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Autore: Xephil    20/03/2016    5 recensioni
La brutalità e l'orrore di una notte cambiano completamente la vita di un bambino di 8 anni. Ciò che, però, perfino gli dei ignorano è che quel cambiamento porterà un'incredibile e inaspettata svolta degli eventi del mondo intero.
Un nuovo Sekiryutei sta per sorgere. Più determinato, tenace e ostinato di chiunque altro...
Un vero guerriero. Un vero drago.
Dalla storia:
[Così è lui il mio nuovo possessore... Sono sorpreso che un moccioso sia già riuscito ad invocare ed usare il mio potere con tanta facilità ed efficacia…"]
...
"Non m’importa cosa comporterà la mia scelta. Voglio imparare ad usare il tuo potere, Ddraig. Farò qualsiasi cosa, ma lo voglio...."
[Allora così sia. Da oggi siamo compagni. Ti addestrerò per diventare forte e usare il mio potere, ma ti avverto: non sarà affatto facile! Perciò, preparati, ragazzino!]
Genere: Azione, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Asia Argento, Nuovo personaggio, Rias Gremory
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'DxD: A Dragon's Fate'
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Life 0: Kuoh Academy



Undici anni dopo…
 
 
DRIIIIIIIIIIIIIIINNNNNNNNNNNNNNN
 
Il trillo della sveglia. Quell’odiosissimo rumore che strazia i timpani peggio delle unghie sulla lavagna e ti tira fuori a forza dall’ammaliante mondo di Morfeo.
Non l’ho mai sopportato.
 
Quella mattina non era un’eccezione, dunque, con un gesto brusco, la spensi.. o meglio, colpii il pulsante di stop con tanta forza che il display s’incrinò e la porticina posteriore in cui s’inserivano le batterie saltò via. Guardai la sveglia e, osservando lo schermo spegnersi, pensai che probabilmente non avrebbe più potuto disturbarmi. Mai più.
Bè, in fondo se lo meritava.
 
“Stavo facendo un bel sogno” mi ritrovai a borbottare, quasi a voler giustificare il gesto sciocco e distruttivo appena compiuto.
 
[Non è la prima volta che ne rompi una per questo motivo. Però, ti consiglierei di evitarlo da ora in poi. Non credo che ti piaccia comprare una sveglia nuova una settimana si e una no e non ti è nemmeno conveniente.]
 
Quella voce era provenuta dal nulla, ma ormai c’ero fin troppo abituato. “Buongiorno a te, Ddraig” risposi ridacchiando.
 
[Di nuovo i tuoi genitori?]
 
M’incupii. “Li vedo che sorridono e mi tengono per mano. Io ho ancora otto anni. Camminiamo insieme lungo il mio vecchio quartiere.. diretti alla nostra casa. O meglio, a quella che era la nostra casa. Non è la prima volta che lo sogno, ma ogni volta prego di non svegliarmi. Che il sogno si tramuti in realtà. E invece poi, ogni volta, quell’odioso trillo mi riporta coi piedi per terra.” Sbuffai spostando le coperte e mettendomi a sedere sul letto. “Quanto vorrei poter controllare i sogni…”
 
[Forse ti sembrerò indelicato, ma sai che non devi ancorarti al passato, né tantomeno impantanarti nei sogni. Per quanto possano essere belli, sai bene che essi non potranno mai sostituire la vera realtà. Per come la vedo io, sono solo un inganno, un modo per trovare la felicità là dove non esiste più. Un piacere temporaneo e illusorio, niente di più. Non inseguirli. Non farne un’ossessione.]
 
Sospirai. Facile dirlo per lui.
 
[Guarda che vedo benissimo i tuoi pensieri. Te ne sei dimenticato, partner?]
 
“Certo che no, compagno. Solo.. non sempre si possono controllare i propri pensieri, lo sai bene. Comunque.. ti ringrazio per la premura, ma sai che non devi preoccuparti: non sono così infantile da farmi dominare dai fantasmi del passato.”
 
Ddraig sembrò rilassarsi. [Lo so. Ora muoviti. Sai che non devi fare tardi il primo giorno, soprattutto se in una nuova scuola.]
 
Sbottai: “Ma chi sei? Mio padre? Non rompere, è snervante! Torna a dormire piuttosto, tu che puoi farlo!”
 
Probabilmente aveva colto il sarcasmo nelle mie ultime parole, ma non mi rispose. Dopo un paio di secondi di silenzio lo sentii russare.
 
“Ma che tipo! Mi ha preso alla lettera! Dannato…”
 
[Ti ho sentito…] E riprese a russare.
 
Lasciai perdere. Mi alzai dal letto e, dopo averlo accuratamente rifatto, mi lasciai cadere a terra prono iniziando una serie di flessioni; ne feci una trentina per poi girarmi sulla schiena e fare altrettanti addominali. Negli allenamenti veri e propri faticavo molto di più, ma questi esercizi mattutini servivano solo per scrollarmi di dosso la sonnolenza residua, riscaldare e tenere così attivo il mio corpo.
Dopo aver finito mi diressi in bagno. Passando vicino alla mia scrivania, scorsi sulla sedia davanti ad essa l’uniforme della mia nuova scuola, arrivata proprio il giorno prima, e la afferrai svogliatamente.
Mi feci una rapida doccia e mi vestii con quegli abiti: un paio di pantaloni neri, una camicia bianca con righe verticali, un blazer nero dai bordi bianchi e un nastro dello stesso colore che avevo avvolto a fiocco sul colletto.
Mi esaminai allo specchio. Non erano male, ma l’idea di dover indossare abiti identici a quelli di tutti gli altri maschi della mia scuola non mi entusiasmava.
 
Saranno anche le regole tipiche degli istituti giapponesi, ma così l’originalità di ogni persona va davvero a farsi benedire, pensai.
 
Avvicinai il volto al vetro. I lunghi capelli lisci arrivavano quasi a sfiorarmi le spalle, dove diventavano più mossi e il loro colore castano sfumava in un ramato quasi scarlatto andando verso le punte, come una tinta mal riuscita; a mio parere, con gli anni, quel rosso è diventato sempre più intenso -chissà se c’entra il mio potere di drago-. I lineamenti del mio viso si erano fatti con il tempo e gli allenamenti più affilati e marcati e sotto il mento e sulle guance s’intravedeva un’ombra di barba. Un tipico aspetto fisico da diciannovenne insomma.. almeno in apparenza. Tuttavia la parte che mi era sempre piaciuta di più del mio corpo erano gli occhi, di un acceso verde smeraldo proprio come quelli di Ddraig -un altro effetto collaterale del mio potere, forse.. visto che da piccolo erano di un verde molto più scuro- ; li fissai per un po’ con un lieve sorriso, scorgendo anche una lieve traccia di occhiaie sotto di essi, per poi dirigermi in cucina, al piano di sotto. Consumai in fretta la colazione, afferrai la cartella e uscii di casa.
 
*
 
La Kuoh Academy era un grande edificio scolastico dall’aria piuttosto tranquilla e diviso in numerose sezioni. A quanto ho sentito, era originariamente un istituto privato femminile e solo qualche anno fa è diventato misto.
Non avevo mai pensato che sarei finito a frequentare un istituto di scuola superiore in Giappone. Prima frequentavo un liceo a New York, ma c’è stato un piccolo incidente di cui preferisco non parlare.. visto che ne sono il diretto responsabile.. ed esso è stato chiuso a tempo indeterminato...
Comunque, siccome la Kuoh Academy e la mia vecchia scuola avevano un forte legame, dovuto all’amicizia stretta in passato tra i loro rispettivi dirigenti, il preside della prima si è offerto di accettare nel suo istituto qualunque studente volesse e avesse la possibilità di trasferirsi, salvando così i mesi scolastici già trascorsi e dando l’opportunità di continuare l’anno scolastico. Non molti studenti accettarono, chi per un motivo chi per un altro, ma della mia classe io fui l’unico.
Certo, il cambio di ambiente e lingua era notevole, anche per il fatto che ero passato da un continente ad un altro, ma in fondo mi era abbastanza indifferente dove studiavo. Mi era sufficiente che vi fossero degli insegnanti competenti e mi avevano garantito che lì lo erano.
 
Quando mi hanno offerto di venire in questo istituto, inoltre, mi avevano detto che avrei potuto seguire per i primi mesi delle lezioni private in inglese, mentre nel contempo alcuni insegnanti mi avrebbero insegnato la lingua giapponese per permettermi di unirmi più tardi alla classe vera e propria senza rimanere indietro sul programma. Molto gentile da parte loro, ma inutile dal momento che non mi era affatto piaciuta come prospettiva, anzi, il mio handicap linguistico e il mio naturale desiderio di conoscenza mi avevano dato uno stimolo per imparare in fretta una nuova lingua.
Per questo, prima di venire qui, avevo studiato la lingua giapponese ogni giorno dei due mesi che avevano anticipato il mio trasferimento in questo Paese. Quasi 24 ore al giorno per due interi mesi.. un vero incubo.. ma alla fine ero riuscito a imparare il giapponese piuttosto bene, al punto che riuscivo a parlarlo, leggerlo e scriverlo con una certa fluidità. D’altronde, visto che conoscevo e sapevo parlare ben quattro lingue –inglese, italiano, spagnolo e tedesco-, impararne una nuova non era di certo una novità. L’unica difficoltà era stata il tempo, ma per fortuna ero riuscito a gestirlo bene. Certo, non ero ancora bravo come con le altre quattro lingue, ma la mia conoscenza attuale era più che sufficiente per comunicare fluidamente e restare al passo con le lezioni. L’avrei perfezionata con il tempo.
 
Per questo, quando arrivai alla mia nuova classe e la professoressa mi presentò agli altri studenti, fui in grado di capire perfettamente le sue parole: “Oggi abbiamo un nuovo studente. Ha dovuto trasferirsi qui dall’istituto Lincoln degli Stati Uniti a causa di un incidente avvenuto poco tempo fa, perciò non sorprendetevi per l’insolito periodo dell’anno.”
 
Squadrando la classe contai 19 ragazze e 6 ragazzi. Degno di un ex-istituto femminile.
 
M’inchinai e presentai secondo le usanze giapponesi che avevo imparato. “Mi chiamo Zayden Ward. Piacere di conoscervi. Per favore, abbiate cura di me.”
 
Tutti mi osservarono piuttosto incuriositi, probabilmente per il fatto che sono l’unico occidentale in questa classe e, ci avrei scommesso, per il colore dei miei capelli. Chissà quanti staranno pensando che me li tingo.. Bah.
Se però i maschi avevano solo uno sguardo curioso, le femmine invece mi guardavano anche con un certo interesse, ma non era certo la prima volta -modestia a parte, ho sempre avuto un moderato successo con l’altro sesso!-.
Andai a sedermi nel posto indicatomi dalla professoressa e, almeno per le prime ore, mi limitai a guardare fuori dalla finestra prestando poca attenzione alle lezioni. Non fraintendete, non sono un pusillanime, anzi, ho sempre avuto ottimi voti, ma dovevo ancora abituarmi a quel nuovo ambiente scolastico.
 
 
Alla pausa pranzo decisi di uscire dalla classe e farmi un giro per l’istituto per trovare un posto tranquillo dove mangiare e nel contempo esaminarlo meglio. Non feci però in tempo a uscire che un gruppetto di ragazze della mia classe mi circondò iniziando a tempestarmi di domande con un entusiasmo a dir poco soffocante.
 
“Che capelli particolari! Come mai te li tingi, Ward-kun?”
 
Come prevedevo, la prima domanda che mi era stata rivolta riguardava i miei capelli -che novità!-.
 
“No, non li tingo. Ce li ho così dalla nascita. Non ne so il motivo.”
 
“Uao! Ma pensa! Sono davvero insoliti!”
 
“Però, chissà perché, ti stanno proprio bene così!” aggiunse una ragazza che sembrava avere un’aria più maliziosa delle altre.
 
“Cos’è successo nel tuo precedente istituto?” chiese un’altra.
 
“Storia lunga. Preferisco non parlarne.” Come se potessi rivelar loro una cosa simile!
 
“Allora..?”
 
Mi alzai e con due parole liquidai le altre domande per poi uscire. Che liberazione! Non ho mai sopportato la gente invadente.
 
Girai per un po’ la scuola e alla fine mi sedetti in un punto del giardino vicino al campo sportivo per potermi gustare il bento che mi ero preparato la sera prima. Non era affatto male come istituto in fin dei conti. Ben fornito, insegnanti apparentemente capaci, studenti tranquilli ma anche vivaci, qualche elemento di disturbo qua e là, ma in fondo quale scuola non li ha? E, soprattutto, niente esseri sovrannaturali, solo semplici umani. Non sarà male restare qui a studiare, mi dissi con un lieve sorriso.
Mangiando sentii delle urla estasiate e, voltandomi in quella direzione, vidi gruppetti di ragazze che fissavano ammirate due ragazze che camminavano attraverso il campo. Dopo qualche secondo realizzai che dovevano essere le cosiddette idol della scuola di cui avevo già sentito parlare: Rias Gremory e Akeno Himejima.
Erano entrambe studentesse del mio anno ed entrambe erano delle bellissime ragazze. La prima aveva lunghi capelli cremisi, un fisico mozzafiato e, da quanto avevo sentito, era la ragazza più popolare della scuola, sia per la sua bellezza che per la sua bravura e i suoi modi gentili e raffinati. La seconda era altrettanto bella e formosa con lunghi capelli neri legati in una coda di cavallo ed era la seconda ragazza più popolare della scuola per gli stessi motivi. Persino uno appena arrivato come me aveva sentito parlare di loro in ogni corridoio della scuola da gruppetti di ragazze e ragazzi letteralmente persi per loro. Avevo anche sentito che erano rispettivamente la presidentessa e la vicepresidentessa del Club di Ricerca dell’Occulto, ma ancora non mi ero informato sui vari club perciò non sapevo in che cosa consistesse.
Le due ragazze passarono vicino al campo sportivo dirette all’ingresso della scuola e, notandomi, mi salutarono con un sorriso gentile al quale io risposi sorridendo a mia volta e facendo un cenno del capo, dopodiché sparirono dentro la scuola, sempre inseguite da quelle comitive di fan sfegatate. Alla faccia della popolarità!
Finito di mangiare il mio bento, stavo per tornare in classe quando mi accorsi che un’altra ragazza mi si era avvicinata. Era più bassa di me di tutta la testa, con lunghi capelli corvini che le cadevano lisci fino ai fianchi, un fisico snello ma formoso e gli occhi viola; mi fissava tenendo le mani congiunte in basso e tremando un pochino. Sembrava davvero molto nervosa.
“Si? Devi dirmi qualcosa?” chiesi.
 
“E-ecco, Zayden-kun.. i-io.. p-probabilmente non mi hai ancora n-notata.. sono una delle tue c-compagne di classe.. mi c-chiamo Yuuma Amano.”
 
No, in effetti, non ti avevo notata. Non che abbia già osservato con precisione ogni singolo compagno di classe...
 
“I-io.. volevo d-dirti.. che mi.. mi.. p-piaci davvero molto!” Mentre sgranavo gli occhi dallo stupore, lei s’inchinò e con voce quasi supplichevole continuò: “Per favore, vorresti diventare il mio ragazzo?”
 
Cosa? Una bella ragazza mi si confessa in questo modo il primo giorno?! Ma che scherzo è questo?
No. Un momento. Questa situazione mi è familiare. Possibile che..?
Chiusi gli occhi e mi concentrai per un po’ su di lei, sulla sua aura. Dopo alcuni secondi realizzai.
 
Yuuma inclinò la testa di lato, visibilmente agitata. “T-ti ho forse fatto innervosire? Non v-volevo! I-io...”
 
Riaprii gli occhi e le sorrisi. “No, no, tranquilla, Yuuma. Sono solo sorpreso, non mi era mai successa una cosa così. Non ci conosciamo nemmeno.. come puoi esserti già innamorata? Un colpo di fulmine, forse?”
 
Lei sembrò agitarsi ancora di più. “N-non lo so di preciso! So.. so solo che c’è q-qualcosa di te che mi.. ha a-attratta subito! Ma.. f-forse non ti p-piaccio?”
 
Sembrò sul punto di versare alcune lacrime. Per un rifiuto che non è nemmeno arrivato? Fin troppo strano, come le sue motivazioni... Sì, mi sa che ci ho visto giusto.
Sospirai e le rivolsi un sorriso gentile. “Non è questo. Tu sei una ragazza molto carina, ma, dato che non ci conosciamo, non posso dirti di punto in bianco di sì... Però, se vuoi, questo weekend potremmo uscire insieme e conoscerci meglio. Magari potrei scoprire di essermi innamorato anch’io di te!”
 
Yuuma, che si era rabbuiata per un attimo, sfoggiò un sorriso raggiante. “Si! Si! Con vero piacere! Vedrai, Zayden-kun: mi farò amare da te!”
 
Sorrisi di nuovo. “Lo spero.”
 
In quel momento, il braccio destro mi pizzicò e, mentre tornavamo in classe, non riuscii a trattenere un ghigno.
 
*
 
La settimana trascorse abbastanza in fretta. Le lezioni si erano svolte come da programma e ormai avevo imparato diverse cose sul conto della scuola.
Come pensavo, non era affatto male.. tuttavia, a rompere quell’aria normale e serena, c’era sempre quell’anomalia che rispondeva al nome di Yuuma Amano. Per tutta la settimana aveva fatto di tutto per avvicinarsi di più a me e farmi affezionare a lei; si era dimostrata una persona molto dolce e gentile, disponibile ad aiutarmi e a informarmi su quante più cose possibili riguardo l’accademia e la città stessa.
Molte delle ragazze della mia classe, come anche tutti i ragazzi, erano molto gelosi quando ci vedevano insieme, già così legati malgrado ci fossimo conosciuti solo da pochi giorni. In particolare le ragazze sembravano seccate dal fatto che avessi già quella che poteva ormai dirsi a tutti gli effetti una fidanzata.
Anche se mi era difficile ammetterlo, sarebbe piaciuto anche a me pensarlo…
 
Giunse finalmente il giorno del nostro primo appuntamento.
Prima di uscire mi vestii con un paio di jeans blu, una camicia bianca con sopra un maglione nero leggero e un paio di scarpe nere e rosse; inoltre, m’infilai due anelli sulla mano destra, uno azzurro sull’indice e l’altro bruno sull’anulare, e uno argenteo sul pollice della mano sinistra, tutti con raffigurati sopra dei curiosi simboli simili a rune, oltre ad infilarmi sul medio della sinistra un ditale metallico tipico di un rockettaro dark: a scaglie e terminante in una punta aguzza, simile all’artiglio di un rettile. Osservai gli anelli e il ditale per un secondo e un ghigno mi attraversò la bocca per un breve istante.
Mi diressi al luogo dell’appuntamento e trovai Yuuma che già mi aspettava. Indossava una maglietta bianca e una gonna corta nera.
Appena mi vide, mi corse incontro abbracciandomi con un gridolino di gioia. “Finalmente è il giorno!” esclamò raggiante. “È il nostro primo appuntamento!”
 
Ricambiai l’abbraccio. “Già. E sono sicuro che sarà indimenticabile.”
 
Staccandosi da me la sua attenzione fu catturata dal mio ditale, unica nota stonata del mio abbigliamento. “Come mai indossi un oggetto simile?”
 
“Mi piace. Mi fa pensare all’artiglio di un predatore. Gli animali predatori sono i miei preferiti. Lo metto sempre quando esco, ma evito di portarlo a scuola perché sicuramente mi riprenderebbero.”
 
Lei ridacchiò. “Sei proprio un tipo curioso, Zayden-kun! Ma mi piaci così!”
 
La ringraziai e le porsi un braccio invitandola a seguirmi.
 
Grazie a lei ma non solo, mi ero informato sulla città durante la settimana, così fui in grado di destreggiarmi abbastanza bene durante il nostro appuntamento. Visitammo diversi negozi parlando nel contempo del più e del meno, pranzammo in un ristorante che avevo già visitato più di una volta in settimana e del quale avevo apprezzato molto sia la cucina che l’atmosfera interna, molto cordiale e serena, e, nel pomeriggio, ci spostammo in un parco lì vicino dove passammo il tempo a parlare, ridere e scherzare girando per le stradine o dondolandoci sulle altalene.
Era stata una giornata davvero intensa ma piacevole, al punto che quasi non mi accorsi che il sole iniziava a tramontare. In quel momento Yuuma mi prese per mano e mi portò nella zona più deserta e tranquilla del parco, dove nessuno, come disse lei stessa, avrebbe potuto disturbarci.
Quelle parole fecero scattare qualcosa in me. Forse il momento era giunto…
 
“Mi sono divertita molto oggi” mi disse con un gran sorriso.
 
“Già.. anche a me questa giornata è piaciuta molto.”
 
Lei mi guardò dritto negli occhi e il suo sorriso divenne ancora più dolce. “Senti, Zayden-kun.. potrei chiederti un favore?”
 
“Dimmi.”
 
“Potresti fare una cosa per me?”
 
Sì. Il momento era decisamente giunto. “Certo, qualsiasi cosa!”
 
Yuuma ridacchiò. Poi aprì la bocca:
 
“Potresti morire per me?”
 
L’atmosfera gelò immediatamente a quelle parole. Anche perché a pronunciarle.. ero stato io.
 
Yuuma mi guardò attonita. Il suo sorriso era completamente svanito. “Cosa hai..?” La sua voce era scesa di un’ottava ed era diventata molto fredda. Irriconoscibile.
 
La conferma che aspettavo. Inclinai la testa da un lato e, sfoggiando un sorriso palesemente falso, ripetei: “Potresti morire per me? Non era quello che stavi per chiedermi? Eh, Yuuma Amano? O dovrei dire.. angelo caduto?”
 
A quelle parole divenne ancor più sconvolta, ma quando parlò il suo tono era tornato dolce come prima: “N-non so di che p-parli.. Zayden-kun, che s-stai..?”
 
Sta provando a fare la finta tonta dopo che si è palesemente rivelata? Patetico.
 
“Falla finita. È tutta la settimana che mi concentro sulla percezione della tua aura per confermare i miei sospetti e so bene che cosa sei. Perciò, getta la maschera, angelo caduto!”
 
Dopo quelle parole dovette capire che non sarebbe servito a nulla mentire ancora.
Difatti, il suo volto divenne freddo e minaccioso e dal suo corpo iniziò ad uscire un’aura scura. I suoi vestiti si trasformarono completamente diventando un completo sadomaso, mentre dalla sua schiena spuntarono due ali ricoperte di piume nere. “Sono l’angelo caduto Raynare” disse. “Sei stato bravo ad accorgerti della mia vera identità. Come hai fatto?”
 
“Non sei la prima a farmi questo giochetto.”
 
“Che vuoi dire?”
 
“Non ci arrivi da sola? So bene perché mi hai attaccato: ti hanno informato che ho una Sacred Gear pericolosa, che per questo dovevi tenermi d’occhio e, se necessario, eliminarmi. Fuochino?”
 
Raynare non rispose, ma la sua espressione sorpresa era più che eloquente.
 
Continuai: “Sono ormai undici anni che sfuggo a tentativi di cattura o assassinio da parte di diavoli o angeli caduti, dunque ho acquisito una certa esperienza a sfuggire da essi. E, tra questi tentativi, ve ne fu uno che vedeva una giovane ragazza cercare di adescarmi come hai fatto tu. Un’altra donna angelo caduto, per la precisione. Quella volta me la sono vista davvero brutta, ma per miracolo mi sono salvato. Da allora presto molta attenzione alle persone che vogliono avvicinarsi a me. Quando tu ti sei ‘dichiarata’, ho avuto un vero e proprio deja vu: stesse identiche parole di quel giorno, stessa identica situazione. Perciò, mi sono concentrato sulla tua aura finchè non ho percepito quella sgradevole sensazione tipica dell’aura degli angeli caduti. Lasciatelo dire: voi donne angelo caduto non avete fantasia. Davvero non sapete inventare di meglio del classico cliché della finta ragazza innamorata? E io che credevo che le donne fossero tendenzialmente più intelligenti degli uomini... Ah bè, le eccezioni esistono sempre.”
 
Raynare divenne livida dalla rabbia. “Ti prendi gioco di me, umano?”
 
Io invece ero calmissimo. “Affatto. Dico solo il mio sincero pensiero.”
 
“Non ti capisco. Perché sei stato al gioco se mi avevi scoperto?”
 
“Per lo stesso motivo per cui tu ti sei finta innamorata di me e mi hai chiesto di uscire insieme prima di volermi uccidere.” La fissai negli occhi ghignando. “Perché era divertente. Farti credere che avevi la situazione in pugno, quando invece ero io a tenere i fili dell’intera faccenda. Non puoi immaginare che soddisfazione mi stiano dando le tue espressioni! Impagabili! Ahahah!”
 
A quel punto una forte aura oscura emerse dal corpo di Raynare facendo vibrare l’aria circostante. “Tu, un misero essere umano, osi farti beffe di me?! Prendermi in giro in questo modo.. nessuno mi ha mai umiliata tanto! Maledetto, maledetto! Ti ucciderò qui e subito e cancellerò quello stupido ghigno dalla tua faccia!”
Detto questo, creò una lancia che sembrava fatta di luce viola solidificata nella sua mano destra e me la scagliò addosso rabbiosa.
 
Povera illusa. Come se non avessi già affrontato un angelo caduto.
Alzai la mano sinistra e generai uno scudo di luce rossa davanti al mio corpo che respinse l’attacco.
 
Raynare rimase sconvolta. “Sai usare la magia?”
 
“Spiacente. Dovrai fare di meglio per battermi!”
 
“Dannato!” E mi lanciò contro altre lance di luce, ma ognuna di esse impattò contro il mio scudo senza scalfirlo minimamente.
 
“Attacchi come questi non mi fanno neanche il solletico! Impegnati di più!”
 
La mia provocazione la fece solo infuriare di più. Stava perdendo il controllo e, di conseguenza, abbassando la guardia. Perfetto!
Creò l’ennesima lancia di luce, ma, invece di scagliarla, prese il volo spostandosi alle mie spalle e tentando d’impalarmi. Quello che speravo: ruotando sui piedi con un movimento fluido, schivai la punta della lancia e mi ritrovai il suo fianco destro servito su un piatto d’argento. Alzai la mano destra e feci per colpirla.
In quel momento percepì un’altra aura accumularsi sopra di me e, d’istinto, mi buttai indietro evitando una lancia di luce blu che si conficcò nel terreno nel punto in cui, un istante prima, c’ero io. Mi rimisi in piedi con una capriola all’indietro e, guardando sopra di me, vidi un altro angelo caduto scendere dal cielo e mettersi accanto a Raynare. Questo aveva l’aspetto di un uomo di mezz’età con corti capelli neri, che indossava un impermeabile scuro e un cappello.
 
“Dohnaseek! Perché sei qui?” chiese Raynare tutt’altro che contenta.
 
“La stavi tirando lunga” replicò l’altro con calma. “Perciò gli altri mi hanno detto di venire a controllare che fosse tutto a posto e, a quanto pare, ho fatto bene.”
 
“Vi avevo detto che avrei giocato con lui prima di ucciderlo, perciò era naturale che ci mettessi tanto! Non vi fidate di me, forse? E, comunque, non mi serve il tuo aiuto!”
 
Uhhh. Nervosetta, eh? Ne approfittai: “Io credo che ti serva eccome il suo aiuto. Dopotutto.. sono stato io a giocare con te finora, l’hai dimenticato? Inoltre, nel caso non l’avessi notato, il tuo amico ti ha appena salvato il culo. Perciò, una mano in più non può che farti bene, mia cara Raynare!”
 
La donna mi guardò con un’espressione ancor più furiosa e un istinto omicida quasi palpabile. Ormai non c’era più niente in lei della dolce ragazza che era stata fino a pochi minuti prima. Meglio così: non mi sarei fatto alcuno scrupolo!
 
Raynare stava per attaccarmi di nuovo, ma Dohnaseek la fermò. “Visto che ormai sono qui è meglio se lo attacchiamo insieme. Questo tipo sarà anche un umano, ma da quello che ho visto non è uno sprovveduto. Si muove molto bene e sa usare la magia, inoltre, sappiamo che ha una Sacred Gear molto potente. Non dobbiamo prenderlo alla leggera. Non so se la sta usando già adesso, ma se lo affrontiamo insieme non riuscirà a contrastarci!”
 
Una buona analisi. Ma anche inutile. Questi due non hanno capito una cosa e io sarò felice di spiegargliela.
 
“Oh, state tranquilli! Non sto usando la mia Sacred Gear e nemmeno lo farò, quindi non preoccupatevi per quella!”
 
Raynare sembrò confusa. “Cosa vorresti dire?”
 
La fissai con un altro ghigno ancora più largo dei precedenti. “Che non mi serve la Sacred Gear per far fuori due angeli caduti di basso livello come voi.”
 
A quel punto anche Dohnaseek divenne livido. “Sei troppo arrogante, umano! Rimpiangerai amaramente la tua impudenza!”
 
Entrambi crearono una lancia di luce nelle loro mani e me le scagliarono contro. Le due lance s’intrecciarono a mezz’aria combinando i loro poteri.
Avrei dovuto impegnarmi un po’ più del previsto, ma poco male. Alzai di nuovo la mano destra e creai uno scudo più potente del precedente per bloccare il colpo. L’attacco fu respinto, tuttavia barcollai per il contraccolpo e i due angeli caduti ne approfittarono per scagliare altre lance.
La combinazione dei loro poteri li aveva resi di sicuro più potenti, ma le loro aure non si espandevano oltre un certo livello. Dunque era quello il limite della loro forza.
 
[Deludente] commentò di colpo Ddraig nella mia testa. Gli diedi ragione mentalmente.
 
Decisi di subire i colpi ancora per un po’. Se c’era una cosa che mi piaceva quando combattevo contro avversari troppo presuntuosi o superbi, era dargli l’illusione della vittoria per poi strappargliela di mano all’ultimo, così da minare il loro spirito e distruggere la loro volontà. Persa quella, un guerriero è già sconfitto.
Bloccai i vari attacchi con lo scudo e ad ogni colpo mi finsi sempre più stanco e debole. Vedendo ciò i due presero ad attaccarmi con maggior foga e io mi lasciai cadere in ginocchio simulando una stanchezza eccessiva e lasciando svanire lo scudo. Mi sorressi da terra con le mani e li guardai con aria fintamente esausta.
 
Raynare rise beffarda. “Ma come? Non fai più il gradasso adesso? Ci hai sottovalutati troppo, mio caro Zayden!” Si rivolse al compagno. “Voglio che soffra. Tagliagli gli arti, ma non finirlo. Quel piacere dev’essere solo mio!”
 
Dohnaseek ghignò annuendo. Poi partì all’attacco, una lancia di luce stretta in pugno.
 
Hanno abboccato all’amo. Bravi pesciolini.
 
Nel mentre, io accumulavo energia nella mia mano sinistra. La manipolai concentrandola e variando la sua forma attraverso il pensiero, mentre mormoravo: “Fulgor.”
Osservai compiaciuto i simboli incisi sul mio ditale illuminarsi e il metallo venire pervaso da una scarica elettrica.
Quando Dohnaseek fu a meno di un metro da me, scattai. Mi alzai rapido e balzai in avanti scagliando la mia mano sinistra verso di lui; nel contempo, rilasciai tutta l’energia accumulata.
 
Il resto accadde tutto in un secondo. Un lampo di luce. Il forte rumore di carne squarciata e ossa rotte. Un gemito strozzato di dolore. Uno di stupore.
 
Guardai sopra la spalla di Dohnaseek e fui compiaciuto nel vedere Raynare sgomenta mentre fissava la mia mano sinistra avvolta dai fulmini.. che sporgeva da un buco nella schiena del suo compagno. Gli avevo trapassato il torso.
Mi girai verso Dohnaseek, il quale sputava sangue e mi fissava incredulo. “C-come hai..?”
 
“Ho usato la magia per avvolgere la mia mano nell’elemento fulmine e aumentare così il suo potere perforante. Sul mio ditale sono incise delle rune che mi aiutano a richiamare e alterare gli elementi, così da facilitare il loro utilizzo.”
 
“C-cosa? M-ma chi.. s-sei.. tu?”
 
Alzai la mano destra e gliela appoggiai sul volto avvicinandomi al suo orecchio. Poi sussurrai una cosa a voce bassa perché Raynare non mi sentisse e sentii l’angelo caduto accanto a me fremere. Lo guardai di nuovo negli occhi, ora carichi di paura, e sorrisi. “Addio.”
 
Invocai di nuovo il mio potere magico, ma stavolta rilasciai dalla mano destra un vortice di fuoco che avvolse prima la testa, poi il corpo di Dohnaseek. Mentre questi urlava dal dolore, estrassi con uno strattone la sinistra dal suo petto e lo lasciai cadere a terra dove rimase a contorcersi per qualche secondo con le fiamme che gli divoravano le carni.
Nel giro di pochi secondi, dell’angelo caduto non rimase che cenere.
 
Guardai Raynare, ancora sconvolta, e alzai la mano sinistra insanguinata facendole cenno di avvicinarsi. “Ora tocca a te.”
 
La donna angelo caduto, però, non sembrava più così ansiosa di affrontarmi. Osservò la mia mano sinistra, poi la destra. “Allora non era solo per piacere. Quel ditale è un oggetto da combattimento! E scommetto che anche gli altri tuoi anelli servono a tale scopo!”
 
Ghignai di nuovo. “Hai vinto la scommessa, bellezza! E ora dimmi: ti va di ballare?” Iniziai ad avvicinarmi con le mani alzate, un’aura rossa che andava ad accumularsi in entrambe.
 
Raynare digrignò i denti. “Avevi previsto tutto.. dannato...” Fece un gesto e sotto i suoi piedi si generò un cerchio magico viola. “Ricorda queste parole: me la pagherai! Anche per il mio compagno! Me la pagherai molto cara!” E svanì nel nulla.
 
Abbassai le mani e sospirai. “Peccato.. stavo iniziando a scaldarmi…”
 
[Non preoccuparti, partner. Da quanto ho sentito, è probabile che vi rincontrerete molto presto] mi disse Ddraig.
 
“Già, hai ragione.”
 
Di colpo sentii un’altra presenza che si avvicinava. Non capii se era umana o no, ma era meglio non farmi vedere da nessun altro per quella giornata.
Appoggiai una mano per terra e richiamai il mio compagno: “Andiamo a casa, Ddraig.”
 
[Lascia fare a me!]
 
Un cerchio magico rosso, con simboli diversi da quelli di Raynare, si generò sotto i miei piedi ed emanò una luce che mi avvolse completamente. Chiusi gli occhi mentre sentivo la familiare sensazione di improvviso vuoto d’aria nello stomaco e, quando li riaprii, ero nella mia casa.. anzi, nel mio regno! Così mi piaceva definire la mia camera da letto, visto che era il mio luogo casalingo preferito.
Mi guardai intorno: una stanza quadrata abbastanza grande con un letto a due piazze appoggiato con lo schienale sul muro opposto alla porta d’entrata –lo so che vivo da solo, ma mi sento più comodo a dormire su un letto grande-, una scrivania alla parete opposta, un largo armadio posto nell’angolo a sinistra del letto e un comodino alla sua destra. Sul muro est era attaccato uno schermo TV ultrapiatto Sony da 36 pollici con collegata una PlayStation 4 –ognuno ha la propria consolle personale, no?-, mentre quello opposto aveva una libreria piuttosto fornita e, accanto ad essa, era appesa una magnifica o-katana con il fodero nero lucido e decorato da motivi serpentini dorati. Tutto in ordine.
 
Mi sedetti un attimo sul letto. “Che giornata! E io che quando sono arrivato qui credevo che avrei avuto un soggiorno tranquillo.. almeno fino alla fine del mio primo mese scolastico.. e invece già dal primo giorno mi ritrovo con il fiato di un angelo caduto sul collo! Che strazio!”
 
[Ormai i nostri incontri/scontri sono sempre più frequenti. È probabile che ci sia grande fermento tra le Tre Grandi Fazioni, sia tra loro che dentro di loro] commentò Ddraig.
 
“Pensi che, in tal caso, anche il nostro obbiettivo uscirà allo scoperto, prima o poi?”
 
[Non saprei proprio dirtelo con certezza. Tuttavia succederà sicuramente qualcosa di nuovo e probabilmente d’insolito.]
 
“Finchè non riguardano lui, poco m’importa delle questioni delle Tre Grandi Fazioni. Non sono affar mio.”
 
[Sì, lo so.]
 
Mi rialzai e scesi in cucina per prepararmi una piccola cena. Una volta consumata ritornai in camera, mi spogliai e mi misi un paio di pantaloni di tuta blu per poi distendermi sul letto.
Se vi state chiedendo se questo è il mio pigiama, vi dico di si. Nulla di più che quei pantaloni senza nemmeno le mutande sotto. Potrà sembrare strano, ma non sopporto di tenere la biancheria intima di notte. La trovo davvero scomoda.
Di solito non andavo a letto così presto, ma quella storia degli angeli caduti mi aveva dato una certa stanchezza e anche una strana sensazione. Sentivo come se mi stesse per accadere qualcos’altro d’imprevisto.
 
Sperai che fosse solo una suggestione. Dopodiché chiusi gli occhi e cedetti al sonno.





Note:
Sacred Gear = oggetti speciali creati dal Dio della Bibbia in persona e contenuti all'interno dell'anima degli esseri umani; vi sono moltissimi tipi di Sacred Gear, ognuna dotata di un particolare potere, ma tutte sono attivate e rispondono in base alle emozioni e ai desideri del possessore: più questi sono forti, più la Sacred Gear si potenzia a sua volta.
Longinus = particolare Sacred Gear dotata di più di un potere e, per questo,
molto più potente delle altre; ve ne sono tredici in totale e si dice possano dare poteri divini.
Angeli caduti = angeli che hanno perso la Grazia di Dio a causa di pensieri e atti impuri per il Paradiso e per questo banditi da esso; sono riconoscibili per le ali nere piumate, il cui numero simboleggia anche il loro status di potere: più ali possiedono, più sono potenti (due è il minimo, dodici il massimo).
Diavoli = gli abitanti originali degli Inferi e nemici naturali degli angeli e del Dio della Bibbia; nonostante il loro enorme potere, hanno normalmente un aspetto umano e sono riconoscibili per le ali da pipistrello, presenti anch'esse in un numero variabile; si dividono in diverse classi in base al loro livello di potere: bassa, media, alta, suprema (oltre vi sono i loro sovrani, chiamati i Quattro Grandi Satana).

Salve a tutti, minna!!
Incredibile ma vero, per una volta ho pubblicato in anticipo! Non abituatevi però: questo capitolo era già pronto da un po' e poi l'ho voluto pubblicare per festeggiare la laurea che sono riuscito a ottenere pochi giorni fa. Il prossimo, tuttavia, sarà pubblicato tra due settimane come avevo detto di questo, perciò, non aspettatevi cadenze settimanali (troppo difficili da mantenere per me! XD)!
Come potete notare da questo capitolo, abbiamo fatto un grosso salto nel tempo e siamo arrivati a quando Zayden ha 19 anni ed è arrivato alla Kuoh Academy, dunque, da ora la sua linea temporale seguirà a grandi linee quella dell'opera originale, anche se i fatti varieranno non poco visto il cambio di protagonista (ma di questo suppongo ve ne siate già accorti, no? XD). Il salto mi serviva per arrivare al passo con l'inizio dell'opera, ma anche per creare un alone di mistero sul suo passato, alone che dissolverò col tempo tramite flashback, racconti e visioni, quindi non preoccupatevi: le risposte arriveranno! ;)
Tornando al capitolo, Zayden è chiaramente un tipo molto diverso dai classici protagonisti degli shonen come Naruto o Goku: non è tipo da farsi manipolare, anzi, tende a rivoltare con l'astuzia situazioni pericolose e trasformarle in vantaggiose per lui, inoltre, non ha problemi a uccidere e tende a essere anche piuttosto sadico e spietato in battaglia; oltre a questo, non so se si è notato, ma è piuttosto annoiato dal mondo umano, o meglio dagli umani normali, e cerca sempre di trovare un po' di tranquillità.. d'altronde, essendo costretto per 11 anni ad avere a che fare con esseri sovrannaturali.. potete dargli torto? XD Posso assicurarvi, però, che c'è molto di più di questo e lui è un tipo ancora più complesso di quanto possiate immaginare... Non è nè il classico vendicatore nè un normale combattente come tanti altri.. aspettate e vedrete!
Come finirà la storia tra Zayden e Raynare? Che segreti avrà in serbo la Kuoh Academy per lui? Restate con me e lo scoprirete!!
Ah, l'avrete sicuramente notato, ma ho messo delle note alla fine dove descrivo ogni cosa dell'universo di DxD che ho citato, un modo per aiutare chi non lo conosce o non si ricorda.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e vi dò appuntamento al prossimo!! E se avete voglia, recensite e fatemi sapere la vostra opinione, positiva o negativa!! ;)
Ja naa minna!!!
   
 
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