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Autore: Nocticula_Nott    24/03/2016    2 recensioni
Fanfiction revisionata e ripostata
Doveva essere così, quindi, la morte?
Un’attensa lunga una vita, nella quale si protende verso la negazione? Assurdo.La Guerra aveva generato più orfani che scontri, più abbandoni che vittorie.
Bisogna essere davvero stupidi, mi dissi, per permettere un tale scempio e anzi, farne parte.
Quanta morte.
Quanta paura.
Anche la speranza, ultima guardiana e spinta motrice della nostra determinazione, aveva abbandonato il mio cuore.
***
Nuovo personaggio originale. Pairing Draco/OC
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
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Tell me, who you kill,

to save your life?

                                                                                                                                                                                                      

 

Chapter Eleven: ‘And I am mad’

                                    

Mi alzai dal tavolo a cena ultimata.

Le due delegazioni ospiti lasciarono per prime il salone, tornando verso il loro mezzo con cui erano arrivate e portando così sé sussurri e occhiate curiose. Io vidi di nuovo Krum guardare nella mia direzione, ma scostai gli occhi subito dopo, sentendomi un po’ in imbarazzo. Stavo giusto sorbendomi le frecciatine della Parkinson, quando alle mio orecchie arrivò una voce ruvida e sconosciuta.

 “Cravatta verde-argento, capelli quasi bianchi” mi voltai e vidi che il nuovo professore di Difesa contro le Arti Oscure si stava rivolgendo a Draco, soppesando ogni aspetto in lui evidente. “occhi insolenti ma spento. Espressione da piccolo sfrontatello, che si sente superiore. Tu devi il figlio di Lucius Malfoy.”

Mi avvicinai di qualche passo, per ascoltare la risposta“Draco Malfoy” disse altezzoso il giovane.

Lui ridacchiò “Dì a tuo padre che Malocchio Moody lo saluta. Lo sa benissimo chi sono io.” Il suo occhio finto saettò su di me, perforandomi con quel blu elettrico. Non mi disse nulla, semplicemente si allontanò zoppicando.

“Mette ansia, non trovi?” dissi a Draco, mentre ci affrettavamo a scendere nei sotterrane, verso i nostri dormitori.

“Mio padre mi ha parlato di lui, sostenendo che è solo un vecchio pazzo. Acromantula!” La porta si aprì permettendoci di  entrare.

Ogni pensiero pesante scomparve. Ero a casa.

“Che ne dite di parlare un po’, prima di andare a letto?” propose Nott, una volta scesi nella sala comune. Occupammo un paio di divanetti, sotto gli sguardi curiosi di quelli del primo anno “Secondo voi questo limite di età per partecipare al torneo, imposto da Crouch e appoggiato da Silente, è giusto?”

“Secondo me, sì.” disse Jenna, sedendosi accanto a me “Trovo stupido che uno studente al di sotto del GUFO possa anche solo pensare di cavarsela.”

“Io avrei provato.” disse Blaise alzando le spalle, portando il braccio attorno alle spalle di Adrianne “Eterna gloria. Solletica a molti, vero Draco?”

Malfoy  fece spallucce, fingendo disinteresse “Sì, non sarebbe stato male, ma se a noi fosse concesso di partecipare lo sarebbe anche a San Potter. E si sa che in quel caso uscirebbe il suo nome. È scontato come il disappunto di Piton quando guarda Paciock.”

Io annuii, pensierosa. “Harry ha una capacità unica di cacciarsi nei guai.” mi voltai verso Draco, appoggiando il naso contro alla sua spalla e guardandolo dal basso. Gli sorrisi, quando voltò il viso per guardarmi,  prima di rialzare il volto e sussurrare “Devi ancora spiegarmi cosa è successo alla Coppa del Mondo o sbaglio?”

Lui si fece reticente, in un primo momento, poi annuendo mi fece alzare. “Non qui.” Sussurrò, mi faceva cenno col capo di andare con lui.

“Ma dove andate?!” chiese scocciata la Parkinson, mentre Nott e Zabini guardavamo l’amico con un sorrisetto furbo sul volto.

Draco sbuffò “A farci un calderone di affari nostri, Pansy” rispose scocciato, mentre io scoppiavo a ridere, seguendolo nel corridoio degli studenti del quarto e quinto anno. Arrivati nel dormitorio maschile, chiuse la porta,  applicando addirittura un incantesimo insonorizzante alle pareti, per evitare che qualcuno potesse sentirci.

“Quello che sto per rivelarti non deve uscire da questa stanza.” mi disse, serio come non lo avevo mai visto, puntandomi un dito sotto al naso “Ho deciso di dirtelo perché mi fido di te, quindi non farmene pentire. Nessuno deve saperlo, nemmeno e soprattutto il tuo amico Potter.”

“Non dirò nulla a nessuno, te lo prometto.” Gli dissi ignorando il riferimento acido a Harry e  lui annuì sospirando. Mi fece segno di accomodarmi sul letto prima di mettersi accanto a me.

Mi prese la mano, avvicinandosi ulteriormente così da potermi bisbigliare “Mio padre era al corrente di tutto perché, negli anni in cui il signore Oscuro era al massimo delle sue forze… Era un suo seguace.”

Sgranai gli occhi fino all’inverosimile trovando risposta alle parole della vecchia collega di papà. Rimasi un attimo in silenzio, assimilando la cosa, prima di schiarirmi la voce. “Tuo padre era un Mangiamorte?”

“Sì.”

“E l’altra sera era tra coloro che-”

“Penso di si.”

Rimasi in silenzio, sentendomi anche un po’ stupida. Perché ne ero così sorpresa?

Lucius Malfoy non era solo l’uomo più viscido e meschino che avessi mai incontrato in tutta la mia vita. Era anche un Mangiamorte.

Non chiesi quello che Draco pensava di quella faccenda, forse spaventata da quella che sarebbe potuta essere la sua risposta. Non  chiesi nemmeno il perché di quell’atto. Voi Sapete Chi era scomparso molti anni prima, che senso aveva quindi, l’atto alla Coppa del Mondo? Non ero pronta a saperlo. .

Draco mi guardò, quando decretò che mi aveva lasciato abbastanza tempo per pensare. “Questo non cambia nulla, vero?” mi chiese, un po’ incerto e io scossi il capo.

“Niente.” gli sussurrai, prima di appoggiare le labbra alle sue “Tu per me sei sempre Draco.”

Mi guardò con espressione indecifrabile, poi mi chiese insicuro “Staresti al mio fianco in qualsiasi caso?”

Non risposi subito, perché il mio cuore aveva mancato di un battito a quelle parole. Non mi era piaciuta come domanda e lui parve ritirarla, perché non mi disse altro. Lasciò scivolare una mano tra i miei capelli, prima di baciarmi ancora e ancora, tornando ad essere un quattordicenne qualsiasi, senza pensieri per la testa.

Quel discorso, però, mi aveva turbata parecchio perché, anche se in modo molto lato, Draco mi aveva appena rivelato qualcosa sulle sue future intenzioni. Qualcosa che non avrei mai immaginato e che in quell’istante non colsi.

Se anche l’avessi capito, però, non sarebbe cambiato nulla.

 

 

Uscii dalla classe di Difesa con una certa fretta, seguita da Draco pallido come un cencio. Mi appoggiai alla finestra e lui fece lo stesso, continuando a farneticare come uno squilibrato “…e di capire che non deve mettersi contro di me! Dirò a mio padre che mi ha messo un ragno mortale sulla faccia e lui provvederà a sbatterlo fuori a calci. Ogni anno la decadenza di questo posto si fa più evidente e io non sopporto più di…

Si interruppe, costringendomi ad alzare gli occhi. Davanti mi trovai il professor Moody, che mi osservava silenzioso con il suo occhip vero mentre quell’altro, frenetico e sempre in movimento, sfrecciava su Draco, fulminandolo “Può rientrare in aula, signorina Blake? Avrei un paio di domande da farle. Lei no!” puntò il bastone al petto di Draco, che aveva provato a seguirmi.

Mi voltai verso il ragazzo,  porgendogli la mia borsa “Dì a Vitious che sono qui… Appena finito ti raggiungo a lezione.”

Lui annuì, evitando di guardare verso il professore una seconda volta. Si defilò così in fretta che in poco più di tre secondi era sparito oltre l’angolo del corridoio.

“Un cuor di leone, devo ammetterlo.” disse burbero l’uomo, prima di precedermi nella sua aula “Chiuda la porta, signorina Blake.”

Io eseguii riluttante, seguendolo poi su per le scale sino all’ufficio che, l’anno precedente, era appartenuto a Remus Lupin. Mi mancava, con quella gentilezza unica che mi aveva dato fiducia in me stessa e aiutata per un intero anno scolastico. Tutto il contrario di come mi faceva sentire l’ex Aurur.

“Non si preoccupi.” mi disse, forse notando la mia espressione reticente, colpendo con il bastone la sedia innanzi alla scrivania e invitandomi così a sedermi. Mi guardai attorno e notai un osceno barattolo di vermi appoggiato accanto al calamaio, che si dimenavano in una piccola zolletta di terra. Era davvero grottesco quel posto.

Perché Lupin se n’era andato. Me lo chiesi più che mai.

“Di cosa voleva parlarmi professore?” domandai con voce un po’ tentennante, mentre lui mi offriva dei biscotti che sembravano delle pietre, tanto erano vecchi. Scossi il capo, reclinando gentilmente.

“Volevo sapere come sta suo padre. Peter Blake.” mi spiegò pratico “Eravamo molto amici un tempo. Non so se lo sa.”

Scossi lievemente il capo, stupita. Papà mi aveva parlato di Malocchio Moody, ma era famoso ai più per ciò che aveva fatto in vita. Papà non mi aveva mai detto che erano amici. “Mio padre sta bene.” Risposi alla domanda “Ora è in nord America, per cercare di catturare un Dragone Acquatico del Mississipi.”

Lui annuì “Portagli tutti i miei più cari saluti.”

“Lo farò!” feci per alzarmi, ma lui me lo impedì.

“Non è la sola cosa di cui volevo parlare con  te” mi impose di risedermi  con lo sguardo e io lo feci, nonostante in cuor mio desiderassi solamente scappare a gambe levate alla lezione di Incantesimi “Lei lo sa che io sono un  ex Auror.” Annuii “E sa quali sono i compiti di un Auror?”

“Dare la caccia ai maghi malvagi, Giusto?”

Lui sorrise sghembo “Esatto, signorina Blake. Non avrei saputo dirlo con parole migliori in effetti. Lei ha centrato in pieno il punto. Sa che il padre del suo attuale fidanzatino è un pericolosissimo Mangiamorte?”

La mia bocca si spalancò da sola e se non fosse stato per la pelle e i muscoli facciali, la mandibola mi sarebbe caduta sino al pavimento. Con quale faccia osava venire a dirmi una cosa del genere? Senza il minimo tatto? “Sono sicura che questa sia un’informazione riservata della quale io non dovrei essere a conoscenza” dissi sulla difensiva, prima di aggiungere “E il fatto che io passi del tempo in compagnia di Draco Malfoy non comprende in alcun modo suo padre. Lui non è come suo padre.”

“Lei ne è veramente convinta, signorina Blake?” mi chiese prendendo un sorso dalla fiaschetta che teneva nella tasca interna del mantello “Crede davvero che Draco sia colui che cambierà le cose all’interno della dinastia dei Malfoy, discostandosi dai suoi avi che per secoli hanno praticato le Arti Oscure, come noi ora stiamo tranquillamente discorrendo? Fossi in lei non mi farei illusioni.”

Mi mordicchiai le labbra, poi cercando di essere convincente dissi “Draco non è come suo padre. Draco non-”

Lui esplose in una risata fragorosa, che riecheggiò per tutte le pareti dello studio “Credimi, Bambolina. Appena verrà il tempo più propizio il tuo Draco sarà il primo a mettersi in fila per farsi marchiare.”

Il momento propizio? A cosa? Cosa sarebbe venuto? Troppe domande che non potevo fargli. Mi alzai di scatto, sistemandomi il mantello “Ho la lezione di Incantesimi” dissi frettolosa, rimettendo a posto la sedia con una spinta secca “Arrivederci Professor Moody.”  detto questo uscii fuori, con le sue risate che ancora mi seguivano.

Ebbi un piccolo crollo, infatti non andai a lezione bensì uscii nel cortiletto interno appoggiandomi con entrambe le mani ad un albero.

Dovevo ancora capire che non sarebbe stato Draco Malfoy a cambiare il destino della dinastia Malfoy, bensì un ragazzino di nome Scorpius, che allora non era neanche una favilla illusione.

 

 

Mi lasciai cadere sul letto di Draco ancora incredula. Lui si mise al mio fianco, stendendosi completamente nella mia stessa posizione, con le gambe fuori dal materasso e gli occhi puntati sul baldacchino verde-argento.

“Harry Potter campione Tre Maghi!” disse Blaise, con il tono di un menestrello medievale, pomposo. “Il Bambino che è Sopravvissuto che riprova di nuovo, per il quarto anno di seguito, a non sopravvivere oltre. Solo io sono profondamente irritato dal fatto che per lui non valgano le regole?? Theo? Dracy?”

“Se mi chiami un'altra volta così ti crucio.” Lo ammonì il biondo, sbuffando seccato “A me poco importa, anzi, sarà bellissimo vedere quel pezzente di San Potty fatto a pezzi durante una delle gare.  Non ha speranze contro Krum, la biondina dell’altra scuola di cui nemmeno mi ricordo il nome-”

Fleur Delacoir” gli suggerii io.

“Esatto lei, e quel cervellone di Cedric Diggory. Non vedo l’ora di vederlo scavarsi la fossa da solo.”

Io sospirai, realmente preoccupata per le sorti di Harry. Iniziavo a pensare che qualcuno lo volesse morto, doveva essere così se no non si spiegava come il suo nome fosse finito nel Calice di Fuoco!  Poteva anche essere Harry Potter, ma non era mai stato un pozionista o un mago particolarmente dotato. Era nella media, nulla che potesse battere la linea dell’età imposta dal preside, per Diana!

“Lia, mi stai ascoltando?”

Riportai la mia attenzione su Draco, che aveva voltato il capo verso di me per potermi guardare. Feci lo stesso, incrociando le mani sul petto. “Scusami, mi sono smarrita in un pensiero. Dicevi?”

“Stavo dicendo che se Potter ha chiesto a qualcuno più grande di lui di mettere il nome del calice si è dimostrato l’esaltato di sempre. Non ti pare?”

“Mah,  secondo me sei più innamorato di Harry della metà delle sue fan. Potter di qua, Potter di la. Bella ossessione, la tua.”

Draco mi guardò oltraggiato, assottigliando gli occhi, mentre si sollevava, appuntellandosi con i gomiti al materasso “Perché non chiudi quella bocca, Blake?”

Alzai gli occhi al cielo “Tutta questa cattiveria prima o poi ti si ritorcerà contro.” gli dissi, mentre lui fingeva di non interessarsi al mio pensiero. Peccato che la vena sulla sua fronte, che si gonfiò per l’indignazione, lo tradì.

Spesso mi sono chiesta perché Draco non mi ha mai allontanata. Litigavamo  spesso, lo riprendevo e lo sminuivo.

Eppure nonostante il suo essere spesso infimo, nonostante lanciasse frecciatine a destra e a manca, sapevo che a me ci teneva perché trovava sempre il modo di farsi perdonare. O di perdonarmi.

Ai tempi pensavo fosse amore. Poi mi sono ritrovata a pensare che eravamo solo due ragazzini. Adesso sono più certa che mai che fossero entrambe le cose.

 

 

 

Stavo studiando in biblioteca assieme a Nott e Draco, quando la professoressa McGrannit venne a prelevarmi “Per favore, seguirmi signorina Blake. Lascia pure la borsa al signor Malfoy, non credo gli peserà portartela al dormitorio.”

Io mi infilai il mantello, prima di chinarmi su Draco a lasciargli un bacetto in fronte “Non so se hai notato, ma tra un po’ passo più tempo con i professori che con te e gli altri.”

Lui ridacchiò dandomi una pacca scherzosa sul braccio e subito Theo lo fulminò.  Quello sguardo assassino non passò inosservato e decisi che gliene avrei parlato per capire come mai fosse così strano in quel periodo. Ma andando per gradi, dovevo prima vedere cosa volesse la Professoressa da me.

La seguii e a noi si unì anche Ron Weasley “Presto!” ci esortò a seguirla.

seguendola “Dove stiamo andando?” chiesi al rosso stranita e lui alzo le spalle.

“Non ne ho idea.” Mi rispose candidamente “Stavo per farti la stessa domanda” aggiunse mentre lasciavamo alle nostre spalle il portone d’ingresso e ci avventuravamo fuori dalla scuola, al calare della sera.

Arrivammo fino alla capanna di Hagrid, che ci venne in contro con un sorriso molto esaltato “Ora li prendo io, professoressa.”

“Se non ti dispiace, Hagrid, vorrei venire con voi.” disse cauta la donna e subito lui accettò, facendoci strada dentro alla Foresta Proibita. Camminammo per più di mezzora, sempre più straniti, sino a giungere in uno spiazzo dove vidi mio padre intento a tirare le catene dell’Ungaro Spinato.

“Non posso crederci… Questi sono i nostri Draghi!” mi voltai verso la McGrannit, che guardava con apprensione la scena “Non mi dica che Harry dovrà-”

Lei annuì mestamente “Credo proprio di sì, signorina Blake.”Sospirai avviandomi, verso mio padre per raggiungerlo, ma fui subito richiamata “Signorina Blake, torni qui subito!”

“Non si preoccupi professoressa, ci sono abituata” le risposi senza fermarmi, mentre il Petardo Cinese si voltava a guardarmi, riconoscendomi all’istante. Si curvò su di me e la professoressa si lasciò scappare un gridolino che io coprì con una risata, visto che il Drago aveva preso a leccarmi la faccia solleticandomi “Ciao bello, è da tanto che non ci vediamo.” gli dissi, accarezzandogli il muso mentre questo si prendeva volentieri le mie carezze.

Papà venne verso di me con un sorriso “Vedo che stai salutando Loyal.” disse abbracciandomi “Gli sei mancata, ma Landa sta molto peggio!”

“Appena torno la porto subito a fare un giro, magari possiamo arrivare fino in Siberia.” gli dissi, mentre lui continuava a sorridermi.

“Vado a tranquillizzare la tua professoressa, non voglio attacchi di cuore qui!”

Lo guardai parlare un po’ con la McGrannit, che si sincerò con lui dei miei voti, sostenendo che nonostante l’inizio della mia carriera scolastica in Trasfigurazioni non fosse stata proprio rosea, ero migliorata parecchio. Ron venne verso di noi con un ragazzo molto simile a lui. Charlie Weasley.

Collaborava da anni con papà, lo conoscevo bene infatti.

 “Vorrei salutare Silente” disse papà alla McGrannit, che acconsentì ben lieta di riportare due studenti dentro al castello, mentre io tenevo la briglia del Dorsorugoso di Norvegia da far vedere a Ron “Dai Grey a Noel” mi disse papà e io ubbidii portando il Drago a uno dei dipendenti padre prima di incamminarci alla volta del castello.

Una volta li papà, prese a guardarsi attorno con gli occhi lievemente lucidi iniziando a ricordare tutto quello che aveva passato fra quelle quattro mura.

“Signorina Blake” Mi chiamò la McGrannit una volta arrivati di fronte alla porta della Sala Grande “Può andare a chiamare il preside?” chiese gentile, ma con una certa fretta nella voce. Acconsentii, salendo le scale e sfrecciando fino alla statua che faceva da guardiana all’ufficio del preside.

“Lupus in Fabula” bisbigliai, ricordando la parola d’ordine che mi aveva sussurrato la professoressa. Subito il gargoyle si spostò permettendomi di accedere. Bussai un paio di volte, ma non ottenni risposta. Aprii appena la porta, accostandola per potervi parlare attraverso “Professor Silente?  È permesso?”

La aprii del tutto e vidi che dell’anziano preside non vi era traccia. La chiusi alle mie spalle iniziando a guardarmi attorno curiosa. Ero stata in quel ufficio solo due volte in tutta la mia vita. La prima volta quando io e Draco fummo mandati li dopo esser stati scoperti a gironzolare per la Foresta di notte e poi quando, alla fine del secondo anno, aspettai il ritorno di Potter dalla Camera dei Segreti.

In tutti e due i casi, l’ansia non mi aveva permesso di analizzare a fondo quell’angolo privato della vita di Silente così decisi che, insolentemente, avrei atteso la sua apparizione recuperando. Tutto era incredibilmente ordinato, soprattutto la scrivania e i ripiani contenenti una miriade di oggetti dei quali, per la maggior parte, non ne conoscevo l’esatto utilizzo. Mi avvicinai alla libreria iniziando a guardare i volumi in essa contenuti e invidiai Silente per quella vasta raccolta di preziosi ed antichi volumi che anche io avrei voluto avere nella mai stanza.

Uno in particolare attirò la mi attenzione.

Il Necronomicon, l’unico libro di magia scritto da un Babbano. O almeno il solo che dicesse cose ritenute dai più attendibili.

Lo presi fra le mani, aprendolo per leggere curiosa le prime righe. Un alito di vento e sabbia del deserto uscì dalle pagine di pergamena ingiallite dal tempo e io fui costretta a chiudere gli occhi, prima di riaprirmi e trovarmi davanti righe scritte in latino antico.

Ero piuttosto brava a tradurre il latino, così mi immersi nella lettura della prefazione.

-La notte s'apre sull'orlo dell'abisso. Le porte dell'inferno sono chiuse: a tuo rischio le tenti. Al tuo richiamo si desterà qualcosa per risponderti. Questo regalo lascio all'umanità: ecco le chiavi. Cerca le serrature; sii soddisfatto. Ma ascolta ciò che dice Abdul Alhazred: per primo io le ho trovate: e sono matto.-

“Ma bene! La signorina Blake che legge un libro di Magia Oscura?!” sobbalzai guardandomi attorno mentre riponevo frettolosamente il volume. Non vidi nessuno dietro di me. “Alza gli occhi, giovane ragazza, e mi vedrai.”

Lo feci e mi trovai a scrutare il Cappello Parlante, posto sulla libreria, che mi aveva appena colta in fallo “Ero solo curiosa.” dissi sbrigativa, cercando di non sembrare nervosa.

Lui ridacchiò, a presa in giro “Andiamo signorina, ti ricordo che quattro anni fa mi hanno appoggiato sulla tua testa. Forse da oggi abbiamo la certezza che ti ho collocata nella casa giusta, non ti pare?”

Io storsi il nas “Solo perché ho dato un’occhiata a quel libro, non significa che io abbia propensione verso le Arti Oscure.”

“Non ho detto questo. Solo che la tua non è semplice curiosità.” Si schiarì la voce prima di prendere a cantare “E per Serpeverde la pura ambizione, vale assai più di ogni nobile azione.”

Lo guardai con la sfida a bruciare nei miei occhi“Io non sono così. Non lo sarò mai.”

“E cosa sei, allora? Sei nobile e pura d’animo o solo di sangue? Mi stai dicendo che dovevi essere collocata tra i Leoni?”

Mi morsi la lingua. Scacco matto. “No” risposi, ricordando le parole di Lupin “Solo che indossare i colori verde e argento non significa essere votati al lato oscuro, ma semplicemente avere doni diversi da quelli di altri.”

“Mi dispiace interrompere questa divertente contesa.” mi voltai trovandomi davanti il preside, che sembrava preso dal nostro intrattenimento “Ma se la signorina Blake è qui è perché, evidentemente, ha premura di parlare con me, o sbaglio Cappello?”

“Non sbagli Albus” rispose lui annoiato “E nemmeno io ho sbagliato nella collocazione. È testarda e permalosa come tutte le Serpi.”

“Ma senti…” mi portai le mani hai fianchi, prima di decidere di ignorarlo e dedicarmi al preside “Mio padre desidera parlare con lei, signore.”

Lui annuì facendomi segno di precederlo, ma io prima feci lanciai un’occhiataccia al Cappello, oltraggiandolo, mentre il preside liberava una risatina “Non temere, Dahlia” mi disse appoggiandomi una mano sulla spalla “Sai, è nella natura del Cappello mettere in dubbio le persone.”

Io annuii per nulla convinta, perché dentro di me mi sentivo fragile.

Ero davvero nel posto giusto? E se sì, perché? Chi ero davvero?

Cosa sarei diventata?

 

Non fu semplice chiarirmi le idee.

E un episodio, avvenuto il giorno successivo alla schermaglia col Cappello, non fece altro che farmi sentire di nuovo in bilico. Mi trovavo in giardino, a godermi una giornata delle ultime giornate assolte, visto che iniziavamo ad inoltrarci nell’autunno che in quell’angolo di Scozia era particolarmente rigido.

Guardai la spilla che Draco mi stava porgendo e alzai il sopracciglio “Ti ho detto che non indosserò una cosa del genere!”

Lui sbuffò “Perché c’è scritto ‘Potter fa schifo’, immagino.”

“Precisamente.” Asserii, sporgendomi verso di lui, aggrappandomi al ramo dell’albero sul quale entrambi eravamo seduti.

Lui non rispose, rimettendosela in tasca con un’espressione un po’ offesa. Mi avvicinai, sedendomi proprio al suo fianco, ed appoggiando le gambe sulle sue “Andiamo, ti stai offendendo per una cosa così stupida?”Lui mi guardò scettico, prima di scrollare le spalle.

“Ci vuole molto di più per offendermi, Blake.”

“Non mi sembrava, Malfoy.”

Presi io l’iniziativa, sporgendomi per baciarlo, ma non ci riuscii perchè Tyger ci interruppe, chiamando il biondo “Che diavolo vuoi?” fu la risposta secca di Draco e il tirapiedi gli indicò qualcuno di fronte a noi.

“C’è Potterino tutto solo” lo beffeggiò un altro Serpeverde del terzo anno di cui non conoscevo (e non conosco tutt’ora) nemmeno il nome.

Draco sorrise beffardo facendomi spostare le gambe. Io alzai gli occhi al cielo, decisa a non sottostare a quella scena patetica, così mi staccai sedendomi sul ramo di fronte. “Perché così teso Potter?” gli chiese ridacchiando e il ragazzo fece finta di nulla continuando a guardare davanti a se “Mio padre ed io abbiamo scommesso. Io ho detto che non duri più di dieci minuti.” disse scendendo con eleganza dall’albero mentre Harry si fermava a guardarlo con disprezzo. Sapevo che era in arrivo l’ennesima scenetta  “Lui non è d’accordo. Secondo lui neanche cinque.” terminò Draco, ridacchiando assieme a quei quattro rincitrulliti che lo circondavano.

“Non me ne importa un accidente di quello che dice tuo padre, Malfoy” Disse Potter, arrivandogli davanti e appoggiandogli le mani al petto, spingendolo. Mi drizzai sul ramo, sentendo odore di guai.

Ehy!” sbottò Draco, stranito da quell’eccesso di ira. Harry doveva avere i nervi a fior di pelle, era naturale reagisse in quel modo dopotutto.

“Lui è vile e crudele. E tu sei patetico” terminò il Leone prima di dargli le spalle e fare per allontanarsi. Successe in un lampo.

Vidi Draco afferrare la bacchetta, ripetendo fra i denti ‘patetico’. Così scesi dall’albero per impedirgli di attaccare Potter. “Draco!”

Ci pensò qualcun altro a frapporsi fra i due.

“Eh no, figliolo!” Malocchio entrò in scena con la bacchetta già alzata e quando mi rivoltai verso Draco, lui era sparito, lasciando al suo posto un tenero furetto bianco che si guardava attorno terrorizzato “Ti insegno io a non fare incantesimi a chi è di spalle!” Disse iniziando a sbatterlo in giro come se fosse una pezzuola.

“Professore! Si fermi!” Gli dissi io scioccata, mentre tutti gli altri studenti si radunavano attorno a noi ridendo assieme a Potter. Istintivamente, alzai a mia volta la bacchetta.

“Stia indietro signorina Blake o leverò cento punti al Serpeverde!” mi minacciò prima di tornare a dedicarsi a Draco “Schifoso, codardo, lurido!”

La professoressa McGrannit, attirata da tutto quel fracasso, accorse subito guardando Moody come se fosse un pazzo. Lo era “Professor Moody! Ma cosa sta facendo?!”

“Insegno.” fu la risposta secca dell’uomo.

“Insegna?”Domandò la McGrannit sconvolta “Quello è uno studente?!” si voltò a guardarmi e dalla mia espressione stavolta arrivò a capire, di certo, che doveva essere Draco.

“Tecnicamente è un furetto.” proseguì con non curanza Moody prima di ficcare Draco nei pantaloni di Tyger.

“Dannazione! Faccia qualcosa!” dissi rivolta alla McGrannit, che sembrava sconcertata dalla situazione. Feci per disarmare da sola Moody, ma lui fece saettare l’occhio artificiale verso di me e fu più veloce.

“Oh signorina Blake se vuole aiutare il signor Malfoy, mi permetta di passarglielo!” Malocchio spinse  la bestiola direttamente nel mio mantello, facendolo passare da dietro al collo. Presi ad agitarmi. Draco mi stava graffiando la schiena e ovviamente non era affatto piacevole.

Riuscii in qualche modo a prendere Draco in mano, e immediatamente la professoressa mi fece segno di appoggiarlo a terra. Lo fece tornare un ragazzo immediatamente. Guardai Draco alzarsi da terra ancora barcollante, i capelli spettinati e il viso stravolto e ancora più pallido del solito. Si voltò verso Moody guardandolo da prima spaventato, poi sfrontato “Mio padre lo verrà a sapere!”

“Questa è una minaccia?!” chiese l’uomo abbandonando il bastone e prendendo a rincorrerlo zoppicando, mentre Draco si dava alla fuga codarda “è una minaccia?! Potrei raccontare storie su tuo padre che potrebbero far arricciare persino i tuoi capelli untimi strinsi  il mantello addosso, ancora imbarazzata per quell’umiliazione, mentre rivolgevo un’occhiata glaciale a quel folle che ancora sbraitava “E non finisce qui!” infine, la McGrannit gli puntò la bacchetta in viso.

Io mi accostai appena a lui, rossa di rabbia e vergogna e lo guardai negli occhi altera “Anche per lei non finisce qui.” Sibilai, con un coraggio che non avevo mai avuto verso un professore. Detto questo presi, a camminare spedita verso il dormitorio sotto lo sguardo divertito di tutti.

La cosa se possibile mi fece infuriare ancora di più, tanto che mi rivolsi a Justin, Tassorosso, che rideva indicandomi ai suoi compagni“Cosa ridi, sporco Sanguemisto?” ringhiai, con cattiveria, senza pensare “Proprio tu ridi di me? Uno come te che osa tanto?”

Ci fu un istante in cui realizzai cosa avevo detto. Forse lo sguardo negli occhi del giovane, sconvolto da tanta crudeltà o forse il sentire la mia voce, come se fosse uscita dalle labbra di qualcun altro. Qualcuno che non conoscevo.

Rientrai nel porticato, appoggiandomi ad una colonna e pensai a tutto quello che avevo detto, agli sguardi che avevo lanciato.

Poteva un semplice episodio, che nemmeno mi riguardava del tutto visto che quello imbarazzato doveva essere Draco, rendermi così fredda e crudele? Stringendo maggiormente la presa sul mantello e capii quello che intendeva il Cappello.

Che io lo volessi o meno qualcosa di strano c’era in me. Qualcosa di diverso. E dovevo accettarlo, volente o nolente.

 

Continua…

   
 
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