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Autore: SofyTrancy    24/03/2016    3 recensioni
Ciao a tutti! Insieme all'altra mia storia in questo fandom, ho deciso di inziare anche questa AU! OwO
Spero vi piaccia.
La storia è ambientata in un mondo di ispirazione medievale, Marinette è una contadina che vive nel bosco vicino alla capitale, continuamente vessata e stressata dalle tasse che impongono alla sua famiglia.
Peccato che il principe di questo regno metta gli occhi su di lei... e la voglia in tutti i modi come sposa!
In più la nostra protagonista farà uno strano incontro voluto dal destino...si ritroverà davanti a Chat Noir! il mostro che tutto il regno sta cercando...
Le farà del male? Come evolverà il loro rapporto?
La storia di due fuggitivi in cerca di una sola cosa: la libertà.
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Spoiler!
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Marinette

Il giorno che mi ha cambiato la vita
 

«Mamma io vado a vendere il pane e le uova in città!» urlai, aprendo la porta di casa.

«Non fare tardi! Il bosco è un posto pericoloso!» mi urlò mia madre di rimando.

Ridacchiai. Era quello che diceva sempre.

«A dopo!»

Uscii dalla piccola casa nella quale vivevo, mentre una ventata di vento mi scompigliava i capelli.

Quella era la mia vita.

Svegliarmi presto la mattina, uscire di casa e andare nella capitale del regno, CastleTown a vendere il pane che i miei genitori preparavano ogni notte e le uova che le galline lasciavano nel pollaio, restare là fino al tramonto e poi tornare a casa.

Non potevo certo sedermi sugli allori o avere tutte le comodità che molti avrebbero desiderato, ma la mia vita mi piaceva.

Amavo attraversare il bosco, mentre vedevo il sole sorgere e tramontare attraverso le fronde degli alberi. Ed era proprio quello che stavo facendo in quel momento.

Intorno a me sentivo la natura svegliarsi: gli uccellini iniziavano a cinguettare e gli scoiattoli scendevano giù dai grandi alberi, saltando da uno all'altro.

Conoscevo quella zona di bosco come le mie tasche e molto spesso quando avevo un po' di tempo libero, mi inoltravo in altri parti di esso, cercando nuovi sentieri e scorciatoie e segnando tutto in una mappa che avevo iniziato a disegnare fin da bambina.

Ben presto mi ritrovai alle porte della capitale, e trascinai il grande carro che avevo all'interno delle sue mura.

CastleTown era una città nata intorno al castello del regno, dove viveva il re di tutta Caldisla con la regina e il loro unico figlio e erede al trono.

«Buongiorno Marinette!» mi salutò un'uomo non appena misi piede nella strada principale.

Ricambiai il saluto.

«Marinette, ho dei nuovi libri dopo passa a vederli!» mi urlò il bibliotecario dalla soglia della sua biblioteca.

«Certo che vengo!» risposi io.

«Marinette, dopo vieni ad assaggiare questo nuovo frutto!– mi chiamò il fruttivendolo del paese –Viene da un regno lontano!»

«Allora ci vediamo dopo!»

Era così bella quella città.

Un luogo pieno di sorrisi e di persone amichevoli, che mi conoscevano fin da quando ero bambina.

Mi misi al mio solito posto, in fondo alla strada del mercato, iniziando a disporre le varie pagnotte di pane sul banchino, accanto alle focacce e ai panini dolci che aveva preparato come sempre mio padre e a posizionare le uova nei vari cestini.

Subito i cittadini si avvicinarono a me, richiedendo le loro ordinazioni o anche solo per fare un minimo di conversazione.

 

Tutto stava andando come al solito, già a metà giornata il banchino era quasi del tutto vuoto e il mercato era vivace come al solito.

Aspettando i clienti mi misi a leggere uno dei libri che il bibliotecario mi aveva portato quando era venuto a prendere la sua ordinazione.

«Il principe!»

«Sua Maestà ma cosa ci fa qui?»

Queste parole mi fecero alzare lo sguardo di scatto.

Perché il principe Nathanael si era scomodato di venire al mercato?! Cosa ci faceva qui?

Lo vidi avvicinarsi velocemente a me, mentre il panico iniziava a farsi strada nel mio corpo.

Il principe usciva dal suo castello solo per fare una cosa: riscuotere le tasse di chi non le aveva ancora pagate.

Qualcuno mi guardò con uno sguardo compassionevole, già convinto che il principe fosse lì per punirmi.

Quando il ragazzo fu davanti a me, notai quanto fosse bello come dicevano.

Aveva folti capelli rossicci e due begli occhi verdi. Era alto e slanciato e sul suo volto vi era disegnato un sorriso abbastanza accattivante.

Ma tutto sapevano che era bello quanto spietato.

«Il qui presente principe Nathanael è venuto a riscuotere le tasse che lei non ha ancora pagato signorina Marinette.» disse quello che doveva essere il ministro accanto al principe.

«Non abbiamo abbastanza soldi... vi garantiremo che le pagheremo entro la fine del mese...» cercai di dire, ma fui interrotta dal principe stesso.

«Non voglio soldi.»

Lo guardai spaesata.

E allora cosa voleva da me? Perché era sceso in città?

«Ho deciso di prenderti in sposa Marinette. Sei la ragazza più bella di tutta la capitale.» continuò poi, inginocchiandosi e facendomi il baciamano.

Scostai velocemente la mia mano dalle sue.

«Cosa staresti insinuando?!» chiesi, facendo un passo indietro.

Non volevo sposarmi. Non così.

«Non hai i soldi per pagare le tasse, e quindi mi pagherai in un altro modo, diventando una delle mie spose.– aggiunse, il sorriso che si allargava –Non vedo l'ora di passare con te la mia prima notte di nozze.» disse poi avvicinandosi al mio orecchio.

Deglutii.

Dovevo trovare una soluzione, alla svelta.

Poi, tutto accadde troppo in fretta.

Un urlo arrivò dalla parte opposta della strada:

«Prendetelo! Sta scappando!»

E lo vidi.

Un qualcosa di non umano stava correndo a quattro zampe verso la mia direzione: la pelle era nera come la pece, gli occhi verdi erano grandi e felini, lunghe unghie affilate graffiavano le pietre sulla strada e due grandi orecchie da gatto (anch'esse nere) sbucavano tra i capelli biondi.

«Cosa sta succedendo!?» chiese Nathanael, voltandosi.

Feci un passo indietro, quasi spaventata da ciò che stava accadendo.

Dietro la strana creatura notai le guardie reali che lo inseguivano, tenendo le lance e le spade sguainate.

L'essere saltò agilmente sul cornicione di uno dei palazzi, gettando nel caos l'intero mercato.

Un'arciere scoccò la sua freccia, colpendolo.

Con un grido di dolore, cadde dal cornicione, atterrando sul mio banchino.

Mi si gelò il sangue nelle vene. Lo avevo lì, a meno di due centimetri da me.

Da come lo stavano inseguendo mi aspettavo che mi sbranasse o altro, invece non mi toccò minimamente.

Anzi, si tolse la freccia dalla gamba per poi saltare oltre le mura della città.

Io rimasi pietrificata, osservando il mio banchino completamente distrutto.

«Chiudetevi in casa!» urlò una delle guardie.

«Quello è il temuto mostro Chat Noir! Dopo dieci anni di prigionia è riuscito a scappare!» gridavano le persone intorno a me.

Io ancora non riuscivo ad elaborare cosa fosse successo, a eliminare quella paura che mi stava attanagliando il cuore.

«Come ha fatto a fuggire?!» urlò il principe, voltandosi verso una delle guardie.

«N-non lo sappiamo Sua Maestà... stiamo facendo delle indagini...» rispose questa, balbettando.

Nathanael sbuffò.

«Va a casa Marinette e prepara la tua roba. I miei soldati verranno a prenderti entro il tramonto.» disse infine il rosso, girando i tacchi e andandosene.

In quei pochi, brevi istanti... la mia vita fu stravolta.

 

Quando riattraversai il bosco per tornare a casa, non mi sentii libera e felice come al solito.

Al contrario, mi sentivo oppressa, stressata e costretta a fare qualcosa che non volevo, costretta a rinunciare a ciò che avevo di più caro per accontentare un principe capriccioso.

Le lacrime iniziarono a rigare il mio viso.

Corsi verso casa, ignorando le guardie che erano alla ricerca di quel mostro chiamato Chat Noir.

Quando arrivai nel piccolo spiazzo senza alberi al centro del bosco, trovai mia madre ad aspettarmi.

«Mi è arrivata una lettera dal castello.»

Disse solo questo, nient'altro.

Osservai il borsone che aveva accanto a sé.

Il mio cuore perse un battito.

Voleva consegnarmi così? Senza neanche sentire la mia voce in capitolo? Senza cercare un'altra soluzione?

«N-non voglio andare, mamma...» sussurrai, mentre il mio corpo iniziava ad essere scosso dai singhiozzi.

«E chi ha detto che andrai da lui?»

La voce di mio padre mi arrivò alle orecchie.

Mi voltai verso di lui, notando immediatamente la quantità di panini e focacce che aveva nell'enorme vassoio.

«Ti serviranno. Scappa. Tu non puoi essere trattata così.»

Il mio volto si illuminò. Afferrai le pagnotte e le misi nel borsone che mi aveva preparato mia madre, per poi caricarmelo sulle spalle.

«Vi voglio bene...» dissi, osservando il sole che stava per tramontare.

«Anche noi, ora sbrigati!» mi incitò mio padre.

Partii a corsa.

Pochi secondi dopo sentii le armature di metallo delle guardie reali avvicinarsi e una voce baritonale chiedere dove io fossi.

Ma io oramai ero già nascosta tra le fronde degli alberi e correvo con tutto il fiato che avevo in corpo.



ANGOLO AUTRICE
Ed eccoci qui con un nuovo capitolo! Spero vi sia piaciuto e che non sia risultato troppo noioso...
Alla prossima
~SofyTrancy
 

   
 
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