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Autore: HadleyTheImpossibleGirl    27/03/2016    8 recensioni
[STORIA INTERATTIVA- STORIA COMPLETA]
1971
Lord Voldemort sta accrescendo rapidamente il suo potere mentre il mondo magico entra sempre più in crisi.
Siamo agli albori di quella che diventerà la Prima Guerra Magica e per contrastare le forze oscure c'è bisogno di Auror.
Una nuova generazione di maghi e streghe è pronta a diventarlo.
Genere: Angst, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra, Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Auror Training Program'
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capitolo 7

Io sono come un uovo di Pasqua, full of surprises!
Quindi eccomi qui con il nuovo capitolo!
Buona Pasqua a tutti coloro che in questo momento stanno leggendo queste parole. E un grazie di nuovo a chi recensisce… siete il mio ossigeno, senza di voi non andrei avanti
H (che tra qualche ora si godrà un bel pranzo in riva al mare)

“Sei convinto di quello che vuoi fare domani?” stava chiedendo un istruttore a Richard, mentre camminavano lungo il corridoio che conduceva dalla sala da pranzo agli uffici.
“Si, hanno bisogno di una bella scossa. Non sono più a scuola, prima lo capiscono meglio è” rispose lui in tono seccato. Non era il primo che aveva polemizzato sulle sue idee. Anche Charlotte si era detta in disaccordo ma alla fine aveva ceduto con un “Fa’ come ti pare”
“Per la festa è tutto pronto?” chiese lui, cercando di deviare il discorso su temi più allegri.
“Sì certo. Sarà una serata memorabile, come ogni anno, del resto” rispose Caroline, l’istruttrice del terzo anno.
“Quindi chi rimane qui, oltre me?” chiese Will, istruttore del secondo anno.
“Noi ci siamo entrambi” rispose Caroline
“Per il primo anno resto io” disse Richard
“Ma come, non doveva restare Charlotte?” chiese Caroline, un po’ dispiaciuta di essere l’unica donna a dover controllare tutta quella gente.
“No, vuole andare a casa… sai, per via di Jeremy”

La mattina seguente Charlotte era appoggiata con la schiena sulla parete in fonda dell’Aula 1 mentre Richard se ne stava seduto sulla cattedra, dal lato opposto della stanza. Entrambi attendevano l’arrivo degli allievi del primo anno. Arrivo che non si fece attendere poi molto.
Entrando gli allievi non si accorsero dell’istruttrice dietro di loro, ma appena le luci vennero accese con un colpo di bacchetta si accorsero del macabro spettacolo che avevano davanti. Dei cadaveri erano sdraiati a terra, uno accanto all’altro. A quella vista una ragazza urlò e un borbottio si diffuse tra la gente.
Gli occhi di Ezra si posarono su un corpo, quello di una donna, talmente insanguinato che ella era irriconoscibile. Istantaneamente la gola gli si chiuse in una morsa che gli impediva quasi di respirare.
“Hey, stai bene? Sembri un fantasma” gli chiese Hayden lì accanto
L’altro cercò di annuire ma era completamente bloccato, come congelato. Ed in effetti era così che si sentiva, come se il sangue nelle sue vene avesse smesso di scorrere. Come se fosse tornato indietro nel tempo, a tanti anni prima. Come se fosse tornato in quel ricordo dai contorni sfumati, ma ancora vivo nel suo cervello.
“Ezra, se vuoi puoi uscire per un po’” gli propose Charlotte, giunta silenziosamente alle loro spalle.
Il ragazzo sembrò pensarci su, di certo tutti l’avrebbero notato se fosse uscito solo lui e non voleva dare l’impressione di essere debole, ma allo stesso tempo rimanere lì gli causava una bruttissima sensazione. Aveva freddo, come se l’aula fosse stata piena di Dissennatori.
Il suo flusso di pensieri venne interrotto dalla voce di Richard.
“Oggi ci occuperemo di scoprire come sono morte queste persone. Naturalmente gli Auror hanno già fatto le dovute indagini ma hanno ripristinato le condizioni di questi corpi, al momento del ritrovamento. Prendetevi un momento per pensare a queste persone, alle loro storie e alla fine di esse. Questa giornata servirà perché… anche dalla peggiore delle situazioni si può imparare qualcosa. Chi non se la sente è libero di uscire, la vostra partecipazione a questa esercitazione non influirà sul vostro giudizio finale”
Più della metà degli allievi si diresse verso la porta, continuando a parlare di quanto fosse assurda quella esercitazione. Tra questi c’era Elias che, da buon osservatore quale era, aveva notato la reazione di Ezra e si era avvicinato all’amico dicendogli “Dai, andiamocene”
Fuori dall’aula i due si ritrovarono in compagnia di Emily. “Non capisco proprio perché ci facciano fare una cosa del genere…” stava dicendo “Ci sono i Guaritori del San Mungo che lo fanno per mestiere”
“Sì, ma quando arrivano sulla scena di solito sono gli Auror a fare i primi rilevamenti” replicò Federica, mentre si chiudeva la porta alle spalle.

All’interno dell’aula gli studenti erano stati suddivisi in piccoli gruppi, ognuno dei quali doveva fare un’indagine superficiale sul corpo per cercare i segni lasciati dalle maledizioni e quindi per cercare di capire la possibile causa della morte.
Sadie, insieme ad altre due ragazze e un ragazzo si stava concentrando sul corpo di un uomo, sulla quarantina, che mostrava tutti i segni di una tortura con la maledizione Cruciatus.
“Si può morire di Cruciatus?” chiese una delle ragazze del gruppo a Charlotte.
“Generalmente no. O si è tanto fortunati di venire uccisi, alla fine, o si rischia di impazzire. Cercate altri segni.”
I vari gruppetti lavorarono tutta la giornata per poi giungere alla conclusione che quattro su dieci erano morti a causa dell’Avada Kedavra, un paio erano morti a causa del Vaiolo di Drago, uno per una botta in testa, dovuta probabilmente a qualche Schiantesimo che l’aveva spedito contro qualcosa, una donna era morta per avvelenamento mentre per gli altri non riuscirono a scoprire la causa del decesso.

Il week-end arrivò velocemente e con esso la tanto attesa festa di Halloween. L’idea di poter passare la domenica sera a festeggiare, senza il pensiero di doversi alzare il mattino dopo, aveva spinto la maggior parte degli allievi a restare in Accademia.
La sala da pranzo era stata svuotata dei grandi tavoli che la arredavano di solito, era stata posizionata una pista da ballo al centro e tutt’intorno c’erano una serie di tavoli rotondi. La cena venne servita a buffet. Dopo cena, vennero fatti sparire tutti i tavoli. Gli istruttori avevano ingaggiato un gruppo piuttosto famoso per suonare, trasformando la sala in una specie di discomeca, o come cavolo la chiamavo i babbani.
Sadie e Eveline avevano già bevuto qualche bicchiere di Whisky Incendiario prima di scendere in pista a ballare, ridendo come matte.
In un angolo della sala Justin cercava di convincere Emily ad andare a conoscere tutti i suoi compagni di corso, ma la ragazza mostrava delle remore, ritenendo la situazione piuttosto strana e imbarazzante.
Abigail stava chiacchierando con un paio di amici, ma non le sfuggì il fatto che James, come al solito ci stesse provando con una ragazza. Si sforzò di ignorare la cosa, ma era talmente palese quello che l’amico stava facendo con un’ochetta bionda che si stupiva di come facesse a non capirlo l’interessata.
Per evitare di assistere oltre si allontanò con una scusa, quella di cercare qualcosa da bere. Fece fatica a farsi strada tra coppiette in amore e gruppetti di amici che scherzavano, già evidentemente alticci.
Dov’erano finiti i gentiluomini di cui aveva letto nei libri di Jane Austen di sua madre? Dov’era il suo signor Bingley?
L’aria fredda le sferzava le gambe lasciate nude dal vestito che aveva deciso di indossare quella sera. Rabbrividì stringendosi le braccia intorno al corpo. In un attimo si trovò una giacca appoggiata sulle spalle. Si girò istintivamente e si ritrovò a guardare un James Zenon in pantaloni scuri e camicia, con le mani infilate nelle tasche e lo sguardo piuttosto annoiato.
“Grazie” sorrise lei.
“Non saresti dovuta venire qua fuori senza cappotto. Fa freddo stasera. Rischi di ammalarti”
Abbie scosse leggermente la testa, continuando a sorridere “Ma in questo modo lo rischi tu”
James scoppiò a ridere. “Io sono forte, non ho bisogno della giacca”
Come al solito. Lui voleva sempre atteggiarsi a indipendente e sicuro di sé. Restarono qualche momento uno accanto all’altra, in piedi, in silenzio.
“Allora, che fine ha fatto la biondina di prima?” chiese Abbie
“Mhh carina, piuttosto provocante ma niente di eccezionale, odiavo la sua voce. Direi che come voto le darei un Accettabile” rispose lui. Si girò verso la ragazza con un sorriso malandrino. “Gelosa?”
“Oh, come potrei essere gelosa di un Accettabile?” scherzò sottolineando l’ultima parola con delle virgolette mimate con le mani, poi continuò “Io cosa sarei?”
“Eccezionale… in tutti i sensi” rispose James, improvvisamente serio nella voce ma con la solita espressione.
Abbie rimase colpita dalla risposta, piegò leggermente la testa per studiare attentamente l’espressione dell’amico. Il luccichio malizioso negli occhi ambrati di James venne male interpretato.
“Ma smettila!” la buttò lì la ragazza, pensando ad uno dei soliti scherzi di lui.
Per una frazione di secondo qualcosa di diverso dal solito sorriso passò sul viso di James, sembrava quasi… delusione.

Federica guardava la sua compagna di stanza venire trascinata sulla pista da Ezekiel e intanto sorseggiava un bicchiere di Acquaviola. Ogni tanto gettava un occhio agli studenti del secondo anno, allo scopo di individuare Caradoc Dearborn, ma nella confusione generale risultava piuttosto difficile individuare qualcuno.
Vedendo l’amica divertirsi decise di andare a farsi un giro, e non passò molto tempo prima che individuò lui.
Stava chiacchierando con degli amici ma sentendosi osservato si girò ed individuò subito Federica, disse qualcosa ad un amico alla sua destra, gli diede una pacca sulla spalla e si diresse verso la giovane.
“Ti piace la festa?” chiese lui, esibendo una notevole faccia da schiaffi.
“Beh, meglio dell’ultima a cui sono stata”
Lui soffocò una risata e le si avvicinò molto, troppo. “Mi pare che all’ultima festa c’era qualcosa…o qualcuno che ti è piaciuto particolarmente”
L’espressione di Federica era di puro sdegno. “Non osare rinfacciarmelo” disse “E’ stato solo un bacio!”
“Solo un bacio? Scommetti che il tuo ragazzo non sarebbe d’accordo? Mi sembrava che tu volessi andare oltre il bacio, molto oltre” puntualizzò Caradoc.
La mano della ragazza si sollevò istintivamente, per tirargli un sonoro ceffone, ma venne bloccata. Caradoc le bloccò il polso e la attirò verso di sé. I loro visi erano vicinissimi ora. Solo pochi centimetri di un’aria carica di palpabile elettricità separavano le loro labbra. Caradoc si avvicinò ancora di più, ma non la baciò, anche se le loro labbra si sfioravano, quasi.
“Passa una buona serata, Forrest” le augurò, poi si staccò, girò sui tacchi e tornò da dove era venuto. Federica rimase lì, immobile come un pesce lesso. Perché le faceva quell’effetto? Gli occhi azzurri, i capelli indomabili e il sorriso malandrino di Dearborn la rendevano infinitamente stupida. Ah, poi c’era il profumo. Morgana santissima, quel profumo la mandava fuori di testa.

Dopo l’ennesimo ballo, alle cinque del mattino, quando ormai la maggior parte degli studenti si era arresa alle braccia di Morfeo, Sadie si era recata di nuovo al tavolo degli alcolici, dove aveva preso un altro bicchierino di Odgen Stravecchio.
Con il senso dell’equilibrio e della proporzione modificato dall’effetto dell’alcool si diresse barcollando verso il giardino sul davanti della villa, dove trovò esattamente chi cercava.
Richard Pollux stava seduto su uno dei gradini di pietra grigia che conducevano al portone principale della villa, gustandosi una sigaretta babbana. Il lavoro di Auror gli aveva insegnato a notare ogni singolo dettaglio, così non gli sfuggirono i passi incerti alle sue spalle.
“Hai finito di scappare”. La voce di Sadie suonò carica di astio.
“Sono qui, non mi sembra che io sia scappato”
La ragazza si sedette sull’ultimo gradino, appoggiandosi con la spalla e la testa sulla colonnina alla sua destra. “Credo che dovremmo parlare di cosa è successo”
“Già… beh, cosa vuoi sapere?” chiese lui “Se sono pentito, se considero la cosa un errore?”
Richard si voltò verso Sadie, ma vide che la ragazza si era appisolata.

Eveline stava girando tra la gente alla ricerca dell’amica sparita una mezz’ora prima. Non riusciva a trovarla da nessuna parte e stava iniziando a preoccuparsi.
“Sean, hai visto Sadie per caso?” chiese al ragazzo che, in quel momento, stava discutendo di Quidditch (chissà che novità…) con altri allievi degli anni superiori.
“No, ma ti aiuto a cercarla”
Insieme continuarono a cercare la ragazza all’interno della villa, poi si spostarono sul portico nel retro dell’edificio. Continuavano a guardarsi intorno alla ricerca di Sadie, sforzando gli occhi ormai stanchi. Essendo distratta, Eveline inciampò malamente in un paio di bottiglie di burrobirra lasciate lì a terra e cadde a terrà graffiandosi una mano.
Sean, che era solo qualche passo più avanti, si girò e le venne subito in soccorso.
“Stai bene?”
"Sì, certo” disse lei alzandosi e cercando di tornare alla sua normale compostezza.
“Vieni”
Sean la condusse al divanetto di vimini più vicino, la fece sedere e con un veloce “Ferula” medicò le ferite sulla pelle di lei. Nel gesto di prenderle la mano ferita con la sua non gli sfuggì la benda che circondava l’avambraccio della ragazza.
“Che ti è successo?”
“Oh no, niente di che” si sbrigò a giustificarsi Eveline, sfruttando la mano libera nascondere il tutto con la manica della camicetta che aveva indossato per l’occasione.
Il ragazzo decise di non indagare oltre, nel frattempo non aveva lasciato andare la sua mano della bionda. Passò qualche secondo, indeciso su cosa fare. Prese coraggio e decise di farlo, di baciarla. Con sua somma sorpresa, Sean non venne respinto o schiaffeggiato bensì ricambiato in un bacio lento e sensuale.
Sean circondò il viso di Eveline con le sue mani e lei, per risposta, immerse una mano nei capelli castani di lui, torturandoglieli un po’.
Una volta staccati, continuarono a guardarsi, finchè non vennero interrotti da James che, insieme ad un gruppo di altri ragazzi e ragazze, propose a Sean di andare con loro a vedere l’alba dalle rive dello laghetto lì vicino.
Sean si rivolse ad Eveline “Allora, che ne dici?”
Lei annuì e il ragazzo la prese di nuovo per mano per condurla al luogo dove avrebbero ammirato il sole sorgere.

Richard Pollux si era caricato Sadie sulle braccia e, sfruttando i passaggi interni che di solito usavano gli elfi domestici, stava portando la ragazza, profondamente addormentata, in camera sua.
Lungo il corridoio dove c’erano gli uffici degli istruttori notò la luce accesa nell’ufficio della Minchum, e naturalmente lei lo vide passare davanti la porta aperta, con un’allieva tra le braccia.
“Rich!” lo chiamò, la voce ridotta ad un sussurro.
“Shh” replicò l’altro.
Charlotte lo seguì prima nell’ufficio di lui e poi attraverso la porta che conduceva alla camera, dove l’istruttore appoggiò Sadie sul letto. Richard uscì dalla camera lasciando la porta socchiusa, poi si sentì spinto dietro la schiena da Charlotte, che continuando a spingerlo lo condusse nell’ufficio di lei.
“Voglio delle spiegazioni. Ora” ordinò la giovane donna prima di chiudersi la porta alle spalle e lanciare un Muffliato sulla stanza. Adesso sì che erano guai.

  
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