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Autore: Nihal_Dubhe    28/03/2016    2 recensioni
Jimin è un all'ultimo anno di liceo e non sa bene cosa fare della sua vita. Per ora sa solo che vuole continuare a vivere con il suo migliore amico nel loro monolocale in affitto a Seoul e per poterselo permettere lavora al "Mouse" come lavapiatti. Hoseok invece si destreggia in diversi lavori per poter mettere da parte i soldi per la scuola e per realizzare il suo progetto per il futuro, compreso lavorare come cameriere nello stesso ristorante in cui lavora Jimin.
E a volte, si sa, non c'è niente di meglio di un compagno per poter realizzare i propri sogni o per trovarne uno... Ma a volte bisogna prendere decisioni difficili, anche se feriranno qualcuno, anche se faranno soffrire, semplicemente perchè è giusto così.
[J-Hope x Jimin]
Genere: Malinconico, Romantico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: Jung Hoseok/ J-Hope, Park Jimin, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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“...Pretty eyes, pretty nose, you’re so pretty
Just looking at you makes me happy
But where did you come from? You’re so pretty
Cupid’s arrow pierced my heart
Anyway, you’re such a fair boy*
Any girl* can fall for you after looking at you
I need to approach you before someone else steals you
I will bite down on you first...”
[J-Hope]


▌▌Pause




Controllai per l'ennesima volta l'orologio appeso alla parete. Ancora una dannatissima mezz'ora. Quella sera il ristorante era mezzo vuoto. Il giovedì la gente era sempre poca poiché la maggior parte delle famiglie preferiva poi uscire nel weekend, i pochi clienti erano quasi tutti tornati a casa. Per far qualcosa e smettere di fissare il lavabo vuoto aspettando che la lavastoviglie terminasse il ciclo, decisi di portar fuori la spazzatura un po' prima del solito.
Il bidone era proprio nel vicolo su cui dava la porta di servizio per il personale. I due sacchi dell'immondizia erano davvero pesanti: era incredibile la quantità di roba che veniva buttata in un ristorante; così ne assicurai uno caricandomelo in spalla mentre l'altro cercai di trascinarlo. Malamente, dopo aver aperto ben due porte spingendole con il sedere, arrivai alla meta. Con la coda dell'occhio notai qualcuno lì vicino.
<< Hey, scusa, mi apriresti il bidone per favore? >>
La risposta fu una serie di mugolii strozzati. Preoccupato scaricai tutto a terra e mi voltai. Mi ritrovai davanti un Hoseok impalato e imbarazzato, con le mani nascoste dietro la schiena.
<< Hyung, che fai? Stai fumando? >>
Feci qualche passo verso di lui e mi sporsi in avanti per annusarlo. Essendo buio non sarei riuscito facilmente a notare il filo di fumo di una sigaretta.
Lui parve ancor più a disagio e ritrasse di scatto la testa.
<< Cosa?! No! Io... Ecco,– allungò lentamente le mani davanti a sé, l'espressione era davvero colpevole –ho rubato un dolce del ristorante. So che non-
Scoppiai a ridere così forte che la sua voce venne completamente sovrastata. L'idea che avesse addirittura nascosto le mani come un bambino mi impediva di riuscire a riprendere fiato.

<< Jiminie ora basta prendermi in giro! >>
Detto
 ciò si avvicinò a me per darmi un simbolico e leggero pugno in testa prima di scoppiare a ridere a sua volta. Poi si chinò per infilare la carta che mi aveva mostrato prima nel sacco dell'immondizia.
<< Non pensavo fossi tu, temevo fosse di nuovo il ca-
<< Che fate lì voi due? Hoseok, non avrai rubato di nuovo dalla cucina?! Ti ho già detto che se vuoi dei dannati muffin li devi prima chiedere e poi pagare. Sono per i clienti. >>
<< Capo, io... >>
Mi ripresi alla svelta. La voce del nostro datore di lavoro era bastata a farmi smettere istantaneamente di ridere.
<< Capo, le giuro che non stava mangiando. Gli ho domandato io se mi aiutava con i sacchi, ma uno non era chiuso benissimo e qualcosa è caduto per terra. Mi stava solo aiutando. >>
Era una scusa credibile, vero? Dopotutto Hoseok era chinato a terra con ancora in mano i lembi del sacco.
<< Sì, sì, va bene. Non voglio sentire altro. Sbrigatevi qui e sparite. Oggi chiudiamo un po' prima. >>
Lo hyung tirò un sospiro di sollievo ancor più forte del mio quando l'altro uomo fece per andarsene. Iniziò a ridacchiare piano guardandomi. Aprì le labbra per dirmi qualcosa quando, prima di sparire il capo lo richiamò di nuovo.
<< Ah, Hoseok. Farti coprire da qualcuno più piccolo di te... Ricordati che chi ruba un ago diventa un ladro di buoi.1 >> detto ciò ci lasciò definitivamente soli.
L'altro ragazzo si lasciò andare ad una risata liberatoria.
<< Sono stato beccato in pieno. E additato come ladro di buoi! Grazie comunque Jimin per aver cercato di coprirmi. >>
Mi scompigliò i capelli in modo affettuoso.
<< Non hai fatto niente di terribile. Mi sembrava esagerato che ti urlasse contro, tutto qui hyung. >>
Hoseok mi sorrise.
<< Sei proprio carino! >>
All'improvviso si lanciò ad abbracciarmi.
<< Ma cosa- Staccati hyung! >>
Lo allontanai da me ridendo. Mi ero accorto fin da subito di come fosse una persona gentile ed espansiva. Non si faceva alcun problema a parlare con tutti, anche con chi conosceva solo da dieci minuti, e spesso dava pacche sulle spalle o ti accarezzava sulla testa come aveva fatto con me prima. Tuttavia quel contatto così improvviso mi aveva messo un po' in imbarazzo.
<< Allora Jiminie, buttiamo sta spazzatura e torniamocene a casa. A proposito, l'altro giorno ho provato a chiedertelo, ma sei corso via. Per caso hai bisogno di un passaggio? >>
Aprì il bidone con una mano e con l'altra ci lanciò dentro uno dei due sacchi, senza alcun particolare sforzo. Doveva essere davvero ben allenato.
<< Grazie per il pensiero hyung. >> Sollevai anche io un sacco cercando di sembrare altrettanto disinvolto. << Però io torno sempre a casa con il mio coinquilino, ci incontriamo a metà strada da qui dove lui lavora. >>
<< Metà strada? Beh, si può fare. Avendo finito prima probabilmente dovrai aspettarlo comunque. Tanto vale aspettarlo con me in macchina, no? Lasciami sdebitare Jiminie. >>
Quella era una faccia da cucciolo o era solo una mia impressione?!
<< Davvero, non ce n'è bisogno! Però, se per oggi posso approfittarne mi farebbe piacere. Ti ringrazio molto. Fa davvero freddo stanotte, eh? >>
Sembrò davvero contento di sentirmelo dire.
<< Perfetto! Qui abbiamo fatto, no? Torniamo dentro. >>
<< Hyung, io devo sistemare le ultime cose in cucina e poi vado a cambiarmi. >>
<< Non preoccuparti, nel frattempo vado a prendere la macchina, è qui vicina. Ti aspetto qui fuori, ok? >> e si allontanò verso la stanza sul retro mentre io entravo in cucina.
Svuotai la lavastoviglie ad una velocità record. Fortunatamente pochi clienti significava anche poche stoviglie da lavare. Mi precipitai appena terminato a cambiarmi. Ero piuttosto agitato. Avevo legato un po' con tutti lì al lavoro, ma nessuno si era mai comportato così... da amico.
Potevo considerarlo già un amico? Dopotutto lo conoscevo davvero da poco. Avrei sfruttato al massimo il passaggio per conoscerlo meglio.
O almeno così credevo.
Quando uscii dal ristorante lui era già lì fuori. Mi fece segno con i fari e io entrai in macchina.
<< Allora! Dove ti porto? >>
Gli spiegai con precisione la strada poi per momenti interminabili calò il silenzio.
Avrei dovuto ringraziarlo di nuovo? Chiedergli della sua vita? Del lavoro?
Non sapendo decidermi, incollai la faccia al finestrino osservando Seoul scorrere sotto i miei occhi. Era davvero una città immensa. I suoi alti palazzi e le sue luci ti circondavano come un abbraccio ovunque ti trovassi. In quella sera fredda Non che non fossi abituato a vivere in una città così grande, ma ancora mi sembrava strano non intravedere mai il mare spuntare tra i grattacieli, nonostante alla fine bastasse la metropolitana per raggiungere Incheon e il mare.
<< Prima mi hai detto che vivi con un coinquilino. Non sei di Seoul quindi? >>
<< Ah, no. >>
Chissà come faceva a sapere che stavo pensando alla mia città.
<< Da dove vieni? Nemmeno io sono di Seoul. >>
<< Sono di Busan, mi sono trasferito qui poco prima di marzo per frequentare l'ultimo anno. >>
Ero così felice che lui mi avesse fatto quelle domande rompendo il silenzio. Ora era il mio turno.
Mi voltai di nuovo verso di lui.
<< Tu invece di dove sei? Che ci fai a Seoul? >>
Lui rise. Non seppi perché lo fece, non credevo di aver detto nulla di divertente, ma incredibilmente quella risata mi mise completamente a mio agio.
<< Io mi sono trasferito qui prima dell'inizio delle superiori con i miei genitori per un ricollocamento del personale nella ditta dove lavora mio padre. Prima abitavamo a Gwangju. A volte mi manca, ma Seoul offre molte più opportunità. >>
Annui in segno di assenso riflettendo sulle sue parole. Alla fine era proprio quello il motivo per cui mi ero trasferito, lasciando i miei genitori e i miei amici. Volevo trovare la mia strada tra le infinite possibilità della città più grande della Corea del Sud, ma trovandola ai miei tempi, senza il peso della famiglia che cercava di obbligarmi ad una scelta affrettata. Tuttavia i mesi erano passati e ancora nulla era cambiato.
Mi rabbuiai a quei pensieri, ma Hoseok riprese a parlare e io mi concentrai solo sulla nostra conversazione.
<< Qui ci sono le migliori scuole di ballo, ma purtroppo la retta è davvero alta e sono costretto a lavorare per pagare la retta. Oltre che come cameriere al “Mouse” lavoro anche... Non ridere ok? – mi rivolse uno sguardo veloce per assicurarsi che fossi serio. Io annuii in risposta. – Come insegnante di acquagym per le signore di una certa età. >>
L'immagine di lui circondato da ajumma che saltellava a bordo vasca con il suo solito entusiasmo fu così facile da delineare nella mia mente che mi fu impossibile non ridere.
<< Jimin! Avevi promesso! >>
Si girò verso di me con il broncio. Un broncio adorabile, degno di un bambino, al quale non seppi resistere e risi ancora più forte.
<< S...scusa hyung! È che ti ho immaginato senza alcuno sforzo, ti ci vedo bene ad allenare ajumma a tempo di musica. >>
Lui scoppiò in una risata.
<< Non so se prenderlo come un complimento. Porta rispetto per il tuo hyung, non sai quanto possano essere terribili le vecchiette! >>
<< In effetti in costume da bagno non devono essere il massimo. Non ti prenderò più in giro, lo prometto. >>
Lui staccò un attimo la mano dal volante per scompigliarmi i capelli, senza mai smettere di sorridere.
<< Io invece lavoro solo al ristorante. I soldi li uso per le spese extra e per aiutare un po' i miei con l'affitto. Loro sono convinti che studiare sia molto più importante e quindi hanno deciso di finanziarmi. Sperano così tanto che in quest'anno trovi la mia strada e scelga un'università che probabilmente mi avrebbero pagato anche l'affitto a New York se glielo avessi chiesto. Io invece non so proprio che fare... >>
Improvvisamente quella confessione me l'ero lasciata scappare con leggerezza, tutti i miei problemi parlando con lui mi erano sembrati meno opprimenti. Forse era per la tranquillità con cui lui parlava della sua vita, forse era il suo tono leggero e allegro. O forse era per la stanchezza che mi ero lasciato andare. Dopotutto in macchina c'era un bel caldo, nonostante fossimo parcheggiati già da...
<< Hyung! Ma da quanto siamo arrivati?! >>
Frugai nelle tasche per recuperare il più in fretta possibile il cellulare.
<< Aish, non saprei, siamo arrivati da un po'. Sei in ritardo? >>
Composi il numero di Taehyung senza nemmeno guardare se mi avesse scritto qualche messaggio e nel frattempo mimai un “temo di si” con le labbra ad Hoseok.
Lui congiunse le mani davanti alla faccia e strizzò gli occhi per sembrare ancor più contrito nel chiedermi scusa.
<< Tae? Scusami, sono qui fuori, ho fatto un po' tardi! Sei ancora qui? >>
– Yaw bo seh yo.Jimin? Sto uscendo ora. Non preoccuparti. –
Riattaccai e mi voltai verso Hoseok.
<< Niente ritardo, Taehyung sta uscendo ora. E poi è colpa mia, parlavamo così tranquilli che non mi sono accorto. >>
Appena pronunciai quelle parole mi imbarazzai. Quella frase suonava troppo come un “sto bene qui con te”. Nascosi la faccia con la scusa di slacciare la cintura. Hoseok mi scompigliò ancora una volta i capelli.
<< Allora ci vediamo sabato, Jiminie. Anche io stavo bene a parlare qui con te. Buona notte. >>
<< Grazie mille hyung. Ci vediamo, buona notte. >>
Gli rivolsi un ultimo sorriso in risposta al suo e scesi dalla macchina. Poco più in là, sulla porta del konbini, comparve il mio migliore amico. Gli feci un gesto con la testa di saluto e ci avviammo verso casa insieme. Dietro di noi l'auto di Hoseok fece inversione e si allontanò.

***

<< Chi era quel ragazzo? >>
Taehyung si infilò nel letto vicino a me. Il nostro appartamento era piccolo e già arredato con un divano letto e un letto matrimoniale, ma, dopo pochi giorni in cui avevamo provato ad alternarci sul quel divano scomodissimo, avevamo deciso che, se quando eravamo piccoli e andavamo in vacanza insieme dormivamo nello stesso letto, potevamo farlo anche ora.
<< Un mio collega. >>
<< E i colleghi ti accarezzano la testa di solito? >>
Mi stupii davvero di come avesse pronunciato quella domanda con tono assolutamente normale, come se mi stesse chiedendo se di solito iniziavo alle sei il turno.
<< Ok, credo stia diventando un amico, ma lo conosco solo da tre giorni. >>
<< Quindi è per questo che sorridevi così tanto parlando con lui. Sono contento per te. >>
Anche nella penombra riuscii a vedere il suo strano sorriso quadrato.
<< Hey, aspetta un attimo! Come fai a sapere queste cose? Non stavi lavorando?! >>
<< Caffè di fine lavoro. >> commentò come se quella fosse una vera e propria spiegazione.
<< Grazie Tae. >>
Gli sorrisi a mia volta prima di chiudere gli occhi.
<< Ti piace? >>
Riaprii di scatto gli occhi.
<< Certo che no! Cosa dici! Dormiamo ora. Buona notte Tae. >>
<< Buona notte anche a te. >> e proprio come quando eravamo bambini intrecciò i piedi ai miei.
Ormai ero abituato a quelle strane abitudini del mio migliore amico e coinquilino, tanto che quasi mi faceva strano addormentarmi senza sentire i suoi piedi freddi contro i miei.
Chiusi di nuovo gli occhi sentendo la stanchezza intorpidirmi i sensi.
<< Forse un po' si... >> sussurrai.
Scivolai nel mondo dei sogni con la sua risata appena trattenuta per non fare troppo rumore.






Detto coreano: “바늘 도둑이 황소 도둑 된다” ossia “Chi ruba un ago diventa un ladro di buoi”.
Chi è disonesto nelle piccole cose, diventerà disonesto nelle grandi. Una cattiva abitudine, anche se piccola, se non viene stroncata sul nascere, crescerà (dal sito www.corea.it)
“Yaw bo seh yo” è il nostro “pronto” italiano di quando si risponde al telefono, è come un ciao. Mi sembrava carino lasciarlo in lingua originale ^^''

TRADUZIONE:
“...Occhi graziosi, naso grazioso, sei così carino*
Solo guardarti mi rende felice
Ma da dove vieni? Sei così carino*
La freccia di Cupido ha bucato il mio cuore
Comunque, tu sei un gentiluomo*
Ogni ragazza* si innamorerebbe di te dopo averti visto
Ho bisogno di avvicinarmi a te prima che qualcuno ti rapisca!
Farò per primo la mia mossa...”
[J-HOPE]


*Le parole con l'asterisco sono state modificate per essere rese al maschile o al femminile per adattarle alla storia.

  
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