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Autore: hunter95    21/03/2016    3 recensioni
Quanti hanno sempre desiderato farsi un giretto dentro alla loro opera preferita? E se a me fosse capitato?
Genere: Avventura, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Monkey D. Rufy, Nuovo personaggio, Roronoa Zoro, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Movieverse, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Ed è così che mi ritrovo nella palestra della Sunny. Zoro si è tolto la maglietta e io sto cercando di non sbavare e concentrarmi su qualcos’altro. Il pavimento mi sembra un’ottima idea. 
-    Allora. Vuoi rafforzarti o imparare a usare il tuo potere? – 
Per rafforzarmi ci mettere una vita, quindi opto per il potere.
-    Perfetto. Non ho idea di come fare, ma vedrai che troveremo qualcosa. – 
Ora, il qualcosa di Zoro consiste nel colpirmi a caso, cercando di capire come funziona il mio frutto. 
Dopo un’ora ho almeno mille lividi e cento sparizioni sul curriculum. 
-    Ci hai capito qualcosa? – chiedo, ammaccata. 
-    No. Ogni tanto la parte colpita sparisce, ogni tanto ti becchi una bastonata. – certo, se smettesse di attaccarmi con le spade andrebbe meglio, anche se sono ancora con il fodero fanno male.
-    Va bè, continuiamo. – 
Mi ci vogliono altre due ore e molto dolore per capire.
-    Eureka! – urlo alla fine. Mi sbendo e stramazzo al suolo, sfinita e sfiancata oltre ogni umana comprensione.
-    Eu…cosa? – 
-    Niente, credo di aver capito. – 
-    Bene. Illuminami. –
Si siede vicino a me e vedo il suo torace scolpito lucido di sudore. Ordino ai miei ormoni di tornare a posto e assumo un contegno. 
-    Quando non capisco dove stai per colpire o quando stai per farlo scompaio, ma quando mi concentro sul mio corpo pensando che stai per colpirmi allora divento tangibile. –
-    Non è un controsenso? Non dovresti cercare di sparire? – 
-    Sì, ma io sono stata di carne e ossa fino a due giorni fa e l’idea di venire colpita lo rende vero. –
-    In poche parole se non te ne accorgi tutto bene, ma se ci fai caso va male? –
-    Sì. – 
-    Che fregatura. – 
-    Abbastanza. – uffa, è vero. Così non me ne faccio molto. 
-    Ieri non era il contrario? –
-    Sì, ieri pensavo a sparire e sparivo, ma oggi non ci riesco più. – non capisco il perché.
-    Senti, per oggi direi che è il caso che la smettiamo. Tu sei più morta che viva, non vorrei esagerare. – 
-    Ma magari adesso che  lo so potrei fare qualcosa. – 
-    Domani. Tu pensaci per oggi, domani faremo qualcosa. –
Alla fine acconsento e mi trascino in bagno per farmi una doccia. Una volta in camera mi accorgo che già qualche livido è cominciato a sembrare più giallo.
Mi accascio ancora avvolta in un asciugamano sul letto che Nami e Robin mi hanno preparato e mi addormento. 
Mi sveglio che dovrebbe essere pomeriggio inoltrato, a giudicare dalla luce che filtra dalla finestra. Mi vesto con un completo che Nami mi ha lasciato dal letto. Grazie al cielo non è uno dei suoi soliti vestitini, anche se io non mi vesto mai così in nessun caso: jeans fino a mezza coscia e canottiera azzurra con collo a V. Almeno le scarpe mi tengo le mie Converse nere. Non sopporterei i sandali coi tacchi tipici della navigatrice. 
Mi guardo allo specchio, incredibilmente non sono nemmeno troppo ridicola, escludendo i capelli scarmigliati che mi fanno effetto criniera. Grazie al cielo tempo dieci minuti e mi dovrebbero tornare normali. 
Esco sul ponte, ansiosa di assistere ad un po’ di vita quotidiana sulla Sunny. 
-    Era ora che ti svegliassi. – mi saluta Rufy. 
-    Che ti è successo, mio dolce e bellissimo angelo? – no, ma seriamente, come fanno Nami e Robin a sopportare Sanji? – Quello stupido Marimo ti ha fatto qualcosa?! – gli occhi gli si infiammano, e cerco di calmarlo.
-    No, ero solo stanca. – 
-    Eppure quei lividi sono suuuper nuovi. – Franky zitto mai?
In effetti i lividi cominciano a vedersi molto, ma non me ne preoccupo, ne ho avuti parecchi e sono sempre sopravvissuta. 
Cerco Zoro con lo sguardo e lo trovo intento a schiacciare un sonnellino appoggiato al parapetto. 
Io mi metto in un angolo, ignorando lo stomaco che brontola per il mancato pranzo, e mi metto a cercare di capire come far funzionare il mio potere. 
In effetti se mi concentro sul mio corpo lo sento diventare più pesante, ma non riesco a capire come farlo diventare aria a comando.
Almeno fino a che non mi dissolvo completamente. 
Non ho idea di come abbia fatto, ma divento aria e comincio a svolazzare controllata dalla brezza. Per circa dieci minuti cerco di controllare i miei movimenti, riuscendoci in parte. 
-    Come hai fatto? – sento Chopper chiedere. 
-    Non ne ho idea. – sento la mia voce come un’eco. Forse perché viene portata in giro come vento nell’aria?
-    Oooh!!! Che figata! – gli occhi del capitano brillano, estasiati. In effetti è divertente, non sento più le mani, né i piedi, né nulla. 
Poi, all’improvviso, riappaio. Oh, no! Mi sono concentrata sulla fisicità del mio corpo! Maledizione, mi ricompongo mentre sono sopra l’acqua e cado con un tuffo dentro il mare gelido. 
L’impatto è orribile, la temperatura cala bruscamente, cerco di nuotare, di andare verso la superficie, ma il mio corpo non risponde, non si muove. Mi sento debole e incapace di contrastare la corrente che mi trascina sempre più in basso. Il panico mi assale, l’aria nei polmoni si esaurisce in fretta. Morirò così? Così sarà questa la stupida fine per una stupida vita? No, non voglio morire! Ma non ci riesco, sono inerme. L’acqua è sempre più fredda e scura, e io perdo i sensi. L’ultima cosa che vedo è una massa di capelli verdi che nuota verso di me e una mano forte e salda che mi afferra il braccio…

Qualcuno mi sta schiaffeggiando delicatamente, per farmi riprendere, suppongo.
Apro gli occhi, ma sono debole, non so se per l’effetto del mare o per l’acqua nei polmoni. Respirare è un’impresa.
-    Gio! Ehi, Gio! – 
È Zoro, ha l’aria preoccupata e piccole gocce di mare gli colano dai capelli fradici, cadendo sulle mie guance come lacrime.
Comincio a tossire, improvvisamente e convulsamente, sputando quelli che sembrano litri d’acqua. Vedo gli altri che mi circondano, mentre Chopper gli intima di allontanarsi e lasciarmi respirare, mentre mi gira di lato per farmi sputare meglio. 
Dopo quella che mi sembra un’eternità, sento l’aria entrarmi nei polmoni ormai liberi di acqua e boccheggio, stremata. 
È così faticoso annegare?
Mi rigiro di schiena, mentre sento le palpebre diventare orribilmente pesanti. 
Credo di avere un’espressione sconvolta, perché sento Zoro parlarmi preoccupato.
-    Ehi, va tutto bene. Sei al sicuro ora. – 
Ma la sua voce è lontana, e io svengo ancora.

Apro gli occhi di scatto, e mi ritrovo in cabina, nel letto, vestita con una camicia da uomo rubata a chissà chi – presumibilmente Sanji, visto che è l’unico che le indossa abitualmente, anche se è un po’ troppo larga per essere sua – e avvolta in miriadi di coperte. Sto fissando il muro, dando le spalle alla porta chiusa, è tutto buio. 
Mi ricordo tutto, tutto quello che è successo. Il corpo che non rispondeva, il freddo dell’acqua, l’oscurità della profondità, l’impotenza davanti all’ineluttabilità della morte. Stavo per morire. Non mi era mai successo, non ci ero mai andata così vicina. Tutto questo mi atterra addosso come un peso sullo stomaco e scoppio a piangere. 
-    Gio, ehi, cosa succede? – 
Oh no, è di nuovo Zoro. Che cosa ci fa qui? Non voglio farmi vedere in questo stato. Rimango rivolta verso il muro per non farmi vedere.
-    Niente. – cerco di trattenere le lacrime, che scendono copiose, e l’unica cosa che riesco ad ottenere è cominciare a tremare.
-    Stai piangendo. – 
-    No, non è vero. – oh, ma chi voglio prendere in giro? Il fatto è che odio piangere, o meglio, odio che le persone mi vedano piangere. Sono più il tipo che soffre in silenzio e avere un pubblico mi urta da morire.
-    Gio… - 
-    Vattene via! – gli urlo, ormai in preda ai singhiozzi.
Lo spadaccino sembra capire, perché si alza. Ho un freddo tremendo, ma non voglio che mi senta tremare o battere i denti, così spero che lui se ne vada in fretta. Eppure dovrei sapere che non è così facile fargliela e non cade nella mia farsa. 
Mi mette addosso ancora qualche coperta e solo allora se ne va.
Non appena chiude la porta, scoppio in un pianto disperato, senza ritegno. 
Impiego parecchio per calmarmi. Sto per riaddormentarmi quando sento la porta aprirsi e dei passi avvicinarsi. 
-    Tutto bene? – è Sanji, ma questa volta non ha il suo solito tono smielato, ma quello serio che preferisco di gran lunga.
Non gli rispondo. Non vorrei rischiare di ricominciare a piangere. Sento qualcosa venire appoggiato per terra, ma sono rivolta verso il muro, per cui non vedo nulla, ma ne avverto il profumo. 
-    Non hai mangiato niente da ieri a colazione. Devi essere affamata. – 
In circostanze normali starei morendo di fame, ma la paura e il sollievo mi hanno creato un blocco sullo stomaco e l’idea del cibo mi dà la nausea.
-    Io te lo lascio qui. Cerca di mangiare qualcosa. – 
Si allontana e chiude la porta dietro di sé, e la penombra che entrava dalla porta aperta scompare e io sono di nuovo al buio, dove mi riaddormento.

Quando mi sveglio c’è parecchia luce che entra dalla finestra, il vassoio di cibo è sparito, sicuramente Sanji lo avrà fatto mangiare a Rufy pur di non sprecarlo, e mi sento molto meglio. 
Penso che l’aver dormito parecchio abbia fatto passare lo shock e il freddo. Mi vesto, questa volta Nami ha avuto la premura di lasciarmi qualcosa di più pesante, come jeans lunghi e un maglioncino di lana nera, ed esco.
È di nuovo pomeriggio, e tutti stanno pigramente oziando sul ponte in una bella giornata di sole. 
Quando si accorgono di me tutti si girano, persino Zoro interrompe il suo pisolino. 
-    Guarda un po’ chi ha deciso di aver dormito abbastanza. – Usopp interrompe il silenzio.
-    Sì, bè, scusate se vi ho fatti preoccupare. – 
-    Figurati – Nami scuote la testa. – tu, piuttosto, stai bene? – 
-    Sì. – è vero, ma in parte. Credo di aver paura che la cosa mi risucceda. 
-    Hai dormito un giorno intero, stavo cominciando a preoccuparmi. – Chopper mi si avvicina con fare serio e mi mostra la testa.
-    Quante corna vedi? – 
-    Due, sto bene, dico sul serio. – 
-    Benissimo! – urla Rufy, entusiasta - Allora oggi si fa festa! Sanji, ho fame! – 
-    Prima Gio, è a stomaco vuoto da un pezzo! – urla il cuoco di rimando dalla cucina. 
Mi avvicino al parapetto, un po’ titubante, e guardo il mare. È meraviglioso, ma troppo pericoloso per chi ha mangiato un frutto del diavolo, ora me ne rendo conto perfettamente. È una meravigliosa trappola mortale. 
-    Mi hai fatto preoccupare. – questa volta lo avevo visto arrivare, e Zoro non riesce a spaventarmi. 
-    Davvero? – 
-    Sì. Quando sono riuscito a raggiungerti, in acqua, eri già grigia. La corrente ti aveva portato parecchio sotto e una volta sulla nave non volevi deciderti a respirare. –
Non mi ci far ripensare…
-    Sì, bè, a proposito, scusa per la scenata. – 
-    Non ti preoccupare. – 
-    No, sul serio, è solo che ero sotto shock e volevo starmene in pace a smaltire la cosa. – 
-    Non volevi farti vedere piangere. – traduce lui. Io arrossisco lievemente, ma annuisco.
-    Perché? – chiede ancora lui.
-    Non voglio sembrare una piagnona. – 
-    Non c’era nulla di male. Eri quasi affogata. Per una che fino a tre giorni fa in acqua non aveva particolari problemi deve essere stato shoccante non potersi muovere. Non te lo aspettavi. – 
-    Infatti. Lo sapevo, ma non ero pronta. –
-    Ora lo sai. Come intendi regolarti? –
-    Non lo so. Non voglio fare quella che ha paura dell’acqua. Siamo su una nave, non avrebbe senso. Voglio allenarmi ancora. Capire come funziona il mio potere. Esservi di un qualche appoggio. – 
Zoro sorride.
-    È così che si parla. – mi dà una pacca sulla spalla e poi si allontana, attirato dal richiamo di Sanji a cena.
   
 
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