Disclaimers:
Niente mi appartiene. Queer as Folk è di
proprietà della Cowlip e della
Showtime.
Titolo
della shot: Confidenze al sapore di alcool
Rating:
Giallo
Genere:
Introspettivo, Sentimentale
Avvertimenti:
Missing Moments, Slash
Timeline:
Post 5x13
Prompt
utilizzato:
5. Uno sciocco non saprebbe
che farsene del cuore, anche se ne avesse uno.
Vi
auguro buona lettura! -Martina-.
Comodamente
seduto sulla tua poltrona in pelle nera, dai un’ultima
occhiata ai documenti
per la prossima campagna pubblicitaria di una famosa linea di intimo
maschile.
Ti massaggi le palpebre e poi, sbirciando l’ora sul tuo
costosissimo orologio,
decidi che per quella sera hai lavorato anche troppo. Salvi i file sul
tuo
computer prima di spegnerlo e ti alzi, afferrando il cappotto per
indossarlo.
Infili alcune cartelle nella tua ventiquattrore mentre,
all’improvviso, la testa
di Cynthia sbuca dalla porta del tuo ufficio.
«Che
ci
fai ancora qui?», ti chiede, sorpresa. «Credevo
fossi fuori a festeggiare.»
Ti
stringi nelle spalle e la guardi con un sorrisetto strambo.
«Non
ho
molta voglia di festeggiare...»
«Hai
appena concluso un contratto con la Eye Conic che ti
frutterà milioni e tu non
vuoi festeggiare?», esclama lei, quasi sbigottita.
«Sicuro di sentirti bene?»
«Sto
una
meraviglia», tagli corto, recuperando le chiavi della tua
Corvette da un
cassetto della scrivania. «Non si nota, forse?»
La vedi
incrociare le braccia sul petto, con un sopracciglio inarcato.
«Bene,
allora andiamo a bere qualcosa insieme, così ti distrai un
po’. Pago io.»
«Che
cosa?», ridacchi, ironico. «Scordatelo.»
«‘Scordatelo’
cosa?», ti
domanda, con aria di
sfida. «‘Scordatelo, non mi permetterei mai di far
pagare tutto ad una bella
fanciulla come te’, che fa decisamente
poco
Brian Kinney, oppure ‘Scordatelo, io non esco con una vecchia
zitella
inacidita’ che fa decisamente molto Brian
Kinney?»
«Credo
che tu ti sia già risposta da sola», le sorridi in
maniera eloquente. «Ora
evapora, altrimenti ti licenzio.»
«Se
non
esci con me, ti rigo la Corvette», continua, insistente,
senza alcuna
intenzione di voler demordere, e dal suo sguardo da brividi capisci che
non sta
affatto scherzando.
«Mi
stai
forse minacciando, Cynthia?»
«Può
darsi.»
Alzi gli
occhi al cielo e sbuffi, scocciato.
«Cristo,
ma perché non esci con Theodore?»
«Perché
lui è già impegnato con Blake. Ti sei forse
dimenticato che oggi…»
«…
la coppietta
felice
festeggia due mesi che
sono ritornati insieme», completi per lei, storcendo poi la
bocca in
un’espressione quasi nauseata. «Non riesco a
pensare a niente di più patetico.»
«Sei
sempre il solito romantico», commenta Cynthia, scuotendo il
capo, e si piazza
dritta davanti a te. «Allora? Vieni?»
Con un
sorriso impertinente, ti appoggi alla scrivania con i palmi delle mani
e ti
sporgi in avanti con la testa, ad un centimetro dal suo naso.
«No»,
la
liquidi, inarcando le sopracciglia per enfatizzare al meglio il tuo
rifiuto.
«Non vengo.»
Lei, in
tutta risposta, ti sorride. Ed è un sorriso che non ti piace
per niente.
La fissi
di traverso, cercando di incenerirla con la sola forza dello sguardo.
«Ho
ceduto perché mi stavi esasperando e la mia Corvette stava
rischiando grosso»,
borbotti, sorseggiando la birra che hai ordinato. «Ora dammi
un buon motivo per
cui non dovrei davvero
licenziarti.»
«Perché
svolgo il mio lavoro in maniera impeccabile e sono l’unica
assistente che
riuscirebbe a sopportarti ancora per altri
vent’anni», sorride compiaciuta,
prima di immergere la punta di due patatine fritte nel ketchup ed
addentarle
con gusto.
«Ma tu
non eri a dieta?»
«Comincio
domani», ti risponde, con la bocca piena.
Ti lasci
andare ad una risata piuttosto divertita.
«Quel
‘domani’ dura da quando ti conosco», la
informi, toccandole un braccio con la
punta dell’indice. «Diventerai grassa e ti
verrà anche la cellulite.»
Cynthia
si stringe nelle spalle e, sfidandoti con lo sguardo, finisce tutte le
patatine.
«Fanculo
alla cellulite», esclama, pulendosi le mani con un tovagliolo
di carta. «E
fanculo anche tu, Brian.»
Ridi di
nuovo e, muovendoti sullo sgabello, dai le spalle al bancone in legno
del bar,
su cui appoggi i gomiti per sostenerti. La musica nel locale
è soffusa, ridicolmente romantica,
ed alcune coppiette felici si sono
alzate per
ballare un lento improvvisato vicino ai loro tavolini. Distogli lo
sguardo e
sbuffi, seccato dal mortorio che dilaga in quel locale.
«Cristo,
non credevo che i bar etero potessero essere
così… etero»,
sbotti, sconcertato, dando una leggera gomitata a Cynthia.
«Se volevamo divertirci per davvero, saremmo dovuti andare da
Woody.»
«La
prossima volta andiamo da Woody, allora, così imparo le tue
tecniche di
seduzione infallibili», acconsente lei, sorseggiando il suo
drink.
Ridacchi
e, afferrando la tua birra, ne bevi qualche sorso. Ti accorgi che due
uomini,
seduti ad un tavolino poco più in là rispetto al
bancone, guardano
insistentemente nella vostra direzione e, per la prima volta in vita
tua, le
loro attenzioni non sono rivolte a te, ma a Cynthia. Fissi di sottecchi
la tua
assistente che non si è accorta di nulla, troppo impegnata a
giocherellare con
l’ombrellino del suo cocktail.
«Quei
due ti stanno puntando», le dici allora, ridestandola, e
glieli indichi con un
cenno del capo. «Devono essere proprio disperati.»
Cynthia
si volta appena e li guarda con la coda dell’occhio,
disinteressata, poi ti
molla un pugno sul ginocchio.
«Sei
veramente uno stronzo!», esclama, fingendosi offesa.
«E comunque, se proprio
vuoi saperlo, non sono più interessata agli uomini da una
botta e via. Sono in
cerca dell’anima gemella con cui passare il resto della mia
vita.»
«Sei già
ubriaca, per caso?»
«Sono
lucidissima», incrocia le braccia sul seno e ti fissa, seria.
«Ormai non sento
più la necessità di andare a letto con un uomo
diverso ogni notte. Adesso
voglio la stabilità di un rapporto vero, basato sulla
fiducia e sull’amore.»
La
guardi ad occhi sgranati, non riuscendo a credere alle tue stesse
orecchie. Ti
chiedi che fine abbia fatto la Cynthia che conosci da anni, quella che,
da
sempre, è la tua versione al femminile e che, esattamente
come te, si scopa
chiunque, senza scuse, rimpianti o
rimorsi. Rimani a guardarla ancora per un po’, in
tralice, poi prendi
qualche altra sorsata di birra. Forse sei tu quello ubriaco.
«Voi
etero e questa stronzata dell’amore», scuoti la
testa, sbuffando una risata
intrisa di ironia. «Siete patetici.»
«Disse
colui che è arrivato ad un passo dal matrimonio con tu-sai-chi», ti rimbecca lei.
Corrughi
la fronte, facendo finta di non capire a chi si stia riferendo.
«Dovevo
sposarmi con Voldemort?», esclami, sbigottito. «Non
è neanche il mio tipo.»
Cynthia
ti fissa con sguardo rassegnato, poi finisce il suo drink tutto
d’un fiato.
«Cristo,
ma ci pensi? Tu, Brian Kinney, stavi per compiere il grande
passo!»
Ti giri
di nuovo verso il bancone e sfreghi la fronte contro la bocca della
bottiglia.
«Ma poi
tutto è andato a puttane…», sospiri.
«Già»,
mormora lei, e noti una punta di tristezza nella sua voce.
«Non credevo lo
avessi sul serio, sai?», continua, prendendoti in contropiede.
«Che
cosa? Un cazzo da venticinque centimetri?»
Scorgi
Cynthia alzare gli occhi al cielo, esasperata.
«Ma se
non te l’ho mai visto!»
«Sei
proprio una donna sfortunata, allora», commenti, sollevando
un angolo della
bocca in un sorriso canzonatorio.
«E tu,
invece, sei un idiota», ribatte lei, puntandoti contro
l’indice. «Io parlavo
del tuo cuore.»
«Il mio
cuore?»
«Sì, il
tuo cuore», ribadisce, portandosi una lunga ciocca bionda
dietro l’orecchio.
«Quell’organo che tutti noi abbiamo sempre pensato
che tu non avessi ma che,
a quanto pare, è bello grande.»
«Ti
sbagli», la smentisci. «L’organo
più grande che ho è…»
«Taci,
per l’amor di Dio», ti interrompe, premendoti una
mano sulla bocca. «Hai
dimostrato di possedere un cuore immenso, a discapito di ciò
che ha sempre
detto la gente. E questo grazie a lui.»
La fissi
un secondo, poi abbassi lo sguardo sul pavimento.
«Non so
che farmene del cuore. È un muscolo inutile, che non serve a
nulla…», sorridi
amaro. «Non posso nemmeno buttarlo in un cassonetto come
piace ad Emmett.»
Cynthia
ti risolleva il mento con due dita.
«Solo
uno sciocco non saprebbe che farsene del cuore», afferma, con
una saggezza
negli occhi che non le hai mai visto. «E tu non lo sei. Certo, alcune
volte ti comporti da stronzo incallito, ma io ti conosco troppo bene e
so per
certo che non sei affatto uno sciocco», ti sorride, sincera.
«Quindi, capo, ora che
anche tu ti sei reso conto
di avere un cuore, l’unica cosa che puoi fare è
prendertene cura, farne buon
uso ed aprirlo solo con chi se lo
merita.»
Rimani a
guardarla, stupefatto, inspiegabilmente colpito da ciò che
ti ha detto. Pensi
che ha ragione, maledettamente ragione. È riuscita a leggere
tra le righe delle
tue parole, ti ha scavato dentro ed ha colpito nel segno.
Perché, in fondo, è
vero: ti conosce così bene che le recite che metti in piedi
per nascondere i
tuoi reali sentimenti, con lei, non funzionano più ed
è capace di smascherarti
subito. Ormai messo alle strette, le sorridi di rimando, ironico.
«Grazie
per il consiglio, mammina»,
la prendi
bonariamente in giro, sollevando la bottiglia di birra quasi vuota come
per
brindare a lei. «Inizierò da te a fare buon uso
del mio cuore.»
Cynthia
sbatte più volte le ciglia.
«Da me?
Ma io parlavo di…»
«Lo so
di chi stavi parlando», la interrompi, lanciandole
un’occhiata eloquente. «Ma,
ancora una volta, ti sei dimostrata un’amica fedele ed
onesta. Permettimi di
ricambiare.»
«Paghi
tu?», ti chiede subito.
«No.»
«Mi dai
un aumento, allora?»
«Certo
che no», esclami, e lei ti tira una pacca scherzosa sul
braccio. «Si tratta di
Elliot, del dipartimento artistico. So che hai una cotta per lui da
anni, ormai.
Quello che però tu non sai, mia cara Cynthia, è
che anche lui ha palesemente una
cotta per te», le rendi
noto, vedendola subito sbarrare gli occhi, e prendi a giocherellare con
la
bottiglia. «Se cercavi una… che Dio ce ne scampi, anima gemella, credo tu l’abbia
trovata.»
L’espressione
che ti sta rivolgendo Cynthia è tutta un programma. Ti
guarda con occhi ancora
sgranati e, prima che tu possa accorgertene, si alza in piedi di
scatto e
ti abbraccia, stritolandoti.
«Grazie,
Brian», ti sussurra all’orecchio, col mento premuto
contro l’incavo della tua
spalla, poi ti libera dalla sua presa soffocante e ti posa un bacio
leggero
sullo zigomo. «Grazie, grazie, grazie!», saltella e
batte le mani, attirando
l’attenzione dell’intero locale su di sé.
«Va
bene, basta così. Ti stai comportando peggio di una checca isterica», la rimproveri
giocosamente. «Però non credere che
io l’abbia fatto per te. L’ho fatto per
me», alzi le sopracciglia ed un ghigno
malizioso va a piegarti le labbra. «Era davvero
uno strazio vederti ogni santo giorno sbavare, con una faccia da
funerale,
dietro a quel povero ragazzo. Ora puoi dare libero sfogo alla tua
frustrazione
sessuale e scopartelo dove ti pare e piace… ma non in
azienda, altrimenti vi
licenzio entrambi.»
Cynthia
scuote la testa, fingendosi irritata, ma poi ridacchia.
«Sottoscrivo
che sei veramente uno stronzo», ribadisce, infilandosi il
cappotto. «Ma sei uno
stronzo dal cuore d’oro.»
Sollevi
gli occhi al cielo, sbuffando.
«Ora
sparisci, che questo schifosissimo
bar mi ha rammollito a sufficienza», esclami e, afferrando il
tuo tovagliolo,
rimuovi la traccia di rossetto che quella scapestrata della tua
assistente ti
ha lasciato sulla guancia.
«Allora
buonanotte, stronzetto», ti augura Cynthia, ridendo.
«Buonanotte
anche a te, stronzetta», le rispondi per le rime.
Lei ride
ancora e la segui con lo sguardo finché non sparisce oltre
la porta d’ingresso
del locale. Sospiri e finisci la tua birra. La conversazione con
Cynthia ti ha
lasciato con il cuore più leggero. Già, il
cuore. Scuoti la testa e sorridi tra te e te, sornione. La
tua mano corre
fulminea verso la tasca dei pantaloni e tiri fuori il cellulare.
Indeciso, lo
fissi per un attimo, lì, stretto tra le tue dita, poi
componi quel numero che
ormai sai a memoria. La sua voce
giunge come balsamo per le tue orecchie dopo tre squilli.
«Pronto?»
«Ciao,
splendore», lo saluti, non capendo per quale diavolo di
motivo quel tuo stupido
cuore ti stia martellando nel petto.
«Brian»,
sussurra lui, con tono sorpreso ma felice. «Come…
come stai?»
«Uno
schifo», gli rispondi, facendo il melodrammatico.
«Cynthia mi ha costretto ad
uscire con lei e mi ha trascinato in un bar etero.»
Justin
ride e tu chiudi gli occhi, immaginando che lui sia lì con
te.
«Hai
deciso di cambiare sponda?», ti prende in giro. «E
io che credevo fossi fuori a
rimorchiare ogni bel maschione di Pittsburgh.»
«Rimorchiare?
Senza il mio compagno di giochi preferito?», esclami, e
ridacchiate entrambi.
«Tu che mi dici? Come vanno le cose a New York?»
«Direi
bene, tutto sommato…», lo senti sospirare.
«Ho venduto un paio di quadri e
dopodomani ho la mia prima personale. Dovrei esserne felice, ma la
verità è
che… che non è bello senza di te»,
confessa, e la sua voce si incrina.
Il tuo
dannato cuore sembra fermarsi di colpo, come se ti stesse spronando. Le
tue
labbra si increspano in un sorriso: adesso sai esattamente
cosa farne e, per nessun motivo, vuoi sprecare un’occasione
simile. Cynthia non te lo perdonerebbe.
«Prepara
il tuo bel culetto sodo, splendore», gli dici, beffardo.
«Dopodomani sarò a New
York. Da te.»