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Autore: Regine del Kebab    22/03/2016    0 recensioni
Chiara, ormai completamente immersa nel gioco, non smetteva di tremare. Continuava a guardarsi intorno, spaventata: nonostante avesse visto centinaia di volte il bioma della pianura, in MineCraft, per lei sembrava tutto nuovo, misterioso e confuso.
«Luca, amore…» sussurrò al fidanzato, ancora intento a leggere i vari achievements nel libro.
«Sì?» Luca le rivolse lo sguardo, mantenendo la calma e la serietà: dentro di lui, però, ardeva una curiosità immensa, che incredibilmente stava soffocando la sua paura iniziale. Incontrò gli occhi della fidanzata che, al contrario di lui, continuava ad essere spaventata.
«Luca, ecco…» balbettò Chiara, sudando freddo, e abbracciandosi le spalle tentando di calmarsi. Lui la guardò attentamente, socchiudendo le labbra. Il suo cuore si distrusse e la fiamma che ardeva in lui si spense, all’udire delle parole della fidanzata sotto shock: «Ho paura… Non voglio… Giocare in Hardcore…!»
***
Fanfiction scritta a quattro mani da Sara e Yume.
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eternalove
Note: Cross-over, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Game of Life

∞Capitolo 2∞



«Tu sei…!» esclamò Luca, senza riuscire a finire la frase: l’uomo aveva abbassato lo sguardo, e con voce squillante parlò.
«Hihihihi…. Pieeeeedi!»
Chiara si nascose velocemente dietro la figura del fidanzato, guardando terrorizzata il testificate, che cercava di seguire con attenzione i movimenti dei piedi della ragazza. «Ma quello è un feticista per davvero!» esclamò inorridita, arretrando e trainandosi dietro Luca, che a stento tratteneva le risate premendo con insistenza la fila superiore della dentatura su una parte del labbro inferiore.
«E-ehi, aspetta!» le disse, prendendole la mano poggiata sulla sua spalla. «Se c’è… Giangingillo, il villaggio non dev’essere lontano» le spiegò, cercando di  infonderle coraggio.
«Ma… Ma ti senti quando parli!? Piuttosto che passare le notti con quei… cosi… preferisco fare una notte sulle chiome degli alberi» si lamentò, mentre indicava furiosamente il testificate.
Luca sospirò. «Ti ricordo che giochiamo in Hardcore, e che ogni notte passata sulle chiome degli alberi potrebbe per noi essere l’ultima» si rivolse alla sua fidanzata con sguardo serio. Lei si morse leggermente un labbro, prima di sospirare pesantemente.
«D’accordo, però ci parli tu» accettò, per poi gonfiare le guance: «Ma se inizia a fare qualcosa di osceno mi autorizzo da sola a prenderlo a schiaffi!»
«Come preferisci» disse accennando un sorriso. Si rivolse poi verso il testificate. «Uhm… Salve, io sono Luca, o…  beh, puoi anche chiamarmi El. Lei è la mia fidanzata Chiara, alias Kiria. Stiamo cercando un villaggio… Puoi portarci lì?» domandò cortesemente il ragazzo, cercando di mostrare un sorriso sincero.
«Uh? Un villaggio, sì, io vengo da un villaggio!» esclamò allegro. «Siamo tutti una grande famiglia, ci vogliamo tanto bene!»
«E questo non lo metto in dubbio, ma…» cercò di dire Luca, prima di essere interrotto dal testificate:
«E la cosa bella è che ci somigliamo molto!»
«Io NON vengo più!» esclamò Chiara impallidendo d’un tratto. Fece per tornare indietro, ma fu bloccata dal fidanzato, che con un semplice sguardo comprensivo cercò di tenerla al suo fianco. Chiara sbuffò un’altra volta.
«Puoi portarci al tuo villaggio, Giangingillo?» domandò Luca. Il testificate annuì, prima di fare un’espressione confusa.
«Certo, ma come sapete il mio nome?»
«Eugh… Lunga storia…» tagliò corto. Giangingillo alzò le spalle, per poi voltarsi.
«Seguitemi, vi porto a casa!» esclamò allegro. Iniziò a camminare a passo veloce, svoltando a destra e a sinistra ogni pochi secondi.
«Uhm… Sei sicuro che ci porterà al villaggio?» chiese Chiara, mentre guardava con aria perplessa il testificate.
«Beh, possiamo solo affidarci a lui per il momento» rispose Luca, stringendo la mano della compagna.

Seguirono Giangingillo per un tempo che sembrava infinito, il sole stava iniziando a tramontare.
«Ehm… Ehi tu, essere dalle dubbie provenienze, quanto manca per arrivare al tuo villaggio?» domandò Chiara, restando avvinghiata a Luca.
«Non molto, in effetti siamo proprio…» non finì la frase, che un urlo stridulo risuonò tutto intorno a loro.
«Ma che diamine…» sussurrò il ragazzo, mentre teneva le mani ancora sulle orecchie.
«Giangingillo, sei tornato!» Esclamò qualcuno nelle vicinanze. Contemporaneamente, Luca e Chiara alzarono lo sguardo: su una torretta, poco lontano da lì, vi era un altro uomo, con indosso una tunica simile a quella di Giangingillo, e sempre con un naso protuberante.
«Oddio… C’è pure… Giangistrillo!?» esclamò con orrore la ragazza. Si portò le mani al viso e osservò il nuovo testificate mentre urlava dietro di sé:
«Giangingillo è tornato! Giangingillo è tornato! Avete sentito gente? Giangingillo è tornato a casa!»
Non passò molto tempo che un’altra voce si aggiunse a quella di Giangistrillo.
«E smettila una buona volta di urlare come un pazzo! C’è gente che cerca di dormire qui, lo sai? Come pretendi che una persona possa dormire in pace con tutto questo baccano? Ho sonno!» Un altro uomo calvo si fece vedere: aveva indosso una vestaglia viola e sulla testa aveva un berretto da notte.
«Giandagoberto… Pure tu…» mormorò la ragazza demoralizzata.
«E’ tornato Giangingillo? Allora sarà bene che lo rifocilli come solo io so fare! Se solo qualcuno mi riportasse gli ingredienti…» una nuova voce si aggiunse al gruppo: un uomo poco più alto degli altri, vestito di bianco, con in testa un berretto da chef; accanto a lui si trovava un quinto uomo, dalla tunica nera e marrone. Entrambi avevano un naso esagerato.
«Non compro nulla!»
«Questo non significa che devi rubarmi gli ingredienti, Giansofonisbo!»
«Non li ho rubati! Mi sono saltati in mano per caso! NON COMPRO NULLA!»
Luca e Chiara stavano guardando la scena in silenzio, bianchi in volto.
«Non stiamo davvero per vivere con loro, vero?» bisbigliò chiara, con una mano davanti alle labbra, al suo fidanzato.
«Uhm…»
«Oh, abbiamo ospiti!» esclamò l’uomo vestito di bianco. «Piacere di conoscervi, mi chiamo Gianasdrubale, e sono il cuoco più esperto di questo villaggio. Questo tipo accanto a me è Giansofonisbo, e… beh, non compra nulla»
«NULLA!» sottolineò, incrociando le braccia al petto.
«L’uomo sulla torretta si chiama Giangistrillo, e credo possiate intuirne il motivo. Quello che ha rimproverato il povero Giangistrillo è Giandagoberto, ma non sentirete molto la sua presenza: dorme ventitré ore su ventiquattro. Mentre invece il tipo che vi ha condotti fin qui è Giangingillo… e ama i piedi» disse imbarazzato Gianasdrubale. «Manca ancora qualcuno all’appello, ma adesso sarete stanchi per il viaggio: perché non venite nel nostro villaggio?»
Con una bizzarra allegria, tutti i “Gian” si avviarono verso l’entrata del villaggio; Luca e Chiara li seguirono con molta più cautela, e mantenendo una certa distanza dai testificate.
Quando furono dentro, la porta delle mura del villaggio si chiuse alle loro spalle.
«Prego, prego, venite! Abbiamo una casetta che avanza: Gianbrufolo è scomparso da qualche giorno e non sappiamo dove sia finito…» sibilò Giangingillo con un tono triste, mentre dirigeva i due giovani in una casetta più distaccata dal centro del villaggio.
«Però, sono molto più organizzati qui rispetto che nei villaggini che troviamo su MineCraft noi…» ammise Luca, dando una veloce occhiata alla piazza al centro del villaggio, prima che i suoi occhi si spostassero su una casupola poco distante. «E’ quella la casa?» chiese, indicando la casetta con un cenno della mano.
«Sì, esattamente. Adesso però sarà meglio per voi rifugiarvi dentro: si sta facendo notte… e durante la notte succedono cose brutte…» il silenzio calò per qualche secondo. Mentre Chiara e Luca erano concentrati a osservare il tramonto in lontananza, Giangingillo si chinò ai piedi di chiara.
«Regalino da parte della signora?» domandò velocemente; ma prima che potesse annusarle i piedi, Chiara aveva già urlato e scagliato un calcio al volto del testificate. «Incantevole…» sussurrò massaggiandosi la guancia dove era stato colpito. «Spero di riceverne altri»
«C-ci puoi contare…» disse agghiacciata, nascondendosi dietro al fidanzato.
Giangingillo lasciò da soli i due ragazzi, tornando insieme agli altri testificate; Luca e Chiara entrarono nella casa.
«Però, almeno è abbastanza spaziosa… Un po’ diversa da quelle che “rubiamo” quando giochiamo» osservò Chiara, guardandosi intorno: c’erano alcune librerie, un tavolo con un paio di sedie, una fornace, una cassa e un tavolo da lavoro.
Luca sospirò: «Non c’è neanche un letto…»
«Vorrà dire che riposeremo sul pavimento» propose Chiara, sedendosi su una delle due sedie. «Mela?» La ragazza porse una mela al fidanzato, che lui accettò. Consumarono il cibo gustandosi ogni piccolo morso. «Ci sono rimaste solo altre due mele, dovremmo andare a cercare del cibo domani» disse la ragazza. «Hai già controllato cosa c’è nel chest?»
Luca scosse la testa, per poi dirigersi davanti la cassa; quando l’aprì, davanti ai suoi occhi si aprì la schermata classica del gioco.
«Uhm… ci sono quattro torce, due pezzettini di ferro e tre panini» disse il ragazzo, mettendo gli oggetti nell’inventario. Dopo pochi secondi, in casa iniziò a penetrare tramite la finestra una luce rossastra. «Il sole sta tramontando… per fortuna il villaggio è abbastanza illuminato, ma penso che bisognerebbe comunque fare attenzione» Luca prese una delle quattro torce e la sistemò al centro della stanza. «Con questa dovremmo essere a posto»
Chiara si sedette sul pavimento con la schiena appoggiata al muro. «Che follia… Ancora non riesco a crederci…» sussurrò abbracciandosi le gambe; appoggiò il mento sulle ginocchia, e iniziò a fissare l’unica fonte di luce: la torcia.
Luca si sedette al suo fianco, le cinse le spalle con il braccio destro. «Che siamo finiti nel gioco?»
«Mah, tralasciando questo…» Chiara alzò lo sguardo e fissò il ragazzo con espressione confusa. «Ancora non riesco a credere che esistano davvero quei testificate! Dovrò davvero convivere con un malato mentale che mi annusa i piedi!?» esclamò con sguardo disgustato. Luca scoppiò in una leggera risata, sotto gli occhi sbarrati della fidanzata, che voltò la testa offesa, gonfiando le guance.
«Tsk, se proprio ti diverti tanto, non vedo l’ora di vedere il tuo sorriso quando dormirai al fianco di un comodino di birch…» sorrise maliziosa. Luca, al pensiero delle betulle, fece una faccia disgustata.
«Non oserai…» sussurrò. «Altrimenti lo sai cosa potrebbe succedere… » un leggero ghigno prese posto sul volto del ragazzo.
«No…! Non ti azzardare a…!» non fece in tempo ad allontanarsi che Luca le era già saltato addosso, e aveva iniziato a torturarla con il caro, vecchio, solletico.
«F-fermo…! Ahahaha, smettila!» diceva tra una risata e l’altra. «A-abbi… Pietà…!»
Quando Luca si fermò, permettendo a Chiara di riprendere fiato, la strinse in un abbraccio. «Finalmente hai riso…» le sussurrò. La ragazza arrossì, ricambiando l’abbraccio, e nascondendo il volto sul suo petto.
«Però hai barato…»
«Ma hai riso comunque»
«Però…» prima che potesse parlare di nuovo, sulle sue labbra si posarono quelle di Luca.
«Lo sai che il sorriso ti dona?» disse poi, accarezzandole dolcemente la testa. «E… beh, se i testificate ti danno così fastidio, ammetto che non mi aspettavo di trovare proprio loro, domani possiamo iniziare a costruire una casetta tutta nostra» le disse confortandola.
«D’accordo…» sussurrò, accucciandosi tra le sue braccia. «Il villaggio è ben illuminato, dubito che qualcuno ci attaccherà… E poi c’è Giangistrillo che ci sveglierà nel caso in cui dovesse vedere degli zombie avvicinarsi»
Luca e Chiara si stesero sul pavimento, l’uno nelle braccia dell’altra, vicino alla torcia, che emanava un leggero calore in grado di proteggerli dal freddo che portava la notte.
«Allora… Buonanotte, amore» sussurrò Luca, chiudendo gli occhi.

«Buonanotte» bisbigliò quindi Chiara, dando un ultimo bacio a stampo al fidanzato, prima di addormentarsi.
La mattina seguente, a svegliare i due giovani era la luce del sole che penetrava dalle finestra.
«Sve…glia…» sussurrò Chiara interrompendo la parola da uno sbadiglio. Sciolse l’abbraccio e si stropicciò gli occhi. Luca mugolò, evidentemente con poca voglia di alzarsi, e si sedette accanto alla ragazza.
«Programma di oggi?» gli chiese Chiara.
«Possiamo fare un’escursione in caverna. Buongiorno, comunque» disse, posandole un bacino sulla guancia. «Volevo però dare anche un’occhiata agli achievements che propone il libro» disse, cercando l’oggetto nel suo inventario; lo prese e lo posò sulle sue gambe.
«Vediamo…» andò alla pagina degli achievements e iniziò a scrutarli, uno dopo l’altro, insieme a Chiara. «Mi sembrano quasi tutti quelli del gioco, ma ce ne sono alcuni nuovi. “Esplora ogni bioma esistente”, “Entra in ogni portale”, “Trova ogni materiale”… Sembrano quasi tutti così quelli nuovi. “Uccidi ogni tipo di mob”, “Colleziona ogni tipo di cibo”…»
«Uh, guarda! Questo è sulle pecore!» esclamò allegra Chiara, indicando la pagina con il libro.
Continuarono a studiare gli achievements, finché non sentirono bussare alla porta.
«El? Kiria?»
«Cielo, ti prego, no…» sussurrò demoralizzata Chiara.
«Stiamo servendo la colazione da Gianpancrazio, venite anche voi, vero?» disse Giangingillo da dietro la porta. Una leggera sensazione di nausea pervase i due ragazzi.
«Ehm, ehm… S-sì, arriviamo subito!» esclamò Luca, sotto gli occhi stupiti di Chiara.
«Davvero?» chiese agghiacciata. «Finiremo avvelenati se ci azzardiamo a toccare quello che cucina…!» esclamò.
«Abbiamo sempre due mele, al massimo rifiutiamo…»
La ragazza sbuffò e si alzò da terra. Aprì a Giangingillo mostrandogli un sorriso fin troppo tirato per sembrare sincero. «Arriviamo subito, sì»
Il testificate si voltò, con una risatina. «Perfetto, seguitemi!»
La ragazza sbuffò, chinando la testa per un attimo, finché non sentì una leggera pacca sulle spalle.
«Dài, andiamo» disse con un leggero sorriso Luca, uscendo dalla casa. Prese per mano Chiara e insieme si diressero da Gianpancrazio.
«Eh eh eh, buongiorno!» li salutò. «Siete giusto in tempo!» esclamò, tagliando due pezzi di torta.
«Un momento… torta?!» disse sorpresa Chiara fissando con occhi sgranati la torta di zucca davanti a lei. «Hai davvero preparato una torta di zucca?» domandò Luca, avvicinando un po’ riluttante il dolce alla bocca.
«Zucca? Ma certo che no!» prima che il ragazzo potesse dargli un morso, Gianpancrazio disse: «Ho usato farina di ossa di zombie, latte scaduto, e occhi di ragno per amalgamare bene» il cuoco incrociò le braccia al petto soddisfatto.
«Tu hai usato cosa?!» gridò Chiara schifata.
Gianpancrazio rise con gusto, prima di spiegare: «Sto scherzando! Certo che ho usato la zucca, non preoccupatevi»
Chiara tirò un sospiro di sollievo, prima di assaggiare restia. «Mmmh… Cavolo, è buona!» esclamò sorpresa, fissando prima Luca, poi Gianpancrazio. «Eppure credevo…»
«Probabilmente avete incontrato un altro Gianpancrazio, io non uso di certo le schifezze per cucinare» disse contento l’uomo.
«Beh, allora… Buon appetito» disse allegro Luca, iniziando a mangiare anche lui la torta di zucca.
   
 
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