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Autore: FairySweet    26/03/2016    3 recensioni
L'aveva lasciata andare o almeno ci aveva provato. Non poteva restare ancorato ai suoi occhi, non poteva vivere dei suoi ricordi perché altrimenti si sarebbe perso nel mare vuoto delle lacrime.
Ora però, in quel dipinto ancora mezzo vuoto, prendeva vita un volto d'angelo che costringeva il respiro a rallentare ...
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Nuovo Personaggio, Oscar François de Jarjayes
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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                                  Profumo di Neve






L'aria tiepida del mattina accolse quel nuovo giorno e due ragazze appena conosciute che velocemente diventavano amiche “Stai scherzando vero?” “Sono così patetica?” scosse energicamente la testa seguendola fuori dalla porta.
Il sole brillava appena svegliando il mondo intero “No è solo … sei sicura di quello che fai? Perché vedi, entrare in un paese straniero senza alcuna meta è difficile ma lo è ancora di più quando vuoi parlare con la cognata del re” “Ho solo … ho bisogno di parlare con lei” “La conosci?” annuì appena sistemando i finimenti del cavallo “Ne sei sicura? Perché i nobili non sono fatti per le persone comuni, non si conoscono mai fino in fondo” “Hai ragione, ma se ora io non le parlo mio marito non riuscirà mai a dimenticare il passato” “Sei pazza piccola Marie” esclamò divertita Elise passandole un panno chiuso “Vuoi aiutare tuo marito a dimenticare il passato trascinando quel passato davanti ai suoi occhi” “Sono patetica” mormorò chiudendo qualche secondo gli occhi “Hai davanti un viaggio lungo e faticoso. Come pensi di affrontarlo da sola?” “Se non ci provo come posso saperlo?” vide la giovane sorridere, portarsi una mano alle labbra assorta in pensieri che forse nemmeno capiva.
Poi d'improvviso quel gesto di vittoria e una pacca sulla sua spalla “Vengo con te” “Cosa?” “Ho sempre desiderato vedere il nord! Dicono che sia freddo e grande e freddo e … l'ho già detto grande?” “Non posso portarti con me” “Guarda che non te lo sto chiedendo” “Ma tu hai una vita qui” “Hai mai lavorato in una locanda?” scosse la testa accarezzando il muso dell'animale “Questi posti fanno schifo” “Non tutti” “No hai ragione, solo quelli pieni di uomini” Marie arrossì abbassando lo sguardo “Coraggio, affrontare un viaggio in due è più semplice e anche più leggero. Il tempo sembrerà volare” le fece l'occhiolino e poi, senza più aggiungere una parola corse via saltellando allegra per il piccolo viale alberato “Secondo te sbaglio?” mormorò cercando gli occhi del cavallo “So che sto sbagliando ma l'allegria di Elise può aiutarmi. Forse mi sentirei meno sola” l'animale sbuffò costringendola a ridere.
La vicinanza di quella ragazza sbucata fuori dal nulla l'avrebbe costretta a sorridere e magari, avrebbe cancellato quel pensiero insano che da giorni le correva nelle vene.




Ti chiedo perdono Andrè, so che non riuscirai a comprendere la follia del mio gesto ma sono convinta che la mia scelta sia giusta.
Ho bisogno di vederla, di parlare con lei perché non capisco come possa una donna, una donna umana, avere un tale effetto su di te.
Non capisco come aiutarti, come farti sorridere e so che forse con un figlio assieme a noi ora tutto questo sarebbe meno importante.
Un figlio Andrè, un piccolo umano che ti somiglia e che parla e ride e ti chiama papà e che renderebbe effimero il passato perché se ci fosse, se corresse per la nostra casa le tue giornate sarebbero piene di lui e non di occhi di cielo.
Non posso darti figli, Dio lassù ci ha privato di tanto amore ma posso aiutarti.
Posso regalarti continuamente una parte di quel passato rendendoti così finalmente libero dai fantasmi perché se quel passato diventa carne e fiato, se diventa reale davanti ai tuoi occhi allora non ha più alcun diritto di ferirti …

Aveva letto e riletto centinaia di volte quel foglio e aveva maledetto il cielo per quella decisione tanto stupida.
Non capiva la metà di quello che sua moglie aveva scritto e dell'altra metà non gli interessava granché.
Le frasi contorte, i discorsi su passato e i figli.
Non aveva mai chiesto al cielo più di quanto avevano già e se i bambini non arrivavano di certo non ne avrebbe fatto una malattia ma per Marie era diverso.
In qualche strano modo era convinta di essere la causa di questa sciocca disgrazia, stavano bene assieme e non sarebbe morto nessuno se la vecchiaia fosse appartenuta a loro due soltanto.
Aveva passato giorni interi a cercarla, non credeva potesse davvero fare una cosa tanto sciocca eppure era accaduto.
Strinse più forte il foglio tra le mani sospirando “Siamo pronti” “I cavalli sono abbastanza riposati?” “Certamente, al prossimo ristoro toglieremo loro i finimenti” “Grazie Emile” “E per cosa?” “Per avermi accompagnato in questa follia” “Follia? È mia cugina, se scappa noi la cerchiamo” ribatté l'altro dandogli una pacca sulla spalla “Anche se mi chiedo cosa diavolo l'abbia spinta a fare una cosa tanto stupida” “Una sciocca duchessa apparsa all'improvviso” “Già, la duchessa” risero assieme dimenticando per qualche secondo quella pazzia condivisa “Sai cosa penso?” “No” “Beh, immaginati la guardia reale che accompagna la duchessa. Camminano tranquilli accanto alla carrozza quando d'improvviso vedono una ragazza che corre al galoppo verso di loro e ...” lasciò le redini del cavallo tra le mani di Andrè cercando di trattenere le risate “ … alle spalle di quella ragazza un po' folle, due uomini che urlano a squarciagola. Rideranno come matti” “Ci spareranno” il bel volto del giovane si congelò in una smorfia a metà tra il riso e la paura “Si beh, questo non l'avevo considerato” “Forse dovresti. La guardia reale non è certo delicata e bonaria, quella svedese a maggior ragione” “Una duchessa svedese! Non poteva essere una banalissima dama francese? Quando prendiamo mia cugina le do un calcio!” montarono in sella divertiti da quell'immagine tanto sciocca.
Correvano dietro ad una giovane arrabbiata e delusa che inseguiva la donna più bella del nord.
Una carovana di pazzi che si addentravano nei territori gelidi dove le leggi erano diverse e l'amore anche.





Fece un bel respiro lasciandosi accarezzare dal vento del mare.
Casa ormai era così vicina, così nitida all'orizzonte da apparire ormai certezza.
Sentiva di nuovo la gioia esplodere violenta nel petto mentre il brivido leggero della brezza mattutina le accarezzava il volto scendendo sul collo.
Un viaggio così lungo non l'avrebbe mai augurato a nessuno ma c'era la vita ad attenderla oltre il mare e quel castello meraviglioso che mai avrebbe voluto lasciare “Dove potevo trovarti se non qui?” “La vedo” mormorò sorridente “Vedo le montagne innevate, le distese di ghiaccio silenziose e i boschi addormentati” “E non c'è troppo freddo per te?” ma lo sguardo sul volto della giovane lo costrinse a ridere “So cosa provi sai? Ogni volta che torno a casa faccio esattamente le stesse cose. Resto immobile sul ponte per ore intere a respirare il profumo del vento, ad immaginare la mia famiglia, il loro sguardo, il sorriso di mia madre e l'abbraccio di mio padre. Resto ad ascoltare il mio mare, le mie montagne” osservò per qualche secondo l'orizzonte di fronte a sé sorridendo “So che per te è più difficile, hai lasciato la tua famiglia in Francia, tuo padre, tua madre e quando ...” “Quando scenderemo a terra ci sarà un uomo sorridente ad accogliermi, il calore del suo abbraccio, la sua voce che ripete: Bentornata figlia mia” prese a braccetto l'uomo sospirando “Ci sarà il bacio di una madre e l'allegria di fratelli e cugini. C'è una famiglia anche lì Hans, una famiglia che mi ama e alla quale devo molto” “Se ti sentisse il duca” “Non importa, mio suocero è un uomo meraviglioso e Nils gli somiglia molto anche se lui continua a ripetere il contrario. Mi ha regalato la possibilità di rinascere Hans, non è una cosa da poco” non rispose, restò immobile a stringere la sua mano tra le proprie mentre minuto dopo minuto quell'orizzonte frastagliato diventava più nitido e luminoso.
Il profumo di cui parlava prima era lì, forte e potente, le risate e gli abbracci rimbombavano nel silenzio del mare costringendola a sorridere “Ti ha mai detto nessuno che sei bellissima?” “Cosa fate conte? Giocate con la moglie del vostro più caro amico?” “No, voglio solo essere sicuro che quell'idiota del mio più caro amico te lo ripeta abbastanza” “Il giusto” mormorò divertita facendogli l'occhiolino “Ora se volete perdonarmi conte, ho una questione urgente da sbrigare” “Una questione?” “Si, piuttosto urgente direi” ma la mano del giovane si strinse attorno alla sua bloccandola “Che non ti venga in mente di scappare appena posi i piedi sulla terra ferma chiaro?” “Vuoi legarmi?” “Nils mi ha permesso di farlo” ribatté indispettito ma lei sorrise “No, no non è quella la questione urgente di cui parlavo” “Allora ti accompagno” “E poi come lo spiegherete al granduca che siete rimasto assieme a me mentre nutrivo nostro figlio” la presa si allentò di colpo e un'espressione sconvolta colorò il volto del giovane “Oh … d'accordo, allora duchessa andate pure a .. beh ecco ...” “Siete più carino quando vi imbarazzate” gli diede un bacio leggero sulla guancia scappando via come una bambina irriverente ma infondo, era di quella bambina che si era innamorato Nils, di quegli occhi, di quella spontaneità così bella e pura.
Casa era vicina e la vera Helena era pronta a rinascere di nuovo cancellando di colpo quell'attimo di debolezza ormai completamente passato.
  
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