Libri > Twilight
Segui la storia  |       
Autore: Barbara Baumgarten    26/03/2016    1 recensioni
Secondo capitolo della saga vampiresca rivisitato con gli occhi di Edward. Rispetto a Twilight è stato ed è decisamente più difficile scriverlo perché per gran parte del libro originale Edward non compare.
Ho cercato di creare una trama che descrivesse gli spostamenti di Edward dopo l'addio a Bella, pendendomi qualche libertà e inserendo nuovi personaggi. Spero che il risultato sia piacevole e coerente.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: New Moon
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capodanno. Edward guardava la folla passare festeggiando il nuovo anno dal suo appartamento a Rio e i pensieri, come sempre, furono solo per lei, Bella. Si era trasferito nella grande e caotica città brasiliana poco dopo essere ritornato Denali. La scelta non era stata accettata di buon grado dalla sua famiglia ma Edward aveva bisogno di spazio e solitudine per rimettersi in carreggiata. L’aver visto Bella in quelle condizioni l’aveva destabilizzato nel corpo e, soprattutto, nell’animo e a nulla valsero le preghiere di Carlisle ed Esme. I suoi genitori putativi erano in pensiero per lui e temevano gesti poco razionali. Sebbene Edward fosse, a detta di tutti, un vampiro con la testa sulle spalle, più volte aveva accarezzato l’idea dell’Italia e questo alla sua famiglia non piaceva.

Un fuoco d’artificio lo fece tornare alla realtà. Era mezzanotte e l’anno nuovo veniva salutato con musiche e danze. Edward scostò la sottile tenda bianca che lo separava dal mondo e si sporse sul davanzale. Le persone, gli esseri umani, sapevano essere felici nonostante la loro vita fosse solo un piccolo bagliore in un’eternità di buio, mentre lui non poteva fare a meno di essere triste. Da quando aveva lasciato per sempre Forks, dicendo addio a Bella, qualcosa si era rotto e lui sapeva che non si sarebbe mai ripreso del tutto. Aveva bisogno di tempo ma l’infinito non sarebbe bastato.

Una giovane donna incrociò lo sguardo con il suo. Era bella nella sua carnagione meticcia, i capelli neri mossi che erano stati raccolti in una semplice coda. Danzava a ritmo di musica tenendo gli occhi puntati su quelli del vampiro. Edward sorrise. Nei pensieri della ragazza scorrevano immagini di festeggiamenti prolungati che in un altro tempo e in un altro spazio l’avrebbero imbarazzato. Ma in quel momento gli sembrarono un diversivo interessante. Sarebbe mai riuscito a dimenticare Bella? Avrebbe trovato altre donne?

Edward era sicuro di no, che non sarebbe riuscito a dedicarsi ad un’altra se non al fantasma di Bella. L’amore, quello vero, bussa alla nostra porta una volta sola e se non sentiamo o lasciamo che passi oltre l’avremo perso per sempre. Questo era ciò che gli aveva detto una volta Jasper quando, insieme, guardavano il cielo notturno a Denali. Edward non aveva mai pensato che fra loro potesse nascere un’amicizia grande: erano diversi sebbene i modi e l’educazione fossero simili. Jasper era stato un soldato, aveva esperienza nelle battaglie e il suo passato l’aveva temprato fin troppo nell’arte della strategia. Edward non riusciva a pianificare nulla che potesse essere più in là di cinque minuti. Eppure, Jasper aveva sempre avuto ottimi consigli per lui e quella frase, sussurrata davanti alla Luna, si era incisa nella propria mente a fuoco vivo. Aveva incontrato l’amore, l’aveva sentito bussare e aveva aperto la porta. Eppure, si era ritrovato a dover richiudere quel battente con doppia mandata e accettarne la perdita sperando di potersi perdonare.

Il suo cellulare cominciò a vibrare nella tasca dei pantaloni di lino beige.

“Sì?”

“Ciao Ed! Buon anno!”. Era la voce di Alice, squillante e felice come sempre.

“Buon anno anche a voi”. Non c’era entusiasmo nelle sue parole, solo un ripetere meccanico e sciapo. “Dove siete?”, domandò, sperando di poter cambiare discorso. Non aveva mai amato la notte di San Silvestro e quell’anno era particolarmente difficile da accettare.

“A Denali”, rispose Alice. Edward era stato il primo a lasciare il clan “cugino”, seguito da lì a breve da Carlisle ed Esme che si erano rifugiati in Europa.

“Che si dice?”. A volte parlare del più e del meno lo aiutava a non pensare.

“Nulla di importante. Si è aggiunto un nuovo membro, Laurent… ti ricordi?”. In un secondo le immagini dei tre nomadi che avanzavano sul diamante il giorno della partita di baseball si fecero nitide davanti ai suoi occhi. Ringhiò.

“Edward… non c’è bisogno che ti arrabbi così. È cambiato, sai? Ora vuole integrarsi con gli umani e far parte del clan. Credo che ci sia del tenero fra lui e Irina”

Forse Alice aveva ragione, forse doveva semplicemente mettersi alle spalle tutto quello che era successo e andare avanti così come tutti riuscivano a fare. Inconsciamente strinse il pugno.

“Cosa hai intenzione di fare? Vagherai ancora un po’ oppure torni?”

Edward si prese qualche secondo prima di rispondere sebbene sapesse già cosa dire.

“Alice, più rimango lontano da lei meglio è. Non passa giorno in cui non vorrei tornare a Forks e abbracciarla. A proposito, sai qualcosa?”. Edward si detestò nell’attimo stesso in cui pronunciò quell’ultima domanda. Per dimenticare bisogna smettere di domandare.

Dall’altro capo del telefono Alice sospirò.

“Sembra si stia riprendendo”. Non era convinta ma Edward finse di crederci.

“Bene”, chiosò.

“Io Jasper siamo in partenza. Credo che andremo a Isola Esme… ci vediamo lì?”. Isola Esme si trovava poco distante da Rio e non era certo un caso che Alice avesse scelto quella meta.

“Non credo, Alice. Posso chiederti un favore?”

“Certamente”, Edward notò la leggera inflessione delusa nel tono di voce della vampira dopo il suo rifiuto a incontrarsi.

“Potresti non dire nulla a Laurent di me e di… Bella? Ho uno strano presentimento…”

Edward non avrebbe saputo come spiegarlo, ma una parte di lui sembrava essere costantemente in pensiero per Bella. A volte aveva l’impressione che la ragazza avesse bisogno di lui, che gli comparisse davanti agli occhi. Non si fidava di quel Laurent, soprattutto dopo quanto era accaduto quel giorno. Loro avevano ucciso James.

“Non abbiamo mai parlato di quello che è successo, Edward. Laurent non sa che hai lasciato Bella”. In un certo senso Edward si sentì sollevato.

“Bene, allora. A presto Alice” e riagganciò la conversazione. Edward guardò per qualche istante il display del cellulare attendendo che la retroilluminazione si spegnesse e cercò con lo sguardo la ragazza di prima. Non era più là. Probabilmente aveva trovato qualcuno con cui festeggiare.

Si sedette sulla poltrona accanto al letto, avvolto dal buio. Il fatto che quel nomade fosse così vicino a Bella lo preoccupava ma non sapeva cosa fare. Tornare a Denali avrebbe implicato ammettere che lui non la frequentava più e non voleva far sapere a Laurent che la ragazza era sola.

Promettimi che non farai nulla di insensato. Gli tornarono in mente quelle ultime parole sussurrate a Bella il giorno in cui si erano lasciati per sempre. Sperava con tutto se stesso che lei le tenesse sempre a mente, che tenesse fede a quella promessa. Eppure, c’era qualcosa dentro di lui che lo tormentava. Temeva che Bella avesse bisogno di lui, che in un modo o nell’altro potesse accaderle qualcosa. Poi, i suoi pensieri cambiarono rotta e andarono su Jacob. A detta del branco si stava trasformando ed era innamorato di Bella… forse avrebbe potuto vegliare su di lei, sebbene un lupo non fosse mai affidabile. Ma ciò bastò per tranquillizzarlo. Bella non era sola, c’era Jacob con lei e, per quanto quell’idea lo facesse impazzire, era la sola cosa che lo potesse tenere alla larga da Forks e si aggrappò con forza.

Non devo tornare a Forks.

Forse, non avrebbe mai smesso di ripeterselo.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: Barbara Baumgarten