anche solo brandire il colpo: la Mildriend, ansimante e ricoperta di polvere, lo aveva anticipato.
“Non riusciremo ad andare avanti così per molto...” disse allarmato Nicklesh.
“Questo è poco ma sicuro. Continuare ad attaccarlo singolarmente non porterà a nulla. Dobbiamo colpirlo tutti insieme, solo così potremo riuscire ad infrangere la sua difesa” rispose la guerriera.
Urlò il nome di Idril, che frattanto era stata costretta a mettere da parte l’arco, al momento inutile, e a sguainare il pugnale. La giovane schivò con la solita rapidità uno degli attacchi e poi li raggiunse.
“State finalmente pensando ad una strategia, umani? Sarebbe anche ora” ironizzò Ferimorn, poco lontano “In ogni caso sarà inutile. Vi renderò inermi, tutti voi, dopodiché vi metterò in trappola, insieme alla vostra amica dalla chioma bicolore”
“Sta parlando di Astril!” esclamò ansiosa Idril.
“Allora è per questo che Elathain non è riuscito a trovarla. Si trovava già qui” mormorò il ragazzo.
“Dite che anche Felixia sia da qualche parte in questo posto?”
“Non lo so e al momento non possiamo occuparci di questo” li interruppe Keira. Notando il braccio ferito dell’arciera, sguainò il pugnale prediletto dalla cintola e glielo porse. Dato che non poteva utilizzare l’arco, forse in quel modo sarebbe stata meno svantaggiata.
“Nicklesh ed io lo attaccheremo per primi e mentre lui sarà impegnato con noi, tu ti occuperai del resto” sussurrò.
Idril annuì con un sorriso determinato e a quel punto la Mildriend e lo Sneachta si lanciarono contro Ferimorn, che indirizzò loro una contorta diramazione di radici. Entrambi riuscirono a spezzarle e la creatura si preparò con un sogghigno a crearne altre. Solo allora un presentimento lo colse e notò appena con la coda dell’occhio l’arciera, spostatasi lateralmente, lanciare nella sua direzione i due pugnali. Quello di Keira si andò a conficcare nella sua spalla, mentre quello di Idril nel costato.
Uno stridio acuto proruppe dalla sua gola e la creatura,  stupita dalla precisione dell’arciera, barcollò appena. Sfilò con uno strattone entrambe le armi e le scaraventò da parte.
“Maledetti umani...” disse, senza però perdere traccia del ghigno, lo sguardo ancora più acceso di prima.
Fece per avanzare, ma si bloccò quando percepì qualcosa di appuntito colpirlo nella schiena.
Dietro di lui, Khaled imprecò. La sua piccola spada si era conficcata ma non lo aveva trapassato ed era rimasta incastrata nel corpo della creatura.
Ferimorn voltò il capo verso di lui, mentre il Mildriend cercava inutilmente di riprendere la spada strattonandola verso di sé.
“Piccolo stupido” lo sollevò per il colletto della maglia, per poi scaraventarlo poco più in là.  Le sue dita si tramutarono in liane e con un semplice gesto le indirizzò verso Khaled, dolorante per l’impatto e costretto a terra.
Sia Keira, che Idril che Nicklesh erano troppo lontani per intervenire in tempo e lui si trovava senza spada che, in ogni caso, gli sarebbe stata inutile.
Si impose di non serrare le palpebre e rimase ad osservare con collera e frustrazione le piante che, inaspettatamente, non riuscirono mai a raggiungerlo.
 
Con gli occhi spalancati per lo sconcerto e l’incredulità, Khaled fissò la figura tremante e dai lunghi capelli neri-rossi che in un istante si era parata dinanzi a lui, una mano protesa in avanti totalmente circondata dalle fiamme, disposte in una sorta di barriera.
“Astril!” fu la prima ad esclamare Idril, sorridendo radiosa.
La principessa, lo sguardo concentrato ma palesemente impaurito, fece cessare le fiamme mentre Ferimorn sibilava di dolore, impegnato a spegnere il fuoco dalle proprie dita.
Com’era riuscita quell’inetta a liberarsi dalla crisalide ma soprattutto perché adesso le sue ridicole fiamme erano divenute così potenti? Di certo non erano in grado di incenerirlo, ma se prima sembravano quasi inesistenti, ora gli avevano provocato non poco dolore.
Con un ringhio strattonò via la spada di Khaled dalla propria schiena. La situazione stava cominciando a disturbarlo fortemente.
Frattanto, Astril e Khaled avevano approfittato del suo attimo di vulnerabilità per ricongiungersi agli altri, piuttosto sorpresi dall’intervento della principessa, soprattutto Nicklesh, completamente all’oscuro, sino a quel momento, dei poteri della ragazza.
Tuttavia non vi era tempo per le spiegazioni, né per loro, né per Astril, incredula dello stato in cui si trovava Khaled, che aveva a malapena sbottato un ringraziamento, e preoccupata della mancanza di Felixia all’appello.
“Giunti a questo punto, forse ti conviene arrenderti, Ferimorn” disse Keira.
La creatura alzò lo sguardo su di loro. Le armi dei suoi avversari si trovavano ora tutte puntate verso di lui: la spada di Nicklesh, le due spade di Keira, il pugnale di Idril in mano a Khaled, quello di Keira stretto dall’arciera ed infine Astril con i palmi della mani circondati da due piccole sfere fiammeggianti.
“Arrendermi?” ripeté il nemico, uno strano divertimento nella voce “Ancora pensate di poter fare qualcosa contro di me? Con due coltelli ed un piccolo focolare?”
Si elevò in tutta la sua statura e reclinò appena il capo, lo sguardo che sprizzava scintille.
Una strana tensione riempiva ora l’aria, segno che stava per accadere qualcosa.
Una tenue aura gialla cominciò a delinearsi lungo il corpo della creatura, mentre un simbolo, luminoso e micidiale, apparve intorno al suo occhio destro: due quadrati di differenti dimensioni lievemente inclinati, uno dentro l’altro, giallo e nero.
Il simbolo di Miradis.
A quella vista, Keira boccheggiò. In un attimo, Ferimorn si lanciò verso di loro a velocità impressionante, costringendoli a sciogliere lo schieramento.
Una simile rapidità la guerriera l’aveva vista solo in Miradis ed il simbolo ne era la prova tangibile: quella era la stessa maledizione. Tuttavia, al contrario dell’indovina, la creatura non pareva sotto il controllo di qualcosa, ma pianamente consapevole di ciò che stava accadendo. Che fosse lui la vera causa della maledizione? Non ne era certa, ma Keira ne dubitava.
In ogni caso, la situazione si era ancora una volta complicata.
Ferimorn scattava prima da uno e poi da un altro senza lasciar tregua al gruppo, che provava in tutti i modi a difendersi. Idril aveva immediatamente fiancheggiato Astril, le cui sfere di fuoco si spegnevano non appena giungevano in prossimità del nemico, mentre Keira dava supporto a Khaled.
Nicklesh dal canto suo non riusciva a credere a ciò che stava vedendo. Una simile forza, un simile potere...che cosa era accaduto a Ferimorn? Se aveva capito bene, quel simbolo che si trovava sul suo occhio era lo stesso di cui avevano parlato i Mildriend, quello della fantomatica indovina Miradis.
Ancora una volta si chiese in che razza di contorta ed oscura situazione fosse coinvolto quel gruppo.
“Che cosa facciamo, Keira?” domandò, quando finalmente riuscì a raggiungerla “Ferimorn ci sta indirizzando tutti i suoi attacchi, che sembrano raddoppiati di potenza da quando quello strano simbolo è apparso sul suo occhio”
La ragazza non rispose subito, un rivolo di sangue che scivolava dal sopracciglio lungo la tempia.
“Il suo potere è micidiale e quasi inarrestabile. Tuttavia, lui è da solo mentre noi siamo in cinque. Prima, con l’attacco combinato, siamo riusciti a scalfirlo. Bene, proviamoci ancora una volta” rispose, decisa.
Nicklesh annuì, un sorriso ad illuminargli lo sguardo, e agli altri non servirono parole per comprendere.
Astril si concentrò al massimo, tentando di aumentare l’intensità delle sfere di fuoco. Aveva una paura terribile e ancora si sentiva confusa da quello che stava accadendo, tuttavia, per quanto il campo di battaglia continuasse a non essere adatto a lei, ora che ne aveva la possibilità non poteva deludere il resto dei suoi compagni.
Lanciò le sfere di fuoco ed inaspettatamente si tramutarono entrambe in una breve vampata, che riuscì a giungere sin dalla creatura. Essa ringhiò di dolore e si preparò ad attaccare la principessa, ma si ritrovò dinanzi Idril, che lo sfregiò superficialmente con il pugnale. Ferimorn provò allora ad indirizzare un groviglio di radici contro l’arciera, ma l’arrivo del pugnale lanciato da Khaled fu sufficiente per distrarlo.
Un'altra sfera di fuoco lo raggiunse ed insieme ad essa Keira; le spade riuscirono a colpire in pieno l’essere, che disorientato aveva perso per un attimo il pieno controllo del suo potere.
Finì con la schiena alla parete, infuriato, e fu allora che Nicklesh si lanciò verso di lui, deciso a porre fine a quella storia una volta per tutte.
Con entrambe le mani piantò la lama della spada nel petto di Ferimorn, urlante di rabbia e di dolore. L’aura gialla sempre più luminosa si propagò intorno anche al ragazzo, abbagliato dal simbolo maledetto, lucente e pulsante da sembrare quasi vivo.
Allo stremo delle forze, Nicklesh urlò ed affondò con ancora più energia la spada, che trapassò da parte a parte il corpo di Ferimorn.
Questi si bloccò all’improvviso, i piccoli occhi spalancati, prima che il simbolo sul suo occhio si spezzasse e l’aura di potere si espandesse fuori dal suo corpo.
Con la mente in completa confusione, Nicklesh venne sbalzato via e crollò all’indietro, mentre il marchio, privo di consistenza, giganteggiò verso l’alto sino a giungere al soffitto che oltrepassò filtrandoci attraverso.
Il corpo di Ferimorn, rigido e privo di vita, si accasciò al suolo totalmente nero, eccetto alcune screziature giallo vivo.
Sconfitto.
Tutti loro, con il fiato corto e sconvolti da ciò che era appena accaduto, rimasero per pochi istanti immobili come svuotati, poi corsero da Nicklesh.
Con l’aiuto di Idril, il giovane si rimise piano a sedere; confuso, ma per fortuna incolume.
“È stato...indescrivibile” si limitò a dire, ed un brivido lo attraversò.
Lasciandosi finalmente andare ad sospiro di sollievo, tutti loro rinfoderarono le armi. Sembrava incredibile, eppure alla fine ce l’avevano davvero fatta.
“Non ho mai visto nulla del genere” mormorò Astril al fianco di Keira, osservando ciò che rimaneva di Ferimorn.
“Neppure io...” concordò l’altra. Ripensò al simbolo, scomparso come una nuvola di fumo.
“Credo sia stata la battaglia più accesa che abbiamo mai affrontato, però alla fine ci siamo riusciti!” esultò Idril, tornata allegra e vitale come sempre “Astril ha usato per la prima volta i suoi poteri ed è stato incredibile. E tu Nicklesh hai dato il colpo di grazia!”
“In realtà è stato merito di tutti. Solo unendo le forze ne siamo usciti vittoriosi” rispose felice, e Keira si ritrovò ad ammettere con sé stessa una cosa: di certo quel ragazzo aveva su di sé numerosi interrogativi, ancora non aveva spiegato perché avesse deciso di attraversare la galleria da solo, ma lei era caduta in pieno errore accusandolo ingiustamente. Li aveva aiutati rischiando addirittura la sua stessa vita –l’ombra di un accenno di sorriso apparve sulle sue labbra- e questo era qualcosa di cui tenere conto.
“Certo, abbiamo distrutto Ferimorn” con uno strattone, Khaled rimise nel fodero la spada che aveva recuperato “Ma allora... perché sono ancora un bambino!?”
Effettivamente, Khaled era rimasto tale e quale a prima.
“Forse l’effetto non è legato alla presenza di Ferimorn...” rifletté Nicklesh.
“Vero. Non è da escludere che l’incantesimo possa essere permanente!”
“Non dirlo neanche per scherzo, Idril!”
Un improvviso scossone lo fece sobbalzare. La terra aveva preso a tremare, pezzi di terriccio e radici crollavano al suolo e la polvere svolazzava giù dalle pareti e dal soffitto.
“Che sta succedendo, adesso?” domandò Khaled, tetro.
“La struttura sta crollando, evidentemente a mantenerla in piedi era l’influenza di Ferimorn. Dobbiamo andarcene. Subito!”
“Laggiù ci sono due gallerie, se le percorriamo dovremo ritornare all’esterno, però dobbiamo fare in fretta. Andiamo!”
Si misero a correre e raggiusero uno dei passaggi. Come vi era da aspettarsi, diversi pezzi di terra e rami erano crollati all’interno e il percorso, per buona parte in salita, era ancora più accidentato.
Cominciarono ad arrampicarsi, con Idril in testa e Astril alla retroguardia.
Provati dallo scontro e infastiditi dalla polvere, il gruppo ripercorse il passaggio il più velocemente possibile, correndo quando ne avevano la possibilità ed arrampicandosi quando non potevano fare altrimenti.
Il rumore di pezzi che crollavano li incitava ad aumentare l’andatura. Erano riusciti ad uccidere Ferimorn, non sarebbero finiti sepolti vivi in un posto come quello.
Dopo un tempo che parve infinito, giunsero finalmente nella parte piana della galleria, l’ultimo tratto.
Fu allora che un ulteriore scossa più forte delle precedenti sconquassò la terra, che prese a crollare come una valanga.
“Correte!” sbraitò Keira. Gli altri non se lo fecero ripetere due volte.
Più difficile risultò invece per Khaled, che finì distanziato dai compagni davanti a lui. Le sue gambe da bambino non gli permettevano di tenere il passo e lo penalizzavano anche dal punto di vista dell’equilibrio.
Non si accorse della radice sbucata dal terreno e vi inciampò, rovinando a terra proprio davanti ai piedi di Astril, che senza pensarci su due volte lo sollevò e lo prese in braccio.
Totalmente sorda alle accese proteste di Khaled, continuò a correre finché non scorse una tenue luce dorata: l’uscita della galleria.
Tornò all’aria aperta ma non si arrestò e con un ultimo slancio raggiunse gli altri, mentre dietro di lei l’intera struttura crollava.
Solo quando affiancò Keira si voltò a guardare: dell’enorme dimora di Ferimorn non era rimasto altro che uno scheletro scomposto di rami e terra.
L’avevano scampata per un soffio.
“Mettimi giù! Astril, dannazione, mettimi giù ho detto!”
La voce strepitante di Khaled la riscosse dallo stato di trance. Ancora aggrappato a lei, il Mildriend si dimenava scocciato ed anche vagamente umiliato; dissimulando l’imbarazzo, la principessa si affrettò a rimetterlo a terra.
Un silenzio vuoto e leggero avvolgeva Glas Faraoise, libera dall’influenza negativa del suo padrone; persino l’aria sembrava più limpida e fresca, senza traccia della cappa soffocante che li aveva perseguitati durante quei giorni. Da allora in avanti, quel luogo avrebbe vissuto solo per se stesso.
“Che cosa facciamo, adesso?” fu il primo a parlare Khaled, infrangendo la singolare quiete sospesa. Avevano sconfitto Ferimorn, ma ancora non avevano ottenuto ciò per cui si erano spinti sin dentro quella foresta, attraversata pressoché nella sua interezza.
“Presumo non ci resti altro che ricominciare le ricerche, adesso che ci siamo liberati di quella creatura dovremmo avere meno difficoltà” rispose Keira.
“In realtà non sarà necessario” con un sorriso, Astril si voltò verso di loro, posando una mano sulla tasca del corpetto “Mentre ci trovavamo separati ho trovato...” esitò, ricordandosi della presenza di Nicklesh “...ciò che ci serviva”
Un’ombra di stupore attraversò il volto di Keira.
“Stai dicendo sul serio?”
La principessa annuì, poi scoccò un’occhiata allo Sneachta, ancora rivolto verso la struttura e la testa apparentemente in altri pensieri, e soggiunse con un fil di voce “L’ho trovata in una delle stanze della dimora di Ferimorn. Ho percepito chiaramente il suo richiamo e senza neppure rendermene conto sono riuscita a liberarmi dalla crisalide nella quale ero imprigionata. Non ricordo molto, solo una luce dorata abbacinante, e dopo aver preso la Gemma mi sono ritrovata in una galleria della struttura. Ho seguito i rumori del combattimento per raggiungervi”
“Strano, non ci siamo accorti di nessuna luce” sbottò Khaled.
“Perciò questa volta non hai perso i sensi. È un buon segnale, vuol dire che stai cominciando a reagire correttamente alla forza delle Gemme” annuì Keira meditabonda “Se le cose stanno in questo modo, allora non abbiamo più motivo di restare qui”
“Laggiù!” una voce allegra e squillante richiamò la loro attenzione.
Idril, arrampicatasi chissà quando sulla cima di un albero lì vicino, indicò sorridendo raggiante l’orizzonte dinnanzi a sé “Se gli occhi non mi ingannano, ancora un po’ di cammino e dovremo ritrovarci ad un passo dall’uscita!”
“Molto bene. Allora scendi giù e facci strada, Idril!” la richiamò Keira.
“Un momento!” esclamò con allarmata enfasi Astril “Io...l’ho notato anche prima. Dov’è Felixia? Perché non si trova insieme a voi?”
A quella domanda, l’atmosfera di leggerezza che sino ad un istante prima aveva risollevato gli animi scomparve bruscamente, lasciando posto ad un silenzio rigido e nervoso.
Ulteriormente preoccupata dalle espressioni inquiete dei compagni, la principessa cominciò a dardeggiare lo sguardo prima su uno e poi su un altro, in attesa di una risposta.
“In verità Astril...noi eravamo convinti che si trovasse insieme a te” mormorò Nicklesh.
“Cosa?” balbettò.
“Non sappiamo dove sia, non l’abbiamo più vista” spiegò bruscamente Khaled.
“Capisco” asserì Astril, dopo qualche secondo di silenzio “Allora non ci resta altro da fare che trovarla!” le sue labbra si distesero in un sorriso tirato “Basterà tornare indietro e metterci a cercarla! Idril potrebbe arrampicarsi e guardare dall’alto, mentre noi ci divideremo in coppie e setacceremo la foresta. L’hai detto anche tu, no, Keira? Ora che Ferimorn è scomparso non dovremmo incontrare ostacoli!”
“Astril” la chiamò severamente la guerriera “Non possiamo tornare indietro”
Il sorriso della principessa ebbe un tremito.
“Come sarebbe a dire, perché non possiamo?”
 “Ora che abbiamo ottenuto il nostro obbiettivo tornare indietro sarebbe un suicidio. Non sappiamo se adesso la foresta sia realmente un posto sicuro, senza contare che rischieremmo ancora una volta di perderci. Non possiamo permetterci una cosa del genere, non ora che l’uscita è così vicina”
“Non...non stai dicendo seriamente, vero?” domandò, ma l’espressione imperturbabile della Mildriend le fece comprendere la serietà delle sue parole.
Spalancò gli occhi sconvolta, scuotendo lievemente la testa.
“Volete abbandonarla?” mormorò incredula.
“Astril...” cominciò tristemente Idril.
“Vuoi abbandonarla, Keira!?” urlò la principessa. Keira emise un sospiro, ma la sua espressione non vacillò.
“Mi dispiace, Astril. Non abbiamo altra scelta”
Calò il silenzio. La principessa abbassò il capo, le spalle lievemente tremanti.
“La verità è che non vi è mai importato nulla di lei!” esclamò fuor dai denti “Se non volete aiutarmi a ritrovarla, allora ci penserò da sola!”
Con queste ultime parole scappò via, sfrecciando in avanti senza una meta precisa, sorda ai richiami di Idril.
“Razza di stupida” ringhiò fra se e se Khaled.
Frattanto la principessa continuava a correre, scostando rami ed arbusti, mentre qualche lacrima le scivolava dalle ciglia lungo le guance. Non poteva ancora credere a quello che aveva sentito, abbandonare Felixia in quell’orribile posto, sola. Aveva ragione dunque, nessuno aveva mai avuto a cuore il suo destino. E Keira si era rivelata essere la più insensibile.
Cominciando a sentirsi affaticata pensò di rallentare, quando scorse in lontananza una figura snella e slanciata, i capelli blu appena illuminati dalla luce del tramonto.
Con sorriso sollevato, Astril aumentò la velocità, agitando un braccio per farsi riconoscere. Fece per urlare il nome di Felixia, ma la voce le morì in gola non appena la figura iniziò a delinearsi meglio davanti ai suoi occhi.
La ragazza si arrestò di colpo, il corpo rigido come un pezzo di ghiaccio, gli occhi e la bocca spalancati.
“Astril!”
Alle sue spalle gli altri la raggiunsero di corsa, ma non ebbero neppure il tempo di chiederle spiegazioni che si accorsero della figura poco lontano.
“Vi ho trovati, vi ho trovati, vi ho trovati” aveva preso a ripetere ella con evidente esaltazione. Inclinò il capo verso sinistra, gli occhi gialli scintillanti di una luce trepidante e le labbra distese in un ampio ghigno appuntito.
“Sapevo che aspettare sarebbe stata la scelta giusta, Mildriend!”
Shipsail ghignazzò e la sottile lingua biforcuta sibilò fra i denti.
 
 
                                                                                    °°°
 
Nel cielo verdeazzurro attraversato da qualche lembo di nuvola bianca, il sole brillava vivo e luminoso.
In un luogo lontano e sconosciuto, un individuo, avvolto dalle spalle in giù da un mantello color terra, se ne stava seduto su un ampio masso grigiastro, sul volto un sorrisetto sinceramente divertito.
Ancora una volta fece roteare fra le dita l’oggettino di cristallo violaceo, che rilucente ai raggi del sole scintillò vivido.
“Mh?”
Cessò all’improvviso di muovere la pietrina, lievemente accigliato. Poi, dopo qualche istante, il sorrisetto tornò ad increspare le sue labbra.
Una scia inconsistente gialla e nera giunse serpeggiando vicino al masso, per poi venire totalmente assorbita dal ciondolo che l’individuo indossava nascosto sotto il mantello.
“E così, Ferimorn è stato davvero annientato…” osservò fra se e se.
Con una piccola spinta scese dal masso, poi si spolverò le vesti ed infine voltò il capo verso destra.
Un angolo della bocca si sollevò in un ghigno.
Finalmente le cose stavano cominciando a rendersi interessanti.


*Note dell'Autrice*
Buona sera a tutti! ^^ eccoci quindi giunti allo scontro finale con Ferimorn. La questione si è fatta un po' lunghetta, ma far uscire di scena un nemico comunque potente troppo presto non mi sembrava il caso u.u Spero vi sia piaciuto! Questo penso possa esser definito l'ultimo capitolo della saga di Glas Faraoise, nel prossimo i protagonisti dovranno affrontare il disperato scontro contro Shipsail e poi...chissà che accadrà! Mi sento un po' scema a parlare in questo modo stile 'finale d'episodio', però è anche  divertente xD

Grazie di cuore e a presto! :3

The_Grace_of_Undomiel


 
  
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