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Autore: Ale78    31/03/2009    1 recensioni
..Il mio nome per intero è Antea Ghalandriel Nemaghor e sono nata a Corellia durante la dominazione imperiale... E' una storia che dedico a tutti coloro che amano la vecchia trilogia e il pirata stellare Han Solo..Spero vi piaccia, non siate troppo cattivi!:)
Genere: Generale, Romantico, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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tutto 2 Il mio lavoro allo spazio porto, dopo la guerra,  era di controllore delle stive delle navi in partenza e arrivo.  Per quanto si fosse tentato di ottenere un tantino di legalità a Correlia, con il ritorno dell’Impero, i contrabbandieri correliani prosperavano e né io né chiunque altro, avrebbe potuto fermarli.
Quindi perché ostinarsi?!
Il mio stesso capo mi comunicò, in via del tutto confidenziale, di lasciar correre il più possibile ed io obbedii, come ho già detto, non avevo nessuna simpatia per l’Impero. Vecchio o nuovo che fosse.
Tutto questo, però, cambiò quando Monstral Ominisck, entrò nella mia vita.
Prima di allora tutta la mia esistenza era come fosse già segnata: Corellia e i suoi sobborghi erano il mio regno.
Un regno imperfetto e ostile in cui, però,  sapevo esattamente come muovermi e che avrei lasciato solo nel caso mi avessero convocato come istruttore all’accademia stellare di Coruscant. Tutti i migliori piloti che avevano prestato servizio durante la Ribellione, erano usciti da lì e il mio sogno, al tempo avevo poco più di vent’anni, era di diventare il più giovane istruttore degli annali.


Il destino, però, aveva ben altre cose in serbo per me.


Il giorno in cui  entrai in contatto con Ominisck la mia vita era ad una svolta.
Ritornavo a casa dopo essere stata via dal pianeta qualche giorno e, con mia grande sorpresa, trovai un olomessaggio dell’Accademia che mi comunicava che ero stata, finalmente,  accettata come istruttore.
Molto strano.
Per almeno  altre due volte la mia richiesta era stata  rimandata al mittente con varie spiegazioni sull’esubero di piloti, sulla mancanza di esperienza ed altre cose del genere. Quindi realizzai che l’accademia ora, reclutava per il nuovo Impero e per loro, trovare addirittura un volontario, era fuori da ogni aspettativa.
Non avevano però fatto i conti col fatto che io non ero di certo “quel tipo” di volontario.
Scossi la testa, quindi gettai il supporto olografico nel cestino ed usci.
Sapevo che una mia risposta negativa a quella convocazione, avrebbe prodotto guai sia a me che a mia nonna, ma non potevo accettare. Nulla poteva farmi cambiare idea, ma a quel punto avrei dovuto prendere una decisione piuttosto decisiva. Se rifiutavo l’offerta, come mia intenzione, avrei dovuto lasciare Correlia con la nonna per parecchio tempo, forse per sempre. Era una scelta che qualcuno mi aveva detto che avrei dovuto fare un giorno..anche se non ricordavo chi e in quale occasione.
Avevo un bel gruzzolo da parte, avevo sempre puntato su un pilota che sapevo non avrebbe perso: me stessa. E negli ultimi anni le cose erano andate di bene in meglio. Ero la campionessa di Mossar in carica, ancora  imbattuta, ed in fondo a parte la mia vita e, da sei mesi ad un anno di detenzione, sempre se fossi stata pizzicata, cosa rischiavo?
 Non ho mai capito perché la Repubblica, così come aveva tentato di fare l’Impero prima, si accanisse contro queste corse clandestine..Mossar era una delle più vietate. In fondo, a chi importava?! A chi poteva interessare se qualche, come venivamo definiti sui giornali?,si ecco, pazzi suicidi. Da non crederci.
 Realisticamente a quelle corse partecipavano soltanto avventurieri, certi di migliorare la loro reputazione; incoscienti, molti dei quali non avevano una seconda possibilità e gente come me. Creature bizzarre e spesso incaute, ma che avevano ben chiari i propri limiti e possibilità. Spinti certo, dai guadagni, ma soprattutto dalla loro stessa natura. Non potrei spiegarlo in altro modo. Qualcosa dentro di me, come in molti altri, mi spingeva a superare i limiti che consideravo irraggiungibili, e poi andare oltre. Come in una giostra perpetua, ogni limite andava infranto, ogni paura superata, ogni record battuto.
Avevo maturato una profonda conoscenza di me stessa in quegli anni di ricostruzione. E la mia vita, per quanto fosse complicata e a tratti rischiosa, anche se per me era un rischio che consideravo calcolato, era tutto ciò che potevo chiedere. Non usavo il mio vero nome quando partecipavo a questi eventi, non ero così stupida, ma chi bazzicava i bassifondi, sapeva perfettamente chi fossi in realtà.
Se, avessi accettato la mia nomina di istruttore all’Accademia ora, avrei tradito tutto quello per cui avevo lottato e per cui mi ero sacrificata fino a quel giorno e la mia coscienza non mi avrebbe dato pace.
Uscii di casa, come ho già detto ed iniziai a rimuginare sul da farsi.
 Forse avrei potuto fingere di accettare l’offerta, questo mi avrebbe dato almeno da tre a sei mesi prima della partenza e del giuramento di fedeltà all’Imperatore. Rabbrividivo a quella possibilità.
Con tutto quel tempo a disposizione avrei potuto organizzare la mia fuga e quella di mia nonna senza destare troppa curiosità nelle autorità della zona. Ma occorreva essere cauti e valutare bene i pro e i contro.




Ominisck era un uomo alto, magro, dinoccolato, con radi capelli biondi e due profondi, penetranti occhi azzurri, di quelli che colpivano.
Era come se potessero leggerti dentro, anzi in molte occasioni penso proprio che ci riuscisse. Il suo viso era solcato da una profonda cicatrice che gli attraversava tutto il lato sinistro.
 Molto raramente però sollevava il suo sguardo per guardare dritto in faccia.  Di lui si conoscevano poche e frammentarie notizie. Fece parte per brevissimo tempo del gran consiglio degli Jedi poi, una volta finita la guerra dei cloni, come molti dei sopravvissuti si eclissò.
 Il suo non credo  fosse stato  un atto di codardia, ma le persecuzioni cui fu sottoposto il suo Ordine, gli impedirono di farsi riconoscere.
Nessuno in quegli anni avrebbe potuto fare qualcosa da solo.
Divenne un vagabondo e sotto mentite spoglie girovagò per i vari sistemi, fino a quando si fermò sul mio pianeta. Io allora non sapevo niente di quest’uomo, a parte naturalmente alcune leggende, quasi metropolitane che giravano sul suo conto, ma erano notizie strane, storie raccontate ai  bambini, fantasie.
 Lo vedevo, di tanto in tanto, girare per la città, ma lo consideravo come la maggior parte degli abitanti, una persona innocua, un tipo strano che raccontava storie e che scherzava di tanto in tanto con i fanciulli. Ricordo che durante il periodo della Resistenza lo incrociai un paio di volte, ma lui non mi rivolse mai la parola ed io ero fin troppo indaffarata.
Mi sentivo osservata, questo sì. Alle volte quasi infastidita.
Un paio di volte, quando ero ancora una bambina, mi aveva rivolto la parola, ma mia nonna prontamente, mi richiamava per qualche commissione. Ora che ci penso, sembrava quasi che non volesse che io entrassi in contatto con quest’uomo così misterioso.



Il giorno che ricevetti la convocazione dall’Accademia, ero quindi determinata a rifiutare l’offerta, nonostante sapessi non sarebbe stato facile e fu anche il giorno in cui Ominisck si rivelò, ai miei occhi, per ciò che era in realtà: un cavaliere jedi delle vecchia Repubblica.
In quella giornata c’era parecchio movimento in città, gli imperiali erano in fermento, e la gente girava rasente i muri e con gli occhi bassi.
Io indossavo una tunica col cappuccio tirato sulla testa, e per non dare nell’occhio e  mi infilai, dopo aver evitato la seconda pattuglia che mi trovai davanti, nella bettola di Fanfor.
Dopo breve tempo che mi trovavo lì, però, un Tusken ebbe l’idea di barricarsi nel locale, dopo essere stato scoperto a barare coi dadi della sorte.
Avevo sempre provato una grand’antipatia per quelle creature mai considerate troppo intelligenti. La loro cattiva fama era poi peggiorata di recente, quando le tribù più grandi si erano alleate con il nuovo regno del male di Palpatine. Da qualche tempo quelle indegne creature erano divenute più coraggiose che mai, fino a spingersi nei centri abitati.
Il tusken, chiamato Reghon,vecchia conoscenza dei tutori dell’ordine correliani, agitava il suo fulminatore a due passi dal mio naso ed era sempre più irritabile.
Non erano rari i casi in cui questi esseri, presi dal panico, si lasciassero andare a folli gesti, senza pensare tanto a chi o cosa si trovasse con loro.
In breve tempo la situazione divenne più grave.
Reghon, che aveva ormai perduto completamente l’uso della  poca ragione che possedeva, puntò la pistola alla tempia del vecchio Fanfor, il gestore della bettola.
Fanfor non aveva mai torto un capello a nessuno.
Osservai le persone che si trovavano, con me quel giorno nel locale, e nel momento in cui Fanfor era così minacciato, mentre cercavo con lo sguardo il mio fulminatore, appeso dietro al bar- già, perché a quei tempi si dovevano consegnare le proprie armi all’entrata nei locali, soprattutto in quello di Fanfor -  un lampo balenò davanti ad Ominisck, che avevo osservato entrare furtivamente nel locale subito dopo di me.
Fu un bagliore. Ricordo una luce intensa, la testa del tusken a terra, il sangue, le urla degli avventori vicini.
Ero allibita e sconcertata, come la maggior parte degli clienti del bar.
Fanfor, la cui chiacchiera era proverbiale, era ammutolito e l’unica cosa che riuscì a fare, fu prendere le mani del vecchio Ominisck e stringerle in modo convulso.
Stavo così cercando di riprendermi dalla sorpresa, quando Ominisck, liberatosi dalle grinfie di Fanfor, come se nulla fosse accaduto, mi si avvicinò.
Mi sfiorò leggermente la spalla e mi sussurrò queste due parole all’orecchio.
 - Vieni fuori! Subito!
Era un’imposizione indiscutibile. Il tono in cui mi era stata rivolta era perentorio, non c’erano alternative di risposta ed io non ne cercai.
Non so perché allora lo seguii, non ero  comunque costretta a farlo.
A pensarci bene ora, mi domando perché non ignorai semplicemente l’accaduto rimettendomi a sorseggiare il mio drink. Ma qualcosa dentro di me mi disse di seguire l’indicazione, e probabilmente, se non fossi uscita subito, Ominisck mi avrebbe prelevato con la forza, quindi acconsentii.



Ominisck non sembrava camminare, non credo in tanto tempo, di avergli mai visto i piedi.  Indossava una tunica lunga che carezzava il terreno, senza mai toccarlo veramente.
Non era umano, ma il suo pianeta d’origine non la indovinai mai.
Uscita dal locale lo seguì con lo sguardo per la distanza di qualche passo, poi quel lungo momento di silenzio si ruppe. Sembrava stizzito.
Lui parlò.
- Non riesco a capire se sei stupida o solamente indolente e pigra!
Ero allibita e disorientata. Ma lui rincarò la dose.
- Là dentro avresti potuto fare qualcosa molto prima che io intervenissi, ma non ti sei mossa! Aspettavi forse che Fanfor fosse ucciso?! C’è molto lavoro che ci aspetta, e la tua parte sarà la più difficile e faticosa!
Cercai di ribattere qualcosa del tipo che non avevo idea di che cosa stesse dicendo, ma lui non mi lasciò prendere la parola.
-Ti osservo da una vita e, come padawan, temo sarai un osso duro. Saprai sicuramente che è oramai illegale istruire giovani promettenti a diventare jedi. Soltanto l’oscuro signore dei Sith può farlo nei luoghi fuori dal dominio di questa nuova, quanto traballante, Repubblica. Dimentico una cosa importante.. forse dovrei prima presentarmi mia giovane Padawan…
Le sue parole mi trafissero come una lama anche se, mi confidò in seguito, dalla mia espressione sconvolta non avrebbe giurato sulla mia intelligenza.
La sua voce era ferma.
In effetti, ciò che mi stava dicendo non era del tutto nuovo al mio orecchio.
Le cose, a livello politico, erano peggiorate ulteriormente.
A Coruscant e limitrofi era ancora ben salda la Repubblica, ma nei luoghi come Corellia vigeva ormai una sorta di legge marziale. Le truppe del neo Impero capeggiate dal clone di Palpatine, erano ormai tollerate ed amministravano quello che veniva definita “imparzialità della legge” in piccoli tribunali di zona, imponendo le condanne a morte per coloro che erano avversi al nuovo sistema politico sempre più potente e ramificato.
Molti eroi dell’Alleanza furono messi a morte come punizione e monito per le imprese più eroiche.  
Eravamo ritornati indietro di almeno vent’anni.
Si era tornati ad usare parole come “ Cavaliere jedi”, “giustizia”, “forza” con sospetto.
Chi manifestava poteri particolari, semplicemente, spariva. Si raccontavano strane storie al riguardo. Alcuni sostenevano che il nuovo Palpatine, stesse cercando un adepto. Altri raccontavano che stava cercando di creare una vera e propria accademia del male. Quello di cui avevo certezza io, era che i cavalieri jedi erano ormai estinti. O almeno che ce ne fosse soltanto uno.
Comunque stessero le cose, però,  credo che al tempo mi sarei definita  pragmatica, nessuna forza mi controllava, tanto meno qualcosa di astratto e remoto. Ne avevo viste abbastanza in vita mia  per non lasciarmi sedurre agevolmente da facili entusiasmi riguardo antiche credenze e religioni acaiche.
L’ultimo jedi rimasto era il Maestro Skywalker, eroe della Ribellione, ed io lo consideravo una specie di mago con poteri particolari, certo, ma nessuno mi avrebbe mai fatto credere che qualcosa di esterno dominasse il mio destino o quello di chiunque altro.
Tutto quello che si riferiva alla “forza” era soltanto fumo negli occhi per i creduloni.
 Perfino la parola  ”Padawan”, era, per me, priva di significato.
Il tono d’Ominisck era maestoso quanto impertinente,e mi distolse dai miei pensieri.
- Io sono Monstral Ominisck, maestro jedi della Prima Repubblica. Comandai la legione Ratio  dell’esercito durante la guerra dei Cloni. Fui allievo di Yoda e membro anziano del Consiglio dei cavalieri jedi. Rimasi al fianco del mio Maestro fin quando potei farlo. Poi, - abbassando lo sguardo verso la polvere del selciato - I tempi non furono clementi con il nostro ordine.
Passarono alcuni secondi interminabili, che mi sembrarono pesare come macigni, poi la conversazione si fece improvvisamente più grave.
- L’Imperatore Palpatine è tornato. Te ne sarai resa conto?! Mi accorgo però che l’unica cosa che t’interessa veramente, sono quelle sciocche referenze per diventare istruttore dell’Accademia. Anzi, immagino che ti sarà già arrivata una convocazione “imperiale”, e magari stai già gongolando immaginandoti nella tua nuova e bella uniforme. Probabilmente non ti rendi ben conto delle implicazioni che quest’evento sta portando. Molti sistemi sono già stati assoggettati alle nuove forze imperiali, Correlia è ormai nelle loro mani.  Molti altri si uniranno presto al dominio di Palpatine. I politici, su Coruscant, credono di fare il bene della Repubblica continuando a “parlare”. Nessuno, o forse soltanto in pochi, si sono ancora resi conto che le forze del male stanno diventando sempre più potenti!
Ero frastornata ed allibita. Non si può descrivere con una sola parola il modo in cui mi sentivo.
Costui, Monstral Ominisck, che mai prima di allora si era rivolto a me, stava facendomi una sorta di quadro generale di una situazione politica interna, che io solo a grandi linee conoscevo.
 E lui doveva essere solo un vagabondo? E poi cos’era questo tono paternalistico e confidenziale che stava usando con me? Chi si credeva di essere?
Sbottai. Nessuno poteva dirmi cose che contraddicevano ciò in cui avevo fermamente creduto per anni, soprattutto questo sconosciuto spocchioso e molto più arrogante di quanto mi sarei aspettata.
- Nessuno, dici? Luke Skywalker, il maestro jedi della Ribellione, vigila imperterrito sulla pace. Queste occupazioni di cui mi parli sono sicuramente giunte al suo orecchio. I politici non stanno parlando “e basta”, stanno ricreando una Costituzione. Queste sacche di resistenza imperiale, perché di nient’altro si tratta, saranno presto sgominate e molto prima di quanto sia io che te possiamo immaginare, Vecchio, tutto tornerà come prima. In fondo il clone di Palpatine, o qualunque cosa esso sia, non potrà fare troppi danni, Skywalker lo ha già sconfitto una volta..
Ominisck rise a denti stretti e mi interruppe:
-Sei più ottusa di quello che mi aspettavo! Skywalker è solo. Un solo cavaliere Jedi che deve vegliare su una pace ormai irrimediabilmente compromessa. Il generale Skywalker dovrà presto affrontare un esercito agguerrito, le file del quale, vanno rimpinguandosi ogni giorno. Gli episodi come quello di oggi si faranno sempre più frequenti. Hai notato che chi avrebbe dovuto ripristinare l’ordine non si è nemmeno presentato? I mangia carogne come quel tusken, diverranno un’abitudine. Probabilmente ne arriveranno di peggiori. Chi si frapporrà a quel punto fra loro e i cittadini?! Fra “loro” e tutti coloro che non potranno o sapranno difendersi da soli!? La Repubblica è sempre più chiusa e diffidente: chiunque abbia avuto a che fare con l’Impero o con  qualche contrabbandiere che con esso faceva affari, quindi quasi più della metà di coloro che hanno fatto parte della Resistenza, sono guardati con sospetto dalla nuova leva politica e via via allontanati da Coruscant. O comunque non tenuti nella debita considerazione dai nuovi politici. La vecchia guardia potrà resistere ancora per quanto?! Nuovi equilibri si stanno delineando, nuove alleanze vengono cercate e suggellate. Chi prima era considerato un amico, presto non sarà più tale. Vedo davanti a noi un futuro molto cupo e nebuloso. Schiavitù, sofferenza e morte saranno le compagne di questo nuovo ordine che si sta delineando all’orizzonte.. Di chi ci si potrà fidare fra poco? A chi la Repubblica potrà dare credito? Chi manterrà le aspettative e chi le disattenderà?
Non sapevo cosa dire. Quello sconosciuto stava distruggendo tutte le mie certezze. Tutto quello che stava dicendo aveva un senso..
 Ma un senso per chi? A chi si riferiva con quelle misteriose allusioni? Chi era veramente costui? Tutto ciò in cui avevo creduto nei giorni bui dell’Oscurantismo, stavano crollando come un castello di carte. Trovai, in ogni caso, la forza necessaria per ribattere.
 - Che cosa vorresti che facessi io, allora? Sono un pilota, un buon pilota!  Ma di certo non sono io colei che si frapporrà fra le nuove brame di dominio di Palpatine e la Repubblica! Non possiedo alcun potere particolare, se esistono veramente poi questi poteri, legati all’Ordine di cui, tu  dici, aver fatto parte!Ma tengo un po’ troppo alla mia pelle per voler essere immischiata. – scrollai la testa.
- E non sarai nemmeno tu a fare qualcosa, non è così, Vecchio!? Torna da dove sei venuto, e lasciami perdere, ho già abbastanza problemi da risolvere. Tu non mi conosci e non sai chi sono, quindi fatti da parte e lasciami alle mie faccende.
Lo avevo volutamente provocato. Ero stata fin troppo pungente e incisiva, ma non mi andava che mi trattasse come un novellino. Ed in fondo se era veramente chi sosteneva lui, ed aveva questa ipotetico controllo della” Forza”, dalla sua, cosa aspettava? Perché non si univa alla  rinata Ribellione?!
Lo scrutai di sottecchi con fare strafottente e gli sorrisi.
Calcai apposta l’accento sulla parola “Vecchio”, poiché volevo sfidarlo. E comunque anche io volevo che rimanesse scosso dalle mie parole.
Chi credeva di essere questa creatura per poter venire a fare la paternale a me? Ero ormai abbastanza grande da non dover più dare retta a nessun altro, tranne me stessa. E in fondo la cosa non mi dispiaceva..Non mi dispiaceva affatto.
Ripensandoci ora mi prenderei a calci, ma allora ero fatta così, ed a volte lo sono ancora..più spesso di quello che vorrei..
   
 
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